Il significato del mistero del Golgota per il mondo degli Dei

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Dall’avvento a Pasqua


 

La conoscenza del significato cosmico del mistero del Golgota,

vale a dire della sua importanza non solo per gli uomini sulla Terra ma anzitutto per le stesse gerarchie superiori,

costituisce uno dei momenti più alti della saggezza donata all’umanità nel XX secolo

a mezzo della scienza dello spirito ad orientamento antroposofico.

 

Sulla base delle conoscenze soprasensibili intorno agli insegnamenti del Risorto,

Rudolf Steiner caratterizza questa speciale missione dell’antroposofia nel mondo odierno come segue:

▸ «Questo è un avvenimento divino: gli Dei hanno inserito il mistero del Golgota nella storia umana in considerazione dei propri destini; è anche per il loro stesso bene che gli Dei hanno voluto che si adempisse il mistero del Golgota. Mentre prima tutto avveniva nei mondi divino-spirituali, ora un dio scendeva sulla Terra, e sulla Terra stessa, in forma terrena, compiva un evento ultraterreno. Ciò che si è verificato sul Golgota è quindi un evento del mondo degli Dei trasferito sulla Terra. Questo è quello che dall’antroposofia si deve imparare sul cristianesimo».34

 

Cosa intende Rudolf Steiner con queste parole? Consideriamo i più remoti tempi dell’evoluzione umana allorché, per favorire l’acquisizione della libertà individuale, le divinità che dirigono il cosmo consentirono dapprima che alla fine dell’epoca lemurica penetrasse nell’umanità l’influsso luciferico e quindi, alla fine dell’epoca atlantica, la forza arimanica.

In conseguenza dell’influsso di queste due forze contrastanti nello sviluppo terrestre, l’uomo si trovò sempre più isolato dal mondo divino, dal mondo delle gerarchie superiori. Ne derivò la comparsa sulla Terra della morte, l’unico avvenimento nella vita dell’uomo che gli Dei non possono sperimentare.

Ma proprio il fatto che vi fosse nella vita dell’uomo qualcosa che non era accessibile alle gerarchie superiori, mise l’uomo in pericolo di staccarsi completamente e definitivamente dal mondo spirituale.

Ma in tal modo era in pericolo la globale evoluzione del cosmo predisposta dalle gerarchie superiori, poiché essa è indissolubilmente legata ai destini degli uomini sulla Terra.

In ogni altro campo della vita terrena gli Dei avevano ancora la possibilità di aiutare l’umanità e di guidarla sulla via dell’evoluzione, poiché ogni altro campo si trovava in un modo o nell’altro nella loro sfera di conoscenza.

 

Solo la morte, fra i fatti della vita terrena, era inaccessibile alla conoscenza degli Dei,

cosicché essa doveva rimanere un mistero anche per i più eminenti fra loro.

 

In immagine, si può affermare che la morte diventava a poco a poco l’unico «luogo» dell’intero universo che era sempre meno accessibile alla conoscenza delle entità delle gerarchie divino-spirituali. Le forze avverse di Lucifero e di Arimane aspiravano a impadronirsi pienamente di questo «luogo», per avere poi nel tempo la possibilità di dominare l’umanità intera, staccandola definitivamente dal mondo divino-spirituale e con ciò dirigere l’evoluzione del mondo in un’altra direzione.

 

All’epoca del mistero del Golgota il processo testé descritto era ormai talmente avanzato che l’autentica cognizione del fenomeno ‘morte’ era quasi totalmente scomparsa dall’umanità. A causa di ciò la morte si presentava sempre più come qualcosa di oscuro, tenebroso, privo di luce. Si diffuse progressivamente nell’umanità un invincibile terrore della morte, poiché l’uomo avvertiva intuitivamente che con la morte egli perdeva sempre di più la possibilità di tornare alla propria patria celeste, ritrovandosi invece prigioniero dell’oscuro e spettrale regno di Lucifero e Arimane.

Già all’epoca greco-latina il mondo dell’aldilà era avvertito come il regno delle ombre privo di luce, e la morte una parete che separava definitivamente l’uomo in quanto microcosmo, dalla sua patria celeste, il macrocosmo. E anche per coloro che attraverso i misteri potevano acquistare durante la vita una qualche conoscenza dell’esistenza prenatale, ritrovando in tal modo il filo sempre più sottile che li riallacciava al mondo spirituale, anche per costoro la morte si presentava come una coltre spessa e impenetrabile che li separava per sempre dal mondo degli Dei luminosi. Oltre tale cortina non riusciva più a penetrare neppure il residuo dell’eccelsa saggezza degli antichi istruttori dell’umanità appartenenti ai diversi ranghi delle gerarchie superiori.35

 

Infatti :

▸ «i primi grandi istruttori dell’umanità erano state entità spirituali che erano in contatto con i primi iniziati e comunicavano loro i segreti della nascita dell’uomo, dell’anima innata discesa [sulla Terra] dai mondi spirituali.»36

E ancora: ▸ «Questi maestri dell’umanità dimoravano nel mondo divino e venivano agli uomini soltanto in veste di istruttori, senza prendere parte ai destini umani, ed essi stessi non conoscevano il mistero della morte. E questo è a sua volta uno straordinario mistero: che gli uomini in tempi antichissimi ricevettero dai mondi superiori solo insegnamenti che riguardavano il mistero della nascita e non quello della morte (…)

Questi maestri divino-spirituali dell’umanità conoscevano la nascita, ma non la morte (…) gli Dei si rendevano conto che, poiché essi potevano parlare all’umanità solo del mistero della nascita, la Terra a poco a poco si svincolava dalle forze ch’essi stessi le avevano conferito, mentre la morte si impadroniva delle anime.»3,1

 

• Così, per il fatto che le gerarchie superiori perdevano progressivamente potere sull’umanità al momento della morte, le forze luciferico-arimaniche acquisivano via via la possibilità di rapire nel loro regno le stesse anime umane, il che alla fine doveva tradursi in una effettiva morte dell’anima con la morte del corpo.38

Questa interiore consapevolezza degli Dei nel mondo spirituale, che tutta l’evoluzione terrestre avrebbe potuto soccombere alla morte, è caratterizzata da Rudolf Steiner come « la grande paura degli Dei »,39 data dal fatto che, al momento del mistero del Golgota, le entità delle gerarchie superiori dovettero dirsi:

▸ «Stiamo perdendo la possibilità che i nostri servitori intervengano presso le anime degli uomini. Non avendo potuto trattenere Lucifero e Arimane, non siamo ormai più in grado di agire attraverso i nostri servitori. Stanno sorgendo nelle anime degli uomini forze che non potranno più essere guidate da angeli, arcangeli, e archai. Gli uomini ci sfuggono per mezzo delle forze di Lucifero e Arimane.»40

 

E queste ‘forze’ sottomesse al potere di Lucifero e Arimane che «stanno sorgendo nelle anime degli uomini» e che le entità della terza gerarchia non possono più controllare, sono le forze della morte.

In tal modo la morte si dimostrava per le gerarchie superiori come qualcosa che, nel corso del tempo, avrebbe isolato definitivamente gli uomini dal mondo divino-spirituale, aprendo un insormontabile abisso tra il macrocosmo e il microcosmo (l’essere umano) e, alla fine, avrebbe portato alla distruzione dell’anima umana.

 

Cosicché solo la penetrazione nella sfera della morte da parte delle supreme forze divine

poteva far sì che gli Dei non smarrissero l’evoluzione terrestre

e per gli uomini si aprisse la via che li avrebbe portati

dapprima alla conoscenza del rapporto fra micro e macrocosmo41

e conseguentemente a una nuova unione consapevole con quest’ultimo.

 

Questa suprema conoscenza della morte, conseguita ora attraverso il suo completo superamento,

venne portata nel mondo dal Cristo, che sperimentando in sé la morte umana sul Golgota,

potè acquisire e trasmettere agli Dei l’unica conoscenza che loro mancava.

 

Con ciò tocchiamo il mistero centrale del cristianesimo esoterico, che al nostro tempo è accessibile solo alla più elevata conoscenza intuitiva e il cui annunzio all’umanità contemporanea costituisce il compito più significativo della scienza dello spirito ad orientamento antroposofico:

▸ « E così nel regno degli Dei si decise di mandare sulla Terra un dio che passasse attraverso la morte e ne cogliesse il significato con la saggezza propria degli Dei. Questo è ciò che diviene accessibile attraverso la contemplazione intuitiva del mistero del Golgota per mezzo del quale è avvenuto qualcosa non solo per gli uomini, ma anche per gli Dei. »42

 

Ma cosa avvenne dunque, quale fu la conseguenza del Golgota per gli Dei?

Fino al mistero del Golgota l’intero cosmo gerarchico era, in un certo senso, imperfetto, incompiuto,

poiché un segreto fondamentale dell’evoluzione terrestre, il mistero della morte, era sconosciuto nei mondi spirituali.

• In virtù della conoscenza di tale segreto,

il mondo delle gerarchie spirituali che, nella sua interezza, rappresenta il macrocosmo legato alla terra,

ha riconquistato l’accesso all’uomo, al microcosmo,

e con ciò la possibilità di continuare a guidare l’umanità nella corretta direzione evolutiva.

• E non solo: con la conquista di quest’ultimo segreto

il cosmo gerarchico ha raggiunto il proprio compimento, il fine della propria evoluzione.

E così il mistero del Golgota fu l’avvenimento eccezionale nell’evoluzione del mondo

che scosse l’intero cosmo gerarchico fin nelle sue fondamenta,

per poterlo innalzare a un grado di evoluzione ancora più elevato.

 

Di questo massimo avvenimento nel mondo delle gerarchie superiori, verificatosi quale risultato del mistero del Golgota, Rudolf Steiner parla nei seguenti termini:

▸ « C’era una cosa che gli Dei fino a quel momento non avevano ancora raggiunto, una cosa che sulla Terra era già presente come in immagine. Quello che gli Dei non avevano ancora raggiunto è il passaggio attraverso la morte. È questo un fatto a cui ho già accennato altre volte. Gli Dei che stanno al di sopra dell’uomo nelle diverse gerarchie, hanno sperimentato soltanto mutamenti, metamorfosi delle loro forme di vita. Prima del mistero del Golgota la vera e propria morte non era mai stata sperimentata dagli Dei. La morte è penetrata nella vita per opera degli influssi luciferici e arimanici, per opera cioè di esseri divini ritardatari, oppure spintisi avanti troppo in fretta nella loro evoluzione. E la morte non era mai stata realmente sperimentata dalle gerarchie superiori.

Le gerarchie superiori sperimentarono la morte solo nel momento in cui il Cristo patì il Golgota, ossia la morte stessa, quando il Cristo si congiunse così strettamente con il destino dell’umanità terrena, da voler avere in comune con essa l’esperienza della morte.

L’evento del Golgota non è dunque soltanto un evento della vita terrena, bensì anche un evento della vita degli Dei. Quello che avvenne sulla Terra, quello che si presenta all’animo umano come una conoscenza dell’evento del Golgota, è solo un’immagine di qualcosa enormemente più vasto, più grandioso, più possente e più elevato, che ebbe luogo nel mondo stesso degli Dei. E il passaggio del Cristo attraverso la morte sul Golgota è un evento per cui la prima gerarchia è potuta ascendere a una sfera superiore».43

 

Così, nel compirsi del mistero del Golgota sulla terra, il cosmo gerarchico, che era suddiviso in nove, si compose da allora di dodici, raggiunse cioè la perfezione completa che viene rappresentata nei dodici segni dello zodiaco.

Per comprendere ancor meglio queste parole, consideriamo il ciclo di conferenze sulla vita fra la morte e nuova nascita, tenuto da Rudolf Steiner nel 1914 a Vienna. Nella seconda conferenza Rudolf Steiner pone la domanda: nel mondo spirituale, nel regno delle gerarchie, esiste qualcosa di analogo a una «religione»?

 

Indi, rispondendo, dice:

▸ «Davanti agli Dei, come méta della loro creazione, aleggiava l’ideale umano, quell’ideale che non si esplica realmente nell’uomo fisico attuale, ma che potrebbe esplicarsi come sublime vita umana animico-spirituale se le disposizioni dell’uomo fisico si sviluppassero compiutamente [è l’immagine dell’uomo che ha realizzato compiutamente il principio del sé spirituale, dello spirito vitale e dell’uomo spirituale]. Così davanti, agli Dei, come ideale superiore, come religione degli Dei, aleggia l’immagine dell’umanità; come sulla remota sponda del loro essere, aleggia davanti agli Dei il tempio che, sublime opera d’arte divina, riflette l’esistenza divina nell’immagine dell’uomo».44

 

• Si può dire: le gerarchie hanno sacrificato le loro migliori forze creatrici nella formazione dell’uomo durante i periodi di Saturno, Sole, Luna e Terra, affinché l’uomo, raggiunto il pieno sviluppo, potesse un giorno ripetere in sé stesso l’esistenza divina delle gerarchie, e in tal modo realizzare il supremo «ideale degli Dei», il centro e il fine della loro «religione celeste.»45

Tuttavia, fin dai tempi dell’antica Lemuria sono penetrati in questo processo, prima gli spiriti luciferici indi quelli arimanici. Conseguenza ne fu l’apparizione della morte nel mondo quale fenomeno inaccessibile alla conoscenza degli Dei, e il pericolo che le gerarchie non potessero più continuare a guidare correttamente l’umanità.

Questo avrebbe significato il fallimento del loro fine ultimo, del loro ideale. Ecco perché si rese necessaria la discesa sulla Terra dello stesso spirito solare del Cristo, il quale durante i tre anni di permanenza negli involucri di Gesù di Nazareth potè compiutamente sviluppare i princìpi del sé spirituale dello spirito vitale e dell’uomo spirito (vedi pag. 123), e dopo avere riportato la vittoria sulla morte come uomo spirituale, mostrare agli Dei questo loro eccelso ideale d’umanità: «il riflesso dell’esistenza divina nell’immagine dell’uomo»,

cioè il riflesso nell’uomo dell’eccelsa Trinità divina dello Spirito, del Figlio e del Padre46

quale méta di tutta l’evoluzione cosmica,

da rendere manifesta non tanto nei mondi spirituali, quanto sulla Terra, nel regno stesso degli uomini.

 

Ne La scienza occulta Rudolf Steiner chiama il Cristo « il grande modello terreno dell’uomo » e in questo si esprime la vera natura degli eventi che stiamo esaminando. Infatti «l’uomo terrestre» che abbia sviluppato in sé tutte le disposizioni animico-spirituali donategli dalle gerarchie corrisponde alla «religione degli Dei» nel mondo spirituale, e il Cristo nel mistero del Golgota diviene l’archetipo del supremo fine degli Dei.

 

Solo grazie a questo evento attuatosi un tempo sulla Terra fisica, ma in realtà cosmico, le gerarchie poterono ottenere le forze e le conoscenze di cui abbisognano al fine di una realizzazione futura di questo grande ideale.

Fino al mistero del Golgota le gerarchie potevano sperimentare questo «ideale» solo nelle regioni dello spirito, ove esso si manifestava nell’attività macrocosmica del Logos nell’atto della creazione del grande uomo cosmico.

Ma il Cristo portò il Logos sulla Terra, in lui «il verbo si è fatto carne» cosicché da allora il fine divino della creazione si trova sulla Terra.47

 

Possiamo anche dire: ciò che prima le gerarchie sperimentavano nelle altezze luminose divine ora potevano contemplarlo anche in basso, sulla Terra. Ormai le gerarchie superiori possedevano come in uno specchio sublime per la loro coscienza, il riflesso divino dell’immagine dell’uomo reso manifesto dal Cristo sul Golgota. Questo ha consentito loro di elevarsi in massimo grado coronando l’intero cosmo gerarchico e di trovare la pienezza di sapienza e di forza mediante cui potranno guidare l’umanità che esse hanno creato, attraverso la vittoria sulla morte, verso la definitiva resurrezione finale nel mondo dello spirito. Sarà la realizzazione dell’ideale che è lo scopo dell’evoluzione del mondo, svelato nel mondo fisico da chi ha attraversato la morte e ha conquistato in sé la vita eterna: il Cristo-Logos.

 

• Di questo mistero della morte sul Golgota

e del suo significato per le gerarchie e per l’evoluzione umana sulla Terra

quale evento atto a riunire il mondo divino e il mondo umano, il macro e il microcosmo,

il Cristo porta l’annuncio ai discepoli dopo la resurrezione,

allorché «per quaranta giorni egli si rivelò alle loro anime in contemplazione

e parlò loro dei misteri del regno di Dio.»48

 

In quei giorni svelò loro la suprema conoscenza del mistero del Golgota, che a partire da oggi,

grazie alla scienza dello spirito ad orientamento antroposofico, comincia a diffondersi in seno all’umanità:

▸«Grazie alle sollecitazioni della scienza iniziatica, possiamo guardare al Golgota

come qualcosa che si compì sulla Terra sia come fatto cosmico, sia come fatto terrestre».49

 

 


 

Note:

34 – O.O. 211, 15.4.1922 Ibidem

35 Con le parole «gli antichi maestri di saggezza» sono da intendersi le divinità, vale a dire entità gerarchiche. Cf. fra le altre conferenze 2.4.1922, O.O. 211

36 – O.O. 211, 15.4.1922 O.O. 148, 18.12.1913 37 – Ibidem

38O.O. 211, 15.4.1922

39 – O.O. 148, 18.12.1913

40 – Ibidem

41 – Diventa così comprensibile perché il quinto grado dell’iniziazione cristiano-rosicruciana corrisponde nel cammino mistico-cristiano al grado denominato della «morte mistica».

42O.O. 211, 15.4.1922, nonché i citati a pag. 209

43 – O.O. 224, 13.4.1923

44 – O.O. 153, 10.4.1914

45 – In un articolo del 1925 Rudolf Steiner scrive: «L’uomo è l’ideale e il fine degli Dei» (O.O. 26, 18.1.1925).

46 – Cf. Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 5

47 – Questo è anche il passaggio dal quarto al settimo ritmo del Convegno di Natale, quale espressione del legame sorto dal mistero del Golgota tra le altezze e le profondità del mondo, fra le massime sfere spirituali e l’umanità.

48 – Atti degli apostoli 1,3

49 – O.O. 211, 15.4.1922