Il triplice appello degli spiriti elementari

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri


 

Dopo aver considerato minuziosamente questo triplice appello del Cristo all’anima umana ricercante, nella meditazione fondamentale antroposofica – che forma oggi la sua più completa espressione – vogliamo toccarne ancora un altro aspetto; non dovremmo infatti mai stancarci di considerare questa meditazione da lati sempre nuovi. Questo aspetto ci può aiutare, dopo esserci occupati delle sue quattro parti principali, a sperimentarla come un tutto, come un organismo vivente unitario. Per questo vogliamo rammentarci del fatto che

 

il Cristo è disceso in Terra,

non solo come vero Io di ogni singolo uomo, bensì anche come Io dell’intera umanità:

▸ «Come in ogni singolo uomo si genera l’Io superiore,

così nacque in Palestina l’Io superiore dell’intera umanità, l’Io divino.»32

 

Si termina così l’epoca delle affinità di sangue o di popolo, della segregazione per ragioni di origine,

poiché il Cristo si rivolge solamente all’essenza più interiore di ogni uomo, al suo nucleo immortale ed eterno,

che collega invisibilmente ogni singolo uomo all’intera umanità.

 

Il Cristo si rivolge alla comunità del futuro, che anticipa lo stato di Giove,

in cui «nessun uomo può essere felice, se accanto a lui un altro è infelice».

• Questa fondazione di una nuova comunità, della «Nuova Terra»,

è il compito principale di quella umanità che ha accolto in sé il Cristo come suo Io superiore

e si è trasformata in un organismo vivente unitario, compenetrato e animato dal Cristo.

 

Di questa realtà scientifico-spirituale, della trasformazione operata dalla forza del Cristo dell’intera umanità in una entità cosmica unitaria, che rappresenta anche la realizzazione degli aneliti più intimi del filosofo russo Wladimir Solowjow verso l’umanità di Dio, parlò Rudolf Steiner con particolare efficacia nelle conferenze dell’8 e del 30 maggio 1912.

Vi descrive

come il Cristo formi a poco a poco i suoi involucri nell’umanità attuale:

• il suo corpo fisico da tutti gli impulsi della coscienza morale umana;

• il suo corpo eterico dai sentimenti di compassione e di amore che vivono tra gli uomini;

• il suo corpo astrale dai sentimenti di stupore e di meraviglia e dalla vera fede

(quella che nel senso dell’apostolo Paolo è uguale alla piena certezza della conoscenza),

poiché «fede, meraviglia e stupore sono tre forze dell’anima che ci conducono fuori, al di sopra del mondo solito».33

 

Così Rudolf Steiner, nello svelare questo mistero della penetrazione dell’impulso-Cristo nell’umanità, ci pone davanti le più elevate prospettive future della Terra e dell’umanità, e ci dà nello stesso tempo la possibilità di collaborare coscientemente e liberamente a questa evoluzione. Infatti

l’antroposofia non è solo una concezione del mondo

che vorrebbe essere nello stesso tempo una concezione spirituale,

bensì essa è una reale forza spirituale,

• che sveglia la voce della nostra coscienza,    • approfondisce e spiritualizza il nostro amore,

rinvigorisce il nostro stupore di fronte alla sapienza universale divina e la nostra fede in lei.

 

Perciò abbiamo nell’antroposofia i primi raggi di questo futuro assai lontano, e con la meditazione della pietra fondamentale ci è stata data la possibilità di contribuire alla sua realizzazione. Ma dovremo cercare nelle singole parti della meditazione gli impulsi più forti per questo lavoro. Sotto questo aspetto possiamo allora mettere in relazione la formazione della coscienza morale con la I parte della meditazione, nella quale si parla del corpo fisico e delle membra in particolare.

 

In diverse conferenze Rudolf Steiner indica il fatto che il sorgere della voce della coscienza – avvenuto circa nel IV secolo prima di Cristo – è in stretta relazione con la configurazione che il corpo fisico assunse in quel tempo.

Nell’articolo del 22 marzo 1925 in «Das Goetheanum» Rudolf Steiner si espresse su tale questione sotto il titolo «Memoria e coscienza morale» con le seguenti parole:

▸ «La formazione della coscienza morale si svolge come un processo puramente animico-spirituale,

ma nell’organismo del ricambio e delle membra».34

 

Analogamente i sentimenti di compassione e di amore sono da mettere in relazione con la II parte della meditazione, perchè lì si parla della conoscenza della multiformità della vita animica, dell’«essere dell’anima» (II,4) e del «vero sentire nell’attività dell’anima umana» (II, 12-13).

Ma – come disse Rudolf Steiner nella penultima conferenza del ciclo «Manifestazioni del karma» (O.O. 120) –

• l’anima, secondo la sua essenza fondamentale è amore.

 

Il sentimento di venerazione e di stupore rispetto alla conoscenza ciò che significa,

rispetto ai «cosmici pensieri dello Spirito» (III,14) nei quali appaiono le «divine eterne mete»,

così come la vera «fede» che si desta quando l’uomo lavora interiormente alla purificazione del suo corpo astrale35

– tutto questo ci indirizza chiaramente alla III parte della meditazione.

 

Vediamo così come

• le tre prime parti della meditazione della pietra fondamentale

ci danno la possibilità di lavorare, in pura maniera interiore,

alla formazione degli involucri dell’Entità-Cristo nell’umanità terrena.

 

• La parte contribuisce al sorgere del corpo fisico,

• la IIª parte del corpo eterico,

• la IIIª del corpo astrale.

 

Quando gli involucri sono formati,

allora il Cristo entra in essi come Io superiore dell’uomo,

e di questo ci parla la IV e ultima parte della meditazione: «Alla svolta dei tempi…»

 

• Con ciò l’elaborazione della meditazione della pietra fondamentale è una cosciente costruzione

di quel grande individuo immortale,  che Goethe contemplò una volta indistintamente,

che è l’immagine dell’intera umanità e che – compenetrata e animata dall’impulso-Cristo –

appare nel cosmo come un essere unitario,

• il cui corpo fisico è formato da tutte le azioni della coscienza morale umana,

• il cui corpo eterico da sentimenti di compassione e di amore,

• il cui corpo astrale dalla venerazione, dallo stupore e dalla fede,

• il cui Io però è il Cristo stesso,

il «rappresentante dell’umanità» che opera tuttavia nel santissimo santuario di ogni singola anima umana.

• Perchè «l’impulso-Cristo può essere uguale su tutta l’umanità

ed essere però una faccenda privata personale per ogni singolo uomo».36

 

La sintesi dell’elemento individuale e di quello generale

trova così la sua più completa e più alta realizzazione.

• Qui l’anima può restituire al cosmo, con azione libera e creativa,

ciò che una volta, all’origine di ogni esistenza, ha ricevuto da lui.

 

Per questo fatto il giorno della Pentecoste, nel quale gli apostoli parlarono in tutte le lingue più diverse e furono compresi da tutti gli uomini, è una grande immagine profetica.

 

Questo processo della spiritualizzazione dell’umanità è tuttavia lungo e difficile,

poiché l’impulso-Cristo non trova in un primo tempo alcun involucro nell’umanità.

 

▸ «Egli deve quindi ricevere una veste soltanto nel corso dell’ulteriore sviluppo della Terra,

e quando questa sarà giunta alla sua fine, allora l’uomo terreno sarà il Cristo completamente sviluppato,

come Adamo fu l’uomo dell’inizio, intorno al quale l’umanità si è raggruppata nella sua pluralità.»37

 

▸ «Così la futura evoluzione dell’umanità si svolgerà

attraverso la collaborazione con l’impulso-Cristo degli impulsi morali degli uomini.

Ci si prospetta una umanità formata da una grandiosa articolazione organica.

In quanto gli uomini capiranno di dover inserire le loro azioni in questo grande organismo,

onde formargli attorno i propri impulsi come involucri mediante le proprie azioni,

allora gli uomini formeranno, durante l’evoluzione della Terra, la base per una grande comunità

che, percorsa da cima a fondo dall’impulso-Cristo, possa venir cristianizzata.»

 

Perciò

▸ «… è stimolante a buone azioni, persino a intensi impulsi morali, il pensiero:

tu costruisci questo individuo immortale, tu ti fai membro di questo individuo immortale.»

Perchè

▸ «… quello che fai per costruirlo nella maniera esposta dianzi,

lo fai per continuare lo sviluppo e la vita dell’intero organismo universale.»

 

Così la meditazione della pietra fondamentale

ci conduce a unificarci con tutta l’umanità nel macrocosmo divino spirituale,

dove soltanto l’umanità può conseguire immortalità e vero essere.

 

• La meditazione della pietra fondamentale ci propone l’immagine sublime dell’umanità

come «umanità divina» compenetrata dal Cristo,

mentre, sotto la sua guida, si avvicina alla mèta – la decima gerarchia -,

e la meditazione, nelle sue quattro parti, ci mostra la via per arrivarci.

 

Tuttavia questo grande futuro cosmico dell’umanità, come abbiamo visto,

può diventare realtà solo attraverso l’armonia tra le libere volontà dei singoli uomini:

• dagli impulsi della loro coscienza morale,

• della loro compassione e del loro amore,

• del loro stupore e della loro fede,

• e avanti tutto per il volere di ogni singolo uomo di assumere nel suo cuore l’impulso-Cristo

e di offrire al Cristo stesso il suo io inferiore, la sua particolarità, nel senso del detto dell’apostolo Paolo:

«Non io, ma il Cristo in me».

 

Come abbiamo potuto constatare dall’esempio del corso della vita di Rudolf Steiner – prototipo della nuova via di iniziazione cristiano-rosicruciana – l’azione di sacrificio sta al centro della via iniziatica moderna, quando essa vien percorsa nella retta maniera, e tale azione ne è anche, nel tempo stesso, la mèta.

Perciò è altrettanto giustificato vedere nella meditazione della pietra fondamentale anche la via dell’uomo individuale il quale, per il fatto che assume liberamente in sè l’impulso-Cristo, riceve la forza per costruire il suo futuro individuale. E con questo la meditazione della pietra fondamentale ci presenta un’immagine senza paragone.

Poiché, se teniamo conto del fatto che ciascuna delle prime tre parti consiste di due capoversi (quello microcosmico e quello macrocosmico), se aggiungiamo a questi sei capoversi la IV parte abbiamo poi nell’insieme un testo composto da sette parti. Inoltre, non è difficile riconoscere, dopo tutto quello che è stato detto finora, che i primi capoversi delle parti I a III, nei quali si parla di spazio (I,3), di tempo (II,3) e di eternità (III,3), si riferiscono rispettivamente al formarsi e all’essere dei corpi fisico, eterico e astrale. Infatti

 

• la particolarità essenziale del corpo fisico umano è la sua estensione spaziale,

così come la sua orientazione verticale (1,2) che è condizionata dall’organizzazione delle membra,

che il bambino comincia già ad adoprare nella primissima età, e che è attinente solo al regno umano.

• Il corpo eterico, come portatore della memoria, vive invece completamente nella corrente del tempo:

ecco perchè Rudolf Steiner lo chiama occasionalmente «corpo del tempo».”

Esso forma la base per tutti i processi ritmici dell’organismo umano (II,2).

• Finalmente il corpo astrale, come portatore del pensiero, è collegato con il sistema nervoso del capo umano,

e appartiene in sostanza al grande campo astrale del cosmo, alla sfera dei pensieri cosmici la quale si estende,

secondo le indicazioni di Rudolf Steiner, fino alle stelle fisse,

che rappresentano nel nostro mondo la grande immaginazione dell’eternità,

la cui copia microcosmica è la configurazione interiore del capo umano (III,2).

 

Ecco che abbiamo nei cinque versi delle prime tre parti della meditazione, che seguono l’appello «Anima umana» (cioè i versi 2- 6 di ogni parte) il segreto dei nostri corpi fisico, eterico e astrale, e pure la via per la loro conoscenza.

 

• Poi in questi involucri, che furono formati nel corso dell’evoluzione,

discende l’io umano, come sommo dono degli Spiriti della forma.

 

I seguenti cinque versi delle tre prime parti della meditazione (i versi 7-11)

contengono la via dell’io dalla non libertà alla libertà:

• nella prima parte ci parlano dell’io umano che si «sustanzia» completamente nell’Io divino.

 

• Questa è l’immagine dell’io, mentre riposa occultato nell’anima senziente,

ancora completamente collegato con «l’essere del Creatore dei mondi».

• Soltanto nell’anima razionale o affettiva avviene il suo risveglio,

che è dovuto principalmente al contrasto tra l’io diveniente e il resto del mondo.

Questa fissione che è presente da allora nell’evoluzione dell’umanità,

in quanto fessura tra esteriorità e interiorità, tra materia e spirito, tra scienza e religione, e così di seguito,

può essere superata solo mediante il collegamento dell’anima con il Cristo.

 

• Poiché il Cristo ha dato, con il Mistero del Golgota, un senso proprio alle originarie «azioni del cosmico divenire»

e alla singola anima umana la possibilità di riunirsi nuovamente in futuro con quei mondi divino-spirituali,

dai quali era decaduta nel corso dell’evoluzione, inserendosi di nuovo nell’unità cosmica.

 

Di questo ci parlano i versi 7-11 della II parte.

 

• Infine nell’anima cosciente

l’io si manifesta in pieno, diventa realmente libero (versi 7-11 della III parte).

A questo «io proprio» dell’uomo, al «libero volere» si possono ora donare le «divine eterne mete».

 

Ma i loro primi raggi sulla Terra sono, come l’abbiamo già visto, gli impulsi della «fantasia morale»,

con la quale l’uomo si può avvicinare per la prima volta alla comprensione di quello che significa

pensare veramente, sentire veramente e vivere veramente nella totalità dell’essere umano,

che consiste di spirito, anima e corpo (versi 12-13 delle prime tre parti).

 

Ma l’uomo può andare oltre, può assumere coscientemente nel suo io individuale divenuto libero, l’Entità Cristo.

Nella meditazione ciò avviene aggiungendo ai primi capoversi delle parti da I a III,

la IV parte con il suo punto culminante che è l’appello diretto al Cristo:

 

«Luce divina,

Sole del Cristo,

riscalda

i nostri cuori

illumina

le nostre menti…»

 

Con queste parole ci rivolgiamo al Cristo,

affinchè egli possa entrare nel nostro io, che tende a lui per libera volontà di sacrificio,

perchè, non solo questa, ma il Cristo ci guidi,

«perchè sia bene ciò che noi col cuore fondiamo, ciò che noi con la mente a piena mèta condurre vogliamo.»

 

Abbiamo già parlato sopra di quelle mete alle quali il Cristo ci conduce, dopoché si è collegato con il nostro io.

Rudolf Steiner le chiama mete degli dèi nel mondo spirituale e loro religione: sono l’ideale divino dell’uomo,

cioè l’uomo che si è sviluppato fino alla pienezza del suo essere cosmico, per aver chiamato a vita

il sè spirituale, lo spirito vitale, l’uomo spirituale, cioè le sue parti costitutive spirituali.

 

Ciò vuol dire che qui la meditazione è da considerarsi nel ritmo e nella sequenza in cui fu letta da Rudolf Steiner, per la prima volta, il 25 dicembre al Convegno di Natale.

Questo ideale evolutivo del mondo, mèta dell’intera evoluzione della Terra, è divenuto raggiungibile per noi solo grazie al Mistero del Golgota, nel quale tutta l’umanità potè guardare con i propri occhi il grande prototipo dell’Uomo-Dio.41 Ma con la susseguente unione del Cristo alla Terra venne creata la possibilità di realizzare questo ideale. Infatti

 

solo il Cristo che, unico tra gli dèi del cosmo,

discese dall’esistenza macrocosmica in quella microcosmica, e in essa patì e vinse la morte,

può condurci ad una cosciente riascesa al macrocosmo.

Solo Lui ci può condurre a realizzare le mete delle gerarchie divino-spirituali

e a sviluppare la trinità superiore del nostro essere.

 

Ecco perchè, in quanto accogliamo il Cristo con sentimenti di sacrificio, tratti dalla IV parte della meditazione, colleghiamo ai capoversi microcosmici delle tre prime parti i corrispondenti capoversi macrocosmici, ove ogni singolo di questi consiste di sette versi (14-20 delle prime tre parti) e inizia con la parola «Poiché».

 

Se consideriamo questi capoversi in sequenza invertita, vediamo che

• l’ultimo (il II capoverso della III parte) ci desta nel nostro principio macrocosmico custodito dalla terza gerarchia,

il principio del sè spirituale che è in noi un seme uscito dalla sfera dello Spirito Santo.

• Il II capoverso della II parte sveglia il nostro secondo principio macrocosmico, che è sorretto dalla seconda gerarchia,

il nostro spirito vitale, un riflesso dalla divina sfera del Figlio.

• E il II capoverso della I parte vuol portare a sviluppo il nostro massimo principio macrocosmico,

che è sorretto dalla prima gerarchia, il nostro uomo spirituale,

vero figlio di Dio, rampollo della somma sfera del Padre.42

 

Così l’impulso-Cristo, argomento della IV parte, ci conduce un po’ alla volta

nell’esistenza macrocosmica dello Spirito, del Figlio e del Padre.

É questo il grande annuncio di verità che già «…odono gli spiriti elementari a oriente, a occidente, a nord, a sud.»

e: «uomini possano udirlo.»

 

La meditazione della pietra fondamentale

è l’immagine cosmica e terrena dell’uomo44 settemplice43 che è tutto pervaso dal Cristo,

dell’uomo che va dal passato cosmico verso il futuro cosmico,

e su questa via può trovare la presenza del Cristo nel tempo cosmico.

 

 


 

Note:

32 – O.0.112, 24/6/1909.

33 – O.O.155, 30/5/1912, EAM1982 pag. 120.

34 – O.O. 26, articolo del 22/3/1925, EAM 1969 pag. 209.

35 – Vedi O.O.130, 2/12/1911.

36 – O.O.194, 23/11/1919, EAM 1981 pag. 43.

37 – O.O.155, 30/5/1912, EAM 1982 pagg. 123 124125.

38 – Si deve notare qui che la sintesi fra l’elemento generale e l’elemento individuale cui si è alluso sopra (pag.331), come è contenuta nella meditazione della pietra fondamentale data nel Convegno di Natale, è nello stesso tempo la sintesi di due principi fondamentali dei misteri cristici, che sono espressi uno nel detto del Cristo: «Là dove due o tre sono radunati nel mio nome, quivi son io in mezzo a loro» (Matteo 20) e l’altro nel detto dell’apostolo Paolo: «Non io, ma il Cristo in me» (Galati,2,20). Di questi due principi, il primo si riferisce a tutta l’umanità e trova la sua più alta realizzazione nel processo, che abbiamo già considerato, del costruire «l’individuo immortale»; il secondo invece è collegato all’iniziazione individuale, il cui culmine è l’esperienza immediata del Cristo nell’io dell’uomo. (Una considerazione di questa via individuale di iniziazione, contenuta nella meditazione della pietra fondamentale, segue in questo capitolo). In questo senso la più importante singolarità dell’intero Convegno di Natale è il fatto che esso pose dapprima una pietra fondamentale e comparve poi come vero prototipo per la suprema sintesi di entrambi i principi misterici suddetti, nell’umanità. La via al loro raggiungimento sta anzitutto nel lavoro comunitario degli antroposofi sulla meditazione della pietra fondamentale. Questo però è possibile solo mediante una verace comprensione del Convegno di Natale stesso, di cui si è parlato più esattamente nel capitolo precedente.

39 – O.O. 226,16/5/1923. Il 2/2/1924 (O.O. 234) Rudolf Steiner ne parla così:

▸ «Il corpo eterico è un organismo temporale, mentre il corpo fisico è un organismo spaziale». EAM 1965, pag.83.

40 – Questa relazione dei corpi fisico, eterico e astrale con i rispettivi primi capoversi delle parti I, II e III della meditazione, possiamo approfondirla attraverso l’indicazione contenuta in queste parti, ai tre sistemi dell’organismo umano: il sistema delle membra, il sistema del cuore e dei polmoni (ritmico) e il sistema della testa (I, II, III-2) che alla loro volta formano le basi fisiologiche della umana volontà (della vita), del sentimento e del pensiero (I, II, III-12). Questi ultimi però, come risulta da molte indicazioni di Rudolf Steiner, ottengono i loro impulsi rispettivamente dal Devachan superiore e inferiore e dal mondo astrale, vale a dire da quelle sfere cosmiche da cui fluiscono le forze per la costruzione dei nostri corpi fisico, eterico e astrale (vedi 26/5/1907, O.O.99 e 20/11/1907 O.O.100).

Così si può anche sentire questa relazione se si approfondiscono i primi capoversi delle parti I a III. Così il primo capoverso della I parte allude al sistema delle membra e del ricambio, cioè a quell’ambito dell’organismo umano che è collegato in misura speciale con l’essenza del fantòma del corpo fisico umano. Infatti quei processi di produzione di cenere e di soluzione di sali che Rudolf Steiner descrive quali processi che avvengono nel fantòma, appartengono assolutamente al sistema delle membra e del ricambio. Su questo nesso tra il fantòma del corpo fisico umano e il I capoverso della I parte della meditazione della pietra fondamentale, alludono anche e versi 12-13, sui quali è già stato parlato a pag.308 di questo capitolo.

Del nesso tra corpo eterico e il I capoverso della II parte della meditazione della pietra fondamentale parla l’accenno in esso contenuto al ritmo «nel battito del cuore e nell’ansito del respiro» (2) che è specialmente collegato con il movimento del Sole. Rudolf Steiner descrive, e non una sola volta (vedi per es. O.0.175 e O.O. 201), che tale ritmo corrisponde pienamente ai ritmi cosmici. Il fondamento della corrispondenza tra ritmi cosmici e ritmi dell’organismo umano ha le sue radici nel corpo eterico, sul quale argomento Rudolf Steiner scrive in un suo articolo dèi 1925:

▸ «Nel corpo eterico domina continuamente la mobilità, che è l’immagine riflessa delle costellazioni che si alternano durante la vita umana terrena. Il corpo eterico si configura già in corrispondenza ai mutamenti del cielo tra il giorno e la notte (cioè ai mutamenti del Sole) » (O.O. 26).

Nella meditazione alludono a queste costellazioni che si mutano, i versi 3 e 7-8. Rudolf Steiner parla inoltre del corpo eterico il 7/5/1923 (O.O. 224):

▸ «Il corpo eterico è qualcosa che non tende verso la Terra, ma tende continuamente verso il Sole. In quanto uomini siamo costituiti in modo che il nostro corpo fisico soggiace alla gravità terrestre (ciò si esprime soprattutto nel nostro sistema delle membra; come il sistema del cuore e dei polmoni vince la gravità terrestre mediante il ritmo, cosi il sistema della testa, il cervello, la vince perchè nuota nel liquido cervicale) e il nostro corpo eterico soggiace alla levità solare, cosicché il corpo eterico cerca continuamente di fuggire verso il Sole».

Poi Rudolf Steiner aggiunge ancora:

▸ «Dunque il corpo eterico dell’uomo tende appunto al Cristo, in quanto tende verso il Sole». (Entrambe le citazioni da RA 1958 pagg.135 136).

Di questo profondo segreto del corpo eterico parla anche la II parte della meditazione, laddove nel suo I capoverso si allude al corpo eterico. Questi tende continuamente verso il macrocosmo, verso la sfera del Sole, al Cristo cioè, nel senso della meditazione della pietra fondamentale nel II capoverso della II parte, dove si parla del Sole (17-18) e del Cristo (14). A questo speciale rapporto del corpo eterico umano con il Sole accennano le parole di Rudolf Steiner nell’ultima conferenza del ciclo «Il Vangelo di Matteo»;

▸ «Nel corpo eterico vive anche ciò che è affine al Sole; in esso risuona quanto operava come armonia delle sfere, l’elemento divino percepibile dietro all’esistenza meramente fisica. Possiamo dunque affermare che nel corpo eterico vivono divinità elevate e precisamente quelle che sono affini alle divinità solari»

(O.O. 123, EAM 1979 pagg.235 236),

ciò significa la seconda gerarchia, gli Spiriti della Luce (16), che sono gli spiriti conduttori nell’ambito della sfera del Sole e dei pianeti, ambito che corrisponde al mondo dell’ispirazione, ovvero dell’armonia delle sfere. E finalmente il I capoverso della III parte parla del corpo astrale che, secondo le parole di Rudolf Steiner (19/5/1908, O.O. 103), è «corpo di luce»; a questo ci indirizza nella meditazione della pietra fondamentale, specialmente l’VIII verso (confronta anche con la pag. 324 e seg. in questo capitolo).

41 – Vedi O.O.13, Laterza 1932 pag. 262.

42 – Vedi nota 23 del V capitolo.

43 – Se qui prendiamo in considerazione che le sette parti costitutive della natura umana contenute nella meditazione della pietra fondamentale sono anche un’immagine dell’intera evoluzione del mondo, da Saturno a Vulcano, e se ci rammentiamo di tutto quanto è stato detto in questo libro sulla relazione di questa meditazione con l’esistenza dell’anima dopo la morte, e con la nuova via settemplice di iniziazione cristiano-rosicruciana, possiamo realmente sentire che in questo testo universale è contenuta la quintessenza dei tre libri antroposofici fondamentali: «Scienza occulta», «Teosofia» e «Iniziazione», che rappresentano in sè i tre aspetti fondamentali dell’antroposofia: l’evoluzione spirituale, l’essere dell’uomo e la via della conoscenza, che a sua volta dà nuovi impulsi per lo sviluppo del pensare, sentire e volere dell’uomo. Ecco perchè

nella meditazione della pietra fondamentale

appare invero l’essenza di tutta, l’antroposofia,

come profonda sapienza dell’uomo, come antropos-sofia.

44 – Da quanto è stato esposto sopra consegue che la meditazione della pietra fondamentale ci dà anche un’immagine dell’uomo articolato in nove parti, le quali sono collegate con i corrispondenti versi della meditazione nella maniera seguente:

 

 

La IV parte contiene l’essenza nascosta dell’io umano, nel quale entra il Cristo, collegando così nel presente universale, il passato e il futuro universali.