05 – Il Mistero della morte e il piccolo Guardiano della Soglia

Il Guardiano della Soglia e «La filosofia della libertà» – I


 

Nel ciclo Lo studio dei sintomi storici in cui Rudolf Steiner indica in modo esauriente

la storia della nascita della Filosofia della libertà in occasione della sua seconda edizione,

egli parla anche della vera e propria destinazione delle forze della morte e del male nel cosmo e nell’evoluzione umana.

 

Secondo ciò la destinazione delle prime non è soltanto quella di distruggere le forze vitali nell’uomo,

ma esse servono soprattutto a svilupparle pienamente nell’epoca dell’anima cosciente

e a creare così un fondamento affinché l’uomo a poco a poco

possa accogliere in modo giusto le forze delle sue parti costitutive spirituali

– sé spirituale, spirito vitale e uomo spirito (vedi O.O. 185, 26.10.1918).

• In tal senso il passaggio dall’anima cosciente al sé spirituale,

che deve già essere predisposto nel nostro quinto periodo di civiltà postatlantico, è di decisiva importanza.

 

Ora, secondo Rudolf Steiner, questo passaggio è connesso con la massima drammaticità

che principalmente ha come origine l’esperienza delle forze della morte nel pensare,

il quale poi, su un piano superiore, mediante l’impulso del sé spirituale giunge ad una sorta di resurrezione.

 

Rudolf Steiner nella conferenza del 9 luglio 1918 descrive quindi

che questo passaggio avrà luogo nel sesto periodo di civiltà

e come già oggi si sta preparando, prevalentemente in modo senziente, soprattutto nell’Europa Orientale.

 

L’uomo che nella sua anima cosciente giunge al confine del sé spirituale, lo sperimenterà nel seguente modo:

«Le anime diranno a se stesse: È vero, quando sento giustamente il mio elemento eterno, che passa da vita a vita [l’io superiore], è come se uccidesse il mio sforzo di pensare; il mio pensare viene messo a parte, ma affluisce il pensare divino e si estende sulla tomba dei miei propri pensieri. – Giunge il sé spirituale; l’anima cosciente entra nella tomba e in questo modo affiora il sé spirituale» (0.0. 181).

 

• Una tale esperienza sarà una sorta di morte e resurrezione microcosmica.

Questo sviluppo costituisce in certo qual modo lo sfondo della prima parte della Filosofia della libertà,

dove viene indicata la via in cui l’uomo dal suo pensare morto, legato al corpo, ossia al cervello

può ascendere al pensare superiore o pensare puro, che si sviluppa nell’uomo libero dai sensi.

 

Ciò che è fondato nella prima parte, nel IX capitolo viene riassunto come segue:

• «Fra i gradi della disposizione caratterologica abbiamo indicato come il maggiore quello che agisce come pensare puro … Fra i motivi abbiamo ora indicato come il più alto l’intuizione concettuale. A una più precisa riflessione risulta subito che a questo gradino della moralità impulso e motivo coincidono» (corsivi di Rudolf Steiner).

 

Vale a dire, in questo grado coincidono

• il pensare puro, che assume sempre più un carattere intuitivo,   • e l’intuizione concettuale

e nella loro unità diventano il fondamento per «la capacità di intuizioni morali» (ibidem)

e con ciò anche per la fantasia morale.

• Ciò rende comprensibili le parole con le quali Rudolf Steiner mette in rilievo il rapporto

dei concetti fondamentali della Filosofia della libertà con la sua successiva Antroposofia.

 

• «Là [nella Filosofia della libertà] ho nominato

۰ l’‘io’ Ahamkara,

۰ ‘il pensare superiore’ Manas,

۰ il pensare puro e il Buddhi, per non indicare ancora l’origine, ‘la fantasia morale’.

Sono soltanto altre espressioni per l’unica e stessa cosa» (O.O. 53, 9.2.1905).

 

Con ciò viene indicato il «pensare puro» della Filosofìa della libertà, quale pensare del Manas,

che è in grado di formare il ponte dall’anima cosciente al sé spirituale,

nel quale il pensare puro a poco a poco diventa pensare intuitivo.

 

Nella stessa conferenza possiamo ancora leggere:

«Allora avrete innalzato ad una sfera superiore, al puro mondo dei pensieri ciò che l’uomo con il suo intelletto fa nel quotidiano, questo afferrare intellettuale della diretta realtà temporale e peritura. E potrete sperimentare in voi qualcosa che fa parte dell’eterno, quando vi innalzerete al pensiero puro, quando sarete in grado di astrarvi dai pensieri ricolmi di sensi». E «innalzate i vostri pensieri fino ad afferrare l’eterno, allora vivrete nel Manas».

 

Con ciò abbiamo la testimonianza che l’innalzarsi dell’uomo al pensare puro,

il quale nel grado superiore passa nell’intuizione concettuale,

rende possibile l’accogliere cosciente delle forze del Manas.

• In questo processo viene creato anche il fondamento

per accogliere in sé a poco a poco, attuando la fantasia morale, le forze del Buddhi o spirito vitale

e poi renderle attive nelle proprie libere azioni.

 

Come abbiamo già visto, queste ultime avvengono per «amore dell’oggetto».

E questo amore puro e disinteressato dà la sostanza e il terreno fertile per lo sviluppo delle forze del Buddhi.

Infatti,

il «Buddhi [è] l’abnegazione del Kama» (ibidem) o della facoltà di percezione nell’uomo.

E nel Buddhi «innalzate il vostro sentimento e la vostra percezione fino al carattere dell’eterno»,

vale a dire essi diventano puro amore spirituale.

 

Qui è anche particolarmente notevole in quale stretta relazione Rudolf Steiner

porta l’essere del sé spirituale con l’essere dell’io superiore nell’uomo:

«Nella mia Teosofia ho cercato di tradurre questa espressione [Manas] con ‘sé spirituale’.

È il sé superiore che si stacca da ciò che è limitato solo al mondo terrestre».9

 

La descritta esperienza della morte, collegata al passaggio dal pensare comune al pensare superiore (puro),

al quale è indicata la via nella prima parte della Filosofia della libertà,

con ciò possiede un diretto rapporto con il piccolo Guardiano della Soglia.

Infatti, egli è quell’essere nell’uomo che custodisce sia il Mistero della morte, sia il Mistero della vita eterna.

 

Nel capitolo a lui dedicato nel libro L’iniziazione perciò viene nominato

«l’Angelo della morte» che possiede le chiavi al «regno della morte»

o – ciò che alla luce del Guardiano è la stessa cosa – al «regno della vita eterna».

• Così Rudolf Steiner descrive ancora, come dopo l’incontro con il piccolo Guardiano

l’intero rapporto dell’uomo con la sua morte cambia fondamentalmente.

• Infatti, allora il mondo soprasensibile che gli diventa accessibile dopo la morte,

già durante la vita terrena, è presente nella sua diretta esperienza.

 

Chi si è innalzato al pensare puro, libero dai sensi

ha altrettanto vissuto tale esperienza, anche se soltanto nei primi passi.

• Infatti, solo in questo pensare puro l’uomo è in grado di afferrare le intuizioni concettuali.

• E con esse egli si trova, indipendente dal corpo fisico, già nel puro elemento spirituale,

come è possibile soltanto dopo rincontro con il piccolo Guardiano della Soglia.

Infatti, con il suo pensare intuitivo l’uomo si riallaccia direttamente alla vita spirituale del cosmo.

 

«L’uomo può solo trovare la sua esistenza completa e in sé conchiusa nell’universo,

mediante l’esperienza intuitiva del pensare.

Il pensare distrugge la parvenza della percezione [ancora legata ai sensi corporei]

e inserisce la nostra esistenza individuale nella vita del cosmo».

 

Questa è la somma della prima parte della Filosofia della libertà

tirata nella sua terza parte, nel capitolo «Gli ultimi problemi».

 

Possiamo anche dire che nel cammino verso il sé spirituale,

qui l’uomo nel suo pensare si unisce alla spiritualità del cosmo divenendo così un cittadino universale

come colui che nel cammino di iniziazione ha superato con successo rincontro con il piccolo Guardiano

e da allora deve vivere e agire nel mondo, «abbandonato del tutto … dagli Spiriti di popolo, di stirpe, di razza».

 

A partire da quel momento sono unicamente le intuizioni del suo proprio pensare individuale

a formare il solido fondamento del suo conoscere e del suo operare.

Qui egli rinuncia in libera volontà ad ogni sostegno pervenutogli prima mediante i suoi sensi dall’esterno

e ora si trova nel mondo abbandonato a se stesso.

 

L’esperienza dell’essere abbandonato dalle potenze spirituali che prima lo avevano guidato,

è un altro aspetto dell’esperienza della morte

che deve vivere il discepolo dello Spirito alla Soglia dinanzi al piccolo Guardiano.

E nella Filosofìa della libertà egli trova un solido fondamento e un orientamento interiore

per superare questa prova con la propria forza dell’io, per poi trovare l’ulteriore via verso il mondo spirituale.

 

Rudolf Steiner descrive questa condizione del discepolo dello Spirito, come il trovarsi alla Soglia nell’oscurità completa,

dopo che il Guardiano ha spento tutte le «luci spirituali» che prima rischiaravano il cammino di vita dall’esterno.

E in questa situazione drammatica il Guardiano di fronte al discepolo dello Spirito esprime il decisivo monito:

«Non varcare la mia Soglia  se prima non sei sicuro di potere tu stesso illuminare l’oscurità che ti sta dinanzi;

non muovere un sol passo innanzi, prima di avere acquistato la certezza di avere olio sufficiente per la tua lampada».

 

Questa lampada al di là della Soglia è l’io dell’uomo e l’olio in essa è la forza del pensare intuitivo

che egli ha sviluppato sulla Terra in un’attività puramente spirituale

e ha portato con sé oltre la Soglia, quale nuova sorgente di luce.

Unicamente così egli entra nel mondo spirituale, quale indipendente e libero essere,

che d’ora in poi, anche al di là della Soglia, può agire e operare dalle sue proprie intuizioni morali.

Così la prima parte della Filosofia della libertà diventa per noi un grande Maestro

per penetrare nel Mistero della morte alla luce del piccolo Guardiano della Soglia.

 


 

Note:

9  – La vicinanza di questi due concetti diventa comprensibile nel seguente passo del libro Teosofia, riferendosi Rudolf Steiner in modo esplicito ad essi. «Lo Spirito irraggia nell’io e vive in esso come nel suo ‘involucro’… Lo Spirito costituente un ‘io’ e vivente quale ‘io’ sia nominato ‘sé spirituale’ poiché si manifesta quale ‘io’ o ‘sé’ dell’uomo» (O.O. 9).