Il tempo nostro II – Il passaggio dell’umanità attraverso la soglia del mondo spirituale e il suo riflesso negli avvenimenti del mondo fisico


 

I. Dal pessimismo scientifico di Maria delle Grazie all’esistenzialismo irrazionale del giorno d’oggi

Il Dottor Rudolf Steiner, in una conferenza tenuta il 14 dicembre 1919, pronunciò queste serie parole: ▸«Lasciate che ancora per tre decenni si insegni come si usa nelle nostre Università, lasciate che ancora per trenta anni si pensi sui problemi sociali così come si pensa oggi, e avrete dopo questi trenta anni un’Europa devastata».

Questo ammonimento profetico si è realizzato in tutta la sua tragicità. Noi abbiamo oggi davanti a sé un’Europa distrutta e devastata, noi vediamo oggi con raccapriccio un’Europa subissata da un diluvio d’immoralità. Di chi la colpa di questo immane disastro? Dove stanno le cause dell’infinita rovina? A queste domande ognuno risponde secondo i suoi pregiudizi nazionali e le sue ideologie politiche, ognuno getta la colpa sull’altro e vorrebbe rizzare a modo suo le forche della giustizia o piuttosto della vendetta.

 

Ed anche questo è un segno della profonda cecità spirituale che avvolge oggi le menti degli uomini. Nessuno sa cercare le cause vere ed effettive delle ininterrotte sciagure che hanno colpito, colpiscono e ancora di più colpiranno in futuro l’umanità, là dove esse veramente stanno e s’annidano tanto più minacciose quanto meno sospettate: nelle pacifiche aule universitarie, nei laboratori scientifici, negli istituti di ricerche fisiche, nelle cattedre tenute da uomini illustri per sapere, nelle opere divulgative, nelle riviste che portano la scienza in tutte le case, nei circoli popolari di cultura, nelle scuole elementari.

 

La verità, per quanto ostica e incredibile possa apparire, è proprio questa: il grande e implacabile nemico dell’umanità, il mostro divoratore della civiltà è la scienza materialistica, che appare invece agli occhi dei più come il più superbo coronamento dello sforzo umano verso la luce liberatrice del sapere. Le conquiste della scienza, in tutti i campi della vita, sono davvero prodigiose e i trionfi della tecnica sono davvero imponenti. La scienza come scienza, cioè come metodo di ricerca e di conquista della realtà fisica è indispensabile e benefica. Nessuno sarebbe tanto pazzo da volerla bandire dall’umano progresso. La scienza però non conquista soltanto il mondo, non pesa soltanto la Terra o misura le distanze intersiderali, ma agisce anche sulle anime, le costringe a formarsi, più o meno incoscientemente, un’immagine del mondo conforme al contenuto dottrinario del materialismo.

 

I risultati dell’indagine scientifica sono meravigliosi e brillanti, ma l’immagine che la scienza si forma del mondo è più squallida dei deserti, più fredda delle distese polari. L’assoluto squallore della morte sommerge e agghiaccia l’anima che entra a contatto con gli insegnamenti della scienza. La scienza difatti dice all’uomo: ▸«Tu sei tutt’al più una bestia di ordine superiore e il mondo in cui sei collocato è tutt’al più una congerie di sconosciute vibrazioni».

La scienza non pronuncia naturalmente queste parole, il più delle volte fa finta di dimenticarle, ma ogni suo insegnamento, impartito nelle scuole elementari o nelle Università, riguardante un qualsiasi ramo dello scibile, contiene nascosto tra le pieghe delle più ardite speculazioni e delle più fortunate teorie un genio malefico che dice all’anima: Non esiste che la Morte e la Bestia.

 

Vogliamo dare un solo esempio. L’apparecchio radiofonico è uno strumento meraviglioso che testimonia in modo alto della genialità umana. Esso ci porta sulle onde dell’etere (l’espressione non è del tutto scientifica, ma viene comunemente usata) le voci e le armonie dei più lontani paesi. Ma che cosa sussurra in segreto la radio alla nostra anima, mentre stiamo forse ascoltando la trasmissione di una sinfonia di Beethoven? Essa ci dice: «La musica che tu ascolti e che ti bea non esiste affatto fuori dell’illusione della tua anima. Fuori non c’è che la vibrazione elettromagnetica d’un mezzo non precisabile. E come non esistono i suoni, così pure non esistono i colori; il prato non è verde, i fiori non sono variopinti, la tela di Raffaello è una pura illusione; la luce non esiste, il Sole non splende nel cielo, tutto è nero, tutto è ombra, tutto è niente: onda che vaga come in un oceano senza sponde, movimento che si perde in un vuoto assoluto. Il mondo è senza luce, senza colori, senza suoni … Tutta la realtà si esaurisce in massa ed energia.

 

E l’uomo che cos’è entro questo squallore senza fine? Bestia sì, certamente, ma bestia casuale e provvisoria, che la morte, frantumerà in atomi di materia pronti per altre combinazioni fisiche e chimiche. L’uomo è una pura vibrazione materiale. E i suoi pensieri, i suoi ideali, i suoi sentimenti più o meno nobili: che cosa sono? Fremiti della materia, vibrazioni degli atomi esplosioni di energie fisiche.

 

Qualche tempo fa abbiamo appreso dai giornali che la nostra città si è arricchita di una nuova macchina portentosa. Il Consiglio Comunale ha di fatto stabilito lo stanziamento di una somma rilevante per l’acquisto di uno strumento che registra le onde elettromagnetiche del cervello. Ecco che cosa è dunque l’uomo: l’onda momentaneamente affiorante di un oceano tenebroso.

 

Questi lugubri concetti ispirati dalle scienze naturali non lasciano indifferente l’anima umana. Già sulla fine dello scorso secolo, una poetessa austriaca, Maria Eugenia delle Grazie, pensando con grande serietà fino alle loro ultime conseguenze le teorie scientifiche allora imperanti era giunta a un infinito senso di sconforto ed aveva scritto in proposito versi conturbanti. Rudolf Steiner, che allora era un giovane studente, vide nell’anima di Maria delle Grazie la devastazione che le scienze naturali avrebbero provocata nei decenni successivi nelle anime di tutti gli uomini. In suo saggio giovanile La natura e i nostri ideali che risale appunto a quell’epoca e che è dedicato a Maria delle Grazie, egli pone a conforto e salvezza di tutte le anime i primi germi di una concezione spirituale – cioè reale e viva – della natura. Il pessimismo scientifico di M. delle Grazie oggi è presente in tutte le anime e come spingeva un tempo la poetessa a scrivere versi irruenti e demolitori, così spinge oggi anche l’ignaro uomo comune ad azioni turbolente e devastatrici.

 

Di fronte a quanto le dice il demone arimanico della scienza, l’anima getta un grido forsennato di ribellione, un urlo che fa vibrare le tenebre del tempo e che suona la voglia di esistere.

Questo grido è l’esistenzialismo del giorno d’oggi. Con questo movimento pseudo filosofico il diluvio dell’immoralità è già avvenuto. Perché se alla base di un altissimo ideale di un inconsulto appetito sensuale stanno le stesse della materia bruta, essi sono paritetici ed equivalenti alla realtà. Di essi si può dire soltanto che esistono come qui esiste la rosa e là l’ortica, come qui striscia la serpe e là canta l’usignolo, ed è inutile chiedere il perché e il come dell’esistenza.

 

L’uomo moderno è in realtà un naufrago.

Gettato dalla scienza nello squallido mare del non-essere,

egli si aggrappa disperatamente a un qualsiasi rottame pur di restare alla superficie.

 

Di fronte ad un non-essere, alla non esistenza, essere una bestia è già qualcosa, essere un delinquente è già una conquista, essere ludibrio di passioni innominabili è già un gradino superiore di esistenza. Non importa come l’essere si estrinsechi, purché si estrinsechi – così suona la massima desolata della nuova corrente irrazionalistica. E si badi che le teorie e le manifestazioni artistiche dell’esistenzialismo non sono di per se stesse immorali, sono poste – come direbbe Nietzsche – al di là del bene e del male.

L’anima moderna, abbiamo detto, è in ribellione. Essa reagisce contro ciò che la vuole annientare e reagisce in duplice modo, verso la materia e verso lo spirito. La reazione verso la materia si palesa come sete inestinguibile di distruzione. L’anima uccisa dalla materia vuole distruggere la materia. L’esplosione di una bomba dà all’anima un recondito senso di piacere, la guerra è un incontenibile sfogo per il cuore avvilito. La verità è questa: Uccide solo chi è stato prima ucciso. Le guerre che in questo secolo insanguinano le nazioni, le città diroccate, l’Europa fatta deserto, la criminalità paurosamente crescente sono la risposta dell’anima umana assassinata alla scienza materialistica assassinatrice.

 

2. Il cadavere spirituale dell’uomo

E pur tuttavia questa dura verità non vuole essere un’obiezione alla scienza moderna materialistica. Il rinnegamento dello spirito rappresenta una ferrea necessità dell’evoluzione umana. Il materialismo ha per antecedente storico la svalutazione del pensiero e della conoscenza per opera di Bacone e di Kant. Questi due filosofi, e i loro numerosi epigoni, hanno ridotto il pensiero a una pura forma riflessa della realtà. Non si può negare che le costruzioni concettuali siamo a tutta prima solo un’immagine verosimile della cosa in sé. Confrontiamo una pietra con il pensiero che ci formiamo sulla pietra e ci risulterà chiara di primo acchito l’enorme differenza che passa tra la prima e il secondo. La pietra ha un’esistenza oggettiva, ha un peso fisico, il pensiero invece è evanescente come il fumo che sale dai campi arati. Per comprendere il pieno valore di questo fatto, dobbiamo chiederci: che cosa è in realtà il pensiero?

 

Sappiamo dalla Scienza dello Spirito che l’uomo prima di incarnarsi in un corpo fisico e di entrare in una nuova esistenza terrestre, vive rivestito di arti soprasensibili in un mondo puramente spirituale.

 

Il passaggio dall’esistenza spirituale all’esistenza fisica può essere considerato come morte spirituale,

allo stesso modo che il transito dal mondo dei sensi al mondo dello spirito è dato dalla morte fisica.

L’uomo che muore fisicamente depone il suo corpo terrestre

e mentre questo si dissolve nel mare degli elementi,

egli inizia il suo periodo d’esistenza soprasensibile svestito di ogni arto terrestre.

L’uomo invece che incomincia il cammino inverso, che passa dalla sfera dello spirito alla sfera terrestre,

muore per lo spirito ma non depone il relativo arto spirituale.

Questo lo accompagna nell’esistenza fisica come cadavere spirituale non deposto.

 

La parte più alta della natura umana nel mondo dei sensi, che si manifesta come genialità creatrice,

come pensiero razionale, come idea luminosa, come aspirazione al bene,

è costituita appunto da questo cadavere spirituale.

Tutto ciò che nell’uomo vi è di alto, nobile e puro deriva dal ricordo morto della sua esistenza prenatale.

 

Lo spirito nell’uomo terrestre, per quanto alto possa apparire, ha perciò una forma spettrale, fantomatica, inconsistente. Ed è appunto il riconoscimento di questo fatto che ha spinto l’umanità nella materia. L’uomo è sceso nella materia per cercarvi la vita piena e vibrante abbandonata all’atto della nascita fisica. Il materialismo in questo senso rappresenta un tentativo di redimere il cadavere spirituale dell’uomo.

 

3. La bestia risvegliata nell’uomo dalla vita conoscitiva nella materia e la morte suscitata dalla vita mistica nell’idea

L’uomo disceso nel mondo della materia ha trovato quella vita di cui è privo il suo mondo delle idee? Le considerazioni svolte ci dicono chiaramente di no; quelle che faremo in seguito ci mostreranno dove e come la vita perduta nel mondo delle idee può venire trovata nel mondo dei sensi.

Prendiamo in esame per un istante l’atteggiamento interiore del materialista. Questi è un uomo che, riconosciuto l’aspetto spettrale del suo mondo interiore, cerca la realtà concreta nel mondo esterno. Per non vacillare nella sua anima, cerca un solido terreno nell’ingente e imponente regno della materia. Spera che la materia gli darà la chiave del segreto della sua esistenza e comincia ad indagare la realtà fisico-terrestre con quella coscienziosità ed esattezza che è propria delle ricerche scientifiche.

Ma questo immane sforzo conoscitivo dove lo porta? Nel nulla assoluto.

 

Il pensiero, considerato un’ombra incorporea della realtà, distrugge e annienta, riduce a zero il mondo fisico della materia creduto l’impalcatura incrollabile dell’universo. Questo è l’enorme paradosso, il violento contrasto, la stridente antinomia del materialismo.

Per l’indagine scientifica materialista, il mondo fisico si spoglia un po’ alla volta di ogni suo contenuto, perde i colori, i suoni, la luce, (teoria elettromagnetica), la spazialità e la temporalità (teoria relativista), e infine la stessa materia (teoria atomica).

Dunque, non la pienezza della vita ha trovato l’uomo nella materia, ma il nulla della morte. E per questo sconfortante risultato egli ha sacrificato la parte migliore della sua natura, la sua umanità, e si è degradato al rango di bestia. Anzi per ogni passo in avanti compiuto nel regno della morte è cresciuta in lui la bestialità. Perché chi nega l’idea morale, finisce con l’essere guidato dall’impulso cieco e dall’istinto bestiale.

Il materialismo conduce l’uomo a risvegliare in sé la Bestia e a trovare nel mondo la Morte.

 

Ma non tutti gli uomini naturalmente cadono nel materialismo. Vi è anche un atteggiamento animico del tutto opposto che possiamo chiamare misticismo. Il mistico si serra nella sua anima, vive nelle sue confuse aspirazioni celesti, nei suoi caldi e vibranti sentimenti, nei suoi eterei ideali e in questa vita interiore cerca la verità e la realtà. Ma questo mondo animico è vano e inconsistente, è una caverna oscura dove albergano soltanto ombre incorporee e forme inafferrabili e il mistico vi brancola dentro come un cieco sperduto in un paese ignoto.

Per non precipitare nel nulla, per non essere inghiottito dall’abisso senza fondo, egli è costretto a vestire le sue larve interiori con abiti smaglianti presi a prestito dal mondo dei sensi, è forzato a rimpolpare gli spettri e i fantasmi con carne umana. Ma con ciò essi non ritornano a vita, restano semplicemente dei cadaveri vestiti.

Il mistico è in realtà un imbalsamatore di cadaveri. Egli bazzica volentieri in un macabro mondo di scheletri, di reliquie, di amuleti, di sudari, di feticci sui quali riversa il suo ardore mistico-sensuale.

 

Abbiamo visto che il materialismo conduce a un paradosso gigantesco perché dissolve, annienta e polverizza il soverchiante mondo della materia, ma pure il misticismo affoga nell’assurdo trasformando idee e sentimenti in simulacri materiali e in scheletri ambulanti, coperti con purpurei manti sensuali. Alcune pagine di mistici, piene di immagini infuocate, convalidano questi nostri sommari rilievi.

 

Il mistico trova nella sua anima la morte e la riveste di ammanti regali nell’illusione di nasconderla.

E che cosa vede nel mondo esterno? Egli direbbe l’abisso dell’iniquità. Il mistico non può guardare il mondo con occhio sereno. Il mondo lo tenta, lo seduce ed egli tenta di distogliervi lo sguardo, ma invano. Naturalmente tale fatto non sta nel mondo, ma nell’anima del mistico che ha spento in sé la sete di conoscenza per la realtà esterna.

 

Lo scienziato non si sente tentato dal mondo, egli vuole conoscerlo e lo studia freddamente.

Il mistico viceversa vede il mondo come pura immagine smagliante e entro il suo volere se ne sente invaghito e sedotto. Da ogni cosa del mondo il mistico vede muovergli incontro un demone tentatore, una Bestia voluttuosa. Non vi è mistico che non parli delle seduzioni del mondo e della concupiscenza della carne contro le quali ha da lottare.

Il mistico, dunque, trova nella sua anima la Morte e vede venirgli incontro dal mondo la Bestia.

 

Queste considerazioni non vogliono essere riflessioni astratte, ma devono servire a condurci alla comprensione di quanto avviene oggi quotidianamente nel mondo. Non vi è uomo che non avverta oggi l’urto tra l’Oriente e l’Occidente che minaccia di mettere ancora una volta a sconquasso il mondo. Ora, non si riesce a capire la ragione più profonda di questo urto se non si tiene conto che l’umanità occidentale segue la tendenza materialistica delle scienze naturali ed esperimenta perciò, come abbiamo descritto, in sé la Bestia e nel mondo la Morte, mentre l’umanità orientale è guidata da un impulso mistico opposto e trova in sé la Morte e nel mondo la Bestia.

 

Credo che non occorra spender tempo per dimostrare come nei Paesi occidentali, in quelli anglosassoni soprattutto, imperi da sovrano assoluto il materialismo. Occorre però far notare che il materialismo non può sussistere senza un antecedente logico e storico, che è, come si è visto, la svalutazione del mondo delle idee e, in genere, di tutta la vita interiore. Il materialismo si accompagna sempre con la negazione dello spirito nell’uomo, con l’aspiritualismo. E così al posto dello spirito individuale sorge la Bestia.

 

Forse più difficile a comprendere come e perché nella Russia bolscevica predomina, nonostante tutte le apparenze contrarie, un profondo misticismo. Si tratta di non collegare esclusivamente il concetto di vita mistica con santi e santuari.

 

Mistico è colui che, più che al mondo, dà valore all’idea e al sentimento

e concretizza il contenuto della sua anima con elementi materiali.

 

In Russia vediamo chiaramente questi sintomi, rappresentati dal Mausoleo contenente la salma imbalsamata di Lenin oggetto di venerazione nazionale, dalle città tappezzate con enormi ritratti di Stalin, dalle scritte catechizzanti del verbo di Marx. In una cittadina dell’Istria si può vedere marcata alla base di un campanile una targa di bronzo che dice: «Questo campanile è stato eretto sul luogo». Ed è anche questo misticismo, quei borghigiani hanno voluto imprimere nel bronzo il loro orgoglio – è proprio il caso di dirlo – campanilistico.

 

Il misticismo ha come conseguente logico e storico la svalutazione del mondo esterno.

In Russia si dà più valore alla salma imbalsamata di Lenin che non allo Stato Sovietico da lui creato, si da più valore al ritratto feticcio di Marx che non alle realizzazioni materiali del marxismo.

Il mistico – vi prego di non formalizzarvi per l’apparente controsenso – finisce col diventare ateo.

La svalutazione del mondo fisico fatta dal mistico contiene in sé larvata la presunzione della non divinità del cosmo.

 

L’ateo che proclama: «Io non credo che il mondo sia opera di Dio»

e il mistico che afferma: «Il mondo è una cosa abominevole» dicono con altre parole la stessa cosa.

 

Come in Occidente abbiamo il materialismo e il suo necessario antecedente l’aspiritualismo,

così in Oriente si manifesta il misticismo e il suo necessario conseguente l’ateismo.

4. Il passaggio della soglia del mondo spirituale

L’uomo, nella sfera ristretta del suo pensiero intellettuale, può essere convinto di negare lo spirito e la divinità con cognizione di causa e con chiarezza di coscienza. Ma la sua anima, il sostrato più profondo del suo essere spirituale, si ribella contro questo auto-annientamento e si eleva per ristabilire l’equilibrio interiore verso le altezze spirituali. Perciò quanto più con la sua coscienza terrestre l’uomo s’immerge nella materia bruta, tanto più il suo essere animico inconscio tende a penetrare nei mondi spirituali.

Questo fatto dà alla nostra epoca un carattere saliente: l’anima umana distrutta dalle concezioni aspirituali e ateistiche cerca rifugio nei mondi superiori dello Spirito. Ora, come sapete, sulla soglia del mondo spirituale s’incontra il cosiddetto Guardiano della conoscenza superiore. Chi s’accinge a porre piede nelle sfere più alte dell’esistenza deve prima rimirarsi senza possibilità d’inganno o d’infingimento in uno specchio astrale che non inganna e non si lascia ingannare, l’anima dell’umanità contemporanea vede le conseguenze del materialismo e dell’ateismo, vede le bieche figure spettrali della Morte e della Bestia. Però queste figure – come ogni fatto del mondo astrale – appaiono come immagine riflessa, si mostrano alla rovescia.

Perciò c’è una profonda diversità tra l’esperienza che davanti al Guardiano della Soglia fa l’anima occidentale e l’anima orientale.

• La prima guarda all’infuori e vede muoverle incontro la Bestia come riflesso della sua stessa interiorità, mentre in sé sente agire le forze della distruzione come proiezione interiore della Morte trovata nel regno della materia.

• La seconda esperimenta un processo opposto; rivolge lo sguardo in sé e vi vede la Bestia come riflesso dei demoni arimanici della tentazione, mentre dall’esterno si vede assalita dalle forze distruttive della Morte che lei stessa ha generato.

Queste altissime esperienze spirituali non restano campate in aria, ma calano nella realtà terrestre e la conformano.

 

Ho già avuto occasione di accennare, in un’altra occasione, che la bomba atomica è uno dei sistemi rivelatori del passaggio dell’umanità attraverso la soglia del mondo spirituale. La bomba atomica è affiorata dall’anima occidentale come immagine delle forze distruttrici arimaniche trovate nella materia.

L’anima occidentale partorisce la Morte e l’anima orientale partorisce la Bestialità frenetica.

Un vigoroso disegno di quest’ultimo fatto lo troviamo nei Demoni di Dostoevskij.

 

Non però soltanto la scienza e l’arte del nostro tempo sono l’espressione dell’esperienza dell’anima umana sulla soglia del mondo spirituale, la storia stessa dell’epoca presente, la configurazione politica attuale del mondo, gli antagonismi nazionali sono il riflesso nel piano fisico del grandioso incontro dell’umanità con il Guardiano della Soglia.

 

L’Occidente odia nell’Oriente, e l’Oriente nell’Occidente, la propria immagine

così come la vede davanti al Guardiano della Soglia.

 

L’umanità occidentale, quando guarda verso Oriente, è presa oggi da una specie di timore panico perché da quelle regioni vede avanzare un Mostro terribile, una Bestia orrida ed oscena. Ma che cosa è veramente quella Bestia innominabile? È la stessa anima occidentale che ha rinnegato lo spirito e perciò l’Occidente vede la sua stessa interiorità quando guarda verso Oriente. La Bestia che viene dall’Oriente è stata generata dallo stesso occidentale.

E l’Oriente che cosa vede quando guarda verso Occidente? Vede la marcia inesorabile di colonne sterminate di carri armati, ode il rombo assordante dei motori e dei cingoli, il tuono fragoroso dei cannoni, il sibilo dei razzi, vede il cielo coperto di velivoli carichi di bombe atomiche, vede, in una parola, la Morte. E questa Morte che avanza implacabile da Occidente verso Oriente è stata suscitata dalla stessa anima orientale.

Il popolo russo ha deposto la mummia imbalsamata di Lenin nel Mausoleo della Piazza Rossa per venerarla, ma ecco quel cadavere si è levato, ha riempito della sua statura il cielo d’Occidente e l’Oriente è costretto a rimirarlo di continuo e a fremerne d’orrore. E similmente lo scimmione antropoide, orrido d’impulsi bestiali, ha lasciato le vetrine dei Musei occidentali ed è fuggito in Oriente da dove atterrisce i suoi originari dissotterratori.

La storia del tempo nostro è poderosamente drammatica perché mostra all’umanità il volto che questa ha voluto dare alla sua propria anima.

 

5. La posizione del Centro

Albert Steffen dice che sull’Europa contemporanea si rizzano tre T , cioè tre forche ch’egli chiama Tod, Tyran, Tier, cioè Morte, Tiranno, Bestia: la forca della Morte incombe ad Occidente, la forca della Bestia sorge ad Oriente e la forca del Tiranno è drizzata nel Centro. Quest’ultimo fatto ha bisogno di qualche schiarimento.

I popoli dell’Europa centrale non hanno fatto quella netta distinzione fra mondo interiore e mondo esteriore, che è propria dell’Occidente materialista, il quale dà valore soltanto al mondo dei sensi, e dell’Oriente mistico che vuol vivere chiuso nella sua interiorità.

 

L’uomo del Centro, il Tedesco in particolare,

tende a unificare in una sola realtà il mondo esterno della materia e il mondo interno dello spirito.

Egli cerca di trovare un quid che appartenga tanto all’ordine fisico che a quello metafisico.

Ogni Tedesco, anche se non è un uomo colto, sente spontaneamente, per conformazione della sua natura,

che questo quid è dato dalla necessità con cui avvengono i fenomeni fisici e spirituali.

Egli dice:

▸«Il mondo della materia e il mondo dei pensieri

hanno in comune il fatto che entrambi sono retti da leggi necessitanti e incoercibili.

La forza di gravità domina comunque nel mondo ed io devo piegarmi ad essa se voglio costruire qualcosa che possa sussistere nell’ordine esterno. Nel mondo tutto è retto da leggi, tutto è ferrea necessità e come uomo ragionevole devo inchinarmi dinanzi all’imperativo categorico della realtà. Soltanto un pazzo, che non sapesse di restarne annientato, oserebbe mettersi contro l’ordinamento del mondo.

Similmente, se guardo nella sfera interiore delle idee, m’accorgo che anche qui regna sovrana la necessità. Io non posso pensare arbitrariamente, ma devo ricollegare i pensieri secondo le leggi della logica e conformemente al loro intimo contenuto. Riconosco dunque che l’essenza del mondo, in me e fuori di me, è data dalla incoercibile necessità delle leggi. Chi vuole esistere, deve obbedire».

 

Queste parole esprimono lo stato d’animo fondamentale dell’uomo del Centro. Spiegano perché il Tedesco non senta una costrizione morale nel fatto d’obbedire, di sottomettersi ad un’autorità. Spiegano anche la crudeltà tedesca, che non appare tale all’anima tedesca che la considera nell’ambito della necessità. Nessuno considera crudele la natura, quando un terremoto distrugge una città e miete vittime umane. La forca che si leva nel Centro è dunque quella della tirannia, dell’oppressione spietata e sanguinaria. Le nazioni europee del tempo presente possono testimoniare de visu dell’esistenza incombente delle tre forze nominate da Albert Steffen: Tod, Tyran, Tier. Tre croci erano rizzate sul Colle della Salvazione umana, il Golgota; tre forche si levano oggi nell’Europa devastata dalla guerra e ammoniscono della possibilità della totale distruzione del genere umano.

 

6. La Filosofia della Libertà

L’umanità però, per sua fortuna, possiede oggi un’arma formidabile, un’accetta risplendente per abbattere e distruggere le tre forche demoniache. Quest’arma è La Filosofia della Libertà. L’opera filosofica massima di Rudolf Steiner è divisa in due parti.

La prima parte rappresenta la resurrezione per l’anima occidentale uccisa dal materialismo. Essa ci dice che il mondo non è soltanto uno squallido vibrare di atomi, ma che il suono, il colore, la luce veramente esistono e sono reali ed oggettivi. La realtà risulta come vita e la forca della morte viene abbattuta.

 

• Come oggi esiste una scienza della morte – il cui massimo coronamento è la bomba atomica –

così domani, fondata sulla Filosofia della Libertà,

• esisterà una scienza della vita capace di creare con le forze vitali della natura.

 

La seconda parte della Filosofia della Libertà rappresenta la redenzione dell’anima orientale imbestialita dall’ateismo. Per mezzo suo il contenuto interiore dell’uomo non viene mummificato con simulacri presi a prestito dal mondo dei sensi, ma fecondato mediante l’intuizione morale dal mondo dello spirito. Così la forca della Bestia viene abbattuta e al suo posto compare l’Angelo dalle ali spiegate.

 

Dal complesso dell’opera sorge la Libertà, il viatico per la missione del Centro.

Non schiavo delle necessità naturali è l’uomo nel campo della materia e nel regno interiore dello spirito,

perché può portare nel pensiero l’elemento impersonale del pensiero.

Così diventa un essere creatore egli stesso nello spirito e nella materia.

La necessità è superata, la legge abolita, l’uomo stesso diventa norma delle sue azioni.

La forca della tirannia giace abbattuta al suolo.

 

7. Il triplice impulso del Cristo

La Filosofia della Libertà conduce al Cristo. Essa fa esperimentare ad ogni uomo il senso delle grandi parole di Paolo: «Non io, ma il Cristo in me». Dal cadavere spirituale umano sorge così il Cristo, portatore di vita libera. Un nuovo impulso comincia ad agire nella storia e nasce un’umanità nuova. Il Cristo è il nuovo Adamo.

Dopo il Mistero del Golgota un nuovo impulso agisce pure nella natura.

La vita nel mondo della materia è già vita spirituale, perché nella Terra si è cristallizzata e concentrata la saggezza pensante del Cosmo. Riconoscere tale fatto è compito dell’Occidente. Allora da ogni fenomeno della natura, da ogni esperienza di laboratorio, da ogni conoscenza scientifica l’uomo vedrà venirgli incontro lo Spirito Santo, la lingua di fuoco spirituale che consuma le scorie e i sedimenti del trascendente per rivelare l’eterno, il reale obiettivo.

 

L’Oriente, per opera del terzo impulso cristico, si spoglia dell’impazienza che gli è propria e impara che gli ideali umani non devono essere vestiti con spoglie fisiche, ma devono restare seme per le realizzazioni future. Così l’Oriente procede dal passato all’avvenire. L’uomo diventa il carpentiere cosmico che costruisce la Gerusalemme celeste. Con ciò è avvenuto il ritorno al Padre.

 

Il Cristo risorto, secondo la sua promessa, ha mandato all’umanità lo Spirito Santo e la riconduce all’avvenire.

I tre impulsi del Cristo sono dunque:

1. il nuovo Adamo (l’uomo libero che agisce per grazia e non per legge, spinto unicamente dall’Amore. Questa è la missione del Centro).

2. la lingua di fuoco (la sfera dell’oggettività in cui vive soltanto l’eterno reale nella sua protoforma di vino spirituale e in cui tutti gli uomini s’incontrano e s’intendono, purché la Fede li conduca dall’aspetto effimero vario della realtà a quello unico ed eterno. Questa è la missione dell’Occidente).

3. la Gerusalemme celeste (il Cosmo futuro che ora riposa come Speranza nell’interiorità umana. Questa è la missione dell’Oriente).

 

Rendiamoci conto che con questi pensieri ispiratici dalla Scienza dello Spirito, con il nostro modesto ma sincero lavoro antroposofico, con l’anelito allo spirito che vive nei nostri cuori, noi aiutiamo l’umanità a compiere la sua missione e a cercare e trovare l’unione con il Cristo risorto, cioè con la Libertà, la Verità, l’Avvenire.