La formula mantrica della comunione cosmica

Il mistero della resurrezione


 

Questa comunione cosmica trovò la sua diretta espressione anche entro i Nuovi Misteri. Così la troviamo in ciò che Rudolf Steiner trasmise agli ascoltatori antroposofi nell’ultima conferenza che egli potè tenere nel primo Goetheanum, quando consegnò all’umanità la formula mantrica della comunione cosmica. Infatti, soltanto poche ore dopo la conclusione di questa conferenza l’edificio divenne vittima delle fiamme.

 

Ad essere più precisi, l’incendio era già stato appiccato da mano criminale prima della conferenza di Rudolf Steiner. Poiché tuttavia in un primo momento le fiamme si diffusero tra le doppie pareti dell’edificio, e così il fumo si distribuì per diverse ore soltanto nell’intercapedine delle pareti e delle due cupole, l’incendio doloso non venne scoperto subito. Soltanto quando il fumo aveva riempito tutti questi spazi, esso cominciò a penetrare all’esterno e solo allora l’incendio potè essere scoperto. Dopodiché Rudolf Steiner dalla sua casa, dalla Villa Hansi, venne chiamato al luogo dell’incendio.

 

Da come si è svolto l’avvenimento è possibile dedurre che nel tempo in cui Rudolf Steiner concluse la sua conferenza con le parole della comunione cosmica, l’edificio in tutta la periferia, all’interno delle intercapedini era già completamente avvolto dalle fiamme. Con ciò, come nell’ultimo istante, dal punto di vista storico-universale venne compiuto ciò che sino allora non era ancora potuto avvenire. Infatti, sebbene in quel periodo l’edificio era quasi completato, Rudolf Steiner temporeggiava sempre di nuovo la sua apertura.

Più tardi, dopo l’incendio, egli mise in rilievo con chiarezza che nessuna delle nove maggiori manifestazioni, che hanno avuto luogo nell’edificio, potè essere considerata la vera e propria inaugurazione (esoterica) dell’edificio.

 

E ora, con l’incendio l’inaugurazione dell’edificio avvenne in un modo del tutto particolare. Avvolto dal fuoco Rudolf Steiner si trovò, quale sommo sacerdote, al centro del culto cosmico nella Sala Grande del primo Goetheanum e pronunciò le parole della comunione cosmica nelle quali cooperò «lo Spirito del cosmo intero».

Egli le pronunciò nella Sala Grande del primo Goetheanum, che poco dopo venne accolto nel cosmo eterico con tutte le sue forme divorata dal mare di fuoco. In questo modo Rudolf Steiner compì per l’edificio ciò che alla fine della sua conferenza egli definì il «culto cosmico», che in quell’istante divenne il nuovo battesimo annunciato ancora profeticamente da Giovanni Battista, quale battesimo del Cristo con il fuoco e lo Spirito (vedi Lc 3,16).

 

Rudolf Steiner introdusse la formula mantrica della comunione cosmica con le seguenti parole:

«Nella propria donazione all’onnipotenza dell’esistenza universale che lo circonda [l’uomo], dell’esistenza cosmica, può sperimentare ciò che viene attuato mediante se stesso nel grande tempio del cosmico come transustanziazione, mentre sacrifica al suo interno in modo puramente spirituale» (O.O. 219,31.12.1922).39

Pronunciando queste parole Rudolf Steiner stesso, quale «essere che sacrifica» si trova al centro del Goetheanum che brucia e nel senso del più alto servizio di donazione egli compie un culto nel tempio del cosmo. Questo avvenimento venne accompagnato dalle ulteriori parole:

«Il mondo diviene tempio, il mondo diviene dimora di Dio. L’uomo che riconosce, raccogliendosi nel sentimento e nella volontà, diviene un essere che sacrifica. Il rapporto di fondo dell’uomo con il mondo sale dal riconoscere al culto universale, al culto cosmico».

E questo culto Rudolf Steiner poi lo collega con ciò che è la vera e propria missione dell’Antroposofia:

«Che tutto ciò che costituisce il nostro rapporto con il mondo, si riconosca dapprima come culto cosmico nell’uomo è il primo inizio di ciò che deve accadere, se l’Antroposofia deve attuare la propria missione nel mondo.»

 

L’intera rappresentazione del culto cosmico culminò poi nelle parole mantriche della comunione cosmica, pronunciate da Rudolf Steiner con solennità alla fine della conferenza:

 

«Mi si avvicina nell’operare terrestre,

Datami in immagine di sostanza,

La natura celeste degli astri:

La vedo trasformarsi amando nella volontà.

Penetrano in me nella vita acquea,

Formandomi con la potente forza della sostanza,

Le celesti azioni degli astri:

Le vedo saggiamente trasformarsi in sentimento.»

 

Nei suoi ricordi Heinz Muller descrive la conclusione di questa conferenza, alla quale egli stesso partecipò, nelle seguenti parole: «Nel corso della conferenza la solennità, l’efficacia del suo linguaggio si intensificarono. Si aveva la sensazione: Qui un grande iniziato celebra il culto del futuro, il culto cosmico dell’umanità. Dopo avere ancora una volta pronunciato i Mantram, nella più grande modestia egli si spostò dal podio e si mise in parte e così era naturale che nessuno applaudisse, mentre in altre conferenze era abituale che ciò avvenisse. I due Mantram erano ancora scritti nella sua bella calligrafìa sulle due lavagne, quando noi, anziani e giovani, profondamente commossi, uscimmo nella limpida notte di San Silvestro dal cielo stellato.»

 

Nelle sue indicazioni riguardo il rapporto con questi Mantram, Rudolf Steiner sottolinea particolarmente la disciplina occulta da lui inaugurata che conduce attraverso i gradi dell’immaginazione, ispirazione e intuizione. Infatti, soltanto ora egli rivela il grande Mistero e l’ultima destinazione di questo camino, che vorrebbe condurre l’uomo odierno alla vera conoscenza del mondo spirituale:

«La conoscenza spirituale è quindi una vera comunione, l’inizio di un culto cosmico idoneo all’umanità del presente» (O.O. 219, 31.12.1922).

 

Con ciò l’uomo nel compiere la comunione cosmica, mediante i componenti solidi dei suoi alimenti è chiamato a raggiungere un nuovo collegamento con mondo delle stelle fisse e mediante i componenti liquidi un nuovo collegamento con le forze spirituali dei pianeti. Entrambi, mediante l’amore nel volere, e la saggezza nel sentire, vengono transustanziati sulla via della conoscenza soprasensibile e con ciò diventano il fondamento della futura spiritualizzazione del pianeta Terra. Che ciò possa avvenire è la conseguenza della grande comunione cosmica della Terra il Venerdì Santo. Infatti, soltanto per questo, nei componenti solidi degli alimenti sono contenute le forze spirituali delle stelle fisse e nei componenti liquidi le forze spirituali dei pianeti.

 

Un anno dopo Rudolf Steiner mise in rilievo che la sua ultima conferenza nel primo Goetheanum era in pieno accordo con le forme dell’edificio (vedi O.O. 233, 31.12.1923). Con ciò egli indicò il Mistero di un rapporto interiore tra la formula mantrica della comunione cosmica e l’intimo essere del primo Goetheanum. Questo rapporto non è assolutamente solo un rapporto simbolico, poiché l’edificio era costruito effettivamente secondo il principio della comunione spirituale. Così nello spazio della cupola più grande si manifestava il principio della settemplice evoluzione planetaria e nello spazio della cupola più piccola il dodecemplice principio del mondo stellare (dello zodiaco).

In questo modo nell’edificio a cupola doppia era portato alla manifestazione «lo Spirito del cosmo intero» (0.0. 15, cap. III).

E il grande volto nella vetrata rossa rappresentava l’uomo che celebra nel grande tempio del cosmo.

 

Riallacciandosi a questo pensiero architettonico del primo Goetheanum, ora a Rudolf Steiner, nell’ultima conferenza, al centro della stanza che era già invisibilmente avvolta dalle fiamme, venne concesso di pronunciare le corrispondenti parole mantriche. Con ciò egli svelò la vera e propria destinazione di questo edificio, quale immagine del «grande tempio del cosmo» in cui dopo la sua consacrazione e inaugurazione esoterica avrebbe dovuto essere celebrato il «culto cosmico», quale vera e propria missione dell’Antroposofia. In altre parole: L’edificio nella sua totalità doveva condurre l’uomo moderno alla vera comunione cosmica. Di ciò diede testimonianza Rudolf Steiner stesso un anno dopo guardando indietro all’incendio:

• «Con ciò mi ricollegai, a dire il vero, proprio quella sera, direttamente a ciò a cui doveva essere dedicato l’edificio del nostro Goetheanum, per la sua stessa essenza» (0.0. 233, 31.12.1923).

 

Se il primo Goetheanum avesse potuto essere completato, la culminazione della comunione cosmica sarebbe avvenuta mediante la congiunzione interiore del visitatore con la figura del rappresentante dell’umanità nella cupola piccola. Questa sublime figura sarebbe venuta incontro all’uomo da Oriente (vale a dire dal mondo spirituale) come il Sole spirituale, avvolto da dodici stelle. Rudolf Steiner lo mette in rilievo nelle seguenti parole:

Ad Efeso stava la statua di Artemide; qui nel Goetheanum doveva innalzarsi la statua dell’uomo, la statua del rappresentante dell’umanità, del Cristo-Gesù. Identificandoci con Lui, ci proponevamo, di immergerci in Lui con la conoscenza e in tutta umiltà, come in passato nel loro modo … i discepoli di Efeso si immergevano nella contemplazione della statua di Diana» (O.O. 233, 31.12.1923).

 

Il primo Goetheanum doveva condurre gli uomini del presente a un tale «identificarsi» con il più alto ideale dell’umanità, che è anche l’ideale della comunione cosmica. In altre parole: Si trattava dell’esperienza del cosmo spirituale, nel quale diventa possibile l’incontro con il Cristo nel proprio Io.

Ora questa consacrazione del Goetheanum, quale battesimo con il fuoco e lo Spirito, insieme all’essere della comunione cosmica, venne accolta dal mondo spirituale per poi essere accolta di nuovo da Rudolf Steiner in forma trasformata, dalle vastità del cosmo, quale via della comunione spirituale ed essere da lui posta al centro dei Nuovi Misteri durante il Convegno di Natale.

 

Alla fine del Convegno di Pasqua del 1924 Rudolf Steiner mise in rilievo questa possente metamorfosi:

«Quello che prima riguardava più o meno la Terra, e che in tale prospettiva era stato fondato, con quelle fiamme è stato portato nelle vastità cosmiche. Proprio perché siamo stati colpiti da quella sventura, e perché ne riconosciamo le conseguenze, noi possiamo affermare: Ora comprendiamo che ci è concesso di non rappresentare più solamente un Movimento che riguarda la Terra, bensì una questione del vasto mondo eterico nel quale vive lo Spirito. Infatti ciò che riguarda il Goetheanum è cosa che coinvolge il vasto etere, in cui vive la saggezza universale pregna di Spirito. Tutto ciò è stato portato là fuori, nelle vastità dell’etere, e noi ora possiamo compenetrarci degli impulsi del Goetheanum provenienti dal cosmo» (O.O. 233a, 22.4.1924).

Ma con le forme dell’edificio era stata portata fuori nelle vastità eteriche del cosmo anche la formula mantrica della comunione cosmica, per poi, ritornando da là, essere nuovamente accolta da Rudolf Steiner, quale fondamento mantrico per la comunione spirituale.

 

Precedentemente abbiamo già parlato della meditazione della Pietra di Fondazione che rappresenta il collegamento meditativo con il corpo di resurrezione e con ciò costituisce la prima componente della comunione spirituale. Ma come stanno le cose con la sua seconda parte, la comunione con il sangue, ossia con le forze del corpo eterico risorto? Nel compimento della fondazione dei Nuovi Misteri, durante il Convegno di Natale, anche a questa domanda troviamo una risposta chiara ed esauriente. Come già detto, nel corpo eterico è immutabile l’essere del ritmo, la cui origine si trova nei movimenti dei sette pianeti ed è per questo che esso possiede una settemplice struttura. Se prendiamo in considerazione questo, comprenderemo perché Rudolf Steiner durante il Convegno di Natale ai soci non diede soltanto la meditazione della Pietra di Fondazione, quale fondamento spirituale della Società Antroposofica fondata a nuovo, ma anche i sette ritmi di essa, che colmarono esotericamente i successivi giorni della riunione. Infatti, questi ritmi costituiscono il ponte all’esperienza del corpo eterico del risorto. In questo modo nella meditazione della Pietra di Fondazione e nei suoi sette ritmi è data una via pienamente valida della comunione spirituale, quale continuazione e metamorfosi dell’essere della comunione cosmica, dopo che essa era stata accolta da Rudolf Steiner in questa forma trasformata dalle vastità del cosmo eterico.

 

Perciò possiamo dire: Come il Venerdì Santo il sangue e il corpo del Cristo-Gesù fu accolto dalla Terra per poi apparire la mattina di Pasqua, quale corpo di resurrezione e corpo eterico del risorto, densificato sino alla visibilità terrena, così nei Nuovi Misteri le parole mantriche della comunione cosmica andarono fuori nelle vastità del cosmo, e mediante la libera azione creatrice di un uomo, ritornarono quale via alla comunione spirituale pienamente valida. Così il macrocosmo si rispecchia nel microcosmo e l’azione divina nell’azione umana, nell’azione di Rudolf Steiner.

 

La differenza tuttavia sta nel fatto, che

• alla svolta dei tempi tra gli eventi del Venerdì Santo e la resurrezione la Domenica di Pasqua, la via del Cristo, il Sabato Santo, condusse nelle profondità della Terra.

• Nel compimento di questo atto cosmico-terrestre invece, gli impulsi salirono con le fiamme dell’edificio nelle vastità cosmiche, e ritornando durante il Convegno di Natale costituirono il fondamento dei Nuovi Misteri.

 

Già nel ciclo Da Gesù a Cristo Rudolf Steiner indicò con chiarezza il significato futuro della comunione spirituale:

«L’Antroposofia deve agire per afferrare qualcosa di concreto e di reale nello Spirito. Per il fatto … che con meditazioni, concentrazioni e tutto ciò che impariamo quali conoscenze dei mondi superiori gli uomini diventeranno maturi, … a compenetrarsi nella loro interiorità con l’elemento dello Spirito, per questo fatto essi sperimenteranno la comunione nello Spirito» (O.O. 131, 13.10.1911).

 

Con ciò Rudolf Steiner compì un decisivo passo nell’ulteriore sviluppo del cristianesimo sulla Terra: egli creò il passaggio dalla comunione sacramentale alla comunione puramente spirituale.

Ciò a cui il grande esoterista cristiano del XII secolo, Gioacchino da Fiore (1130-1202), che diede l’insegnamento di tre epoche storiche universali, dell’epoca del Padre, dell’epoca del Figlio e dell’epoca dello Spirito, in un primo momento potè indicare soltanto in modo profetico, e cioè al futuro passaggio dalla seconda alla terza epoca, Rudolf Steiner lo compì veramente sulla Terra con la fondazione della comunione spirituale. Infatti, con ciò fu posto il fondamento per l’epoca dello Spirito che sta iniziando, nella quale diventa possibile un nuovo rapporto puramente spirituale con l’entità del Cristo.

 

A tale riguardo Rudolf Steiner dice:

«Come tutto si evolve e si eleva dal fisico allo spirituale sotto l’influsso cristiano, così, come una specie di ponte, devono prima evolversi sotto l’influenza del Cristo le cose che già prima esistevano: l’Eucarestia deve evolversi dal fisico allo spirituale, per condurre alla vera unione col Cristo» (O.O. 112, 7.7.1909).

 

Questa unione interiore con il Cristo è poi raggiungibile sulla via che conduce dall’essere della comunione cosmica alla comunione spirituale, come fondata durante il Convegno di Natale. Infatti, la prima ha come meta la spiritualizzazione della Terra e la seconda la spiritualizzazione dell’uomo. Entrambe si compiono dal suo libero e autonomo lavoro interiore.

Con ciò si rende possibile, la realizzazione del «più alto ideale dell’evoluzione umana che all’uomo sia dato di concepire: la spiritualizzazione che egli conquista per opera propria» (O.O. 13, pag. 335).

 

Se a tale riguardo confrontiamo le parole della comunione cosmica con quelle della comunione spirituale, scopriamo un possente passo compiutosi per il fatto che la sostanza mantrica nel frattempo era salita nelle altezze del cosmo.

Infatti,

• nelle formule della comunione cosmica le forze spirituali dei pianeti e delle stelle fisse sono richiamate soltanto in generale, mentre invece

• nella comunione spirituale si tratta delle reali entità spirituali, che agiscono dietro a queste forze cosmiche. E queste sono le nove Gerarchie, che nella meditazione della Pietra di Fondazione e nei suoi ritmi sono indicate con il loro nome e la cui attività sta dietro a tutte le sfere planetarie e il cosmo stellare.

 

Ciò che Rudolf Steiner nei Nuovi Misteri ha dato a tutti gli uomini di buona volontà, quale moderna via alla comunione spirituale e con ciò alla piena realtà della resurrezione, era già stato preparato secoli prima nelle cerchie più dirette e nelle scuole del cristianesimo esoterico, tenute rigorosamente nascoste. Nelle due correnti principali di esso, entrambi gli elementi della comunione spirituale in un primo momento vennero sviluppati separatamente.

• Così al centro dei Misteri del Gral si trovava soprattutto la comunione con il sangue del risorto, ossia con le forze del suo corpo eterico trasformato, dal quale i Cavalieri del Gral nel loro operare cultico, attingevano le forze vitali per i loro molteplici compiti entro l’umanità.

• In modo simile più tardi operavano i rosacroce, soprattutto alla seconda parte della comunione spirituale. In ciò che definivano il lavoro alla Pietra Filosofale, essi cercavano un rapporto cosciente con le forze del corpo di resurrezione, con le quali cercavano di cambiare la propria entità sino entro le più sottili articolazioni. Possiamo paragonare tale lavoro alla trasformazione del carbone nel diamante trasparente. Per cui i motti rosicruciani fanno parte in modo inseparabile dell’essere della meditazione della Pietra di Fondazione.

 

Ciò che per secoli era avvenuto in modo separato,

mediante Rudolf Steiner potè essere unito per la prima volta nei Nuovi Misteri,

e dopodiché, dalle strette cerchie delle confraternite esoteriche portato fuori nella piena vita pubblica.

 

Perché questo si rendesse possibile tuttavia, mediante l’incendio del primo Goetheanum dovette avvenire la più grande tragedia del Movimento Antroposofico, la metamorfosi cosmico-tellurica del suo essere, come descritto sopra.

Con ciò esso attraversò una specie di morte e di resurrezione, per rendere così possibile la fondazione dei Nuovi Misteri sulla Terra in questa forma.