Dall’Epifania a Pasqua. L’esperienza della Trinità

Il corso dell’anno come via di iniziazione – Dall’Epifania a Pasqua


 

Nel nostro esame della natura esoterica del corso dell’anno, lo sviluppo della virtù della speranza corrisponde al periodo che precede immediatamente la Pasqua, la festa collegata all’evento centrale della storia dell’umanità, vale a dire la crocifissione del Cristo-Gesù e la sua resurrezione dai morti.

Spesso Rudolf Steiner chiama la Pasqua «la festa della speranza nell’avvenire», indicando con ciò che la «domenica di Pasqua è il giorno del ricordo e della speranza, il giorno che rappresenta per noi simbolicamente il mistero del Golgota».148

 

Se nel periodo di Natale siamo legati alle profondità della Terra, e nel corso delle tredici notti sante possiamo vivere in modo riflesso il ricordo che la Terra ha delle lontananze cosmiche, del mondo delle stelle fisse, (Natale ed Epifania sono feste fisse, legate stabilmente al calendario terrestre), nella Pasqua, che è festa mobile, abbiamo il riflesso di condizioni puramente cosmiche. Secondo la tradizione esoterica cristiana,

 

la Pasqua cade sempre

la prima domenica dopo il primo plenilunio che segue l’equinozio di primavera.

In questa definizione della data si esprimono tre tipi di leggi cosmiche.

 

• La prima riguarda le fasi lunari, vale a dire è collegata con la sfera della Luna, ovvero con il mondo elementare entro cui si esplica prevalentemente l’azione della terza gerarchia, quella degli Spiriti delle anime;

• la seconda legge riguarda il ritmo settimanale collegato alle sfere dei pianeti e in primo luogo al Sole, nella cui regione si esplica la creatività della seconda gerarchia, degli Spiriti della luce;

• e infine la terza legge è collegata all’equinozio di primavera, e rimanda di conseguenza al mondo delle stelle fisse, la regione dello zodiaco ove opera la prima gerarchia degli Spiriti delle forze.

 

La festa di Pasqua

deve di per se stessa dirigere la nostra coscienza

verso una sfera ancora più elevata, oltre lo zodiaco,

verso la regione dell’io macrocosmico del nostro mondo.

 

Cosicché possiamo dire che all’annuale congiuntura di Pasqua partecipano tutte le nove gerarchie divino-spirituali, come se in quest’epoca dell’anno si volesse celebrare l’unione con la Terra di colui che ha consegnato all’umanità un impulso che origina dalla regione oltre le gerarchie.

 

Al tempo del mistero del Golgota,

allorché il sangue del Cristo Gesù sgorgò dalle ferite e cadde sulla Terra,

il suo io macrocosmico penetrò contemporaneamente con il sangue fino al centro della Terra.

La sfera della Terra fu allora unita con l’eccelsa sfera oltre le gerarchie,

affinché la Terra potesse in futuro divenire un nuovo Sole, ossia una stella fissa.

 

Congiuntosi in quel momento pienamente con il corpo fìsico di Gesù fin entro il sistema delle ossa,

ed avendovi domato le forze minerali di morte,

il Cristo pose con ciò le basi per la futura spiritualizzazione dell’umanità,

donando all’evoluzione terrestre un nuovo impulso d’ascesa.

 

Grazie al mistero del Golgota, per la prima volta nella storia del mondo

un essere divino è entrato direttamente nella storia dell’umanità terrena, legandosi ad essa per tutti i tempi:

«Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»!49

 

Queste parole del Cristo

sono la massima speranza e promessa all’umanità per tutti i tempi a venire.

Da quel momento il Cristo

comincia la sua risalita graduale verso il macrocosmo insieme alla Terra e all’umanità.

 

Nel futuro il Cristo manderà la sua rivelazione all’umanità solo dai mondi spirituali, come fece sul piano fisico al tempo del Golgota. Questi tempi si avvicinano, e la moderna scienza dello spirito ad indirizzo antroposofico altro non è che la reale testimonianza della prima rivelazione soprasensibile del Cristo che comincia al nostro tempo.

Alla nostra epoca questa rivelazione proviene direttamente dal mondo spirituale limitrofo alla Terra, dalla sfera della terza gerarchia, che rappresenta nel nostro cosmo il principio dello Spirito Santo150 e raggiunge il suo apice nella nuova apparizione del Cristo nell’eterico. Ogni parola che Rudolf Steiner pronuncia sul tema della nuova venuta del Cristo è come avvolta da una finissima aura dorata.

 

Il Cristo quale ‘maestro

è ‘guida’ per le anime, che risponde alle più difficili domande esistenziali;

il Cristo come ‘salvatore

che guarisce le anime dalla mancanza di fede;

il Cristo quale ‘consolatore’ dell’uomo

in tutte le sofferenze e miserie della vita,

suo fratello divino che lo accompagna sulle vie del destino.

 

• La sua voce può essere ascoltata in un’umile cameretta o nel mezzo di assemblee affollate e concitate. Il suo abito è la natura intera, poiché egli è anche Signore degli elementi. Ogni pietra, ogni pianta, ogni nuvola, ogni ruscello portano il sigillo del suo tocco. Per questo fatto ai giorni nostri, il grande libro della natura è, nel suo più profondo significato, un libro cristico151 che ci svela ovunque l’invisibile presenza del Cristo.

Cosicché lo sviluppo esoterico delle forze di fede nella nostra epoca può compenetrare di luce il corpo astrale e grazie a ciò condurre a una reale esperienza del Cristo nell’eterico: «Ciò che finora è esistito con diritto come fede, verrà sostituito da quello che si può chiamare un vedere, contemplare il Cristo» dice Rudolf Steiner152 con ciò indicando nello stesso tempo la via che porta verso la percezione della prima rivelazione soprasensibile del Cristo.

 

• Ne seguirà una seconda, in cui il Cristo si rivelerà agli uomini quale sole dell’amore celeste, che riscalda e dona vita a tutte le creature. La pienezza dell’amore universale, fondamento dell’esistenza e del divenire, si donerà al mondo in inesprimibile misericordia e troverà il proprio riflesso essenziale nell’amore umano, fecondato dall’amore cosmico.

Infatti «l’evento del Golgota è un libero atto cosmico che ha radici nell’amore universale e che può essere accolto solo dall’amore dell’uomo.»153 Il Cristo allora riapparirà dalla sfera della seconda gerarchia (che nel nostro mondo rappresenta il regno solare del figlio) quale salvatore degli uomini per mezzo dell’amore, vera sorgente di moralità.

 

• Infine, nella sua terza e massima rivelazione, il Cristo si manifesta all’umanità quale archetipo del grande sacrificio che connette le altezze con le profondità del mondo, in un abbraccio redentore dell’intero universo. Infatti, soltanto il massimo sacrificio, profondo come interi mondi e senza limiti come il cosmo, può metamorfosare la necessità che domina nel creato in grazia, e la giustizia che punisce in benedizione. Così il Sole d’amore diviene nella sua terza rivelazione il Signore del karma, che agisce ormai dall’eccelsa sfera della prima gerarchia e rappresenta nel nostro mondo le forze del Dio Padre.154 È con parole grandiose che Rudolf Steiner parla di questo rapporto del Cristo con il karma nelle conferenze tenute nel 1906:

▸ «Il karma e il Cristo si completano quali mezzo di redenzione e Redentore. Attraverso il karma l’azione del Cristo diviene legge cosmica e per mezzo del principio del Cristo, il verbo rivelato, il karma, raggiunge il suo scopo, cioè la liberazione delle anime in vista dell’autocoscienza e della loro sostanziale identità con Dio.»155

▸ «Il Cristo è la stessa coscienza vivente della cronaca dell’akasha della Terra e il Padre gli ha demandato la facoltà di giudicare. Egli ha il potere di rimettere i peccati e di assumerli su di sé (…) nel Cristo vive tutto il karma terrestre, egli è il vivente karma terrestre incarnato».156

 

Queste parole del grande iniziato cristiano del XX secolo appaiono come la continuazione secondo l’attuale Spirito del tempo delle parole dello stesso Cristo:

«Infatti, come il padre risveglia i morti e li fa rivivere, così il Figlio resuscita quelli che lui vuole. Né il Padre giudica alcuno, ma ha rimesso ogni giudizio nelle mani del Figlio affinché tutti onorino il figlio così come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. In verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non soggiace a condanna, ma passa da morte a nuova vita.»157

 

Ed è appunto questo passare da morte a nuova vita che ci è dato nel mistero del Golgota quale massimo archetipo della méta finale della storia.

Infatti contemplando il mistero del Golgota, contempliamo al contempo

il compimento del cammino dall’Epifania a Pasqua,

che per noi è oggi possibile solo attraverso lo sviluppo delle virtù di fede, amore e speranza.

Infatti quel che avvenne fra questi due momenti della vita terrena del Cristo,

cioè la graduale unione del Cristo con i tre corpi di Gesù di Nazareth,

portò a ogni uomo la possibilità di sviluppare queste tre virtù.

 

E così, nel corso dell’anno, fede amore e speranza

costituiscono i tre gradini che uniscono interiormente la festa dell’Epifania alla festa di Pasqua.

 

E quale culmine di tutta l’ascesa descritta, dall’alto della collina del Golgota, rivolta a tutti gli uomini della Terra, risuona attraverso i secoli la triplice promessa all’umanità,

che nasce dal grande sacrificio e conduce alla fede, all’amore, e ancora oltre alla speranza.

 

Di questa promessa dice Rudolf Steiner:

▸ «L’uomo che sia compenetrato dell’amore fluito dal Golgota, può guardare al futuro e dire: sulla terra l’evoluzione deve avvenire in modo tale che lo spirito che vive in me possa a poco a poco trasformare l’intera esistenza fisica. Ciò che esisteva prima dell’influsso luciferico, ossia il principio del Padre, lo Spirito, e che abbiamo ricevuto, noi lo restituiremo progressivamente al principio del Padre; ma ci lasceremo compenetrare nel profondo del nostro spirito del principio del Cristo e le nostre mani esprimeranno in tal modo quello che vive nelle nostre anime come immagine chiara e precisa. Le nostre mani non sono state create da noi, ma dal principio del Padre, e noi le compenetreremo del principio del Cristo.

E gli uomini, passando da incarnazione a incarnazione, si permeeranno a poco a poco della spiritualità fluita dal Golgota, e la faranno a loro volta fluire nei loro corpi, fin dentro il principio del Padre. In tal modo il mondo esterno sarà pervaso dal principio del Cristo.

Nell’anima umana vivrà la serenità che risuonò dall’alto della croce e che conduce alla più alta speranza per l’avvenire, all’ideale che dice: io faccio germogliare in me la fede, io faccio germogliare in me l’amore, la carità; allora fede e amore vivranno in me e io so che, se saranno abbastanza forti, essi pervaderanno tutto il mondo esterno. So pure che il principio del Padre che esiste in me ne sarà interamente compenetrato.

Alla fede e all’amore si aggiungerà la speranza per il futuro dell’umanità, e gli uomini comprenderanno che, andando verso l’avvenire, dovranno acquistare la serenità che dice:

‘Se ho la fede, se ho l’amore, posso anche abbandonarmi alla speranza, posso sperare che quanto del Cristo vive in me si trasmetterà a poco a poco anche al mondo esterno’. Allora gli uomini capiranno le parole che risuonano come ideale sublime dall’alto della croce:158 ‘Padre, nelle tue mani affido il mio spirito’»159

 

Così lo spirito dell’uomo che nel tempo che va dall’Epifania a Pasqua ha sviluppato in sé la fede, l’amore e la speranza, si innalza verso la reale esperienza della Trinità sul Golgota; verso l’esperienza dello Spirito Santo che si manifesta nell’autentica fede; verso l’esperienza del Figlio nell’amore ricolmo di spirito; verso l’esperienza del Padre nella suprema speranza. Allora le parole del moderno scienziato dello spirito acquistano un’interiore e diretta realtà:

▸ «Chi contempla la croce sul Golgota contempla anche la Trinità,

poiché il Cristo, congiungendosi ai destini dell’umanità terrestre, ci mostra proprio la Trinità».160

 

 


 

Note:

148 – O.O. 150, 23.3.1913

149 – Mt. 28,20 (Lutero)

150 – Esaminando le diverse indicazioni di Rudolf Steiner circa le sorgenti ispiratrici dell’antroposofia, se ne possono in particolare riconoscere tre collegate alle tre specie di entità della terza gerarchia. Così la prima fonte è correlata alla sfera angelica poiché nel nostro quinto periodo postatlantico sono proprio gli angeli a farsi portatori della conoscenza del Cristo in seno all’umanità (cf O.O. 15, cap. 3). Indi segue la preparazione soprasensibile dell’antroposofia nella sfera arcangelica sotto la direzione di Michele (r/ O.O. 237,238 e 240). Infine abbiamo le ispirazioni che scendono verso la scienza spirituale dalla sfera delle archai o spiriti della personalità di cui Rudolf Steiner tratta nelle conferenze del 28 e 31.12.1918 e del 1.1.1919, O.O. 187)

151 O.O. 237, 1.8.1924

152 – O.O. 131, 8.10.1911

153 – O.O. 26

154 – Per il nesso tra la prima gerarchia e la formazione del karma umano vedi conferenza del 31.3.1924, O.O. 239

155 – O.O. 94, 13.6.1906

156 – O.O. 94, 6.11.1906

157 – Gv. 5,21-24

158 – Nel vangelo di Luca accanto alle parole «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito» (Le. 23,46) risuonano dalla croce anche le parole: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno» (v. 34), e quelle dirette al ladrone: «In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso» (v. 43). In queste tre frasi del Cristo si riconoscono bene i riferimenti al settimo, sesto e quinto periodo di civiltà (cf. anche ultima conferenza del ciclo sul vangelo di Luca, O.O. 114).

159 – O.O. 114, 26.9.1909. Nella meditazione della Pietra di fondazione i versi: «Dove nell’imperante/essere creatore del mondo/l’io proprio/nell’io divino/ha la sua esistenza» corrispondono ai versi del vangelo ili Luca «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito»

160 – O.O. 214, 30.7.1922). Si può anche dire che il percorso dall’Epifania a Pasqua attraverso le virtù della fede, dell’amore e della speranza corrispondi all’esperienza della Trinità nel suo aspetto gerarchico (attraverso la mediazione della terza, seconda e prima gerarchia), mentre con il mistero del Golgota si apre per ogni uomo la possibilità di sperimentare la Trinità direttamente oltre il mondo delle gerarchie (cf anche il capitolo: Il significato del mistero del Golgota per il mondo degli Dei’).