La trinità – Le tre forme del cristianesimo e l’Islam – Le crociate

O.O. 353 – La storia dell’umanità e le civiltà del passato – 19.03.1924


 

Sommario: La trinitàLe tre forme del cristianesimo e l’IslamLe crociate

Il cristianesimo orientale è più orientato sul culto e meno sulla dottrina; quello romano conserva sì il culto, ma dà maggior peso alla dottrina. L’Islam e il suo principio del Dio unico. Secondo la Trinità, Dio Padre è nella natura, Dio figlio nella libera volontà umana, e lo Spirito Santo è nella spiritualizzazione della volontà. Il fatalismo dell’Islam. Carlo Magno e Harun al Rashid. Gli Arabi riportarono in Europa l’antica scienza. Lotte fra cristianesimo e Islam. Lo scisma cristiano. I Turchi e il loro dio. Le crociate contro l’Islam diventato turco. Il sorgere della terza forma del cristianesimo, quella evangelica. Lutero e Hus. La conoscenza dei Vangeli. Le tre forme del cristianesimo più non lo comprendono.

 

La domanda che era stata posta è molto ampia, e dobbiamo quindi parlarne ancora.

Oggi però vorrei ancora aggiungere qualcosa in merito all’ulteriore diffusione del cristianesimo. Quale oggi lo si considera, esso si presenta in tre aspetti che vanno tenuti presenti, se si vuol risalire dai concetti odierni a ciò che era avvenuto con il mistero del Golgota.

 

Consideriamo anzitutto il problema rispetto all’Europa. Ve ne parlai ancora di recente. Da un lato abbiamo l’Asia con l’Europa, che ne è una specie di penisola, con tutte le sue particolarità: la Norvegia, la Russia, le coste settentrionali con la Danimarca, l’Olanda, la Francia, la Spagna, l’Italia, la Grecia, il mar Nero, per poi tornare all’Asia. Sotto c’è l’Africa.

 

Oggi è difficile parlare della diffusione del cristianesimo, perché ora vi sono condizioni diverse per tutte queste cose. Osservando il cristianesimo nelle regioni russe, come era prima dell’ultima guerra, si può dire che il cristianesimo orientale aveva ancora qualcosa del carattere religioso asiatico, come ne avevamo parlato nei suoi diversi aspetti riguardo a Egitto, India e Assiria. Molti dei culti, molti dei sacrifici che erano correnti e ben compresi in Asia sono fluiti nella religione delle regioni orientali europee, e quindi nel cristianesimo. Conoscendo la religione di tali regioni, si ha la immediata sensazione che in essa sia molto più importante il culto che non la dottrina. La dottrina vuol esprimere in parole umane ciò che riguarda il mondo spirituale, o quantomeno ciò che il sentimento può afferrare del mondo spirituale. La dottrina è anche ciò a cui di continuo si vuole arrivare con l’intelletto. Il culto è invece qualcosa che si ha, che si conserva. Quando il culto è dominante, anche la religione assume un carattere conservativo. Si può quindi dire: la religione orientale, che ha più un carattere di conservazione, guarda al culto come al vero intimo impulso della religione, della vita religiosa dell’uomo, in misura maggiore che non le religioni più occidentali.

 

La seconda corrente del cristianesimo mosse da Roma e si espanse verso il nord, e fu molto influenzata dall’Irlanda da cui giungevano i missionari. Il cristianesimo meridionale e mitteleuropeo influenzato da Roma conservò anche il culto, ma diede più valore alla dottrina, rispetto all’Oriente europeo. Di conseguenza nel cattolicesimo romano il culto ha meno importanza e viene molto meno sentito rispetto alla predica, alla dottrina. In merito al contenuto della dottrina, nella chiesa cattolica romana vi furono molte più controversie che non in quella orientale.

 

Quel cristianesimo ricevette anche un altro influsso. Esso era sorto all’inizio del nostro computo del tempo. Cinque o sei secoli più tardi sorse l’Islam. Vi avevo indicato dove è l’Asia minore; poco più a sud vi è appunto l’Arabia, sulla via verso l’India, vicino all’Africa e all’Egitto. L’Islam nacque in Arabia con Maometto, e si diffuse rapidamente nella seconda metà del primo millennio cristiano. Si diffuse in particolare verso l’Asia, anzitutto attraverso la Siria fino al mar Nero, e poi attraverso l’Africa verso l’Italia, la Spagna, su fino all’Occidente europeo. L’Islam ha una particolare caratteristica: unisce nella religione elementi fantastici con un elemento razionale molto realista. La norma principale della religione maomettana, che nei secoli dal settimo al nono si diffuse rapidamente attraverso il sud verso l’Europa occidentale, e dall’altra parte verso l’Asia, è che vi è un solo Dio che si annuncia attraverso Maometto.

 

Si deve giustamente intendere che cosa in effetti significhi nella storia universale che Maometto annunci il principio che vi è un solo Dio. Perché quel principio fu sottolineato con tanta forza? Maometto certo conosceva il cristianesimo, ed esso non ha tre dèi, ma tre figure divine. Oggi non lo si avverte nemmeno più. Oggi non si sente che sin dall’inizio il cristianesimo non aveva tre dèi, ma tre figure divine: il Padre, il Figlio e il cosiddetto Spirito Santo.

 

Che cosa significa? La parola “persona” nel significato latino originario vuol dire figura, maschera, ciò che si presenta all’esterno. Nel cristianesimo delle origini non si parlava di tre dèi, ma di tre figure, di tre aspetti attraverso i quali il Dio unico si manifesta. Si sentiva ancora come stavano le cose rispetto a quelle tre figure.

 

Vogliamo ora vedere quale sia appunto la situazione riguardo a quelle tre figure. Oggi, avendo accanto alla religione anche una scienza precisa, non si arriva più a comprendere la cosa. La scienza è oggi praticata in modo del tutto indipendente dalla religione, e in effetti non si bada alla vita religiosa quando si parla della vita scientifica. In tempi antichi non era così, neppure nei primi tempi del cristianesimo: si riceveva assieme alla religione anche tutta la scienza esistente. Neppure vi erano sacerdoti separati dai maestri, ma appunto persone che erano in pari tempo sacerdoti e maestri. Ciò soprattutto nel caso che ho ricordato per gli ultimi misteri.

 

Si vedeva anzitutto che l’uomo è un essere naturale; lo è perché con l’aiuto delle forze naturali nasce quale uomo fisico dal corpo materno. Si pensava e si sentiva che in lui operano forze naturali. Quando vedo come nasce l’essere umano fisico, osservo forze che ritrovo anche quando nel mondo vedo crescere un albero, e che in definitiva sono anche presenti quando l’acqua evapora e cade la pioggia. Sono forze naturali, e dietro di esse nell’antichità si vedevano forze spirituali. Nella natura sono dappertutto attive forze spirituali. Lo sono quando nella montagna si forma un cristallo, quando cioè la pietra si accresce. Quando in primavera spuntano le piante, sono attive forze spirituali. Quando l’acqua evapora, si formano le nuvole e cade la pioggia sono sempre attive forze spirituali. Le stesse forze spirituali sono attive nell’essere umano quando dal germe si sviluppa nel corpo della madre. Le stesse forze spirituali sono attive quando il sangue scorre nelle vene o quando si inspira e si espira. Nello spirito che si vedeva nella natura e anche nell’uomo fisico, in tutto si scorgeva il principio del Padre, perché la scienza della natura era in pari tempo religione.

 

Ci si diceva: chi nei misteri è giunto alla massima illuminazione è un’immagine dello spirito del Padre che sa tutto ciò che vi è nella natura. Era il settimo gradino, quello a cui l’uomo poteva arrivare nei misteri, quando saliva alla dignità di padre.

 

Vi ho già detto che la dignità successiva era quella dello spirito solare. Che cosa si intendeva per “spirito solare”, che più tardi si indicò come Figlio? che cosa si intendeva? Vi ho già chiarito che il Cristo indicò se stesso come spirito solare. Ci si diceva: certo l’uomo nasce grazie alle forze naturali, grazie alle stesse forze per le quali nasce la pianta e così via, ma egli anche si evolve vivendo sulla terra. In quanto nasce grazie alle forze naturali, per lui non si può parlare di bene e di male, così come non se ne parla ad esempio per la pianta. Non vi verrà mai in mente di considerare male la belladonna perché è velenosa per l’uomo; direte che essa non ne è responsabile. Nella belladonna non vive la volontà che invece vive nell’uomo. Così non si può dire, quando nasce un bambino, che egli può essere buono o cattivo grazie solo alle forze naturali. Buono o cattivo diventerà in seguito, quando a poco a poco si svilupperà la sua volontà umana. A differenza delle forze che operano in natura, ciò che opera nella natura umana, ciò che può diventare bene o male nell’uomo veniva chiamato il Figlio di Dio o spirito solare. Era soltanto suo rappresentante chi nei misteri poteva salire fino al sesto grado. Tutti i singoli rappresentanti del sesto grado erano sostituti di Dio in terra. Si sapeva anche che appunto il sole non è soltanto un corpo gassoso, che non dà soltanto luce e calore, ma anche le forze che sviluppano la volontà. Di conseguenza dal sole non vengono soltanto luce e calore, ma anche spirito solare. Il Dio Figlio è in pari tempo spirito solare. Si diceva quindi che il Dio Padre è dappertutto nella natura e che il Dio Figlio è dappertutto ove l’uomo sviluppa libera volontà.

 

Si sentiva qualcosa di molto particolare e ci si chiedeva: sviluppando una libera volontà ed essendo sotto il Dio Figlio, l’uomo acquista in effetti più o meno valore? Ci si poneva questo dilemma ancora nel tempo in cui venne fondato il cristianesimo.

 

Osserviamo ora un qualsiasi prodotto della natura, su fino all’animale. Si può sempre dire che se una mucca invecchia viene pagata meno di quando era giovane. Ha cioè meno valore di quando era giovane. Detto così è giusto, ma non è questo il problema; ci è comunque chiaro che la mucca non ha perso valore per qualcosa che ha nella sua interiorità, ma ne ha perso per il corso della natura. Invece l’uomo che agisce male, che sviluppa in senso cattivo la sua volontà perde di valore rispetto a come è per natura. Di conseguenza l’uomo ha bisogno di una terza divinità che lo guidi, che rimetta sulla giusta via la sua volontà, che santifichi la sua volontà insana. Questo era il terzo aspetto della divinità: lo Spirito Santo, che nei misteri era in genere rappresentato dal quinto grado dell’iniziazione, indicato col nome del singolo popolo.

 

Gli antichi dicevano quindi che vi sono tre aspetti attraverso i quali si manifesta la divinità. Avrebbero anche potuto dire: vi è un Dio della natura, un Dio della volontà, e un Dio dello spirito grazie al quale la volontà si santifica, si spiritualizza. Anzi lo dicevano, perché le antiche parole avevano proprio quel significato. “Padre” significa in effetti qualcosa che è legato all’origine della sfera fisica, della natura. Solo che nelle lingue moderne il significato di quelle parole si è perduto. Quando gli antichi dicevano che vi è un Dio della natura, il Padre, un Dio della volontà, il Figlio, e un Dio che risana ciò che è morboso ad opera della volontà, lo Spirito Santo, aggiungevano che i tre aspetti sono una sola persona. In una frase essenziale, in una convinzione essenziale essi dicevano: vi sono tre aspetti della divinità, ma quei tre sono uno.

 

Dicevano anche dell’altro, e cioè che guardando un uomo vi è una grande differenza tra lui e la natura. Guardando una pietra, che cosa vi opera? il Padre. Guardando una pianta che vi opera? Il Dio Padre. Guardando un uomo, in quanto è fìsico, che cosa vi opera? Il Dio Padre. Guardando però un uomo, nella sua anima, nella sua volontà, che cosa vi opera? Il Dio Figlio. Opera invece il Dio Spirito guardando all’avvenire dell’umanità, quale essa sarà quando tutto nella sua volontà sarà sano. Si diceva che tutte le tre divinità operano nell’uomo. Vi sono tre Dèi o tre aspetti divini che però sono uno e operano nell’uomo anche come un’unità.

 

Questa era l’originaria convinzione del cristianesimo. Risalendo ai primi tempi del cristianesimo gli uomini avevano anche un’altra convinzione e dicevano: in effetti lo Spirito risanante deve agire in due modi. Poiché la natura può ammalarsi, Egli deve agire sul piano fisico, su ciò che proviene dal Dio Padre. Poiché anche la volontà deve essere risanata, Egli deve agire su ciò che proviene dal Figlio. Dicevano quindi: lo Spirito Santo deve operare movendo sia dal Padre, sia dal Figlio. Questa era l’originaria convinzione del cristianesimo.

 

Maometto ebbe dunque una specie di paura. Aveva visto come l’antico paganesimo, che aveva tanti dèi, era degenerato, era scadente e rovinava l’umanità. Aveva visto arrivare il cristianesimo e si disse: esso ha in sé il pericolo di adorare troppe divinità, di avere tre dèi. Non ha però rilevato che essi sono tre aspetti divini. Di conseguenza vi si è opposto, sottolineando in modo speciale che vi è un solo Dio, quello annunciato da lui, e che è falso tutto il resto che viene detto sugli dèi.

 

La sua dottrina fu poi diffusa con un enorme fanatismo. Nell’Islam, nella dottrina maomettana proprio non esiste il pensiero delle tre figure divine. Ci si è quindi limitati a parlare di un Dio unitario che in effetti va sentito come il Padre di tutto. Di conseguenza l’Islam ha sempre più pensato: come la pietra non ha una libera volontà per essere quale appare, come la pianta non ha una libera volontà e riceve dalla natura fiori gialli o rossi, così anche nell’uomo tutto viene dalla natura. Quindi nell’Islam nasce la rigida idea del destino – lo si chiama fatalismo – secondo la quale l’uomo in effetti si sottopone a un incondizionato e rigido destino: se è felice è stabilito dal Dio Padre; se è infelice è stabilito dal Dio Padre. Deve soltanto sottoporsi al fato, come lo si chiama.

 

Questo è l’aspetto religioso dell’islamismo. D’altra parte, poiché Maometto ha visto così l’uomo quale è in natura, era anche meglio in grado, più del cristianesimo, di assorbire in sé tutta l’arte antica e tutta la vita precedente. Il cristianesimo ha soprattutto guardato a come la volontà umana possa essere risanata. L’Islam non se ne è occupato. Perché se ne sarebbe dovuto occupare? Se l’uomo è destinato al male, lo è appunto dal Dio Padre. Nel cristianesimo si diceva: i pagani hanno visto soprattutto il dio padre; si deve invece seguire il Figlio. Maometto, o meglio, i suoi successivi seguaci dicevano invece che i pagani, anche se avevano molti dèi, onoravano anche la sfera naturale nella quale operava pur sempre un dio. Di conseguenza nell’islamismo continuò molto dell’antica scienza e dell’arte. Se prendiamo ad esempio Carlo Magno, che dominò in Francia nel secolo nono, che è noto come uno dei più grandi signori del medioevo e che viene sempre ricordato nella storia, vediamo che aveva sì e no imparato le lettere dell’alfabeto, e non sapeva scrivere; ciò che egli fece per l’arte e la scienza sono piccolezze rispetto a ciò che in Asia operò chi dominò nell’Islam al tempo di Carlo Magno, e che si chiamava Harun al Rashid. Vi si coltivavano l’arte e la scienza quali erano rimaste dal paganesimo. Quell’arte e quella scienza giunsero poi in Europa dal sud, attraverso la Spagna.

 

Il cristianesimo dunque si diffondeva da Roma. Direi che in Asia il cristianesimo venne aggirato dall’Islam. Vi furono forti guerre fra cristianesimo e Islam, e quest’ultimo fece davvero cose notevoli. È noto che se in qualche posto vi sono grandi eserciti, strategicamente si ottiene molto se si riesce ad accerchiarli inosservati e poi li si aggredisce dall’altro lato. Così fece in effetti l’Islam con il cristianesimo: aggirò il cristianesimo a sud e poi lo attaccò sul fianco sinistro.

 

Ebbene, signori miei, se così non fosse avvenuto, se solo il cristianesimo si fosse diffuso, ancora oggi non avremmo una scienza! L’elemento religioso dell’Islam venne smorzato dato che furono condotte guerre. Quindi l’elemento culturale, che non si occupava di dispute religiose e continuò a coltivare la scienza antica, arrivò in Europa con l’Islam. Quel che allora gli Europei appresero fluì fino alla scienza di oggi. Così in effetti in Europa abbiamo due cose nell’anima: la religione che venne sollecitata dal cristianesimo, e la scienza sollecitata dall’islamismo, anche se per via traverse. In Europa il cristianesimo si potè evolvere così, perché l’islamismo lo influenzò scientificamente.

 

Così proprio nell’Occidente europeo sorse la voglia di difendere sempre più il cristianesimo. Dove domina il culto è meno necessario difendere la religione, perché il culto ha una grande influenza sugli uomini. Sebbene il culto fosse rimasto anche a Roma, era però meno importante, e vi dominò la dottrina. Occorreva però sempre difenderla contro l’islamismo aggressivo. In realtà tutto il medioevo trascorse in queste lotte condotte dall’islamismo, lotte che prima furono guerre vere e proprie e più tardi lotte culturali. Nella seconda metà del medioevo a poco a poco si sviluppò quella che si chiama cultura e civiltà europea. Che cosa ne risultò?

 

In Oriente fino alla Russia e alla Grecia il cristianesimo non potè che rimanere fedele nel culto alle antiche tradizioni. Ma che cosa significa? Vuol dire compiere azioni esteriori, anche se hanno soltanto un carattere simbolico. Ci si deve cosi orientare verso la natura. Si è spinti a mettere in evidenza il Dio Padre piuttosto che il Dio Figlio. Come in Maometto sorse per l’intelletto il principio del destino, per cui ci si deve rigidamente sottomettere a quel che stabilisce il Dio Padre, così anche nel cristianesimo orientale si dà maggior valore al Dio Padre, piuttosto che al Dio Figlio. Si ebbe così uno strano sovvertimento del modo di pensare: la gente in Oriente rimase molto fedele al Cristo, però trasferendo al Cristo le caratteristiche del Dio Padre. Si annebbiò un poco la storia parlando non molto del Dio Figlio, si divenne cristiani riconoscendo il Cristo come proprio Dio, attribuendogli però le proprietà del Dio Padre. Così in effetti nella religione orientale sorse l’immagine: Cristo, nostro Padre. In realtà nella religione orientale vive l’immagine del Cristo come Padre.

 

Ritornando ora all’Europa occidentale, dove si voleva combattere l’islamismo e la divinità unica che non ha tre aspetti, sorse una penetrante concezione delle tre persone divine.

 

Sappiamo bene che lottando a lungo, si continua poi a lottare: uno dice una cosa, un altro ne dice un’altra e così via; e si continua a lottare. Che cosa ne nasce poi in definitiva? In definitiva la gente si separa! La fine delle dispute è che tutti sono disuniti e si separano. La comprensione si ha soltanto in pochi casi, e non la si raggiunge se le dispute raggiungono grandi dimensioni. Si sa che all’origine vi è un partito socialista nel quale molto si discute, si forma un’ala di destra e una di sinistra; poi le due ali diventano partiti. Così fu anche con la diffusione del cristianesimo. In Asia, in Oriente, ci si è indirizzati più al Dio Padre, conservando però il Cristo; in Europa si è più distinto fra il Padre e il Figlio. Se ne discusse a lungo, fino al nono e decimo secolo, e si arrivò alla grande separazione delle chiese: la chiesa orientale, che oggi si chiama ortodossa perché si attiene alle tradizioni antiche, e la chiesa occidentale, la chiesa cattolico-romana, separate l’una dall’altra. Si ebbe cioè la grande distinzione fra la chiesa orientale, il cristianesimo orientale e il cristianesimo occidentale.

 

La storia continuò poi per un certo tempo. Si visse nei secoli fino al tredicesimo fra i due cristianesimi: orientale e occidentale. Intervennero poi eventi che, vorrei dire, portarono in un certo senso scompiglio in tutto: vi furono le crociate.

 

Coloro fra i quali Maometto aveva in origine operato e che accolsero per primi l’islamismo, furono gli Arabi. Essi avevano una spiccata religione naturale e in effetti erano portati con chiarezza a comprendere il Padre, a riconoscere la divinità del Padre. Già nei primi tempi dell’islamismo si sviluppò la concezione del Dio Padre attivo attraverso la natura, anche attraverso la natura umana.

 

Da più lontane regioni dell’Asia giunsero altre popolazioni, delle quali i Turchi sono oggi i discendenti. Erano popolazioni mongoliche, tartare e combatterono contro gli Arabi. Le caratteristiche di quelle popolazioni mongoliche, i cui discendenti sono appunto i Turchi, è che in effetti non avevano un dio della natura. Avevano quel che l’uomo aveva nei tempi più antichi: a differenza dei Greci che vedevano tanto bene la natura, essi non la apprezzavano, non vi si attenevano. Dalle loro sedi antiche i Turchi non portarono con sé un senso per la natura, ma un grandissimo senso per un dio spirituale, per un dio che si poteva afferrare solo in pensieri e che mai si poteva vedere. Questo modo particolare di considerare la divinità passò ora all’Islam, all’islamismo. I Turchi presero la religione islamica dai popoli vinti, ma la modificarono secondo il loro intendimento. Mentre dunque la religione islamica aveva in effetti accolto molto dell’arte e della scienza dei tempi antichi, i Turchi rifiutarono tutto ciò che riguardava arte e scienza, ne diventarono nemici. Essi erano anche il terrore delle popolazioni occidentali, il terrore di tutti coloro che avevano accolto il cristianesimo.

 

Per i cristiani la Palestina e Gerusalemme, la regione in cui era nato il cristianesimo, erano particolarmente sante. Con molti sacrifici molti pellegrinavano verso quei luoghi dalle regioni occidentali. Vi fu molta gente, anche poverissima, che dovette risparmiare molto per mettersi in viaggio per il cosiddetto santo sepolcro. Facevano dunque il viaggio, ma quando in Palestina si insediarono i Turchi, avendovi esteso il loro dominio, il viaggio divenne pericoloso, perché i Turchi maltrattavano i pellegrini cristiani che vi arrivavano. Gli Europei volevano liberare la Palestina in modo da potervi andare. Volevano creare un dominio europeo in Palestina. Intrapresero quindi grandi campagne guerresche, diventate note come crociate, che peraltro non raggiunsero il loro scopo, ma che significavano la guerra fra il cristianesimo orientale e occidentale da una parte e l’islamismo diventato turco dall’altra. Il cristianesimo doveva essere salvato dall’islamismo diventato turco.

 

Anzitutto molti guerrieri andarono in Asia, e che cosa videro? Le crociate iniziarono fra l’undicesimo e il dodicesimo secolo e durarono più secoli; esse cadono perciò alla metà del medioevo. Che cosa videro dunque i crociati, guerrieri o no, che andarono in Asia? Anzitutto videro quanto i Turchi fossero nemici terribili, davvero nemici terribili. Qualcuno dei crociati, magari in giorni non di battaglia, poteva guardarsi un poco attorno e avere notevoli esperienze. Ad esempio poteva incontrare un vecchio che si era ritirano in una povera casetta e non si occupava né dei Turchi, né dei cristiani, né degli Arabi, che però era rimasto fedele e aveva continuato la cultura e la scienza dell’antico paganesimo, come scienza religiosa. I Turchi non se ne occupavano; tutto ciò era stato distrutto dalla civiltà ufficiale, ma vi erano uomini come quel vecchio, ve ne erano molti.

 

Gli Europei appresero così parecchio dell’antica saggezza, parecchio che più non esisteva nel cristianesimo. Lo portarono con sé quando ritornarono in Europa.

 

Pensiamo ora alla situazione di allora. Già prima gli Arabi erano arrivati in Europa, in Italia e in Spagna, portandovi l’arte e il modo scientifico di pensare. Quel modo si diffuse ed è diventato la nostra scienza. Ora vi giunse anche l’antica scienza orientale, mischiandosi. In Europa nacque così qualcosa di molto particolare.

 

La chiesa romana aveva accolto il culto, anche se un po’ meno di quella orientale, ma si era occupata soprattutto della dottrina. La dottrina, l’insegnamento, l’insegnamento religioso, nella Chiesa antica dipendevano dalla persona; fino alle crociate dipendevano dalla persona. Veniva insegnato dai pulpiti ciò che era stato stabilito nei concili, ma vi era anche il Nuovo Testamento e la Bibbia. Era però proibito leggere la Bibbia a chi non era sacerdote, e si teneva molto a quella proibizione. Nel passato, prima delle crociate, era qualcosa di terribile voler leggere la Bibbia, il Nuovo Testamento-, non lo si permetteva. Di conseguenza si conosceva in effetti soltanto ciò che i sacerdoti insegnavano. Il laico, il credente, non aveva in mano la Bibbia.

 

Dato che gli Arabi avevano portato la scienza e che si era conosciuta l’antica saggezza, ne era seguito che molti avessero il sentimento che i preti che insegnavano ignorassero tutto ciò. Vi era molta più saggezza di quella insegnata da loro. Nacque così l’idea di voler vedere meglio da dove essi avevano la loro saggezza. Sorse il desiderio, l’idea di leggere veramente il Nuovo Testamento e la Bibbia. Ne derivò la terza forma del cristianesimo: il cristianesimo evangelico, che ebbe poi in Lutero uno speciale rappresentante, ma che in effetti si era andato formando già prima.

 

Prendiamo ad esempio regioni quali la Boemia, la Baviera, le regioni attorno al Reno, l’Olanda o la Germania, e potrei ricordarne molte altre: dappertutto si erano formate confraternite. In Olanda e lungo il Reno la “Confraternita della vita in comune”, in Boemia la “Confraternita boema”. Che cosa volevano? Dicevano: da Roma non è stato diffuso il vero cristianesimo, ma esso è tale che lo si deve conoscere partendo dalla propria vita interiore. Si aveva anzitutto l’idea di conoscere il cristianesimo originario, in realtà qualcosa al quale si doveva tendere dall’interiorità. Solo più tardi si disse: si deve conoscere il Vangelo. Le due cose venivano dalla stessa idea.

 

Vi era comunque una gran differenza fra Hus, attivo in Boemia, e Lutero. Hus guardava meno ai Vangeli, ma. piuttosto tendeva a che l’uomo sperimentasse interiormente il cristianesimo. Più tardi anche questa corrente si esteriorizzò e tese alla conoscenza del Vangelo.

Ma il Vangelo, il Nuovo Testamento, era stato scritto in condizioni del tutto diverse. Era un modo di esprimersi per immagini, e più tardi non lo si comprese più. Voglio darne un esempio.

 

In un punto del Vangelo viene raccontato come il Cristo sanava i malati. Nel tempo in cui il Cristo sanava i malati, nella regione in cui Egli insegnava erano diffuse molto di più le malattie che oggi si definiscono nervose, piuttosto che le malattie che colpiscono singoli organi. Le malattie nervose si possono guarire piuttosto con parole di conforto, con l’amore da uomo a uomo. La maggior parte delle guarigioni di cui si parla nei Vangeli sono di quel genere. Più avanti in un punto è detto: «Dopo il tramonto del sole il Cristo raccolse i malati attorno a sé e li guarì». Leggendo oggi il Vangelo sembra una precisazione non importante, come se in effetti si volesse soltanto indicare un orario. Perché invece proprio in quel punto si dà un’indicazione di tempo? Perché si vuol dire: le forze che l’uomo sviluppa per sanare gli altri sono più forti quando il sole non appare in cielo, quando con i suoi raggi attraversa la terra. «Dopo il tramonto del sole il Cristo raccolse i malati attorno a sé e li guarì» è un passo importantissimo, ma non vi si fa più caso. Si voleva invece indicare come il Cristo, per guarire, impiegasse le forze naturali umane. In realtà si tradusse il Vangelo in un tempo in cui più non lo si poteva comprendere. In sostanza il Vangelo viene davvero poco, pochissimo compreso.

 

In tutti gli ambiti, sia nel cristianesimo orientale, sia in quello occidentale che in quello evangelico avvenne come capita in molti altri casi che ho esposto, e cioè che qualcosa è ben compreso all’inizio, poi conservato e infine non più compreso. Il cristianesimo in tutte le tre forme non venne appunto più ben compreso. Vorrei dire che ognuna delle tre forme ha preso una parte: il cristianesimo orientale ha privilegiato il Dio Padre, anche se lo chiama Cristo; la religione occidentale cattolico romana ha privilegiato il Dio Figlio, vedendo il Padre soltanto come un vecchio con la barba fluente che viene sì dipinto, ma del quale si parla poco; il cristianesimo evangelico a sua volta privilegia lo Spirito Santo e discute molto di come ci si possa liberare dal peccato, di come l’uomo possa venir risanato dal peccato, di come l’uomo si possa giustificare davanti e Dio e così via. In realtà, mentre in origine il cristianesimo conosceva un Dio in tre figure, ora esso è diviso in tre confessioni, ognuna delle quali ha un pezzo, un pezzo reale del cristianesimo.

 

Non funziona però la semplice riunione dei tre pezzi al fine di ritrovare il cristianesimo originario. Lo si deve ritrovare movendo da una giusta forza umana, come ho cercato di mostrarvi in una recente esposizione. Volevo però anche dirvi qualcosa affinché si veda quanto oggi sia difficile ritornare al cristianesimo originario. Si chieda infatti al cristianesimo orientale quale sia il vero cristianesimo: vi risponderà che è tutto ciò che si riferisce al Padre, anche se poi lo si chiama Cristo. Si chieda alla Chiesa cattolico-romana l’essenza del cristianesimo: risponderà che è tutto ciò che si riferisce alla capacità umana di peccare, alla malvagità della natura umana, e che l’uomo deve essere redento dai suoi dolori, e riferirà tutto ciò al figlio, al Cristo. Si chieda al cristianesimo evangelico quale sia l’essenza del cristianesimo, e vi risponderà che tutto dipende dal risanamento della volontà, dalla guarigione della volontà, dal giustificarsi davanti a Dio. Si parla cioè dello Spirito Santo e lo si chiama Cristo.

 

Da tutto questo è derivato ciò che oggi abbiamo; la gente però non pensa di dover riunire i tre diversi aspetti del cristianesimo, bensì dice di non capirci più nulla! La conseguenza è appunto l’atmosfera del presente e la necessità di comprendere a nuovo il cristianesimo.

 

Il prossimo sabato vorrei ancora parlarvi in questo senso del mistero del Golgota. Vorrei anche vedere di rispondere alle vostre domande.