Il pensiero del Cristo nei tempi antichi e moderni

O.O. 353 – La storia dell’umanità e le civiltà del passato – 26.03.1924


 

Sommario: Il pensiero del Cristo nei tempi antichi e moderni

Cristo e il Buon Pastore. Il Crocifisso. Cristo quale Essere extraterreno e il dogma dell’immacolata concezione. La tricotomia, concezione eretica nel medioevo. L’agnello di Dio. L’Ostensorio. La mezzaluna turca. La disputa sull’Eucaristia. La guerra dei Trent’anni. La nascita del protestantesimo e il principio dello spirito. Armonie evangeliche di Otfried e Heliand. Il cristianesimo prima del Cristo. Il materialismo nella concezione della Chiesa.

 

Oggi vogliamo aggiungere qualcosa che riguarda il cristianesimo. Purtroppo non potei parlare sabato scorso, perché dovetti andare a Liestal. Avevamo cercato in effetti di dire qualcosa sull’essenza del cristianesimo, su che cosa esso ha significato per l’evoluzione dell’umanità. Avevamo poi parlato delle lotte che erano sorte in Europa e che in sostanza, come avevo detto, portarono dopo lungo tempo a un partito in cui si sottolineava il principio del Padre, nel cristianesimo orientale, a un altro partito che sottolineava il principio del Figlio, nella Chiesa cattolico romana, e un terzo partito, quello delle chiese evangeliche, che bada di più al principio dello Spirito.

 

Oggi è in realtà difficile parlare di queste cose, perché moltissimi pensano se sia possibile nel mondo discutere di cose del genere. Certo oggi nel mondo ci si occupa e ci si combatte per tutt’altre cose, e diventa difficile comprendere che un tempo uomini abbiano potuto combattersi nei modi più terribili per questo o quel principio. Occorre tuttavia accettarlo, signori miei, perché verranno anche tempi in cui non si riuscirà a capire come mai gli uomini abbiano potuto combattersi per le cose di oggi. E forse quei tempi si avranno in un futuro non molto lontano. Pensando a questo, si ammetterà perché uomini del passato abbiano potuto discutere su cose diverse da quelle di oggi. Comunque è bene sapere per che cosa gli uomini disputavano, perché i problemi sono ancora fra noi.

 

Qual è infatti l’immagine esteriore del cristianesimo che si è conservata nel modo più forte? La più forte immagine del cristianesimo fu per lungo tempo quella del Gesù morente, della croce con appeso il morto Gesù. Non subito all’inizio del cristianesimo si guardò in quel modo al morto Gesù. Risalendo ai tempi più antichi, si trova che la più comune, la più diffusa immagine del Cristo Gesù è quella di un giovane pastore con un agnello sulle spalle. Lo si chiamava il Buon Pastore, e nei primi tre secoli cristiani quella del Buon Pastore era in effetti l’immagine più diffusa. In realtà solo qualche secolo più tardi si ebbero le immagini che presentano il Cristo morto appeso alla croce, il Crocifisso, come poi si disse. I primi cristiani non si figuravano il Crocifisso.

 

In tutto ciò si nasconde qualcosa di importante. I primi cristiani avevano ancora senz’altro l’idea che il Cristo era disceso in Gesù dal sole, che il Cristo era un essere extraterreno, ma più tardi tutto fu malinteso. Tutto fu fatto rientrare nel dogma della cosiddetta immacolata concezione, secondo la quale Gesù non era stato concepito e non era nato in modo usuale. Solo quando più non si comprese che Gesù era anzitutto un uomo, sia pure molto notevole, e che solo a trent’anni era sceso in lui lo spirito solare che chiamiamo Cristo, solo quando tutto ciò non si comprese più, da un lato si ebbe l’idea di raffigurare il Cristo morente sulla croce, e dall’altro di spostare già alla nascita la discesa del Cristo per vie spirituali. Fu un malinteso che si formò soltanto a partire dal sesto secolo e che fa vedere cose molto profonde. Fra il tempo in cui i cristiani raffiguravano ancora il Cristo come il Buon Pastore, e il tempo in cui lo raffiguravano crocifisso, vi è infatti un fatto ben preciso, e cioè che in un Concilio* era stato deciso che l’uomo non consiste di tre parti, di corpo, anima e spirito, ma solo di due parti, corpo e anima, e che essa ha alcune caratteristiche spirituali.

 

La decisione fu importante, perché per tutto il medioevo fu considerata eretica la tricotomia, la partizione dell’uomo in tre parti. Nessun credente doveva pensare alla tripartizione dell’uomo. Non si poteva dire che l’uomo ha anche uno spirito, ma piuttosto che ha corpo e anima e che questa ha alcune caratteristiche spirituali. In certo qual modo si eliminò così lo spirito e si chiuse soprattutto la strada dell’uomo verso lo spirito. Oggi appunto occorre riprendere la scienza dello spirito per ridare all’umanità ciò che le era stato tolto.

 

Anzitutto i primi cristiani sapevano che ciò che del Cristo viveva in loro non poteva né nascere, né morire; che non è qualcosa di umano. L’uomo nasce e muore, ma il Cristo che era disceso in Gesù durante la sua vita non era nato in modo umano e non poteva venir toccato dalla morte, come Gesù morto sulla croce. Come l’uomo può cambiare un vestito, così il Cristo assunse un’altra forma, una forma spirituale. Non si riesce però a raffigurare ciò che è spirituale, non lo si può vedere con gli occhi, e occorre darne un’immagine. Poiché lo spirito veglia sull’uomo, poiché è un buon consigliere per l’uomo, lo si rappresentava come il Buon Pastore.

 

Qualcosa è ancora rimasto, ma oggi la gente più non lo capisce. Avviene spesso che di un’immagine ne rimanga solo una parte. Quando si parla del Cristo è ancora frequente che si dica “l’Agnello di Dio”, ed è un residuo dell’immagine che ci si faceva nei primi secoli, l’immagine che è rimasta dell’agnello che il Cristo portava sulle spalle. Quella parte è appunto rimasta. Nei tempi più antichi in genere si indicava l’uomo con una sua parte. Vi sono nomi che ricordano il cappello, oppure le armi che si portavano. Così è anche rimasto il nome “Agnello di Dio” come parte di una più antica raffigurazione.

 

Nel sesto secolo già non c’era più la conoscenza dello spirito, e la conseguenza di ciò fu che si credeva di poter solo guardare a ciò che nel Cristo Gesù aveva avuto un destino umano. Non si guardava più al Cristo vivente che è spirito, ma all’uomo mortale Gesù, e si credeva che lui fosse il Cristo. Perciò dal sesto secolo l’avvenimento della sua morte ebbe una particolare importanza.

 

In realtà aveva già una funzione il materialismo. Seguendo lo sviluppo del cristianesimo, vediamo a sua volta svilupparsi il materialismo. Per questo più tardi avvennero molte cose che altrimenti non ci sarebbero state.

 

Avevo già detto che la conoscenza secondo cui il Cristo è un essere solare vissuto nell’uomo Gesù viene espressa da un segno che ancora oggi si può vedere sull’altare ad ogni messa solenne, ed è il Santissimo, l’Ostensorio (v. disegno seguente): il sole nel mezzo con sotto la luna. Fino a quando si seppe che il Cristo è un essere solare quel segno ebbe il suo significato. Che cosa vi è infatti in mezzo all’Ostensorio? Un’Ostia fatta di farina; ma da che cosa potè mai nascere? Nacque perché i raggi solari cadono sulla terra, perché il sole fa cadere luce e calore sulla terra, perché i cereali crescono per diventare poi farina. Tutto è cioè un vero prodotto del sole. Se così ci si vuole esprimere, è veramente un corpo fatto dalla luce del sole. Sino a quando lo si sapeva, il tutto aveva un senso.

 

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Inoltre per la luna si ha quella figura perché dalla sua falce deriva qualcosa di importante. Avevo detto che l’uomo riceve dalla luna le forze che gli danno la sua figura fisica. Il tutto aveva un senso sino a quando si sapeva come sono le cose; esse però perdono a poco a poco del tutto il loro significato. Voglio dirvi qualcosa da cui si veda quale importanza hanno queste cose.

 

Da quel che vi ho detto, sappiamo che i Turchi, cioè i maomettani, credevano in un solo Dio, non alle tre figure divine; facevano risalire tutto al Dio Padre. Quale segno dovevano allora assumere? Naturalmente la luna, e per questo appunto i Turchi hanno la figura della mezza luna.

 

La cristianità dovrebbe sapere che in quel suo segno il sole vince sulla luna. Proprio questo veniva espresso dai primi cristiani: la vittoria del sole sulla luna grazie al mistero del Golgota. Ma che cosa significa? In realtà con queste cose si entra appieno nella sfera spirituale. Se infatti si comprende che cosa è dato dall’immagine del sole ci si dice: chi sa che cos’è l’immagine del sole, sa pure che nella vita l’uomo ha una libera volontà e che in lui può entrare qualcosa di importante per la sua vita. Chi invece crede solo alla luna, chi crede che con la nascita l’uomo ha ricevuto tutto, sa anche che nulla può aggiungervi di suo. Questo è appunto il fatalismo dei Turchi! Essi in effetti sanno ancora qualcosa riguardo a ciò. In un certo senso sono più intelligenti degli Europei, perché questi ultimi hanno sì il sole quale loro segno, ma hanno dimenticato il suo significato.

 

Se ora si pensa che a partire dal sesto secolo in effetti più nulla si sapeva del Cristo spirituale, si comprenderà anche perché nel medioevo, dal decimo al tredicesimo secolo e anche più avanti, si cominciò a discutere su che cosa in realtà fosse quella che si chiama Eucaristia. Essa ha un significato solo per chi ha un’immagine della sfera spirituale. Però allora più non lo si sapeva e quindi si discuteva. Alcuni dicevano che sull’altare, in chiesa, il pane si trasforma veramente nel corpo del Cristo. Altri non lo credevano, perché non potevano pensare che il pane, che anche dopo aveva l’aspetto consueto, fosse diventato carne. Proprio non potevano capirlo. Nacquero così le dispute medioevali che condussero a quei terribili risultati. Alcuni dicevano che fosse uguale comprendere o meno la cosa: credevano comunque che il pane diventa carne, ed era il partito della chiesa cattolica. Gli altri dicevano di non poterlo credere e che, al massimo, quel che avviene ha solo un significato simbolico; ed erano coloro che poi si trovarono nelle chiese evangeliche.

 

Le cose in affetti si svilupparono e nel medioevo divennero poi le guerre di religione, che culminarono nella terribile guerra dei Trent’anni, dal 1618 al 1648. Si ebbe quella terribile guerra perché cattolici e protestanti si scontrarono. Come è noto quella guerra cominciò con la cosiddetta defenestrazione di Praga. I rappresentanti imperiali a Praga furono gettati dalla finestra da quelli del partito avverso. Sebbene fossero stati gettati da un secondo piano, andò loro bene perché caddero su un mucchio di rifiuti! Non era un cumulo di letame di bovino o di cavallo, ma di carta o qualcosa del genere, perché allora a Praga pare si usasse gettare dalla finestra carta straccia, buste e così via. Quella volta i due funzionari imperiali: Martinitz e Slavata e il segretario Fabricius si salvarono, quando furono gettati dalla finestra per i litigi fra cattolici e protestanti. Va detto che a quei tempi fatti del genere avvenivano piuttosto di frequente; da lì comunque iniziò la guerra dei Trent’anni.

 

Naturalmente non si deve credere che per tutta quella guerra si combattesse soltanto per questioni religiose. Se così fosse stato, forse la guerra sarebbe finita prima. Vi si aggiunsero le lotte fra i principi che approfittarono per cercare di perseguire i propri scopi. Qualcuno si schierò per uno dei partiti, altri per l’altro, perseguendo i propri scopi sotto il mantello delle dispute religiose; così quella guerra durò appunto trent’anni. Cominciò comunque dall’episodio che ho raccontato.

 

Vedete dunque che ancora nella guerra dei Trent’anni, dal 1618 al 1648, ancora nel secolo diciassettesimo e quindi non tanto tempo fa, la gente disputava per argomenti del genere. Da quei contrasti sorsero in effetti il protestantesimo e le chiese evangeliche.

 

Ora chiederete: se in effetti lo Spirito fu eliminato, come puoi dirci che la chiesa protestante, la chiesa evangelica, ha anche accettato lo Spirito delle tre figure divine? In merito accorre aggiungere che gli evangelici non erano coscienti di adorare lo spirito, perché esso appunto era stato eliminato. Non ne erano coscienti. D’altra parte vi dico spesso: ciò che non si sa, può ugualmente essere presente, e nelle chiese evangeliche era attivo uno spirito, anche se non tanto grande. Nulla però ne sapevano gli evangelici. Pensiamo un momento: se non ci fosse tutto ciò di cui ad esempio i professori nulla sanno, che cosa vi sarebbe al mondo? Ci deve appunto essere chiaro che si può parlare di qualcosa che l’uomo fa anche se non ne è cosciente. Così si può dire per la nascita del protestantesimo che la terza figura, lo Spirito, era in effetti attiva.

 

In piena regola nasce così anche il materialismo! I più antichi cristiani non avevano bisogno di discutere se la farina fisica dell’ostia si trasformasse in vera carne, perché proprio non erano arrivati a pensare qualcosa del genere. Volendo pensare tutto materialisticamente, tutto diventa materiale. La cosa è molto interessante. Il materialismo ha cioè due aspetti: anzitutto pensa materialisticamente tutta la spiritualità, e poi nega lo spirito. Questa è la strada presa dal materialismo.

 

Interessante è ora vedere come anche dopo il sesto secolo vi fosse nell’Europa centrale una concezione del cristianesimo molto più spirituale che non più tardi. Il cristianesimo è diventato materiale anzitutto nel sud. Nell’Europa centrale vi sono due bellissimi poemi. Uno nasce in Alsazia nel nono secolo e si chiama Armonie evangeliche di Otfried; l’altro nasce nella regione che oggi si chiama Sassonia e si chiama Heliand, il Salvatore. Leggendolo, una cosa salta all’occhio. Ci si dice: ma questo monaco (era infatti un monaco di origini contadine che lo scrisse) descrive il Cristo Gesù in un modo ben strano; lo descrive più o meno come i Tedeschi descrivono un duca che alla testa delle sue schiere combatte i suoi nemici. Leggendo il Salvatore ci si sente in Germania e non in Palestina. Certo vengono raccontati gli stessi eventi del Vangelo, ma come se il Cristo fosse in effetti un duca tedesco, un principe tedesco. Così vengono raccontate le azioni del Cristo.

 

Che cosa significa tutto ciò? Che all’uomo che scrisse il Salvatore erano indifferenti i fatti che si erano potuti vedere con gli occhi in Palestina; neppure li voleva descrivere fedelmente. L’aspetto esteriore gli era indifferente. Intendeva descrivere il Cristo spirituale, e pensava che non fosse importante che si fosse incarnato nella figura umana di un duca tedesco o in quella di un ebreo palestinese. Nel tempo cioè in cui fu scritto il Salvatore, nell’Europa centrale si credeva ancora veramente al Cristo spirituale, la gente non era ancora diventata materialista. Nel sud invece era accaduto; i popoli romano e greco erano allora già materialisti. Nell’Europa centrale vi era ancora un certo senso per lo spirito, e di conseguenza il monaco sassone che scrisse il Salvatore in effetti descrisse ancora il Cristo, solo però nelle vesti di un duca tedesco. Possiamo così vedere che nell’Europa centrale vi era la possibilità di mostrare che il Cristo era lo spirito solare assolutamente spirituale, come ho detto.

 

Se poi si va a vedere il carattere del Cristo in questo Salvatore, soprattutto si trova che il Salvatore, il Cristo, in questo libro sassone è un “uomo libero”, vale a dire che è solare e non solo lunare, cioè appunto un uomo libero.

Invero è proprio stata dimenticata tutta la relazione del Cristo col mondo al di fuori della terra, e oggi più non la si riconosce.

 

Desidero dirvi ancora qualcosa. Ritornando ancora una volta ai misteri dei quali ho detto che anticamente erano in pari tempo scuole, centri religiosi e artistici, si trova che in essi si svolgevano feste che erano in relazione col corso dell’anno. In primavera veniva soprattutto festeggiata la cosiddetta risurrezione. La natura risorge infatti nel tempo della Pasqua, e quindi si festeggiava la risurrezione. Ci si diceva che l’anima umana può festeggiare una risurrezione, come la natura. La natura ha il Padre; in primavera le forze della natura ritornano nuove. Però anche nell’uomo, se bada a se stesso, se lavora giustamente su se stesso, si rinnovano le sue forze animiche. Negli antichi misteri, da parte di chi in effetti sapeva, da parte di coloro dei quali si diceva che avevano la saggezza, si tendeva soprattutto a che l’anima avesse un’esperienza che, direi, fosse nella vita umana un’esperienza primaverile, un’esperienza in base alla quale ci si potesse dire: ciò di cui ero prima cosciente è tutto un niente! Ora rinasco a nuovo! Succede a volte nella vita di sentirsi come rinati, vale a dire di sentirsi rinascere nello spirito. Per quanto ciò possa sembrarvi strano, in tutto l’Oriente asiatico gli uomini si distinguevano in quelli che nascono una volta e in quelli che nascono una seconda volta. Si parla in generale di gente nata due volte. I primi, quelli nati solo una volta, lo erano grazie a forze lunari e tali rimanevano per tutta la vita. Gli altri, quelli nati due volte, venivano istruiti nei misteri, imparavano qualcosa ed erano coscienti che l’uomo può rendersi libero, può seguire le proprie forze. Tutto ciò veniva presentato in immagini.

 

Si può retrocedere di molto, di moltissimo. Ovunque, al tempo della primavera, vi è una determinata festa nella quale nei misteri sì rappresentava come un Dio in figura umana morisse, venisse sepolto e risorgesse dopo tre giorni. Era una vera rappresentazione, quella che negli antichi misteri veniva sempre data nel tempo della primavera. La gente si riuniva, ed era presente l’immagine del dio in figura umana. Si rappresentava come il dio morisse, e si seppelliva la sua immagine. Dopo tre giorni l’immagine veniva tolta dal sepolcro e portata in processione solenne in giro nella zona, e tutti gridavano: il Salvatore è per noi risorto. Durante quei tre giorni nei quali il Salvatore giaceva nel sepolcro in immagine si aveva una specie di festa di lutto, seguita dalla festa di gioia.

 

Signori miei, tutto ciò significa molto, perché vuol dire che quel che poi è avvenuto sul Golgota si svolgeva in immagine tutti gli anni nei misteri.

Quando poi nei Vangeli viene raccontato che sul Golgota vi fu la croce, che il Cristo vi morì, abbiamo un evento storico, ma la sua immagine era presente lungo tutta l’antichità. Per questo i primi cristiani sentivano che quel che si era svolto nella realtà era l’adempimento di una profezia e dicevano: coloro che erano vissuti negli antichi misteri erano i profeti del mistero del Golgota che poi si svolse.

Vediamo dunque come in un certo senso anche nell’antichità vi fosse un cristianesimo, solo che non era il cristianesimo del Cristo Gesù, ma un cristianesimo spirituale che veniva festeggiato in immagine.

 

Uno dei più importanti santi della chiesa cattolica è sant’Agostino, vissuto fra il quarto e il quinto secolo. All’inizio era pagano, in seguito si convertì al cristianesimo e divenne poi uno dei sacerdoti più eminenti e santo della chiesa cattolica. Nei suoi scritti si trova una magnifica frase: «Il cristianesimo esisteva prima di Gesù Cristo; gli antichi sapienti erano già cristiani, ma non li si chiamavano ancora cristiani».

È qualcosa di molto importante che già in un periodo cristiano venisse ammesso che appunto quel che esisteva in precedenza negli antichi misteri come cristianesimo venisse poi rappresentato da Gesù Cristo nel tempo in cui non vi erano più i misteri, in modo che esso potesse rimanere un evento unico per tutta la terra.

Scomparve anche la coscienza che il cristianesimo fosse vissuto già nell’antico paganesimo. Il materialismo ha semplicemente distrutto moltissimo di ciò che l’umanità aveva già trovato. Nell’immagine in cui nel periodo primaverile veniva rappresentata la rinascita del morto Dio umano, il saggio dell’antichità vedeva appunto il proprio destino e diceva: devo io stesso così evolvermi; devo evolvere in me una scienza, grazie alla quale possa dire a me stesso che la morte ha per me un significato soltanto per le forze naturali che sono in me, ma non per ciò che in seguito mi fa rinascere una seconda volta, che conquisto con le mie forze umane.

 

Nel primo cristianesimo vi era ancora qualcosa grazie a cui gli uomini si dicevano: per essere immortale l’uomo deve svegliare l’anima in sé durante la vita: soltanto così è immortale nel suo giusto significato. Naturalmente contro di ciò non ebbe la meglio una concezione errata, ma vi combattè contro una concezione errata. Mentre infatti nei primi secoli il cristianesimo si diffondeva in modo che la gente si dicesse che occorreva curare l’anima umana per non lasciarla morire, la Chiesa predicò invece un’altra concezione: non voleva cioè che l’uomo badasse alla propria anima, ma voleva occuparsene lei! “È la Chiesa che si deve sempre più occupare dell’anima dell’uomo, non l’uomo stesso!” Ne seguì che in effetti non si è più visto nell’uomo ciò grazie a cui l’anima può giustamente occuparsi dì se stessa affinché vi nasca lo spirito, affinché rinascano in lei le forze solari. Certo non è possibile occuparsi materialisticamente delle forze solari. Come ci si potrebbe infatti occupare in modo materialistico delle forze solari? Si dovrebbe magari organizzare una spedizione per prendere dal sole ciò che si vorrebbe dare all’uomo! Però proprio non lo si poteva fare, e si presentò il tutto in modo errato.

 

Tutto quel che vi ho detto mostra come in effetti nel corso del tempo il materialismo si sia sempre più affermato, e come in realtà l’elemento spirituale non sia stato più compreso. Oggi siamo tuttavia al punto di non avere ucciso del tutto l’anima umana, sebbene domini il principio secondo cui l’anima umana non debba essere curata dall’uomo stesso, ma dalla Chiesa. Se però dovesse continuare a vivere lo stesso principio, non mancherebbe molto tempo fino a che le anime morissero con i corpi.

 

Oggi le anime umane vivono ancora e possono ancora venir risvegliate, se si presenta una giusta scienza dello spirito. Entro uno o due secoli non lo potranno più fare, se non si presenterà la scienza dello spirito, se si dovesse continuare nel modo antico.

 

Che cosa avverrebbe se il materialismo rimanesse? Dovrebbe man mano ridere di se stesso, perché già nell’educazione si deve procedere in modo spirituale. Non è infatti possibile educare e insegnare senza parlare dello spirito. Se però si dovesse continuare allo stesso modo, come già si vede in molti luoghi, il materialismo dovrà ridere di sé, quando parla dello spirito, oppure dovrà diventare onesto.

 

Quando nel 1922 a Vienna parlai assieme ad altri amici antroposofi, venne scritto un articolo che terminava con questa frase dell’autore: «Dobbiamo condurre la lotta contro lo spirito!». Ma a che punto si arriverebbe conducendo onestamente una lotta contro lo spirito? Volendo cominciare con onestà a educare un bambino di sei anni, si dovrebbe dire: “Per tutti i fulmini, anche quella è materia che presuppone lo spirito! Noi però preferiamo offrire al bambino una polverina o qualcosa d’altro affinché la sua materia venga modificata; allora sì che diventerà intelligente e imparerà qualcosa!”. Questo dovrebbe accadere se il materialismo fosse coerente: dovrebbe portare i bambini a scuola e inoculare loro l’intelligenza, come oggi si vaccina contro il vaiolo, perché se essa è materiale la si deve poter inoculare. Ai ragazzi si dovrebbe inoculare l’intelligenza, e allora il materialismo sarebbe coerente. Dicendo che non si pensa con l’anima e con lo spirito, ma col cervello, allora andrebbe trattato anch’esso in modo materiale e non spirituale, dato che il cervello è materia. A tali spaventose contraddizioni arriverebbe il materialismo.

 

Ci si può salvare solo imparando di nuovo a sapere qualcosa dello spirito.

Nel nostro tempo deve esistere una scienza dello spirito, altrimenti l’anima umana muore.