Il compito di Michele nella sfera di Arimane / 106-108

O.O. 26 – Massime antroposofiche – 19.10.1924


 

Se l’uomo volge uno sguardo retrospettivo all’evoluzione dell’umanità e osserva spiritualmente la speciale particolarità che da circa cinque secoli a questa parte la vita dello spirito umano è venuta assumendo già nell’àmbito della coscienza comune, egli deve riconoscere, per lo meno come presentimento, che da cinque secoli l’uomo si trova ad una svolta importante dell’intera evoluzione terrestre dell’umanità.

 

Nell’ultima lettera ho accennato, da un punto di vista, a questa svolta importante.

Si possono osservare i tempi primordiali dell’evoluzione,

e si vede come sia venuta trasformandosi nell’uomo la forza dell’anima

che presentemente è attiva come forza dell’intelligenza.

• Nel campo della coscienza umana appaiono ora pensieri morti, astratti.

Questi pensieri sono vincolati al corpo fisico dell’uomo; l’uomo deve riconoscerli come generati da lui stesso.

 

Nelle epoche primordiali, volgendo il suo sguardo animico nella direzione in cui oggi gli si manifestano i suoi pensieri,

l’uomo vedeva entità divino-spirituali.

A tali entità l’uomo trovava legato tutto il suo essere, fino al corpo fisico;

doveva riconoscere se stesso come la creatura di quelle entità

e riconoscere come loro creatura non soltanto il suo essere, ma anche il suo operare.

 

L’uomo non aveva volontà propria; quello che faceva era manifestazione della volontà divina.

Gradino per gradino, come è stato descritto, si giunge fino alla volontà propria,

il cui inizio risale press’a poco a cinque secoli fa.

• Ma l’ultima tappa si distingue da tutte le precedenti assai più nettamente che non quelle fra di loro.

Passando al corpo fisico, i pensieri perdono la loro vitalità.

Diventano morti; sono formazioni spiritualmente morte.

 

Prima, pure appartenendo agli uomini, erano ancor sempre, al tempo stesso,

organi delle entità divinò-spirituali a cui l’uomo appartiene. Esse, nella sostanza, volevano nell’uomo.

E perciò l’uomo si sentiva, per mezzo loro, vitalmente collegato col mondo spirituale.

Con i pensieri morti egli si sente separato dal mondo spirituale.

Si sente completamente trasferito nel mondo fisico.

Ma con ciò egli è posto nella sfera della spiritualità arimanica.

 

• Questa non esercita un grande potere nelle regioni in cui le entità delle gerarchie superiori tengono l’uomo nella loro sfera, in modo sia da agire esse medesime nell’uomo, come nelle epoche primordiali, sia da agirvi, come più tardi, mediante il loro riflesso compenetrato di anima o di vita. Finché dura questa azione delle entità soprasensibili entro l’agire umano, vale a dire fino circa al secolo quindicesimo, le forze arimaniche hanno soltanto un potere che debolmente risuona in seno all’evoluzione umana.

A questo non contraddice ciò che la concezione persiana del mondo dice dell’azione di Arimane. Questa concezione non parla infatti di un’azione di Arimane nell’àmbito dello sviluppo dell’anima umana, ma in un mondo immediatamente adiacente al mondo dell’anima umana; è vero che le trame di Arimane si riflettono entro il mondo dell’anima umana da un mondo spirituale vicino, ma non vi si intromettono direttamente.

Questa intromissione diretta è divenuta possibile appunto soltanto nell’epoca che iniziò circa cinque secoli or sono.

 

Così l’uomo si trova alla fine di una corrente di evoluzione nella quale la sua entità si è sviluppata da una spiritualità divina che, quanto a sé, va da ultimo a morire nell’astratta intelligenza dell’uomo. L’uomo non è rimasto in quelle sfere, in quella spiritualità divina, da cui trae la sua origine.

• Ciò che iniziò cinque secoli fa per la coscienza dell’uomo era già avvenuto, rispetto ad una sfera più vasta della sua entità complessiva, nell’epoca in cui il mistero del Golgota giunse a manifestazione terrena. Fu allora che, in modo non avvertibile per la coscienza allora esistente nella maggior parte degli uomini, l’evoluzione dell’umanità venne scivolando a poco a poco, da un mondo in cui Arimane ha poco potere, in un mondo in cui il suo potere è grande. Questo scivolare in un altro strato del mondo raggiunge il suo compimento appunto nel secolo quindicesimo.

• L’influsso che Arimane esercita sull’uomo in questo strato del mondo è possibile, e può esercitare la sua azione deleteria, per il fatto che l’azione divina, congenere all’uomo, qui è morta.

 

Ma l’uomo non sarebbe potuto giungere allo sviluppo della sua libera volontà in nessun altro modo

che trasferendosi in una sfera in cui non fossero viventi gli esseri divino-spirituali a lui collegati fin dal primo principio.

• Cosmicamente considerato, nell’essenza di questa evoluzione umana sta il mistero solare.

Con ciò che l’uomo poteva percepire nel sole, fino a quella svolta importante della sua evoluzione,

erano collegate le entità divino-spirituali della sua origine.

Queste si sono staccate dal sole, lasciandovi soltanto la loro parte morta, in modo che l’uomo

non può ormai più accogliere nella sua corporeità, per mezzo del sole, che la forza di pensieri morti.

 

Ma quelle entità hanno inviato il Cristo dal sole sulla terra. E il Cristo, per la salvezza dell’umanità,

ha collegato il suo essere con la morte dell’essenza divino-spirituale nel regno di Arimane.

In tal modo l’umanità ha una doppia possibilità che è la garanzia della sua libertà:

• di rivolgersi al Cristo, ora coscientemente, con l’atteggiamento dello spirito che essa ebbe inconscientemente

nella discesa dalla veggenza dell’esistenza spirituale soprasensibile, fino all’uso dell’intelligenza;

• oppure di voler sentire sé stessa nella separazione da quell’esistenza spirituale,

abbandonandosi con ciò all’orientamento preso dalle potenze arimaniche.

L’umanità si trova in questa condizione dal principio del secolo quindicesimo.

 

Essa venne preparandosi, poiché nell’evoluzione tutto avviene gradualmente, fin dal mistero del Golgota

che, in quanto sommo evento terrestre, è destinato a salvare l’uomo

dalla rovina alla quale è esposto perché deve essere un’entità libera.

 

Si può ora dire: ciò che in questa condizione fu fatto fin qui dall’umanità si compì semi-inconsciamente.

E in questo modo siamo stati condotti al buono che vi è nella concezione naturale vivente in idee astratte,

nonché ad altri altrettanto buoni principii di condotta di vita.

 

Ma ora è passata l’epoca in cui all’uomo è consentito di svolgere la propria esistenza inconsciamente

entro la pericolosa sfera di Arimane.

L’indagatore del mondo spirituale deve oggi rendere avvertita l’umanità del fatto spirituale

che Michele ha preso su di sé la direzione spirituale delle vicende umane.

 

Michele compie quello che deve compiere in modo da non influire sugli uomini;

ma essi, liberamente, possono seguirlo per ritrovare, con la forza del Cristo,

la via per uscire dalla sfera di Arimane nella quale di necessità dovettero entrare.

 

Chi onestamente, dall’essere profondo dell’anima sua, può sentirsi uno con l’antroposofia,

comprende nel giusto modo questo fenomeno di Michele.

E l’antroposofia vorrebbe essere il messaggio di questa missione di Michele.

 

106Michele riascende le vie che l’umanità ha discese sui gradini dell’evoluzione dello spirito fino all’esplicazione dell’intelligenza. Solo che Michele guiderà la volontà a riascendere le vie che la saggezza ha discese fino al suo ultimo gradino, all’intelligenza.

107Il fatto che da questo momento dell’evoluzione del mondo Michele mostri soltanto la sua via, in modo che l’uomo possa percorrerla in libertà, distingue questa epoca di Michele da ogni altra epoca degli arcangeli, nonché da ogni altra precedente di Michele stesso. Quelle epoche agivano nell’uomo; non si limitavano a mostrare la loro azione; e l’uomo non poteva allora essere libero nella propria.

108Il ravvisare ciò è l’attuale compito dell’uomo, affinché con tutta l’anima egli possa trovare nell’epoca di Michele la sua via dello spirito.