L’uomo quale spirito

La pietra fondamentale della Società Antroposofica


 

Dopo aver esaminato in precedenza il valore e il significato del corpo e dell’anima per l’entità umana, passeremo ora a considerare quale importanza abbia il fatto che l’uomo, oltre che corpo ed anima, è anche spirito. Diciamo subito che questa questione è più difficile delle altre due, perché l’umanità moderna ha perso la consapevolezza dello spirito.

Nei primi secoli del Cristianesimo la nozione della tricotomia, cioè della triplice divisione dell’uomo in corpo, anima e spirito, era un fatto acquisito di tutte le coscienze, poi, nel nono secolo, la Chiesa ripudiò lo spirito e stabilì il dogma che l’uomo è composto solo di corpo e di anima. Questo dogma, con l’andar dei secoli, agì profondamente nelle coscienze umane e vi cancellò la consapevolezza dello spirito. Perciò oggi non si può parlar senz’altro dello spirito, dato che la maggior parte degli uomini ignora completamente che cosa esso sia e non lo sente più agire e vivere in sé. L’uomo del tempo nostro, se vuole acquistarsi una se pur limitata conoscenza spirituale, deve prima per propria forza interiore riconoscere se stesso quale spirito. Chi compie questo decisivo passo sulla via della sua autoconoscenza, è maturo per accogliere l’antroposofia, cioè la scienza dello spirito.

 

E che cosa è l’antroposofia? “È una via di conoscenza che tende a congiungere lo spirito che è nell’uomo con lo spirito che è nell’universo”. Vedete, perciò nessuno può essere antroposofo se non s’avvede prima dello spirito che è nell’uomo, perché questo è il punto di partenza di ogni altra conoscenza spirituale.

Non riconoscere se stessi come corpo, è impossibile. Il corpo fa sentire il suo peso. Riconoscere se stessi come anima, è facile. L’anima fa sentire il suo tumulto di sensazioni. Riconoscere se stessi come spirito, è difficile. Questo riconoscimento è già un atto dello spirito.

 

Sforziamoci di riconoscere l’importanza e il significato della realtà che abbiamo così tratteggiata.

Per mezzo del corpo noi siamo nel tutto.

Per mezzo dell’anima il tutto è in noi.

Per mezzo dello spirito siamo il nulla nel nulla.

 

Ma questo è quel “nulla” in cui Faust spera di trovare la realtà suprema. Ciò si esprime meravigliosamente nello spirito della lingua tedesca:

n – Ich – t

 

Il nulla dello spirito contiene l’Io.

Ciò significa che nel corpo e nell’anima siamo come gli Esseri creatori ci hanno fatto,

ma nello spirito non possiamo che autocrearci.

Lo spirito è eterna autoctisi, incessante creazione di se stesso.

 

Leggiamo la terza parte della Pietra Fondamentale.

Anima umana,

tu vivi nella quiete della testa
che dagli eterni fondamenti del mondo
ti dischiude
i pensieri universali.

 

Due cose dobbiamo rilevare su queste parole scultoree. L’una è che l’uomo trova per la prima volta se stesso come spirito nella sua attività pensante. La seconda è che lo spirito lo fa vivere negli eterni fondamenti del mondo.

Diciamo dunque:

Il corpo determina l’esistenza spaziale dell’uomo.

L’anima determina l’esistenza temporale dell’uomo.

Lo spirito determina l’esistenza eterna dell’uomo.

 

Prima di tentare di acquistarci una comprensione di ciò che significhi esistenza eterna, dobbiamo porre la questione: in che modo l’uomo trova se stesso come spirito nella sua attività pensante?

Non possiamo di certo ora rispondere a questa domanda in modo esauriente. Possiamo soltanto richiamare l’attenzione su “La Filosofia della Libertà”. Il terzo capitolo di questo libro dimostra l’importanza del pensiero per la comprensione del mondo. La conoscenza del mondo dev’essere fondata su un punto fisso, che è rappresentato dalla stessa individualità umana. L’uomo osserva le cose del mondo. Da ciò sa che esse esistono, ma non sa l’intimo senso della loro esistenza. Non si può dunque fondare una conoscenza del mondo basandola sulle cose. Bisogna prima trovare un oggetto il quale ci dica non solo che esiste, ma anche il come e il perché della sua esistenza.

 

▸”Tale però sono io stesso – così sta scritto nella Filosofìa della Libertà – quale essere pensante, in quanto do alla mia esistenza il contenuto preciso e completo in sé dell’attività pensante”.

Nel pensiero e solo nel pensiero l’uomo è presente quale Io, cioè quale essere che di continuo si autocrea e quindi sa non solo che esiste, ma anche il modo reale in cui esiste.

Perciò più avanti leggiamo: ▸”E’ dunque indubitato che col pensiero noi reggiamo il divenire del mondo per un lembo, dove senza la nostra partecipazione nulla si produce”.

E nel quinto capitolo dedicato alla conoscenza del mondo: ▸”In quanto abbiamo sensazioni e sentimenti (e anche percepiamo), siamo singoli, in quanto pensiamo, siamo l’essere uno e universale che tutto pervade”.

 

Ora, questo essere uno e universale che tutto pervade non è altri che l’Io, cioè lo Spirito dell’universo.

L’uomo è spirito solo in quanto è “Io”.

Le parole che abbiamo lette come citazioni da “La Filosofìa della Libertà” sembrano supremamente ardite, perché all’uomo dell’età materialistica manca il senso dello spirito. Noi dobbiamo cercare di acquistarci una comprensione di quelle parole.

 

L’uomo è corpo, anima e spirito.

• Per il fatto che ha un corpo, è collocato nello spazio e vive nel mondo esterno.

Il corpo gli dà la visione della realtà distesa spazialmente fuori di lui.

• Per il fatto che ha un’anima si trova inserito nel corso del tempo e vive in un mondo interno.

 

L’anima gli dà la visione della realtà che col ritmo del tempo fluisce attraverso di lui.

Corpo ed anima producono la divisione della realtà in mondo esterno e mondo interno.

L’uomo ha le cose fuori di lui e le rappresentazioni, i sentimenti delle cose dentro di lui.

 

Perciò la realtà gli appare come mistero cosmico, dato che non può trovare alcun nesso capace di congiungere i due mondi, quello esterno e quello interno. Così nell’uomo si forma il convincimento che la realtà non può esistere che nell’una o nell’altra di queste due forme: o come oggetto dello spazio esterno o come impressione temporanea dell’anima. L’uomo non conosce nessun’altra forma di realtà.

• Eppure c’è una forma di realtà che non si presenta né come mondo esterno né come mondo interno, e questa realtà è lo spirito. Questa forma di esistenza spirituale che non è toccata dallo spazio e dal tempo, che non conosce la distinzione del fuori e del dentro, che è eterna, è propria dell’Io.

 

Qui sorgerà la prima difficoltà, perché verrà spontaneamente da obiettare che è proprio l’Io che crea la distinzione tra mondo interno e mondo esterno, tra Io e Non-Io.

Ciò però non è che un’illusione umana che deriva dal fatto che all’uomo manca ancora la vera e propria esperienza dell’Io. L’uomo non conosce finora che il suo Io inferiore personale legato al suo mondo interno. Questo Io non è che un illusorio prodotto luciferico. “La Filosofia della Libertà” ci dà il concetto del vero Io umano, come l’iniziazione può darcene l’esperienza.

 

La vera natura dell’Io (che è la natura dello spirito)

è tale da eliminare ogni distinzione fra soggetto e oggetto.

 

Ciò sembra un paradosso di dimensioni cosmiche, ma l’uomo deve trovare la verità superando questi abissi della conoscenza. Nello spirito non vi è la dualità prodotta dallo spazio e dal tempo, dal mondo esterno e dal mondo interno, vi è soltanto “l’essere uno e universale che tutto pervade”. Perciò l’uomo che ha la vera esperienza del suo Io (di quell’io cioè che nell’Iniziazione viene chiamato l’Io superiore) e dice “Io sono”, non riferisce tali parole a un sé personale e nemmeno a un oggetto qualsiasi del mondo, ma ad una realtà spirituale che gli si rivela in quel momento e che trascende ogni determinazione di spazio, di tempo, di fuori, di dentro.

 

Sappiamo che quest’io superiore dell’uomo è il Cristo stesso. Nella “Imitazione di Cristo” di Tommaso da Kempis troviamo scritto: “Filii, quantum a te vales exire, tantum in me poteres transire” (Figlio, di quanto sei capace di uscire da te, di tanto potrai trapassare in me). Un capitolo (Del vero Io dell’uomo) dell’opera del Dottore “La soglia del mondo spirituale” ci dà il vero senso di queste parole. Ivi ci vien detto che

 

l’uomo non può elevarsi al suo vero Io,

• se prima non abnega completamente la sua personalità,

• se per forza propria non rinuncia al suo pensare, sentire, volere.

Si eleva all’Io soltanto chi nel vero senso della parola rinuncia a se stesso.

 

Qui sorgerà la seconda grave difficoltà di comprensione, contro la quale ha naufragato anche il pensiero di Leone Tolstoj. Si dirà cioè che se la realtà è quale qui viene descritta, la vita dell’Io significa l’annientamento di qualsiasi esistenza individuale. Leone Tolstoj afferma appunto che non può essere diversamente, che nell’Io l’essere umano non si sente più come uomo, ma solo come umanità e che perciò solo diventando umanità ci si può congiungere con il Cristo. (Vedi: L. Tolstoj – La vera vita).

 

Simili concezioni derivano dalla difficoltà obiettiva che incontra lo spirito umano che vuole acquistarsi una comprensione della natura dell’Io. Bisogna poter elevarsi al pensiero che

l’Io, secondo la sua vera essenza, è tanto sopraindividuale che sopra-non-individuale.

• Esso abbraccia il singolo e il tutto in una realtà superiore.

• Perciò l’Io non significa annientamento dell’individualità, come non significa esclusione dell’extraindividualità.

L’Io sta in una sfera superiore in cui questi concetti non sono più valevoli.

La realtà è conformata in quella superiore sfera dello spirito (il Devachan più alto) in modo da trascendere

le determinazioni di mondo esterno o mondo interno, tra corpo e anima, tra Io mio e Io altrui

che valgono nelle sfere inferiori dell’esistenza.

 

Questa è l’eternità.

Spazio e tempo si congiungono in modo da formare con l’essenza spirituale delle cose un essere unico.

Sopra la spiritualità, vi è la divinità.

 

L’uomo spiritualmente evoluto non chiede la spiegazione di tale arcano. Egli si prosterna davanti al sublime e in tale atto sente la sua elevatezza.

 

L’universo esce dall’eternità e ritorna all’eternità.

Questo è il senso dell’evoluzione.

Anche l’uomo partecipa a quest’evoluzione.

L’uomo discende e poi risale.

I gradini della discesa sono rappresentati da Saturno, Sole e Luna.

La Terra non è più discesa e non è ancora ascesa. Essa segna il punto di svolta.

 

Alla svolta dei tempi
la Luce dello Spirito dell’Universo
fluì nel corso degli eventi della Terra.

Così fu vinto il regno notturno delle Tenebre
e la piena Luce del giorno irraggiò nelle coscienze umane.

 

Queste parole accennano in maniera possente al Mistero del Golgota. Noi sappiamo dalla Scienza dello Spirito che ad un certo momento l’evoluzione discendente dell’umanità si è trasformata in una vera e propria caduta. Ciò per il fatto che in questa evoluzione sono intervenuti i cosiddetti oppositori, Lucifero ed Arimane.

 

Gli Dei avevano dato all’uomo corpo e anima, cioè la consapevolezza del mondo esterno e del mondo interno.

Ma corpo (cioè mondo esterno) significava visione degli spiriti creatori dell’universo,

e anima (cioè mondo interno) significava obiettivo riflesso interiore di quegli esseri.

• Poi intervennero gli oppositori; Lucifero s’impossessò dell’anima e Arimane s’impossessò del corpo.

 

Dopo di allora

• l’anima non fu più l’obiettivo riflesso del mondo esterno, cioè degli Esseri spirituali,

• e il corpo non offerse più la visione della possente divinità dell’universo.

 

• Nel mondo interno, per opera di Lucifero, l’uomo potè sentire solo se stesso,

• e nel mondo esterno non vide più la manifestazione delle Gerarchie superiori,

ma trovò dei mezzi per realizzare i propri fini personali.

 

Questo è il senso della caduta:

• avulsione dell’anima dalla realtà cosmica

• e usurpazione del regno del mondo per fini egoistici antispirituali.

 

La caduta sarebbe stata irrimediabile, se il Mistero del Golgota non avesse offerto un pareggio.

Dopo di allora l’umanità si trova al bivio,

perché viene rispettato e conservato il caro acquisto della caduta, la libertà.

Per grazia del Cristo l’uomo può risalire il corso della sua evoluzione,

se però rifiuta tale grazia continua nella sua spaventosa caduta.

• Perciò fino al Mistero del Golgota, l’evoluzione fu unica;

dopo quel Mistero diventa duplice e si spezza

• in una linea che risale     •  e in una linea che continua inarrestabilmente il moto discendente.

• Le tappe dell’ascesa sono rappresentate da Giove, Venere e Vulcano,

• quelle della discesa da Lucifero, Arimane e Soratte.

 

Ascesa significa riassunzione nello spirito dell’anima e del corpo.

In altre parole: graduale e progressiva estensione dell’Io a tutti gli arti dell’entità umana.

Discesa o, per meglio dire, precipitosa caduta, significa assorbimento dello spirito nella materia.

In altre parole: perdita della coscienza fino al punto da ridurre l’essere umano a un automa meccanico.

 

Noi possiamo occuparci ora soltanto dell’evoluzione ascendente,

che riporta l’uomo a quelle altezze spirituali da cui è disceso.

La via dell’ascesa è segnata da due fatti d’importanza cosmica: • la grazia del Cristo   • e la libertà umana.

La grazia del Cristo significa che ora la via c’è, è aperta a tutti,

• e la libertà umana significa che può percorrerla chiunque veramente lo voglia.

 

L’uomo è libero

• d’inserirsi nuovamente nell’ordinamento divino del mondo

• o di uscirne definitivamente fuori sotto l’impulso anticristico degli oppositori.

Sul presente gradino d’evoluzione terrestre, l’uomo è dotato dell’Io. Egli è dunque spirito.

E come spirito libero

• può ritornare nella sfera della necessità divina

• oppure smarrirsi nell’inferno del più sfrenato arbitrio demoniaco.

 

Vi è una sfera della realtà in cui libertà umana e necessità divina s’incontrano.

Essa ci viene descritta nella “Filosofia della Libertà” come sfera dell’intuizione morale,

cioè del pensiero che libero da ogni emozione personale s’innalza all’oggettiva realtà del mondo.

 

• Per mezzo dei sensi corporei l’uomo può percepire la molteplicità delle cose esistenti. La realtà che vede in tal modo materialmente, gli si presenta come disordinata e senza fini. Arimane può perciò indurlo a impossessarsi della realtà materiale e di inserire in essa fini personali. In tal modo il mondo esterno viene distaccato dall’ordinamento cosmico divino.

• Però l’uomo è dotato anche di pensiero che gli permette la contemplazione spirituale della realtà. Così alla visione sensibile di ciò che sta dispiegato nello spazio e nel tempo, si contrappone la contemplazione spirituale dì ciò che perdura nell’eterno. Questo duplice aspetto della realtà impone all’uomo una decisione.

• Egli può preferire la sfera della materia per la realizzazione dei suoi fini personali egoistici.

Per tale via cade nelle tenebre dell’Io inferiore.

• Oppure può riconoscere l’ordinamento cosmico divino del mondo come appare nella sfera dello spirito

e diventare un collaboratore degli Esseri creatori.

Egli può dire: Io liberamente voglio ciò che nel mondo esterno mi si presenta come necessità divina.

 

• La decisione di essere un libero collaboratore degli Dei, dischiude all’uomo tutto l’avvenire.

Così il suo essere umano cresce e riceve luce da tutto il cosmo.

 

Perché non vi è contraddizione tra libero volere umano e necessità divina? Perché è volontà degli dei creare l’uomo, e l’uomo che con atto libero fa propria questa volontà diventa autocreatore. Perciò la strada dell’ascesa porta all’accrescimento, all’illuminazione cosmica dell’essere umano.

L’uomo si sa creato dagli Dei e, accogliendo in sé la loro oggettiva volontà, egli stesso partecipa alla propria creazione. I fini dell’universo gli si rivelano come fini del suo essere. Egli guarda nell’universo per vedere ciò ch’egli stesso deve diventare. “Io sarò ciò che il Mondo fu”- queste parole danno il senso di ciò che è l’illuminazione dell’Io umano per opera della Luce dei Mondi.

Gli oppositori però sono tali appunto perché non vogliono più ciò che vuole obiettivamente il cosmo. Gli oppositori non vogliono l’uomo, vogliono se stessi. Perciò l’uomo che si lascia sedurre da Lucifero e Arimane, comincia a minare il suo essere e, pur illudendosi di avere una libera volontà, diventa il loro schiavo. Le due vie che stanno aperte dinanzi all’uomo sono dunque quella dell’autocreazione e quella dell’autodistruzione.

 

Ora possiamo comprendere le seguenti parole della Pietra Fondamentale:

Esercita la contemplazione dello spirito
nella calma del pensiero,
dove per la visione degli eterni fini
segnati dalla divinità,
l’Io dell’uomo con libero volere
alla Luce dei Mondi
s’illumina.

Questa piena illuminazione dell’Io umano alla Luce dei Mondi, verrà esperimentata dall’uomo in tutta la sua potenza appena durante l’evoluzione di Giove. Ma ora è già in via verso quella lontana meta.

Nella sfera dello spirito pensante, come abbiamo visto, l’Io dell’uomo s’illumina alla Luce dei Mondi. Ciò che determina questa illuminazione è la visione degli eterni fini stabiliti dalla Divinità.

 

Ora ci resta da considerare che cosa avviene nella sfera dell’anima, dove domina l’azione del tempo. Dobbiamo, prima di tutto, richiamare nella nostra mente i concetti che già ci siamo formati sul valore del tempo. Abbiamo detto che il tempo fa scorrere nella nostra vita individuale l’universale vita dei mondi. Il tempo fa che il mondo esteriore diventi mondo interiore e che l’uomo come anima si senta profondamente congiunto con l’obiettiva realtà dell’universo.

Questa congiunzione che per l’uomo terrestre avviene nella sfera dell’anima come fatto personale, può essere effettuata su di un gradino superiore dell’esistenza. L’uomo esperimenterà questa congiunzione superiore tra mondo esterno e mondo interno durante l’evoluzione di Venere. Allora per la sua anima non passeranno più onde di sentimenti personali, come riflesso di esperienze esterne, ma fluiranno gli stessi eventi cosmici. Questa è la vera natura del sentimento cosmico: esso non è un riflesso personale, ma contiene realmente esseri e fatti del mondo. Su questo grado dell’evoluzione, l’anima può essere abbracciata dall’Io ed elevata nella sfera dello spirito.

 

Nel suo Io, l’uomo non sperimenta soltanto il proprio essere, ma anche quello degli altri. Il suo contenuto è ora dato dallo stesso contenuto dell’universo. Su un gradino precedente d’evoluzione (Giove), ha contemplato i fini dell’universo e li ha riconosciuti come fini propri. Perciò ha detto: Io sarò ciò che il mondo fu. Così accettando in sé la volontà degli Esseri creatori è diventato il loro collaboratore, il creatore di se stesso.

Ora invece (Venere) non vede soltanto i fini del mondo, ma lo stesso piano della creazione divina fluisce in lui e si congiunge con il suo Io. Perciò sente di partecipare al divenire generale del cosmo. Non si sa solo creato dagli dei e autocreato da se stesso, ma esperimenta la sua creazione come creazione d’esseri. Sa che creando se stesso, partecipa alla creazione degli spiriti che lo creano. Il suo Io è congiunto con l’Io dei Mondi. Ora può dire: Io sono ciò che il mondo è.

 

Leggiamo il brano della Pietra Fondamentale che si riferisce a questa poderosa realtà dell’evoluzione umana, che l’uomo esperimenterà durante l’esistenza di Venere.

Esercita il senso dello spirito nell’equilibrio dell’anima,

dove per l’azione del fluire
dei cosmici eventi,
l’Io dell’uomo con l’Io dei Mondi
si congiunge.

 

Sebbene queste parole veramente sacre si riferiscano a una meta assai lontana dell’evoluzione umana, l’uomo è già ora in via verso quel culmine della sua ascesa spirituale, perciò in lui già agisce la forza dell’Io.

• Per la visione dei fini eterni stabiliti dagli Esseri divini all’evoluzione del mondo,

l’Io s’illumina nella sfera del pensiero;

• per l’azione del fluire dei cosmici eventi,

l’Io dell’uomo si congiunge con l’Io divino nella sfera del sentimento.

 

Ora dobbiamo considerare che cosa avviene quando lo spirito umano, nella fase ascendente della sua evoluzione, riesce a penetrare fino alla base primordiale del suo essere, cioè il corpo fisico.

 

Nell’anima, come abbiamo visto, il divenire del mondo fluisce con il grande fluire del tempo.

L’uomo partecipa a questo divenire generale dell’universo intimamente congiunto con esso.

Egli non è ancora il tutto, ma parte integrale del tutto.

Nel corpo non è più possibile neanche una distinzione formale tra essere e essere,

perché se l’anima è il tempo, il corpo è spazio, contiene cioè la totalità indivisibile dell’esistenza universale.

 

• Se l’Io nello spirito si è illuminato in virtù della visione dei fini eterni,

• se l’Io nell’anima si è congiunto con l’Io universale in virtù dell’azione degli eventi cosmici,

l’Io nel corpo è destinato a immedesimarsi con l’assoluto.

 

Qui non c’è più visione di una meta da raggiungere, perché siamo già eternamente nella meta,

qui non c’è azione di eventi, perché tutto è eterno compimento,

qui c’è solo potenza di essere.

 

Non cerchiamo di comprendere più di tanto; è assai più saggio e fruttuoso chinare la fronte riverenti dinanzi a questi sublimi arcani della divinità.

 

• Per il terzo Logos creare significa ordinare la realtà secondo il suo fine prestabilito;

• per il secondo Logos creare significa agire nel senso della volontà divina;

• ma il primo Logos crea senza visione di fine e senza azioni esterne.

La sua è una creazione senza atto.

Basta la pura e semplice presenza del suo essere, perché la creazione avvenga

(ma questa parola non è giusta, perché in realtà non avviene nulla).

Nei riguardi dell’umanità, possiamo soltanto dire: Per il fatto che Dio è, l’uomo è.

 

Leggiamo le parole della Pietra Fondamentale che si riferiscono a questo lontanissimo mistero dell’evoluzione umana:

Esercita la memoria dello spirito
nelle profondità dell’anima,
dove per la potenza dell’essere
del Creatore dei Mondi,
l’Io dell’uomo nell’Io divino
si sostanzia.

Dobbiamo rilevare che l’espressione italiana “si sostanzia”, usata anche dagli altri traduttori, non dà che minimamente il senso radicale del tedesco “Erweset”. Perché non è da intendersi che l’Io dell’uomo prenda nutrimento dall’Io divino, ma che esista come vero essere solo in quanto esiste nell’Io divino. Questa forma di esistenza, l’uomo la esperimenterà appena durante l’evoluzione di Vulcano, quando il suo corpo sarà diventato Uomo-Spirito. Allora, esercitando la sua memoria cosmica, che lo riporterà indietro fino a Saturno, potrà dire: Io fui ciò che il mondo sarà.

Così manifesterà la sua volontà cosmica. E quale essere creatore, consustanziato con il divino ed eterno Creatore dei Mondi, si accingerà a creare egli stesso un nuovo universo tra gl’infiniti esistenti.

 

Questi sono i gradi dell’ascesa spirituale dell’uomo. Noi li abbiamo oggi semplicemente indicati. Nelle opere e nelle conferenze di R. Steiner possiamo trovare in proposito particolari precisi e concreti, così lontani da ogni possibile immaginazione umana, che l’anima nostra avvicinandosi a queste verità eccelse ne resta profondamente scossa.

In linea generale possiamo dire che il senso dell’evoluzione umana è questo:

l’uomo fa progressivamente suo, congiunge con il suo essere

ciò che le sublimi Entità delle gerarchie gli hanno donato.

Appunto per il fatto di poter fare ciò egli, oltre che il corpo e anima, è anche spirito.

Perciò l’evoluzione umana si svolge in due fasi: quella discendente, rappresentata da Saturno, Sole e Luna, in cui operano i creatori dell’uomo, e quella ascendente, segnata dalle tappe di Giove, Venere e Vulcano, in cui l’uomo ricrea – non si può dire diversamente – se stesso.

 

 

La Terra rappresenta il grande punto di svolta. Sulla Terra l’uomo appare per la prima volta come spirito, perché gli viene infuso l’Io. Abbiamo già visto che l’uomo, al grado d’evoluzione in cui si trova oggi, non può assolutamente concepire che cosa sia l’Io nella sua altissima realtà spirituale.

Il mistero dell’Io comincia già per il fatto che l’Io non ha una base sostanziale. La Scienza dello Spirito c’insegna che il corpo fisico ha per base la sostanza sacrificale dei Troni, il corpo eterico ha per base la sostanza sacrificale degli Spiriti della Saggezza, il corpo astrale ha per base la sostanza sacrificale degli Spiriti del Movimento. Ora non possiamo dire nello stesso senso che l’Io ha per base la sostanza degli Spiriti della Forma, anche se questi Spiriti sono i veri donatori dell’Io.

 

L’Io non ha sostanza alcuna che lo sostenga, perché si sostiene di per sé.

Esso è per la coscienza umana abituale il nulla assoluto.

Questo nulla fa però sì che l’uomo senta la realtà che viene in suo contatto, come essere proprio.

Diciamo: la realtà materiale sta in quel nulla che è lo spazio, la realtà spirituale sta in quel nulla che è l’Io.

 

Perciò come lo spazio ha la coscienza di contenere tutto, così anche l’Io ha la coscienza di contenere tutta la realtà. Naturalmente l’Io umano non è ancora tanto sviluppato da avere questa coscienza onnicosmica. L’avrà appena su Vulcano. Già però sulla Terra può esperimentare la natura dell’Io entro il mondo dei suoi pensieri. Parleremo in seguito di questa prima specialissima esperienza che fa l’uomo della realtà spirituale. Oggi concludiamo fermando il nostro pensiero sul secondo grande mistero dell’Io:

Io sono: ciò che è, è in me.

 

Trieste, 8 ottobre 1946