Il problema fondamentale micheliano del nostro tempo

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri


 

 …Vogliamo ora accostarci alla questione che tocca appunto il segreto centrale del Convegno di Natale.

Si riferisce al problema già sopra richiamato, che può essere formulato secondo Rudolf Steiner, nel modo seguente:

 

• come trova, non solo l’uomo Parsifal, ma Michele stesso

la via dagli effetti del principio-Artù agli effetti del principio-Gral?54

 

Come trova la via

• dall’amministrazione dell’intelligenza nel cosmo

• alla sua deviazione nei cuori e nelle anime degli uomini?

Questo è l’antico problema di Parsifal in forma rinnovata,

che è divenuto adesso il problema micheliano fondamentale del nostro tempo,

e rimanda al nesso esoterico tra Convegno di Natale e mistero del Gral.

 

•  Due aspetti principali li abbiamo elaborati nel considerare nel V capitolo i ritmi del Convegno di Natale, due corrispondenze: una con il ciclo completo della vita dopo morte dell’anima tra due incarnazioni; l’altra con i sette gradi della via di iniziazione cristiano-rosicruciana, come è descritta nella «Scienza occulta». Ma questi due aspetti indirizzano proprio al mistero del Gral!

Su di questo Rudolf Steiner si espresse nel modo seguente il 7 gennaio 1913:

 

▸«Il mistero del santo Gral può dare all’uomo moderno ciò che lo introduce in una comprensione della vita fra morte e nuova nascita55

E nella «Scienza occulta» egli scrive:

▸«Quella via verso i mondi soprasensibili, di cui abbiamo descritto in questo libro i primi gradini, conduce alla ‘Sapienza del Gral’.»56

 

Così i due aspetti principali dei sette ritmi del Convegno di Natale

si dimostrano come la via che ci conduce alla «Sapienza del Gral».

 

Così lo sviluppo nel mondo, durato ventun’anni, della Società Antroposofica, con il suo apice nel Convegno di Natale,

è pure un’immagine di come il «sapere occulto del Gral» diventa manifesto sotto l’influsso di Michele.

Poiché oggi non è più lo spirito mariano, bensì quello micheliano che appare nella luce splendente dalla sacra coppa.

Ancor più:

• i nuovi misteri micheliani sono, nella loro più profonda essenza esoterica

misteri del Gral, rinnovati dallo spirito del tempo.

 

A queste correlazioni accenna Rudolf Steiner nella sua lettera ai membri sul Mistero di Michele dal titolo «Gnosi e antroposofia» del febbraio 1925. Qui, un mese prima della sua dipartita dalla vita terrena, egli parla per l’ultima volta sul tema del Gral. Egli rappresenta, nel descrivere la storia della nascita della Gnosi, come questa risalga alla terza epoca di cultura postatlantica, cioè all’epoca dell’anima senziente. All’opposto della gnosi essoterica, i cui scritti furono annientati nei primi secoli cristiani, la gnosi esoterica venne coltivata nei «misteri della gnosi», rigorosamente segreti e chiusi al mondo, che si mantennero in tempo cristiano e, in forma trasformata, fino al medioevo. (In questa forma trasformata, Rudolf Steiner li chiama «Misteri divini».)

 

Rudolf Steiner descrive la continuazione della vita di questi misteri nascosti, risalenti al tempo dell’anima senziente, come un profondo segreto dell’evoluzione dell’umanità. Nella suddetta lettera li collega con il sorgere della corrente del Gral,57 ove caratterizza i suoi iniziati come uomini che erano in grado, ancora nella quarta epoca postatlantica di cultura, nell’epoca dell’anima razionale o affettiva, di destare in sé l’anima senziente, cosicché «gli uomini che sperimentavano questo, furono gli stessi che, al compiersi del Mistero del Golgota penetrarono anche di esso il profondo nesso cosmico».58

Cosicché si può dire di questi iniziati, che portavano in sé due anime completamente sviluppate: l’anima senziente e l’anima razionale o affettiva. Vale a dire che mediante quest’ultima erano connessi con la loro epoca storica, mediante la prima con la sapienza cosmica dei «Misteri divini». A questi iniziati che «al compiersi del Mistero del Golgota… scorsero di esso il profondo nesso cosmico» apparteneva Giuseppe di Arimatea, che fu però anche il primo custode del Gral, della sacra coppa che, secondo le parole di Rudolf Steiner «celava il segreto del Golgota».59

 

Quando, nel tempo successivo, non ci furono abbastanza uomini che potessero rivivificare in sé l’anima senziente e in tal maniera accostarsi al contenuto cosmico dei misteri del Gral, il Gral stesso venne ritirato dalla Terra e posto in custodia presso determinati esseri spirituali, che l’avrebbero più tardi nuovamente restituito agli uomini, ma ora non allo scopo di stimolare la conoscenza, bensì per risvegliare sentimenti o esperienze animiche tali da preparare la transizione dall’anima razionale o affettiva all’anima cosciente.

 

Tale transizione venne compiuta esotericamente per mezzo di Parsifal,

colui che aveva sviluppato in sè due anime: l’anima razionale o affettiva e l’anima cosciente.

La prima in corrispondenza all’epoca nella quale aveva da adempiere al suo compito

e la seconda come cenno profetico alla futura evoluzione dell’umanità.

 

Dopo Parsifal, il Gral venne trasferito nel regno del prete Gianni, perchè vi venisse custodito.

Ma non è sulla Terra che possiamo cercare questo regno, bensì nel mondo spirituale.61

Così il Gral venne di nuovo sottratto alla Terra dalle potenze spirituali,

fino al momento in cui i nuovi misteri, nella nuova epoca di Michele, dovevano apparire di nuovo sulla Terra,

quando doveva compiersi la transizione dall’anima cosciente al sè spirituale.62

 

• Questo avvenne con l’iniziazione e attraverso l’attività di Rudolf Steiner:

in lui divenne realtà l’immaginazione micheliana del Gral, che contiene la nuova conoscenza cosmica del Cristo.

• Egli potè aprire la strada alla liberazione dell’intelligenza cosmica divenuta terrestre,

e porre la base per la transizione dall’anima cosciente al sè spirituale,

cosicché possano percorrere quella via tutti gli uomini che accolgono in sè il nuovo cristianesimo micheliano,

quello che si presenta oggi davanti a noi nell’antroposofia.

 

• A questa evoluzione accenna in forma velata Rudolf Steiner alla fine della lettera «Gnosi e antroposofia».

Là ci viene presentata l’immagine del Gral che cela «immagini universali», nelle quali vivono i «segreti del Golgota».63

• Questi segreti della conoscenza cosmica del Cristo, furono presi dalla Terra subito dopo il Mistero del Golgota,

e portati nel mondo spirituale.

• Vennero nuovamente portati in Terra nell’epoca che doveva preparare lo sviluppo dell’anima cosciente,

tuttavia questa volta solo come «contenuto di sentimento».

• E nella nostra epoca, che deve preparare il principio del sè spirituale,

questa conoscenza cosmica del Cristo, che fu custodita nella coppa divina, è nuovamente venuta in Terra.

 

Poiché quel contenuto della coppa,

• che dapprima fu preso dalle forze dell’anima senziente,

• poi dalle forze dell’anima razionale o affettiva,

• che ascende verso l’anima cosciente,

può oggi venir preso dalle forze più pure dell’anima cosciente, che si sviluppa verso il sè spirituale,

▸ «affinchè nella nostra età, nella luce della attività di Michele,

si sviluppi dall’anima cosciente una nuova piena comprensione del Mistero del Golgota.

L’antroposofia aspira a questa nuova comprensione.»

 

Se confrontiamo queste parole con quelle che furono dette il 7 gennaio 1913 a Berlino, allora sta davanti a noi tutta la sequenza degli avvenimenti spirituali:

▸ «Tutto ciò che nel nostro tempo deve contribuire al diffondersi della comprensione dell’impulso del Cristo,

si concentra per l’occidente in quello che si può denominare il mistero del santo Gral63a

 

• Abbiamo così una triplice comparsa dell’impulso del Gral,

in corrispondenza con tre diverse epoche dell’evoluzione del mondo,

che si collega con tre personalità storiche,

• con Giuseppe di Arimatea,            •  con Parsifal              •  e con Rudolf Steiner.64

 

E ora possiamo porre a noi stessi la domanda che deriva direttamente dalle considerazioni precedenti: in che rapporto sta ciò che avvenne occultamente nel Convegno di Natale, con il mistero rinnovato del Gral, quello che oggi deve divenire un genuino mistero di Michele, affinchè Michele stesso possa di nuovo trovare l’intelligenza nei cuori e nelle anime degli uomini?

Questa domanda troverà la sua risposta se ci rendiamo coscienti del fatto che

alla base dei nuovi misteri che presero l’avvio nel Convegno di Natale,

sta quello che è il vero centro del Mistero del Gral.

 

L’immagine rinnovata del santo Gral, così come l’abbiamo descritta sopra,

dovrebbe sorgere nell’uomo stesso dalle profondità dell’esoterismo micheliano,

dovrebbe sorgere dalle profondità della nuova rivelazione dell’Antropos-Sofia, della sapienza umana dello Spirito Santo.

• E in questa nuova immagine del Gral possiamo distinguere chiaramente tre elementi fondamentali formativi.

 

• Il primo è la sostanza d’amore,

che si genera nell’io dell’uomo che assume in sè la libertà la nuova sapienza del mondo e dell’uomo.

• Affinchè tuttavia questa sostanzialità d’amore che ricolma l’io umano, diventi anche sostanza del Cristo,

deve trovare l’accesso alle fonti dell’amore universale, che è venuto in Terra grazie al Mistero del Golgota.

 

Così che possiamo dire:

• solo quell’amore umano che aspira al Mistero del Golgota può unirsi con l’amore universale

che, a partire dagli eventi di Palestina, pari a una possente corrente cosmica, scorre attraverso il nostro mondo.

Perchè «l’evento del Golgota è una azione cosmica libera, che scaturisce dall’amore universale,

e può essere compresa soltanto dall’amore umano».65

 

Dunque, affinchè il nostro amore umano si possa far fecondare dall’amore universale

e possa perciò assumere in sè l’impulso-Cristo,

la sostanza del nuovo Gral deve consistere di amore universale umano.

 

• Il secondo elemento è quello che rende possibile

che l’impulso-Cristo, che opera nella sostanza dell’amore universale umano,

possa essere compreso coscientemente dall’uomo.

A questo scopo l’anima cosciente deve trasformarsi a poco a poco, nel corso del suo sviluppo interiore,

nell’anima immaginativa.

 

Questa può poi dare forma all’amore universale umano che scorre attraverso l’io,

oppure, ciò che è lo stesso, accoglierlo nell’intimo dell’uomo come in una coppa.

Perchè, grazie alla signoria di Michele, nella nostra epoca «a poco a poco,

nella generale coscienza umana intellettuale, penetrerà la forza dell’immaginazione».66

 

Ma queste immaginazioni, in un primo tempo puramente umane, che sorgono attraverso la nuova capacità immaginativa devono, se debbono effettivamente trasformare l’anima cosciente in anime immaginativa, venir portate fuori nel cosmo, per trovare la via verso le immaginazioni dell’universo.

E nelle parole di Rudolf Steiner:

▸ «Quello che l’uomo sperimenta della forza dell’immaginazione cosciente diviene al tempo stesso contenuto del mondo. La possibilità che ciò avvenga è un risultato del Mistero del Golgota. La forza del Cristo imprime nel cosmo l’immaginazione umana.»67

 

Così le immaginazioni dell’uomo restano collegate con le immaginazioni universali; e da queste immaginazioni universali umane l’uomo può ricavare nella sua anima la forma per la corrente dell’amore universale che scorre attraverso il suo io. Ma questo amore universale umano che cela in sè la sostanza-Cristo, può venir serbato nell’anima, come in una coppa, e perciò venir afferrato dalla coscienza, cosicché l’uomo sia capace di viverlo come un sole spirituale nella sua interiorità.

Questa sarà la esperienza fondamentale della nuova epoca di Michele:

▸ «l’elemento solare che per lunghe epoche l’uomo ricevette in sè soltanto dal cosmo, risplenderà nell’interiorità dell’anima. L’uomo imparerà a parlare di un “sole interiore”. Per questo, nella sua esistenza fra nascita e morte, egli non sentirà meno di essere un’entità terrestre, ma riconoscerà il proprio essere vivente sulla terra come guidato dal sole.»66

 

A questo punto tocchiamo il profondo segreto del tempo presente:

la possibilità di un incontro con il Cristo eterico nel mondo spirituale confinante con la Terra.

 

• Questa esperienza cosciente nell’anima umana dell’impulso-Cristo,

che vive nella sostanza dell’amore universale umano

e che sarà accolto nella forma dell’immaginazione universale umana, come in una coppa,

questa esperienza sarà in grado di spiritualizzare nuovamente l’intelligenza di Michele,

che una volta era stata celeste, e poi era decaduta in balia delle forze terrestri.

 

Ma poi i pensieri umani terreni possono trovare la via verso i pensieri universali del cosmo,

verso l’intelligenza cosmica, che l’uomo riesce a sperimentare nel suo cuore come un nuovo organo di conoscenza.

Perchè Michele

▸«libera i pensieri dal dominio della testa; apre loro le vie del cuore; proscioglie dall’anima l’entusiasmo,

in modo che l’uomo possa dedicare la propria anima a ciò che può venir sperimentato nella luce del pensiero».69

 

• Questa «luce del pensiero» che consiste dei più puri pensieri universali umani,

produce quei raggi luminosi della coppa divina,

quella luce celestiale dell’intelligenza redenta, che quale splendore del Sole spirituale

si può congiungere ormai con la sostanza spirituale d’amore

custodita nella figura immaginativa della coppa, in un tutto unitario.

 

Quando a questa guisa nell’intimo dell’anima umana si congiungono

• amore umano con amore universale,

• immaginazione umana con immaginazione universale,

• pensieri umani con pensieri universali,

allora ci sta davanti il santo Gral, la cui sostanza è amore universale umano,

la cui forma è immaginazione universale umana,

e che irraggia luce di pensiero che consiste di intelligenza universale umana e di pensieri universali umani.

 

• Questo è il Gral micheliano che è disceso in Terra al Convegno di Natale 1923/24

e che fu immerso quale «formazione immaginativa dodecaedrica di amore» nei cuori e nelle anime degli uomini,

▸ «… la quale

• ha la sua sostanza fatta di amore universale umano,

• di immaginazione universale umana la sua plasmabilità e la sua forma,

• e di pensieri universali umani quella luce splendente,

che può riflettersi incontro a noi in ogni attimo, quando ce ne ricordiamo, come luminosità calda,

ma stimolante la nostra azione, il nostro pensiero, il nostro sentimento, la nostra volontà.»70

 

Questa luce che ci scorre incontro

è quella intelligenza splendente e spiritualizzata nella quale può dimorare lo Spirito,

il nuovo spirito micheliano che poi appare nella «luce di pensiero»

che esce dalla «formazione immaginativa dodecaedrica di amore» che sta nella nostra anima,

così come anticamente lo Spirito è apparso nella figura della bianca colomba, nella luce splendente della santa coppa.

 

Di questo evento profondamente significativo parla Rudolf Steiner nel concludere il più importante incontro del Convegno di Natale, in cui ebbe luogo il mistero della posa della pietra fondamentale della Società Antroposofica nei cuori e nelle anime degli uomini. Le parole di Rudolf Steiner suonano così:

▸ «E uditelo, miei cari amici, risuonare nei vostri cuori! Allora fonderete qui una vera unione di uomini per Antroposofia, e porterete fuori nel mondo lo Spirito che domina qui in splendente luce di pensiero attorno alla pietra dodecaedrica di amore, lo porterete là dove esso deve risplendere e riscaldare, per il progresso dell’anima umana e per il progresso del mondo.»71

 

Così la pietra fondamentale del Convegno di Natale, che nella figura di una «pietra dodecaedrica di amore» venne calata il 25 dicembre 1923 nei cuori e nelle anime degli uomini, nel terreno cioè dell’anima cosciente, si dimostra a noi, secondo la sua essenza nascosta, come la vera espressione dell’essere esoterico del Gral, rinnovato nell’attuale epoca di Michele.72

Con ciò il Convegno di Natale diventa per noi, ma in maniera molto particolare, un evento del Gral, un evento che non è soggetto al tempo, bensì all’eternità.

Perchè oggi l’esperienza del Gral può essere vissuta da ogni anima che, per libera volontà e in devozione all’antroposofia, cali nel suo cuore questa pietra fondamentale; essa potrà quindi entrare a far parte della cerchia dei cavalieri micheliani del Gral, della comunità dei moderni guardiani della santa coppa, della santa pietra.73

 

Smisurati orizzonti ci apre la conoscenza dell’essenza del Convegno di Natale

che, considerato storicamente, è il più grande avvenimento spirituale

che abbia avuto luogo sul piano fisico nel secolo XX.

 

Ma dalle indicazioni all’essenza esoterica del Convegno di Natale che abbiamo considerato in questo capitolo,

possiamo anche vedere che in esso si è compiuto l’inizio del cammino

che può ricongiungere l’intelligenza umana con quella cosmica.

Con questo è stato fatto il primo passo

verso la liberazione dell’intelligenza sfuggita a Michele,

dal legame con l’elemento arimanico.

 

Tuttavia questo inizio fu anche una provocazione per Arimane,

sicché da quel momento la lotta per l’intelligenza micheliana nell’umanità è divenuta più accanita,

per entrare alla fine del secolo, nella fase decisiva:

▸ «Ma appunto di questo tempo (della fine del secolo) gli spiriti arimanici vorrebbero con tutta forza valersi del fatto che gli uomini sono intimiditi dall’intelligenza che li ha assaliti, perchè sono così incredibilmente intelligenti. Oggi si ha paura di incontrare una persona intelligente, ma quella paura bisogna averla sempre, perchè intelligenti sono quasi tutti, e non si sfugge alla paura dell’intelligenza umana. Quell’intelligenza che viene così coltivata è adoperata da Arimane. Se poi i corpi si prestano particolarmente ad un offuscamento della coscienza, accade che Arimane stesso si incorpori in una figura umana.»74

 

Dobbiamo inoltre fare i conti con il fatto

che, accanto alla corrente del Gral, che è presente nell’umanità a partire dal Convegno di Natale,

compaia anche la corrente di Klingsor.

 

In Klingsor abbiamo, non una incarnazione,

ma una incorporazione di Arimane nell’anima razionale o affettiva, avvenuta nel IX secolo.

Per questa ragione le conseguenze di questa incorporazione non potevano ancora ripercuotersi in un grande disturbo dell’evoluzione generale, perchè allora l’uomo si avvicinava soltanto al tempo dell’intelligenza individuale, la cui padronanza sarebbe stata possibile solo nell’anima cosciente.

Nel nostro tempo invece, se Arimane si incorporasse nell’anima cosciente, potrebbe risultarne per lui la possibilità di disputare, per la prima volta, a Michele la sua intelligenza nelle anime umane.

 

Rudolf Steiner caratterizza questo modo di procedere di Arimane come

«odio freddo»75 verso tutto quanto si sviluppa nell’uomo in senso spirituale puro derivato dalla libertà individuale.

E questa minaccia noi la viviamo oggi in misura sempre maggiore.

 

Questi «eredi spirituali di Klingsor» escono oggi spesso quasi allo scoperto, con la premura di fomentare nell’umanità le condizioni favorevoli alla incorporazione di Arimane, in un numero possibilmente alto di anime umane. Alla fine del secolo essi vogliono infatti fare il tentativo di impedire ciò che, secondo il volere delle potenze spirituali che servono l’impulso-Cristo, deve avvenire come punto culminante dello sviluppo antroposofico e con ciò preparare l’incarnazione di Arimane all’inizio del prossimo millennio…753

La serietà della situazione dovrebbe oggi essere riconosciuta quanto più chiaramente possibile, da ogni antroposofo, ma parimenti il fatto che in questo duro combattimento – che sarà quello di Michele con il drago, cui accennano molte saghe e leggende – una grande importanza spetti all’azione terrena comune dei platonici e degli aristotelici alla fine del secolo XX. Perchè per la loro azione, gli impulsi e gli scopi del Convegno di Natale, questo vero evento del Gral, devono trovare la loro piena realizzazione nel mondo.76

 

▸ «Quegli uomini che oggi (1924) accolgono sinceramente l’antroposofia, preparano la loro anima a ricomparire nuovamente in Terra alla fine del XX secolo, dopo un accorciamento quanto maggiore della vita fra morte e nuova nascita, per trovarsi riuniti con quei maestri di Chartres che sono rimasti (nel mondo spirituale)…

Il movimento antroposofico è essenzialmente destinato a continuare ad agire, e a ricomparire sulla Terra alla fine del XX secolo, non solo nelle sue anime più importanti, ma in quasi tutte le sue anime, laddove deve venir dato il grande impulso verso lo spirito e per la vita spirituale sulla Terra, perchè altrimenti la civiltà terrena entrerebbe definitivamente nella sua decadenza, i cui caratteri già oggi essa mostra tanto incisivamente».77

 

Rudolf Steiner prosegue chiamando, nel senso indicato, la fine del nostro secolo una «grande epoca»:

▸ «Ecco quello di cui, partendo da tali sostrati, vorrei proprio accendere il fuoco nei vostri cuori, miei cari amici, per quel tanto che ci occorre per rendere già adesso così forte la vita spirituale entro il movimento antroposofico, tanto che noi possiamo apparire preparati nella giusta maniera, quando quella grande epoca, per dare inizio alla quale agiremo di nuovo sulla Terra, dopo una vita soprasensibile accorciata, quando ci sarà quella grande epoca nella quale, per la salvazione della Terra, si dovrà poter contare assolutamente, nei suoi membri più importanti, su ciò di cui sono capaci gli antroposofi.»

 

In queste parole commoventi per l’anima, possiamo noi, gli antroposofi della fine del secolo, riconoscere un appello del cosmo spirituale, il cui principio, come Rudolf Steiner attestò più volte, fu dato con il Convegno di Natale, e dal quale siamo invitati ad accogliere, in tutta modestia, ma con la piena consapevolezza degli scopi che ci sono proposti, il fatto che la direzione dell’umanità conta su di noi, e noi dobbiamo dimostrarci degni di tale fiducia.

 

▸ «Il vero antroposofo deve essere conscio

che oggi si tratta di guardare alla lotta fra Arimane e Michele, partecipandovi e cooperandovi».78

 

E Rudolf Steiner prosegue parlando dei compiti degli antroposofi in vista della fine del secolo, quando culminerà anche l’evoluzione antroposofica nel mondo, nella lotta comune alle due correnti spirituali riunite in Terra.

▸ «Per allora (alla fine del secolo) sarà preparato dalla spiritualità antroposofica ciò che dalla comunità di quelle anime (dei platonici e degli aristotelici) dovrà venir attuato come piena manifestazione di quello che fu soprasensibilmente preparato dalle correnti delle quali abbiamo parlato… L’antroposofo… dovrebbe rendersi conto di come egli sia chiamato a preparare fin d’ora la spiritualità che sempre più dovrà diffondersi fino al momento culminante in cui i veri antroposofi saranno di nuovo presenti alla fine del secolo XX, insieme alle altre anime (i platonici).»

▸ Questa riunione sarà necessaria «affinchè, in quel momento culminante, il movimento antroposofico raggiunga la sua massima diffusione possibile»79; «per portare poi al culmine, alla piena espressione quello che essi (gli antroposofi) possono fare adesso al servizio antroposofico della signoria di Michele (alla svolta fra il XX e il XXI secolo), per portare alla sua pienezza quello che l’antroposofia vuole,»80 «per continuare il movimento antroposofico con una forza molto più spirituale».81

▸ «Perchè quello… che oggi guarda dentro come da dei finestrini, deve in futuro unificarsi mediante il collegamento tra i dirigenti la scuola di Chartres e i dirigenti della Scolastica, quando sopraverrà alla fine del secolo XX quel rinnovamento spirituale che conduce anche l’intellettualità in alto, nella spiritualità.»82

 

Con queste parole Rudolf Steiner indica in tutta chiarezza, come il necessario culmine dell’evoluzione antroposofica alla fine del secolo, dipenda direttamente dalla collaborazione tra i rappresentanti delle due correnti sopra nominate.

Perciò gli aristotelici che ritornano in Terra, e i platonici, devono ora cominciare a operare insieme.

 

Gli aristotelici sono quelle anime che, al principio del nostro secolo, erano interessate a fare il primo passo verso la spiritualizzazione dell’intelligenza umana, che aprirono allora la strada che conduce dall’elemento terrestre a quello cosmico, e che oggi devono proseguire ancor più intensamente questo lavoro.

E i platonici, in conformità all’accordo celeste stipulato nel XIII secolo, devono anch’essi venire in Terra, portando seco la loro ricca esperienza sugli antichi misteri, la quale sarà però congiunta profondamente nelle loro anime con l’impulso cristico, e assolutamente permeate dalla sperimentazione della intelligenza cosmica di Michele, cosicché essi, insieme agli aristotelici, e sulla base di quanto questi hanno raggiunto, siano capaci di lavorare alla definitiva spiritualizzazione dell’intelligenza umana e alla fondazione della nuova cultura micheliana «affinchè l’intelligenza cosmica sfuggita a buon diritto, secondo l’ordinamento del mondo, a Michele nell’VIII secolo, possa essere (da lui) ritrovata entro l’umanità terrena.»83

 

Quanto al Convegno di Natale, lo possiamo intendere anche nel senso che esso è una conferma della riunione degli aristotelici e dei platonici, mediante la quale venne creata una solida base per il loro comune lavoro nei successivi decenni e specialmente a partire dall’anno 1990.84

Ma questo lavoro comune sarà possibile solo attraverso la realizzazione entro la Società Antroposofica della festività della Pentecoste, festa universale della conoscenza e della unione di uomini che aspirano alla spiritualità.

Fondamento di tale unione sarà il riconoscimento del loro karma comune, dal quale risulterà il loro impegno comune entro l’umanità, la cui realizzazione deve condurre al risultato che il centro dei nuovi misteri, fondato come punto centrale del movimento antroposofico da più di mezzo secolo, venga ora perfezionato!

 

Su questo perfezionamento Rudolf Steiner si espresse nel seguente modo:

▸ «Da questo accordo (tra platonici e aristotelici) deve risultare nel movimento antroposofico qualcosa che trovi il suo perfezionamento prima dello spirare di questo secolo.»85

▸ «Affinchè sotto la guida di questi due tipi di entità spirituali (le guide della scuola di Chartres e le guide dei scolastici) sia dato l’ultimo… impulso consacrato per l’ulteriore sviluppo della vita spirituale sulla Terra.»86

 

Ma al nesso tra Convegno di Natale e punto culminante dell’evoluzione antroposofica alla fine del nostro secolo, accenna anche il fatto che Rudolf Steiner potè parlare apertamente dei segreti dei destini celesti e terrestri degli aristotelici e dei platonici nel passato, presente e futuro, così come della loro unione sulla Terra a partire dal nostro tempo, conforme al loro accordo soprasensibile, soltanto dopo il Convegno di Natale, «quando dovettero tacere quei dèmoni (gli avversari di Michele) che non lasciarono prima che le cose si esprimessero».87

 

É così divenuto accessibile dagli antroposofi, grazie al Convegno di Natale,

il più importante segreto del futuro sviluppo del movimento antroposofico.

Vale a dire che

 

il Convegno di Natale ci indica

che quel seme che durante il Convegno di Natale fu posto nelle anime,

nella luce dell’impulso di Michele,

si innalzerà nel mondo alla fine del secolo

ad un punto culminante dell’evoluzione antroposofica,

e come tale dovrà portare frutti.

 

Ciò troverà la sua espressione nel compimento dei nuovi misteri, che già vigono sulla Terra. Ma l’essenza di questi misteri è «assolutamente in armonia con la piena intelligenza umana, con la chiara, luminosa intelligenza».88

 

Confrontiamo ora questa caratteristica dei nuovi misteri con le parole di Rudolf Steiner sulla nuova scienza del Gral, nell’ultimo capitolo della «Scienza occulta», vedremo allora quale logicità e coerenza domina in tutto lo sviluppo del movimento antroposofico:

▸ «Quella via verso i mondi soprasensibili, di cui abbiamo descritto in questo libro i primi gradini, conduce alla “Sapienza del Gral”. Tale conoscenza ha la peculiarità, che i fatti a cui allude possono essere investigati soltanto dopo l’acquisto dei mezzi necessari, quali sono indicati in questo libro. Quando però i fatti sono stati investigati, essi possono esser compresi appunto per mezzo delle forze animiche sviluppatesi nel quinto periodo.»89

 

Vale a dire che sono comprensibili con l’aiuto di quell’intelligenza individuale che deve venir spiritualizzata nei nuovi misteri, che deve diventare un’intelligenza spiritualizzata «limpida, piena di chiara luce intelligente», capace di essere nuovamente la portatrice dell’impulso cosmico di Michele. Perchè solo nella «luce di pensiero» di questo impulso può avvenire l’unione delle due correnti.

Rudolf Steiner parlò nelle sue conferenze sul karma di questa unione come di una «profezia di Michele»,90 il cui avveramento sarà di importanza decisiva nel grande combattimento di Michele con il drago.

 

▸ «Deve esser decisivo quello che i cuori umani faranno di questa faccenda mondiale di Michele nel corso del XX secolo, nel corso del quale quando sarà spirato il primo secolo dopo il Kali-Yuga, l’umanità si troverà o alla tomba di ogni civiltà o al principio di quell’età, nella quale nelle anime degli uomini che congiungono nei loro cuori l’intelligenza con la spiritualità, il combattimento di Michele verrà deciso in favore dell’impulso di Michele.»91

▸ «Perchè oggi l’umanità sta davanti a una grande eventualità: o veder precipitare nell’abisso tutta la civiltà, oppure innalzare la civiltà stessa mediante la spiritualità e portarla avanti nel senso di quell’impulso di Michele che sta al cospetto dell’impulso-Cristo.»92

 

Ma la spiritualizzazione della civiltà nel senso dell’«impulso di Michele che sta al cospetto dell’impulso-Cristo» può avvenire soltanto se, secondo le parole di Rudolf Steiner, si trovino abbastanza anime sulla Terra che accolgano questo impulso di Michele, operante nella «luce del pensiero» che accolgano questo pensiero di Michele, e lo «custodiscano fedelmente nel cuore con amore interiore», affinchè da tale cuore devoto a Michele si riversi nel mondo e compenetri, vivifichi, spiritualizzi il lavoro antroposofico.

Così risuona dal mondo spirituale l’appello attraverso il XX secolo, rivolto alla volontà degli antroposofi:

 

▸ «Accogli in te il pensiero di Michele che vince le potenze arimaniche,

quel pensiero che ti dà la forza di acquistare qui sulla Terra la conoscenza spirituale,

affinchè tu possa vincere le potenze di morte.»93

 

Perchè oggi l’impegno più importante di ogni antroposofo

è quello di assumere il «pensiero micheliano» che ci sta davanti in piena sincerità dal Convegno di Natale in poi,

che si è rivelato

• nei ritmi universali umani della meditazione della pietra fondamentale,

• nelle conferenze sul karma,

• nelle lettere su Michele,

e che trovò la sua somma incorporazione

nella prima classe della Libera Università per la scienza dello spirito;

ma non solo di accogliere questo pensiero di Michele nel proprio cuore e nella propria anima,

bensì di renderlo operante nell’azione, affinchè diventi esoterico.

Da ciò dipende il destino dei nuovi misteri, ciò che significa, il destino di tutta la cultura umana.

 

A tanto sono chiamati tutti gli antroposofi, ai quali spetterà un ruolo molto importante negli eventi decisivi della fine del secolo, ove essi dovrebbero riconoscere in se stessi i rappresentanti degli aristotelici che ritornano in Terra, oppure dei platonici che discendono insieme a quelli: a loro spetta oggi di operare insieme sulla Terra, nello spirito dell’impulso fondamentale del nostro tempo, nello spirito dell’impulso di Cristo-Michele, di operare nella rimembranza del comune passato cosmico, del comune karma soprasensibile micheliano, il cui segreto è indissolubilmente legato con l’essenza spirituale del Convegno di Natale, attraverso il quale solamente può diventare una forza cosciente delle nostre anime.

 

Che noi si possa vivificare in noi il «pensiero di Michele», che esso possa divenire in noi Parola risuonante universale, che si riversa dal vestito raggiante di Michele, quel vestito nel quale egli, quale grande guida dei nuovi misteri, si presenta a noi, e chiama noi che vogliamo porre nel nostro cuore la pietra dodecaedrica di amore, ci chiama con il «saggio cenno» del suo gesto, a sperimentare nuovamente la festività di Pentecoste come annuncio universale antroposofico; annuncio che ci invita ad accogliere nelle nostre anime la «Parola di amore» affinchè la «santa volontà universale» nella quale vive la volontà del Cristo eterico, venga realizzata sulla Terra.

Questo è quel punto culminante dell’antroposofia, che deve giungere alla fine di questo secolo, come giorno universale di Pentecoste, come la festività dello Spirito Santo, dello Spirito che è così profondamente collegato con la rivelazione dei segreti del Gral micheliano e la cui immaginazione vuole oggi diventare realtà nelle anime degli uomini.

 

Noi siamo chiamati a cooperare al raggiungimento di questo punto culminante, nella certezza che con ciò siano realizzate le intenzioni di Cristo-Michele.

La rivelazione di Michele che, alla vigilia di S. Michele 1924, risuonò per bocca del suo massimo discepolo terreno, Rudolf Steiner, dalla sfera eterica trasformata dalla Terra, nella quale nel XX secolo agisce il Cristo eterico, può essere il precetto e il viatico che risveglino vigilanza e responsabilità.

 

▸ «Dalle mie parole possa trasmettersi alle vostre anime il desiderio che possiate accogliere questi pensieri micheliani nel senso come li può sentire un cuore fedele a Michele, quando egli appare rivestito della sua veste raggiante di luce solare, ad additare e far presagire quanto deve accadere, affinchè la veste di Michele, veste di luce, possa trasformarsi nell’onda di parole che siano degne del Cristo, che sono parole universali, capaci di trasformare il Logos del cosmo nel logos dell’umanità. Siano dunque queste le mie parole di oggi per voi:

 

Germogliate da potenze solari,

lucenti, benefattrici dell’universo,

potenze spirituali; dal pensiero degli dei

siete predestinate al vestito raggiante di Michele.

 

Egli, il messaggero del Cristo, indica in voi

la santa volontà universale, reggitrice dell’uomo;

voi, chiari esseri dell’etere universale,

portate la parola del Cristo agli uomini.

 

Così appare l’annunciatore del Cristo

alle anime assetate, che attendono;

a loro irraggia la vostra parola risplendente

entro il tempo universale dell’uomo spirituale.

 

Voi, discepoli della conoscenza spirituale,

accogliete il saggio cenno di Michele,

accogliete la parola d’amore della volontà universale

attiva nelle alte mete delle anime.»

 

 


 

Note:

54  – Sul vero «effetto del principio Gral» nel nostro tempo (vedi le parole di Rudolf Steiner a pag.359 e seguenti di questo capitolo) Rudolf Steiner parla con le seguenti parole: «ciò (l’accogliere della conoscenza spirituale nell’anima cosciente) fa parte dei risultati dei misteri moderni; sono questi i seri, importanti risultati che devono essere tratti dai misteri d’oggi, i quali sono un effetto posteriore del mistero del Gral» (6/2/1913, O.O.144, ITE 1936 pag. 115).

55   – O.O.141, 7/1/1913, EAM 1980 pag. 107.

56   – «La scienza occulta», cap. «L’evoluzione presente e futura del mondo e dell’umanità», Laterza 1932 pag. 271.

57   – II 6/2/1913 Rudolf Steiner indica con le seguenti parole quale fu il rapporto originale tra il mistero del Gral con la sapienza del III periodo postatlantico (epoca dell’anima senziente): «Nel sorgere del Santo Gral può essere sentito ciò che nell’antico Egitto s’era sommerso. In questo comparire del Santo Gral sta davanti a noi tutti ciò che è rinnovamento post-cristiano dei misteri antichi.» (O.O. 144, ITE 1936 pag. 93).

58   – «Massime antroposofiche», O.O. 26 articolo «Gnosi e antroposofia», EAM 1969 pag. 183.

59   – Id.

60   – Poiché Parsifal viveva ancora nella IV epoca postatlantica, aveva in sè perfettamente sviluppata l’anima razionale o affettiva, ma era profeticamente a quel tempo già portatore dell’anima cosciente, e in ciò consisteva la sua particolare iniziazione. Rudolf Steiner accenna a questo fatto con le seguenti parole: «E ciò che dovrà svolgersi nell’anima cosciente è espresso in tutto quello che si cristallizza intorno alla figura di Parsifal» (6/2/1913, O.O. 144, ITE 1936 pag. 109).

61   – O.O. 149, 2/1/1914, EAM 1980 pagg. 106 107.

62   – Rudolf Steiner dice spesso nelle sue conferenze che proprio nel nostro tempo vengono poste le basi per la futura epoca del sè spirituale (VI epoca postatlantica), vi deve aver inizio la transizione dall’anima cosciente alla successiva parte costitutiva superiore dell’essere umano. Nella conferenza del 6/2/1913 ne parla con le seguenti parole: «Ciò che oggi è già spiritualizzato, divenuto saggezza che può esser trasportata ovunque, perchè ormai ci troviamo sul limitare del trapasso alla sesta epoca, in cui queste cose non sono più legate a luoghi speciali, era, durante il medioevo (epoca di Parsifal) ancora legato a determinati luoghi.» (6/2/1913, O.0.144 ITE 1936 pag. 102).

63   – O.O. 26, EAM1969 pag. 181

63a  – O.O.141, 7/1/1913, EAM 1980 pag. 107.

64  – Nell’ultima conferenza del ciclo «Cristo e il mondo spirituale…» (O.O.149) stanno le parole: ▸ «…ogni volta che muore un re del Gral, un custode veramente eletto del Gral, sul santo Gral appare il nome del suo degno successore. Là lo si deve leggere: si viene quindi esortati a imparare nuovamente a leggere la scrittura stellare, in forma nuova. Dobbiamo sforzarci di diventar degni di reimparare a leggere la rinnovata scrittura stellare. Cerchiamo di apprenderne la lettura, nella forma in cui deve esserci offerta, poiché in fondo l’insegnamento dell’evoluzione umana, attraverso i cicli di Saturno, Sole, Luna, Terra, fino a Vulcano non è altro che un leggere la scrittura stellare… Vogliamo considerare come una nuova ricerca del Gral quello che ci è concesso di coltivare nella nostra antroposofia…»

In queste parole profondamente significative (2/1/1914, EAM 1980 pag. 103) dobbiamo anzitutto constatare che in esse si parla della necessità di leggere, nel nostro tempo, nella scrittura stellare, il nome del nuovo custode del Gral. Infatti con questo nuovo nome non può essere inteso il nome di Parsifal, che è stato letto già tanto tempo fa; qui è parola di un nuovo nome che deve ancora essere letto. A questo interrogativo che in quel tempo venne posto dallo sviluppo più interiore dell’antroposofia, durato già due settenni, allora nel 1914, non poteva venir data ancora alcuna risposta definitiva. Tale risposta potè invece venir data nove anni dopo, al tempo del Convegno di Natale 1923/24, quando, come risultato dell’immersione della «pietra dodecaedrica di amore» nei cuori e nelle anime degli antroposofi, potè farsi chiaro il segreto del nuovo nome.

Così possiamo dire che i tre nomi suddetti (Giuseppe di Arimatea, Parsifal e Rudolf Steiner) corrispondono a tre personalità spirituali del tutto differenti, e il nome di Rudolf Steiner addotto in questo connesso indica che egli è quello che può venir letto oggi nei segni della scrittura occulta o stellare su «Ganganda Greida», il «viatico errante» così come è stato detto in rapporto a Parsifal e alla sua iniziazione nel IX secolo, nel suddetto ciclo di conferenze. Quanto Parsifal compì per il IX secolo, lo compì Rudolf Steiner per il XX secolo, nella qualità di suo successore spirituale. E con ciò è data risposta alla domanda sul vero nome misteriosofico di Rudolf Steiner. Perchè il nome misteriosofico non è il nome dell’individualità di qualche alto maestro, bensì significa una dignità spirituale – Al nome misteriosofico di Rudolf Steiner, quale nuovo custode del Gral micheliano, allude Albert Steffen nell’immaginazione descritta nel suo «discorso commemorativo)» pubblicato nel libro «In memoriam Rudolf Steiner» (Dornach 1925).

65   – O.O. 26, Massima 143, EAM 1969 pag. 154.

66   – Id. articolo «La libertà dell’uomo e l’epoca di Michele» pag. 189.

67   – Id. pag. 189.

68   – Id. articolo «L’atteggiamento dell’anima umana prima dell’inizio dell’epoca di Michele», pag. 62.

69     – Id. articolo «All’inizio dell’epoca di Michele» pagg. 57 58.

70   – «Il Convegno di Natale 1923/24», O.O. 260. A questo punto sia lecito all’autore di fare un’annotazione personale: secondo la sua convinzione non è possibile dare in termini di linguaggio umano una più precisa e profonda spiegazione essenziale del santo Gral stesso, di quella che fu data da Rudolf Steiner con le parole che caratterizzano la «figura immaginativa dodecaedrica dell’amore». Così due segreti universali diventano subito veramente concreti e infinitamente vicini all’anima: l’essenza del Gral diventa per essa raggiungibile e comprensibile. L’essere della «pietra dodecaedrica di amore» acquista quasi il carattere di realtà evidente ai sensi e si dimostra con ciò come un oggetto di meditazione straordinariamente significativo.

71   – O.O. 260.

72   – Sotto questo aspetto l’azione cultica misteriosofica della pietra fondamentale della Società Antroposofica Universale, avvenuta a Dornach il 25/12/1923, acquista un significato tutto particolare: vi si possono distinguere anche quattro gradini ascendenti, ai quali si può qui accennare solo brevemente.

  • Il primo gradino inizia con la lettura del primo capoverso delle parti da I a III della meditazione della pietra fondamentale, nel quale si esprime l’essenza esoterica dei tre sistemi che rappresentano la parte costitutiva fisica dell’uomo. Inoltre dalle forze dello Spirito, del Figlio (Cristo) e del Padre, agenti microcosmicamente in questi tre sistemi, mediante la loro unione cosciente nella «sostanza configurante» (O.O. 260, edizione 1963 pag.57) dell’anima umana, sorge l’immagine del nuovo Gral micheliano come «figura immaginativa dodecaedrica di amore» che fa risplendere la «luce di pensiero» dell’intelligenza spiritualizzata.
  • Sul II gradino segue la conversione alla primigenia Notte di Natale, verso la grande «svolta dei tempi» (O.O. 260, pag.59) e risuona la IV parte della meditazione. In questo operare abbiamo il processo di «iniziazione» del Gral, la sua unione diretta con l’impulso del Cristo-Sole, che, nel nostro tempo, opera dalla sfera eterica della Terra.
  • Perciò sul III gradino si possono unire alle forze microcosmiche agenti nei tre sistemi dell’organismo umano, le forze macrocosmiche ad esse corrispondenti nel cosmo. «Che sia portato davanti alla nostra anima così come opera nel cosmo, affinchè sulla nostra pietra, che noi abbiamo immersa nel terreno dei nostri cuori…» (O.O. 260, pag. 60), così ne parla Rudolf Steiner, e poi risuonano per intero tutte e tre le prime parti della meditazione, nelle quali ha luogo la completa unificazione del microcosmo (dei tre sistemi dell’organismo umano) e del macrocosmo (le forze del Padre, del Figlio, dello Spirito, e delle nove gerarchie che li servono).
  • Infine sul IV gradino abbiamo il culmine dell’intera azione misterica di culto, in quanto «luce di pensiero» che esce dalla «pietra dodecaedrica di amore», apparizione dello Spirito, che deve venir portata fuori dagli antroposofi «nel mondo dove esso deve risplendere e riscaldare, per il progresso delle anime umane, per il progresso del mondo» (O.O. 260, pag. 62).

In questi quattro gradini misteriosofici si può sperimentare la graduale ascesa dal principio fisico-spirituale a quello eterico, all’astrale e finalmente al principio-io.

73   – Gli autori medievali, che erano ancora congiunti con la vera tradizione della corrente del Gral, definiscono in maniera eterogenea, nelle loro opere dedicate a questo tema, quella «cosa» colma di mistero. Così Crestien de Troyes determina il Gral come «calice», Wolfram von Eschenburg come «pietra», Robert de Boron come «segno»: «E da queste tre forze: dallo Spirito delle altezze, dalla forza-Cristo dello spazio circostante, dall’azione del Padre, dall’attività creatrice del Padre che sgorga dalle profondità, vogliamo in questo istante formare nelle nostre anime la dodecaedrica pietra fondamentale che immergiamo nel terreno delle nostre anime, affinchè essa sia qui, quale segno potente nelle vigorose profondità della nostra esistenza animica, e affinchè noi, nel futuro operare della Società Antroposofica, possiamo basarci su questa solida pietra fondamentale» (O.O. 260, pag. 57).

Anche un altro aspetto del Convegno di Natale ci indirizza direttamente all’evento del Gral come suo profondo contenuto. Per la comprensione di questo aspetto bisogna prendere in considerazione le parole di Rudolf Steiner riportate nella nota 64, che la chiave, per così dire, per i più occulti segreti del santo Gral nel nostro tempo, può venir trovata solo mediante la lettura della scrittura stellare. Queste parole vanno poi confrontate con quelle sue altre che furono pronunciate nell’ultimo giorno del Convegno di Natale:

▸ «Se io vi scrivo queste consonanze di ritmi, la faccio perchè realmente in essi si trova un’immagine di costellazioni stellari» (O.O. 260, pag. 240).

Da questa dichiarazione di Rudolf Steiner si capisce chiaramente che

tutti i sette ritmi del Convegno di Natale

non rappresentano altro che la nuova lettura della scrittura stellare,

che può oggi venir appresa sulla via dell’iniziazione cristiana moderna.

Ma il dato di fatto che queste parole, che caratterizzano l’essenza di tutti sette i ritmi, sono state dette da Rudolf Steiner a commento del VII ritmo, ci indica la specialissima relazione proprio di questo ritmo settimo con il segreto del nuovo Gral micheliano. Infatti come la «figura d’amore dodecaedrica immaginativa» è stata creata con le forze agenti microcosmicamente nei tre sistemi dell’organismo umano, forze dello Spirito, del Figlio (Cristo) e del Padre (vedi la descrizione del ritmo dato il 25/12/1923), così nel VII ritmo che esprime il settimo e massimo gradino dello sviluppo mondiale e individuale, abbiamo l’azione macrocosmica delle forze del Padre, del Figlio e dello Spirito nei tre sistemi dell’organismo umano (vedi il ritmo dato il 1/1/1924) come perfezionamento e come mèta di tutta l’evoluzione del mondo. (Confronta con questo anche il settimo sigillo apocalittico, dove come apice della settemplice iniziazione è data la nuova immaginazione «rosicruciana» del Gral).

74  – O.O. 237, 4/8/1924, EAM 1988 pag. 145 146.

75   – O.O. 26, EAM 1969 pag. 101.

75a – Vedi O.O.191,1/11/1919.

76   – Qui dobbiamo accennare a un profondo mistero, che è congiunto con il Convegno di Natale come evento del Gral: ci si può presentare in piena chiarezza dal confronto tra due conferenze del 1909, nelle quali vengon considerate questioni di «economia spirituale».

Nella conferenza del 7/3/1909, Rudolf Steiner dice che così come nei secoli passati influivano nell’umanità molteplici copie del corpo eterico e del corpo astrale del Cristo Gesù conservati nel mondo spirituale, così, cominciando dal nostro tempo, un certo numero di uomini, in quanto accolgano nelle loro anime la nuova conoscenza del Cristo, come venne data dalla scienza dello spirito a orientamento antroposofico, dovrebbero prepararsi ad accogliere a poco a poco nel proprio io una copia dell’Io del Cristo, che è stata custodita nel mondo soprasensibile. Proprio nella preparazione di tali persone consiste un compito importante della scienza dello spirito.

Rudolf Steiner: ▸ «Appartiene all’intima missione della corrente spirituale universale (antroposofia) di preparare gli uomini a maturare il loro elemento animico, affinchè un numero sempre più crescente di persone possa assumere in sè una copia dell’Entità-Io del Cristo Gesù

Poiché «queste copie dell’individualità del Cristo Gesù sono state formate,

e aspettano, così disse Rudolf Steiner,

aspettano proprio di essere accolte dalle anime!»

L’11/4/1909, Rudolf Steiner dice che

queste copie, che derivano dall’impronta dell’Io del Cristo negli involucri di Gesù,

sono custodite nel mondo spirituale, come santissimo centro del Mistero del Gral,

e i loro segreti devono divenire nel nostro tempo,

i beni di ampie cerchie di uomini adeguatamente preparati.

In proposito Rudolf Steiner così prosegue: «Quando, mercè la scienza dello spirito, le anime si desteranno alla comprensione di questi segreti [sono i segreti del mistero del Gral, quali misteri del sangue divino, portatori della copia dell’Io del Cristo], quando le nostre anime potranno giungere a questa comprensione, allora esse saranno mature, al cospetto di quella sacra coppa, per comprendere il mistero dell’Io del Cristo, dell’Io eterno che ogni uomo può diventare. Il mistero è questo: che gli uomini, devono solo farsi chiamare dalla scienza dello spirito, a imparare ad accostarsi a questo segreto come ad un fatto concreto, per poter accogliere, al cospetto del santo Gral, l’Io del Cristo. Per questo occorre poter intendere quello che è avvenuto come un fatto reale, occorre prenderlo come un fatto reale». (O.O.109/IH, RA1958 pagg. 109/10).

In questo senso anche il mistero della posa, al Convegno di Natale, nei cuori e nelle anime degli uomini, della «pietra dodecaedrica di amore» della Società Antroposofica Universale, possiamo caratterizzarlo come il principio di un lavoro pienamente cosciente per il futuro che abbiamo descritto. Perchè,

se uniamo nell’anima

amore umano con amore cosmico,

immaginazione umana con immaginazione cosmica,

pensieri umani con pensieri cosmici,

ci prepariamo a divenire degni, a un dato momento della nostra vita

(in questa, oppure soltanto nella prossima incarnazione)

di accogliere nel nostro Io una copia dell’Io macrocosmico del Cristo.

Questa è quella via reale che oggi può percorrere ogni antroposofo

che abbia deposto nel proprio cuore e nella propria anima

l’«immagine dodecaedrica di amore»,

è quella via che opera nello spirito dell’impulso del Convegno di Natale,

impulso cristico del nostro tempo

(confronta con quanto è stato detto nella nota 72 di questo cap.).

77   – O.O. 238,16/9/1924.

78   – O.O. 237, 28/7/1924, EAM 1988 pagg. 106 107.

79   – Id. 8/8/1924, EAM 1988 pag. 162.

80   – O.O. 240,14/8/1924.

81   – Id. 27/8/1924, RA 1949 pag. 275.

82   – Id. 18/7/1924.

83   – Id. 19/7/1924.

84  – Rudolf Grosse nel suo libro «Die Weihnachtstagung als Zeitenwende» (Il Convegno di Natale come svolta dei tempi), nel capitolo «Das Jahr 869 und seine Rhytmusfolge» (L’anno 869 e le sue conseguenze ritmiche) indica le due correnti temporali particolarmente importanti per il XX secolo. La prima è collegata con l’anno 869, quello in cui, nel concilio ecumenico venne abolito lo spirito: se prendiamo come punto di svolta l’inizio del nostro V periodo postatlantico (1413), otteniamo per equidistanza la serie seguente di date: 869 – 1413 – 1957. Dunque nell’anno 1957 dovrebbero cadere, in senso spirituale, le conseguenze dell’anno 869. Contro questa possibile irruzione delle forze oscure, operò il Convegno di Natale, che si svolse proprio 33 anni prima del 1957. Prendiamo ora come punto di svolta l’anno 1957, possiamo allora, seguendo il ritmo dei 33 anni, ottenere la data, a partire dalla quale il Convegno di Natale dovrebbe trovare il suo compimento: 1924 – 1957 – 1990. Ne consegue che, all’inizio dell’ultimo decennio del XX secolo, si dovrebbe aprire la possibilità al nuovo impulso di luce di entrare nell’evoluzione terrestre.

85   – O.O. 240,18/7/1924.

86   – Id. 20/7/1924.

87   – Id. 12/8/1924.

88   – O.O. 237,1/8/1924, EAM 1988 pag. 111

89   – «La scienza occulta», cap. «L’evoluzione presente e futura del mondo e

dell’umanità» Laterza 1932 pag. 271.

90   – O.O. 240, 27/8/1924.

91   – Id. 19/7/1924.

92   – Id. 27/8/1924, RA 1949 pag. 275.

93   – O.O. 223,1/4/1923.