05 – Forze periferiche e forze centrali come polarità nella natura


 

Si può sperimentare di persona qualcosa sulla natura dell’eterico se si fa la prova seguente (la scienza conosce questo esperimento come prova di Kohnstamm): stando eretti si sollevi lateralmente il braccio nella posizione orizzontale. Ciò non presenta alcuna difficoltà. Si cerchi ora di fare la stessa cosa appoggiandosi col fianco a una parete, facendo lo sforzo contro di essa nel tentativo di alzare di nuovo il braccio. Si insista per circa 30 secondi cercando di alzare il braccio nell’orizzontale. Ora ci si scosti dalla parete lasciando pendere il braccio. È una sorpresa constatare che questo «da se stesso» si alza eseguendo il movimento che si voleva compiere. Si ha la sensazione che il braccio sia leggero, e sia sollevato in alto da una forza. Questo è l’azione dell’eterico. Attraverso l’esperimento si constata che una forza eleva, innalza e attira verso l’alto il braccio.

 

Tutto il nostro corpo, in quanto organismo vivente, è permeato da questa «forza di leggerezza»; la sperimentiamo nella freschezza al mattino e nella pesantezza quando si è stanchi. Tutte le fluidità del corpo sono sottratte alla pesantezza; soggiacciono ad essa solo nella malattia (gonfiore alle gambe) e nel cadavere.

Una volta sperimentata e constatata la presenza di questa forza anti-gravitaria, la si ritrova ovunque nella natura, in particolare nel mondo vegetale. Quando si pone nella terra un seme e da esso cresce una pianta, un grande girasole, una grossa quercia, quando un piccolo germoglio spunta dal suolo gelato o rompe l’asfalto, in tutto ciò agisce una forza elevatrice, dall’azione risucchiante, che innalza la materia terrestre contro la forza di gravità, è appunto l’eterico.

 

Se si fa cadere un seme di frumento e un granello di sabbia entrambi cadono seguendo la linea di caduta orientata verso il centro di gravità della Terra. Il grano di sabbia soggiace perennemente alla forza di gravità, il seme di frumento germoglia, cresce, forma la spiga portandola in alto. Anche di questa forza antigravitaria si può sperimentare una linea, si tratta della linea di crescita, una linea che segna la direzione secondo cui agisce questa forza, e che rivela un orientamento opposto alla linea di caduta. Essa addita alle altezze, alla periferia, al cielo. Dalla periferia agisce una forza che attrae verso l’alto la spiga di frumento. Osservando tutti i fenomeni legati alla crescita di una spiga di grano si constata che l’acqua e le sostanze nutritizie del terreno sono attratte verso la spiga stessa conformandola dal basso verso l’alto.

 

Nella crescita delle piante agiscono forze di risucchio.

La forza di gravità e quella ad essa contraria agiscono ovunque sulla terra.

Se si rappresenta questo graficamente si ottiene un cerchio con una corona. Le linee di caduta convergono al centro della terra, le linee di crescita irraggiano verso il piano all’infinito (fig. 3).

 

Il punto centrale di gravità è matematicamente calcolabile come potenziale.

Tutte le forze note alla scienza sono forze potenziali.

• Le altre forze, quelle di crescita, che irraggiano verso l’infinito, non sono afferrabili matematicamente.

Certamente è anche questo un motivo per cui la scienza trascura queste forze,

essendo per essa reale solo quanto è calcolabile.

• Le forze connesse al punto si possono chiamare «forze centrali», quelle opposte «forze universali».

Nell’antroposofia si chiamano forze fisiche e forze eteriche.

 

 

Nel mondo sensibile le forze, per noi uomini, sono sempre impercepibili.

Le percepiamo solo attraverso i loro effetti. Ciò vale sia per le forze fisiche che per quelle eteriche. L’uomo moderno sa molto bene di essere attorniato da una gran quantità di forze, ad esempio da vibrazioni elettriche e magnetiche, ma anche dalla forza di gravità entro cui viviamo continuamente. Queste forze diventano percepibili solo quando un’apparecchiatura o un ricevitore, come una radio o un televisore, ne rivelano la manifestazione. Ciò può verificarsi anche con qualcosa di materiale (che mette in evidenza la forza di gravità), oppure con un seme che, essendo ricettivo alle forze eteriche le porta a manifestazione con la crescita.

 

Occorre sempre il corrispettivo ricevitore per captare e rendere manifeste le fonti di emanazione.

Le forze fisiche e eteriche sono forze che si manifestano nello spazio, e perciò si possono caratterizzare come forze spaziali. Come già esposto in precedenza, esse generano lo spazio positivo e negativo, oppure «spazio» e «contro-spazio», che si compenetrano.

C’è però un problema che sinora abbiamo trascurato: come sorge il mondo percepibile ai sensi dalle forze invisibili? La scienza non conosce questo problema, poiché ne ignora i presupposti. Partendo dalle sue premesse potrebbe semmai porsi la seguente domanda: come sorge il mondo percepibile ai sensi da atomi e particelle elementari, da energie e frequenze? La scienza elude però questa domanda.

 

Se le due specie di forze, quelle fisiche e quelle eteriche, sono invisibili, allora occorre una regione, un campo in cui esse possono inserirsi e che le renda percepibili ai sensi. Non deve necessariamente trattarsi di un’altra forza, poiché l’azione di una forza sull’altra rimane altrettanto impercepibile. Siccome le forze centrali e universali sono polarità, si deve rintracciare una essenzialità che faccia da mediatrice, deve trattarsi di qualcosa che possa «offrirsi» ad entrambe le forze e lasciarsi afferrare da entrambe. Cosa può essere questa essenzialità mediana? Se si afferra in modo nuovo l’insegnamento dei quattro elementi: fuoco – aria – acqua – terra si constaterà che rappresentano proprio questa sfera mediana tra le forze universali superiori e quelle centrali inferiori. L’uomo moderno conosce solo di nome i quattro elementi classici, non ne ha però alcuna conoscenza reale.

 

Per gli antichi Greci essi erano la base di una grandiosa e ricca conoscenza del mondo e dell’uomo. Ogni volta che l’uomo indagava la natura e si poneva domande sulle sue caratteristiche basandosi esclusivamente sui propri sensi, senza strumenti, microscopi, reattivi chimici, trovava sempre quattro caratteristiche fondamentali, constatava che tutto era strutturato in modo quadruplice. Oggi ci si deve sforzare per farsi anche solo un’idea della pienezza con cui gli uomini di quel tempo sperimentavano i quattro elementi.

Si potrebbe ad esempio passeggiare in una bella giornata attraverso un paesaggio ancora molto naturale e fermarsi a guardare da un’altura l’ambiente attorno. L’aria avvolge ogni cosa. Tutto è immerso in essa, e noi viviamo alla base di questo oceano d’aria. Laggiù un piccolo lago sfiora l’atmosfera e giace in una piccola conca del paesaggio che sorregge l’acqua con la sua solidità terrena.

 

• Nell’elemento acqua l’uomo antico sperimentava l’azione della Luna;

• nell’aria e in quanto avveniva in essa agiva la forza del Sole che invadeva il mondo;

• nell’elemento fuoco divampava la forza di inizio e fine proveniente da Saturno;

• attraverso l’elemento terra, il più basso e duro, il nostro pianeta formava il centro, il fondamento che tutto sostiene.

 

Non c’era nulla di più profondo della Terra; essa non aveva un centro poiché essa stessa era centro di tutto, anche dell’universo. Non si aveva alcuna idea di «spazio», e quindi anche di centro. Quando qualcosa cadeva sulla terra non era a causa della forza di gravità, che il Greco non conosceva, bensì ogni elemento aveva la tendenza a raggiungere il luogo a lui assegnato nell’ordinamento naturale. L’elemento terra era il più basso, l’elemento fuoco il più alto.

Al di sopra degli elementi c’era, quindi, l’etere.

Ma questo non aveva alcuna relazione con gli elementi, era qualcosa di assolutamente diverso e distinto. A tale ordine verticale si affiancava un ordinamento nell’orizzontale, dove gli elementi erano messi in relazione all’orizzonte e alle quattro direzioni geografiche. Se ne parlerà più dettagliatamente in seguito.

 

Il corpo umano consisteva in una mirabile combinazione dei quattro elementi che si manifestavano nei quattro succhi, o umori: la bile nera (terra), il muco (acqua), il sangue (aria) e la bile gialla (fuoco). La giusta mescolanza di questi (krasis), procurava salute; l’alterazione (dyskrasis) causava malattia.

Ai quattro umori erano connessi i quattro temperamenti: melanconico, flemmatico, sanguinico, collerico. (Per il greco tutta l’odierna biochimica e biofisica sarebbe solo un’eccezionale conoscenza della «bile nera», e non troverebbe per nulla strano che oggi non si abbia un concetto di salute e di malattia!).

 

L’antico insegnamento sugli elementi era pratica ed estesa conoscenza dell’uomo e del mondo basata su una sottile e meticolosa osservazione. Tuttavia, verso la fine del Medioevo, venne abbandonato poiché acquistarono maggiore importanza altri punti di vista. Viene spontaneo chiedersi: gli elementi sono forse scomparsi dal mondo? E forse un’illusione l’intera conoscenza della natura basata su di essi? Esistono gli elementi?

Soltanto la scienza dello spirito antroposofica, apparsa all’inizio del secolo scorso, portò nuove conoscenze che condussero a una visione nuova riguardo all’essenza e all’importanza dei quattro elementi classici.

Rudolf Steiner già all’inizio delle sue indagini scienti fico-spirituali mise in relazione l’insegnamento dei quattro eteri col corso dell’evoluzione.

 

I quattro elementi non sono sostanze,

sono le idee primordiali (archetipiche) connesse con tutto quanto esiste.

 

Non troviamo l’elemento ACQUA come percezione (e ciò vale naturalmente anche per gli altri elementi); esso è piuttosto l’essenzialità che si manifesta nella pioggia, nell’acqua del mare, nel sangue, nel vino ecc. Tutto quanto è fluido è manifestazione dell’elemento acqua.

Gli stati di aggregazione solido, liquido, gassoso (aeriforme) e calorico a noi noti sono designazioni per le percezioni sensoriali a cui gli elementi appartengono come componente concettuale ed essenziale. Considerando le cose in questo modo cogliamo la realtà nella sua interezza.

Quando ad esempio il sangue viene indicato come fluido, allora gli è propria la conoscenza integrativa del fatto che è una manifestazione dell’elemento acqua. Considerando la temperatura del sangue dobbiamo dire che è una manifestazione dell’elemento fuoco.

 

L’uomo consiste dei quattro elementi, come del resto tutte le manifestazioni della natura. Essi sono a fondamento di tutto, benché si manifestino in modi assai diversi. L’elasticità ad esempio è una caratteristica fondamentale dell’elemento aria. L’aria che respiriamo è elastica, ma anche la spiga di grano lo è, come pure lo sono le lancette d’acciaio dell’orologio. Per tale motivo diciamo coerentemente che anche nella spiga e nell’acciaio c’è «aria». In modo analogo c’è «acqua» in un pezzo di piombo, poiché è malleabile. Tutto quanto è malleabile è anche un po’ liquido.

 

Riepilogando possiamo dire: lo sviluppo della scienza nei tempi recenti ha portato alla conoscenza delle sostanze della terra e delle forze fisiche. La scienza dello spirito antroposofica aggiunge a questa la conoscenza dell’etere e dei quattro elementi.

 

Ne risulta un’immagine tripartita del mondo:

due forze polari, quelle universali superiori e quelle fisiche inferiori, e tra esse gli elementi.

 

Rudolf Steiner ha indicato che quando viene individuato il fondamento trinitario in un certo campo della realtà, ci si può dichiarare soddisfatti, poiché si giunge così alla conoscenza di qualcosa di valido e comprensivo. Più di duemila anni sono durati gli sforzi conoscitivi per scoprire il fondamento trinitario del mondo naturale e per afferrarlo in modo scientifico, ossia in forma di pensieri!

Ma che cosa crea il mondo sensibile dalla realtà invisibile degli eteri, elementi e forze fisiche? A questo punto del nostro lavoro non possiamo dare una risposta completa, perché dobbiamo ancora conquistarci alcuni punti di vista. Ciò avverrà nella seconda parte del libro. Si può solo accennare a un aspetto della risposta: tutte le cose naturali rappresentano l’interazione di queste tre regioni.

 

È un fatto inosservato al quale Rudolf Steiner ha accennato nei suoi corsi sulle scienze naturali:

si prenda una pianta, ha un peso, derivato dall’azione delle forze fisiche;

nella crescita il peso è assoggettato a una forza che eleva, è azione dell’eterico;

l’umidità dell’ambiente è determinante per il processo di crescita, è l’influsso degli elementi.

 

Il corpo umano consiste dei quattro elementi, come già sapevano i Greci. Ha un peso rilevabile con la bilancia, ma non è completamente percepibile in modo soggettivo, poiché le forze eteriche lo sollevano in parte. L’interazione delle tre regioni vale anche per il regno minerale. Se ne parlerà in un prossimo capitolo trattando dei principi della natura: Sale, Mercurio, Zolfo.

Il nostro compito consiste nel descrivere singolarmente le forze universali,

le forze fisiche ad esse polari, e il loro interagire con gli elementi.

 

Così come ci sono quattro elementi risulta anche, dalle indagini scientifico-spirituali di Rudolf Steiner, che esistono quattro differenti forze fisiche. Che ci siano quattro tipiche forze fisiche non è noto alla scienza moderna, benché ne conosca tutte le particolarità e le impieghi nella tecnica. Risultano essere forze fisiche fondamentali quando si conoscono i quattro stadi evolutivi cosmici, e le si concepisce come forze terrene contrarie ai quattro eteri. Di questo abbiamo già parlato nel capitolo L’evoluzione della terra e del cosmo, p. 29.

Non si tratta di fare una raccolta delle molteplici indicazioni di Rudolf Steiner sull’eterico, bensì di conseguire una conoscenza, per via di pensiero, sulla natura universale degli eteri, avvalendosi anche delle denominazioni suggerite da Rudolf Steiner stesso; tutto ciò nell’intento di contribuire a un ampliamento delle idee moderne sulle scienze naturali.

 

Un aiuto fondamentale ci viene appunto dalle denominazioni date da Rudolf Steiner agli eteri nell’ordine in cui sono comparsi nell’evoluzione: etere di calore, etere di luce, etere chimico, etere di vita.

Mediante i nomi degli eteri si viene indirizzati al campo in cui è rintracciabile la loro azione. La sequenza mostra le corrispondenze con gli elementi. Siccome le denominazioni delle forze fisiche risulteranno nel corso del presente lavoro, le abbiamo indicate qui di seguito solo schematicamente.

 

 

Ci si presenta ora il compito di conquistarci una rappresentazione soddisfacente di queste idee, e cioè studiare le manifestazioni del mondo per riconoscervi l’estrinsecazione delle rispettive idee (etere, elemento, forza fisica) secondo le loro corrispondenze.

• Gran parte dei fenomeni riguardanti gli elementi ci sono noti dalla scuola e dalla vita. Essendo entità mediane gli elementi sono aperti in due direzioni: verso le forze superiori e verso quelle inferiori. Ciò significa che ciascun elemento ha in sé due opposte caratteristiche che può «offrire» all’una o all’altra forza.

Si può addirittura dedurre dalle caratteristiche dell’elemento il tipo di forza che agisce in esse. Un esempio può meglio chiarire un tale svolgimento fenomenologico.

 

• L’aria è elastica, può dilatarsi e comprimersi.

L’etere di luce, dunque, deve essere una forza che estende, dilata, dirada,

mentre la forza fisica opposta provocherà addensamento e compressione.

 

In un simile procedimento metodico è necessario prima di tutto liberarsi dalle odierne rappresentazioni della fisica che ciascuno porta in sé, per dedicarsi con piena dedizione e senza pregiudizi all’osservazione dei fenomeni. In secondo luogo questo modo di procedere richiede la completa fiducia nel pensare, poiché le contrapposizioni sono un problema di pensiero.

Nella contrapposizione elemento-etere si tratta di un’opposizione tra stato e forza. Gli eteri infatti sono forze, gli elementi stati, caratteristiche. Le forze fisiche sono anch’esse vere forze, contrarie agli eteri. Esse possono essere rintracciate per via di pensiero, quando le si concepisca in contrapposizione agli eteri.