La vittoria spirituale di Giacobbe / Il segreto del dodici

L’aurora della rivelazione


 

I capitoli 3 e 4 sono stati dedicati ad Abramo, Isacco e Giacobbe, quali rappresentanti dei tre impulsi primordiali della storia di Israele. Sono i tre impulsi del Padre, del Figlio e dello Spirito. Tramite le tre personalità in questione, tali impulsi furono immessi nella comunità nazionale di Israele. Essi dovettero però esplicarsi nel tempo.

L’‘esplicarsi nel tempo è un processo, per comprendere il quale non ci si può limitare alla sola considerazione del mondo fisico. Occorre ravvisarvi la cooperazione dei mondi spirituale, animico, elementare e fisico.

Il modello ideale di questo processo richiede gli impulsi delle tre forze dell’anima – pensare, sentire e volere -, per disporre della forza elementare mediante cui può essere realizzato sul piano terreno.

 

Le idee del mondo spirituale (devachan superiore) devono diventare impulsi dell’anima (devachan inferiore),

per configurare con forze elementari (mondo astrale) gli accadimenti fisici.

Se dunque la triade ideale, manifestatasi in Abramo, Isacco e Giacobbe, è destinata a realizzarsi nel tempo,

la sua azione deve svolgersi in quattro mondi.

 

Il pensiero del Padre, il sacrificio del Figlio e la vittoria dello Spirito devono, per realizzarsi compiutamente, agire in tutti e quattro i mondi.

• Mondo SPIRITUALE    • Mondo ANIMICO    • Mondo ELEMENTARE    • Mondo FISICO

 

Dalla cooperazione dei quattro mondi risulta il numero dodici, quale legge della piena realizzazione nel tempo.

Per questo dovevano essere dodici le tribù, mediante le quali si doveva adempire il destino di Israele.

Il numero dodici è perciò la chiave per comprendere le vie che condussero all’adempimento della missione dell’Antico Testamento. Esso è però anche la chiave per comprendere le vie lungo le quali si viene attuando l’impulso del Nuovo Testamento. I dodici Apostoli di Cristo sono infatti i ‘padri’ delle dodici ‘tribù’ karmiche di Israele, destinate a realizzare in futuro l’impulso del Cristo, secondo la visione dell’Apocalisse di Giovanni. A partire dal Mistero del Golgota, gli Apostoli di Cristo agiscono nel tempo, ispirando a turno l’umanità, in successione da Giuda a Giovanni. Vi è perciò un’epoca di Giovanni, un’epoca di Giacomo, e così via.

 

Nel presente viviamo in un’epoca di Giuda. Ciò si esprime soprattutto nel fatto che l’inclinazione a tradire è enormemente forte. Quasi in ogni uomo del presente risiede la possibilità del tradimento in una qualche forma. Ciò appare con evidenza, se si osserva come la fiducia tra gli uomini diventi sempre più rara. Ogni novità, si tratti di uomini o di idee, viene accolta inizialmente con diffidenza. Nel presente la fiducia va conquistata, non costituisce più un impulso naturale del cuore umano. Oggi la sfiducia non ha bisogno di essere indotta da un qualche stimolo: si instaura da sé, immediatamente.

Una tale mancanza di fiducia è un segno certo che l’influenza di Giuda è segretamente all’opera. Nutre infatti una sfiducia ingiustificata nei riguardi del prossimo, solo colui che, in segreto, nutre una sfiducia giustificata nei riguardi di sé.

 

Mediante i Dodici, l’impulso del Cristo agisce in direzione del futuro.

Ciò significa che nel presente la coscienza umana lo deve accogliere nel pensare, nel sentire e nel volere

all’interno dei quattro mondi.

Il compito dell’umanità è quello di pensare, sentire e volere Cristo nei quattro mondi.

Colui che lo adempie, diventa il tredicesimo.

 

Con questo quarto capitolo una parte del nostro compito è assolta. Esso consisteva in una caratterizzazione della Trinità del bene originario, la quale si esprime nei tre occultismi, nonché nelle figure di Abramo, Isacco e Giacobbe.

Alla Trinità del bene si contrappone però quella del male.

Il soggetto del prossimo capitolo sarà dunque la trinità del male, quale si presenta nella Bibbia.