Il male nel cosmo alla luce della Bibbia / La trinità del male cosmico

L’aurora della rivelazione


 

La verità espressa da Rudolf Steiner, secondo cui “Arimane è il karma di Lucifero”, è stata considerata nei capitoli precedenti dal lato sia umano, che cosmico. Si è cercato di mostrare come Lucifero abbia causato l’intervento di Arimane, sia nell’evoluzione cosmica, che nel destino umano.

Ora si presenta l’interrogativo: qual è il destino degli esseri della gerarchia luciferica?[1]

Se si considera l’evoluzione cosmica come un cooperare di Gerarchie spirituali, ci si accorge che in essa avviene una continua ascesa e discesa di esseri.

Vi sono però due tipi di ascesa e di discesa.

La discesa può costituire un sacrificio, ma può anche essere il risultato di una degenerazione. D’altra parte, l’ascesa può essere il frutto di una maturazione per un’attività superiore, o anche un fenomeno di rigenerazione. Così, ad esempio, nella gerarchia luciferica sono in corso contemporaneamente un processo di degenerazione, e uno di rigenerazione.

Il Mistero del Golgota ha prodotto infatti profondi effetti su questa Gerarchia.

In conseguenza del Mistero del Golgota, si compì un evento spirituale di enorme portata, quello cioè della conversione interiore di Lucifero.

Lucifero provò amore per Cristo, e riconobbe la propria ingiustizia nei suoi riguardi.

Il Mistero del Golgota convinse Lucifero di essere nel torto.

A questo evento alludono i Vangeli, là ove è riferito che uno dei due ladroni crocifissi confessò la propria colpa e riconobbe l’innocenza del terzo Crocifisso. Fu la coscienza di Lucifero a rivelarsi in questo ladrone.

Da allora l’elemento luciferico continua ad agire nell’umanità, secondo le conseguenze dell’antico agire di Lucifero.

Gli angeli luciferici bramano tuttavia la liberazione per mezzo dell’uomo.

Essi sono legati alle conseguenze della propria attività passata; non possono agire diversamente da come hanno agito in passato.

L’uomo però può liberare il proprio angelo luciferico.

Ciò avviene, se egli accoglie in sé l’impulso del Cristo.

L’angelo luciferico viene allora liberato, divenendo un servitore dell’Angelo normale.

Egli si pone al servizio dell’Angelo con umiltà pari alla superbia con cui, a suo tempo, gli si era opposto. Questo vale sia per Lucifero, il quale è un’entità della seconda Gerarchia, che per gli angeli luciferici.

Lucifero riconobbe Cristo direttamente. Gli angeli luciferici, invece, lo possono riconoscere tramite gli esseri umani con cui sono individualmente congiunti. Diverso è però il caso delle entità luciferiche provenienti dalle altre Gerarchie, ad esempio dagli Arcangeli o dalle Archai. Tra loro ve ne sono alcune che non sono cambiate. Esse hanno mantenuto la disposizione interiore che già avevano in passato. Di più ancora: alcune di loro hanno stretto un’alleanza con Arimane. Si può comprendere la natura di una simile alleanza, se la si intende non come un semplice patto, ma come un parziale arimanizzarsi della compagine interiore delle entità in questione. Esse divennero entità di natura arimanico-luciferica. Il perché ciò sia avvenuto, risulta comprensibile se si considera come il karma della gerarchia luciferica comporti che essa, in quanto tale, debba scomparire. Non può infatti persistere eternamente nel rinnegare per un verso gli dèi e, per un altro, nel rifiutare l’opposizione radicale al mondo spirituale perseguita da Arimane.

Due vie soltanto possono imboccare gli esseri luciferici: o convertirsi ed entrare a far parte delle schiere del Cristo, o perseverare nella propria opposizione agli dèi, fino alle estreme conseguenze, ossia fino a passare dalla parte di Arimane.

La prima è la via della rigenerazione, la seconda quella della degenerazione.[2]

Prima, però, che un essere luciferico degeneri in un essere arimanico, prima cioè che venga divorato da Arimane -Arimane, infatti, non permette che esista accanto a sé una pluralità di esseri, e perciò li divora – vi è un processo di transizione, in cui un tale essere riunisce in sé le due nature, la luciferica e l’arimanica.

In questo stadio di degenerazione si trovano le entità luciferiche che si sono legate ad Arimane. Propriamente non sono più entità luciferiche, ma formano una gerarchia a sé.

Così operano nel presente le tre gerarchie del male.

La gerarchia luciferica, quella luciferico-arimanica, e quella arimanica

– quest’ultima va intesa semplicemente come l’insieme degli arti dell’entità di Arimane.

Se si vuole dunque comprendere integralmente i fenomeni del presente, si deve tener conto del fatto che oggi non operano soltanto impulsi arimanici e luciferici, ma anche altri che esteriormente si manifestano come luciferici, dietro ai quali, tuttavia, si nasconde una componente arimanica, impulsi cioè in cui l’entusiasmo luciferico è al servizio di fini arimanici.

Il karma del male non si esaurisce, però, con la degenerazione delle entità luciferiche in entità arimaniche. Come l’impulso luciferico, portato all’estreme conseguenze, diviene inevitabilmente preda di Arimane, così l’elemento arimanico, portato all’estreme conseguenze, diviene preda di una terza entità esistente nel cosmo. Rudolf Steiner designa questa terza entità con il nome Asura o Azura. Essa rappresenta il terzo stadio – prescindendo da quello intermedio tra il luciferico e l’arimanico – del male nel cosmo. Come infatti Arimane è il karma di Lucifero, così Asura è il karma di Arimane.

Sull’entità di Asura si può dire poco: le possibilità di caratterizzare la sua natura sono limitate. Ciò nonostante, entro tali limiti, anche di Asura bisogna parlare in modo chiaro.

È questo infatti un dovere del nostro tempo: o si dà, di un oggetto, un’idea chiara altrimenti nessuna. La vaghezza deve in ogni caso essere evitata.

Per formarci un’idea della natura di Asura, è necessario considerare i quattro arti costitutivi dell’entità umana nel loro rapporto con il male operante nel cosmo.

L’incontro dell’Io dell’uomo con il male avviene nei tre arti corporei della sua natura.

Se l’Io non discendesse nei corpi astrale, eterico e fisico, non entrerebbe in rapporto con il male operante nel cosmo. Tale rapporto si instaura dapprima nel corpo astrale, dove l’Io incontra l’elemento luciferico. L’incontro con l’elemento arimanico avviene invece nel corpo eterico. Il doppio luciferico è infatti di natura astrale, mentre il doppio arimanico è di natura eterica. Dal confronto dell’Io con questi due doppi scaturisce l’intero dramma del rapporto dell’uomo con il male nel passato e nel presente. In futuro, tuttavia, vi sarà un terzo incontro con il male. Esso avverrà nel corpo fisico, dove l’Io inizierà a confrontarsi con la forza di Asura.

Un tale confronto non è ancora iniziato.

Il conflitto tra il bene e il male all’interno dell’entità umana, nel presente, non scende più in profondità del corpo eterico. I tre incontri con il Bene originario del mondo, che l’uomo ha tra la nascita e la morte, avvengono infatti solo fino all’ambito del corpo eterico.

– L’uomo di notte sperimenta nell’Io l’incontro con lo Spirito Santo, la cui luce gli è trasmessa dall’Angelo;

– nel periodo di Natale incontra nel proprio corpo astrale il Figlio, il cui calore gli è trasmesso dagli Arcangeli;

– una volta nella vita, o almeno nell’ora della propria morte, incontra nel proprio corpo eterico il Padre, rappresentato dalle entità della Gerarchia delle Archai.

Tanto gli incontri col Bene originario, quanto quelli col male hanno luogo al di fuori – o al di sopra – dell’essere interiore dell’uomo incarnato in un corpo fisico.

In altre parole, la lotta tra il bene e il male non è ancora giunta al corpo fisico.

Solo le conseguenze di essa si rispecchiano nel corpo fisico, nella misura in cui tale corpo dipende dai processi che avvengono negli arti superiori dell’essere umano. Se, ad esempio, in conseguenza di questa lotta, la cistifellea, o il fegato, si ammalano, le cause non vanno ricercate nel corpo fisico: si tratta piuttosto del rispecchiarsi, in quest’ultimo, di un processo che avviene nell’ambito astrale-eterico.

– Il corpo fisico è l’ambito d’azione del Padre,

– come il corpo eterico lo è del Figlio,

– e il corpo astrale dello Spirito Santo.

Il corpo astrale è dunque il teatro del conflitto tra lo Spirito Santo e Lucifero,

mentre nel corpo eterico si svolge la lotta del Figlio contro Arimane.

Che il corpo fisico non sia ancora teatro di conflitto, dipende dal significativo fatto cosmico che, nel presente, non vi è alcun essere nell’universo che osi sollevarsi contro lo stesso Padre.

Arimane non osa: egli ha rispetto verso il Padre. Si oppone solo al Figlio, nella speranza che il decorso del karma nel mondo gli dia ragione nei confronti del Figlio, agli occhi del Padre. La speranza di Arimane è di riuscire a creare una corrente del karma universale che possa convincere persino il Padre. Non è un conflitto con il Padre ciò a cui egli aspira, ma la creazione di condizioni cosmiche, per le quali possa dire al Padre: “Guarda, tu hai dato l’esistenza agli esseri, affinché siano liberi. Eppure essi hanno scelto non il tuo Figlio, ma me”.

Ancor meno di Arimane, fu propenso Lucifero a sollevarsi contro il Padre. Neanche contro il Figlio egli ha operato direttamente. La sua opposizione era volta contro lo Spirito Santo. Sua intenzione era di guidare l’umanità in modo che essa giungesse all’amore senza la verità dello Spirito Santo. L’azione del Cristo lo ha convinto, proprio per il fatto che essa fu una rivelazione dell’amore, in perfetto accordo con la verità dello Spirito. Lucifero riconobbe l’impossibilità di una rivelazione del vero amore che voglia risparmiare all’uomo la conoscenza della verità. Egli mutò allora il proprio carattere e divenne un ‘paracleto’, il quale dà sostegno interiore agli uomini che abbiano accolto l’impulso del Cristo.[3]

Affinché un’entità sia in grado di opporsi al Padre, occorre che la corrente del male nel cosmo sia maturata a tal punto, che esista un ambito karmico su cui questa entità possa far presa. Un tale ambito non esiste ancora, ma è in formazione. Esso si compone delle conseguenze fisiche dell’attività arimanica. Conseguenze fisiche, non nel senso di malattie – che rappresentano una bilancia karmica – ma nel senso della salute arimanica, consistente nella produzione di un corpo fisico, la cui esistenza non dipenda più dall’apporto di forze provenienti dalla prima Gerarchia, ma che sia in grado di trarre tali forze da un’altra sorgente.

Quando il corpo fisico sarà stato condotto ad una tale condizione – come conseguenza del suo soggiacere all’influsso arimanico – sarà giunto il tempo in cui l’entità asurica potrà entrare in azione.

Una simile condizione del corpo fisico subentrerà soltanto quando sarà avvenuto un mutamento nell’attuale rapporto tra il corpo eterico e quello astrale – quale si esprime nelle realtà del sonno e della morte -, consistente in una sorta di insonnia ed immortalità del corpo eterico.

Quando l’Io non lascerà più i due arti inferiori, né nel sonno, né nella morte, allora cesserà del lutto la possibilità di un apporto di forze spirituali dal mondo della prima Gerarchia. Sarà questa la condizione che darà ad Asura l’appiglio per esplicare la propria azione.

L’influenza di questa terza forza del male si distinguerà da quella di Lucifero e Arimane principalmente per il fatto che il suo rapporto, non solo con la triplice corporeità dell’essere umano, ma anche con lo stesso Io, sarà diverso.

– Mentre l’elemento luciferico, operando tramite il corpo astrale, seduce l’Io umano, ossia lo strappa dal suo legame con le Gerarchie spirituali;

– mentre Arimane, agendo nel corpo eterico, rende schiavo l’Io umano;

– Asura sgretolerà [zerstuckeln] completamente l’Io – già strappato dal mondo spirituale per opera di Lucifero e reso schiavo da Arimane – per assorbirlo nel proprio essere.

– Come Lucifero conduce l’Io da una condizione desta ad una sognante,

– e Arimane lo conduce da una condizione sognante ad una dormiente,

– così Asura porterà all’Io umano la morte.

La morte spirituale dell’entità dell’Io è il pericolo connesso con il terzo stadio dell’azione del male nell’umanità.

In una conferenza tenuta a Berlino il 22 marzo 1909 , Rudolf Steiner parlò degli effetti karmici dei tre stadi del male, e dei pericoli che essi comportano per l’umanità. Di questi effetti e pericoli parla però anche la Bibbia, specialmente nella descrizione che Daniele ha lasciato, per le generazioni venture, della sua visione delle quattro bestie. Le considerazioni precedenti, così come la summenzionata conferenza di Rudolf Steiner, forniranno i mezzi per comprendere con una certa profondità il capitolo 7 del libro di Daniele.

 

 


 

Note:

1 – Si noti che il termine “gerarchia luciferica” involge contraddizione. Gerarchia si riferisce infatti all’’ordine’ Sacro vigente nel cosmo (hierà=sacre funzioni; archìa=governo, ordine). Se una categoria di esseri se ne rende estranea, esce di fatto dall’ordine gerarchico. Si preferisce dunque, pur mantenendo questo termine voluto dall’Autore, usarlo al minuscolo.

2 – L’Autore introduce qui per la prima volta le categorie di ‘degenerazione’ e ‘rigenerazione’ che in seguito, nella sua tesi del 1944, applicherà all’evoluzione della scienza del diritto.

3 – Cf. V. Tomberg, Il Figlio dell’uomo – cap. 12. pp 293-294.