Mitologie germaniche e persiane

O.O. 101 – Miti e leggende nordiche – 28.10.1907 (sera)


 

Negli ultimi incontri della nostra sezione abbiamo affrontato la spiegazione occulta dei differenti miti e leggende dell’Europa centrale, e in questa occasione abbiamo constatato che contengono profonde verità e conoscenze. Esattamente due settimane fa abbiamo studiato le piú profonde ed essenziali verità e abbiamo abbordato la mitologia persiana nata in Asia, che è veramente accomunata alle mitologie germaniche o simili che troviamo sul continente europeo. Abbiamo visto quello che si nasconde dietro il nome degli Amesha Spenta persiani e dietro a quello dei ventotto/trentuno Yazata. Abbiamo trovato le forze provenienti da questi spiriti dell’astrale nelle dodici paia di nervi che partono dalla nostra testa e nelle ventotto/trentuno paia di nervi che partono dalla nostra colonna vertebrale.

 

La mitologia tedesca e piú generalmente quella europea ci dicono che le tre divinità WotanVili e , che s’incontrano a volte sotto altri nomi, hanno creato gli uomini. Un giorno, mentre passeggiavano in riva al mare, trovarono due alberi, Askr ed Embla (frassino e olmo) e partendo da loro crearono la prima coppia di esseri umani. Wotan ha donato a questi primi esseri umani lo Spirito e la vita psichica in generale, Vili ha donato loro la forma, l’intelligenza e il movimento,  ha donato loro il viso, la parola, l’udito e la vista.

 

Se abbiamo già potuto convincerci del senso profondo degli altri miti, sentendo quello che ci racconta il mito europeo, non potremo far altro che cercare un senso piú profondo in questa trinità divina e nella triade di facoltà di cui essa ha dotato gli uomini. Ma facendo questo saremo avvantaggiati nel paragonare la genesi dell’uomo, per come ci è raccontata nella mitologia europea, a quella relativa alla mitologia persiana che le è apparentata. Questa genesi appare allora come posta in un contesto molto piú ampio. In questa occasione possiamo veder nascere in noi un sentimento particolare, che ci permette di individuare la forza spirituale negli uomini all’origine dei miti, l’entità e la natura dell’essere umano, come anche il suo rapporto con la Terra. Come sappiamo, i miti e le leggende non possono essere spiegati da speculazioni intellettuali, non è con l’aiuto di riflessioni che bisogna cercarne il senso, ma dobbiamo al contrario tentare di chiarire le origini del sapere e della conoscenza umana come ce le presenta la leggenda, attingendo da una parte allo Spirito creatore iniziale del popolo e dall’altra nei doni dei sacerdoti Iniziati.

 

I miti e le leggende non sono altro che visioni astrali, spirituali. Abbiamo visto che l’antico germanico, come i membri degli antichi popoli europei, vedeva realmente sul piano astrale il frassino cosmico Yggdrasil, percepiva le dodici correnti che penetravano sotto forma di energia nel suo cranio e costituivano i suoi dodici nervi cranici. Abbiamo visto questi fatti come effetti reali del mondo astrale e non delle speculazioni qualsiasi dell’intelletto e dell’immaginazione.

 

Cominceremo adesso ad esaminare brevemente e a grandi linee i miti persiani sulla genesi del mondo e il destino dell’uomo. Dobbiamo però ricordare che il popolo persiano, l’antico popolo persiano, non è quello di cui avete imparato la storia, bensí quello da cui sono veramente scaturite queste leggende degli dèi, e che apparteneva all’avanguardia di coloro che, partendo dall’antica Atlantide, sono emigrati verso Est. Sono precisamente quei popoli che, quando l’antico territorio di Atlantide fu inghiottito dalle acque, si sono piú tardi diretti verso l’India e si sono mescolati ai popoli stabiliti su quel continente, si sono sedentarizzati sul suolo dell’attuale Persia, della Battriana e della Media, e hanno spinto la loro marcia piú lontano verso l’Est. Gli altri popoli sono rimasti sul suolo dell’attuale Europa.

 

In tutti quei popoli, i miti e le leggende che si sono formati sotto gli aspetti piú vari, sono il racconto in immagini che narrano quello che certi potevano vedere, sia normalmente che in condizioni particolari, grazie alle loro facoltà di chiaroveggenza, certo indebolite ma ancora ben presenti. I membri di questa parte di popolazione che all’epoca si trovava nell’attuale Persia, raccontavano le loro visioni del mondo astrale, e Zaratustra, il grande creatore religioso, le presentava sotto una certa forma e le completava.

 

Ci rappresenteremo molto succintamente e a grandi linee i racconti di quegli uomini. Essi consideravano tutto quello che esiste in uno stato cosmico unico che chiamavano Zurvān Akarana. Si trattava di uno stato originario comune da cui, secondo questa visione, tutto deriva: minerale, pianta, animale ed essere umano, ma anche tutto quello che appartiene al dominio spirituale superiore, nella misura in cui tutto questo era percettibile all’uomo. Se si volesse tradurre l’espressioneZurvān Akarana bisognerebbe parlare di uno stato, o substrato, primordiale. Da questo substrato luminoso emergeva una divinità dotata di qualità quali la bontà, la perfezione intellettuale e spirituale, Ahura Mazdā o Ohrmazd, un’entità saggia, buona, spirituale, oltre ad un’altra entità che si opponeva allo spirito di saggezza di Ohrmazd. Quest’altra entità spirituale è comunemente chiamata Ahriman(Angra Manyu).

 

Nei miti e nelle leggende persiane abbiamo dunque queste due entità spirituali: una divinità buona, Ohrzmazd e un antagonista cattivo, Ahriman. Si potrebbe tradurre il nome di Ahriman con “colui che contrasta”, oppure “lo spirito avverso”, ecco il senso della parola.

 

Se adesso vogliamo mettere in relazione queste entità con gli Amesha Spenta e gliYazata, dobbiamo rappresentarci che queste entità spirituali superiori emanano daOhrmazd. Sono le legioni attraverso le quali agisce Ohrmazd. Egli è il supremo reggente che attribuisce loro il grado e le ripartisce in funzione dei dodici mesi dell’anno e dei ventotto/trentuno giorni dei mesi, ritmi secondo i quali esse alternano il loro regno. Il mito persiano parla poi di Arimane: proviene anche lui dal substrato luminoso primordiale, ma dall’inizio si è mostrato recalcitrante e si è ribellato, ha opposto ai sei Amesha Spenta i suoi sei cattivi geni, i Daeva, o Deva, inferiori e superiori. Secondo il senso dei miti persiani dovete dunque rappresentarvi che ogni Amesha Spenta ha, per cosí dire, un avversario, e che i Deva sono alle dipendenze di Arimane allo stesso titolo che gli Amesha Spenta sono sotto il dominio di Ohrmazd. Arimane ha istruito le sue legioni in modo che esse si oppongano, in un combattimento permanente, alle legioni benefiche degli Amesha Spenta. Nello stesso modo ha disposto le sue innumerevoli legioni di Deva inferiori contro le legioni dei buoni geni Yazata.

 

Il mito persiano ci mostra cioè tutti i processi del mondo impegnato, in un certo senso, in un lungo combattimento tra forze antagoniste. Ogni fenomeno che oggi si produce è, secondo il mito persiano, il risultato di questo conflitto. Tutto ciò che avviene dovrebbe in verità essere descritto nella maniera seguente: gli avvenimenti dell’universo dipendono da una parte dalle forze del bene, da cui procedono le Amesha Spenta e gli Yazata, e dall’altra dalle forze del male, rappresentate dai Deva. Solo quando comprenderemo l’interazione delle forze del bene e del male secondo il mito persiano, potremo capire i fatti e le realtà che avvengono nel mondo attuale.

 

Poniamo adesso una domanda: i racconti descritti attraverso queste immagini sono delle visioni, delle percezioni astrali? Vedremo che lo sono fino nei minimi dettagli. Vi aiuterà a comprenderlo una particolarità, quella cioè che potremmo chiamare il “culto del fuoco” e che ha un certo ruolo nell’antica religione persiana. Ma non si tratta d’immaginarsi questo culto del fuoco come un’adorazione del fuoco materiale, non si trattava di questo. Il fuoco fisico non è stato oggetto di una venerazione né ha generato un culto particolare. Per la mitologia ed il culto persiano, il fuoco fisico è solo un simbolo, l’espressione esteriore di una certa energia spirituale che ha la sua sede nel fuoco. Il fuoco fisico esteriore è la manifestazione dello spirito di questo elemento.

 

Esamineremo adesso da dove viene questa venerazione del fuoco. Essa ha in effetti un’origine profonda ed occulta. Ricordiamoci in che modo è raccontata l’origine dell’universo nella nostra concezione scientifico-spirituale del mondo. Diciamo che la nostra Terra fu una volta unita alla Luna, che oggi l’accompagna con la sua corsa, e che la Luna, ad un certo momento, si è staccata da essa. Sappiamo che in un’epoca ancora anteriore la nostra Terra era unita a quello che oggi costituisce il nostro attuale Sole. Sono i due avvenimenti cosmici primordiali che hanno preceduto la nascita dell’essere umano. I tre corpi celesti che sono il Sole, la Luna e la Terra formavano una volta un solo corpo, che possiamo immaginare sotto forma di un miscuglio di questi tre pianeti, e che costituiva un unico, imponente corpo celeste. Il primo a staccarsi è stato il Sole, e mentre prima dispensava la sua luce dall’interno della Terra, si è messo a diffonderla sulla Terra e sulle sue creature dall’esterno. A quell’epoca, la Terra conteneva ancora in sé la Luna. Era la Luna che portava le forze negative, ed era necessario che queste uscissero. Se la Luna fosse restata nel seno della Terra, quest’ultima non avrebbe mai potuto seguire l’evoluzione che ha poi conosciuto e che ha fatto di lei il luogo dove soggiorna l’attuale umanità.

 

Quando la Luna si è a sua volta staccata, l’uomo non aveva ancora la sua forma attuale sulla Terra; anche se era già presente sul piano fisico, egli non era ancora dotato di un’anima. Al momento in cui la Luna si è staccata dalla Terra, l’essere umano, nella sua forma di allora, conduceva una vita di tipo vegetale. Questa forma non era altro che un abbozzo del corpo fisico ed eterico attuali. A quei tempi, il corpo astrale, presente ai nostri giorni nel corpo umano, non era stato ancora integrato nella natura terrestre della sua entità. I corpi astrali, che piú tardi dovevano raggiungere i corpi fisici degli uomini, levitavano come nuvole. E i corpi umani che deambulavano in quanto antenati fisici dell’uomo attuale, si trovavano in uno stato di sonno perenne. Come le piante, l’uomo di quell’epoca era in una specie di sonno letargico; era dotato solo di un corpo fisico e di uno eterico. In quel tempo sulla Terra non c’era ancora alcun essere che possedesse gli attributi essenziali dell’umanità e degli animali superiori attuali dal sangue rosso e caldo: il calore interiore.

 

Se risalite con me nel tempo per ritrovare le entità che popolavano l’antica Luna, constaterete che sull’antica Luna tutti gli esseri, compresi quelli che furono gli antenati dell’uomo attuale, disponevano del calore del loro ambiente, come gli animali inferiori attuali, rimasti a quello stadio di evoluzione. Erano dotati di umori, si potrebbe dire “diatermici”, che garantivano l’equilibrio con il loro ambiente esterno. In loro non esisteva ancora quello che nell’uomo e negli animali superiori si manifesta in quanto calore interno, e quello che va di pari passo con esso, che è il sangue rosso.

 

Abbiamo ugualmente appreso che al momento della separazione del Sole e della Luna, che lasciarono da sola la Terra, si è prodotto un avvenimento cosmico: la Terra è stata attraversata da Marte. Le sostanze di questi due corpi celesti, Marte e la Terra, erano a quell’epoca talmente sottili che Marte ha potuto, tenuto conto della sua sostanza, attraversare la Terra. Vi ha lasciato un elemento che la Terra non possedeva: il ferro.  Il ferro è stato incorporato nella Terra dal passaggio di Marte, e questo ferro era il presupposto indispensabile alla formazione del sangue rosso. Quale ne è stata la conseguenza? Quando la Luna si è separata dalla Terra e la Terra è rimasta sola, essa si è trovata in uno stato di fuoco: era immersa in un’atmosfera di calore. Ora arriviamo ad una rappresentazione che vi invito ad afferrare con precisione. Immaginatevi che tutto questo calore, che si trova oggi nel corpo irrigato dal sangue caldo di milioni di esseri umani e di animali che abitano la Terra, immaginate tutto questo calore nell’atmosfera attorno alla Terra: avrete allora pressappoco lo stato nel quale si trovava la Terra immediatamente dopo che si era staccata dalla Luna.

 

Le creature non avevano ancora il calore interiore, il flusso di calore circolava a contatto della superficie del globo terrestre, il calore si trovava ancora all’esterno. Possiamo dunque rappresentarci la Terra di quell’epoca come un corpo ancora liquido, nel quale i metalli erano ancora disciolti, ciascuno a modo suo, e quel corpo liquido si trovava circondato da un oceano di calore e di fuoco. Il Sole, che era all’esterno, diffondeva i suoi raggi di luce in quest’oceano di calore. Per l’occultista, la luce non è solo la luce fisica pura e semplice, questa luce è la manifestazione fisica e materiale dello Spirito. In tal modo, con i raggi del Sole, affluiva sulla Terra l’essenza degli Spiriti solari. La luce fisica, manifestazione della spiritualità della luce spirituale, penetrava nell’atmosfera di fuoco, di calore della Terra. Rappresentatevi tutto ciò nel modo piú reale possibile. C’è la Terra, che è circondata dall’atmosfera di calore nella quale penetrano i raggi del Sole, che per noi sono fasci di spiritualità. Spandendosi nel calore terrestre con i raggi solari, gli spiriti del Sole hanno dapprima permesso la formazione dell’anima collettiva, del corpo astrale collettivo dell’umanità tutta intera e degli animali superiori. In basso, sulla superficie terrestre, c’erano gli umani-vegetali addormentati che possedevano solo un corpo fisico e un corpo eterico. La situazione assomigliava a quello che accadrebbe qui se tutti voi, che siete seduti qui, vi addormentaste improvvisamente (il che non è certo auspicabile) e il vostro corpo astrale uscisse dal vostro corpo fisico e si mescolasse a quello degli altri. Ma a quell’epoca il mescolarsi dei corpi astrali si faceva in modo ben piú pronunciato, l’insieme formava una massa indifferenziata, che aveva in comune il calore nel quale penetrava la luce del Sole, manifestazione dello Spirito. Come si sa, ai nostri giorni il corpo astrale è chiamato anche aura, perché è percepito dal veggente di oggi come un alone di luce che circonda l’essere: è come una sorgente luminosa che irraggia da ogni parte dell’essere umano e costituisce un contorno luminoso a forma di uovo. È in questo modo che il corpo astrale dell’uomo era contenuto a quell’epoca nell’atmosfera di calore della Terra, non era ancora diviso in corpi astrali individuali; in questo corpo si riversava la luce del Sole, portatrice della spiritualità di quell’astro.

 

Immaginate adesso il vostro proprio divenire sul piano cosmico universale di quell’epoca. Ciò che oggi costituisce i vostri corpi fisici ed eterici, e che allora era di natura vegetale, cresceva in un certo modo fuori della Terra, era un prodotto della Terra. Quello che oggi esiste in voi sotto forma di anima e di Spirito, proviene dall’atmosfera che circondava la Terra ed è stato progressivamente aspirato dai vostri corpi fisici ed eterici. Tutto questo processo si è effettuato in un’aura collettiva terrestre il cui aspetto fisico deve essere visto come un calore collettivo illuminato, penetrato dalla luce solare carica di spiritualità. In questo modo avete assorbito il calore che una volta copriva la Terra come un velo. Quello che oggi esiste nel calore del vostro sangue è una parte del fuoco originario che a quel tempo circondava la Terra. Se oggi si potesse estrarre tutto il calore dai corpi umani e animali si potrebbe ricreare l’antico stato di calore originario. Quello che ai nostri giorni si manifesta sotto forma di calore all’interno dei corpi proviene dalla ripartizione del calore che circondava la Terra come un oceano e la luce si riversava in questo corpo sanguineo collettivo. Anche questa luce è stata ripartita poco a poco e ha dato vita alla spiritualità superiore dell’uomo. I corpi fisici ed eterici erano evidentemente dotati solo di una natura spirituale minore e ottenebrata. Quello che oggi ha preso radice nella testa umana, la spiritualità superiore, quello che si è formato a partire dalle correnti riversate dagli Amesha Spenta, proviene dalle forze spirituali del Sole.

 

Ponetevi adesso con il pensiero nella visione astrale del chiaroveggente. Cosa vede? Vede la nascita della Terra, la separazione dalla Luna, la Terra avvolta da una nebbia di fuoco, quel calore collettivo nella quale si riversano i raggi della saggezza cosmica, illuminandola dall’interno in un modo meraviglioso. La saggezza cosmica che proviene dal Sole trasforma la Terra, penetrata dai raggi solari, in aura terrestre. Ecco cosa percepisce il veggente nell’astrale. Il chiaroveggente dell’antica Persia chiamava Ahura Mazdā la grande aura, quell’immensa aura di saggezza da cui sono derivate le aure individuali degli esseri umani. Ohrmazd non è altro che un’espressione affine ad Ahura Mazdā, la grande aura.

 

Andiamo un po’ avanti nella nostra storia. In che modo ha potuto essere generato questo stato, uno stato che il chiaroveggente percepisce in modo grandioso sul piano astrale quando risale a quell’epoca? Questo stato è descritto nel mito persiano, che non è altro che il racconto risultato dall’osservazione chiaroveggente dell’astrale. Esso deriva dal fatto che l’esistenza del Sole è legata ugualmente a entità spirituali. Per gli adepti del materialismo, il Sole emette solo dei raggi solari fisici. Ma per colui che percepisce i fatti sul piano occulto, la realtà è che con la luce solare si riversano sulla Terra le forze degli abitanti spirituali del Sole. Come la Terra è popolata da esseri umani, il Sole è popolato da potenti entità che si distinguono da quelle terrestri per il loro livello di evoluzione molto piú avanzato, ben oltre quello degli uomini. Nella Genesi dell’Antico Testamento questi abitanti del Sole portano il nome di Elohim, Esseri di Luce. Gli abitanti del Sole hanno un corpo di luce come gli umani hanno un corpo di carne. Sono Esseri di Luce. E le loro forze non sono circoscritte a uno spazio limitato, possono irraggiare fino alla nostra Terra. Le azioni degli Spiriti solari, degli Elohim, con la luce del Sole raggiungono tutte le creature della Terra. Dobbiamo comprendere che ogni raggio di Sole rappresenta una azione degli Spiriti del Sole. Gli uomini saranno a questo stadio di esistenza quando la Terra avrà raggiunto lo stato di Vulcano. Sapete che l’evoluzione della Terra inizia sull’antico Saturno, poi passa per gli stadi dell’antico Sole, dell’antica Luna, della Terra, di Giove e di Venere, per arrivare a quello di Vulcano che, per noi, è l’ultima incarnazione della Terra. Quando la Terra sarà evoluta fino allo stato di Vulcano, gli esseri umani saranno al livello d’evoluzione in cui sono oggi gli abitanti del Sole. Sappiamo dunque dove soggiornano oggi gli Amesha Spenta. Il loro luogo di soggiorno è in realtà il Sole, e le loro azioni ci pervengono dalla loro residenza solare, con la luce del Sole.

 

In questo modo sono potute nascere nell’essere umano quelle che vi ho descritto come azioni degli Amesha Spenta. Questi hanno fatto penetrare le loro dodici correnti nella testa umana, facendo in modo che l’uomo potesse sviluppare il suo pensiero, la sua spiritualità. Sulla Luna erano gli Yazata che avevano dapprima operato nell’uomo ed elaborato i ventotto nervi del midollo spinale. Poi l’uomo è stato dotato dei dodici nervi cranici che provengono dagli Amesha Spenta, le legioni di Ahura Mazdā. Ad ogni tappa del corso dell’evoluzione di un corpo celeste, alcune entità sono però restate indietro, in ritardo sulle altre. Non hanno potuto seguire il ritmo dell’evoluzione. Non ci sono solo gli studenti dei licei che ripetono una classe. Anche le entità cosmiche possono restare ad uno stadio che gli altri hanno oltrepassato. Durante la fase della Terra come antica Luna, gli Elohim – Spiriti della luce del Sole – hanno raggiunto uno stadio che permetteva loro di vivere sul Sole e di agire con le loro azioni sulla Terra e sopra l’umanità terrestre. Altri spiriti, che a quell’epoca si trovavano allo stesso stadio degli Elohim, sono rimasti indietro, in un certo caso sono stati bocciati. Sulla antica Luna non sono stati in grado di evolvere oltre e neppure di poter cominciare un’esistenza superiore avendo il Sole come luogo di residenza. A questi spiriti ritardatari non è dunque stato permesso di agire dall’esterno verso l’interno con i raggi solari. Per poter continuare la loro evoluzione hanno dovuto cercare di superare le tappe che non avevano superato sull’antica Luna, in un’esistenza inferiore che era legata precisamente alla Terra e al suo ambiente immediatamente circostante.

 

In cosa consisteva dunque questo nuovo stato che allora apparve sulla Terra dotando le entità di nuovi attributi? È in quel tempo che l’atmosfera di calore, l’ambiente circostante di calore della Terra è penetrato nel sangue. Il calore del sangue è nato cosí. A questo stadio dell’evoluzione della Terra, le legioni degli spiriti ritardatari hanno cercato di recuperare nel loro sviluppo quello che non avevano potuto raggiungere prima. Hanno allora cercato di compensare le azioni che non avevano potuto compiere con i raggi del Sole con il calore che si mutava in vita interiore.

 

Cercate di rappresentarvi in modo plastico quello che la visione chiaroveggente permette di percepire [durante il seguito della conferenza sono stati fatti alla lavagna dei disegni che non sono stati conservati da coloro che prendevano appunti]. Vediamo che le azioni degliAmesha Spenta e degli Yazata, che procedono da Ahura Mazdā, si introducono nella testa e nella colonna vertebrale dell’uomo, mentre l’interno del suo corpo si riempie di sangue caldo. Il suo corpo fisico aspira, per cosí dire, il sangue caldo prendendolo all’esterno da tutte le parti e lo introduce in lui. Se studiamo l’anatomia occulta dell’uomo, vediamo che ogni corrente inviata dalle regioni di Ahura Mazdā, da Ohrmazd, è raddoppiata da un altro flusso, cioè dalla corrente nervosa sostenuta dal calore che penetra in lui dall’esterno. Le correnti nervose seguono il movimento del sangue.

 

Con la penetrazione del sangue caldo, si inseriscono nell’uomo le forze degli spiriti ritardatari; sono le legioni di Arimane che, con il calore, introducono adesso le loro forze nell’uomo, nello stesso modo con cui gli Amesha Spenta vi fanno penetrare le loro forze luminose. Le cose sono messe in modo che in corrispondenza di ogni corrente degli Amesha Spenta scorre un flusso sanguigno. In questa circolazione di sangue rosso, che è in parallelo con i circuiti nervosi, scorrono anche le forze opposte dei Deva. Nel sangue rosso circola quello che proviene dai Deva, le legioni di Ahriman, forze antagoniste degli Amesha Spenta e degli Yazata. E da quei tempi sentiamo battere nel nostro sangue le pulsioni provenienti dalle legioni di Ahriman.

Il mito persiano ci dà dunque una riproduzione profonda e piena di spiritualità di quello che, sul piano astrale, il chiaroveggente vede penetrare nel corpo fisico. Vediamo l’interazione della grande luce di Ahura Mazdā e del calore che s’introduce e dona la sua forza al sangue dell’uomo. Ora, noi sappiamo che il sangue è l’espressione dell’Io. E vediamo dunque che tutto quello che procede dalla grande saggezza di Ahura Mazdā è accompagnato dall’egoismo, nella misura in cui, nel sangue, le correnti di Ahriman si oppongono a tutta questa saggezza. L’egoismo s’insinua in ogni attività spirituale dell’uomo. Ce ne rendiamo veramente conto se ci dedichiamo a questo esercizio di immaginazione. È in questo modo che ci eleviamo, nel senso figurato del termine, al livello di percezione che ci permette di comprendere quello che ha avuto luogo sulla nostra Terra.

 

Ricordiamoci ora di quegli spiriti che erano restati allo stadio dell’esistenza lunare e non avevano avuto accesso a quello solare. Quegli spiriti sono della stessa natura degli spiriti solari, le legioni di Ahura Mazdā, che avevano raggiunto uno stadio di evoluzione superiore a quello della antica Luna. Avevano raggiunto lo stadio dell’Io sull’antica Luna; sono soltanto stati distanziati, conservando però lo stadio raggiunto. Finché erano sulla Luna, gli spiriti di Ahura Mazdā, di Ohrmazd, e quelli diAhriman erano allo stesso livello, della stessa natura, della natura dell’Io. Questo Io, l’Io iniziale, Zurvān Akarana, è l’Io divino che non ha ancora investito il corpo fisico e riposa ancora in seno alla divinità. Quando questo Io fu condotto dal suo sviluppo al punto di avere un’esistenza solare, costituí un corpo astrale posto sotto la reggenza di Ohrmazd. Ma questo corpo astrale fu anche provvisto di una forza inferiore, la forza delle legioni ritardatarie di Ahriman.

 

Avete dunque visto la nascita del quarto elemento della natura umana, l’Io, e del terzo, il corpo astrale, penetrato dalla spiritualità delle due entità. È portatore delle forze benefiche di Ohrmazd e delle forze della natura egoista di Ahriman. L’Io è intrappolato nel combattimento che divampa nel suo proprio corpo astrale, tra le forze del bene e quelle del male; l’entità primordiale Zurvān Akarana si scinde in due; le autentiche forze del corpo astrale e quelle che gli sono opposte, quelle di Ahriman. Ahriman, o Angra Manyu, significa colui che oppone resistenza, o anche che fa opposizione. Capiamo dunque che questo mito non è effettivamente nient’altro che la trascrizione di quello che gli antichi chiaroveggenti hanno percepito nell’astrale.

 

Esamineremo adesso le forze irraggianti del Sole sulla Terra e sull’uomo. Quello che risalta dal mito persiano di Ohrmazd, oAhura Mazdā, è in effetti “la grande anima”, vale a dire la stessa cosa che l’antico Greco chiamava Psiché; quello che intendiamo per corpo astrale dell’uomo è “la piccola anima”. L’anima umana è composta da pensiero, sentimento e volontà. Sono le tre forze basilari dell’anima, che per l’occultista sono in effetti tre entità indipendenti; lo studieremo in modo piú preciso piú tardi. La grande anima, la grande Aura, si suddivide ugualmente in tre elementi, come l’anima umana. Questa caratteristica si ritrova nella mitologia persiana come in quella dell’Europa centrale. Quest’ultima chiama quelle tre energie principali WotanVili e Wotan è la forza del pensiero, Vili della volontà e  del sentimento.

 

Se riconosciamo a qual punto risuona nella sillaba “Vé” una designazione originaria della forza del sentimento, possiamo allora immergerci molto profondamente nell’insieme della visione astrale di quegli antichissimi tempi. È un fatto reale che ogni sentimento superiore, anche se si tratta di un sentimento pieno di gioia, procede dal dolore, dalla sofferenza [Vé, We o Weh = dolore in tedesco n.d.t.] E in che modo? Rappresentatevi ancora una volta l’iniziale sagoma umana, scaturita dalla Terra, un essere vegetale dotato di un corpo fisico e di uno eterico. All’epoca del suo sbocciare, i sensi esistevano solo allo stato di abbozzo, come il fiore già contenuto nel germe della pianta. L’uomo non poteva ancora vedere. Gli occhi che abbiamo oggi sono stati formati al termine di una lunga, lunghissima evoluzione. Secondo la fisiologia occulta, come sono nati questi occhi che oggi vedono la bellezza della luce del Sole?

 

All’origine, quando esistevano solo il corpo fisico e quello eterico, al posto dei nostri attuali occhi non c’era niente. Ma i posti dei futuri occhi risultavano essere particolarmente sensibili ai raggi inviati dal Sole sulla Terra. E la prima impressione che suscitava il Sole era il dolore. Cosí, in quel luogo, nel corpo dell’uomo, sono nate due zone di sofferenza, dei punti dolorosi che si trasformavano in una permanente ferita. Esattamente come se vi tagliate e si forma una piaga: è a partire da questa piaga che progressivamente si è creata la meravigliosa costruzione dell’occhio, ma questo dopo un lungo, lunghissimo sviluppo. Quello che la sofferenza aveva strappato al corpo fisico è diventato la meraviglia che è l’occhio.

 

Piacere o gioia, nulla al mondo può nascere che non abbia per base il dolore. Come la sazietà e il benessere che essa procura hanno come preliminare la fame, ogni conoscenza e ogni gioia ha per base il dolore. Nella tragedia è anche la ragione per la quale il dolore e il presentimento dell’attesa redenzione ci riempiono di un sentimento di liberazione. Tutto quello che in avvenire avrà il proprio compimento passa attualmente attraverso uno stato di dolore e di sofferenza. Ma ci consoliamo perché sappiamo che quello che oggi è dolore e sofferenza corrisponderà piú tardi a degli stati di perfezione. Gli occhi, nel loro attuale stato di perfezione, devono la loro esistenza a dei punti dolorosi del corpo, sofferenza superata in un periodo remoto. È quanto voleva dire Paolo quando pronunciò queste parole dal profondo senso: «E tutta la creazione fino a quel giorno gemette nelle doglie del parto», che esprime semplicemente la nostalgia che ha l’uomo di una relazione filiale con Dio, stato che ha conosciuto una volta e che un giorno ritroverà. Colui che comprende cos’è l’esistenza, vede che la sofferenza è onnipresente in tutta l’intera creazione.

 

Rappresentiamoci adesso gli Spiriti del bene, sia sotto la forma di Ahura Mazdā nel mito persiano o di WotanVili e  nel mito germanico, e il modo in cui queste forze affluiscono. Quando le acque di Atlantide sono scomparse e il Sole è stato liberato, queste forze hanno agito nei raggi del Sole e sono penetrate nell’aria. Per questa ragione gli Spiriti della Luce sono ugualmente gli Spiriti dell’Aria che sono state descritti come l’esercito selvaggio di Wotan; si percepiscono questi Spiriti nelle divinità di WotanVili e . Cercheremo di vedere cosa il chiaroveggente percepiva nell’astrale. Prendiamo l’uomo al suo stato vegetale, composto da corpo fisico ed eterico. Le forze del Sole influiscono su di lui: da Wotan nel pensiero, in tutto ciò che concerne la volontà da Wili e in ciò che concerne il sentimento da ; tutto quello che ha a che fare con il sentimento e la sensibilità riposa sul dolore e spiega il nome in tedesco “Weh”.

 

Come spiegare queste cose affinché siano presentate in maniera obiettiva? WotanVili e  passeggiavano in riva al mare; vi trovarono delle piante e le dotarono della loro forza: Wotan dello spirito e di tutto quello che concerne la vita psichica in generale, Vili della forma, dell’intelligenza e del movimento, di tutto quello che procede dalla volontà,  del viso e del colore, del linguaggio, dell’udito e della vista, di tutto quello che ha radice nei sentimenti, la sensibilità. Cosí sono stati creati i primi esseri umani. In queste immagini del mito germanico che parla di tre dèi che passeggiano in riva al mare, trovano degli alberi e li dotano di forze e proprietà divine, riconosciamo il modo con cui questi Spiriti, che vivono sul Sole, hanno preso delle forze provenienti dalla loro grande aura e le hanno fatte penetrare nell’aura individuale degli esseri umani. L’occultismo ci permette di ritrovare queste cose praticamente alla lettera. Vediamo che alla base della mitologia ci sono dei fatti reali e penetriamo profondamente nella visione chiaroveggente del saggio che insegnava nei luoghi dove si tenevano i Misteri. Sotto forma di simboli ispirati da un reale potere d’immaginazione, egli poteva narrare quello che percepiva sul piano astrale al popolo che era ancora dotato di un certo grado di chiaroveggenza. Professava al popolo delle verità che aveva acquisito in uno stato di semi-coscienza e di chiaroveggenza. Sapeva di poter contare su una qualche forma di comprensione da parte di quegli uomini ancora dotati di un certo grado di chiaroveggenza.

 

Quando ci immergiamo nell’anima di quegli antenati nella prospettiva dell’occultismo, lo sguardo prende un’altra dimensione. Mai ci può colpire la fatuità e la sufficienza degli spiriti cosiddetti illuminati, quelli che proclamano: «Guardate le nostre realizzazioni!». Gli uomini del diciannovesimo secolo non fanno forse prova di sufficienza, di una spaventosa fatuità, pretendendo che di fronte alle verità che hanno scoperto nel diciannovesimo secolo tutto quello di cui gli uomini avevano conoscenza prima rivela unicamente una fantasia puerile, e che tutto quello che è stato appena trovato è valido per tutti i tempi? Coloro che oggi professano dall’alto delle loro cattedre universitarie o nei tribunali, e quegli altri che propagano la buona parola affermando che la sola e unica forma di verità è quella stabilita negli ultimi decenni, tutta questa gente non fa prova di una spaventevole fatuità? Si fanno passare per umili, ma dietro questa facciata si nasconde la peggior forma di arroganza. Il ricercatore motivato trascende questa attitudine con la visione ispiratagli dalla Scienza dello Spirito, visione che deve afferrare il suo cuore, i suoi pensieri e la sua anima, rivelandogli che anche altre epoche hanno posseduto la verità, ma sotto un’altra forma, e che la verità esiste sotto moltissimi aspetti. Egli passa oltre l’arroganza dell’affermazione che quello che gli eruditi d’oggi hanno dichiarato varrà per l’eternità. Nella stessa maniera in cui, dal tempo dei nostri antenati, si sono modificate le forme del sapere, che venivano riportate sotto forma di simboli, mentre noi le insegniamo oggi in una forma differente, cioè quella dell’occultismo, le epoche che verranno proclameranno la verità non come facciamo noi, ma in altre forme, che saranno ben piú evolute delle nostre. Sappiamo che la verità è eterna, ma sappiamo anche che nel suo procedere attraverso le anime degli uomini essa riveste le forme piú diverse.

 

In primo luogo occorre che il nostro sguardo accolga un’altra dimensione; dobbiamo imparare come simili conoscenze debbano penetrare in modo vivente nel nostro essere intimo. Lo capiremo pensando a questo: cos’è dunque questo corpo astrale che portiamo in noi? È una particella di quella grande aura di saggezza, una particella di Ahura Mazdā che è il corpo di saggezza della Terra intera, verso il quale affluiscono le forze del Sole. Soggiorniamo perciò sulla Terra e sentiamo che siamo portatori delle forze solari che sono penetrate nell’aura della Terra. La nostra sensibilità si fa allora piú ricettiva di quello che dobbiamo sviluppare in noi, cioè che questo corpo umano ci è trasmesso dalla grandiosa saggezza del mondo, il grande Spirito dell’universo. In occultismo, il corpo umano è chiamato anche tempio. Ci incombe di riportare alla luminosa origine delle cose quello che abbiamo ricevuto, di riportarlo nobilitato, purificato e perfezionato. Impariamo cosí a sentirci uniti all’esistenza cosmica. Impariamo, non grazie a un atteggiamento fantasioso ma in quanto portatori di quella particella di Ahura Mazdā, ad essere una nota nel grande concerto orchestrale che percorre il cosmo e che chiamiamo musica delle sfere. Al fine di conservare un giusto equilibrio, crescono in noi il senso di responsabilità e nello stesso tempo una certa esaltazione mista a un sentimento di umiltà. Ecco l’insegnamento della Scienza dello Spirito: essa ci insegna in modo preciso non soltanto che siamo degli esseri umani e di quale natura siamo fatti, ma fa di noi degli esseri spirituali che sanno qual è la loro parte nell’esistenza spirituale e cosmica. Tale è l’etica, l’insegnamento morale che deriva dalla conoscenza. Quando lo abbiamo compreso, degli impulsi morali vengono a nutrire la nostra sensibilità, ed essi non hanno nulla di sentimentale né di filisteo. Un naturale insegnamento morale si plasma in noi, se consideriamo questo insegnamento morale come conseguenza diretta della conoscenza. Ben compresa, la Scienza dello Spirito può solo far nascere nell’uomo le piú elevate idee morali, perché essa porta il sapere e la conoscenza del posto occupato dall’uomo nell’insieme universale.

 

La Scienza dello Spirito non si comprometterà con esortazioni o sermoni moralizzatori. Una persona che fa la morale non diventa per questo migliore: «Sii buono!» oppure «Fa’ questo perché è bene» sono esortazioni che condurranno l’uomo alla sentimentalità o ad un comportamento beota. La Scienza dello Spirito ci mostra quello che è l’uomo e quali sono i suoi rapporti con l’universo intero, in una certa maniera essa considera errato il fatto di avvicinarsi all’uomo con dei princípi morali, perché l’uomo è fatto in modo che, quando conosce la sua reale natura, segue lui stesso la giusta via sul piano morale. È nel senso piú elevato che l’occultista sente come un’offesa al pudore spirituale il fatto di rivolgersi ai sentimenti degli uomini. Fa appello direttamente alla conoscenza, ma in quanto presa di coscienza alla quale sono connessi i sentimenti e la sensibilità. Si limita a porre i fatti in modo obiettivo davanti agli uomini, il che suscita del tutto naturalmente la loro sensibilità. Non s’impone all’uomo, perché sente che in ogni essere umano bisogna saper rispettare e apprezzare colui che cerca di perfezionarsi. Quando l’uomo acquista la conoscenza della verità, acquista nello stesso tempo la bontà, perché l’anima della verità è la bontà. Quando l’uomo fa sua la verità, contemporaneamente assimila la bontà. Una conoscenza di un livello inferiore non è accompagnata da bontà, contrariamente a ciò che accade nel caso di una conoscenza superiore. Per questo in fondo bisognerebbe che la corrente scientifico-spirituale facesse penetrare nell’uomo la volontà di un’autentica conoscenza, perché è il cammino piú sicuro verso la perfezione e il bene.

 

Nello stesso tempo, abbiamo visto che queste osservazioni ci danno una lezione di vita pratica e ci mostrano il modo con cui gli elementi della saggezza primordiale si imprimono nella nostra civiltà e in tutta la nostra vita.

 


 

Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner.

Berlino, 28 ottobre 1907 sera ‒ O.O. N° 101. Traduzione di Angiola Lagarde.

R. SteinerSimboliAnno 23 n.08 – Agosto 2018 – L’Archetipo