La direzione spirituale nella storia dell’Antico Testamento / La nascita della coscienza morale nell’umanità

L’aurora della rivelazione


 

Nei capitoli precedenti si è caratterizzato e trattato l’Antico Testamento

come un libro di occultismo eugenetico.

Ciò è evidente, in quanto al centro di esso vi è il mistero della nascita del Messia.

 

D’altra parte occorre tener presente, che l’ambito dell’occultismo eugenetico

non si esaurisce con i misteri della nascita fisica.

Esso include ogni nascita, anche quella di una nuova coscienza.

 

• Anche la nascita di una nuova coscienza, infatti, avviene secondo determinate leggi, e ha bisogno di condizioni fisiche e animiche che la rendano possibile. Ogni discesa di una realtà spirituale, ogni incarnazione – sia essa di un’anima, o di una nuova coscienza, o anche la rivelazione di una nuova idea sul piano fisico – appartiene all’ambito dell’occultismo eugenetico. Le leggi della nascita sono infatti sempre le stesse, sebbene nei singoli casi la loro applicazione sia diversa.

 

Queste ‘leggi’ non possono, ovviamente, essere formulate in modo astratto, o piuttosto possono esserlo in migliaia di modi diversi, dei quali molti si contraddirebbero a vicenda. Sono leggi afferrabili in forme e figure spirituali. Occorre che i fatti siano descritti da molteplici punti di vista, affinché, da una simile descrizione, sorga nella coscienza la figura interiore, la ‘legge’ che vi corrisponde.

Questo è il motivo per cui Rudolf Steiner in molte occasioni sottolineò, come lo studio della scienza dello spirito sia già di per sé una via verso la veggenza. Se si accolgono nella propria coscienza i fatti comunicati dalla scienza dello spirito, essi rivelano, come in un linguaggio, la figura interiore unitaria che ne è all’origine.

 

Conoscere le fasi evolutive di Saturno, Sole, Luna e Terra, non significa tanto formarsi uno schema dell’attività delle Gerarchie, quanto piuttosto elevarsi, tramite la descrizione di quest’attività, alla visione spirituale della legge, ossia della figura interiore, la quale non è costituita da scarne linee, ma da intenzioni cosmiche.

Ciò avviene quando il pensare in rappresentazioni, che ha sede nella testa, discende nella regione del respiro. Così facendo, esso non perde in chiarezza ed esattezza, ma acquisisce la facoltà di seguire coscientemente le linee, o correnti, di pensiero cosmiche che attraversano l’uomo, assumendo figure chiare e ben definite.

 

Tale è l’attività di quella forza conoscitiva, il centro delle cui correnti è situato nella zona della laringe.

Essa fa sì che l’uomo possa conoscere direttamente le verità antroposofiche.

La discesa della coscienza dalla testa alla regione della laringe è ciò che il Dr. Carl Unger intendeva quando diceva:

“Il respirare nel pensare puro è la prima forma di chiaroveggenza”.

 

Su un tale “respirare nel pensare puro” si fonda la speranza che la scienza dello spirito possa trovare accoglienza nel mondo. Se, infatti, mediante esperimenti scientifici si può dimostrare che esistono le forze plasmatrici eteriche, se mediante la ricerca filologica e storica si può dimostrare che, ad esempio, è esistita davvero una civiltà di Atlantide, né con gli esperimenti, né con la filologia e la storia si può dimostrare, ad esempio, che i Troni, i Cherubini, i Serafini configurano le giuste conseguenze della vita dell’uomo sulla terra, per la sua vita successiva.

Eppure non lo si deve ‘credere’: lo si può sapere, se si ha il coraggio conoscitivo

di immergersi, con tutta la forza di un calmo pensare, in questi fatti sovrasensibili.

Ciò che conta è avere il coraggio di entrare nel vivo delle realtà spirituali,

senza esigere ‘fondamenti’ o ‘prove’.

La pura scienza dello spirito non può infatti fondarsi su altro che su se stessa. L’aspetto grandioso dell’opera di Rudolf Steiner consiste appunto nel fatto, che essa si fonda su se stessa, contenendo in sé tutto quanto è necessario per giungere ad una sincera e autonoma convinzione.

 

Si giunge ad una sincera e autonoma convinzione,

se, grazie allo stimolo proveniente dalle comunicazioni della scienza dello spirito,

ci si addentra nell’intima verità delle stesse.

 

Un simile addentrarsi nell’intima verità è necessario per giungere attraverso una visione, dapprima

inevitabilmente unilaterale, dei fatti dell’Antico Testamento, ad una comprensione interiore di alcune leggi.

Una di queste leggi è quella della nascita, la quale impronta tutto l’Antico Testamento.

Essa – come abbiamo detto – include ogni tipo di nascita, non solo quella fisica.

 

Possiamo dunque comprendere più a fondo l’Antico Testamento, se alle considerazioni svolte finora

si aggiunge la consapevolezza che l’Antico Testamento rappresenti sì la preparazione di una nascita,

la quale, tuttavia, non è solo la nascita di un corpo, ma anche di una nuova coscienza (Bewusstseins ).

 

• L’altro lato dell’Antico Testamento

è la preparazione della nascita della coscienza morale [Gewissen] nell’anima umana.

 

Ecco, verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda, io concluderò un’alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, un’alleanza che essi hanno violato, benché io fossi il loro Signore. Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò la mia legge nelle loro viscere, e la scriverò nei loro cuori. (Ger 31:31 -33)

 

Con queste parole il profeta Geremia coglie appieno l’altro lato della missione dell’Antico Testamento:

• la preparazione della nascita della coscienza morale, quale “legge scritta nei loro cuori”.

 

La nascita di una natura umana in cui potesse formarsi una perfetta coscienza morale:

così si potrebbe caratterizzare con maggior compiutezza la missione dell’Antico Testamento.

 

Se l’evoluzione dell’Antico Testamento doveva preparare la comparsa del Cristo, ci si dovrebbe chiedere,

n relazione con quanto ora detto: che cosa era necessario, affinché Cristo potesse comparire?

La prima risposta che siamo portati a dare è che era necessario un corpo

organizzato in modo che Cristo potesse prendervi dimora e tramite esso operare.

Questa risposta è insoddisfacente già per il fatto che si tratterebbe non solo di un corpo fisico,

ma anche di un corpo eterico e un corpo astrale.

 

Questi ultimi non vanno però pensati come mere sostanze e strutture

– lo stesso vale del resto anche per il corpo fisico –

ma come possibilità di conferire, nell’ambito dell’esistenza fisica,

forze di anima e di vita a certe verità morali-spirituali.

 

• L’intera compagine di cui Cristo aveva bisogno per vivere sulla terra, doveva essere dunque espressione di forze, con cui Egli potesse congiungersi. Essa doveva essere come una porta, che gli permettesse di entrare nella vicenda umana. La compagine umana doveva avere un’affinità interiore con la natura essenziale del Cristo.

 

Qual è questa porta attraverso cui il Cristo poteva entrare nella vicenda terrena?

Qual era il terreno su cui poteva accedere, per collegarsi con la realtà della terra?

 

La porta attraverso cui Egli poteva discendere sulla terra era una coscienza morale così efficace, da riuscire a configurare il corpo. Ciò che il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra non avrebbero mai potuto compiere da soli, fu compiuto da quella forza che gli elementi naturali non sono in grado di fornire: la forza della coscienza morale.

 

Da un punto di vista esteriore è giusto dire: Cristo entrò in un corpo umano.

Da un punto di vista interiore si deve invece dire: Cristo entrò nella coscienza morale dell’umanità.

• La coscienza è la porta che permise all’entità del Cristo di unirsi all’entità della terra.

 

Al fatto che sulla terra vi fosse una coscienza morale completamente desta nei tre corpi

– e che teneva desti i tre corpi stessi –

l’umanità deve la possibilità della discesa dell’entità del Cristo sulla terra.

 

Per comprendere ciò, dobbiamo tenere presente che la coscienza morale non è un mero ‘sentire’,

ma – quando sia del tutto desta – una condizione della natura umana,  in cui

• lo spirito conosce la verità,

• l’anima, come anima, conosce la verità,

• il corpo, come corpo, conosce la verità.

La coscienza morale è il conoscere concorde dello spirito, dell’anima e del corpo.

 

Nella coscienza morale l’intera entità dell’uomo esprime la verità,

la quale irradia ad un tempo dallo spirito, dall’anima e dal corpo.

 

Se anche l’Io abbandonasse i corpi, essi continuerebbero da soli ad operare conformemente alla verità.

Questa era la condizione dei tre involucri di Gesù di Nazareth allorché egli, abbandonato dall’Io di Zarathustra,

si avviò verso il Giordano, per accogliere in sé, con il battesimo di Giovanni, il Cristo.

 

Allora fu la coscienza morale dell’umanità ad incamminarsi verso il Giordano.

Essa non si lasciò perciò influenzare dalla sventura di singoli personaggi incontrati sulla via,

ma, nel nome dell’intera umanità e con la consapevolezza della colpa dell’intera umanità,

invocò per essa aiuto dal cielo, finché non risonarono dall’alto le parole:

“Questo è il mio Figlio prediletto, oggi l’ho generato” (Lc 3:22).

 

Dopo che il Cristo, con il battesimo nel Giordano, ebbe preso dimora negli involucri corporei di Gesù,

improntati da una coscienza morale desta,

la prima realtà che egli ebbe a sperimentare dell’esistenza terrestre, fu proprio l’elemento della coscienza morale.

La pienezza del mondo spirituale si ritrasse, e la solitudine dell’esperienza della coscienza morale prese il suo posto.

In questa condizione di perdita della pienezza del mondo spirituale e dopo quaranta giorni di solitudine nel deserto,

Egli dovette affrontare le tre prove originarie della coscienza morale sulla terra.

 

Di fronte alle tre tentazioni nel deserto, ciò che conta non sono

né le conoscenze del mondo spirituale, né il dominio sulla natura terrestre,

ma la voce decisiva della coscienza morale.

 

Solo dopo che egli, in solitudine, ebbe superato le tentazioni movendo dalla propria interiorità,

“gli Angeli gli si accostarono e lo servirono” (Mt 4:11),

ossia il mondo spirituale si dischiuse nuovamente e lo cinse della propria protezione.

 

Durante i quaranta giorni nel deserto il Cristo compenetrò la coscienza morale col proprio essere.

Questa esperienza racchiude in sé il segreto del kali-yuga, l’epoca oscura della storia dell’umanità,

ma anche il segreto del kali-yuga individuale delle singole anime umane,

le quali devono continuare ad avere fame e sete del mondo spirituale,

finché la coscienza morale non abbia superato le tre tentazioni nel ‘deserto’,

e si sia in tal modo rinvigorita per sperimentare il dischiudersi di quel mondo,

senza rischiare di perdere l’indipendenza e la libertà già acquisite.

 

Si devono infatti fare tre passi nel risveglio della coscienza morale desta,

prima di poterne fare uno nell’esperienza spirituale.

 

Ogni conoscenza del mondo spirituale dev’essere preceduta

da un vivere negli interrogativi della coscienza morale che vi corrispondono.

Solo dopo che l’interrogativo è passato attraverso il pensare, il sentire, il volere,

il mondo spirituale può accordare l’esperienza rivelatrice di ciò che esso ha da dire riguardo a tale interrogativo.

 

Vanno dunque intese non figuratamente, ma letteralmente, le parole di Rudolf Steiner:

Per ogni passo innanzi che cerchi di fare nella conoscenza delle verità occulte,

devi al tempo stesso fare tre passi nel perfezionamento del tuo carattere verso il bene.

Il perfezionamento del carattere verso il bene consiste soprattutto

nel suo diventare espressione della coscienza morale.

 

L’ascesa nel mondo spirituale dovette essere preceduta dalla nascita della coscienza morale.

Dopo che il karma del peccato originale ha condotto ad un completo oscuramento del mondo spirituale nell’uomo,

si può riascendere a quel mondo solo grazie al fatto che Cristo è comparso sulla terra.

L’interrogarsi della coscienza morale intorno al peccato originale e al suo rimedio,

dovette perciò precedere la possibilità di una tale riascesa, ossia la stessa comparsa del Cristo.

Affinché Cristo potesse discendere, doveva esservi sulla terra una coscienza morale,

la quale avesse concentrate tutte le proprie forze sull’interrogativo, che così si può esprimere:

 

“L’umanità si è oscurata. I suoi occhi non sono più in grado di vedere, le sue orecchie non sono più in grado di ascoltare. Le conseguenze della caduta si susseguono inesorabilmente. Ancora arde nei cuori la fiamma della memoria e del desiderio. Ma la memoria si esaurirà e il desiderio cesserà. I cuori diverranno allora come pietre. La più grande rivelazione della somma saggezza si compirà invano, poiché nessuno sarà capace di accoglierla. Il declino dell’umanità è inevitabile, se non discende una nuova forza, la quale faccia sì che i ciechi vedano, i muti parlino, i sordi sentano, i paralitici camminino. L’umanità non lo può fare, neppure il fuoco, l’aria, l’acqua o la terra lo possono fare. Solo l’Essere Solare che è in cielo può farlo. Lo farà?”.

 

Questo interrogativo viveva dolorosamente in colui che si avviava verso il battesimo del Giordano.

In esso si concentrava tutta la forza del suo esistere.

La coscienza morale desta dell’umanità

era la forza che respirava in Gesù, che muoveva le sue membra,

che conferiva la vista ai suoi occhi e faceva sì che le sue orecchie udissero.

 

Egli era la perfetta rivelazione della coscienza morale, il rappresentante dell’umanità,

non solo in quanto recava in sé tutto il dolore dell’umanità,

ma anche in quanto si apprestava ad accogliere in sé tutta la salvezza ad essa destinata.

 

Ciò va compreso il più concretamente possibile.

Dobbiamo raffigurarci anche il suo aspetto esteriore come l’espressione visibile della coscienza morale umana.

Non aveva la bellezza classica di un Apollo, e neppure la calma sovrumana di un Giove: esprimeva invece

il dolore che sorge quando si desta la coscienza di tutte le conseguenze del peccato originale.

 

Questo volto era segnato dal dolore altruistico.

Dopo aver assunto, in seguito al battesimo nel Giordano, i tratti della grandezza e della calma interiore,

conferitigli dalla presenza in lui dell’Amore eterno primordiale,

divenne quale lo si può cogliere contemplando il Rappresentante dell’umanità

raffigurato nella scultura lignea custodita nel Goetheanum.

 

Ciò che Rudolf Steiner ha impresso in quest’opera per le generazioni future dell’umanità, non è la bellezza classica,

bensì l’immagine della perfetta coscienza morale dell’umanità, che si riconosce una con la volontà divina.

Questa immagine della coscienza morale dell’umanità appare come un’esortazione a percorrere il cammino

che, attraverso il dolore, porta alla pace.

Ovunque, però, gli uomini cercano vie che conducano alla pace senza il dolore.

 

L’Antico Testamento è la storia della preparazione alla nascita di una compagine umana,

per la quale si potrebbe parlare di ‘compagine della coscienza morale’ [Gewissensorganisation].

Solo in una tale compagine il Cristo potè esplicare la sua esistenza sulla terra.

La preparazione alla nascita della coscienza perfetta

seguì vie varie e complesse, durante un lungo periodo di tempo.

 

Di queste vie si tratterà nel paragrafo seguente.