Il destino dell’antico Israele / Le due principali correnti karmiche della storia umana

L’aurora della rivelazione


 

Nel capitolo precedente si è cercato di descrivere per accenni le modalità interiori dell’azione delle forze spirituali che presero parte alla formazione di una natura umana, che potesse essere ricettacolo del Cristo. Dalle esposizioni di quel capitolo dovrebbe risultare che quell’azione non si limitò alla comunità nazionale ebraica, ma incluse tutti i movimenti spirituali conformi all’evoluzione dell’umanità, i quali confluirono infine nell’evento cruciale del battesimo del Giordano.

 

Quest’azione costituisce tuttavia solo un aspetto del divenire complessivo della storia di Israele, quello, cioè, riguardante la guida [Fuhrung] delle entità superiori dal mondo spirituale. L’altro aspetto comprende invece l’azione delle forze umane, sia che seguissero la guida superiore, sia che si opponessero ad essa. Dalla cooperazione di queste due correnti risulta la realtà complessiva degli eventi descritti nella Bibbia, ossia il karma della comunità di Israele.

 

Si è facilmente tentati di pensare questo karma nel modo seguente: dall’alto agisce la guida spirituale, in basso vi sono forze umane che riescono o falliscono nel realizzare gli intenti di tale guida. Esse falliscono quando non sono all’altezza di quegli intenti, e riescono quando invece lo sono. In altre parole, si potrebbe supporre che si tratti solo di forze umane e di forze divine. In realtà vi è ancora un terzo genere di forze, di natura né divina né umana.

Sono le forze del male operante nel cosmo, le quali mirano anch’esse ad agire nella natura umana non però, come le Gerarchie del bene, dalle diverse sfere del mondo spirituale, ma dai diversi strati dell’interno della terra. Per questa ragione, se si vuole comprendere il comportamento umano nei confronti della guida spirituale, va considerato un terzo elemento: la guida inversa [Gegenfuhurung] dell’umanità dalle profondità della terra.

 

Per farsi un’idea dell’interno della terra adeguata agli scopi del presente lavoro, è opportuno richiamarsi alla conferenza tenuta da Rudolf Steiner il 4 settembre 1906 nel ciclo Alle soglie della scienza dello spirito.1 In essa si accenna alle caratteristiche fondamentali delle nove sfere dell’interno della terra. Poiché il contenuto di quella conferenza si suppone noto a tutti i lettori di queste ‘considerazioni’, si potrà in proposito, senza riferirne il contenuto, porre subito la questione: che rapporto hanno le nove sfere dell’interno della terra con il karma dell’uomo e dell’umanità?

 

Se consideriamo l’azione delle nove Gerarchie spirituali rispetto all’umanità, possiamo intenderla come

la realizzazione dell’archetipo divino dell’entità umana costituita di nove arti.

 

L’uomo ideale, ossia un’entità

il cui corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale, la cui anima senziente, anima razionale e anima cosciente

siano divenute la perfetta espressione dell’uomo spirito, dello spirito vitale e del sé spirituale,

è la meta cui tendono le Gerarchie.

 

Nel mondo spirituale vi sono perciò nove archetipi [Urbilder] dei nove arti costitutivi dell’uomo.

La realizzazione di questi archetipi nell’umanità è l’intento principale dell’intero mondo spirituale del bene.

 

L’intento principale del male operante nel cosmo

è invece quello di configurare i nove arti costitutivi dell’uomo, in modo contrario a quel disegno.

Per questo esso oppone agli archetipi del bene nove modelli inversi [Gegenbilder],

ai quali dovrebbe conformarsi l’uomo.

 

Non ci si dovrebbe rappresentare i nove modelli del male come semplici immagini ideali inverse degli archetipi divini, ma piuttosto come forze e sostanze corrispondenti, contenute nelle nove sfere dell’interno della terra.

 

Le nove sfere dell’interno della terra costituiscono le riserve cosmiche di forze e sostanze,

con le quali le entità malvagie vorrebbero realizzare i nove arti dell’uomo malvagio, cui aspirano.

 

• Così lo strato minerale della terra è la sfera che fornisce sostanza e forze al modello inverso del corpo fisico. Per il fatto che noi uomini abbiamo assunto sostanze minerali nel nostro corpo fisico, siamo già in relazione con la prima sfera del male. In conseguenza del peccato originale, l’essere umano ha legato il proprio corpo fisico ad un corpo minerale.

Il vero corpo fisico è l’organizzazione della volontà – non la volontà personale, ma l’organizzazione della volontà. Il fatto che questa organizzazione della volontà – che Rudolf Steiner nel ciclo di conferenze Da Gesù a Cristo chiama “fantòma” – sia legata ad un corpo minerale, è da un lato causa della debolezza dell’uomo, che deve portare costantemente con sé la propria prigione; dall’altro, però, è il pegno della futura vittoria della forza spirituale sull’inerzia della materia.

 

Il secondo strato dell’interno della terra – chiamato da Rudolf Steiner “Terra fluida”

contiene le forze inverse del corpo eterico,

• mentre il terzo strato “Terra aerea” – contiene le forze inverse del corpo astrale.

 

I successivi tre strati“Terra plastica”, “Terra fruttificante”, “Terra ignea”

contengono le forze inverse dell’anima senziente, dell’anima razionale e dell’anima cosciente.

 

Il sesto strato dell’interno della terra, che contiene l’opposto dell’anima cosciente è lo strato arimanico vero e proprio. Nel presente tale strato invia pericolosi impulsi verso la superficie del terra.

 

I tre strati successivi esplicheranno la loro attività nel storia umana solo in futuro.

Essi contengono i modelli inversi d sé spirituale, dello spirito vitale e dell’uomo spirito.

 

Il nono strato dell’interno della terra – il nocciolo della terra – contiene perciò il male spirituale radicale, ossia forze che stanno tanto in alto nella scala del male, quanto le forze dell’uomo spirito (atma) stanno nella scala del bene.

 

Queste indicazioni vanno per ora lasciate in forma schematica. Il compito che ci siamo prefissi, non ci consente di diffonderci in esposizioni più dettagliate. È tuttavia possibile, con l’aiuto della summenzionata conferenza di Rudolf Steiner, liberare tali nozioni dal loro provvisorio carattere schematico.

 

Se ora ci chiediamo, come ci si possa rappresentare concretamente l’archetipo ideale dell’uomo,

la risposta data dall’occultismo è la seguente: sforzatevi di porre davanti a voi il Cristo Gesù nella sua realtà,

di comprenderlo, di sentirlo, e allora riconoscerete che l’archetipo dell’umanità voluto da Dio,

fu presente sulla terra nella figura del Risorto.

• Egli è il modello non solo degli uomini, ma anche degli dèi.

• Gli dèi, infatti, devono plasmare l’uomo secondo il suo modello, e l’uomo deve aspirare ad assomigliargli.

 

I nove arti costitutivi del Risorto rappresentano la realizzazione perfetta

degli archetipi dei nove arti costitutivi dell’uomo.

Il Cristo Gesù è il senso dell’evoluzione umana.

 

Ad esso le Gerarchie del male oppongono un senso contrario [Gegen-Sinn],

consistente nella realizzazione dei nove arti dell’entità dell’Anticristo.

 

L’Anticristo non è infatti, né una favola, né un ‘principio’, né un generico ‘impulso’, ma un’entità concreta, la quale ha il compito di rappresentare un modello di evoluzione dell’umanità improntato al male. In lui dovrà apparire nel cosmo un essere umano formato interamente dai nove strati dell’interno della terra.

 

• Come Cristo Gesù rappresenta la manifestazione concreta delle nove sfere delle Gerarchie,

• così l’Anticristo dovrà rappresentare la manifestazione concreta dei nove strati dell’interno della terra.

 

Questa è la ragione per cui, fin dall’epoca atlantica, esistono due principali correnti occulte, divenute poi correnti karmiche. Ne esiste invero una terza, che può essere caratterizzata come una ‘corrente di compromesso’, la quale, però, in futuro scomparirà del tutto. All’epoca della divisione dell’umanità – prima in due civiltà (durante la sesta epoca di cultura) e poi in due razze – non ci potrà più essere una corrente di compromesso: ogni uomo dovrà decidere, quale dei due modelli dell’evoluzione umana vorrà far proprio.

 

Le due correnti indicate, trovarono espressione per la prima volta

nella magia bianca e nella magia nera dell’umanità atlantica.

 

• Coloro che lasciarono Atlantide sotto la guida del Manu, fondando nell’Asia centrale i centri di preparazione della futura civiltà postatlantica, appartenevano alla corrente che mira a realizzare l’archetipo dell’uomo voluto da Dio. Questa corrente ebbe il suo seguito nella civiltà persiana fondata dal grande Zarathustra.

 

• L’altra corrente si trasmise invece nella forma della civiltà turanica. Il conflitto tra Iran e Turan fu la continuazione karmica del primordiale antagonismo atlantico. Lo stesso conflitto riapparve più tardi nell’antagonismo tra il culto di Jahvè e il culto di Baal. Al fatto che quest’ultimo conflitto, nonostante molte sconfitte temporanee, si sia concluso tuttavia con la vittoria del culto di Jahvè, l’umanità deve la possibilità che il Cristo Gesù sia comparso sulla terra.

Da allora il conflitto spirituale non è affatto cessato. Nel regno tardo-persiano dei Sassanidi sorse una roccaforte della corrente anticristica a Gondishapur, dove fu fondato un centro per l’attività occulta e culturale delle individualità guida di questa corrente. Nello stesso periodo l’altra corrente sviluppava la propri attività principalmente dall’Irlanda.

 

La regione intermedia, comprendente i paesi del Mediterraneo, fu allora dominata dalla corrente di compromesso della Roma politica e spirituale. Dopo essere stata “smussata” [abgestumpft] – l’espressione è di Rudolf Steiner – dall’ondata dell’islamismo nel VII secolo, l’influenza di Gondishapur si diffuse lentamente nei secoli successivi, per il tramite dell’arabismo, nel mondo cristiano, finché nel XIX secolo; compì la propria marcia trionfale sulla terra nella forma esteriore del materialismo occidentale.

Sono queste le caratteristiche principali dell’ispirazione cristiana e di quella anticristiana nella storia dell’umanità.

• Ciò cui ci si riferiva nel primo capitolo, parlando della corrente karmica dell’‘eterno Israele’, non è altro che la corrente qui indicata, mirante a realizzare l’archetipo dell’uomo concepito dalle Gerarchie del bene. Essa potrebbe, con pari ragione, essere chiamata ‘eterno Iran’. In considerazione del tema del presente lavoro, è da preferirsi però la prima denominazione.

 

Una volta riconosciute le due principali correnti dell’evoluzione dell’umanità, si presenta la domanda: come può esistere una corrente karmica del male? Se ogni uomo, infatti, dopo la morte, attraversa la fase di purificazione del kamaloka, e prepara la propria incarnazione successiva nel regno del bene, del devachan, egli non può portare con sé il male da un’incarnazione all’altra. Il filo del male viene dunque reciso ogni volta dopo la morte, per cui nella vita successiva l’uomo dovrà portare solo le conseguenze del male della precedente incarnazione, non il male stesso.

 

Per rispondere a questa domanda, non bisogna considerare soltanto ciò che avviene nel mondo spirituale quando l’uomo trapassa nella condizione propria del periodo tra due incarnazioni, ma anche ciò che si svolge contemporaneamente nell’interno della terra.

 

Mentre l’uomo, infatti, nel kamaloka, riceve gli impulsi morali per rimediare agli errori commessi,

il suo doppio riceve nell’interno della terra l’immagine speculare di quegli impulsi,

ossia ispirazioni opposte.

 

Quando l’uomo rinasce sulla terra, egli porta con sé,

• da un lato l’esperienza interiore del mondo spirituale del bene,

• dall’altro, però, deve confrontare tale esperienza con quella che il suo doppio ha compiuto nel regno del male.

 

Durante la vita tra la nascita e la morte l’uomo deve perciò superare il male;

non se ne può liberare semplicemente fuggendolo.

Il male, infatti, che non viene superato nella vita terrena, permane, e l’uomo si troverà a confrontarsi con esso

finché non lo avrà superato una volta nella condizione tra la nascita e la morte.

 

Questo fatto spiega come possa esistere una corrente ininterrotta del male.

I fili del male nell’uomo si tendono da un’incarnazione all’altra attraverso gli strati dell’interno della terra,

• così come i fili del bene si tendono attraverso le sfere celesti del kamaloka e del devachan.

 

Si può così comprendere, ad esempio, come possa avvenire, che un uomo si vendichi su di un altro in un’incarnazione successiva – casi del genere sono riportati nelle conferenze di Rudolf Steiner sul karma. Certo un tale uomo non ha concepito l’idea della vendetta nella condizione del kamaloka, e tanto meno in quella del devachan, ciò nondimeno può accadere – sebbene non sia necessario che accada – che egli nella vita successiva si vendichi. Il filo del pensiero di vendetta non passa invero attraverso il cielo, ma attraverso il mondo sotterraneo. In tal modo ha origine la continuità del male nel karma umano, e di conseguenza anche una corrente del male nella storia dell’umanità.

 

Allora, potremmo chiederci, quasi tutti gli uomini appartengono alla corrente karmica del male?

• È importante comprendere che ciò che gli uomini chiamano rettitudine, o addirittura santità,” non è tale di fronte a Dio – si rammentino in proposito le parole del Cristo Gesù: “Nessuno è santo, se non uno solo, Dio”.

 

• Il fattore che decide dell’appartenenza di un uomo all’una o all’altra delle due correnti karmiche,

non è dato dalle sue mancanze o dalle sue virtù esteriori,

ma dal suo atteggiamento interiore verso il mondo spirituale.

 

• Decisivi in proposito non sono gli errori, ma il rinnegamento e il disprezzo dello Spirito.

Vanno prese alla lettera le parole del Vangelo,

secondo cui tutti i peccati possono essere perdonati, eccetto quelli contro lo Spirito Santo.

Sono questi a decidere riguardo all’appartenenza a una o all’altra delle due correnti karmiche.

 

È del tutto erroneo, ad esempio, considerare Lenin un malfattore nel senso umano. Al contrario egli fu un uomo privo di molte debolezze umane, proprio in quanto aveva votato interamente se stesso a una causa nefasta e ostile al bene dell’umanità. Egli fu meno soggetto alle comuni debolezze di molti dei suoi avversari, che stavano su un terreno umano e cristiano.

 

I difetti e i peccati umani trovano pareggio nel karma umano personale,

in quanto l’uomo li espii liberamente con atti di sacrificio, o sia costretto a espiarli mediante il dolore.

In questo caso il mondo spirituale ha compassione per l’uomo, non lo condanna.

Il peccato contro lo Spirito, al contrario, è un’offesa al cosmo intero

– a causa della quale l’uomo diventa un nemico del mondo spirituale.

 

Se impareremo a distinguere la “rettitudine davanti agli uomini” dalla “rettitudine davanti a Dìo”, comprenderemo anche perché i santi della Bibbia – inclusi quelli dei Vangeli – siano così poco ‘santi’. Re Davide, ad esempio, è menzionato in molti passi dell’Antico Testamento, e anche nei Vangeli, come un modello di rettitudine. Se si legge però il racconto della sua vita, si dovrà ammettere, che alla sua figura non può essere applicata l’idea tradizionale di ‘santo’. La chiave di questo enigma è data dal fatto che per ‘santità’ la Bibbia intende qualcosa di sostanzialmente diverso da ciò che siamo soliti immaginare in seguito all’influenza del cristianesimo ecclesiastico.

 

La Bibbia non intende infatti la ‘rettitudine di fronte agli uomini’, che risulta dal rapporto dell’anima con il mondo materiale, ma la ‘rettitudine di fronte a Dio’, che risulta invece dal rapporto dell’anima con il mondo spirituale.

Poiché infatti l’anima è posta tra due mondi, e vive di un continuo scambio tra ciò che è in alto e ciò che è in basso,

vi sono due tipi di merito e di peccato.

 

• Rispetto a ciò che è in basso, l’uomo non può in alcun caso essere ‘santo’, ossia senza difetti.

• Rispetto a ciò che è in alto, l’uomo può invece legarsi con fedeltà e devozione al mondo spirituale.

 

La ‘rettitudine di fronte a Dio’ è dunque il giusto rapporto dell’uomo con il mondo spirituale,

l’adempimento della missione spirituale dell’uomo sulla terra.

In tal senso va intesa l’appartenenza alla corrente karmica fedele allo Spirito.

 

Decisiva in proposito non è la virtù umana, ma la spiritualità, ossia la vera moralità dell’uomo,

la quale si manifesta non solo in terra ma anche in cielo.

• Per questo la “comunità umana filadelfica della sesta epoca di cultura”

consisterà non di ‘santi’ ma di uomini dediti allo spirito [geistergebene Menschen].

• Del pari l’umanità ‘malvagia’ consisterà non di criminali, ma di uomini negatori dello spirito

[geistverleugnende Menschen].

Questi ultimi, per altro, attesteranno in larga misura una condotta ‘irreprensibile’ sul piano esteriore.

 

La vera moralità, che nasce e si sviluppa in segreto, determina dunque l’appartenenza a una delle due correnti karmiche. Da essa deriva, come conseguenza, anche una moralità esteriore, ossia una coscienza morale vigilante in tutte le circostanze della vita. Questa moralità esteriore è però appunto una conseguenza karmica della moralità interiore, come la scomparsa di molti sintomi patologici è la conseguenza di un’interna guarigione dell’organismo. Si tratta di un risanamento dell’organizzazione del pensare, del sentire e del volere mediante la forza della moralità interiore.

Agli occhi del mondo spirituale i peccatori sono infatti uomini malati,

i quali non vanno condannati, ma guariti.

 

Dal punto di vista della verità, tutte le debolezze umane sono sintomi di malattia, ai quali si può porre rimedio non con i sintomi contrari della salute, ossia le virtù umane, bensì con il risanamento interiore della vita dell’anima.

Sono le forze risanatrici del mondo spirituale a produrre la guarigione,

non i precetti, i principi e le condanne.

 

Se si riconosce a fondo tutto questo, la questione relativa all’indole di coloro che appartengono alla corrente karmica ‘bianca’ dovrà essere posta su un altro piano.

 

Il fattore determinante

non si cercherà più infatti nella natura umana che porta in sé le conseguenze del peccato originale,

ma nel comportamento dell’Io libero.

Ciò fornisce un quadro completamente differente della realtà in questione.

Da un simile quadro risulta infatti che tutti gli esseri umani possono appartenere alla corrente ‘bianca’.

 

Anche per questa ragione, l’espressione ‘eterno Israele’ non va intesa nel senso della dottrina calvinistica della predestinazione, secondo cui un certo numero di individualità è stato ‘eletto’ fin dall’eternità.

 

In realtà sempre nuove individualità si uniscono alla corrente ‘bianca’,

come d’altra parte vi sono anche traditori karmici che la abbandonano, per unirsi alla corrente opposta.

Le due correnti karmiche offrono una continua possibilità di entrata e uscita.

A ciò non contraddice il fatto, che vi sia un certo numero di individualità

– specialmente quelle aventi funzione di guida –

che fin dai primordi appartengono con piena determinazione all’una o all’altra corrente.

 

Le due correnti qui caratterizzate sono l’espressione visibile delle due sorgenti d’ispirazione operanti nella storia umana: il mondo spirituale e l’interno della terra.

Le ispirazioni che provengono dal basso sono in certo modo copie rovesciate delle vere ispirazioni del mondo spirituale. Può così accadere che, mentre nelle altezze del mondo spirituale parlano gli dèi, nelle profondità infere i demòni mutano quel linguaggio nel loro opposto.

 

Se consideriamo da questo punto di vista la tragica e poderosa immagine di Mosè che, in cima al monte, riceve la rivelazione di Jahvè-Elohim, mentre ai piedi dello stesso il popolo di Israele adora il vitello d’oro, possiamo cogliere il momento in cui l’ispirazione sotterranea penetrò, come esperienza collettiva, nella vita spirituale di Israele.

Da quel momento l’ispirazione del falso messia trovò accesso in essa. Da allora l’intera storia di Israele consistette in una lotta, non solo contro le forze ostili del mondo circostante, ma anche contro l’altra ispirazione che operava al suo interno. Questa ispirazione era il contrario di quella che suscitava l’attesa del Cristo. Suscitava infatti l’attesa di una suprema incarnazione terrena del principio di potenza. Anche dopo la venuta di Cristo, l’altra ispirazione continua ad agire, sicché ancora oggi vi è chi attende un Messia.

 

La porta che dava accesso alla corrente di Baal nel cuore del popolo ebraico, si aprì nel momento in cui fu prestata adorazione al vitello d’oro. In quel momento nacque il karma tragico del popolo d’Israele.

 

 


 

Note:

1 – R. Steiner, Vor dem Tore der Theosophie (O.O. n. 95). È il cosiddetto ‘ciclo n. 1’ tra quelli circolati a lungo come dattiloscritti prima di essere pubblicati. Era quindi generalmente noto negli ambienti antroposofici di allora.