Il doppio essere dell’uomo: la forma che si frantuma e la sostanza irradiante

O.O. 134 – Il mondo dei sensi e il mondo dello spirito – 31.12.1911


 

Sommario: Il doppio essere dell’uomo: la forma che si frantuma e la sostanza irradiante. Il mistero del loro inserirsi nel cosmo: la tecnica del karma. L’accendersi dello spirito attraverso la decadenza della materia. Il sangue è un succo peculiare.

 

La cosa più importante nella conferenza di ieri è che da tutte le diverse complicate esposizioni abbiamo ottenuto un’idea di ciò che dobbiamo a tutta prima figurarci quando parliamo di materia, di sostanzialità; e cioè che per materia, per sostanzialità, dobbiamo intendere forme spirituali spezzate, per così dire forme spirituali polverizzate.

 

Appunto nell’insieme di queste conferenze abbiamo dovuto accennare, da questo lato, al fatto più essenziale dell’esistenza materiale perché, come uomini, noi siamo stati intessuti in quest’esistenza materiale; perché, per così dire, la forma spirituale che si frantuma è penetrata in noi e ci riempie, in quanto siamo esseri terreni; in ciò appunto consiste quello che simbolicamente è così ben rappresentato nella cacciata dal paradiso: la compenetrazione dell’uomo con la materia terrestre.

 

Se avete seguito ciò che abbiamo detto ieri, non solo concettualmente, ma partecipandovi un poco con la vita dell’anima, avrete anche acquistata la rappresentazione che nell’uomo abbiamo veramente una specie di essere doppio.

Si pensi ad esempio, lo abbiamo mostrato avant’ieri, come per opera dell’influsso luciferico siano state inserite nell’uomo quelle che possiamo chiamare le nostre percezioni dei sensi, e che abbiamo come esseri terreni. Abbiamo indicato che queste percezioni sensorie terrene non erano state veramente destinate all’uomo fin da principio, ma che gli era stata preordinata una specie di comunione di vita con la volontà operante, e che il modo con cui oggi sentiamo con gli orecchi vediamo con gli occhi, percepiamo con gli altri organi sensori, è già un fatto che in sostanza è avvenuto in seguito all’influsso, luciferico. Inoltre abbiamo accennato che, più verso l’interno dell’uomo, tutto ciò che ci appare nel fisico come secrezioni linfatiche è pure prodotto dallo spostamento delle parti costitutive dell’organismo umano, di cui abbiamo parlato.

 

Finalmente abbiamo da ricondurre tutta l’attività organica normale, tutta la nutrizione e l’elaborazione delle materie nel corpo umano, a una specie di eccedenza dell’attività del corpo astrale sopra l’attività del corpo eterico; eccedenza che è stata pure prodotta dall’influsso di Lucifero.

È qualcosa che abbiamo già visto l’altro ieri.

 

Vale a dire che

• i grossolani processi materiali, i processi di nutrizione, di digestione e così via,

• i processi di secrezione ghiandolare

• e anche quelli di percezione sensoria, quali l’uomo ha oggi,

sono da ricondurre all’influsso di Lucifero.

 

Ieri ci è poi risultato, da un altro lato, che

• anche quella che chiamiamo materia nervosa, sostanza nervosa, è dovuta all’influsso luciferico;

• e così pure la materia muscolare e quella ossea.

 

Consideriamo a tutta prima questo doppio essere umano, e diciamo che

• da un lato ci è risultato che la percezione sensoria, l’attività linfatica e l’intero ricambio organico

sono dovuti all’influsso luciferico,

• e dall’altro lato che è dovuta all’influsso luciferico anche l’esistenza dei nervi, dei muscoli e del sistema osseo.

 

Quali rapporti hanno tra di loro questi due:

• l’uomo dell’attività sensoria, linfatica e nutritiva da un lato,

• e dall’altro l’uomo costituito di nervi, di muscoli e di ossa?

Quale compito cosmico, universale, hanno questi due nel loro accoppiamento entro la natura umana?

 

• Ora sarà facile, riflettendo a ciò anche senza occultismo, giungere alla rappresentazione che

tutto quanto è legato alla nostra attività sensoria e linfatica,

e al nostro sistema digestivo, è in fondo qualcosa

(basta guardarlo anche solo superficialmente)

che una volta svoltosi nell’uomo appartiene veramente all’immediata transitorietà.

È qualcosa che per così dire l’uomo, per sua propria natura, lascia dietro di sé.

• Rendiamoci ben conto che il fatto di svolgere attività organiche non serve all’eterno.

 

Basta guardare a ciò che insegnano la scienza o la vita quotidiana per dire che negli apparati di nutrizione e digestione siamo davvero terribilmente impigliati in questa vita. È una ruota che gira continuamente nello stesso modo. Se non si vuol considerare come un particolare progresso della natura umana il fatto che l’uomo, se ne ha occasione nella vita, possa diventare, nel corso degli anni un perfetto buongustaio per determinati cibi o bevande, mentre prima non lo era, c’è proprio da dire che nel continuo ripetersi di nutrizione, digestione e così via si palesa ben poco progresso; in questo campo tutto si ripete sempre allo stesso modo, e nessuno si sognerà di pensare che noi uomini, in quanto dobbiamo esercitare queste attività, deriviamo da esse un carattere di eternità.

 

Anche la secrezione ghiandolare ha davvero adempiuto il suo cómpito non appena è avvenuta.

Naturalmente per la vita complessiva dell’organismo essa ha un’importanza, ma non ha valore di eternità.

Né lo ha la percezione sensoria come tale, poiché l’impressione dei sensi viene e passa; pensando a come sia impallidito, già dopo pochi giorni, ciò che abbiamo accolto come impressione dei sensi, ed a come in sostanza il ricordo sia radicalmente diverso dalle percezioni dei sensi stessi, si deve dire che le percezioni dei sensi sono sì qualcosa di bello, qualcosa di rallegrante per la vita umana nell’immediata impressione e osservazione, ma che certamente esse non hanno un valore di eternità.

Dove sono infatti i valori che sono sorti per noi dalle impressioni dei sensi che abbiamo forse avuto da bambini o da giovanetti? Dov’è ciò che allora è giunto al nostro occhio, al nostro orecchio? Come sono pallidi i ricordi!

 

• Se riflettiamo che l’uomo, in quanto uomo dei sensi, del sistema ghiandolare e della digestione, per virtù di queste attività non ha nessun valore di eternità, se vi riflettiamo, si potrà facilmente collegare questo pensiero col pensiero generale che abbiamo espresso ieri (e che purtroppo in brevi conferenze può venir solo abbozzato), col pensiero della forma che si infrange.

Mentre la forma, infrangendosi, sprizza in queste attività, fornendo così l’organismo di forma che si spezza, vale a dire di materia, così che ne è prodotta attività sensoria, secrezione ghiandolare, e digestione, ci si mostra pure all’evidenza che abbiamo a che fare in questi casi con forma che si spezza, con forma che va in frantumi, che si disgrega.

 

Non sono che processi speciali di disgregazione della forma

quelli che ci si presentano nell’attività dei sensi, nella secrezione delle ghiandole, e nell’attività digestiva;

sono processi speciali, particolari, di ciò che in generale possiamo denominare

processo di disgregazione della forma, o il suo esplodere nella materia.

 

• La cosa è diversissima quando passiamo

all’attività dei nervi, all’attività dei muscoli, all’esistenza ossea dell’uomo.

Ieri abbiamo potuto indicare che in certo modo,

• nel sistema osseo, sta davanti a noi immaginazione divenuta materiale, immagini divenute materiali;

• nel sistema muscolare, ispirazione divenuta materiale nella mobilità;

• nel sistema nervoso, intuizione divenuta materiale.

 

Ora ci si mostra ( e qui veniamo a un’esposizione più precisa di una cosa che nelle conferenze più generali di scienza dello spirito può essere esposta solo approssimativamente), che quando l’uomo passa per la porta della morte, a poco a poco il suo sistema osseo si disgrega, sia per decomposizione, sia per combustione, o in altro modo.

 

Ma ciò che rimane, quando il sistema osseo si disgrega materialmente, è limmaginazione;

questa non va perduta; rimane nelle sostanze che si attaccano a noi

anche quando siamo passati per le porte della morte ed entriamo nel kamaloka o nel devachan.

 

La figura immaginativa che noi conserviamo, quando viene considerata dal chiaroveggente veramente esperto, non è proprio simile al sistema osseo; quando però il chiaroveggente meno esperto la lascia agire su di sé, essa, perfino esteriormente nella figura immaginativa, presenta qualche somiglianza col sistema osseo umano; di conseguenza, e non senza ragione, la morte viene spesso raffigurata sotto l’immaginazione dello scheletro. Ciò è dovuto a una chiaroveggenza, certamente non disciplinata, ma che in ogni modo non va troppo lontano dal segno.

 

• A questa immaginazione si unisce ora quel che rimane dei muscoli quando materialmente si disgregano,

e cioè ispirazione della quale veramente i muscoli sono soltanto l’espressione,

poiché non sono che ispirazioni compenetrate di materia.

L’ispirazione ci rimane quando siamo passati per le porte della morte. Ciò è molto interessante.

 

• In modo analogo ci rimane l’intuizione come residuo del sistema nervoso

quando, dopo la morte, i nervi stessi vanno incontro al loro processo di decadenza o di distruzione.

Tutti questi sono veri elementi costitutivi del nostro corpo astrale ed eterico.

 

Già sappiamo che non si depone totalmente il corpo eterico; che ne prendiamo con noi un estratto quando siamo passati per la porta della morte. Ma non avviene solo questo; bensì altro ancora.

 

• L’uomo porta continuamente per il mondo il suo sistema nervoso,

ed esso non è altro che intuizione compenetrata di materia.

• Mentre l’uomo porta per il mondo il suo sistema nervoso,

dovunque i nervi compenetrano l’organismo umano si trova continuamente intuizione;

da questa intuizione emana la spiritualità che l’uomo ha sempre intorno a sé come un’aura irradiante.

 

Dunque, non solo è da considerarsi ciò che prendiamo con noi quando passiamo per le porte della morte,

ma a misura che i nervi si disgregano noi irradiamo sempre intuizione.

 

Abbiamo sempre in noi una specie di processo di disgregazione; in certo modo dobbiamo sempre esser creati a nuovo, sebbene nel sistema nervoso si trovi il massimo di durevolezza; avviene sempre un’irradiazione che si può percepire soltanto per mezzo dell’intuizione.

 

Possiamo allora dire che

dall’uomo irradia continuamente sostanza spirituale, sostanza afferrabile intuitivamente,

nella stessa misura in cui il suo sistema nervoso fisico si disgrega.

 

Già da questo si può vedere che,

• mentre l’uomo adopera il suo sistema nervoso fisico e Io consuma, e lo porta a disgregarsi, egli non è davvero privo d’importanza per il mondo. Egli ha una grande importanza, perché quali sostanze afferrabili intuitivamente irradiano da lui, dipende per che cosa egli adopera i suoi nervi.

• E così pure: mentre l’uomo adopera i suoi muscoli, ne irradiano sostanze afferrabili mediante l’ispirazione. Questa irradiazione è tale che popola continuamente il mondo di una quantità di processi di movimento differenziati in modo infinitamente sottile.

Sostanze ispirate vengono irradiate (le parole non sono formate in modo del tutto felice, ma non ne abbiamo altre).

• E dalle ossa dell’uomo fluisce ciò che possiamo chiamare sostanza afferrabile immaginativamente.

 

Testo alternativo generato dal computer: Il sistema osseo I muscoli non è altro che immaginazione divenuta materiale non sono che ispirazioni compenetrate di materia. non è altro che intuizione compenetrata di materia.

 

Questo è particolarmente interessante. Non per dare una supernutrizione di risultati dell’indagine chiaroveggente, ma perché è veramente interessante, voglio dire che,

per causa di questa irradiazione che parte dalle ossa quando si disgregano,

l’uomo in certo modo lascia dietro di sé delle immagini spirituali percepibili mediante l’immaginazione.

 

Dovunque noi siamo stati, restano delle fini ombre, e quando tra poco usciremo da questa sala, su queste sedie rimarranno in certo modo delle fini immagini-ombre, percepibili a una chiaroveggenza acuta; e ben disciplinata, fin tanto che non verranno accolte nel processo generale del mondo; fini ombre di ciascun individuo vengono irradiate dal suo sistema osseo.

A queste immaginazioni è dovuto il senso spiacevole che si ha qualche volta entrando in una stanza che è stata prima occupata da un uomo sgradevole; è dovuto alle immaginazioni che egli ha lasciato dietro di sé. In certo modo ci imbattiamo ancora in lui, in una specie d’immagine-ombra; a questo riguardo, una persona alquanto sensitiva non è da meno di un chiaroveggente, poiché sente disagio per ciò che un altro lascia dietro di sé in una stanza. Il chiaroveggente ha soltanto in più che può percepire in una figura immaginativa ciò che l’altro solamente sente.

 

Che cosa avviene dunque di tutto quello che in tal modo irradiamo?

Riassumendo ciò che così irradiamo, in sostanza abbiamo veramente tutto quel che da noi è stato operato e messo nel mondo poiché, qualunque cosa facciamo e in qualsiasi modo, se facendo una cosa ci moviamo e andiamo in giro, mettiamo in movimento il nostro sistema muscolare e osseo.

Ma anche quando non facciamo altro che giacere e pensare, irradiamo sostanza afferrabile intuitivamente. Insomma, ciò che mettiamo in attività, lo irradiamo continuamente nel mondo.

 

• Se questi processi non avvenissero, della nostra terra, quando fosse arrivata alla mèta della sua evoluzione, non esisterebbe null’altro che materia polverizzata; ed essa, come polvere, trapasserebbe nello spazio cosmico universale.

Ma quello che per mezzo dell’uomo viene salvato dai processi materiali della terra, vive nel cosmo generale, come l’elemento che può nascere per mezzo dell’ispirazione, dell’intuizione e dell’immaginazione.

In questo modo l’uomo fornisce al mondo il materiale di costruzione col quale esso si edifica a nuovo.

Sarà questo che sopravvivrà come elemento spirituale-animico di tutta la terra, quando essa, riguardo alla sua materialità, si disgregherà come un cadavere, così come sopravvive spiritualmente la singola anima umana quando il singolo uomo è passato per la porta della morte.

 

L’uomo reca la sua singola anima attraverso la porta della morte;

la terra trasporta ciò che è nato dalle intuizioni, ispirazioni e immaginazioni degli uomini all’esistenza di Giove.

 

Con ciò abbiamo caratterizzato la grande differenza che esiste

fra l’uno e l’altro di questi due esseri nell’uomo, in quanto egli è un essere doppio.

• Quello che percepisce mediante i sensi, che secerne mediante le ghiandole,

che si nutre e che digerisce, è l’uomo destinato a disgregarsi nel tempo.

Quello invece che viene elaborato perché esistano i sistemi dei nervi, dei muscoli

e delle ossa, viene incorporato alla terra perché essa possa continuare ad esistere.

 

Ora viene però qualcosa che si inserisce come un mistero nel complesso della nostra esistenza, qualcosa che effettivamente, poiché in sostanza è un mistero, non è comprensibile per l’intelletto, ma vuol essere compenetrato e creduto dall’anima, qualcosa che però è vero.

 

Cioè quello che in tal modo l’uomo può irradiare nel suo ambiente, si divide nettamente in due parti:

una parte di ispirazione, intuizione, immaginazione,

della quale si potrebbe dire che l’esistenza cosmica universale ha bisogno, assorbe in sé;

un’altra parte che non viene assorbita, non viene accolta, ma viene respinta.

 

Il cosmo dichiara

• che talune di queste ispirazioni, intuizioni, immaginazioni possono servirgli;

le può assorbire e portare all’esistenza di Giove.

• Altre, invece, non le accoglie, le respinge, e la conseguenza ne è

che queste intuizioni, ispirazioni e immaginazioni, non venendo accolte in nessun luogo, sussistono per sé,

continuano a restare spiritualmente nel cosmo, non possono essere disciolte.

 

Quel che noi irradiamo si scinde dunque in due parti:

• una parte che viene accolta volentieri dal cosmo,

• e una parte che esso respinge, che non accetta, che lascia sussistere com’è.

Queste ultime irradiazioni restano dunque come sono.

 

E quanto tempo rimangono così?

Rimangono così finché non giunge l’uomo stesso ad annullarle

per mezzo di irradiazioni che siano atte a distruggerle.

 

Di regola nessun’altra persona ha la facoltà di distruggere le irradiazioni respinte dal cosmo, se non quella stessa che le ha irradiate. In questo si ha la tecnica del karma, si ha la ragione per cui noi dobbiamo imbatterci di nuovo, nel corso del nostro karma, in tutte le cose che, come immaginazioni, ispirazioni, intuizioni, sono state respinte dal cosmo.

 

Se le dobbiamo annullare noi stessi, è perché il cosmo accoglie soltanto

• ciò che è giusto nei riguardi del pensiero,

bello nei riguardi del sentimento,

• e buono moralmente.

Tutto il resto esso respinge. Questo è il mistero.

 

Quel che è falso nel pensiero, brutto nel sentimento e moralmente cattivo,

se ha da cessar d’esistere, bisogna che l’uomo stesso lo cancelli dall’esistenza

per mezzo di altri corrispondenti pensieri, sentimenti, impulsi volitivi o azioni:

altrimenti seguirà l’uomo fino a tanto ch’egli non l’abbia cancellato.

 

Qui abbiamo il punto dove ci si palesa come non sia vero che il cosmo consista soltanto di leggi naturali neutre,

o si manifesti soltanto per mezzo di leggi neutre.

Il cosmo che ci circonda, che riteniamo di poter afferrare per mezzo dei sensi e per mezzo dell’intelletto,

• ha in sé ben altre forze; è tale che respinge con severità ogni elemento cattivo, brutto, falso,

• mentre è avido di accogliere in sé il buono, il bello, il vero.

Le potenze del cosmo non giudicano soltanto in determinati momenti;

questo loro giudizio è in sostanza qualcosa che attraversa, tutta l’evoluzione della terra.

 

Ora possiamo rispondere alla domanda: «Com’è dunque, in genere,

il rapporto tra l’evoluzione dell’uomo e le entità spirituali superiori? ».

 

Abbiamo veduto che,

da un lato, quello che possiamo chiamare l’uomo sensoriale-linfatico-digerente,

è sorto per opera dell’influsso luciferico.

Anche l’altra parte dell’uomo si può, in certo modo, ascrivere all’influsso luciferico;

• ma mentre la prima è la parte dell’uomo soggetta alla distruzione, totalmente destinata alla temporalità,

• tocca all’altra parte dell’uomo salvare l’umano per la durata, per l’eternità, e portarlo a un’esistenza successiva.

 

Tocca alla parte dell’uomo costituita di nervi, muscoli ed ossa,

trasportare all’esistenza successiva ciò che l’uomo sperimenta sulla terra.

 

Da tutto ciò vediamo che

l’uomo, in sostanza, è precipitato dalla sua altezza spirituale

quando è diventato l’uomo costituito di sensi, ghiandole e sistema digestivo,

• e che a poco a poco egli si sforza di risalire all’esistenza spirituale,

avendo ricevuto come contrappeso tutta la costituzione umana di nervi, muscoli ed ossa.

 

È ora davvero singolare che queste eliminazioni di sostanza intuitiva, ispirativa e immaginativa

possono prodursi solo per il fatto che i processi materiali si dimostrano processi di distruzione.

• Se i nostri nervi, i nostri muscoli, le nostre ossa,

non deperissero continuamente, ma rimanessero ciò che sono,

noi non potremmo eliminare tutto ciò, poiché

soltanto in seguito alla distruzione che si esprime nell’esistenza materiate

avviene, per così dire, la combustione e l’accensione dello spirito.

 

Se dunque i nostri nervi, i nostri muscoli e le nostre ossa

non potessero decadere e poi totalmente disgregarsi nella morte,

noi saremmo condannati ad essere un ente confinato unicamente entro questa vita terrestre,

e non potremmo partecipare all’ulteriore progresso avvenire.

Noi saremmo un presente uniformemente rigido e pietrificato; non un’evoluzione verso l’avvenire.

 

Effettivamente le forze che sono in gioco nell’una e nell’altra parte dell’uomo

sono come due forze che si tengono in equilibrio.

In mezzo a queste due forze, quasi mettendole in rapporto,

sta quella sostanza, quella materialità di cui abbiamo già spesso parlato,

anche partendo dalle rappresentazioni antroposofiche più generali,

e non tanto dal punto di vista dal quale ne parliamo ora;

in mezzo alle due sta dunque il sangue, che anche sotto questo riguardo è un «succo peculiare».

 

Abbiamo visto come tutto ciò che abbiamo imparato a conoscere come sostanza nervosa e altro

sia divenuto qual è, nel suo modo di esercitare l’attività delle forze, per opera dell’influsso luciferico.

Ma nel sangue abbiamo qualcosa

che ha sofferto l’influsso luciferico immediatamente, come materia stessa.

 

Abbiamo infatti già veduto

che il modo in cui agirebbero l’uno nell’altro il corpo fisico, il corpo eterico e il corpo astrale,

sarebbe diverso se non fosse avvenuto l’influsso luciferico;

ma qui, sotto un certo rapporto, abbiamo a che fare con una specie di elementi soprasensibili

che poi, a loro volta, accolgono la materia

e che dunque soltanto per mezzo dell’influsso luciferico operano sulla materia, in modo che essa diventi tale.

 

Sostanze nervose, muscolari e ossee si sono formate

perché i corpi dell’uomo sono connessi irregolarmente;

su queste sostanze, come tali, Lucifero non ha influenza,

perché le sostanze nascono soltanto in seguito al fatto che in certo modo egli ha spostato i corpi.

Dunque, dove egli si è accostato all’uomo, ha prodotto lo spostamento.

 

Ma sul sangue egli ha un influsso diretto, in quanto materia, in quanto sostanza.

• Il sangue è l’unico succo, e perciò è così peculiare, nel quale nella materia, nella sostanza materiale stessa,

si mostra immediatamente che nell’uomo terreno attuale il sangue stesso non è quale era stato preordinato,

se l’influsso luciferico non fosse intervenuto.

Il sangue è divenuto del tutto diverso da ciò che sarebbe dovuto divenire.

 

Anche questo è molto strano, ma è proprio così. Si rammenti ciò che abbiamo detto ieri sul modo in cui in genere si produce la materia. Abbiamo detto: la materia nasce per il fatto che la forma spirituale giunge fino a un certo limite e poi si frantuma, di modo che questa forma polverizzata rappresenta la materia. Questa è la vera e propria materia terrestre. Veramente solo nel minerale essa si presenta immediatamente così, perché le altre sostanze vengono trasformate per il fatto che subiscono altri influssi.

Ma la sostanza sanguigna, come tale, è una sostanza tutta speciale.

 

Originariamente, dunque, la sostanza sanguigna come tale

aveva anch’essa la disposizione a giungere, fino a un certo limite della forma.

Si pensi che vi fossero dei raggi di forma, puramente spirituali, della sostanza sanguigna (a),

e che nel punto b la loro forza fosse esaurita

 

Per sua originaria disposizione

il sangue non avrebbe dovuto frantumarsi in modo da polverizzarsi nello spazio,

ma proprio al limite (b) avrebbe dovuto diventare materiale solo un poco,

poi rimbalzare in se stesso (punti verso l’alto), e ritornare nuovamente e immediatamente nello spirito.

Così sarebbe dovuto diventare il sangue.

 

Per esprimermi all’ingrosso,

il sangue sarebbe dovuto giungere solo fino alla formazione di una sottile pellicola,

fino all’inizio della formazione materiale, in modo da uscire dallo spirito

sempre solo per un diventare materia solo un poco, fino ad essere percepibile,

e poi ritornare nello spirito e venirne nuovamente accolto.

 

Il sangue sarebbe dovuto diventare un continuo fluttuare fuori e ritornare nello spinto.

Questa sarebbe stata la sua disposizione.

Il sangue avrebbe dovuto solo accendersi e risplendere nella materia,

ma avrebbe dovuto veramente essere qualcosa del tutto spirituale.

Così sarebbe avvenuto se gli uomini, al principio della loro evoluzione terrestre,

avessero ricevuto il loro io soltanto dagli spiriti della forma;

in tal caso gli uomini sentirebbero il loro io

per la resistenza prodotta da quel momentaneo accendersi del sangue.

 

Nell’accendersi del sangue l’uomo avrebbe sentito il suo « io sono »,

e questo sarebbe stato l’organo della sua percezione dell’io.

 

• Questa sarebbe stata l’unica percezione sensoria che l’uomo avrebbe avuto;

le altre non sarebbero esistite, se tutto si fosse svolto senza l’influsso luciferico.

Sarebbe stato un convivere con la volontà operante.

• L’unica percezione sensoria che era stata preordinata per l’uomo

era quella di percepire il suo io nell’accendersi della sostanza del sangue

e nell’immediato ritornare di essa nello spirito.

 

Invece di vedere colori, sentire suoni, percepire sapori, come l’uomo fa ora,

egli avrebbe dovuto veramente vivere nella volontà operante,

avrebbe dovuto come nuotare nella volontà operante.

 

L’uomo era stato formato in modo che, dall’universo spirituale

nel quale era posto come semplice immaginazione, ispirazione, intuizione,

avrebbe dovuto guardar giù sulla terra o nell’atmosfera della terra

ad un essere del quale non avrebbe dovuto sentire: «Io sono racchiuso là dentro»,

ma avrebbe dovuto sentire: ▸«Io guardo giù a quell’essere, esso appartiene a me;

là mi risplende incontro, come unico elemento materiale, il sangue spirituale

che diventa materiale, e in quello percepisco il mio io ».

 

• L’unica percezione sensoria che avrebbe dovuto prodursi, sarebbe stata la percezione dell’io,

• e l’unica sostanza nel mondo materiale, che l’uomo avrebbe dovuto avere,

sarebbe stato il sangue nella forma del suo momentaneo accendersi.

• Di modo che l’uomo, se fosse diventato così, se fosse rimasto uomo paradisiaco,

avrebbe dovuto guardar giù dall’universo

a ciò che era destinato a simbolizzarlo su questa terra, e a dargli la coscienza dell’io:

un essere puramente spirituale consistente di immaginazioni, intuizioni, ispirazioni,

nelle quali sorge l’io nel tentativo di accendersi dentro di esse.

 

• In questo accendersi l’uomo avrebbe potuto dire: «Io sono; poiché io produco ciò che di me è laggiù».

È strano, ma va proprio detto che in realtà

l’uomo era destinato a vivere nell’ambiente circostante la terra.

 

Se dunque un uomo (a) vivesse nell’ambiente circostante,

dovrebbe produrre sulla terra stessa la sua immagine riflessa (b),

e solo grazie a questo accendersi dovrebbe rilucergli incontro il suo io;

egli potrebbe allora dire che giù vi è il segno della sua esistenza.

L’uomo non avrebbe dovuto portare con sé la sua persona

costituita di ossa, muscoli, nervi, ghiandole,

pronunciando inoltre continuamente il grottesco giudizi : « Questo sono io ».

Le cose sarebbero però dovute andare diversamente.

 

 

L’uomo avrebbe dovuto vivere nell’ambiente circostante il pianeta terrestre,

e incidere un segno nella terra, per mezzo dell’accesa forma del sangue, e dire:

▸« Qui infiggo il mio palo, il mio sigillo, e il mio segno, che mi fa acquistare la coscienza del mio io,

poiché con quel ch’io sono divenuto attraverso l’esistenza di Saturno, Sole e Luna, io ondeggio fuori nell’universo.

Basta che vi aggiunga l’io; lo percepisco per il fatto che incido il mio segno laggiù,

e posso continuamente leggere ciò ch’io sono nel sangue che si accende ».

 

• Originariamente non saremmo dunque stati destinati, come uomini,

a muoverci entro corpi di carne e di ossa come facciamo ora,

bensì a girare intorno alla terra incidendo su questa i nostri segni,

riconoscendo che quelli siamo noi, che noi siamo un io.

• Chi non tiene conto di ciò non conosce l’essenza dell’uomo.

• Ma Lucifero intervenne e fece sì che l’uomo

non avesse soltanto il suo io come percezione sensoria, ma sentisse come suo io

anche tutto ciò ch’egli aveva già avuto sulla Luna quale corpo astrale: pensare, sentire e volere.

L’io venne mescolato con tutto ciò, e ne derivò la necessità che l’uomo cadesse nella materia.

 

La cacciata dal paradiso è la caduta nella materia.

• Prima di tutto avvenne quel mutamento nel sangue dell’uomo

per il fatto che il sangue non si accese più solo per un momento, per venir subito riaccolto nella spiritualità,

bensì la sostanza del sangue andò effettivamente più oltre

ed acquistò la disposizione a polverizzarsi, come oggi si polverizza.

• Di modo che la sostanza del sangue, che veramente dovrebbe ritornare nello spirito,

mentre sta per diventare materiale, si sparge invece entro il rimanente dell’uomo,

e riempie il rimanente del suo organismo, adattandosi alle forze dell’organismo stesso.

 

A seconda che penetri, diciamo,

• nella preponderanza del corpo fisico sopra il corpo eterico,

• o del corpo eterico sopra il corpo astrale, e così via,

essa diventa sostanza nervosa, muscolare, ecc.

 

Così Lucifero spinse il sangue alla sua grossolana materialità.

• Mentre il sangue era destinato semplicemente a spargersi

e, come materia, a riscomparire immediatamente,

Lucifero fece invece penetrare il sangue nella materialità più grossolana.

• Questa è l’azione immediata che Lucifero compì nella materia:

egli fabbricò il sangue, qual è come materia, mentre nelle altre cose introdusse soltanto del disordine.

Il sangue non esisterebbe affatto qual è, ma esisterebbe solo nella sua spiritualità

che arriverebbe solo fino al limite della materialità, fino allo status nascendi, e poi tornerebbe subito indietro.

 

Il sangue, come sostanza materiale, è creazione luciferica;

in quanto l’uomo ha nel sangue al tempo stesso l’espressione fisica del suo io,

su questa terra egli è legato col suo io alla creazione di Lucifero;

e poiché Arimane si è accostato a sua volta all’uomo per il fatto che Lucifero lo precedette,

possiamo dire che il sangue è ciò che Lucifero ha gettato là affinché Arimane potesse raccoglierlo;

così che entrambi possono ora accostarsi all’uomo.

 

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Dobbiamo ancora meravigliarci che, secondo un sentimento antichissimo, Lucifero-Arimane consideri il sangue come sua proprietà terrena? Dobbiamo meravigliarci che egli faccia scrivere i suoi patti col sangue, che egli tenga a che Faust gli firmi il patto col suo proprio sangue? È appunto ciò che gli compete; tutto il resto contiene, sotto certi riguardi, un elemento divino, e questo dà un senso di disagio; anche l’inchiostro, per Lucifero, è più divino del sangue che è propriamente il suo elemento.

 

Vediamo così come l’uomo abbia in sé queste due « persone »:

• quella dei sensi, delle ghiandole e della digestione,   •  e quella di nervi, muscoli ed ossa;

e vediamo come entrambe, nella loro grossolana materialità,

con la quale vengono riversate le forze corrispondenti di quelle due « persone »,

vengano alimentate da ciò che il sangue è divenuto in virtù dell’influsso luciferico.

 

Può infatti esser riconosciuto facilmente anche dalla scienza esteriore

che l’uomo, in quanto è un essere materiale, è totalmente un prodotto del suo sangue.

 

Tutto ciò che nell’uomo è materia viene alimentato dal sangue, è veramente sangue trasformato;

dal punto di vista della materia, ossa, nervi, muscoli, ghiandole, sono così sangue trasformato.

 

L’uomo è veramente sangue; e in quanto è sangue,

è Lucifero-Arimane stesso che viene continuamente portato in giro da lui.

 

• Solo in quanto l’uomo, dietro a questa materialità, ha ciò che dal sangue viene versato nella materia,

egli appartiene ai mondi spirituali, alla evoluzione progressiva che non rappresenta un elemento rimasto indietro.

Lucifero è penetrato nel mondo per il fatto d’essere rimasto indietro a dati gradini dell’evoluzione,

e così pure Arimane.

 

Se teniamo conto di ciò che abbiamo descritto sin qui, diremo che evidentemente gli uomini, dall’origine dell’evoluzione terrestre, avevano qualcosa di comune. Avevano anzitutto qualcosa di molto comune nel sangue, e cioè il fatto che, se fosse rimasto quale era destinato nell’uomo, il sangue sarebbe rimasto una pura emanazione degli spiriti della forma; nel sangue originario sarebbero vissuti in noi gli spiriti della forma.

 

Questi spiriti, come già sappiamo, non sono altro che i sette Elohim della Bibbia.

Per vederlo basta sfogliare il ciclo di Monaco sulla Genesi.

Se l’uomo avesse conservato ciò che il suo sangue avrebbe dovuto essere originariamente,

sarebbe stato tale da sentire in sé i sette Elohim; vale a dire,

avrebbe sentito il suo io come una settemplice entità,

di cui un elemento sarebbe stato l’arto principale che corrisponde a Jahve o Jehova,

e gli altri sei sarebbero stati anzitutto arti secondari per l’uomo.

 

Tale settemplicità, che l’uomo avrebbe sentito come suo io,

come un immettersi dei sette Elohim o spiriti della forma,

avrebbe dato originariamente all’uomo, se il suo sangue non fosse stato guastato da Lucifero,

ciò che oggi nuovamente con grande fatica ci appropriamo come conoscenza della settemplice natura umana.

 

L’umanità, a cagione del suo sangue guastato,

ha dovuto attendere a conoscere che in fondo una settemplicità opera in lei,

finché in senso inverso, attraverso sufficienti irradiazioni

di sostanza intuitiva, ispirativa ed immaginativa da parte di nervi, muscoli ed ossa,

fosse divenuta matura ad accogliere nuovamente tale settemplice natura umana.

 

Ciò appunto facciamo oggi indicando, da prima in forma astratta,

la natura dell’uomo che agisce nell’io dal corpo fisico e dal corpo eterico,

che agisce dal corpo astrale e da se stessa (Jahve o Jehova),

che agisce dal manas o sé spirituale, dal buhdi o spirito vitale, e dall’atma o uomo-spirito.

 

• Ma l’uomo non sarebbe potuto giungere ad uno speciale oscuramento delle altre sei parti costitutive e ad una speciale chiarezza di una delle parti, dell’io, se nel corso dell’evoluzione del mondo non ne fosse stato dato il relativo comando a Lucifero.

• Il fatto che al principio dell’evoluzione terrena siano state particolarmente oscurate le altre parti costitutive e reso particolarmente chiaro l’io, cioè illuminato da una più chiara egoità, è avvenuto materialmente con l’immergere l’io nella materia densa, affinché potesse meglio giungere alla sua propria coscienza come singolo, come unità; altrimenti, fin dal principio, si sarebbe sentito come una settemplicità.

 

Vediamo così da un lato che l’uomo, se il suo sangue fosse rimasto qual era, sarebbe giunto ad un io che, fin da principio, avrebbe avuto il carattere di essere diviso in sette.

Per il fatto che Lucifero è stato dato come compagno all’uomo, questo ha acquistato il carattere unitario dell’io, è giunto a sentire e a conoscere l’io come il centro del suo essere.

 

Possiamo quindi comprendere che in sostanza,

• dato che gli stessi sette Elohim si sono dovuti da principio manifestare attraverso ogni io umano,

in ciò per cui era stata data la disposizione originaria al sangue,

vi era qualcosa che univa gli uomini, che li metteva in comunione,

qualcosa per cui gli uomini si sarebbero sentiti come un genere umano comune.

 

• Invece in ciò che è stato dato all’uomo da Lucifero sta il fatto

che l’uomo si senta come singolo io, come speciale individualità,

e si stacchi nella sua autonomia dal genere umano universale.

 

Quindi vediamo pure che il processo universale sulla terra si svolge in modo che

• da Lucifero l’uomo viene spinto a diventare sempre più indipendente,

• mentre i sette Elohim lo portano a sentirsi sempre più come parte dell’umanità intera.

 

Domani tratteremo del nesso di questi fatti con la moralità e la vita complessiva dell’umanità nella sua evoluzione.