Quarto ritmo

Possano udirlo gli uomini


 

Prima di passare alla caratterizzazione del quarto ritmo, vanno osservati ancora una volta i primi tre ritmi nella loro globalità. Come abbiamo visto, in essi possiamo riconoscere, anche se in un modo piuttosto nascosto, la presenza delle tre entità centrali dell’Antroposofia, Cristo, Sofia e Michele. E sebbene queste tre entità stanno dietro a tutti i tre ritmi, possiamo comunque anche sperimentare il collegamento di ciascuna entità in particolare con uno di questi ritmi.

 

Così con il primo ritmo,

in cui dinanzi all’anima si svela il mistero dell’io umano è unito in modo particolarmente profondo l’essere del Cristo.

Infatti, come Dio dell’io umano o come l’ «io sono» divino,

il Cristo nel Mistero del Golgota ha salvato l’io dell’uomo per l’intera ulteriore evoluzione della terra.

 

«Infatti espresso in parole è la salvazione dell’io umano [il Mistero del Golgota] »,

così si espresse in merito Rudolf Steiner (O.O. 131, 11.10.1911).

Anche dopo, il Cristo, trovandosi nelle vicinanze della terra, aiuta ogni uomo nello sviluppo del proprio io.

 

Rudolf Steiner dice in merito:

«Ricolleghiamoci di nuovo al Mistero del Golgota: quanto del Cristo risuscitò dalla tomba del Golgota è ormai rimasto con la terra, in modo che può afferrare direttamente ogni singola anima umana, risvegliando in essa l’io a un grado superiore di esistenza» (0.0. 130, 2.12.1911).

A queste parole corrisponde con la massima precisione il triplice risveglio dell’io dell’uomo nei ritmi del primo e del secondo giorno come pure il successivo innalzarsi dell’io a un grado superiore di esistenza (terzo ritmo).

Nella stessa conferenza Rudolf Steiner descrisse inoltre come l’uomo dopo il distacco del corpo eterico, tuttavia prima di entrare nel Kamaloka («il mondo animico»), vive una particolarissima esperienza. Dinanzi alla sua anima appare la figura di Mosè con le tavole della legge e le mostra le sue deviazioni durante la vita terrena dall’ordine morale universale vigente nei mondi superiori. Si può anche dire, che Mosè con la sua intera figura, mostra al «sentimento morale» dell’uomo, che ha appena finito di vedere il panorama eterico della sua passata vita terrena, il suo intero risultato morale, con il quale ora deve continuare a vivere nel ‘ mondo spirituale.

 

Nel nostro tempo tuttavia, in questa esperienza avviene un cambiamento di straordinaria importanza: La figura del Cristo inizia a prendere il posto di Mosè in tale visione dopo la morte.31 A partire dal XX secolo, a un crescente numero di anime umane, il Cristo diverrà visibile all’inizio della loro peregrinazione nel mondo spirituale. Ma il fondamento di una tale apparizione del Cristo consisterà nella compenetrazione della sua forza nel corpo eterico dell’uomo, di cui abbiamo parlato nell’osservazione del primo ritmo. Grazie a un tale corpo eterico da Egli risuscitato, il Cristo può rivelarsi all’uomo dopo la morte nel suo nuovo compito universale – quale Signore del Karma.

«Nella nostra epoca il Cristo diventa il Signore del Karma per tutti gli uomini che dopo la loro morte hanno vissuto ciò che è stato appena illustrato [rincontro con Mosè e il Cherubino]. Il Cristo si assume l’ufficio del giudice» (ibidem).

 

Questo significa che, per il fatto che il Cristo agisce direttamente sul processo

attraverso il quale l’uomo nel periodo successivo pareggia le sue colpe karmiche,

Egli entra in un rapporto completamente nuovo con l’io dell’uomo, quale portatore di questo Karma.

 

Questo indicano il primo e secondo ritmo. Di conseguenza anche il primo ritmo, che introduce il tema dell’io nell’intera costruzione dei ritmi, ha un legame particolare con l’essere del Cristo, sebbene il suo nome non viene pronunciato e questo legame rimane celato.

 

In modo simile il secondo ritmo, il cui motivo principale è l’autoconoscenza,

ha un legame con l’essere Antroposofia, che nel nostro tempo, quale inviata e rappresentante della celeste Sofia

ha il compito di condurre l’uomo a una vera conoscenza del proprio essere (vedi conf. del 3.2.1913).

Un’ulteriore testimonianza del suo collegamento proprio con questo ritmo

è il processo di purificazione delle tre parti costitutive dell’anima,

il pensare, sentire e volere (della vita), che nella loro globalità

costituiscono il corpo astrale dell’uomo, in esso caratterizzato.

 

Un tale corpo astrale completamente purificato (virginale) può dare la possibilità all’io dell’uomo

di «pensare nelle profondità dello spirito umano»,

di «sentire nell’attività dell’anima umana»,

di «vivere nell’essere universale dell’uomo»

e questo significa, di entrare in un diretto rapporto con l’essere della Sofia.

 

«Questo corpo astrale purificato, che nell’istante in cui riceve la illuminazione [vale a dire è pronto ad accogliere i primi impulsi dalla «regione degli spiriti»] non contiene in sé nulla delle impure espressioni del mondo fisico, ma solo gli organi di conoscenza per il mondo spirituale, l’esoterismo cristiano lo chiamava ‘la pura, casta, sapiente vergine Sofia’. Attraverso tutto ciò che l’uomo accoglie nella catarsi [e alla catarsi egli dedica tutto il tempo della sua permanenza nel «mondo animico»], egli purifica il corpo astrale fino a trasformarlo nella ‘vergine sofia’» (O.O. 103, 31.5.1908).38

 

Così profondamente è collegato questo secondo ritmo con l’essere della Sofia.

Nel terzo ritmo infine, già la parola chiave «ritmo» indica la relazione con l’Arcangelo solare guida Michele.

Infatti Michele agisce ovunque nel cosmo attraverso il principio del ritmo.39

Ma il rappresentante principale del principio ritmico nell’uomo è il suo cuore.

In esso avviene , secondo le parole di Rudolf Steiner, incessantemente

un «misterioso passaggio fra ritmo universale e ritmo del cuore» (O.O. 260),

ed è anche possibile un diretto contatto con Michele stesso, che vive nel ritmo universale.

 

Ed è per questo che Michele non vuole vivere nella testa dell’uomo, bensì nel suo cuore.

E i suoi veri allievi sono gli uomini, i quali «ora riconoscono…

di dover lasciare che Michele dimori nel loro cuore» (O.O. 26, pag. 57)

vale a dire nel centro ritmico del proprio cuore,

là dove Rudolf Steiner il primo giorno del Convegno di Natale ha immerso

il duplice dodecaedro macrocosmico-microcosmico della Pietra di Fondazione.

Ed essa deve divenire ora l’irremovibile fondamento per l’unione del ritmo umano con il ritmo universale.

 

«L’epoca di Michele è sorta. I cuori cominciano ad avere dei pensieri…40 Comprendere questo significa accogliere Michele nel proprio cuore. I pensieri che oggi tendono ad afferrare la spiritualità devono germogliare dai cuori che battono per Michele riconoscendolo nell’universo come il fiammeggiante principe del pensiero». (O.O.26, pg. 58).

Infatti, in tutti i tempi, i pensieri in grado di afferrare la spiritualità, fluirono dal sole,

dal quale Michele per eoni «amministrò l’intelligenza cosmica», sulla terra (ibidem).

 

Riassumendo, in merito all’essenza dei tre ritmi possiamo dire:

• Il primo ritmo in senso esoterico ci indica l’entità del Cristo,

che dal Mistero del Golgota è unito allo sviluppo dell’io dell’uomo sulla terra;

• il secondo ritmo, dal punto di vista esoterico è collegato con l’essere della Sofia

• e il terzo ritmo con l’Arcangelo guida e il volto del Cristo – Michele.

 

Il quarto ritmo ci conduce all’alto grado dell’esistenza dopo la morte,

nominato da Rudolf Steiner nelle sue conferenze «Mezzanotte cosmica».

Questo grado costituisce il centro della vita dell’anima nel mondo spirituale fra due incarnazioni.

La permanenza in questa sfera più alta svela all’anima dell’uomo la sua relazione con il macrocosmo.

E’ proprio per questo che Rudolf Steiner in questo giorno

procedette per l’unica volta durante l’esposizione dei sette ritmi, alla lettura

delle tre parti microcosmiche e di quelle macrocosmiche ad esse corrispondenti

della meditazione della Pietra di Fondazione (con eccezione delle tre righe che si riferiscono agli spiriti elementari).

 

Con ciò egli indicò la vera provenienza dell’uomo,

il cui più alto archetipo cosmico è l«uomo universale» (O.O. 260),

che mediante l’azione di tutte le nove gerarchie nel cosmo, fu creato dalle forze della Trinità:

La prima gerarchia operò dalle forze del Padre, la seconda dalle forze del Figlio e la terza dalle forze dello Spirito Santo.

Nelle parti microcosmiche della meditazione, l’uomo viene descritto

come un essere tripartito, che consiste di spirito, anima e corpo.

Per cui la sua autoconoscenza deve realizzarsi conforme alle parole:

«O anima umana, conosci te stessa nel tuo vivente tessere in spirito, anima e corpo» (260).

 

Tuttavia soltanto all’«altezza» del suo peregrinare dopo la morte egli può divenire pienamente cosciente del fatto che l’archetipo di questa tripartizione è la costruzione triarticolata dell’intero macrocosmo (vedi O.O. 9).

E’ per questo che Rudolf Steiner nel commento a questo ritmo disse:

«Ciò che ha luogo nell’anima umana  ha i suoi rapporti con tutte le entità nel cosmo spirituale, animico e corporeo».

 

Così in questo ritmo, sono uniti in modo inseparabile

il microcosmo, l’uomo, e il macrocosmo, la comune azione delle nove gerarchie, che costituiscono

il corpo (prima gerarchia), l’anima (seconda gerarchia) e lo spirito (terza gerarchia) dell’intero cosmo.

 

Sebbene nei precedenti ritmi, le gerarchie stesse non vennero menzionate nemmeno una volta, esse partecipano comunque, come abbiamo visto, direttamente al passaggio dell’uomo attraverso i gradi già descritti del suo cammino dopo la morte.

 

• Se dunque al centro del primo ritmo, in modo invisibile,

si trova l’incontro con l’Uomo divino che ha attraversato il Mistero del Golgota,

• così dietro il secondo ritmo (sfera lunare) si trovano gli esseri della terza gerarchia,

• dietro il terzo ritmo (sfera solare) gli esseri della seconda gerarchia,

• e intorno al centro del quarto ritmo vennero posti gli esseri della prima gerarchia,

i quali si rivelano all’uomo durante la Mezzanotte cosmica.

 

Mentre tuttavia in ogni ulteriore ritmo, gerarchie sempre più elevate entrano in collaborazione con l’uomo,

le entità rivelatesi nei gradi precedenti continuarono ad agire.

 

Con ciò la composizione dei primi quattro ritmi può essere raffigurata come segue:

 

 

Nel quarto ritmo quindi, abbiamo a che fare contemporaneamente con tutte e tre le gerarchie. Infatti, durante la Mezzanotte cosmica, tutte le nove specie di esseri gerarchici partecipano alla vita dell’anima dell’uomo. Ed è per questo, che solo in questo ritmo vengono pronunciati tutti i nomi che essi portano nell’esoterismo cristiano.41

Nella seconda versione pubblicata della meditazione della Pietra di Fondazione Rudolf Steiner nomina

• gli esseri della terza gerarchia «spiriti delle anime»,

• quelli appartenenti alla seconda gerarchia «spiriti della luce»

• e quelli che formano la prima gerarchia «spiriti delle forze» (O.O. 260a).

 

Tale denominazione è connessa al fatto che «in un primo momento,

nella vita tra morte e rinascita siamo occupatissimi con noi stessi,

giacché con la nostra interiorità ha a che vedere la terza gerarchia, quella più bassa» (0.0.239, 31.3.1924).

 

• La terza gerarchia è collegata con questo «intimo essere dell’anima»

dall’istante in cui l’uomo entra nella sfera lunare (il «mondo animico»).

• Più tardi, dopo l’ascesa nella sfera solare («la regione degli spiriti»)

«dopo un certo tempo il nostro orizzonte però si amplia,

impariamo a conoscere il mondo spirituale esterno a noi, il mondo spirituale oggettivo.

• In esso ci sono di guida le entità: Exusiai, Kyriotetes, Dynamis» (ibidem). Infatti,

«queste entità della seconda gerarchia dimorano in prevalenza nel sole» (0.0. 236,

27.6.1924), vale a dire nel regno della luce spirituale comprendente il tutto.

• Quando infine l’uomo raggiunge l’altezza del suo peregrinare dopo la morte, e cioè la Mezzanotte cosmica,

all’attività della terza e della seconda gerarchia si unisce la prima gerarchia,

quella più possente, che afferra e guida le azioni di tutte le entità spirituali inferiori.

• Perciò le entità di questa gerarchia vengono nominate anche «spiriti delle forze».

Dopo che le azioni di tutte le gerarchie si sono unite e formano un tutt’uno,

l’uomo riconosce, che in realtà esse operano tutte al suo Karma.

 

Fu descritto da Rudolf Steiner nel seguente modo:

«Poi giunge però un tempo in cui sentiamo che le entità della terza gerarchia, Angeli, Arcangeli, Arcai e quelle della seconda gerarchia, Exusiai, Dynamis, Kyriotetes, lavorano assieme a noi a quello che dobbiamo diventare nella prossima vita terrena» (0.0. 239, 31.3.1924).

Questo lavoro che attraversa l’intero tempo di permanenza nella «regione degli spiriti», «poiché nella sfera del sole l’uomo ha ora da lavorare realmente alla formazione del suo Karma» (0.0. 239, 8.6.1924), raggiunge la sua culminazione nella Mezzanotte cosmica.

 

«Poi la vita procede oltre. Quando si giunge in prossimità della metà del percorso tra morte e rinascita, avviene qualcosa di particolare. Lassù sentiamo la sublimità della regione del mondo celeste provando la stessa sensazione che proviamo qui sulla terra, in particolare nei momenti in cui guardiamo in alto verso l’universo, quando su di noi brillano le stelle splendenti.

Guardando verso il basso dal regno dello spirito proviamo una sensazione molto più grandiosa, poiché vediamo che in modo meraviglioso le entità della prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni agiscono in reciproca relazione… Noi sentiamo ciò che si svolge tra di loro, che si dispiega in immagini sublimi e grandiose in quella dimora spirituale, come qualcosa che è connesso a quel che siamo e saremo noi stessi. Ora infatti proviamo la sensazione: Quel che succede tra Serafini, Cherubini, Troni ci rivela quali saranno le conseguenze nella prossima vita terrena delle nostre azioni della vita terrena precedente» (0.0. 239, 31.3.1924).

 

E così, quando nell’ora della Mezzanotte dell’esistenza cosmica guardiamo «verso il basso» all’azione di tutte le nove gerarchie, afferriamo per la prima volta l’essere del nostro Karma nel suo rapporto con il macrocosmo. Infatti,

«tale Karma umano si palesa [sulla terra] in un primo momento come uno sfondo, una cortina, un velo. Guardando dietro a questo velo, tessono, operano e agiscono Arcai, Arcangeli, Angeli, Kyriotetes, Dynamis, Exusiai, Serafini, Cherubini, Troni» (0.0. 239, 8.6.1924).

 

In questa sublime visione l’anima dell’uomo afferra

• la «sconvolgente verità… che tutto il cosmo è al servizio dell’operare delle gerarchie rispetto all’uomo».

Infatti,

• «visto sotto questo aspetto, a quale scopo esiste il cosmo? Esiste perché le divinità [le gerarchie nel cosmo abbiano un mezzo per avvicinare all’essere umano la prima forma del Karma. Perché le stelle, perché le nubi, perché sole e luna?… Perché esiste tutto quello che ci attornia nel cosmo? Tutto ciò è materiale per gli Dei allo scopo di mostrarci la prima forma del nostro Karma [nella Mezzanotte cosmica] secondo le azioni da noi compiute. Il mondo è la dispensa per la dimostrazione nel Karma da parte degli Dei» (0.0. 236, 22.6.1924).

 

Come già rilevato, anche l’uomo partecipa nell’operare al suo futuro Karma.

Perciò nel ritmo di questo giorno sono inseriti di nuovo i tre esercizi.

Essi corrispondono esattamente al triplice rapporto dell’uomo con l’azione delle entità della prima gerarchia.

Caratterizzando la loro attività nell’«ora della Mezzanotte dell’esistenza cosmica»,

Rudolf Steiner parlò del fatto, che in questo momento

• «sorge sconvolgente davanti all’anima nostra come in un ricordo che agisce ora in modo cosmico su di noi,

ciò che abbiamo compiuto nell’ultima vita terrena tra nascita e morte».

 

Poi guardiamo giù osservando le azioni delle entità spirituali [dei Serafini, Cherubini, Troni]… e dal modo in cui Serafini, Cherubini, Troni interagiscono tra di loro afferriamo che essi operano affinché «il pareggio» del nostro Karma «avvenga» (O.O. 239, 31.3.1924).

 

Queste parole ci danno un riferimento a tre tipi di attività dell’anima dell’uomo:

• il ricordo della precedente incarnazione,

• la comprensione delle azioni delle entità della prima gerarchia

• e la visione di esse, che costituisce il fondamento nell’anima

per partecipare alla formazione del proprio Karma («esercita!»).

 

Con ciò

• nel processo del ricordo, che in questo grado è già cosmico,

agiscono prevalentemente gli spiriti della prima gerarchia,

poiché il processo del ricordo sta alla base di tutto il lavoro sul Karma;

• gli spiriti della seconda gerarchia aiutano l’uomo nella comprensione di questo lavoro

• e nel vederlo l’uomo viene aiutato dagli spiriti della terza gerarchia.

 

• Ma l’uomo stesso partecipa in modo attivo a questi tre processi,

se nella sua anima esplica i tre tipi di attività corrispondenti alle parole:

Esercita il ricordare nello spirito

Esercita il riflettere nello spirito

Esercita il vedere nello spirito

 

Così dinanzi ad egli si svela il mistero universale del suo Karma.

Tutto ciò ha anche una diretta relazione con l’uomo tripartito,

del quale si parla nelle parti microcosmiche della meditazione.

 

Infatti,

• «all’osservazione fisico-sensoria dalla formazione della testa emerge il Karma del passato dell’uomo;

nel sistema del ricambio e delle membra emerge il Karma futuro; è spiritualmente nascosto, invisibile».

Questo Karma tuttavia può essere realizzato nella vita dell’uomo soltanto per il fatto che

• «nel sistema del ricambio e delle membra vivono Troni, Cherubini e Serafini»,

• «nel sistema del capo Arcai, Arcangeli e Angeli»,

• e «nel sistema ritmico… la gerarchia di Exusiai, Dynamis e Kyriotetes» (0.0. 239, 15.6.1924),

che nel corso dell’incarnazione terrena formano il passaggio dal Karma passato al Karma futuro e viceversa.

 

Nel quarto ritmo si parla inoltre della direzione

in cui agiscono le forze delle gerarchie nella formazione del Karma umano.

Le entità della terza gerarchia agiscono dalle profondità alle altezze,

accogliendo dalla terra la «trama del destino» del defunto e consegnandolo alle entità gerarchiche superiori,

«implorando» per così dire di accoglierlo nel loro regno («quanto viene udito nelle altezze»).

 

Dopodiché al Karma dell’uomo si uniscono le entità della seconda gerarchia,

che nella sfera del sole agiscono da oriente a occidente.

Esse riempiono il Karma di «sostanzialità» mentre estendono le loro forze orizzontalmente (O.O. 237, 4.7.1924).

A questo lavoro si aggiungono infine le entità della prima gerarchia, operando dall’alto al basso.

Soltanto esse possono manifestare le leggi cosmiche fino nel mondo fisico,

dove ci viene incontro l’azione del Karma dall’esterno con le forze delle necessità della natura.

Infatti, per la realizzazione del Karma «occorrono mediatori tra i mondi spirituali e quelli fisico-sensibili,

e i mediatori sono Troni, Cherubini, Serafini.

Essi hanno il loro rango superiore nel cosmo spirituale perché sono i più potenti,

non solo spiritualmente nell’esperienza spirituale, ma anche perché

realizzano poi nel mondo fisico, le esperienze che fanno nel mondo spirituale» (0.0. 239, 9.6.1924).

 

Questo processo ha il carattere di una vera resurrezione,

quando le forze della prima gerarchia, provenienti dalle altezze,

trasformano la materia stessa assoggettandola al loro potere.42

 

Le tre direzioni dell’attività cosmica delle gerarchie

• «dall’alto al basso: dalle altezze alle profondità;

dell’intorno: oriente e occidente;

dal basso all’alto: dalle profondità alle altezze» (0.0. 260),

corrispondono alle tre fasi in cui esse formano il Karma umano dopo la morte.

 

Possiamo collegare queste tre direzioni nella loro successione con le seguenti parole di Rudolf Steiner:

La direzione dal basso verso l’alto:

«Angeli, Arcangeli, Arcai, entro il tessere eterico accolgono la trama del destino dell’uomo».

La direzione da oriente a occidente:

«In Exusiai, Dynamis, Kyriotetes vengono portate, nel sentire astrale del cosmo,

le giuste conseguenze della vita dell’uomo».

La direzione dall’alto verso il basso:

«Risorgono in Troni, Cherubini, Serafini, come contessute nel loro essere,

le giuste elaborazioni della vita terrena dell’uomo» (0.0. 237,4.7.1924).

 

Possiamo qui acquisire una maggiore comprensione dei nomi delle gerarchie dati nella versione pubblicata

della meditazione della Pietra di Fondazione: Infatti,

• gli «spiriti delle anime» formano il Karma nella regione animica,

• gli «spiriti della luce» nella sfera del sole,

• e gli «spiriti delle forze» hanno un tale potere,

da realizzare il Karma nel mondo fisico-sensibile, vale a dire da poter imprimere lo spirito nella materia stessa.

 

Nella loro comune azione formano nel contempo quella croce del «Karma cosmico»

(0.0. 236, 22.6.1924), che il Cristo ha preso su di sé

quando nel Mistero del Golgota Egli si unì con l’evoluzione della terra (vedi voi. Ili, cap. 8).

 

 

Nelle illustrazioni precedenti

ci siamo preparati alla comprensione del più importante mistero di questo ritmo,

poiché in esso, accanto all’azione delle gerarchie durante la Mezzanotte cosmica, già osservata,

che in generale può essere sperimentata da ogni uomo dopo la morte, si aggiunge qualcos’altro.

 

Agli uomini che sulla terra si sono compenetrati coscientemente con le forze derivanti dal Mistero del Golgota,

vale a dire che hanno accolto in sé il contenuto spirituale

corrispondente al ritmo primigenio della Posa della Pietra di Fondazione,

viene data la possibilità di un’ulteriore esperienza di straordinaria importanza.

Rudolf Steiner non indicò questo mistero nel ritmo stesso, ma solo nel suo commento ad esso.

 

Tale esperienza consiste in quanto segue:

• Agli uomini, che sulla terra hanno acquisito una vera conoscenza del Mistero del Golgota,

nell’«ora della Mezzanotte dell’esistenza», «dietro» alla comune azione delle nove gerarchie,

si rivela la presenza di un’entità ancor più elevata, proveniente dal puro mondo divino (oltrecosmico),

dal mondo, che si trova al di là dell’universo creato.

E’ la Parola universale o il Logos creatore,

il quale attraverso le nove gerarchie crea incessantemente il nostro cosmo.

Rudolf Steiner pronuncia quattro volte il suo nome nel commento,

rivelando così con chiarezza la chiave del suo significato per la comprensione del quarto ritmo.

 

Ma in che modo diviene percettibile per l’uomo questa rivelazione della Parola universale

al centro della sua permanenza tra morte e nuova nascita?

Questo è soltanto possibile, se egli ha colmato la sua anima con lo Spirito Santo.

• Infatti, così come gli apostoli hanno potuto afferrare pienamente

la presenza e l’azione della Parola universale nel Cristo Gesù

solamente dopo essere stati a Pentecoste adombrati dallo Spirito Santo,

così nell’«ora della Mezzanotte dell’esistenza» solo lo Spirito Santo che si avvicina all’anima

può aprire ad essa gli occhi spirituali all’agire della Parola universale attraverso le nove gerarchie.

 

Rudolf Steiner descrisse l’essere colmati dallo Spirito Santo nella «Mezzanotte cosmica»

e il suo significato per l’uomo, nel seguente modo:

• «Quando all’ora della Mezzanotte dell’esistenza lo spirito ci si avvicina, abbiamo conservato il ricordo del nostro io.43 Se lo portiamo con noi fino all’ora della Mezzanotte dell’esistenza, fino a quando lo Spirito Santo si avvicina a noi e ci da la visione retrospettiva e il nesso col nostro mondo interiore come col mondo esteriore, se abbiamo conservato questo nesso [con l’io], allora lo spirito può condurci fino alla nostra reincarnazione; noi la realizziamo allora formando il nostro archetipo nel mondo spirituale» (O.O. 153, 14.4.1914).

 

Qui, come ovunque nel «regno degli spiriti»,

all’uomo viene nuovamente richiesta una attiva partecipazione a tutti i processi.

In un primo momento «veniamo dunque risvegliati dallo Spirito Santo nella Mezzanotte cosmica» (0.0. 153,13.4.1914).

Questo risveglio si compie in tre gradi:

• Il primo grado consiste nel conservare il ricordo dell’io terreno fino a questo momento;

• il secondo grado prevede lo sviluppo da parte nostra di una nostalgia verso lo spirito,

che consiste in un’attività interiore, comparabile al processo del riflettere.

 

• Dopodiché, come risposta alla nostra attività interiore, dalle lontananze universali

ci viene incontro lo Spirito Santo, portando con sé una «nuova luce universale»,

che rende possibile il vedere l’azione della Parola universale nel mondo delle gerarchie.

Ma per partecipare coscientemente a tale processo di «risveglio»,

ci si deve dedicare ai tre esercizi di questo ritmo,

al ricordare, riflettere e vedere nello spirito.

 

Poiché soltanto mediante l’attività interiore dell’anima

«riflettere» lo spirito può edificare un ponte

tra i «ricordi» della vita del Cristo sulla terra, portati con sé dalla terra

e il «vedere» la Parola universale (Logos) operante nel cosmo,

grazie alla «luce universale» derivante dallo Spirito.

 

Allora nell’esistenza dopo la morte può verificarsi ciò che Rudolf Steiner descrive nel seguente modo:

• «In tal modo l’impulso dello spirito si rinforza per mezzo dell’impulso del Cristo [Logos]; portiamo allora in noi l’impulso dello spirito, attraverso la seconda metà della vita fra morte e rinascita, con maggior forza di quanto altrimenti non faremmo se non ci fosse l’impulso del Cristo» (0.0. 153, 14.4.1914).

E questo significa che l’uomo attraverso una tale intensificazione dell’impulso dello Spirito

per mezzo dell’impulso del Cristo, è in grado

non solo di percepire nella Mezzanotte cosmica la rivelazione della Parola universale,

ma anche di vivere, grazie alla «luce universale» dello spirito, la seconda metà della sua vita tra due incarnazioni

come una rappresentazione della discesa macrocosmica della Parola universale sulla terra,

del mistero centrale dell’intera evoluzione cosmica e terrestre,

di cui nel prologo del Vangelo di Giovanni è detto: «E la Parola si fece carne» (1,14).

 

In una conferenza del 22.3.1909 Rudolf Steiner disse in merito:

«Questo Spirito Santo non è altro che colui, attraverso il quale

si comprende ciò che il Cristo ha fatto realmente» (O.O. 107, 22.3.1909).

Ciò che tuttavia sulla terra è la conoscenza, nei mondi superiori si palesa come processo creativo,

come una graduale formazione del «nostro archetipo nel mondo spirituale».

E questa è l’attività alla quale è dedicata principalmente la seconda metà della vita tra morte e rinascita.

 

Così durante la Mezzanotte cosmica l’uomo dimora nella sfera della Parola universale.

Ancor più egli diviene «una parte della Parola universale stessa… cosicché si può dire:

Tra la morte e la successiva nascita c’è un periodo, in cui l’uomo diviene parola spirituale» (0.0. 231, 14.11.1923).

Con ciò egli può sperimentare come le nove gerarchie

creano il grande «uomo universale» che è il suo archetipo cosmico,

il quale mediante l’azione della Parola universale in esso, è facente parte di un insieme unitario.

Infatti,

• così come la corporeità dell’uomo in tutte le sue parti costitutive è un’espressione del suo io individuale,

• così anche la «corporeità» spirituale dell’uomo cosmico,

generata dall’attività di tutte le nove gerarchie, raggiunge la sua perfezione o unità

mediante la presenza o l’azione della Parola universale in esso.

 

In tale connessione Rudolf Steiner sviluppò la seguente immagine: «Contempliamo l’ordine gerarchico,

• sul gradino inferiore le operanti entità della terza gerarchia: Angeli, Arcangeli, Arcai,

• poi quelle della seconda gerarchia: Exusiai, Kyriotetes, Dynamis

e vediamo come esse cooperano, come agiscono insieme nel cosmo.

• Leviamo poi lo sguardo agli esseri della prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni,

e ora soltanto sorge davanti a noi una comprensibile immagine del corpo umano,

quale risultato delle gerarchie, che seguiamo fino a percepire le loro opere che si mostrano al nostro occhio spirituale,

ed ecco che davanti a noi abbiamo l’uomo» (0.0. 231, 13.11.1923).

 

Come già detto, dopo la morte ogni anima può contemplare l’attività delle gerarchie nella Mezzanotte cosmica;

per vivere tuttavia il suo comune operare, quale rivelazione dell’uomo universale,

l’anima deve contemplare dietro all’azione delle gerarchie

la presenza della Parola universale congiungente e conducente alla loro massima unità.

Ma questo è soltanto possibile se l’anima diventa parte di essa.

 

Ogni anima umana nell’ora della Mezzanotte dell’esistenza diventa una parte della Parola universale.

Per vivere tuttavia coscientemente questa condizione, l’anima deve accogliere in sé l’impulso dello Spirito Santo

e questo nella forma rinforzata dall’impulso del Cristo.

• Solo in questo caso l’uomo, in tutti i successivi gradi della sua discesa sulla terra,

potrà creare un «archetipo» spirituale del suo corpo fisico «ad immagine» (Gn 1,27) dell’uomo (universale) cosmico.

 

Nel quarto ritmo, si riferisce a questo mistero il dato di fatto,

che Rudolf Steiner procedette contemporaneamente alla lettura delle tre parti microcosmiche

con le tre parti macrocosmiche della meditazione, che nella loro globalità

descrivono la provenienza dell’uomo terrestre dall’Uomo universale, il quale

• nel suo sistema del ricambio e delle membra porta le forze della prima gerarchia,

• nel sistema del cuore e dei polmoni le forze della seconda gerarchia

• e nel sistema del capo e dei nervi le forze della terza gerarchia.44

 

Il quarto ritmo indica inoltre anche la provenienza dello Spirito,

che il giorno della Posa della Pietra di Fondazione si rivelò

nella luce dell’aura luminosa che la avvolge (vedi cap. 2).

E’ vero che nel ritmo stesso la parola «spirito» non viene nominata,

ma l’indicazione nel ritmo dell’operare della Parola universale è la testimonianza della presenza imminente di essa.

 

Dal giorno della Posa della Pietra di Fondazione

questo «impulso dello spirito rinforzato dal Cristo» colmò l’intero Convegno di Natale

e lo trasformò, come abbiamo veduto, in una rinnovata Pentecoste (vedi anche vol. II, cap. 6).

 

Possiamo avere un’ulteriore conferma,

che lo spirito rivelatosi nel Convegno di Natale è lo spirito della Mezzanotte cosmica,45

dal dato di fatto, che il lavoro con la Pietra di Fondazione oggi

può condurre l’uomo all’esperienza del Cristo eterico nei dintorni della terra,

come illustrato dettagliatamente altrove dall’autore.46

 

Infatti, il penetrare di questo spirito nell’incorporazione terrena dell’uomo

è in grado di risvegliare nell’uomo una nuova coscienza spirituale  che conduce a vedere il Cristo eterico:

«La forza dello spirito, che penetra in tal modo nei corpi, conferirà agli uomini l’occhio spirituale atto a vedere i mondi spirituali e a comprenderli. Prima bisognerà comprenderli, poi comincerà a vederli con comprensione. La veggenza verrà perché lo spirito afferra le anime in modo che esse lo facciano entrare nei loro corpi; lo spirito risplenderà anche nelle loro incarnazioni terrene: prima in pochi, poi molti» (O.O. 153, 14.4.1914).

 

E perché questo avvenga, perché lo Spirito Santo, che discende dalle altezze della Mezzanotte cosmica,

possa iniziare ad agire tra gli uomini, esiste l’Antroposofia sulla terra.

«La scienza dello spirito ne sarà il custode affinché l’umanità non perda questo spirito,

lo spirito che avvicina all’anima nell’ora della Mezzanotte dell’esistenza»,

così si espresse Rudolf Steiner nella stessa conferenza.

 

Ed essa fu un tale instancabile «custode» a partire dai tempi della sua nascita all’inizio del XX secolo

fino alla sua culminazione nel Convegno di Natale,

quando nei cuori di uomini terreni fu posta la Pietra di Fondazione,

nella cui aura luminosa essi possono trovare in ogni momento questo spirito vivente.

 

Detto diversamente, dopo aver rinforzato nel corso di 21 anni l’impulso dello spirito

mediante la comprensione antroposofica dell’impulso del Cristo con tale intensità,

nell’evoluzione della terra giunse il momento, in cui lo spirito rinforzato in questo modo,

potè mostrarsi nella luce avvolgente la Pietra di Fondazione

e nei ritmi della meditazione, che rivela la sua profonda essenza.

 

Così, mediante la fondazione dei Nuovi Misteri,

venne aperto alla coscienza umana per la prima volta il camino spirituale,

che unisce le altezze della Mezzanotte cosmica con il mondo terrestre.47

 

• Come abbiamo veduto, durante la Mezzanotte cosmica,

in un primo momento lo Spirito Santo si accosta all’uomo dall’esterno

e agendo in certo qual modo di nascosto, risveglia la sua coscienza spirituale

perché possa accogliere la rivelazione della Parola universale comprendente il tutto

e che compenetra la comune azione di tutte le nove gerarchie.

 

Soltanto nel grado successivo, quando ha inizio la discesa dell’anima verso la futura incarnazione,

lo Spirito Santo stesso entra gradualmente nella coscienza umana.

«Portiamo in noi l’impulso dello spirito,

attraverso la seconda metà della vita fra morte e rinascita con maggior forza» (ibidem).

 

Per cui, nel commento al successivo quinto ritmo Rudolf Steiner indicò direttamente questo Spirito del Cristo («l’impulso dello spirito rinforzato dall’impulso del Cristo»); ne parleremo ancora nell’osservazione del quinto ritmo.

Un ulteriore parola che non viene pronunciata direttamente nel ritmo di questo giorno – l’io dell’uomo – è ciò nonostante contenuto in esso per il fatto che viene descritto il suo alto archetipo divino.

Infatti, quando agli inizi dell’evoluzione terrestre, i sette spiriti guida della forma (gli Elohim solari)

decisero di dotare l’uomo della sostanza dell’io,

essi dovettero ricevere l’impulso da un ambito che si trova al di sopra dei Serafini, vale a dire oltre il cosmo gerarchico.

 

In una conferenza del 22.8.1910 (O.O. 122)

Rudolf Steiner illustrò questo mistero della provenienza dell’io dell’uomo come segue:

«Per la creazione dell’uomo stesso, per l’ultimo coronamento di tutto quell’ordine gerarchico [agli Elohim] doveva pervenire ancora un aiuto da una parte, che in certo senso è ancora più elevata di tutte queste gerarchie [dagli Angeli ai Serafini]. Al di sopra dei Serafini noi eleviamo dunque lo sguardo a un’entità divina soltanto presagita, sconosciuta».

 

Qui abbiamo un riferimento alla Santa Trinità, le cui forze fluiscono nel mondo delle nove gerarchie con l’aiuto della Parola universale o Logos. Ne consegue, che il Logos divino, il quale si rivela nella Mezzanotte cosmica e agendo compenetra la globalità delle gerarchie spirituali, alla fin fine è il creatore dell’io dell’uomo e questo significa non solo il suo archetipo più elevato bensì il suo archetipo divino. Perciò quando alla svolta dei tempi nel Cristo Gesù «la Parola si fece carne», Egli potè rivelare ai suoi discepoli il suo nome esoterico in qualità del divino «Io Sono» e mostrò così ad essi se stesso, quale Dio dell’io dell’uomo, che unisce il mondo degli uomini con la sfera della suprema divinità sovragerarchica. Lo testimonia l’evangelista Giovanni: «Dio nessuno l’ha visto mai, l’unigenito Figlio [Logos], che è nel seno del Padre, egli lo ha rivelato» (1,18).

 

Possiamo riassumere in una parola l’intero cammino del ritmo primigenio fino al ritmo della Mezzanotte cosmica, che conduce l’anima nel suo peregrinare dopo la morte al confine del Devachan superiore e a quello dei mondi ancor più sublimi. In effetti, questa parola non appare nel quarto ritmo, essa tuttavia unisce tutti i gradi da noi osservati ed è la parola autoconoscenza.

Ciò che il giorno della Posa della Pietra di Fondazione fu posto dinanzi ai presenti quale meta principale dei Nuovi Misteri, il rinnovamento «dai segni del tempo» dell’antico motto: «O uomo conosci te stesso secondo spirito, anima e corpo», consegue il suo compimento nel quarto ritmo.

 

Infatti, quale essere tripartito, l’uomo appartiene al cosmo triarticolato collegato ad esso, descritto per la prima volta da Rudolf Steiner come un tutt’uno nel suo libro Teosofia.

E questo cosmo triarticolato viene nominato anche nel commento al quarto ritmo, poiché soltanto dalle altezze di esso (dalla Mezzanotte cosmica), l’anima è in grado di avere la piena visione globale dei suoi «rapporti con tutta la sostanzialità nel cosmo spirituale, animico e corporeo» (O.O. 260). Con ciò , l’anima ha raggiunto la conclusione del processo che aveva iniziato ancora sulla terra.

 

Nel libro Teosofia Rudolf Steiner ne dà la seguente descrizione:

«Arrivato al limite dei tre mondi, l’uomo riconosce se stesso nel proprio nucleo vitale [nel senso del quarto ritmo, nel suo io creato dalla Parola universale]. Ciò implica che gli enigmi di quei tre mondi debbano essere risolti per lui. Egli abbraccia quindi l’intera vita di questi mondi» (0.0. 9, pag. 111).

E questa consiste nella comune azione di tutte le nove gerarchie, di cui parla il quarto ritmo. Per l’anima dell’uomo, che in questo grado sperimenta se stessa, come parte della Parola universale, l’azione creatrice di essa comprendente il tutto, rivolta alla realizzazione delle mete globali universali derivanti dalla Parola universale, diventa la coronazione dell’intero processo di autoconoscenza.

 

In questo capitolo è stato più volte rilevato, che nel nostro periodo, l’impulso all’autoconoscenza, dovendosi fondare oggi sulle forze dell’anima cosciente, proviene da Anthropos-Sofia, la quale nel presente è l’inviata della celeste Sofia per gli uomini della terra. Ma poiché nel mondo dopo la morte (dopo aver attraversato il Kamaloka) il processo di autoconoscenza diventa processo di conoscenza universale, vale a dire conoscenza del comune operare delle gerarchie, quale uomo universale colmato dal Logos, ciò significa per l’anima, che d’ora in poi essa è entrata nella sfera della divina Sofia.

Soltanto dopo essere giunto al confine dei tre mondi ed essersi realmente riconosciuto nel proprio «nucleo vitale», l’uomo può iniziare la sua discesa verso l’esistenza terrena, ora tuttavia già con la guida della celeste Sofia e questo significa attraversare i prossimi tre ritmi non sulla via dell’autoconoscenza, bensì sulla via della conoscenza universale.

 

La discesa della Parola universale sulla terra deve essere l’archetipo di questa via per l’uomo.

Perciò il cammino del Logos attraverso i tre mondi: il mondo spirituale, il mondo animico e il mondo fisico,

fino al suo divenire uomo divino, che è la corrispondenza macrocosmica del motto microcosmico

«O uomo, conosci te stesi so secondo spirito, anima e corpo», costituisce il contenuto principale dei ritmi seguenti.

 

 


 

Note:

37 – Nella citata conferenza Rudolf Steiner parlò anche della figura del «Cherubino con la spada di fuoco» (un’immaginazione della coscienza morale cosmica). In un’altra conferenza invece, in questa connessione egli nominò solo Mosè (vedi 0.0. 131,7.10.1991).

38 – Nella citata conferenza Rudolf Steiner indicò il rapporto con la Sofia connesso alla purificazione del corpo astrale nel corso dell’iniziazione cristiana. Questo tuttavia, può essere applicato anche all’esistenza dopo la morte. Infatti, durante la vera iniziazione l’uomo sperimenta in piena coscienza tutti quei gradi, che altrimenti egli vive solo dopo la morte. Per questo motivo, nei sette ritmi del Convegno di Natale si possono trovare non solo le stazioni più importanti della peregrinazione dell’anima dopo la morte, ma anche i sette gradi di iniziazione cristiano-rosicruciana, come illustrati ne La Scienza occulta (0.0. 13). Sulla relazione dei ritmi con i gradi dell’iniziazione, vedi precisazioni nel libro Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, come pure nell’appendice dopo il cap. 2.

39 – E’ per questo che l’elemento ritmico attraversò l’intero Convegno di Natale: per dare così la possibilità a Michele, di una partecipazione soprasensibile ad esso.

40 – Durante la Posa della Pietra di Fondazione Rudolf Steiner parlò anche del «cuore come organo di conoscenza», con il cui aiuto l’uomo può afferrare «le immagini universali donate da Dio», «che efficacemente manifestano il cosmo traendolo da sé» sul cui fondamento gli si rivelano le «immagini primordiali dell’esistenza» (0.0. 260), la cui patria è la «regione degli spiriti».

41 – Più avanti verrà trattato il rapporto del Cristo (l’Uomo divino) con il contenuto del quarto ritmo. Tuttavia, già dai rapporti sin d’ora illustrati, consegue che il suo essere comprende tutti i quattro ritmi, vale a dire tutti i mondi ai quali appartiene l’uomo, dal mondo terreno alla Mezzanotte cosmica.

42 – Come verrà illustrato più avanti, tra questo operare della prima gerarchia e la resurrezione del Cristo esiste un diretto collegamento, di cui si parla più volte nel vangelo quando è scritto: «… quando Dio Padre risuscitò suo Figlio» (vedi p.es. AT 3,26 e altre; traduzione di E. Bock), vale a dire in direzione dall’alto al basso: «Poiché il Padre-Spirito delle altezze domina Nelle profondità del mondo generando essere».

43 – Grazie alla nostra cosciente unione con il Cristo sulla terra (ibidem).

44 – II nesso contenuto nella meditazione della Pietra di Fondazione dei tre

sistemi del corpo fisico con l’azione delle nove gerarchie non è in contraddizione con la descrizione dell’«Uomo universale» nella conferenza del 25.5.1924 (O.O. 239), dove l’azione della prima gerarchia viene messa in relazione con il sistema del capo (attraverso i pianeti che si trovano sopra il sole) e l’azione della terza gerarchia con il sistema delle membra (attraverso i pianeti che si trovano sotto il sole). La risoluzione di questa apparente «contraddizione» sta nel fatto, che le membra dell’uomo si metamorfosano nel sistema del capo della successiva incarnazione e le membra di nuova creazione diventano portatori del suo Karma (0.0. 231, 14.11.1923).

45 – Sulla provenienza di questo spirito dalla sfera del budhi (della provvidenza) o «sfera dei bodhisattva» che si trova sopra la «regione degli spiriti», vedi precisazioni in S. O. Prokofieff, Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 5 in connessione alla descrizione del quarto ritmo e delle relative note.

46Vedi l’articolo di S. O. Prokofieff, «L’apparizione del Cristo in forma eterica e l’essere della Pietra di Fondazione del Convegno di Natale del 1923/1924», pubblicato nella raccolta Wege zum Erleben des Christus (Vie all’esperienza del Cristo) vol. 3, Dornach 1991.

47 – Sulle conseguenze spirituali di questo dato di fatto vedi precisazioni nel vol. III., cap. 9.