08 – Il Guardiano della Soglia e l’assenza di presupposti nella conoscenza

Il Guardiano della Soglia e «La filosofia della libertà» – I


 

Nella conferenza del 27 agosto 1912 Rudolf Steiner descrive come l’uomo,

per varcare in modo giusto la Soglia al mondo spirituale, deve lasciare indietro

tutto ciò che sinora egli ha vissuto e sperimentato nel mondo fisico-sensibile.

 

«Quando giungiamo al Guardiano della Soglia,

a dire il vero dobbiamo lasciare tutto ciò che sappiamo di noi.

Dobbiamo allora avere solo ancora qualcosa da far passare. È questo che importa!

Il fatto che al confine dobbiamo lasciare indietro tutto,

provoca un’esperienza interiore della quale dobbiamo essere all’altezza» (O.O. 138).

 

• In questo consiste la più grande prova dell’uomo alla Soglia.

Infatti, se egli rinuncia a tutto ciò che è terrestre, che cosa rimane ancora di lui?

In certo qual modo egli giunge ad un punto zero, ad un abisso,

che deve oltrepassare con coraggio, con il rischio, di raggiungere sì l’altra sponda,

ma una volta là, di sperimentare che di lui non è rimasto pressoché nulla.

Con ciò questa situazione alla Soglia contiene l’assoluta assenza di presupposti,

che per la teoria della conoscenza, anche se in altra forma, è altrettanto la condizione centrale.

 

Qui essa nasce soprattutto nel produrre la condizione eccezionale

che a dire il vero possiamo comprendere nella sua importanza e portata

solo alla luce delle descritte esperienze alla Soglia.

La particolarità di tale condizione non consiste unicamente

nell’accostarci con l’attuale pensare a quanto già pensato attraverso l’osservazione del pensare,

congiungendo così soggetto e oggetto nella stessa sostanza pensante,

ma nel corrispondente approfondimento di tale processo, essa sta piuttosto in quanto segue.

 

• Nella condizione eccezionale noi lavoriamo meno con i contenuti del nostro pensare,

ma cerchiamo di avvicinarci alle forze interiori di esso che li plasmano e li riuniscono in una sequenza logica.

Possiamo anche dire che cerchiamo di avvicinarci alle forze molto più profonde,

che si nascondono dietro i singoli contenuti di pensiero

e di trasformarle in un continuo e unitario processo di pensiero.

 

• Anche se i contenuti stessi dei pensieri non sono mai privi di presupposti,

questa forza che attraversa il pensare e collega i singoli pensieri possiede comunque realmente tale qualità.

Essa è inerente alla coscienza umana,

per cui l’uomo quale essere pensante non può mai giungere al di là di questa forza,

poiché dopo di essa ogni coscienza è semplicemente finita.

Per cui essa è veramente priva di presupposti e con ciò

l’unica cosa che l’uomo può portare con sé oltre la Soglia dal mondo terrestre.

Infatti, questa forza anche al di là della Soglia costituisce il fondamento per la sua coscienza.

 

Se l’uomo nel salto oltre l’abisso perde quella forza,

allora con essa perde anche la sua coscienza individuale.

• Se tuttavia mediante l’ampliamento meditativo della condizione eccezionale

egli riesce a conservare questa forza spirituale che sta alla base del pensare,

allora al di là della Soglia essa diventa un organo di percezione per il mondo spirituale,

ossia per le immaginazioni oggettive.

 

Ora possiamo comprendere giustamente la frase centrale della suddetta citazione:

«Dobbiamo allora avere solo ancora qualcosa da far passare. È questo che importa!»

Infatti, questo «qualcosa» che qui dobbiamo unicamente «far passare»,

consiste appunto in tale forza superiore insita nel pensare,

la quale poi diventa un nuovo organo di percezione nel mondo spirituale.

• Così l’io dell’uomo anche al di là della Soglia può esercitare completamente la sua cosciente attività di conoscenza.

 

«L’io pone la conoscenza» (O.O. 3, cap. VI; corsivo di Rudolf Steiner).

Queste parole chiave di Rudolf Steiner ottengono così il loro pieno significato, soprattutto per il mondo spirituale.

E l’uomo, se nel cammino della moderna iniziazione riesce ad accedere al mondo spirituale,

allora egli può continuare la sua attività di conoscenza anche là.

Così attraverso l’approfondimento e l’ampliamento interiore della condizione eccezionale,

come descritta nel capitolo III della Filosofia della libertà, ci muoviamo verso la Soglia del mondo spirituale

e con ciò anche verso il cosciente incontro con il suo Guardiano.

 

Una tale comprensione della condizione eccezionale getta una luce particolare sulla storia della nascita

e sulle radici spirituali della teoria della conoscenza priva di presupposti nell’opera di Rudolf Steiner.

Per fondarla e renderla così accessibile a tutti gli uomini, come premessa occulta

Rudolf Steiner stesso dovette incontrare il Guardiano presso la Soglia al mondo spirituale

per tentare dopodiché il descritto salto oltre l’abisso e superarlo con successo.

 

In questo la condizione eccezionale ampliata fu il punto di partenza,

e la forza spirituale del pensare afferrata in essa

fu l’unica cosa che dell’intero contenuto della vita animica dell’uomo

potè essere portata con sé sull’altra riva dell’esistenza

per rendere possibile la continuazione dell’esistenza dell’io.

• Se l’uomo riesce a superare coscientemente in questo modo l’abisso alla Soglia,

allora, già trovandosi dall’altro lato, egli potrà fare la prima esperienza del suo io superiore.

 

Nella Scienza occulta Rudolf Steiner descrive

questa prima esperienza puramente soprasensibile al di là della Soglia nelle seguenti parole:

«Questa è la prima esperienza assolutamente spirituale:

l’osservazione di un’entità animico-spirituale dotata di un io; essa è sorta come un nuovo sé

da quell’altro sé che era vincolato ai sensi fisici e all’intelletto fisico» (O.O. 13, pag. 259).

 

Il successivo passo dopo tale nascita interiore dell’io superiore consiste nel fatto

che «il secondo io – il nuovo nato – può … venir condotto alla percezione nel mondo spirituale» (0.0. 13, pag. 264).

Questo viene tuttavia raggiunto solo mediante un esercizio meditativo rafforzato.

Perciò a questo punto del libro Rudolf Steiner parla anche della «disciplina della volontà»

che ora «deve progredire di pari passo con l’altra disciplina spirituale».

 

Una tale vocazione della volontà in questo grado di evoluzione interiore

è soprattutto di primaria importanza perché il pensare dell’uomo,

quale portatore della sua coscienza di veglia, dall’altra parte della Soglia

si presenta subito come una forza affine alla volontà dell’uomo16 e con ciò in questo grado è immutabile.

 

Nella sua autobiografia La mia vita Rudolf Steiner racconta come egli nel 1879

all’età di 18 anni possedeva già ampiamente questa facoltà di percepire l’io superiore:

«Per me esisteva un mondò di esseri spirituali. Il fatto che l’‘io’, che è Spirito,

vive in un mondo di Spiriti era per me percezione immediata» (0.0. 28, cap. III).

 

Più tardi, nelle sue conferenze scientifico-spirituali egli descrisse anche spesso

come il vero e proprio io dell’uomo alla sua nascita non discende assolutamente nel suo corpo fisico,

bensì durante tutta la vita terrena rimane nel mondo spirituale, vale a dire al di là della Soglia.17

Per cui l’esperienza di esso in piena coscienza può essere raggiunta soltanto nel cammino descritto,

che ha il suo punto di partenza nella condizione eccezionale, ossia nell’afferrare

la forza puramente spirituale che agisce nelle profondità del pensare e che possiede già un carattere volitivo.

 

Questa speciale forza di volontà spirituale insita nel pensare era per Rudolf Steiner come il filo di Arianna,

che garantiva il collegamento dei due mondi e con ciò anche dell’io terrestre con l’io superiore.

• Solo per il fatto che essa venne attivata dall’io contemporaneamente in entrambi i mondi,

esisteva sin dall’inizio la possibilità di riversare i risultati dell’indagine spirituale conquistati in questo cammino

in forme di pensiero generalmente valide e comprensibili e di trasmetterli così agli uomini.

• In seguito l’intera scienza dello spirito potè essere edificata unicamente su questo fondamento.

 

Il cammino evolutivo di Rudolf Steiner quindi non era il movimento

da questa nuova teoria di conoscenza al mondo spirituale, ma in realtà era l’opposto.

• Le esperienze anzitutto conquistate alla Soglia del mondo spirituale

vennero di seguito rappresentate nella concettualità della filosofia di allora,

in modo che non solo divenissero comprensibili ad ogni uomo,

bensì potessero accompagnarlo soprattutto al cammino di conoscenza che lo conduce alla Soglia e al suo Guardiano.

 

Quanto detto getta una luce particolare sulle famose parole di Rudolf Steiner,

nelle quali più tardi egli caratterizzò l’aspetto essenziale della sua attività di Maestro spirituale:

«Io voglio costruire sulla forza che mi permette di condurre ‘allievi dello Spiritosulla via dell’evoluzione.

Il primo atto dovrà avere solo questo significato.»18

 

Tale forza interiore in ogni uomo, sulla quale Rudolf Steiner vorrebbe costruire il moderno cammino di iniziazione

è quella forza fluita nell’umanità mediante il Mistero del Golgota

e la quale – sviluppata in una vera nuova facoltà – permetterà all’uomo di presentarsi come libero creatore

e alla fin fine anche come costruttore del nuovo cosmo.

 

L’accesso a questa particolare forza spirituale nell’uomo può essere trovato

solo mediante l’ulteriore sviluppo del pensare, come descritto nella Filosofia della libertà.

Più tardi Rudolf Steiner potè quindi dire:

«Ecco perché dal punto di vista della nostra scienza dello spirito viene sempre messo in evidenza l’Impulso del Cristo:

esso si trova infatti nella linea del pensare che dà forma» (O.O. 187, 1.1.1919),

vale a dire nella linea evolutiva che dalla Filosofia della libertà conduce direttamente all’Antroposofia.

 

Ne consegue tuttavia che Rudolf Steiner stesso aveva potuto scrivere prima La filosofia della libertà

solo da questa forza insita in lui.

Per cui il suo «primo atto»nell’ambito dell’Antroposofia e della disciplina esoterica

significa la diretta continuazione della Filosofia della libertà.

 

Quanto predisposto nel libro venne ulteriormente sviluppato nell’Antroposofia

quale libero e moderno cammino

che conduce l’uomo odierno nel mondo spirituale

e là al cosciente incontro con l’entità del Cristo.

 

Con ciò qui, come anche in diversi altri ambiti dell’Antroposofia, si manifesta una completa armonia diretta alla meta,

nella nascita e nello sviluppo della tarda opera di Rudolf Steiner dalla sua prima opera.

 

Per fondare una teoria di conoscenza

che «naturalmente» conduce all’ingresso nel mondo della percezione spirituale,

Rudolf Steiner stesso con il suo pensare intuitivo dovette già stare in piena coscienza nel mondo spirituale.

Solo così egli potè aprire agli uomini nella sua opera iniziale il cammino opposto,

quello che dal pensare terreno conduce alla Soglia e con ciò all’Antroposofia, comprensibile e percorribile a tutti.

 


 

Note:

16 – Nella conferenza dell’8.4.1914 (O.O. 153) Rudolf Steiner parla di questa metamorfosi del pensare in un «volere senziente» o «sentimento volitivo». Dinanzi a tale sfondo nell’aggiunta al capitolo VIII della seconda edizione della Filosofia della libertà egli scrive anche che «chi cioè si rivolge al pensare essenziale vi trova sia il sentimento, sia la volontà» (corsivo di Rudolf Steiner).

17  – Vedi p. es. 0.0. 165, 19.12.1915.

18 – Lettera del 16 agosto 1902 a Wilhelm Hubbe-Schleiden, corsivo di Rudolf Steiner, in: «Briefe von Rudolf Steiner», Band II (Lettere di Rudolf Steiner, vol. II), 1892-1902, Dornach 1953.