La missione dei magi e dei pastori alla svolta dei tempi

La celeste Sofia e l’essere Antroposofia


 

Tutte le peculiarità descritte che si svilupparono nel corso dei secoli in modo così diverso, sotto molti aspetti addirittura in modo polare, si presentarono, come abbiamo visto, nei pastori e nei magi, incorniciando il mistero della nascita per così dire da due lati.

 

Secondo Rudolf Steiner nei magi dell’oriente era sviluppata maggiormente la facoltà all’immaginazione.

Per questo essi personificavano anche i veri rappresentanti dell’antichissima saggezza chiaroveggente d’oriente,

che fu principalmente una saggezza cosmica naturale.

▸«E’ da quella antichissima, sacra saggezza, che nell’epoca postatlantica fiorì prima presso gli antichi indiani, poi presso i persiani, e quindi ancora presso i caldei, e si è tramandata nelle sue ultime forme nell’ambito da cui provenivano i tre magi dell’oriente. Da quella antichissima, sacra saggezza (…) i cui rappresentanti si elevarono a un altissimo impulso, si rivelò nuovamente il mistero del Natale».55

 

I magi portavano questa antichissima saggezza cosmica dalle loro precedenti incarnazioni e dalla loro esistenza prima della nascita, e la rinnovarono nei misteri dell’Asia Minore; essa dava loro non solo la conoscenza della ripetuta incarnazione del loro maestro ma, fatto ancora più importante, svelò loro anche questo mistero: che l’entità centrale del nostro intero cosmo, venerata un tempo da Zarathustra con il nome di Ahura Mazdao, la grande aura solare, aveva lasciato la sfera solare e si stava avvicinando alla Terra:

▸ «Dalla conoscenza delle stelle i magi appresero l’avvicinarsi del Cristo (…) l’avvicinarsi del mistero del Golgota (…) ciò che un tempo fu l’astrologia, per l’antica conoscenza aveva una tale forza da svelare ai magi, per mezzo di questa conoscenza, il Cristo quale essere celeste».56

 

In merito alle facoltà spirituali, grazie a cui i magi furono in grado di afferrare questo mistero, Rudolf Steiner disse:

▸«Quanto venne ad espressione nei magi come facoltà prima della nascita, corrisponde per lo più a una intellettualità, a un riconoscimento; ma l’intellettualità era a quel tempo diversa da quella odierna».

 

Essa era ancora una saggezza immaginativa o chiaroveggente, che soltanto dal periodo di massimo splendore dell’antica Grecia cominciò ad assumere progressivamente un carattere intellettuale, precisamente con la filoSofìa di Aristotele e in modo del tutto particolare nella sua logica.

I magi dell’oriente, nelle costellazioni stellari visibili esteriormente nella volta celeste, non riconoscevano soltanto l’imminenza del mistero della nascita, ma avevano soprattutto una percezione immaginativa (chiaroveggente) degli esseri spirituali che stavano dietro le costellazioni e che agivano attraverso quelle, e furono così guidati a questo mistero non da una stella fisica, visibile, ma da una stella spirituale.

▸ «Ed ecco, la stella che avevano visto in oriente li precedeva, finché non andò a fermarsi sopra il luogo dove si trovava il bambino» (Mt 2,9).

Questa stella non era una stella esteriore, fisica,

ma la percezione immaginativa di un’elevata entità spirituale che cercava l’incarnazione sulla Terra.

 

• Le forze spirituali presenti nei pastori erano completamente diverse. Come abbiamo visto esse erano più affini alle forze ispirative dell’uomo, che agiscono principalmente sulla sua volontà. Perciò per i pastori dei campi, in un certo senso la cosa più importante non fu ciò che ‘videro’ chiaroveggentemente, ma le parole delle entità elevate che ascoltarono i loro cuori, parole che divennero impulsi ispirativi nella loro volontà.

Rudolf Steiner disse:

▸«Ciò che invece agiva nei pastori, corrisponde maggiormente a un volere, e il volere è anche ciò che nell’universo rappresenta le forze di crescita. Cosicché i pastori erano uniti con la loro volontà a ciò che si stava avvicinando alla Terra, quale entità del Cristo».57

 

Ma questa volontà dei pastori rivolta al Cristo non era tanto una forza che si esprime in azioni esteriori, bensì una forza animica puramente interiore o una volontà che si rivolge ancora del tutto all’interiorità, e per questo colmata dal calore del cuore, dall’intimità del sentimento umano. Perciò nell’annunciazione soprasensibile si verifica per i pastori anche un meraviglioso collegamento tra la natura emotiva e volitiva. Essa si rivolge da una parte al sentimento («Pace in terra agli uomini») e dall’altra parte alla buona volontà.

Rudolf Steiner continua:

▸«In questa narrazione, in questa intima narrazione dell’annunciazione ai pastori nel vangelo, sentiamo il richiamo alla, volontà degli uomini, al sentimento, all’interiore emozione. “Gloria a Dio nel più alto dei Cieli e pace in Terra agli uomini di buona volontà” (Lc 2,14). Nell’annunciazione ai pastori si sente il fluire della volontà».

 

E più tardi Rudolf Steiner approfondisce ulteriormente quanto aveva detto dei magi e dei pastori:

▸ «Ci avviciniamo al profondissimo significato di ciò che viene narrato nel Nuovo Testamento come conoscenza dei magi e annunciazione dei pastori, se cerchiamo di guardare in profondità nella conoscenza dell’uomo e nella volontà dell’uomo, in ciò che sta prima della nascita e dopo la morte».

 

Qui emerge nuovamente in tutta chiarezza la differenza tra la corrente dei magi e la corrente dei pastori.

Nella prima agisce principalmente la profonda saggezza chiaroveggente (immaginativa) dei precedenti periodi postatlantici, accumulata dai magi nelle trascorse incarnazioni, portata poi sulla Terra direttamente dalla loro esistenza pre-terrena come una sorta di «ricordo dell’esistenza prima della nascita».58

• Invece «la forza che all’annunciazione si trovava ancora nell’interiorità, nel cuore dei pastori» potè più tardi, afferrando la loro volontà, presagire il futuro in modo ispirativo:

▸ «Erano facoltà», disse Rudolf Steiner, «sviluppate nell’uomo soltanto in germe, che comparvero soltanto dopo la morte, dunque facoltà del post-mortem, le quali dovevano diventare produttive soltanto dopo la morte, tuttavia facoltà giovani, con forze germinali».

 

Di conseguenza i pastori non furono in grado di percepire le alte sfere cosmiche dalle quali il Cristo discese nell’esistenza terrestre, ma furono in grado di contemplare profeticamente nei loro cuori, dì ‘udire’ nella loro volontà, il futuro significato della sua venuta per la Terra stessa.

▸«Nel loro senso di devozione i pastori dei campi percepirono dalle profondità della terra il modo in cui reagiva la Terra all’avvicinarsi del Cristo». «Ciò che doveva divenire il Cristo della Terra fu annunciato ai pastori nei campi dal profondo influsso sulla Terra, dall’intera potenza con la quale il Cristo doveva operare nella Terra».

 

Il Cristo quale più alto spirito solare, quale logos solare stesso che scendeva sulla Terra dall’alta sfera solare,

venne contemplato dai magi nelle loro immaginazioni;

• il Cristo quale futuro nuovo spirito della Terra ed io superiore dell’umanità,

venne presagito profeticamente dai pastori nei campi, nelle loro ispirazioni.

 

• E in queste due correnti dei magi e dei pastori, agiva alla svolta dei tempi la celeste Sofìa ,

preparando la venuta del Cristo e la sua unione con la Terra attraverso il mistero del Golgota.

 

 


 

Note:

55 – O.O. 202, 23.12.1920

56 – O.O. 202, 25.12.1920, e la seguente citazione

57 – Ibidem, e le seguenti citazioni

58 – Ibidem, e le seguenti citazioni