06 – Il Mistero del male e il grande Guardiano della Soglia

Il Guardiano della Soglia e «La filosofia della libertà» – I


 

Nel ciclo citato all’inizio del precedente capitolo (Lo studio dei sintomi storici),

dopo la descrizione del Mistero della morte Rudolf Steiner si rivolge alla rappresentazione del male.

 

Anche questo non agisce soltanto per rendere l’uomo malvagio,

ma deve costituire il fondamento, affinché l’uomo nel nostro tempo

«nel grado dell’anima cosciente possa giungere alla vita spirituale» (O.O. 185, 26.10.1918).

Infatti, solo attraverso il costante superamento del male

l’uomo può creare il fondamento per la vera esperienza dello Spirito nella sua anima.

 

In riguardo Rudolf Steiner indica un particolare Mistero che può essere sperimentato alla Soglia del mondo spirituale.

(È significativo che a questo punto della conferenza viene nominato esplicitamente il Guardiano.)

Si tratta del fatto che oggi ogni uomo terrestre porta in sé tutte le immaginabili inclinazioni al male.

E la relativa differenza tra gli uomini consiste unicamente nel fatto

che l’uno cede a queste inclinazioni, e l’altro tuttavia no.

Questa è la condizione generale dell’umanità nel nostro tempo.

 

Eppure ogni uomo individuale,

in quanto accoglie e segue il cammino della IIa parte della Filosofia della libertà,

è in grado non solo di non decadere al male,

bensì di contrapporre ad esso il bene attivo mediante le proprie libere azioni.

Ciò avviene soprattutto quando egli opera nel mondo con puro «amore per l’oggetto».

 

Così, con La filosofia della libertà è data la possibilità all’uomo

di divenire creativo anche nella sfera della moralità, sì, di innalzarsi in merito persino al genio.

E poi egli stesso diviene una sorgente del bene,

che mediante le azioni guidate dalla sua fantasia morale, può fluire nel mondo.

La forza universale che gli dà tale possibilità, secondo La filosofia della libertà è l’amore,

il quale tuttavia deve essere generato e ulteriormente sviluppato in modo del tutto disinteressato dall’io dell’uomo.10

 

Rudolf Steiner descrive come avviene questo già nelle sue Introduzioni agli scritti scientifici di Goethe:

• «Solo colui che è attivo, e precisamente attivo senza egoismo … adempie la sua missione».

E questa dovrebbe essere «l’unica molla di tutte le nostre azioni …

Può, quando venga meno la prospettiva di raggiungere una meta ambita,

essere unicamente l’altruistica dedizione all’oggetto stesso al quale dedichiamo la nostra attività;

può essere unicamente l’amore. Solo un’azione compiuta per amore può essere un’azione morale.

Stella polare deve essere per noi

• nella scienza l’idea [I parte della Filosofia della libertà],

• nell’azione l’amore [Il parte]» (0.0. 1, cap. VI, pag. 107; corsivi di Rudolf Steiner).

 

Rudolf Steiner definisce quindi l’amore disinteressato,

che dall’io fluisce nelle azioni umane, il fondamento della nuova moralità e con ciò la sorgente del bene nel mondo.

 

Più tardi nella sua Filosofia della libertà, collegando le due parti egli dirà:

• «Mentre agisco mi muove la massima morale, in quanto essa può vivere in me intuitivamente;

essa è legata con l’amore per l’oggetto che io voglio realizzare mediante la mia azione»

(pag. 119; corsivo di Rudolf Steiner).

 

Il fatto che qui Rudolf Steiner mette in rilievo in corsivo la parola amore

e subito dopo un’altra volta («La compio [l’azione] perché la amo»), è di particolare importanza.

Infatti, con ciò è indicato che cosa l’uomo deve contrapporre alle forze del male in lui e nel mondo.

Nel ciclo già più volte nominato Lo studio dei sintomi storici

Rudolf Steiner caratterizza questo Mistero fondamentale del quinto periodo postatlantico come segue:

 

• «Se l’uomo non accogliesse le disposizioni al male

… neppure arriverebbe a sviluppare in sé, traendolo dalla sua anima cosciente,

l’impulso ad accogliere lo Spirito, che d’ora in avanti deve fecondare tutta la civiltà

ove essa non voglia essere cosa morta, lo Spirito dall’universo» (0.0. 185, 26.10.1918).

 

Che cosa è questo «Spirito dall’universo»?

Come verrà ancora illustrato in modo più esauriente in quest’opera (vedi cap. 7),

con la nascita della Filosofìa della libertà è collegata la rinnovata azione dello Spirito della Pentecoste.

Secondo il Quinto Vangelo

la sua manifestazione alla svolta dei tempi non era separata dall’evento che Rudolf Steiner descrive

in connessione con ciò che sperimentarono gli Apostoli a Pentecoste.

In seguito alla sua indagine spirituale essi erano come fecondati e nel contempo risvegliati

dall’«amore cosmico onnioperante …, che compenetra e riscalda l’universo» (0.0. 148, 2.10.1913).

 

Non dobbiamo tuttavia confondere questo amore cosmico con lo Spirito Santo,

sebbene nell’universo è profondamente legato ad esso e si presenta quale Spirito del cosmo.

Infatti, in Rudolf Steiner leggiamo che a Pentecoste

gli Apostoli «erano stati risvegliati dallo Spirito dell’amore del cosmo» (ibidem).

 

Così questo Spirito dell’amore derivante dal cosmo,

che dalla primordiale Festa di Pentecoste è rimasto unito all’umanità,

durante l’epoca dell’anima cosciente deve innalzarsi alla piena coscienza di veglia degli uomini

per fecondare «quale Spirito dall’universo … tutta la civiltà ove essa non voglia essere cosa morta».

 

In altre parole, la compenetrazione della civiltà con questo Spirito dell’amore

può verificarsi soltanto se l’uomo nel senso della Filosofia della libertà

inizia ad operare nel puro «amore per l’oggetto».

Solo così la civiltà attuale, che oggi in tutte le direzioni è compenetrata da egoismo e amor proprio

e con ciò in modo crescente si rivolge al male, può essere salvata.

Infatti, nel momento in cui operiamo nel mondo con «amore per l’oggetto»,

lo «Spirito dell’universo» può unirsi a tali azioni per continuare ad agire nell’umanità,

quale Spirito dell’amore e del bene.

 

Anche qui è valida la già menzionata legge del mondo spirituale

che l’affinità viene attirata sempre solo da quanto le è affine:

vale a dire, unicamente le libere azioni d’amore possono attirare lo Spirito cosmico dell’amore,

che conferisce ad esse la forza in grado di trasformare a poco a poco l’intera civiltà.

In una osservazione approfondita, quanto detto sta in diretto rapporto

con ciò che il discepolo dello Spirito può sperimentare nell’incontro con il grande Guardiano della Soglia.

 

Come già menzionato nel capitolo 4 il piccolo Guardiano

apre all’uomo l’accesso al mondo spirituale, per così dire, dal basso all’alto.

Il grande Guardiano indica la direzione opposta, dal mondo spirituale di ritorno nel mondo terrestre,

affinché l’uomo possa iniziare là ad operare alla liberazione di tutti gli esseri.

E la forza che suscita soprattutto tale liberazione è la stessa

che conosciamo già dalla IIa parte della Filosofia della libertà, e cioè l’«amore per l’oggetto»

o nella formulazione dell’ultimo capitolo del libro L’iniziazione, «l’amore per i suoi simili» (O.O. 10, pag. 173)

che emana dall’uomo e compenetra tutte le sue azioni.

 

Se ci rivolgiamo direttamente al capitolo che parla del grande Guardiano della Soglia,

troviamo come prima viene ancora una volta ripreso il motivo della morte.

Ora tuttavia non si tratta primariamente della morte individuale del singolo uomo,

bensì della «morte generale» del mondo, il quale tuttavia per sfuggire ad essa,

in un determinato momento della sua evoluzione ha «ricevuto un nuovo impulso di vita».

 

Qui, alla luce dell’imminente incontro con il grande Guardiano,

senza pronunciarlo letteralmente, viene indicato il Mistero del Golgota

e il suo significato per l’intera evoluzione del mondo,

poiché esso «mediante il nuovo germe di vita» ha «sottratto la vita nel sensibile alla morte generale» (ibidem).

 

Dopo queste parole introduttive, nell’incontro con il grande Guardiano della Soglia

appare il secondo motivo che nel nostro tempo è di particolare importanza:

La libera decisione dell’uomo tra il bene e il male, che alla Soglia del mondo spirituale significa

l’essenziale decisione di accedere al sentiero bianco o nero dell’occultismo.

In altre parole, qui si tratta di decidere se nella sua ulteriore vita

l’uomo vuole operare nell’amore per l’oggetto oppure nell’amore per se stesso.

 

La decisione per quanto indicato per primo tuttavia può essere presa dall’uomo in modo giusto

solo se egli in libertà è disposto a ciò che Rudolf Steiner

nelle parole già citate dalle Introduzioni agli scritti scientifici di Goethe ha descritto,

quali azioni compiute in «altruistica dedizione» da «colui che è attivo senza egoismo» (vedi sopra).

Questo viene messo in rilievo anche nella Filosofia della libertà.

 

Avviene nel passo già citato in cui si parla delle azioni buone e cattive dell’uomo.

• Le azioni buone sono quelle inserite «giustamente nel contesto universale da sperimentare per intuizione»;

• sono azioni cattive se non è così (O.O. 4, pag. 119).

 

Ma per giungere «giustamente» in un tale «contesto universale»

abbiamo soprattutto bisogno di un altruismo acquistato dall’io in libertà.

Infatti, unicamente questo permette all’uomo di agire

non solo da un punto di vista egoistico (per così dire dal «contesto di se stesso»), bensì dal «contesto universale».11

 

Già nel suo primissimo scritto, completamente nel senso della successiva Filosofia della libertà,

Rudolf Steiner pone dunque al centro della sua rappresentazione la qualità dell’altruismo, dell’abnegazione,

quale condizione archetipica per la libera azione dell’uomo,

la quale per essere libera, deve essere compiuta per puro amore.

• Questo corrisponde esattamente a ciò che egli descrive molto più tardi,

quale conseguenza dell’incontro giustamente superato con il grande Guardiano della Soglia, nel libro L’iniziazione.

 

Nell’ultimo capitolo leggiamo che in base a tale incontro

l’uomo decide di offrire tutti «i suoi doni sull’ara dell’umanità» (0.0. 10, pag. 172).

Con ciò egli decide di operare in piena abnegazione alla «redenzione del genere umano»,

vale a dire senza trarne frutti per la sua propria evoluzione.

 

Rudolf Steiner mette anche in rilievo che la decisione di percorrere il sentiero bianco (del bene),

in questo grado evolutivo superiore non è assolutamente una cosa ovvia,

ma appartiene alle più difficili decisioni dell’uomo.

Infatti, contrariamente al sentiero nero, il quale ora offre all’uomo la «più grande» tentazione «che si possa immaginare»

di seguire nel mondo spirituale la sua beatitudine egoistica,

l’altro cammino a dire il vero non gli promette altro che un lavoro incessante e disinteressato sulla Terra.

 

Da ciò consegue tuttavia, che anche dopo l’incontro con il grande Guardiano della Soglia

la libertà individuale dell’uomo rimane pienamente conservata

e la sua decisione per il sentiero bianco deve essere intensificata e rinnovata sempre a nuovo.

Perciò Rudolf Steiner già nelle sue Introduzioni agli scritti scientifici di Goethe,

anticipando tale condizione (nella sua disputa con Eduard von Hartmann) scrive:

 

• «Quanto egli [Hartmann] adduce è per me solo una riprova di come sia vano aspirare alla felicità [per se stessi].

Noi dobbiamo appunto desistere da ogni simile aspirazione

e cercare la nostra destinazione unicamente nell’adempiere senza egoismo

quei compiti ideali che la nostra ragione ci indica.

E che cos’altro significa ciò se non che dobbiamo cercare la nostra felicità solo nell’operare, nel creare senza posa?

Solo colui che è attivo, e precisamente attivo senza egoismo,

non cercando alcun compenso alla sua attività, adempie la sua missione» 0.0. 1, pag. 106, 107; corsivo di Rudolf Steiner).

 

Con ciò il ventiseienne Rudolf Steiner caratterizza il compito della sua vita

e nel contempo descrive le qualità che bisogna avere per adempierlo.

Sono esattamente le stesse qualità delle quali parlerà più tardi,

alla fine del libro L’iniziazione riguardo i Maestri guida del sentiero bianco:

• «Pongono la dedizione disinteressata e la volontà di sacrificio al di sopra di tutte le altre capacità» (O.O.10, pag. 173).

 

E poiché i Maestri bianchi stessi hanno sviluppato pienamente in sé tali qualità,

Rudolf Steiner li definisce «i buoni Maestri dell’occultismo»,

e delle loro istruzioni per l’evoluzione superiore egli dice che essi [conducono] solo «al bene, oppure a nulla» (ibidem).12

 

Possiamo caratterizzare nel miglior modo l’essere interiore di questi Maestri

mediante le seguenti parole dalla Filosofia della libertà:

• «Quello che si chiama il bene non è ciò che si deve, ma ciò che si vuole,

quando si sviluppi la piena e vera natura umana» (cap. XIII; corsivi di Rudolf Steiner).

 

E i veri Maestri sono appunto coloro che hanno pienamente sviluppato in sé questa «vera natura umana».

• Ciò che tuttavia significa un tale sviluppo fa proprio parte

delle principali conoscenze che conquistiamo nell’incontro con il grande Guardiano.

• Infatti, Egli mostra all’uomo tutto ciò che è stato predisposto nella sua vera natura

e quale è la prospettiva terrestre-cosmica del pieno sviluppo di essa nel cammino della libertà e dell’amore.

• E nelle parole sopra citate l’incrollabile volontà di creare il bene nel mondo

è una diretta conseguenza di questo incontro con il grande Guardiano della Soglia.

 

Riassumendo possiamo dire:

• così come dietro la prima parte della Filosofia della libertà si trova il Mistero della morte

e con ciò l’incontro con il piccolo Guardiano della Soglia,

• così attraverso la seconda parte, in cui si tratta

della decisione per il bene mediante le libere azioni d’amore dell’uomo

e dell’altruismo derivante dal suo io cosciente, splende la figura del grande Guardiano.

 

Nelle seguenti parole Rudolf Steiner mette ancora in rilievo tale creazione del bene dalla forza dell’amore:

• «Possiamo tuttavia fare anche il bene nel vero amore per il bene

nel senso come illustrato decenni fa nella mia Filosofia della libertà» (0.0. 220, 19.1.1923).

 

 

Da quanto rappresentato, ora diventa comprensibile perché Rudolf Steiner ha collegato i temi come la morte e il male

nel ciclo citato all’inizio di questo capitolo con il discorso riguardo la storia della nascita della Filosofia della libertà.

• In questo ciclo i risultati dell’indagine di Rudolf Steiner si manifestano come una specie di culminazione rilevando,

che come alla svolta dei tempi la questione centrale sulla nascita e sulla morte

era collegata con la vita e la morte fisica del Cristo,

nel nostro tempo alla base della Sua attuale apparizione in forma eterica si trova il Mistero del bene e del male.

 

A tale riguardo Rudolf Steiner parlò del secondo Mistero del Golgota,

del Mistero del Golgota soprasensibile, il quale per il bene e il male

ha la stessa decisiva importanza come ce l’ha il Mistero del Golgota fisico per la vita e la morte

(vedi O.O. 185, 25.10.1918).

 

Questo evento soprasensibile avvenne nel periodo in cui Rudolf Steiner

sulla Terra lavorò alla realizzazione delle principali idee della sua Filosofia della libertà,

la quale poi venne da lui scritta con la sua «intuizione immersa nell’amore»

essendo inserita «nel contesto universale da sperimentare» (cap. IX).

• E se prendiamo in considerazione che la conseguenza principale di questo Mistero del Golgota soprasensibile

è l’apparizione del Cristo nell’eterico, possiamo comprendere quale decisivo contributo fu dato da Rudolf Steiner.

 

Già nella Filosofia della libertà troviamo entrambi i Misteri della vita e della morte come pure del bene e del male.

• Là si tratta da un lato della natura del pensare che nel periodo attuale è diventato astratto e morto

e perciò deve essere risvegliato a nuova vita, quale pensare puro.

• Qui nell’uomo stesso si rende possibile la prima esperienza interiore della morte e della resurrezione

per cui è possibile sperimentare l’essere della libertà.

 

Nella conferenza del 7 marzo 1914 Rudolf Steiner parla del fatto

che mediante il Mistero del Golgota venne salvato il pensare dell’uomo e con ciò anche il suo io.

• «Il fatto che anche il pensare può essere collegato con l’Impulso-Cristo,

che il pensare come tale non abbia subito disordine nella sua azione sull’io, è dovuto … al Mistero del Golgota»

(0.0. 152).

 

Anche nella Filosofia della libertà è indicata la connessione fra l’io e il pensare.

Là Rudolf Steiner scrive che «l’‘io’ va trovato entro il pensare» (pag. 109).

Ne consegue che soltanto stabilendo ordine nell’attività pensante,

vale a dire trasformandola in pensare puro libero dai sensi

(infatti esso subisce maggiormente disordine per il fatto di essere legato al corpo fisico),

è possibile una sana attività dell’io, la quale poi conduce gradualmente l’uomo all’esperienza del suo io superiore.

 

Dall’altro lato nella Filosofia della libertà si tratta delle azioni dell’uomo

che possono essere buone soltanto quando, come già descritto, vengono effettuate

nel puro amore per l’oggetto e inserite «in modo giusto» nel contesto universale.

In questo modo nella Filosofia della libertà

• da un lato abbiamo le conseguenze del Mistero del Golgota fisico

che possono essere sperimentate dall’uomo nel processo di trasformazione interiore del suo pensare

(o nel cammino di sviluppo del volere nel pensare, per cui diventa possibile la resurrezione di quest’ultimo).

• Dall’altro lato in essa si compie la continuità dell’azione

del secondo Mistero del Golgota, del Mistero del Golgota soprasensibile,

il quale, ora tuttavia mediante le libere azioni d’amore dell’uomo,

che intensificano e diffondono il bene, può riversarsi all’esterno, nel mondo

(ciò che avviene sulla via della penetrazione del pensare nella sfera del volere).

 

Entrambi i cammini vengono congiunti l’uno con l’altro mediante l’amore,

definito da Rudolf Steiner nella Filosofia della libertà «una forza che è amore di natura spirituale» (pag. 106).

Infatti, nella vera «attività pensante» dell’uomo, se egli è in grado di afferrarla intuitivamente,

si manifestano «sia il sentimento, sia la volontà» (ibidem),

affinché l’intera anima si trasformi in un’unità triarticolata, nella quale può vivere e agire l’io superiore.

Soltanto in questo modo nell’uomo moderno si rende possibile in piena coscienza

l’esperienza di «Non io, ma il Cristo in me» (Ga 2,20).

 

Qui abbiamo un’ulteriore prova di quanto profondamente cristiano è questo libro.

Anche se il nome del Cristo non appare, esso è sicuramente scritto del tutto dalla Sua sostanza.

 

Rudolf Steiner conclude l’ultima aggiunta alla Filosofia della libertà del 1918 con le parole:

• «Dalla vivente comprensione del pensiero intuitivo, quale è inteso in questo libro,

risulterà naturalmente il successivo ingresso vivente nel mondo spirituale delle percezioni» (pag. 189).

 

Una delle più importanti percezioni di questo tipo è l’incontro con i due Guardiani e poi con il Cristo stesso.

In tale contesto quindi Rudolf Steiner indica il particolare rapporto esistente

tra il Cristo e il grande Guardiano della Soglia (vedi O.O. 13, pag. 319 e seg.),

mentre l’incontro con quest’ultimo diventa la porta spirituale

che conduce il discepolo dello Spirito nel regno soprasensibile del Cristo.

 

A questo incontro La filosofia della libertà vorrebbe preparare e condurre la coscienza dell’uomo moderno

(preparare nella prima parte e condurre nella seconda parte).

Può farlo tuttavia soltanto perché in essa sin dall’inizio

è predisposto il Mistero della Soglia, e con ciò anche la possibilità di varcarla.

In essa possiamo trovare anche la via opposta, quella che dal mondo spirituale

conduce nuovamente di ritorno al rinnovato agire sulla Terra.

 

Ciò che l’iniziato preleva dagli impulsi dell’al di là della Soglia e compie nel mondo,

l’allievo della Filosofia della libertà impara a compierlo ancora prima di varcare la Soglia,

se agisce dalle intuizioni morali.

Per cui questo libro è un fondamento incrollabile per l’intera Antroposofia.

 


 

Note:

10 – Qui vogliamo mettere particolarmente in rilievo, che nel cammino spirituale l’amore è soprattutto affine nell’essere con il grado di conoscenza dell’intuizione. Nella conferenza del 20 agosto 1923 Rudolf Steiner dice in merito: «Solo attraverso il massimo sviluppo e la massima spiritualizzazione della capacità d’amore può essere raggiunto ciò che si manifesta nell’intuizione. L’uomo deve raggiungere la possibilità di rendere la capacità d’amore forza di conoscenza» (O.O. 227).

11  – È quasi superfluo osservare che tale inserimento nel contesto universale non pregiudicherà assolutamente la libertà individuale dell’uomo, poiché esso è raggiungibile solo mediante l’individuale «intuizione immersa nell’amore» (ibidem).

12  – Più tardi Rudolf Steiner parlò di questi occultisti bianchi come dei «Maestri della saggezza e dell’armonia dei sentimenti».