Come le massime siano da impiegare / 76-78

O.O. 26 – Massime antroposofiche – 10.08.1924


 

Nelle Massime che vengono inviate dal Goetheanum, si è voluto dare ai soci che vogliono essere attivi

l’incitamento a configurare unitariamente il contenuto dell’agire antroposofico.

• Nell’accostarsi ogni settimana a tali Massime, si troverà che esse offrono una guida

per approfondire l’esistente materiale dei cicli di conferenze, e per esporlo in un certo ordine nelle riunioni di gruppo.

 

Certamente sarebbe più desiderabile che le conferenze settimanalmente tenute a Dornach potessero venir subito diramate in tutte le direzioni ai singoli gruppi. Tuttavia si deve anche considerare quale complicata organizzazione tecnica sarebbe necessaria a questo scopo. Certo, da parte della Presidenza del Goetheanum molto si cerca di fare in questo senso, e molto si farà ancora. Ma bisogna tener conto delle possibilità esistenti. I propositi formulati nel Convegno di Natale verranno tradotti in realtà. Ma ci occorre del tempo.

 

Per il momento si troveranno avvantaggiati quei gruppi i quali hanno dei soci che si recano al Goetheanum, vi ascoltano le conferenze, e ne espongono poi il contenuto nelle riunioni di gruppo. I gruppi dovrebbero riconoscere che il mandare dei soci al Goetheanum è un beneficio. Ma non bisognerebbe dar troppo poco valore al lavoro che è già stato fatto in seno alla Società Antroposofica, e che è contenuto nei cicli di conferenze stampati. Chi studia questi cicli di conferenze, ricordando dai titoli il contenuto dei singoli cicli, e poi si accosta alle Massime, si accorgerà di trovare in diversi punti di tali cicli di conferenze ciò che sviluppa ulteriormente la Massima. Rileggendo e ricollegando ciò che i singoli cicli di conferenze contengono separatamente, si potranno trovare i punti di vista partendo dai quali si potrà parlare intorno alle Massime.

 

Nella Società Antroposofica operiamo da veri dissipatori, se trascuriamo del tutto i cicli di conferenze stampati, e vogliamo ricevere dal Goetheanum solo le conferenze « recentissime ». Si capisce anche facilmente che a poco a poco cesserebbe ogni possibilità di stampare i cicli di conferenze se di questi non venisse fatto largo uso.

 

Occorre anche fare un’altra considerazione.

Il diffondere il contenuto dell’antroposofia richiede in primissima linea coscienziosità e senso di responsabilità.

Ciò che vien detto sul mondo spirituale va esposto in forma tale da non esporre a malintesi

le immagini che si dànno dei fatti e degli esseri spirituali.

 

Chi ascolta una conferenza al Goetheanum può riceverne un’impressione immediata. Nel ridarne il contenuto, questa impressione può riecheggiare in lui, ed egli sarà in grado di formulare le cose in modo che possano essere capite giustamente.

Ma se una seconda e una terza persona comunicheranno a loro volta quelle notizie, andrà sempre più aumentando la possibilità che vi si insinui qualche imprecisione. Su tutte queste cose bisognerebbe riflettere.

 

Va fatta un’altra considerazione che certo è la più importante di tutte.

Non si tratta che il contenuto antroposofico venga ascoltato e letto solo superficialmente,

ma che venga accolto nell’essere vivente dell’anima.

Essenziale è proseguire a pensare e sentire le verità accolte;

a questo appunto vogliono incitare le Massime, rispetto ai già esistenti cicli stampati di conferenze.

 

Se questo punto di vista verrà considerato troppo poco, continuerà a non verificarsi che l’essenza dell’antroposofia riesca a manifestarsi attraverso la Società Antroposofica. Con ragione solo apparente si dice: « A che mi serve apprendere tante notizie intorno ai mondi spirituali, se non posso percepirli io stesso? ». Nel dir così non si considera che la veggenza dei mondi spirituali viene avvantaggiata se, intorno all’elaborazione del contenuto antroposofico, si pensa nel modo qui indicato. Le conferenze al Goetheanum vengono tenute in modo che il loro contenuto possa sempre agire vivamente e liberamente nell’anima degli ascoltatori. E tale è pure il contenuto dei cicli di conferenze.

 

Non è un materiale morto, fatto per la semplice comunicazione esteriore;

è sostanza che, contemplata da diversi punti di vista, stimola la veggenza dei mondi spirituali.

• Non si dovrebbe dire: « Ascolto il contenuto delle conferenze,

ma conquisto la conoscenza dei mondi spirituali mediante la meditazione ».

• Così non si potrà mai progredire nel giusto senso.

 

Le due cose devono agire assieme nell’anima.

Il continuare a pensare e a sentire il contenuto antroposofico è anche un esercizio dell’anima.

• Trattando tale contenuto nel modo detto qui, si impara a penetrare veggentemente nel mondo spirituale.

Purtroppo in seno alla Società Antroposofica non si considera abbastanza che

• l’antroposofia non deve essere grigia teoria, ma vita vera.

 

Vita vera: questo è il suo essere; e se vien ridotta a grigia teoria, allora essa è sovente una teoria non migliore, ma peggiore di altre. Però essa diventa teoria solo quando la si riduce a tale, quando la si uccide.

Viene ancora troppo poco considerato che l’antroposofia è una concezione del mondo, non solo diversa dalle altre, ma tale da dover anche venire accolta diversamente. Si riconosce e si sperimenta il suo essere soltanto in questo diverso modo di accoglierla.

 

Il Goetheanum dovrebbe venir riguardato come il centro necessario del lavoro e dell’agire antroposofico; ma non si dovrebbe trascurare che nei gruppi si valorizzi anche il materiale antroposofico che è stato elaborato. Tutta la Società Antroposofica potrà man mano avere quello che si produce al Goetheanum; potrà averlo in senso pieno e vivo se, partendo dalla vita dei gruppi, un numero quanto maggiore possibile di soci convenga al Goetheanum e, per quanto è possibile, partecipi alla sua viva azione. Questo deve però esser fatto con profondità interiore; non basta la semplice « comunicazione » esteriore di quanto viene settimanalmente esposto. La Presidenza del Goetheanum avrà bisogno di tempo, e avrà bisogno di trovare comprensione nei soci. Allora essa potrà agire nel senso della riunione di Natale.

 

76 — Volendo suscitare una rappresentazione della prima gerarchia (serafini, cherubini, troni), si dovrà cercare di formare immagini in cui lo spirituale (solo soprasensibilmente osservabile) si manifesta attivo nelle forme che appaiono nel mondo dei sensi. Spirituale in raffigurazione percettibile ai sensi deve essere il contenuto dei pensieri sulla prima gerarchia.

77 — Volendo suscitare una rappresentazione della seconda gerarchia (dominazioni, virtù, potestà), si dovrà cercare di formare immagini in cui lo spirituale non si manifesta in forme percettibili ai sensi, ma in modo puramente spirituale. Spirituale in raffigurazione non percettibile ai sensi, ma puramente spirituale, deve essere il contenuto dei pensieri sulla seconda gerarchia.

78 — Volendo suscitare una rappresentazione della terza gerarchia (archai, arcangeli, angeli), si dovrà cercare di formare immagini in cui lo spirituale non si manifesta in forme percettibili ai sensi, ma neanche in modo puramente spirituale, bensì allo stesso modo in cui pensare, sentire e volere si esplicano nell’anima umana. Spirituale in raffigurazione di natura animica deve essere il contenuto dei pensieri sulla terza gerarchia.