08 – Il gruppo scultoreo e i moderni Misteri del Santo Gral

Il gruppo scultoreo


 

Il motivo del gruppo nel lato a sinistra si trova nel più grande contrasto con il cammino dell’Io del motivo centrale.85 Rappresenta la via nell’ambito del potere delle potenze oppositrici – l’ottava sfera – e con ciò presenta sin dall’inizio una chiara tendenza-anti-Io, che conduce in ambiti universali asurici.86

 

Rudolf Steiner dice che con l’ottava sfera sono collegate anche le forze della chiaroveggenza visionaria, legata al corpo (vedi O.O. 254, 18.10.1915). Per cui gli esseri umani che ammirano questo già nella vita comune e venerano il portatore di essa, interiormente si trovano già sulla via all’ottava sfera. In riguardo Rudolf Steiner parla persino dell’«amore perverso» verso di essa. Possiamo contrapporci a ciò occupandoci meditativamente del gruppo scultoreo, essendo esso in grado di stabilire il necessario contrappeso nell’anima umana e di proteggerla così dalla descritta tentazione.

 

Già nel primo sguardo a questa eccezionale opera d’arte abbiamo la sconvolgente sensazione del diretto incontro con la figura centrale, che afferra e colma pienamente l’anima dell’osservatore. Da ciò a poco a poco può svilupparsi un’ulteriore esperienza descritta di seguito. Naturalmente questo può avvenire nel modo più intenso al primo incontro con l’originale della scultura lignea nella sala del gruppo del Goetheanum. Con una certa intonazione meditativa dell’anima, tuttavia, può essere suscitata in modo simile anche in ogni ulteriore visita.

 

Con il Suo possente gesto il Rappresentante dell’umanità che ci viene incontro agisce in modo tale che in un primo momento non percepiamo nulla al di fuori di Lui. Infatti, è unicamente Lui che riempie l’intero campo visivo dell’osservatore. Come incantati volgiamo lo sguardo a questo volto indescrivibile, che in sé porta ad espressione la più alta concentrazione dello stupore, della compassione e della coscienza morale. In questo momento possiamo veramente sperimentare ciò che dice Rudolf Steiner stesso in merito: • «Il Cristo si presenta come l’amore incorporato in sé»,87 che Egli irraggia ovunque.

 

Soltanto a poco a poco ci si riprende da questa profonda commozione e si sperimenta come una spinta interiore di seguire le due direzioni indicate dai possenti gesti delle braccia e delle mani. Su questa strada scopriamo gradualmente i dintorni del Rappresentante dell’umanità, che si estendono verso l’alto e il basso. Così prima, sopra la testa del Cristo, formando un grande arco, vediamo Lucifero che precipita nell’abisso, la cui ala viene spezzata esattamente là dove l’irradiazione della mano sinistra del Rappresentante dell’umanità la tocca quasi. Questa irradiazione tuttavia non possiede nulla che condanni. Essa è puro amore e compassione. Ma è proprio questo che Lucifero non riesce a sopportare e per sfuggire a tale incontro si precipita nell’abisso universale.

 

Seguendo il gesto della mano destra scopriamo la figura di Arimane, che si è ritirato nelle profonde caverne della Terra. Là egli giace con le ali spezzate, assomiglianti alle ali dei pipistrelli, il corpo ossificato, a forma di drago o di verme, legato da vene d’oro nella sua fuga dall’incontro con il puro amore universale e l’infinita compassione di esso per tutti gli esseri del mondo. Tuttavia anche qui non è che il Cristo lo odia, ma è Arimane stesso nella sua disperazione a cacciarsi nell’ultima solitudine. Per le due potenze oppositrici questa è l’ora della vera autoconoscenza. • «Nella sua interiorità Lucifero sente qualcosa che fa sì che egli stesso si spezzi le ali. Questa è l’autoconoscenza in Lucifero, l’esperienza di sé. Altrettanto in Arimane» (0.0. 157, 10.6.1915).

 

Poiché Rudolf Steiner mette in rilievo soprattutto la compassione del Cristo per entrambe le potenze oppositrici (Egli ha «soltanto infinita compassione» per Lucifero e anche «infinita compassione per Arimane»88), diventa immediatamente comprensibile che con ciò tutto il gruppo scultoreo è collegato con l’impulso di Parzival.

• «Ma al centro [del gruppo scultoreo] c’è il Cristo come Colui che reca l’elemento parzivaliano nell’evo moderno, come Colui che non con la Sua potenza, bensì con la Sua esistenza deve portare gli altri [Lucifero e Arimane] al superamento di sé, per cui non è Egli che vince gli altri, ma sono loro a vincere se stessi» (0.0. 159, 18.5.1915). In quanto detto è tuttavia già nascosta la differenza fondamentale tra l’agire di Parzival e l’agire del Cristo. Mediante la forza della compassione Parzival stesso diviene sapiente. Il Cristo tuttavia, unicamente mediante la sua presenza, genera il sapere superiore in altri esseri. Esso nasce dalla coscienza del Cristo, che Egli crea nell’uomo e la quale nel senso più profondo è collegata con ogni vera autoconoscenza .89 È per questo che Rudolf Steiner può parlare anche dell’autoconoscenza di Lucifero e Arimane, divenuta possibile per questi esseri dopo il Mistero del Golgota, come rappresentato nel gruppo scultoreo.

 

Mediante l’incontro con il Cristo qui inteso, anche l’uomo si risveglia alla più alta autoconoscenza. E questa, anche se in un modo del tutto diverso, è per lui altrettanto dolorosa come per le potenze oppositrici. Infatti, nel Cristo unicamente la Sua esistenza agisce sull’anima dell’uomo, così che non è il Cristo a condannarlo (come ancora oggi è nel credo delle chiese cristiane e come dipinto da Michelangelo in forma quasi archetipica nel suo grande affresco il giudizio universale), bensì alla presenza del Cristo l’uomo condanna se stesso. E allora il giudizio è così incontestabilmente vero, come lo è l’Essere stesso che lo crea unicamente con la Sua presenza.

 

Rudolf Steiner collega questo processo interiore di autoconoscenza, che conduce alla completa trasformazione di sé, con il futuro del cristianesimo. Ponendo in tal senso l’immagine del Cristo di Michelangelo nel Giudizio universale di fronte alla figura centrale del gruppo scultoreo, egli dice: Qui [in Michelangelo] avete un Cristo, che in futuro non può essere un Cristo, perché da un lato premia i buoni e dall’altro lato condanna i cattivi; mentre per i cristiani del futuro deve essere così che ognuno, mediante ciò che è esistente attraverso il Cristo, premi e condanni se stesso» (O.O. 157, 10.6.1915). E questa nuova forza cristiana della vera autoconoscenza, che in presenza del Cristo conduce a un giudizio obiettivo di se stessi, venne già disposta in modo artistico nel gruppo scultoreo per questi «cristiani del futuro». Così, per chi osserva senza pregiudizi, un tale agire può risultare anche dal gruppo scultoreo. In una contemplazione individuale questo può essere approfondito sino ad una reale esperienza interiore.

 

Il poeta e antroposofo russo Maximilian Woloschin (1877-1932) nella sua grande poetica, Die Pfade Kains («I sentieri di Caino»), nell’ultimo, quindicesimo poema «Das Gericht» («Il giudizio»), ha messo in rilievo questo Mistero del futuro nelle seguenti parole:90

 

«E ognuno

vide il Sole in se stesso

nello zodiaco …

… E giudicò se stesso.»91

 

In una osservazione meditativa del gruppo scultoreo, come qui descritto, è possibile scoprire anche l’essenziale tratto fondamentale di tutta la metodologia antroposofica. Soprattutto nella conoscenza del male, che secondo Rudolf Steiner appartiene ai compiti centrali del nostro tempo, del quinto periodo di civiltà postatlantico, il punto di partenza metodico è quello di rivolgere lo sguardo interiore prima al bene, collegandosi con esso in modo solido e irremovibile, e soltanto dopo anche al male, poggiando interiormente in modo solido sul fondamento del bene. Questo metodico principio fondamentale deve essere applicato conseguentemente nell’incontro con ogni uomo e in ogni situazione della vita, affinché diventi una naturale abitudine dell’anima. Per questo l’osservazione sempre a nuovo della scultura lignea può essere un decisivo aiuto.

 


 

Note:

85 – Qui «a sinistra» visto dall’osservatore.

86 – Sull’azione distruttrice dell’Io da parte degli Asura vedi O.O. 107, 22.3.1909.

87 – Conferenza del 29 giugno 1921, pubblicata in Der Baugedanke des Goetheanum (L’idea architettonica del Goetheanum), Dornach 31986.

88 – O.O. 159, 18.5.1915. – Questo motivo della duplice compassione è rappresentato sulle ali laterali della vetrata rosa Nord, nella quale è raffigurato come il Cristo si inclina verso Lucifero e Arimane.

89 – L’archetipo di tale efficacia del Cristo è la Sua presenza nella sfera del Buddhi nella cerchia dei dodici Bodhisattva. Vedi anche il cap.14.

90 – M. Woloschin scrisse le seguenti righe il 15 febbraio 1915 a Parigi e per cui quasi sei mesi prima delle parole citate di Rudolf Steiner.

91 – Traduzione di A. Nitzberg. – Il Poema completo è stato pubblicato in lingua tedesca dall’editrice Verlag Die Pforte, Dornach 2004. In riguardo a Maximilian Woloschin e il suo rapporto con l’Antroposofia vedi dettagli in S. O. Prokofieff, Maximilian Woloschin. Mensch, Dichter, Anthroposoph (Maximilian Woloschin. Uomo, poeta, antroposofo), Dornach 2007.