Il Mistero del Golgota soprasensibile e l’iniziazione di Rudolf Steiner

L’apparizione del Cristo eterico


 

In base a quanto detto in questo libro, ma soprattutto nel primo capitolo, sorge il quesito riguardante l’uomo che nel nostro periodo ha portato nell’umanità tutte queste conoscenze, il quesito riguardante Rudolf Steiner. Come abbiamo visto, alla sua missione sulla Terra apparteneva e continua ad appartenere esistenzialmente la preparazione e l’annunciazione del Cristo eterico. Perciò la domanda del perché all’inizio del XX secolo a Rudolf Steiner sia stato addossato questo compito dalla guida dell’universo, è giustificata.

Per trovare una risposta, nella globale rappresentazione va incluso un ulteriore aspetto, che è quello forse più importante del ritorno eterico, del quale Rudolf Steiner ha parlato in modo più esauriente il 2 maggio 1913 a Londra135 e al quale negli anni successivi egli si riferì sempre di nuovo.

Si tratta del fatto che

l’apparizione del Cristo eterico nel XX secolo fu preceduta

da una sorta di ripetizione del Mistero del Golgota nel mondo spirituale adiacente alla Terra.

Il periodo in cui ebbe luogo tale evento coincide con la grande lotta che Michele dovette condurre

contro gli Spiriti delle tenebre tra il 1841 e il 1879 (vedi il capitolo 5).

 

Nella conferenza di Londra Rudolf Steiner parla prima del fatto che a partire dal XVI secolo,

quando la concezione del mondo materialistica e agnostica

derivante dal «trionfo delle scienze naturali» che si faceva valere ovunque

cominciò a estendersi in modo crescente, continuando ad aumentare nei successivi secoli,

un sempre maggior numero di anime compenetrate da essa, dopo la loro morte entrarono nel mondo spirituale.

Là esse diffusero una tenebra talmente intensa

che intorno alla Terra si formò una «oscura sfera del materialismo» (O.O. 152).

 

Dopodiché, con essa si congiunse l’essere del Cristo, per trasformarla dall’interno,

affinché potesse continuare l’evoluzione dell’umanità.

A questo tuttavia non partecipò tutto l’essere del Cristo,

ma quella parte della Sua coscienza che era collegata con il mondo degli Angeli adiacente alla Terra,

mentre un essere angelico,mediante il quale il Cristo dopo il Mistero del Golgota agiva in questa sfera spirituale,

«nel corso del XIX secolo» dovette attraversare una specie di morte, per poi, nel XX secolo,

risorgere nelle anime degli uomini quale nuova coscienza del Cristo sulla Terra.

 

Mediante questa coscienza del Cristo

gli uomini si collegheranno sempre più profondamente con il Mistero del Cristo vivente che avanza.

Già il primo risplendere di essa renderà possibile all’uomo incontrare il Cristo nell’eterico

e percepirlo più tardi nelle Sue due manifestazioni ancor più elevate.

 

Anche un rapporto del tutto nuovo con il Mistero del Golgota nascerà da tale coscienza del Cristo negli uomini.

Essi incontreranno sempre di più nello Spirito l’essere soprasensibile di questo Mistero

e conseguiranno una sicurezza del tutto personale di ciò che ha avuto veramente luogo alla svolta dei tempi.

 

Nella conferenza citata Rudolf Steiner descrive questo secondo, soprasensibile Mistero del Golgota nelle seguenti parole:

▸ «‘I semi del materialismo terrestre’ che dal secolo XVI in numero sempre maggiore vennero trasmessi nel mondo spirituale dalle anime che attraversarono la porta della morte, e che portarono a sempre maggiore oscurità, formarono ‘la sfera oscura del materialismo’. Questa sfera oscura venne accolta dal Cristo nel Suo essere nel senso del principio manicheo, per trasformarla. Essa portò all’entità angelica che è la manifestazione del Cristo dal Mistero del Golgota in poi, la ‘morte per soffocamento spirituale’.

Questo sacrificio del Cristo nel XIX secolo lo si può paragonare al sacrificio sul piano fisico nel Mistero del Golgota e può essere definito come seconda crocifissione del Cristo sul piano eterico. Questa morte per soffocamento spirituale, che causò lo spegnimento della coscienza dell’entità angelica, è una ripetizione del Mistero del Golgota nei mondi che stanno direttamente dietro ai nostri mondi, affinché possa aver luogo una rinascita della coscienza del Cristo entro le anime umane sulla Terra. Questa rinascita diviene la visione chiaroveggente dell’umanità nel XX secolo … vale a dire, a partire dal XX secolo nelle anime umane la vita del Cristo sarà sempre più sentita come un’esperienza personale diretta.»

 

Nell’avere davanti a sé questa descrizione e guardando alla luce di essa alla biografia di Rudolf Steiner nell’ultimo quarto del XIX secolo, è possibile fare la sconvolgente scoperta che, nel corso interiore della sua evoluzione, sul piano umano egli compì ciò che quasi nello stesso periodo il Cristo patì sul piano cosmico nella sfera degli Angeli.

 

Per comprendere meglio questa decisiva componente del cammino di iniziazione di Rudolf Steiner, dobbiamo volgere lo sguardo a ciò che doveva divenire il compimento del compito centrale della sua vita: la fondazione della Scienza dello Spirito con il suo rigoroso metodo scientifico di indagine dei mondi spirituali, che divenne possibile soltanto sulla via della trasformazione e completa spiritualizzazione del pensare umano.

Qui dobbiamo osservare due motivi fondamentali nella vita di Rudolf Steiner a partire dalla sua prima infanzia.

• All’età di sette anni egli scoprì in sé la facoltà di poter vedere il mondo spirituale.

• E un anno dopo a Scuola avvenne il suo primo incontro con la scienza mediante la geometria.

Con ciò l’aspetto eccezionale nella vita di Rudolf Steiner consisteva nel fatto che già poco dopo, per propria iniziativa interiore e come da uno sguardo nascosto alla sua futura missione, egli decise di collegare coscientemente nella propria vita queste due correnti.

 

Nella sua autobiografia La mia vita questo punto di svolta nella sua vita viene riportato con le seguenti parole:

▸ «Nel mio rapporto con la geometria debbo vedere il primo germogliare d’una mia concezione che s’è andata poi sviluppando … Naturalmente da bimbo non me lo dicevo con chiarezza, ma sentivo che, nel modo stesso in cui si porta in sé la geometria, bisogna portare in sé la conoscenza del mondo spirituale. Poiché la realtà del mondo spirituale era per me altrettanto certa come quella del mondo fisico … Vivevano in me, sebbene non ancora ben chiare, due rappresentazioni che, già prima del mio ottavo anno, erano una parte importante nella vita della mia anima; distinguevo cioè esseri e cose ‘che si vedono’ ed esseri e cose ‘che non si vedono’» (O.O. 28, capitolo I).

Come collegare e riferire questi due mondi in modo moderno l’uno all’altro, da quel momento doveva essere il compito spirituale centrale nella vita di Rudolf Steiner.136

 

Dopo questa esperienza fondamentale, nell’intero periodo delle superiori, sino ai quattro anni del suo studio nella Scuola Tecnica Superiore a Vienna, Rudolf Steiner continuò a seguire entrambe le vie con tutte le forze a sua disposizione: lo sviluppo delle sue facoltà soprasensibili e l’accoglienza della scienza moderna in una dimensione e intensità come probabilmente era possibile soltanto a lui. (Nella Scuola Tecnica Superiore egli si occupava di quasi tutte le scienze là rappresentate.137) E quanto più Rudolf Steiner avanzò in tale duplice direzione, tanto più per lui divenne acuta e persino decisiva nella sua vita la domanda di come poter collegare queste due vie l’una con l’altra.

 

L’incontro con il Maestro del cristianesimo esoterico rimasto non nominato, intorno al periodo del suo primo nodo lunare gli diede il corrispondente strumento spirituale, per raggiungere ora in modo del tutto indipendente la meta che si era già posto egli stesso dinanzi all’anima.

Possiamo immaginarci benissimo che mediante le lezioni orali del Maestro, a Rudolf Steiner venne dato qualcosa che corrispondeva alle indicazioni più tardi destinate più al pubblico e pubblicate nel libro L’iniziazione (O.O. IO).138

In altre parole:

• Mediante il suo Maestro spirituale egli venne introdotto nella moderna metodica della conoscenza dei mondi superiori, come da lui rappresentato più tardi nel libro appena citato.

Per ciò è di decisiva importanza che con tale insegnamento personale Rudolf Steiner non fosse esonerato dagli sforzi propri e da tutta la fatica del cammino spirituale da percorrere.

 

Secondo le sue proprie parole, espresse nel settembre 1907 di fronte a Edouard Schuré, dopo essere stati insieme per breve tempo il Maestro gli disse all’incirca quanto segue:

▸ «Ti ho mostrato chi sei; ora va e rimani te stesso!»139

Questo significa che, dopo aver ricevuto lo strumento interiore per la realizzazione della sua propria meta, ora egli doveva percorrere il cammino al raggiungimento di essa completamente da solo, per conseguire il compimento di essa con le proprie forze.

 

Ora, dopo il misterioso incontro con il Maestro, ebbe inizio il vero e proprio lavoro di Rudolf Steiner alla congiunzione interiore delle due vie.

Che cosa è inteso con ciò, egli lo ha comunicato ai suoi ascoltatori antroposofi in modo oggettivo e del tutto impersonale soltanto alla fine della sua vita.

Così, per la prima volta nella conferenza del 13 gennaio 1924 Rudolf Steiner racconta come in verità era giunto all’indagine dell’evoluzione del mondo, la cui descrizione è costituita dal principale capitolo del suo libro La scienza occulta, che è il cuore dell’Antroposofia in generale.140

 

Egli stesso dice:

▸ «Se, tenendo conto di questo principio dell’iniziazione rosicruciana, si studia oggi la dottrina scientifica di Haeckel, con tutto il suo materialismo, e ci si lascia poi compenetrare dai metodi di conoscenza esposti nel mio libro L’iniziazione, se si studia la ‘Antropogenia’ di Haeckel, con la sua esposizione dei progenitori dell’uomo (che può anche riuscire ripugnante), nonché tutto quello che oggi si può imparare dall’ordinaria scienza naturale, e poi si offre tutto agli Dei, ne scaturirà quanto è narrato sull’evoluzione nel mio libro La scienza occulta» (0.0. 233a).

Di certo non fu Rudolf Steiner ad essere il primo a compiere tale processo, ma egli portò in tutta l’evoluzione qualcosa che nell’occultismo cristiano era completamente nuovo.

Già prima di lui gli iniziati guida della corrente rosicruciana applicavano lo stesso metodo – anche se non sulla scienza di Haeckel e Darwin, ma su quella di Copernico e Galileo – compiendolo spesso.

 

▸ «Certo, nelle Scuole dei rosacroce si insegnava il sistema copernicano: ma le idee di quel sistema tornavano per così dire indietro, in particolari stati di coscienza, nel modo che ho spiegato in queste conferenze. Sicché effettivamente i rosacroce riconoscevano appunto che quello che si acquista nella conoscenza moderna deve, in certo modo, essere offerto agli Dei, affinché questi lo traducano nel loro linguaggio e poi lo restituiscano agli uomini» (ibidem). E poi egli aggiunge:

▸ «Ciò è realmente possibile, e tale possibilità sussiste anche al presente.»

 

• Ne consegue che la via che condusse alla fondazione dell’Antroposofia sulla Terra va cercata presso i rosacroce, dei quali uno – forse persino la loro guida – introdusse il giovane Rudolf Steiner in tale metodica di indagine spirituale, ossia alla collaborazione con gli Dei.

Ne troviamo la testimonianza nella conferenza autobiografica di Rudolf Steiner, nella quale egli mette in rilievo che dalle osservazioni postegli dinanzi dal suo Maestro ▸«emersero rivelazioni, nelle quali poterono essere cercati i germi per La scienza occulta, scritta più tardi dall’uomo sviluppatosi dal ragazzo.»141

 

• Ora, nella stessa conferenza dell’anno 1924 Rudolf Steiner parla inoltre di una decisiva differenza esistente tra i rosacroce di allora e lui stesso nel compiere lo stesso processo interiore, e cioè nell’accogliere i risultati della moderna scienza nella propria anima, trasformarli spiritualmente e offrirli agli Dei.

Infatti, i più progrediti rosacroce, sì, perfino Christian Rosenkreutz stesso, potevano compiere tale processo soltanto ▸ «avvalendosi dell’aiuto di altri ottusi stati di coscienza inconsci simili al sonno, stati di coscienza nei quali l’uomo anche normalmente si trova al di fuori del suo corpo» (ibidem).

 

D’altra parte, ora

Rudolf Steiner era il primo a compiere tutto questo processo in piena coscienza ed entro il corpo.

E poiché egli ne era capace, gli fu concesso, come primo rosacroce,

di incontrare Michele nel mondo spirituale in piena coscienza.

Infatti, come egli descrive in modo esauriente nella stessa conferenza,

anche tutti i veri rosacroce aspiravano sempre a trovare Michele nel mondo spirituale,

ma potevano raggiungere ciò soltanto in uno stato di semicoscienza o simile al sogno.142

 

Solo dopo l’inizio della sua attuale epoca di reggenza nell’umanità,

quando nel 1879 egli ebbe fatto precipitare sulla Terra definitivamente

gli Spiriti delle tenebre dal mondo spirituale adiacente alla Terra,

per gli uomini divenne possibile un tale incontro con lui.

Ma per questo, sulla via descritta Rudolf Steiner doveva offrire agli Dei

non solo la scienza materialistica contemporanea, ma anche l’arte naturalistica143 e la religione,

che agiva sempre di più nella stessa direzione.144

 

Egli stesso descrive questo nuovo tipo di incontro spirituale con Michele nelle seguenti parole:

▸ «Se in tal modo si portano su nel mondo spirituale le conoscenze qui [sulla Terra] acquistate sulla natura, o le creazioni dell’arte naturalistica, o anche i sentimenti della religione naturalistica operante nell’anima – poiché in sostanza anche la religione è divenuta naturalistica145 -, portando su tutto ciò, allora effettivamente si incontra Michele, purché si siano sviluppate le facoltà necessarie. Possiamo dunque affermare che il rosicrucianesimo è contrassegnato dal fatto che i suoi Spiriti più illuminati avevano un anelito fortissimo verso questo incontro con Michele: ma potevano averlo soltanto come in un sogno. Dalla fine dell’ultimo terzo del diciannovesimo secolo gli uomini possono invece incontrare nello Spirito Michele in modo cosciente» (ibidem).

 

Come abbiamo già visto, Rudolf Steiner fu il primo a poterlo fare.

Alla fine della sua vita, nella conferenza del 12 agosto 1924 (O.O.240) egli descrive questo evento come volgendo in una sorta di retrospettiva lo sguardo al suo primo incontro con Michele nel mondo spirituale adiacente alla Terra.

È degno di nota che ciò avvenne intorno al suo trentatreesimo anno di età, quando a Weimar egli lavorava a La filosofia della libertà.

Per ciò i retroscena esoterici-micheliani di questo libro possono essere compresi veramente soltanto dalla prospettiva spirituale qui rappresentata.146

 

Riassumendo possiamo dire:

• Prima della svolta del secolo Rudolf Steiner accoglie in sé l’intero sapere della scienza naturale del suo tempo e lo trasforma secondo il metodo interiore, rosicruciano, che ha imparato a conoscere dal suo Maestro occulto, affinché possa essere offerto agli Dei.

Su questa via egli incontra Michele e riceve dalla sfera cosmica di esso l’impulso per la sua Filosofia della libertà.

In questo senso alla fine della sua vita Rudolf Steiner scriverà:

▸ «Si può dire però che La filosofia della libertà ci prepara a conoscere intorno alla libertà quello che poi possiamo sperimentare accostandoci spiritualmente a Michele.»147

 

• Solo perché Rudolf Steiner stesso trovò la via a Michele e poi da Michele a scrivere La filosofìa della libertà, questo libro per i lettori può costituire il ponte all’attuale attività di Michele nel mondo spirituale, della quale nello stesso anno Rudolf Steiner dice che «Michele» sarà «il vero e proprio eroe spirituale della libertà» (vedi 0.0.233a, 13.1.1924).

 

Ancor più, proprio l’incontro con Michele nel mondo spirituale adiacente alla Terra pose dinanzi a Rudolf Steiner i problemi riguardanti il futuro dell’intelligenza divenuta terrestre, che secondo la sua origine tuttavia era micheliana e la quale, soprattutto nella scienza naturale contemporanea, mediante il suo orientamento unilaterale era già stata ampiamente catturata da Arimane, con tutto il peso del suo significato per l’ulteriore evoluzione dell’umanità sulla Terra.

 

Più tardi egli si ricorda di questa esperienza chiave:

▸ «Ma dietro le quinte, dietro il velo sottile [che separa il mondo fisico da quello spirituale], nella regione di Michele, venivano sollevati i grandi problemi della vita» (O.O.240 12.8.1924).

E poi continua:

▸ «Le questioni che si svolgevano nella regione di Michele proprio negli anni Ottanta e Novanta, continuarono a operare, quando gravavano su un essere umano, e continuarono ad agire anche nel secolo ventesimo» (ibidem).

 

Mediante questa esperienza, ora il problema riguardante l’ulteriore destino dell’intelligenza micheliana sulla Terra stava dinanzi allo sguardo interiore di Rudolf Steiner, adesso collegato con il suo compito vero e proprio:

• Liberare l’intelligenza micheliana, già ampiamente presa in possesso da Arimane,

e rendere possibile ad essa – mediante le libere azioni di conoscenza degli uomini –

la via di ritorno al regno spirituale di Michele.

 

Appunto questo doveva essere il possente atto inaugurativo di Rudolf Steiner intorno alla svolta del secolo.

Così, il cammino evolutivo interiore di Rudolf Steiner si svolse in tre grandi passi:

• dall’incontro con il Maestro rosicruciano intorno all’età di diciannove anni,148

• alla percezione soprasensibile di Michele intorno all’età di trentatré anni,

• sino al decisivo incontro con il Cristo stesso alla fine del XIX secolo.149

 

Per comprendere meglio come quest’ultimo e più elevato incontro avvenne nella vita di Rudolf Steiner, bisogna ricordarsi ancora una volta ciò che è stato detto all’inizio di questo capitolo del Mistero del Golgota soprasensibile nel regno degli Angeli. Infatti, ciò che condusse ad esso aveva un carattere simile a ciò che Rudolf Steiner stesso patì interiormente.

 

Come il Cristo nel macrocosmo si era congiunto con l’«oscura sfera» del materialismo

e aveva inspirato in sé la sua sostanza come un veleno spirituale,

così Rudolf Steiner compì questo in modo microcosmico, vale a dire sul piano umano,

accogliendo in sé nel senso rosicruciano tutta la scienza, l’arte e la religione materialistica contemporanea.

 

• Come nel cosmo [venne] «accolta l’oscura sfera [del materialismo] …

dal Cristo nel suo essere nel senso del principio manicheo, per trasformarla» (0.0. 152, 2.5.1913),

• così avvenne sulla Terra nella vita di Rudolf Steiner,

il quale «nel senso del principio manicheo», solo sul piano umano, compì qualcosa di simile.150

 

Ma poiché il Mistero del Golgota soprasensibile aveva già avuto luogo e la nuova coscienza del Cristo era già nata,

Rudolf Steiner era in grado di riallacciarsi direttamente ad essa nel mondo spirituale,

ossia di accendere nel suo Io questa nuova coscienza del Cristo.

Prima egli dovette tuttavia superare la più grande prova della sua vita, connessa al cammino spirituale ora iniziato.

 

Infatti, raccogliere la scienza, l’arte e la religione materialistica nella propria anima

significava una reale e pericolosa lotta contro le potenze spirituali che provocano questa tendenza materialistica

che nega lo Spirito nella civiltà del presente e che continuano ad agire in essa.

E questa lotta significava che ora Rudolf Steiner sulla via della sua iniziazione

doveva discendere in piena coscienza nella sfera degli Spiriti arimanici,

quali veri e propri ispiratori della scienza, arte e religione materialistica-naturalistica,

per innalzare da là, nella luminosa sfera dello Spirito, il pensare divenuto unilaterale, materialistico.

 

Anche se in questo campo si trattava di arte e religione,

la «lotta interiore» si concentrava comunque «contro le potenze demoniache» (O.O. 28, cap. XXVI),

definite più tardi da Rudolf Steiner entità arimaniche, soprattutto contro la scienza divenuta materialistica.

Infatti, soprattutto in essa il pensare umano (alla cui base prima si trovava l’intelligenza micheliana arrivata sulla Terra)

era stato preso più intensamente in possesso dalle potenze arimaniche, cosicché la sua liberazione

doveva iniziare assolutamente qui.

 

Per ciò in questo periodo della sua vita Rudolf Steiner si vide posto davanti al compito

di collegare definitivamente le due linee della sua propria evoluzione in una superiore unità inseparabile:

il pensare scientifico      e il vedere nel mondo spirituale.

 

▸ «Io vedevo nel pensiero che può scaturire dalla conoscenza della natura (ma che allora non ne scaturiva) la base sulla quale gli uomini possono conseguire una visione comprensiva del mondo spirituale. Perciò davo un valore così grande alla conoscenza dei fondamenti della natura che deve condurre alla conoscenza dello Spirito» (ibidem).

 

Infatti, soltanto su tale via il pensare rigorosamente scientifico può essere portato nel mondo spirituale, per far diventare là, quale Scienza dello Spirito, il vedere e l’indagare nel mondo spirituale, in modo così esatto, sostenuto dai pensieri e comprensibile, come normalmente può essere sperimentato; soltanto nelle verità matematiche.

Già all’età di 22 anni Rudolf Steiner aveva raggiunto i primi gradi in questo cammino.

 

Alla fine della sua vita egli ne parla così:

▸ «Alla mia anima si presentava così una veggenza spirituale non fondata su oscuri sentimenti mistici, ma svolgentesi in un’attività spirituale che, nella sua trasparenza, si poteva pienamente paragonare al pensiero matematico. Mi avvicinavo in tal modo a quell’atteggiamento dell’anima nel quale credevo di poter giustificare la visione del mondo spirituale che portavo in me, anche dinanzi al foro del pensiero scientifico sulla natura» (O.O. 28, capitolo III).

 

Prima di poter raggiungere completamente questa meta tuttavia,

Rudolf Steiner doveva percorrere ancora un lungo cammino.

Infatti, per questo egli doveva soprattutto compenetrare pienamente e del tutto con l’Impulso-Cristo

questa coscienza spirituale da lui sviluppata,

per accendere in sé la nuova coscienza del Cristo quale conseguenza del Mistero del Golgota soprasensibile.

 

Ciò potè avvenire soltanto nella sfera degli Spiriti arimanici, nella quale egli entrò interiormente alla fine del secolo,

come descritto da lui stesso nel capitolo più importante della sua autobiografia La mia vita.

Là di quel periodo egli dice:

▸ «E tanto più cosciente era anche la mia battaglia interiore contro le potenze demoniache che dalla conoscenza della natura vogliono far procedere non la visione spirituale, ma il pensiero meccanico-materialistico» ( 0.0. 28, capitolo XXVI).

E poi egli aggiunge:

▸ «Non sono caduto nemmeno per un istante in balìa di questo mondo con le mie proprie idee» (ibidem).

 

• Che Rudolf Steiner stando davanti a questo abisso sia stato in grado di compiere la completa trasformazione del pensare scientifico per offrirlo agli Dei e ricevere dopodiché da loro di ritorno l’Antroposofia in forma di «Scienza dello Spirito», avvenne soltanto perché in questo regno arimanico egli fu in grado di accendere nella sua anima la nuova coscienza del Cristo, generata nell’umanità mediante il secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile.

 

Infatti, questa coscienza del Cristo, che

• nel suo primo grado immaginativo oggi può condurre gli uomini

alla percezione del Cristo eterico nel mondo spirituale adiacente alla Terra,

• nel suo grado più alto dell’intuizione conduce all’esperienza dell’essere interiore del Mistero del Golgota stesso.

 

Così, in questo incontro con il Cristo nell’intuizione

Rudolf Steiner raggiunse l’apice e nel contempo la conclusione della sua propria iniziazione.

 

Più tardi egli ne parla così:

▸ «Lo sviluppo della mia anima fu dovuto all’essere stato spiritualmente dinanzi al Mistero del Golgota,

nella più intima e profonda solennità della conoscenza» (ibidem).

 

Nel penultimo capitolo del suo libro La scienza occulta nelle sue linee generali (1910)

Rudolf Steiner rappresentò questa esperienza in modo oggettivo quale

coronazione interiore della moderna iniziazione cristiana-rosicruciana:

▸ «Quando il Cristo viene riconosciuto nel mondo spirituale per mezzo dell’intuizione,

riesce anche possibile comprendere ciò che si è svolto storicamente sulla Terra

nel quarto periodo postatlantico dell’evoluzione terrestre (nel periodo greco-latino)» (O.O.13, pag.320).

 

Qui è intesa la comprensione spirituale del Mistero del Golgota,

che conferisce a tutta l’evoluzione della Terra il suo significato,151

cosicché in questo grado il discepolo dello Spirito ottiene anche

la completa conoscenza riguardante il significato della Terra:

▸ «Per mezzo dell’intuizione dunque il discepolo riceve la rivelazione

del significato e dell’importanza dell’evoluzione terrestre» (ibidem).

 

Da tutto quanto esposto consegue che Rudolf Steiner potè giungere ad un rapporto con il Cristo e il Mistero del Golgota in un modo diverso da ogni altro iniziato prima di lui.

Infatti prima, nel cercare il collegamento della scienza con la chiaroveggenza egli si pose nella corrente conseguente al Mistero del Golgota soprasensibile.

E ciò avvenne mediante i passi evolutivi che nel corso della vita di Rudolf Steiner rispecchiavano l’evento del Cristo nel mondo spirituale e lo condussero allo sviluppo del più alto grado, quello intuitivo, della coscienza del Cristo, che egli poi rivolse al Mistero del Golgota alla svolta dei tempi, per incontrare in questo punto dell’evento universale il Cristo nell’intuizione, vale a dire da Io a Io.152

 

▸ «E dopo che in quel periodo di prova ero stato sottoposto ad aspre lotte dell’anima, dovetti immergermi io stesso nel cristianesimo, e precisamente nel mondo in cui lo Spirito stesso ne parla» (ibidem) – scrisse Rudolf Steiner nella sua autobiografia.

 

Con ciò egli giunse alla più profonda conoscenza del grande Mistero del Golgota alla svolta dei tempi dalla pura prospettiva dello Spirito, vale a dire dalla nuova coscienza del Cristo generata nel XIX secolo mediante il Mistero del Golgota soprasensibile, e la cui prima estensione nell’umanità nel XX secolo condusse a vedere il Cristo nell’eterico.

 

Possiamo anche dire che con la coscienza del secondo Mistero del Golgota

Rudolf Steiner contemplò il primo Mistero del Golgota

e giunse così all’intero contenuto della cristologia antroposofica,

la cui coronazione è costituita dalle comunicazioni dall’ambito del Quinto Vangelo (O.O. 148).

 

Da ciò diventa comprensibile il fatto che Rudolf Steiner nello stesso anno (1913) da un lato parlò per la prima volta del Mistero del Golgota soprasensibile e dall’altro lato del Quinto Vangelo, poiché dal punto di vista spirituale entrambi fanno parte l’uno dell’altro in modo inseparabile.

 

Infatti, soltanto una coscienza del Cristo accesa nell’Io dell’uomo mediante il secondo Mistero del Golgota

è in grado di contemplare gli eventi alla svolta dei tempi

e di comunicarli agli uomini nel modo in cui lo fece Rudolf Steiner nelle sue conferenze sul Quinto Vangelo.

Ma che questa nuova via al Cristo deve condurre prima

attraverso la sfera universale arimanica con tutte le prove e i pericoli ad essa appartenenti,

dove unicamente può essere accesa la piena forza della coscienza del Cristo – come la luce nella tenebra -,

Rudolf Steiner stesso lo ha messo in rilievo alla fine della sua vita nelle seguenti parole:

▸ «Ma il Cristo sarà presente; per il Suo grande sacrificio Egli vivrà nella medesima sfera in cui vive anche Arimane.

L’uomo potrà scegliere fra Cristo e Arimane».153

 

Con ciò è caratterizzata la moderna via micheliana al Cristo, percorsa da Rudolf Steiner stesso alla fine del XIX secolo

e da lui descritta più tardi nel XXVI capitolo della sua autobiografia, senza indicare il nome dello Spirito del tempo.

 

Un po’ più tardi tuttavia, nell’ottobre del 1924, egli caratterizzò questa via nelle seguenti parole:

▸ «Quelle persone vedono come, per mezzo dell’immagine di Michele nella sfera di Arimane,

l’uomo debba in libertà venir sottratto ad Arimane e condotto al Cristo.»154

 

Con «immagine di Michele» qui non va soltanto inteso il ricordo dell’incontro soprasensibile con lui negli anni ottanta-novanta del XIX secolo, ma la sua immagine, portata oggi con sé da ogni uomo nel suo corpo eterico dall’ambito prenatale nella vita terrena. (Nel capitolo 5 di questo libro è già stata descritta l’origine e il tipo di tale immagine.)

Qui devono ancora seguire le parole di Rudolf Steiner, che a tale riguardo hanno un particolare carattere autobiografico. Infatti, esse descrivono come lui stesso sperimentò tale immagine di Michele nel proprio corpo eterico, e che essa rimase con lui, quale eccezionale indicatrice della direzione nell’assolvere il suo difficile compito:

▸ «Poi però, in certo qual modo dietro l’uomo (poiché vediamo ciò che è superiore con la parte posteriore del capo), la sovrastante figura cosmica di Michele, splendida, che conserva il proprio essere cosmico, rispecchiandolo nell’interiorità della natura umana superiore. Così l’uomo presenta nel proprio corpo eterico un‘immagine eterica riflessa della figura cosmica di Michele» (O.O. 223, 27.9.1923).

 

Senza dubbi in questo periodo fu Rudolf Steiner stesso a portare in sé nel modo più intenso l’immagine di Michele. Infatti, sebbene tale immagine viene data ad ogni uomo da portare con sé, nella via all’incarnazione terrena, Rudolf Steiner, in seguito al suo incontro con lo Spirito del tempo nel mondo spirituale adiacente alla Terra, fu in grado di intensificarla immensamente. Con ciò egli era anche preparato bene per compiere ora la parte più difficile del suo compito.

Così Rudolf Steiner, dopo l’incontro con Michele nel periodo in cui egli aveva indagato e descritto nella sua principale opera iniziale l’essere della libertà umana in tutta la sua dimensione, negli anni che ora seguirono, per scandagliare le origini della scienza materialistica, con l’immagine di Michele nel proprio corpo eterico egli doveva discendere nella sfera arimanica e trasformarla con ciò nella moderna Scienza dello Spirito, per trovare in essa, o detto più precisamente da essa, la nuova via al Cristo.155

 

In un’altra occasione Rudolf Steiner mette in rilievo nelle seguenti parole l’esperienza dell’uomo, che fu anche la sua propria esperienza alla fine del XIX secolo e che significò tale pericoloso passo nel suo cammino e nel contempo la culminazione della sua iniziazione:

▸ «Con ciò abbiamo indicato nell’evoluzione umana quell’abisso del nulla che l’uomo deve saltare nel diventare un essere libero. L’azione di Michele e l’Impulso-Cristo rendono possibile tale salto.»156

 

Nelle parole citate questo salto oltre l’abisso del nulla è illustrato più dal lato oggettivo-cosmico.

Osservato dal punto di vista della moderna iniziazione, qui abbiamo l’incontro interiore dell’uomo con il suo vero Io e nel contempo con il Cristo, che rende possibile in ogni uomo l’esperienza del vero Io.

 

Così possiamo dire:

Michele oggi conduce il discepolo all’abisso dell’essere,

dove egli deve sperimentarsi quale nulla assoluto dinanzi al nulla totale.

Il discepolo deve varcare questo abisso

applicando tutta la forza interiore e tutta la fiducia di cui è capace la sua anima,

per accogliere dall’altra parte il suo vero Io.

 

Rudolf Steiner descrive questa decisiva esperienza sulla via della moderna iniziazione nelle seguenti parole:

▸ «Si è davanti all’abisso della propria esistenza nella vera figura, quando si prende la decisione di dimenticare, di cancellarsi, attraverso una libera volontà interiore, attraverso un’azione volitiva energica, … e restare veramente per un po’ nel mondo spirituale presso l’abisso dell’essere di fronte al nulla come nulla.

È l’esperienza più sconvolgente che si possa avere, e ci si deve avviare con grande fiducia ad essa. Per andare all’abisso come un nulla è necessario avere la fiducia che il vero Io ci venga condotto incontro dal mondo. E succede…. Così è un’esperienza interiore l’innalzarsi al mondo sopraspirituale, sperimentare un mondo completamente nuovo presso l’abisso dell’essere, e accogliere il vero Io da questo mondo sopraspirituale, presso l’abisso dell’essere» (0.0. 147, 30.8.1913).

 

E se in base a questa descrizione ora ci chiediamo:

Chi «ci conduce incontro» il vero Io dal mondo spirituale ancor più alto,

nel quale ci troviamo dopo aver varcato l’abisso e che qui viene definito «mondo sopraspirituale», ossia

da chi, quando abbiamo superato questa più grande prova della moderna iniziazione,

ci è concesso «accogliere» il nostro proprio vero Io, la nostra vera entità umana?,

allora la risposta è del tutto evidente: dal Cristo stesso, che quale divino «Io-Sono»

nel macrocosmo assume la stessa posizione centrale, come nel microcosmo dell’uomo il suo vero Io:

«Cristo mi dà la mia essenza umana»157

– dopo che gli è stato concesso di accogliere dalle mani del Cristo il suo vero Io sull’altra riva dell’abisso universale,

l’uomo sperimenta in sé il risplendere della più alta forma di coscienza del Cristo,

consistente nella fusione intuitiva dell’Io dell’uomo con l’Io del Cristo.

 

Da questo momento egli porta nel suo Io l’immagine dell’Io del Cristo,

senza dover perdere nulla della sua propria individualità come Io.

Oggi Michele conduce l’uomo a questa iniziazione presso l’abisso dell’essere.

 

E il Cristo stesso accoglie l’iniziando sull’altra riva,

per rimanere da quel momento inseparabilmente congiunto con lui

mediante la nuova coscienza del Cristo nel suo vero Io.

Così corre nel nostro tempo la via sulla quale Michele e il Cristo

rendono possibile all’uomo di afferrare il suo vero essere.

 

• Che sull’altra riva dell’esistenza universale l’uomo oggi incontri il Cristo,

è la diretta conseguenza del Mistero del Golgota soprasensibile.

Di certo la possibilità fu già creata alla svolta dei tempi con il grande Mistero del Golgota,

ma soltanto dopo la sua ripetizione nel mondo soprasensibile divenne possibile accogliere coscientemente il vero Io.

 

• Ciò che per l’umanità generale sarà la rinascita della coscienza del Cristo nel nostro tempo,

che conduce a vedere il Cristo eterico,158

per l’iniziato è l’esperienza del suo vero Io, che presso l’abisso dell’essere egli accoglie dalle mani del Cristo,

che ha attraversato il secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile.159

 

Di questo Mistero del Golgota soprasensibile Rudolf Steiner parla per la prima volta l’8 febbraio 1913 a Berlino durante una Lezione istruttiva per la Sezione Cultica della sua Scuola Esoterica. Là egli comunica:

▸ «Il nuovo che ora a poco a poco si manifesterà agli uomini è un ricordo o una ripetizione di ciò che ha sperimentato Paolo a Damasco. Egli contemplò la figura eterica del Cristo. Ma che questa ora divenga visibile per noi è dovuto al fatto che nella figura eterica ha per così dire avuto luogo un nuovo Mistero del Golgota. Ciò che è avvenuto qui nel mondo fisico con la crocifissione in seguito all’odio degli uomini che non hanno compreso, ora si è ripetuto sul piano eterico con l’odio degli uomini che come materialisti dopo la morte sono entrati nel mondo eterico» (O.O. 265).160

 

E poi, nella stessa Lezione istruttiva Rudolf Steiner collega il Mistero del Golgota soprasensibile con il segno centrale dei rosacroce: con la croce nera, avvolta da sette rose rosse.

 

Se nel rosicrucianesimo del passato questo segno indicava l’essere del Mistero del Golgota alla svolta dei tempi

– ed è per questo che la parte centrale del motto rosicruciano diceva: «In Jesu morimur»161,

poiché gli antichi rosacroce guardavano soprattutto alla morte del Cristo in Gesù -,

allora nel nuovo rosicrucianesimo dell’Antroposofia162 il segno della croce con le sette rose

è divenuto il simbolo del secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile,

per cui Rudolf Steiner cambiò la parte centrale del motto rosicruciano nell’«In Christo morimur».

 

Di questo nuovo collegamento Rudolf Steiner disse letteralmente:

▸ «Ci si ponga ancora una volta dinanzi all’anima come nel Mistero del Golgota sia stata eretta una croce di legno morto, alla quale era appeso il corpo del Cristo. E poi contempliamo quel legno della croce nel mondo eterico quale legno germogliante, germinante, legno verde, vivente, carbonizzato dalle fiamme dell’odio e nel quale appaiono ancora soltanto le sette rose fiorenti, rappresentando la settemplice natura del Cristo,163 allora qui abbiamo l’immagine del secondo Mistero del Golgota, che ha avuto luogo ora nel mondo eterico. E mediante questa morte, questo secondo morire del Cristo, è divenuto possibile vedere quel corpo eterico [, nel quale il Cristo eterico appare agli uomini]» (ibidem).

 

Se a questo punto prendiamo in considerazione che il fondatore della corrente rosicruciana, Christian Rosenkreutz, era «presente al Mistero del Golgota»,164 e perciò è il decisivo testimone di «come nel Mistero del Golgota fu eretta una croce di legno morto alla quale era appeso il corpo del Cristo», e aggiungiamo ancora che Rudolf Steiner nello Spirito era divenuto un altrettanto grande testimone, e cioè del secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile,165 allora comprendiamo il vero significato dell’immaginazione comunicata a Ita Wegman nel 1924 in un dialogo personale.

 

A quel tempo, in seguito alla meditazione a lei data e che inizia con le parole:

«Io tengo il Sole in me  Esso166 quale re mi conduce nel mondo»,

egli disse ancora:

▸ «Ci si immagini di camminare verso l’altare, in una veste bianca, davanti all’altare a sinistra Christian Rosenkreutz con la stola blu, a destra Rudolf Steiner con la stola rossa. Bisogna immaginarsi questo altare nel mondo spirituale.»

 

E poi Ita Wegman comunica ancora:

• «Un’altra volta Rudolf Steiner disse che nel mondo spirituale entrambi stanno l’uno accanto all’alto, indossando queste stole.»167

 

 

Alla fine della meditazione, dopo l’ultima riga «Io sono il Sole» Rudolf Steiner scrisse ancora la frase:

▸ «E Chr. con + … o sta accanto a te quale Spirito» (ibidem)

E come spiegazione egli disegnò per Ita Wegman l’altare spirituale, davanti al quale si manifesta il Cristo (con le lettere «Chr.» Rudolf Steiner in molte meditazioni da lui date ha abbreviato il nome «Christus»), e davanti al quale stanno Christian Rosenkreutz e Rudolf Steiner, accogliendo il discepolo che si sta avvicinando all’altare. (Christian Rosenkreutz visto a sinistra dal discepolo, viene contrassegnato con la lettera «R».168)

 

Da tale conteso risulta che il segno nella riga aggiunta della meditazione: «+ … o»

non può significare soltanto la croce e le rose ma, nel senso del sottostante disegno e della spiegazione in merito,

significa anche: Christian Rosenkreutz (+) e Rudolf Steiner (o) davanti all’altare del Cristo.

 

Messe insieme, queste due forme costituiscono il segno

con il quale dopo le parole della Meditazione della Pietra di Fondazione

«Luce divina,

Cristo-Sole,

Riscalda I nostri cuori,

Illumina I nostri capi!»

(O.O. 260, 1.1.1924)

 

Rudolf Steiner concluse il Convegno di Natale169:

 

 

Qui la croce si riferisce alla luce che illumina i capi

e il cerchio al calore che afferra e riempie i cuori,

ma nel contempo significano anche Christian Rosenkreutz e Rudolf Steiner,

che stanno davanti all’altare spirituale.170

 

Infatti, per il nostro tempo questi Maestri rappresentano le due più importanti azioni dell’entità del Cristo:

il Mistero del Golgota alla svolta dei tempi e il secondo Mistero del Golgota del nostro tempo nel mondo spirituale.

 

Rudolf Steiner descrive l’altare, davanti al quale stanno i due Maestri, anche dopo il Convegno di Natale, durante la terza seduta del cosiddetto «Gruppo-Wachsmuth-Lerchenfeld».171

 

Così, il 3 gennaio 1924 a Dornach egli disse che se volessimo veramente risvegliarci nel nostro «Io»,

nei confronti del quale normalmente ci troviamo in una condizione di sonno,

dovremmo avvalerci come aiuto della seguente immaginazione:

▸ «Un altare, sopra di esso il Sole.

Ci avviciniamo all’altare e ci sperimentiamo del tutto come ombra, del tutto privi di essere.

Sino ad ora dicevamo: Io sono. Adesso diciamo coscientemente: Io non sono.

– Ora, dal Sole sopra l’altare esce una divinità e vivifica l’ombra.

Noi siamo come una coppa, che accoglie la luce della divinità che esce dal Sole. –

Per grazia accogliamo questa divinità, essa si dona a noi» (O.O. 265).

 

• Questo incontro con il Cristo – poiché la divinità che esce dal Sole e vivifica e rende cosciente il vero Io dell’uomo, così che nell’anima diventi l’interiore coppa del Gral, può essere soltanto il Cristo stesso – avviene presso l’altare soprasensibile dei sacrifizi (qui la divinità solare si dona a noi), davanti al quale oggi nel mondo spirituale stanno Christian Rosenkreutz e Rudolf Steiner, quali custodi di esso.

 

Questa immaginazione indica anche l’essere dei Misteri del Gral nel nostro tempo,

dei quali si è già parlato nel capitolo 2.

In essi si tratta di accogliere una copia dell’Io del Cristo nell’Io vivificato e trasformato dell’uomo.

Il primo uomo che ne fu in grado nell’epoca dell’anima cosciente era Christian Rosenkreutz.

 

Rudolf Steiner comunica in merito:

▸ «Con il sedicesimo secolo ha inizio una nuova epoca; questa volta, sono le copie dell’Io del Cristo che si possono intessere nell’Io di determinate individualità. Fra tali individualità troviamo appunto Christian Rosenkreutz, il primo rosacroce.»

E aggiunge che con ciò si verificò anche quanto segue:

• «Proprio in conseguenza di questo fatto si è aperta la possibilità di un più intimo legame con il Cristo» (0.0.109,28.3.1909).

Infatti, non esiste nessun più intimo legame con il Cristo, se non accogliendo la copia del Suo Io nel proprio Io.

 

Rudolf Steiner raggiunse lo stesso grado, tuttavia nel cammino che a partire dal nostro tempo deve diventare a poco a poco quello di tutti gli uomini.

Questo è il cammino descritto dall’Antroposofia, diventato possibile per gli uomini soltanto dopo l’inizio dell’attuale epoca di Michele (1879) e la fine del Kali Yuga (1900).

Per ciò Rudolf Steiner parla del fatto che nel nostro tempo

l’occuparsi intensamente di Antroposofia può preparare e condurre gli uomini a tale meta.172

 

La stessa cosa riguarda l’apparizione del Cristo nell’eterico.

Anche in questo campo l’Antroposofia ha da compiere qualcosa di importantissimo.

Nel nostro tempo e nel prossimo futuro essa deve annunciare il ritorno eterico del Cristo e preparare a ciò

spiritualmente gli uomini sulla Terra.

 

Qui seguono tre testimonianze in merito di Rudolf Steiner:

▸ «È un dovere dell’Antroposofia annunciare ciò.»

• Infatti, «la Scienza dello Spirito deve preparare l’umanità a questo futuro evento.»

• E «per riconoscere questo, noi diffondiamo l’Antroposofia.»173

 

Ciò che Rudolf Steiner doveva per così dire assolvere quale compito sul palcoscenico della storia del mondo in mezzo all’umanità, Christian Rosenkreutz e i suoi allievi dovettero compierlo dal lato soprasensibile-esoterico. Si tratta dell’ulteriore agire del corpo eterico di Christian Rosenkreutz, che dalla sua iniziazione nel XIII secolo esiste nel mondo spirituale adiacente alla Terra. Sino al XX secolo questo corpo eterico agiva soltanto entro le Scuole Esoteriche dei rosacroce stessi.

 

▸ «Il secolo ventesimo ha la missione di potenziare quel corpo eterico affinché possa operare anche exotericamente. … Finora quel corpo eterico ha operato solo entro la Scuola rosicruciana; nel secolo ventesimo saranno sempre più numerosi quelli che ne potranno provare l’effetto e potranno quindi sperimentare l’apparizione del Cristo nel corpo eterico. È il lavoro dei rosacroce che rende possibile l’apparizione eterica del Cristo» (O.O. 130, 27.9.1911).

 

Così possiamo dire: Il lavoro di Christian Rosenkreutz e dei suoi allievi («con le sue schiere»)

si manifesta dai suoi retroscena esoterici nell’agire exoterico entro tutta l’umanità.

Infatti, gli uomini che vengono adombrati da questo corpo eterico di Christian Rosenkreutz

ottengono con ciò la facoltà di vedere il Cristo eterico.

 

L’attività terrena di Rudolf Steiner, invece, si sviluppò nella direzione opposta:

Dalla divulgazione del moderno cammino di iniziazione mediante la parola e gli scritti entro l’umanità,

la via condusse attraverso l’Antroposofìa alla fondazione dei Nuovi Misteri durante il Convegno di Natale,

con il suo nucleo spirituale nella Scuola di Michele, che nella sua Terza Classe

doveva condurre direttamente al Cristo nel modo in cui nel presente Egli agisce nel mondo spirituale.

 

Nel suo libro La fondazione della Società Antroposofìca, F. W. Zeylmans van Emmichoven ha messo in rilievo tale Mistero nelle seguenti parole:

▸ «Entrambi, Rudolf Steiner e Christian Rosenkreutz, portano verso di noi il Cristo-Sole, ma i loro diversi modi di lavorare, da fuori a dentro e nuovamente a fuori, oppure da dentro a fuori per tornare all’interiorizzazione, si compenetrano di continuo, come un delicato colore rossiccio si compenetra con un delicato azzurrino creando nell’unione il fior di pesco, il colore dell’eterico, il colore nel quale ci riluce il Cristo-Sole.»174

 

Questo colore fior di pesco è nel contempo il colore del ritorno eterico, in cui riluce il Cristo-Sole per gli uomini del presente e al cui altare nel mondo spirituale oggi stanno Rudolf Steiner e Christian Rosenkreutz.

 

Possiamo dunque dire:

Christian Rosenkreutz, quale Lazzaro-Giovanni reincarnato,

dalle esperienze interiori nel risveglio di Lazzaro in Betania procede

verso lo stare storicamente nel mondo quale testimone sotto la croce sul Golgota

e poi verso la sua iniziazione segreta nel XIII secolo,175

la cui conseguenza divenne l’agire esoterico del suo corpo eterico nell’umanità.176

 

Il cammino di Rudolf Steiner invece andò nella direzione opposta:

Iniziando dalla rappresentazione pubblica della sua teoria della conoscenza nella prima opera filosofica,

egli divenne il primo testimone del secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile,

e quale conseguenza, per primo egli potè innalzare la nuova coscienza del Cristo sino al grado dell’intuizione,

vale a dire sino al grado della comunione spirituale, per fondare nel XX secolo su tale fondamento l’Antroposofia

quale moderna Scienza dello Spirito in mezzo all’umanità.

 

Da quanto detto, ora risulta la risposta alla domanda posta all’inizio del capitolo:

Perché Rudolf Steiner era prescelto dalla guida dell’universo

per il compito di preparare l’apparizione eterica del Cristo e annunciarla all’umanità?

 

Ciò avvenne perché egli era il primo rosacroce ad entrare nella corrente del secondo Mistero del Golgota,

quello soprasensibile, che sta all’origine del ritorno del Cristo, per accendere in sé la nuova coscienza del Cristo,

la quale sola dà il diritto di preparare e annunciare il Cristo eterico.

 

Così Rudolf Steiner nella storia spirituale dell’umanità è e rimane il grande annunciatore e preparatore di questo evento, che quale moderno iniziato rosicruciano, come nessun altro prima di lui, nel nostro tempo ha cooperato alla «conoscenza e realizzazione delle intenzioni del Cristo vivente … in piena forma di saggezza, bellezza e azione.»177

 

L’altro Mistero,collegato con tutto il quinto periodo di civiltà postatlantico,

ma che può essere accolto pienamente nella coscienza degli uomini

soltanto mediante il secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile, è il Mistero del male.

 

Dei sette segreti inespressi, conosciuti dall’antica tradizione dell’occultismo cristiano,

il quinto è collegato con ciò e si riferisce all’attuale quinto periodo di civiltà.178

 

Rudolf Steiner lo esprime nelle seguenti parole:

▸ «Ora che il Cristo deve riapparire nell’eterico, ora che deve essere di nuovo sperimentata una sorta di Mistero del Golgota, ora appunto il male acquista un significato analogo a quello che nascita e morte ebbero nel quarto periodo di civiltà postatlantico … Così, in modo eccezionale e paradossale, l’umanità del quinto periodo di civiltà postatlantico, partendo dal male [dalla «morte spirituale per soffocamento»], verrà guidata verso il rinnovamento del Mistero del Golgota. Sperimentando il male, sarà resa possibile la riapparizione del Cristo» (O.O. 185, 25.10.1918).

 

Questa esperienza chiave dell’indagine spirituale di Rudolf Steiner, ci rende comprensibile perché egli, come nessun altro iniziato dell’era moderna, mediante il suo eccezionale rapporto nell’essere con il Mistero del Golgota soprasensibile, era in grado di indagare gli abissi del male in tutte le direzioni e di comunicare questi Misteri agli uomini nell’Antroposofia alla luce della nuova manifestazione di Michele.

Infatti, anche oggi, 85 anni dopo la sua morte, dobbiamo constatare che, né prima di Rudolf Steiner né dopo di lui, l’umanità ha ricevuto una così ampia rivelazione dei Misteri del male, come è avvenuto sino ad ora mediante l’Antroposofia. E quanto più gli uomini accolgono nella loro piena coscienza queste verità trasmesse loro, tanto più creeranno un forte bastione contro il predominio delle potenze oppositrici nel mondo.

 

Ancor più, secondo un’esposizione di Rudolf Steiner a Ita Wegman, con ciò può essere creata la possibilità per le gerarchie superiori di leggere dalla coscienza dell’uomo i segreti dei demoni, da lui riconosciuti con l’aiuto della Scienza dello Spirito, per poter essere di aiuto in modo del tutto diverso e molto più efficace in base a tale sapere dell’umanità nella sua lotta con il male.

 

Più tardi Ita Wegman racconta di questo dialogo nelle seguenti parole:

• «Sono soltanto gli uomini a poter conoscere i segreti dei demoni. Gli Dei attendono questi segreti, portati incontro a loro dagli uomini. … Offrendo gli uomini agli Dei segreti strappati ai demoni, vengono allontanate azioni oscure di tali demoni, cosicché là dove dominava la tenebra, può nuovamente risplendere la luce spirituale.»179

 

In connessione con questo dialogo Rudolf Steiner diede a Ita Wegman anche una meditazione, che rivela la possibilità per le gerarchie superiori e per Michele stesso, di aiutare gli uomini nella loro lotta con il male:

 

«Là dove la luce

Trema

Dinanzi a demoni verdi,

E le forze

Del mondo primordiale

Nate dalla luce

Agli uomini che lottano

Annunciano gli enigmi,

Che soltanto dagli uomini

Possono essere strappati

Ai demoni e portati

Agli Dei,

L’anima trovò l’anima

Per donare

Un giorno agli Dei in attesa

Il segreto dei demoni

In luogo oscuro, —

Affinché sorga luce,

Dove senza questo agire

Dominava eterna tenebra.

Tale ambito esiste

Esso deve sparire

Fate che un giorno sparisca.

Così parla, ammonendo

Lo sguardo di Michele.»180

 

Così possiamo dire che la possente rivelazione dei Misteri del male, che attraversa l’intera opera di Rudolf Steiner, nell’osservazione esoterica non è altro che l’ulteriore agire dell’impulso spirituale che ha la sua origine nel Mistero del Golgota soprasensibile nella seconda metà del XIX secolo.

E se consideriamo che la conferenza nella quale Rudolf Steiner parla con particolare forza del secondo Mistero del Golgota ha come tema principale la nuova manifestazione di Michele a partire dall’anno 1879, allora iniziamo a presagire come i due esseri, Michele e Cristo, agivano nella biografia di Rudolf Steiner.

 

Come ciò avvenne concretamente, risulta dalle seguenti parole della stessa conferenza:

▸ «Michele può illuminarci di una nuova luce spirituale, che dobbiamo considerare

come una metamorfosi della luce da lui data all’umanità al tempo del Mistero del Golgota.

Noi uomini d’oggi possiamo porci in questa luce» (O.O. 152,2.5.1913).

 

Con ciò è indicata l’attuale trasformazione dell’originario Mistero del Golgota,

avvenuta in seguito alla sua ripetizione soprasensibile nel mondo spirituale.

Così agisce oggi il Cristo nell’umanità mediante lo Spirito di Michele al suo servizio.

E il loro inviato per il nostro tempo è Rudolf Steiner.

 

 


 

Note:

135 – Per la prima volta Rudolf Steiner ne parlò l’8 febbraio 1913 nella Lezione istruttiva della Sezione Cultica della sua iniziale Scuola Esoterica (1904-1914). (Vedi O.O. 265.)

136 – Qui è già possibile riconoscere la futura esperienza interiore del Mistero del Golgota nella biografia e iniziazione di Rudolf Steiner, poiché soltanto la percezione del Mistero del Golgota potè dargli la chiave per assolvere questo compito della sua vita.

137 – Nella sua conferenza autobiografica del 4 febbraio 1913 egli dice: «Egli [Rudolf Steiner] si fece poi in effetti iscrivere alla Scuola Tecnica Superiore a Vienna e partecipò nei primi anni alle lezioni di chimica, fisica, zoologia, botanica, biologia, geologia, matematica, geometria e meccanica pura» (cit. in Briefe von Rudolf Steiner / Lettere di Rudolf Steiner, vol. I, Dornach 1955).

138 – In molte conferenze iniziali Rudolf Steiner nomina il cammino nel mondo spirituale descritto in questo libro cristiano-rosicruciano (vedi p. es. nel ciclo La saggezza dei rosacroce, la conferenza del 6 giugno 1907, O.O. 99).

139 – Dall’introduzione di Edouard Schuré alla sua traduzione francese del libro di Rudolf Steiner, Il cristianesimo quale fatto mistico (O.O. 8), pubblicata in: Beitrage zur Rudolf Steiner Gesamtausgabe Nr. 42, Sommer 1973 (Contributi all’Opera Omnia di Rudolf Steiner Nr. 42, Estate 1973).

140 – Anche se tenuta in forma del tutto oggettiva, questa conferenza di Rudolf Steiner ha comunque imo spiccato carattere autobiografico.

141 – Conferenza del 4 febbraio 1913, pubblicata in Briefe von Rudolf Steiner, Band I (Lettere di Rudolf Steiner, Volume I), Dornach 1955.

142 – Vedi le corrispondenti parole di Rudolf Steiner più avanti in questo capitolo.

143 – Già nella sua gioventù, che Rudolf Steiner trascorse a Vienna, come più tardi a Weimar e a Berlino, egli si occupò intensamente anche dell’arte contemporanea.

144 – Sin dalla sua primissima gioventù nell’Austria-Ungheria cattolica Rudolf Steiner aveva molte occasioni di conoscere anche i lati oscuri della Chiesa, che insieme a tutta la civiltà andava nella direzione materialistica. Anche durante la sua vita a Vienna ci furono diverse occasioni.

145 – Che qui con la parola «naturalistica» in verità sia inteso «materia listica» risulta anche dalle seguenti parole di Rudolf Steiner: «Il nostro tempo materialistico, specialmente a partire dal XV, XVI secolo, non ha soltanto materializzato la scienza, ma anche le confessioni religiose dell’Occidente» (O.O. 52, 8.12.1904).

146 – Più tardi nell’Articolo del 9 novembre 1924, «La missione di Michele nell’epoca della libertà umana» (0.0.26), Rudolf Steiner indica i retroscena micheliani de La filosofia della libertà. E in un altro Articolo dello stesso libro, egli parla della via, che attraverso La filosofia della libertà conduce a Michele: «Quando l’uomo cerca la libertà senza egoismo, quando la libertà diventa per lui puro amore per l’azione da compiere, allora egli ha la possibilità di avvicinarsi a Michele» (Articolo «I pensieri universali nell’azione di Michele ed in quella di Arimane», 0.0. 26; corsivo di Rudolf Steiner). In queste parole il cercare la libertà si riferisce alla prima parte de La filosofia della libertà e le azioni compiute per amore si riferiscono alla sua seconda parte. L’occuparsi di questo libro conduce quindi l’uomo vicino a Michele. Ma per incontrarlo coscientemente nel mondo spirituale Rudolf Steiner dovette attraversare la via della moderna scienza naturale, descritta in questo capitolo. – Sull’incontro di Rudolf Steiner con Michele vedi anche S. O. Prokofieff, Possano udirlo gli uomini. Il Mistero del Convegno di Natale, cap. 1 «La vita di Rudolf Steiner alla luce del Convegno di Natale», vol. I, Widar Edizioni 2003.

147 – Articolo «La missione di Michele nell’epoca della libertà umana» (O.O. 26).

148 – Sul periodo esatto di tale incontro vedi la ricerca di P. Selg nel suo libro Rudolf Steiner und Felix Koguzki. Der Beitrag des Kràutersammlers zur Anthroposophie (Rudolf Steiner e Felix Koguzki. Il contributo del raccoglitore di erbe all’Antroposofia) Arlesheim 2009.

149 – Nell’osservazione biografica spirituale questi tre incontri avvennero durante il soggiorno di Rudolf Steiner a Vienna, Weimar e Berlino.

150 – Questo «principio manicheo» del secondo Mistero del Golgota, quello soprasensibile, continuò ad agire durante tutta la vita di Rudolf Steiner e raggiunse la sua culminazione nell’anno 1923 dopo l’incendio del primo Goetheanum. Quando dopo dieci anni di lavoro colmo di sacrifici l’edificio di Giovanni (come chiamato il Goetheanum in origine) mediante una mano sacrilega di avversari dello Spirito cadde vittima delle fiamme, Rudolf Steiner trasformò questo più grande male, recato alla sua opera e a lui personalmente, nel luminoso bene del Convegno di Natale quale fondazione dei Nuovi Misteri cristiani sulla Terra. ( Vedi in merito anche S. O. Prokofieff, Il significato occulto del perdonare, cap. VIII, «L’impulso manicheo nella vita di Rudolf Steiner», Il Capitello del Sole, Bologna 1993.)

151 – Rudolf Steiner ne parla più volte, p. es.nell’O.O. 152, 2.5.1913: «È il Mistero del Golgota che ha conferito alla Terra il suo senso».

152 – Ciò che significava questo spiritualmente per Rudolf Steiner e quali conseguenze ebbe per la sua ulteriore vita è descritto in S. O. Prokofieff, Possano udirlo gli uomini. Il Mistero del Convegno di Natale, cap. 1, «La vita di Rudolf Steiner alla luce del Convegno di Natale», vol. I, Widar Edizioni 2003, e in S. O. Prokofieff, Rudolf Steiner e la fondazione dei Nuovi Misteri, cap. 2 «Il grande periodo solare» e cap. 3, «La via del Maestro dell’umanità», Edizioni Arcobaleno, Oriago (VE) 1991.

153 – Articolo del 19 ottobre 1924, «Le esperienze e le vicende di Michele durante il compimento della sua missione cosmica» (O.O. 26).

154 – Vedi nota 153.

155 – Se consideriamo che Michele nel 1879 ha fatto precipitare definitivamente gli Spiriti delle tenebre dal mondo spirituale sulla Terra (vedi O.O. 177), diventa comprensibile che da allora ogni uomo che aspira alla moderna iniziazione deve attraversare questi mondi arimanici. Perciò nella sua autobiografia Rudolf Steiner dice: «Chi aspira alla conoscenza spirituale deve sperimentare questi mondò) (O.O. 28, cap. XXVI; corsivo di Rudolf Steiner).

156 – Articolo del gennaio 1925, «La libertà dell’uomo e l’epoca di Michele» (O.O. 26).

157 – Articolo «La missione di Michele nell’epoca della libertà umana» (O.O. 26).

158 – «Questa rinascita [‘della coscienza del Cristo entro le anime umane’] diviene la visione chiaroveggente dell’umanità nel secolo XX» (O.O. 152,2.5.1913).

159 – Per ciò non è un caso che Rudolf Steiner nello stesso anno (1913), e soltanto allora, parli di entrambi: del Mistero del Golgota soprasensibile e dell’accogliere il vero Io presso l’abisso dell’essere.

160 – Quasi istintivamente a questo punto si pensa ai soci defunti delle logge occidentali, dei quali si parlava nel precedente capitolo.

161 – Vedi J. V. Andreae, Fama Fraternitatis, Stoccarda31981.

162 – Vedi la conferenza «In che senso siamo teosofi e in che senso siamo rosacroce?» (O.O. 284/285,16.10.1911). Qui Rudolf Steiner spiega che nell’Antroposofia non c’è l’intenzione di riallacciarsi all’antico rosicrucianesimo, oggi ancora esistente come tradizione esteriore, bensì direttamente al suo Spirito e fondatore. «Noi siamo i rosacroce del XX secolo!» (ibidem) – questo è il messaggio di Rudolf Steiner in connessione con la sua propria missione. – Allora Rudolf Steiner usava ancora la parola «Teosofia», per indicare l’Antroposofia. Egli nominò anche le linee generali della sua Antroposofia «La Teosofia del rosacroce» (O.O. 99, La saggezza dei rosacroce).

163 – Nell’Apocalisse a questa settemplice natura del Cristo corrisponde l’agnello con le sette coma e sette occhi (5,6), che viene portato ad espressione nella seguente figura

 

 

(vedi O.O. 104a, pagina 20,22.4.1907). – E in un’altra conferenza Rudolf Steiner parla dei sei Elohim solari, che con Jahve formano le sette parti costitutive dell’entità del Cristo. («Gli altri sei Elohim, che nel loro complesso, col settimo Elohim [Eloha], rappresentano l’lmpulso-Cristo», 0.0. 186, 7.12.1918.)

164 – Vedi 0.0.130,27.1.1912. – Secondo l’indagine spirituale di Rudolf Steiner, una precedente incarnazione di Christian Rosenkreutz alla svolta dei tempi fu quella di Giovanni, che sulla collina del Golgota, quale unico discepolo del Cristo Gesù stava sotto la croce (vedi 0.0. 265, pag. 420, come pure Hella Wiesberger, Zur Hiram- Johannes-Forschung Rudolf Steiners / L’indagine su Hiram-Giovanni di Rudolf Steiner), ibidem.

165 – Perciò Rudolf Steiner illustra il Mistero del Golgota soprasensibile in due modi. Una volta egli parla dalla prospettiva del tempo terreno: «La rosacroce è il simbolo per la seconda morte del Cristo nel XIX secolo, per la morte del [Suo] corpo eterico per mezzo dell’esercito dei materialisti. La conseguenza è che nel XX secolo il Cristo può essere visto come ve lo ho illustrato spesso, e cioè nel corpo eterico» (0.0. 265, 8.2.1913). Poi tuttavia egli caratterizza ancora il secondo Mistero del Golgota in modo tale da far emergere da esso più il suo carattere duraturo, al quale l’uomo può collegarsi anche oggi e ancora in un lontano futuro. Così, nell’autunno 1918 Rudolf Steiner dice: «Ora che il Cristo deve riapparire nell’eterico, ora che deve essere nuovamente sperimentata una specie di Mistero del Golgota, ora appunto il male acquista un significato analogo a quello che nascita e morte ebbero nel quarto periodo di civiltà. Nel quarto periodo di civiltà postatlantico il Cristo Gesù fece scaturire dalla morte il suo impulso per l’umanità terrena, e si può asserire che, appunto per il fatto della morte, sorse ciò che fluì nell’umanità. – Così, in modo eccezionale e paradossale, l’umanità del quinto periodo di civiltà postatlantico, partendo dal male, verrà guidata verso il rinnovamento del Mistero del Golgota. Sperimentando il male, sarà resa possibile la riapparizione del Cristo, così come egli apparve attraverso la morte nel quarto periodo di civiltà postatlantico» (O.O. 185,25.10.1918).

166 – Per questa meditazione (in lingua tedesca, n.d.t.) Rudolf Steiner cambia il pronome personale femminile per il Sole con il maschile «Er» («Esso»).

167 – Vedi Margarete e Erich Kirchner-Bockholt, Die Menschheitsaufgabe Rudolf Steiners und Ita Wegman / Il compito di Rudolf Steiner e Ita Wegman nell’umanità, cap. «Rudolf Steiners Mission» (La missione di Rudolf Steiner), Domach1981.

168 – Nella meditazione stessa viene anzitutto caratterizzata la via che sotto la guida delle forze solari («Io tengo il Sole in me») conduce il discepolo attraverso tutti i sette pianeti sino alla sfera esterna di Saturno. Poi egli si volta e da Saturno discende di nuovo sino al Sole. Così egli sperimenta il Sole, come possibile soltanto dopo la morte, non più «in sé», ma egli stesso diviene Sole («Io sono il Sole»). Questa nuova esperienza permette al discepolo di avvicinarsi ora all’altare spirituale, per sperimentare là quanto sopra descritto.

169 – Vedi Friedrich Hiebel, Tempo di decisioni con Rudolf Steiner. Esperienza ed incontri, Parte II, cap. 6, «L’ora mirabile della Pietra di Fondazione», Ed. Arcobaleno, Oriago (VE) 1988.

170 – Naturalmente questo è soltanto un aspetto del significato del segno menzionato. L’interpretazione qui indicata viene tuttavia rafforzata dalla seguente comunicazione di Rudolf Steiner a Ita Wegman, «che durante la Posa della Pietra di Fondazione a Natale Christian Rosenkreutz con le sue schiere [i suoi allievi] entrò nella ‘Falegnameria’» e questo viene anche confermato nell’accogliere i motti rosicruciani nella Meditazione della Pietra di Fondazione (vedi Margarete e Erich Kirchner-Bockholt, Die Menschheitsaufgabe Rudolf Steiners und Ita Wegman (Il compito di Rudolf Steiner e Ita Wegman nell’umanità), cap. «Rudolf Steiners Mission» («La missione di Rudolf Steiner»), Dornach1981.

171 – La costituzione di esso risale all’ iniziativa delle persone nominate, per cui venne definito così da Rudolf Steiner.

172 – Vedi in merito le parole di Rudolf Steiner a pagina 39.

173 – Citazioni dalle conferenze O.O. 118, 10.5.1910; 0.0. 118, 30.1.1910; 0.0. 152, 14.10.1913.

174 – Cap. «La stella a cinque punte e il Cristo-Sole», Ed. Antroposofica, Milano 1982.

175  – O.O. 130, 27.9.1911.

176 – Anche nella sua incarnazione più lunga a noi conosciuta (1378- 1484) Christian Rosenkreutz ha percorso un cammino simile: dall’esperienza del Cristo davanti a Damasco alla fondazione storica della confraternita dei rosacroce in Europa e poi, nella seconda metà della sua vita terrena di allora (1459), alla nuova iniziazione, che divenne famosa ai posteri come «Le nozze chimiche» mediante J. V. Andreae.

177 – O.O. 262, Manuskript von Barr III (Manoscritto di Barr III); corsivo di Rudolf Steiner.

178 – Vedi O.O. 94, 13.6.1906. Nelle seguenti parole Rudolf Steiner mette

in rilievo che la conoscenza del male – e su questo fondamento la «lotta in piena coscienza» con esso – fa parte dei compiti più importanti del quinto periodo di civiltà postatlantico: «Ciò che gli uomini del quinto periodo di civiltà postatlantico devono imparare a conoscere, è: la lotta pienamente cosciente contro il male, che si sta presentando nell’evoluzione dell’umanità. Così, come nel quarto periodo di civiltà postatlantico ha avuto luogo la lotta nelle dispute riguardanti la nascita e la morte, così ora ha luogo la lotta con il male. Ora tutto dipende dunque dall’afferrare in piena coscienza l’insegnamento spirituale [l’Antroposofia]» (O.O.178,18.11.1917).

179 – «An die Freunde» («Agli amici»), Articolo del 4 ottobre 1925, Arlesheim 1960.

180 – M. e E. Kirchner-Bockholt, Die Menschheitsaufgabe Rudolf Steiners und Ita Wegman (Il compito di Rudolf Steiner e Ita Wegman nell’umanità), Domaci 1981.