Inserimento e trasformazione degli alimenti nel processo vitale.

O.O. 128 – Una fisiologia occulta – 28.03.1911


 

Sommario: Il sistema di forze soprasensibile: la forma umana. Inserimento e trasformazione degli alimenti nel processo vitale. Il tessuto e il processo di tipo vegetale che sta a fondamento della formazione degli organi. Dalla vita all’esperienza: la secrezione nel sistema linfatico produce una coscienza ottusa. Coscienza dell’io tramite l’apertura verso l’esterno. Io, sangue, processo di produzione della bile incontrano il flusso nutritizio. Apertura del cuore verso l’esterno tramite il polmone. Eliminazione dell’acido carbonico e delle sostanze urinarie. Il cuore, organo centrale. Sistema planetario e sistema cosmico interno; metalli e organi. Sali e sostanze facilmente ossidabili. L’azione delle sostanze vegetali. Trasformazione di forme organiche precedenti in forme successive; evoluzione ascendente e discendente. Significato della parte femminile e di quella maschile nella formazione dell’immagine umana. L’attività degli organi si trasforma in calore tramite il sangue. La trasformazione del calore in compartecipazione: missione della terra.

 

Sarà mio compito riassumere in quest’ultima conferenza le considerazioni dei giorni scorsi sulla fisiologia occulta in un quadro unitario, che ci consentirà di acquisire una visione del complesso intreccio dei processi vitali nell’organizzazione umana; certo, sia le considerazioni già fatte, sia questo quadro complessivo hanno necessariamente il carattere di un abbozzo. Ci converrà a tal fine partire dall’aspetto più grossolano di tali processi, cioè dai reciproci rapporti dell’organismo umano col mondo esterno, con la nostra terra fisica, quali si svolgono nell’assunzione delle sostanze alimentari.

 

Gli alimenti assunti vengono gradualmente trasformati in diversi modi e indirizzati dalle più svariate attività organiche verso le singole parti dell’organismo umano, verso i singoli sistemi dell’entità fisica dell’uomo. Non è difficile riconoscere che sono proprio i prodotti di trasformazione delle sostanze alimentari introdotte nell’organismo a costituire davvero l’uomo fisico, quale ci si presenta nel mondo fisico. Tuttavia qui si presenta una certa difficoltà di comprensione. Se però si seguono con serietà i principi qui adottati e si applica realmente la conoscenza soprasensibile all’osservazione dell’uomo, ci si dovrà dire: sono solo le sostanze alimentari a essere introdotte materialmente nell’organismo umano. Tutti gli altri influssi che agiscono nell’uomo sono di natura soprasensibile: sono forze invisibili. Se per un momento si prescinde da tutti i prodotti di derivazione delle sostanze alimentari che riempiono per così dire l’organismo umano, ne resta (mi si perdoni l’espressione) molto meno di un sacco vuoto: in realtà non rimane un bel nulla. Infatti anche la pelle, l’involucro dell’organismo fisico, esiste solo perché sostanze alimentari trasformate sono state dirette verso sue le parti. Se dunque non teniamo conto delle sostanze alimentari e di ciò che da esse deriva, dietro l’organismo umano non abbiamo che un sistema di forze soprasensibili che spinge appunto in tutte le direzioni quelle sostanze alimentari assimilate. Tenendo ben presente nell’anima il pensiero che ora ho enunciato, ci diremo: deve esistere una condizione fondamentale, prima che anche solo una minima parte delle sostanze alimentari possa venir assunta, poiché tali sostanze non possono essere portate dal mondo esterno in qualsiasi essere vivente affinché in esso avvenga ciò che succede nell’organismo umano. L’uomo deve dunque opporre già alla primissima introduzione di sostanze alimentari una struttura di forze interne, provenienti da mondi soprasensibili: in tale sistema di forze deve essere presente con le sue caratteristiche umane.

 

Ciò che viene in tal modo opposto dall’uomo ai materiali nutritivi fisici, e che va concepito come soprasensibile, viene chiamato in occultismo, nel senso più ampio del termine, la forma umana. Portandoci dunque al limite più basso dell’organizzazione umana, dobbiamo pensare che si fronteggiano la materia fisica e la forma soprasensibile che, quale sistema di forze nato dai mondi soprasensibili, è destinata ad accogliere la materia (ma non come un sacco materiale, bensì come un involucro immateriale, sovrafisico) e per formare ciò che permette all’uomo di manifestarsi in modo fisico-sensibile.* Solo grazie all’inserimento del materiale nutritizio assimilato in questa forma soprasensibile, l’organismo umano, che altrimenti sarebbe del tutto soprasensibile, diventa un organismo fisico, percepibile ai sensi, tanto che lo si può vedere con gli occhi e toccare con le mani. Si chiama “ forma” ciò che in tal modo si contrappone alla materia fisica, perché in tutta la natura vige una legge analoga, chiamata “principio formativo”. Osservando il mondo esterno, troviamo che tale principio formativo è attivo fin giù nel mondo dei cristalli. Le sostanze che penetrano nel cristallo, per formarlo come tale, devono venir captate dal principio formativo: è quest’ultimo, con l’aiuto delle sostanze, a fare di un cristallo ciò che è. Prendiamo come esempio il sale da cucina, il cloruro di sodio: è formato da due sostanze fisiche legate l’una all’altra, cioè da cloro e da sodio, da un gas e da un metallo. E evidente che queste due sostanze, per come sono, prima di venir afferrate da un’entità formativa, di stabilire fra loro legami chimici e quindi di cristallizzare in forma cubica, mostrano, ciascuna per sé, delle forze completamente diverse. Prima di venire accolte entro questo principio formativo, esse nulla hanno in comune; vengono però accolte e inserite in quel principio formativo, e così si forma il corpo fisico del sale da cucina.

 

Similmente, tutte le sostanze alimentari trasformate che penetrano nell’organismo umano hanno come premessa l’entità soprasensibile meno elevata, la forma soprasensibile. Quando nuove sostanze alimentari devono penetrare nell’organismo umano, che è già delimitato verso l’esterno dal principio formativo, in condizioni normali vengono anzitutto accolte dalla bocca nel canale digerente e cominciano dalla bocca stessa a subire la primissima trasformazione. Ad opera del canale digerente si hanno poi ulteriori trasformazioni, molto complicate, che non potrebbero compiersi se nell’organismo umano non fosse inserito un principio superiore, che abbiamo chiamato principio formativo. Con la sua attività trasforma le sostanze alimentari, mettendole in condizione di formare organi viventi, mentre quando vengono assunte si comportano le une verso le altre in modo neutrale e indifferente. Sebbene nell’uomo il processo sia differente, in quanto si svolge a un diverso livello, dobbiamo immaginarci la trasformazione cui vanno incontro le sostanze alimentari nel canale digestivo, paragonabile al processo per cui le piante assumono le loro sostanze nutritizie dal terreno minerale, trasformandole in modo che vengano ad assumere la forma della pianta singola. Il processo è possibile solo perché nella pianta il flusso nutritivo è accolto da un processo vitale, ovvero, come lo chiama l’occultismo, dal corpo eterico, cioè dal primo principio soprasensibile. Così, anche le sostanze alimentari che penetrano nell’organismo umano vengono elaborate dal corpo eterico, che provvede alla loro trasformazione e al loro inserimento nelle leggi interne proprie dell’organismo. Dobbiamo quindi considerare che questa prima parte costitutiva soprasensibile umana, il corpo eterico, stimola la trasformazione iniziale delle sostanze alimentari. Quando esse sono trasformate al punto da poter venire accolte entro il processo vitale, come abbiamo descritto nelle conferenze precedenti, devono poi venire ulteriormente elaborate e adattate all’organismo umano. Esse devono venire elaborate in modo da potere gradualmente servire, nell’organismo umano, quegli organi che sono l’espressione dei principi superiori soprasensibili: cioè il corpo astrale e l’io. In breve, ci deve essere chiaro che gli effetti peculiari delle parti costitutive più elevate, corpo astrale e io, devono spingere la loro attività fino ai processi negli organi dell’apparato digerente, e agire fino nelle sostanze alimentari trasformate.

 

A questo punto, alla corrente nutritizia si contrappongono appunto i sette organi che già abbiamo conosciuto quali organi del sistema cosmico interno umano. Disegniamoli ancora in modo schematico (vedi figura accanto).

Le sostanze alimentari vengono assunte e variamente elaborate nel canale digerente; poi incontrano il fegato, la cistifellea, la milza, il cuore, i polmoni, i reni e così via. Se ci è chiaro che essi sono deputati a elaborare ulteriormente il materiale nutritizio grazie ai sistemi di forze loro propri, potremmo chiederci: quale è il senso di questa ulteriore trasformazione? Se la corrente nutritizia venisse elaborata solo come avviene nel canale digerente per poter servire alla forma vitale, l’uomo potrebbe condurre soltanto un’inconscia esistenza vegetale, perché non avrebbe formato quegli organi che diventeranno strumenti delle sue facoltà più elevate. I sette organi continuano dunque la trasformazione della corrente nutritizia, e sappiamo che tali processi, grazie al sistema nervoso simpatico, non entrano nella coscienza umana. Perciò il sistema nervoso simpatico, insieme ai sette organi, si contrappone al flusso delle sostanze nutritive.

Partendo dall’esterno, siamo cosi penetrati in alto grado all’interno dell’organismo umano. Ciò che vi avviene, direi soprattutto per quanto riguarda reciprocamente quei sette organi, non potrebbe infatti avvenire in alcun altro luogo del nostro mondo terrestre; può ivi realizzarsi solo in quanto l’interno dell’organismo viene tenuto completamente separato dal mondo esterno e le sostanze vengono preparate dal canale digerente per l’attività interna. Ci troviamo dunque già all’interno dell’organismo umano.

 

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A questo punto va segnalata la peculiarità per cui, al suo interno, l’organismo deve a sua volta ulteriormente organizzarsi e differenziarsi. Per svolgere le molteplici funzioni che gli si presentano, deve formare una pluralità di organi in grado di cooperare fra loro. Per la molteplicità delle funzioni interne è necessaria proprio questa pluralità di organi. Vedremo in seguito che cosa si raggiunge in tal modo. Supponiamo che solo il flusso nutritivo venga trasformato dai sette organi del sistema cosmico interno: l’uomo non arriverebbe mai a sviluppare coscienza. Non arriverebbe neppure alla forma più ottusa di coscienza, perché tutto quel che avviene sarebbe trattenuto dal sistema nervoso simpatico e nascosto alla coscienza. È quindi necessaria una connessione tra i sistemi organici interni che sono per così dire strutturati dall’esterno verso l’interno, e ciò che è ancora più addentro all’organismo umano. Tale connessione viene stabilita poiché, grazie a tutto quanto è donato dal processo nutritizio nel suo complesso, tutta la forma dell’organismo umano viene compenetrata da ciò che chiamiamo “tessuto” nel senso più ampio del termine. Un tessuto organizzato nel modo più semplice si estende in ogni singola parte della natura umana affinché, trasformandosi e configurandosi, si possano formare i più diversi organi. Ad esempio, alcuni tessuti si differenziano includendo in sé particolari cellule e dando luogo ai muscoli; altri si trasformano in modo da indurirsi, includendo cellule ossee e appropriandosi delle corrispondenti sostanze.

 

Dobbiamo dunque pensare che i singoli organi dell’organismo umano abbiano come fondamento un tessuto che compenetra il corpo in ogni direzione: da esso si formano i vari organi. Anche se quel tessuto formativo fosse in grado di crescere e formare diversi organi, tuttavia non rappresenta in fondo niente altro che un elemento vegetale; l’essenza del vegetale consiste infatti proprio nel fatto che le piante crescono, formano degli organi, e così via. Poiché però l’uomo si eleva al di là dell’esistenza vegetale, deve avere in sé un elemento del tutto nuovo grazie al quale egli può appunto aggiungere alla vita vegetativa qualcosa che lo eleva. L’uomo deve aggiungere la coscienza, a tutta prima nella sua forma più semplice, più ottusa, quella che gli permette di percepire la propria vita interna. Non si può affermare che un essere si sollevi al di sopra dell’esistenza vegetale, se non sperimenta consapevolmente la propria vita interiore, se per così dire non è in grado di rispecchiarsi interiormente, per sperimentare la propria vita interiore. Solo così un essere si solleva oltre il grado vegetale, perché non si limita ad avere in sé la vita, ma la sperimenta e la rispecchia consapevolmente anche nei suoi processi interni.

 

Ma come nasce in generale la facoltà di fare esperienze? Per rispondere abbiamo già preparato un concetto nelle conferenze precedenti, mostrando che l’esperienza nasce da processi di secrezione. In questi processi si devono dunque ricercare i fondamenti dell’esperienza interiore, dell’esperienza cosciente permeata da ottusi, interiori processi di vita. Occorre premettere che nei tessuti si hanno processi secretori ovunque. Già osservando in modo esteriore l’organismo umano, ci si presentano processi secretori quando vediamo che di continuo, da ogni parte dei tessuti, certe sostanze vengono accolte in quelli che chiamiamo vasi linfatici, che compenetrano l’intero organismo a fianco del sistema sanguigno, come un altro sistema. Nel sistema dei vasi linfatici sfociano da ogni zona dell’organismo umano quelle secrezioni che trasmettono l’ottusa esperienza interiore. In astratto, potremmo eliminare il sistema sanguigno e pensare che i tessuti in genere non siano compenetrati di sangue. Dovremmo dunque raffigurarci che nel nostro sistema sanguigno si rispecchino processi più evoluti, in confronto ai processi del sistema linfatico. In questi processi di secrezione l’uomo sente per così dire il proprio corpo fisico oscuramente, in una ottusa coscienza animale. Rispecchia ottusamente la propria organizzazione. Come da un lato, mediante il sistema nervoso simpatico, viene tenuto lontano dalla coscienza tutto ciò che vuol penetrarvi a partire dal processo nutritizio-digestivo e dai sette organi interni, così dall’altro lato, mediante la riflessione dell’attività del sistema nervoso simpatico, mediante la sua congiunzione e reciproca azione con le vie linfatiche si forma una coscienza oscura, che viene sopraffatta dalla chiara coscienza diurna, almeno per quanto riguarda l’umanità attuale. Viene sopraffatta dalla chiara coscienza dell’io, così come una luce debole viene coperta da una più forte. Tale ottusa coscienza è per così dire il lato opposto di quella coscienza che si vale del sistema nervoso simpatico come suo strumento.

 

Se l’organismo umano fosse sviluppato soltanto sino alla formazione dei tessuti corporei e degli organi necessari per i processi della digestione e della secrezione interna nel sistema linfatico, l’uomo potrebbe ricevere solo un’ottusa coscienza della sua vita interiore. Non potrebbe però conseguire la coscienza dell’io: la può acquistare solo se non si limita a sperimentarsi nel suo interno, ma si apre anche verso l’esterno. A questo punto dobbiamo constatare un’apertura verso l’esterno. Abbiamo già mostrato come la respirazione renda possibile all’uomo un immediato collegamento col mondo esterno. Ora possiamo procedere oltre e dire: finché si considera l’uomo interno, è possibile spingersi solo fino al sistema digerente; in effetti, poiché le propaggini del sistema cosmico interno si stendono fino al canale digerente, troviamo già nello scontro fra il sistema cosmico interno e il canale digerente un’apertura verso l’esterno, in quanto l’uomo è pronto ad assumere alimenti dall’esterno. Entrando in stretto contatto con le sostanze assunte dall’esterno, l’uomo non è più solo al suo interno. Si apre ulteriormente verso l’esterno con la respirazione, e lo fa in misura ancora maggiore con gli organi preposti alle funzioni psichiche.

 

Vediamo così che la vita cosciente umana ha alla sua base da un lato un’ottusa vita interna, e dall’altro la capacità di aprirsi al mondo esterno, di mettersi in contatto col mondo esterno. Solo così l’uomo può essere dotato dell’io; può sviluppare la coscienza del proprio io non soltanto avvertendo le resistenze interne legate ai processi di secrezione, ma sperimentando le resistenze che il mondo esterno gli oppone. Nel fatto che l’uomo si apre di nuovo anche verso l’esterno è dato il fondamento per l’egoità fisica umana; deve però avere anche la possibilità di elaborare nei modi più vari l’organo di tale egoità. Abbiamo del resto già veduto come il sangue, organo appunto dell’egoità, si inserisce nell’organismo, e come la circolazione sanguigna coinvolge tutti gli organi, per essere strumento dell’io. Come l’egoità compenetra l’uomo intero sul piano animico-spirituale, così la circolazione del sangue attraversa fisicamente l’intero organismo, e si volge verso due lati: verso la natura interna dell’uomo con i sette organi, e aprendosi all’esterno, mettendosi in connessione col mondo. Nel senso più alto della parola, parliamo dunque di una vera circolazione di forze che sono dietro i fenomeni fisici e che trovano nell’io un punto di collegamento.

 

Dobbiamo occuparci ancora un po’ delle diverse fasi di tale circolazione e ancora una volta esaminare il processo nutritizio, l’assunzione delle sostane alimentari che, in quanto vengono accolte nel corpo eterico o, per meglio dire, dalla sua forza, diventano una corrente vivente nell’organismo umano; ad esse si contrappone poi il sistema cosmico interno, i sette organi, per la già menzionata ragione che altrimenti l’uomo non potrebbe sollevarsi al di sopra di un’esistenza vegetale. Per un gradino ancora più elevato è necessario che le funzioni dei sette organi si contrappongano alla corrente nutritizia. In tal modo, ciò che vive nella vera natura astrale umana si contrappone alla vivente corrente nutritizia; questa proviene dall’esterno e le si contrappone la natura interna dell’uomo. Anzitutto il flusso nutritivo, cioè il mondo esterno introiettato, incontra il corpo eterico che trasforma le sostanze alimentari nel sistema digerente; poi gli si contrappone il corpo astrale umano che continua a trasformare le sostanze alimentari, e le inserisce nel complesso dell’organismo in modo da renderle sempre più adatte alla mobilità interna dell’organismo. Successivamente la corrente nutritizia deve essere afferrata anche dalle forze dell’io, del sangue stesso; vale a dire che lo strumento dell’io deve estendere la propria azione fin giù, dove il flusso nutritizio viene accolto. Lo fa il sangue? Si avvera ciò che affermiamo basandoci sull’osservazione occulta?

 

Sì, il sangue viene spinto giù negli organi nutritizi, come in ogni altro organo; negli organi nutritizi svolge un processo grazie al quale può divenire il completo strumento dell’io umano nel mondo fisico. Sappiamo che, in quanto strumento dell’io, il sangue si trasforma da sangue arterioso, rosso, a sangue venoso, blu. Così l’io opera col suo strumento, col sangue, fin giù all’inizio dei processi della nutrizione e della digestione. Anche qui vi sono delle resistenze. Come avviene? Avviene che attraverso le vene il sangue entra nel fegato e lì, dal sangue modificato, viene preparata la bile che a sua volta si contrappone direttamente al flusso nutritizio. Abbiamo nel sistema biliare una mirabile connessione tra i due estremi dell’organizzazione interna umana. Da un lato il flusso nutritizio, che viene accolto nel canale digerente, rappresenta l’elemento materiale più esterno che penetra nel nostro organismo fisico; dall’altro vi è l’io, l’elemento più nobile di cui l’uomo disponga nel mondo terrestre, con il suo strumento, il sangue. L’io stabilisce una connessione diretta con l’elemento materiale più esterno in quanto, al termine del processo del sangue e attraverso il fegato, prepara la bile e con essa, cioè col sangue trasformato, si oppone alla corrente nutritizia.

 

Vediamo così l’io agire fin nella parte più materiale, e poi produrre sostanze organizzatissime, come la bile. Chi voglia comprendere questi intimi processi tra sangue, sistema biliare e processo nutritizio, proprio in questi fatti può trovare qualcosa che può far luce su molti segreti dell’organismo umano; si potrebbero seguire ulteriormente questi processi, anche nei loro aspetti patologici, quali risultano per esempio da un reflusso della bile nel sangue nella cosiddetta itterizia, così da valutarli e trattarli in modo giusto. Ci condurrebbe però troppo lontano affrontare in questa sede tali processi.

 

Vediamo così come in effetti i sette organi si estendano fin nell’azione del corpo eterico, accogliendo in sé l’azione dell’io dall’alto. Nella bile troviamo qualcosa che sotto l’influsso dell’io si contrappone direttamente al flusso nutritizio. Se la bile vuole agire sul flusso nutritizio che nel canale digestivo è già diventato vivente, deve contrapporglisi anch’essa come una sostanza vivente. Ciò avviene perché la bile viene formata in uno dei sette organi del sistema cosmico interno che ravvivano l’interiorità umana: così la bile, come rappresentante della vita interiore, può affrontare la vita che proviene dall’esterno.

 

Come il sistema biliare è legato al fegato, così questo è a sua volta connesso con la milza. Se consideriamo fegato, bile e milza, dobbiamo dire che questi tre organi si contrappongono direttamente alla corrente nutritizia, e la trasformano in modo da renderla atta a salire a livelli superiori dell’organizzazione umana. Debbono anche rifornire gli organi che si aprono verso l’esterno: il cuore, i polmoni, il canale digerente stesso, e più che ogni altro gli organi del capo, gli organi di senso.

 

Avevamo già chiarito che ogni esperienza interiore è strettamente legata con processi di secrezione; per tale ragione li abbiamo studiati in modo speciale. Nell’organizzazione complessiva, fegato, cistifellea e milza non hanno a che fare direttamente con i processi di secrezione; secernono sostanze che hanno a che fare con la nutrizione. Servono alla corrente ascendente della vita, quella che dalle forme di vita più basse si dirige verso l’organo della coscienza, verso la coscienza stessa. In quanto però a questi organi se ne aggiunge un quarto, il cuore, ed esso con la circolazione sanguigna si apre anche verso l’esterno, grazie a tale apertura l’uomo acquista la propria coscienza dell’io. Non sarebbe però in grado di sperimentare l’io come qualcosa che si contrappone al mondo esterno, se non mettesse in rapporto l’io che guarda verso l’esterno, con ciò che come ottusa coscienza della sua vita corporea interna possiede già. Ai processi di secrezione dell’interno dell’organismo, egli deve aggiungerne un altro che gli consenta anche di sperimentare la propria interiorità corporea mediante l’io che ha nel sangue il proprio strumento.

 

Anzitutto, l’uomo sperimenta con la secrezione linfatica la propria vita interna solo con una coscienza ottusa; poi si ha una secrezione anche dal sangue, e grazie ad essa egli si rende conto di contrapporsi quale entità indipendente, quale io interiore al mondo esterno. Sperimentando però così il mondo, l’uomo si perderebbe interiormente se non sapesse che l’essere che sperimenta nella propria interiorità è lo stesso che respira l’aria e assume dall’esterno le sostanze nutritizie e le elabora. L’uomo non perde se stesso e si contrappone come essere indipendente al mondo esterno perché attraverso i polmoni espelle l’anidride carbonica dal sangue trasformato, e attraverso i reni secerne le sostanze trasformate che provengono dal sangue.

 

In tal modo abbiamo caratterizzato sia gli organi che mediano un processo ascendente (fegato, bile, milza), sia quelli che mediano un processo discendente (polmoni e reni). Non possiamo trattare questi argomenti in modo schematico (cosa che in generale non va bene per gli argomenti di scienza dello spirito), ma dobbiamo comprendere che i polmoni, aprendosi all’esterno, sono al tempo stesso mediatori di un processo ascendente. Vediamo quindi che i sette organi principali del sistema cosmico interno, da un lato sono in relazione con l’esperienza interiore umana, e dall’altra si aprono verso l’esterno. Quei sette organi trasformano l’attività propria delle sostanze nutritive in attività interna dell’organismo, e con queste sostanze trasformate mantengono l’organismo umano. Rendono possibile che l’uomo si apra verso l’esterno; rendono anche possibile, se l’uomo sviluppa un’eccessiva attività interiore, che quest’ultima possa essere scaricata all’esterno tramite i processi escretori dei polmoni e dei reni. Grazie al lavoro dei polmoni e dei reni abbiamo quindi una regolazione costante dell’attività dei sistemi organici dell’uomo. Tutti i rapporti in cui stanno fra loro tali sistemi organici umani si manifestano per l’occultismo con un’immagine che non potrebbe essere migliore se non dicendo: il cuore sta al centro come un sole e influisce sui tre organi del sistema cosmico interno che provvedono ai processi ascendenti: fegato, apparato biliare, milza. Come nel macrocosmo il sole è in rapporto con i pianeti esterni: Giove, Marte e Saturno, così nel microcosmo, nell’organismo umano, il sole interno, il cuore, è in rapporto con Giove-fegato, con Marte-bile e con Saturno-milza. Dovrei parlare non per settimane ma per mesi, se volessi esporre tutte le ragioni per cui, a un’esatta e approfondita osservazione occulta, il rapporto del sole coi pianeti esterni del nostro sistema solare corrisponde in effetti al rapporto esistente nell’organismo umano fra il cuore e i tre organi del sistema cosmico interno: il fegato, il sistema biliare e la milza. In realtà il rapporto esterno è riprodotto con tale precisione che nelle reciproche influenze tra questi organi si rispecchia ciò che avviene nel macrocosmo, nel nostro sistema solare. Parimenti si deve dire che i processi che si svolgono tra il sole e i pianeti interni, fino alla nostra terra, si rispecchiano nel rapporto fra il cuore e i polmoni e i reni. Abbiamo dunque nel sistema cosmico interno dell’uomo qualcosa che rispecchia il nostro sistema cosmico esterno.

 

Nel corso di queste conferenze abbiamo anche già indicato come di fatto, immergendoci chiaroveggentemente nella nostra interiorità, cessiamo di percepire i nostri organi interni soltanto come si presentano alla vista dell’occhio fisico. Dobbiamo andare al di là dell’immagine fantasiosa che l’anatomia si fa dei nostri organi, e ascendere alla vera figura che gli organi hanno, tenendo presente che gli organi sono sistemi di forze. L’anatomia esteriore non può afferrare l’essenza reale degli organi, poiché vede in essi soltanto un insieme di sostanze alimentari trasformate. Proprio perché ritiene valida solo questa concezione, la scienza ufficiale non può conoscere quei sistemi di forze interiori che sono alla base degli organi. Chi invece, grazie all’osservazione chiaroveggente, riconosce i sistemi di forze che stanno alla base degli organi sa che è giustificato denominare gli organi coi nomi dei pianeti, perché sa che i rapporti fra i pianeti del sistema cosmico esterno si ripetono nel nostro sistema organico interno.

 

Abbiamo detto ieri che gli organi possono sviluppare un’attività interna eccessiva. Ogni singolo organo può sviluppare un’attività eccessiva, e tale irregolarità può ripercuotersi sull’intero organismo. Ho già indicato ieri che quando a causa di un’attività interna eccessiva si sviluppa una specie di ostinata vita autonoma negli organi interni, è necessario contrapporre qualcosa che smorzi quell’interiore attività. Quando cioè gli organi interni hanno un ricambio troppo attivo, quando trasformano con troppa energia le attività esterne delle sostanze nutritive, quando forniscono un eccessivo prodotto di trasformazione interna, dobbiamo contrapporvi da fuori qualcosa che li tenga nei loro limiti, che ne attenui l’attività sovrabbondante.

 

Come può avvenire tutto ciò? Quando vogliamo agire su un organo del sistema interno che sviluppa un’attività eccessiva, dobbiamo cercare nel mondo esterno ciò che abbia un’attività contraria, e introdurlo nell’organismo in modo che possa opporsi all’eccessiva attività dell’organo. Dobbiamo dunque cercare quelle attività esterne che corrispondano alle attività dei singoli organi. Nel medioevo gli uomini sapevano ancora come le sostanze del mondo esterno possono contrastare l’eccessiva attività degli organi. L’uomo d’oggi spesso ha sentore di queste cose da scritti medievali confusi, che egli non può che considerare pura superstizione: tutto gli sembra molto stravagante. La scienza occulta aveva però indagato per millenni, con la massima accuratezza e profondità, la corrispondenza fra gli organi del sistema cosmico interno e certe sostanze esterne; infinite osservazioni avevano così mostrato all’occhio chiaroveggente che per esempio al troppo attivo “Giove” interno, vale a dire al fegato, si può contrapporre la sostanza metallica dello stagno. L’eccesso di attività interiore della cistifellea viene combattuto con ciò che si esprime nella sostanza metallica del ferro. Ciò non dovrebbe meravigliare, dato che il ferro è l’unico metallo che dobbiamo avere nel sangue quale componente essenziale dello strumento dell’io, e abbiamo appunto visto che la bile è la mediatrice della connessione fra l’io e l’elemento materiale più denso che viene depositato nell’organismo, ovvero la corrente nutritizia. Analogamente, alla milza corrisponde il metallo piombo, al cuore-Sole corrisponde l’oro, ai polmoni il mercurio (il nome parla da solo), e ai reni corrisponde il metallo rame, cioè Venere.

 

Se, al fine di contrastare le eccessive attività dell’organismo interno, vogliamo introdurvi le attività presenti in questi metalli, dobbiamo sapere che tutto nell’organismo è più o meno strettamente connesso e che i singoli sistemi organici vengono formati parallelamente l’uno con l’altro. Non si forma prima una sorta di uomo senza la testa, ma si formano naturalmente gli organi che sono in relazione con l’apparato circolatorio superiore, cioè il sistema cerebro-spinale; contemporaneamente agli organi del sistema cosmico interno.

 

Saturno                             milza                                 piombo

Giove                                fegato                                 stagno

Marte                                sistema biliare                  ferro

Sole                                   cuore                                  oro

Mercurio                          polmoni                             mercurio

Venere                              reni                                     rame

 

Abbiamo visto che abbiamo una circolazione sanguigna che va verso l’alto, e una che va verso il basso. Analogamente il sistema linfatico, a cui va attribuita una certa coscienza ottusa, agisce in alto, verso le parti superiori dell’organismo umano. Ora, a ciò che è inserito nella corrente sanguigna superiore, corrisponde in un certo senso ciò che è inserito nella corrente sanguigna inferiore, e possiamo vedere che i metalli citati hanno anche un’affinità con gli organi superiori dell’uomo. Sappiamo che i polmoni si aprono all’esterno con la laringe, che fa parte dell’organismo superiore dell’uomo. Come nel sistema organico inferiore vediamo una relazione fra il ferro e la bile, così nel sistema organico superiore possiamo mettere in relazione il ferro con la laringe. Queste cose sono senz’altro difficili, ma vorrei ugualmente accennarne alcuni aspetti. Come abbiamo evidenziato una connessione fra bile e laringe per quanto riguardo il ferro, così per lo stagno-Giove esiste una connessione tra il fegato e le parti superiori del capo, cioè con la fronte e la formazione del cervello ad essa connessa; oppure, per il piombo-Saturno, tra la milza e la parte posteriore del capo.

 

In questo modo abbiamo potuto estendere il nostro esame a ciò che nelle sette parti del sistema cosmico interno è inserito nella circolazione sanguigna umana, vedendo come tutto ciò sia in relazione col mondo esterno, tanto in condizioni di vita normali, che abnormi. Nella corrispondenza dei metalli con gli organi interni vi è qualcosa di estremo interesse. Se si confrontassero sistematicamente, e non in modo caotico, molte indicazioni che si trovano nei nostri libri di terapia, queste corrispondenze salterebbero all’occhio per forza propria dai fatti stessi. Anche se oggi queste esposizioni appaiono ancora fantasiose, l’occultista può nondimeno attendere tranquillamente, perché sa che verrà il tempo in cui anche i fatti esteriori gli daranno ragione.

 

Non dobbiamo certo pensare di poter somministrare, per esempio in una malattia renale, senz’altro del semplice rame; sarebbe naturalmente sbagliato. Se vogliamo somministrare all’organismo sostanze metalliche, dobbiamo riscaldarle, fino a portarle a uno stato di vapore metallico. Si formano in tal modo delle particelle di vapore: in questa forma la natura metallica può agire sugli organi interni. In una malattia del sangue i metalli non sarebbero invece d’aiuto. Abbiamo già indicato che nel sistema del sangue si ha una sorta di deposito salino. Proprio come l’elemento metallico agisce sugli organi interni, così l’elemento salino opera sul sistema sanguigno. Volendo agire sul sistema sanguigno con mezzi esterni, bisogna somministrare sostanze saline. Lo si può fare con l’inspirazione di aria ricca di sali, con bagni salini o procedimenti simili; è anche possibile introdurre sali, o ciò che li forma, tramite il processo digestivo. Si può dunque suscitare da due parti diverse il processo che dà luogo alla formazione o al deposito di sali.

 

Ricordando quel che ho esposto ieri in merito agli effetti fìsici dei processi animico-spirituali interiori, si potrà anche pensare che tutto quanto è in contrasto con i processi che agiscono in senso metallico è l’effetto fisico dei processi di sentimento, strettamente connessi con i processi di flocculazione nel sangue; questi ultimi possono però anche essere arginati dall’apporto di sostanze metalliche esterne che mostrano una vitalità contraria. Se ad esempio un’eccessiva attività digestiva si svolge là dove il flusso nutritizio viene afferrato dal corpo eterico, possiamo contrastarla mediante un idoneo apporto di sali; se infatti il corpo eterico eccede nell’afferrare la corrente nutritizia, vuol dire che c’è un’eccessiva assunzione di sali che va mitigata con l’apporto dell’attività esterna di un sale.

 

Vi sono poi processi che esteriormente si svolgono come combustioni od ossidazioni; sono processi in cui qualcosa si combina con l’ossigeno dell’aria. Tutte le sostanze che si combinano facilmente con l’ossigeno dell’aria, una volta introdotte nell’organismo, irraggiano al suo interno al massimo grado la propria attività. Mentre i sali esterni possono operare all’interno dell’organismo solo fino a un certo grado, i metalli possono agire fin entro il sistema cosmico interno. Nell’aria, vale a dire nelle sostanze che si combinano facilmente con l’ossigeno atmosferico, abbiamo qualcosa che, assunto dal corpo, si irradia in tutto l’organismo fin dentro il sangue. Si comprende quindi che ci si sente stimolati nell’organismo intero per effetto dei processi che sviluppano un’eccessiva attività interna mediante il calore, espressione esterna degli impulsi volitivi. Questo non avviene per gli effetti organici provocati dall’attività di pensiero. Osservandoli bene, sentiamo che questi ultimi agiscono solo su determinati organi. Da constatazioni come queste si può rilevare quanto complicato sia l’organismo umano, e quanto complicato sia anche il suo rapporto col mondo esterno.

 

Abbiamo così mostrato che all’organismo umano e alla sua attività interna, può venire contrapposta la natura esterna inorganica, priva di vita, e che con i sali e i metalli vaporizzati si può agire sull’organismo. Possiamo però agire sull’uomo anche con altri settori della natura. Possiamo contrapporre all’organismo umano le forze attive del mondo vegetale. Assumendo un medicamento vegetale semplicemente come alimento, non otterremo gran che, poiché come abbiamo visto gli organi interni provvedono a sopprimere l’attività propria di quella sostanza. Se vogliamo introdurre quindi una sostanza vegetale nell’organismo in modo che agisca mantenendo le proprie qualità, non possiamo farlo in forma di alimento. Il vegetale non può agire sull’io, poiché la sua parte più elevata è il corpo eterico. I vegetali vengono semplicemente assunti quando il flusso nutritizio viene afferrato dal corpo eterico, sì che la loro azione medicamentosa non può ancora esplicarsi nel canale digerente, ma soltanto negli organi in cui, oltre al corpo eterico, agisce anche il corpo astrale dell’uomo. Per questa ragione i vegetali cominciano propriamente ad agire solo sul sistema cosmico interno, sul sistema nervoso simpatico e sul sistema linfatico. I vegetali non estendono la loro azione là dove l’uomo mediante il sangue si apre di nuovo verso il mondo esterno. La pianta è correlata alla parte mediana dell’organismo, e quindi tutta la sua attività può agire solo su ciò che fa parte del sistema cosmico interno, e sui corrispondenti organi del capo e della parte superiore dell’organismo. Quando le attività, le funzioni di questi organi sono disturbate, quando si svolgono in modo abnorme, entra in gioco per aiutarle l’attività dei vegetali.

 

Abbiamo quindi parlato dell’azione dei metalli, dei sali e delle piante. In queste considerazioni vogliamo evitare di parlare di altre modalità per contrastare le irregolarità o i disturbi dell’organismo umano, non tanto per mancanza di tempo, quanto perché è meglio che i teosofi si tengano lontani da tutti i campi che oggi sono soggetti a disputa tra i vari partiti. Gli argomenti che abbiamo toccato finora non rientrano nella disputa dei partiti; si possono semplicemente accogliere, e se ne constaterà la giustezza, oppure saranno considerati come insensatezze, come fantasiosi. La cosa non ha importanza, perché comunque come teosofi si dovrebbe in genere tacere se non si volesse parlare di cose che la gente considera insensate. Se volessimo indagare l’effetto delle sostanze animali sull’essere umano, ci troveremmo coinvolti in una disputa fra i partiti, e si potrebbe pensare che la teosofìa voglia immischiarsi nella disputa che si svolge fra i sostenitori e i detrattori dei metodi curativi in campo animale. Il compito della teosofia non potrà mai essere di immischiarsi in queste dispute fanatiche, perché correrebbe il rischio di perdere il punto di vista obiettivo, genericamente umano.

 

Dalle indicazioni fin qui svolte, anche se solo accennate, si sarà veduto che l’organismo umano è un complicato sistema di singoli organi che si trovano a diversi gradi di evoluzione e che sono connessi con l’organismo complessivo nei modi più vari. L’organismo fisico umano che vediamo con gli occhi e tocchiamo con le mani è solo una parte dell’organizzazione umana; la parte soprasensibile che in essa agisce non possiamo percepirla con i sensi ordinari, e si schiude solo allo sguardo spirituale del veggente. Non possiamo dunque dire che gli organi si siano formati tutti uguali; si è anzi mostrato che l’organismo umano va visto come un sistema entro il quale certe parti sono più antiche e altre più recenti. Abbiamo rilevato che ad esempio il cervello va visto come un organo più antico e più evoluto del midollo spinale, come un organo che prima era per così dire al livello del midollo spinale. In modo analogo possiamo considerare il sistema digerente e il sistema sanguigno, rispetto a quello linfatico. Quest’ultimo è per così dire al livello del midollo spinale, è più giovane, mentre il complicato sistema digerente e il sistema sanguigno sono per molti aspetti già trasformati e più antichi del sistema linfatico, che non si apre verso l’esterno e rivolge la sua produzione di sostanze solo all’interno dei tessuti. È un punto di vista molto importante. Dobbiamo quindi considerare il sistema linfatico odierno come qualcosa che, se non fosse incluso in altri sistemi, si trasformerebbe nel corso dell’evoluzione in un sistema digerente e sanguigno.

 

Nel sistema linfatico abbiamo un sistema più semplice per trasmettere la coscienza; nel sistema digerente e in quello sanguigno qualcosa di più complicato. Nell’organismo umano vi sono quindi organi derivati da sistemi organici che in precedenza avevano altri compiti. Le osservazioni che abbiamo fatto in proposito potrebbe dimostrarle molto chiaramente anche la scienza ufficiale, se solo le volesse approfondire. Tutto quel che abbiamo detto sulla trasformazione degli organi, lo si può dimostrare con l’indagine embriologica. In ogni essere vivente, ciò che appare più tardi nel corso dell’evoluzione è già predisposto nel germe. Se dall’organismo umano ben sviluppato risalissimo all’ovulo fecondato, potremmo con metodi adatti trovare già nei suoi primissimi abbozzi gli accenni dei sistemi organici complicati; già in questi stadi precoci è possibile riscontrare in quali rapporti reciproci si vengano a trovare.

 

Se osserviamo l’involucro esterno, la delimitazione dell’uomo datagli dalla cute, e poi gli organi di senso che vi si trovano inclusi, si potrà dire che tutto ciò che è presente all’estrema periferia umana deve essersi trasformato da qualcosa d’altro. E infatti un sistema complicatissimo di cui fa parte anche un cervello, ed è impossibile concepire un cervello che si sia evoluto senza una lunga preparazione. Dobbiamo quindi pensare che il nostro involucro esterno sia il prodotto di una trasformazione, così come il cervello è un midollo spinale trasformato e il sistema digerente-sanguigno sono un prodotto di trasformazione del sistema linfatico. Mentre il midollo spinale e il sistema linfatico nel loro stadio precedente di evoluzione mostravano una tendenza ascendente, per il midollo spinale e il sistema linfatico odierni dobbiamo dire che essi tendono a un’evoluzione regressiva. Si potrebbe anche mostrare che il sangue, nella sua forma odierna, è il prodotto di una doppia trasformazione. Che il sistema digerente e quello sanguigno si aprano verso l’esterno, li rende sistemi linfatici trasformati. Se il sistema digerente con i suoi movimenti si sviluppasse solo verso l’interno, se fosse chiuso completamente verso l’interno, troveremmo in esso un’attività simile a quella dell’odierno sistema linfatico, che accoglie soltanto ciò che viene prodotto dai tessuti.

 

Abbiamo così da una parte veduto che nella nostra delimitazione esterna, nel sistema cutaneo, è presente la trasformazione di un altro sistema, cioè del sistema sanguigno, che voglio indicare così (vedi figura seguente), mentre dall’altra parte nel sistema digerente possiamo scorgere pure la trasformazione di un altro sistema, che oggi è in evoluzione discendente. Dobbiamo ora cercare di stabilire se questa natura ascendente o discendente dei sistemi organici si trova già accennata nell’abbozzo embrionale. In effetti vediamo che l’intero organismo è già accennato nell’abbozzo embrionario (lo disegnerò schematicamente), nei quattro foglietti embrionari sovrapposti che vengono denominati: ectoderma (foglietto embrionario esterno), endoderma (foglietto embrionario interno) e mesoderma (i due foglietti medi, esterno ed interno).

 

 

Con quanto abbiamo detto sull’evoluzione nel senso della nostra concezione, nel foglietto esterno, cioè l’ectoderma (che l’anatomia odierna chiama anche foglietto cutaneo-sensoriale), dobbiamo vedere un prodotto di trasformazione che mostra il suo primo abbozzo nel foglietto medio esterno, nel mesoderma esterno.

 

 

In esso, come abbozzo germinativo, abbiamo ciò che a un grado superiore ci appare come foglietto cutaneo-sensoriale. Il mesoderma interno è la formazione più giovane di ciò che si mostrerà più tardi nell’endoderma, da cui derivano l’intestino e i tessuti ghiandolari.

Osservando l’embrione umano nel suo sviluppo, troviamo che nei due foglietti germinativi intermedi del mesoderma è accennata la prima disposizione dell’essere umano; gli altri due foglietti germinativi, ectoderma ed endoderma, sono già trasformati. Sono i due foglietti mesodermici quindi a rappresentare lo stadio originario, di cui poi ectoderma ed endoderma rappresentano l’ulteriore evoluzione.

Ora è noto che l’embrione umano proviene dal confluire di due elementi germinali, quello femminile e quello maschile, e che solo la loro vivente cooperazione permette l’evoluzione di qualcosa di nuovo. Nei due germi devono quindi essere contenuti, separati, tutti i processi che, fusi insieme, formeranno l’abbozzo embrionario dell’organismo umano.

 

Che cosa ci mostra ora l’occultismo in merito alle condizioni qui esistenti? Ci mostra che, nelle condizioni fisiche odierne, il germe femminile [endoderma] è solo in grado di produrre una disposizione corporea che, se si sviluppasse singolarmente, non potrebbe produrre ciò che noi chiamiamo principio della forma, e che in ultimo porta alla formazione del sistema osseo che conferisce all’essere umano la sua solidità; nemmeno il sistema del capo e dei sensi potrebbe svilupparsi tramite il germe femminile. Il germe femminile è tale che si potrebbe quasi dire: ciò che da esso deriva sarebbe troppo buono per il mondo di oggi, perché nel mondo circostante non sono presenti tutti i processi che sarebbero necessari a un organismo come quello femminile. L’organismo umano femminile non potrebbe per cosi procedere fino al grado di “terrestrità” che si esprime nel solido sistema osseo, e non avrebbe la possibilità di collegarsi con il mondo esterno mediante i sensi. Dovrebbe trovare nelle condizioni esterne un sostegno, per compensare il proprio materiale molle interno che avrebbe al posto della solida struttura scheletrica; non potrebbe aprirsi verso l’esterno, ma rimarrebbe chiuso nella sua vita interna. Questo è il contributo femminile alla formazione del germe embrionale: andrebbe al di là di quanto è possibile nella nostra esistenza terrestre attuale, in quanto nelle condizioni terrestri fìsiche attuali non vi sono le condizioni richieste da un organismo così delicato, così poco disposto a “terre- strizzarsi” e ad aprirsi all’esterno. Nelle condizioni terrestri esistenti oggi, un organismo simile sarebbe a priori destinato alla morte. Così il germe umano, proprio perché potrebbe andare troppo oltre nella sua evoluzione, mostra già in sé che l’uomo è destinato alla morte.

 

L’altra parte del germe, quella maschile [ectoderma], si trova nella condizione esattamente inversa. Se il germe maschile dovesse svilupparsi da solo, si avrebbe l’eccesso in senso opposto dell’organizzazione destinata ad aprirsi verso l’esterno, attraverso la pelle e i sensi, nonché di ciò che si manifesta nella solidità del sistema osseo. Il germe maschile di per sé solo sarebbe altrettanto poco capace di produrre un embrione vitale, quanto lo è da solo l’embrione femminile, poiché l’organismo metterebbe in atto forze talmente eccessive da autodistruggersi, e non potrebbe sussistere in forma di vita organica nel mondo attuale.

 

Il germe maschile può quindi giungere a un’espressione capace di vita solo se coopera col germe femminile. Solo perché i due germi si compensano, e perché ciò che sarebbe destinato a morte nel germe femminile viene compensato tramite il processo di fecondazione da ciò che si trova nel germe maschile, è possibile una generale disposizione alla vita dell’uomo. Le forze concentrate nel germe maschile, se mai dovessero svilupparsi isolatamente, porterebbero tutto molto al di sotto del piano terrestre; porterebbero l’organizzazione umana a un eccessivo indurimento del sistema osseo e a un’apertura, a una dedizione molto maggiore verso il mondo. I due germi organici debbono congiungersi sin dal primo inizio della loro formazione; singolarmente sono infatti destinati alla morte. Solo la vivente cooperazione, che impedisce il sopravvento unilaterale dell’un elemento sull’altro, consente la formazione embrionale umana adeguata alla vita terrestre.

 

Vediamo così, sia pure per accenni, in che modo i fatti spirituali possano risalire fino al punto in cui l’essere umano riproduce un suo simile. Avremmo potuto esporlo naturalmente in modo molto più approfondito, ma in un breve ciclo non si può certo dire tutto. Se scendessimo ancor più a illuminare i particolari, scopriremmo che anche i fatti più minuti portano a realtà spirituali, fino a quel che si è detto sui sistemi di forze sopra- sensibili che trovano la loro espressione esterna nei sistemi organici che l’uomo sviluppa affinché la sua progenie possa vivere sulla terra.

 

Abbiamo visto che la terra ha sviluppato in noi il sistema osseo quale risultato più denso del processo di “terrestrizzazione”, mentre il sangue è il sistema meno addensato, più mobile. Qui vorrei solo aggiungere in breve che tutto quanto avviene nell’organismo umano fisico terrestre si fa sentire fin nei processi che si svolgono nel sangue, nei processi di riscaldamento. In essi abbiamo l’espressione diretta dell’io, il livello più elevato, sotto il quale avvengono gli altri processi dell’organismo umano. Il processo di riscaldamento è quindi il più elevato, e in esso interviene direttamente l’attività animica legata all’io. Per questa ragione sentiamo qualcosa come una trasformazione delle nostre attività animiche legate all’io nel senso di un calore interiore che può spingersi fino al riscaldamento fisico del processo sanguigno. Vediamo dunque come la sfera animico-spirituale intervenga dall’alto verso il basso nella sfera organica, fisiologica, mediante processi di riscaldamento; potremmo mostrare anche con molti altri fatti che nei processi di riscaldamento la sfera animico-spirituale viene a contatto con la sfera organica. Processi di riscaldamento avvengono anche nei processi degli organi nutrizionali. Nell’attività dei complicati apparati del sistema nutritizio avvengono le più svariate trasformazioni, che portano a una produzione di calore nell’organismo fisico dal basso verso l’alto. Nel processo di riscaldamento, l’organismo fisico dell’uomo si solleva quindi fino al piano animico-spirituale. Cessano per questo le trasformazioni, oppure proseguono? Ciò che segue può essere solo accennato, deve venire per ora affidato all’ulteriore riflessione e al sentimento di ciascuno degli ascoltatori. Se potessimo studiare queste trasformazioni con sentimenti di vera venerazione per l’organismo umano, comprenderemmo che la fisiologia non ha bisogno di essere un’arida scienza, ma può diventare una fonte della più alta conoscenza dell’uomo.

 

Il calore interno prodotto dall’organismo nel sangue, fatto scaturire dall’insieme dei processi interni, mostra che nei processi di riscaldamento dobbiamo vedere la culminazione di tutti gli altri processi organici. Il calore interno dell’organismo si spinge in alto fino alla sfera spirituale-animica, e può trasformarsi in elementi spirituali-animici. La cosa più elevata, più bella, è che grazie alla forza del corpo umano, l’elemento fisico può essere trasformato in elemento spirituale-animico. Se tutto ciò che è predisposto nel proprio organismo terrestre è mutato in calore e trasformato nel modo giusto dall’essere umano, diviene compartecipazione, interesse per gli altri esseri. Se con tutti i processi dell’organismo saliamo al livello più alto, fino ai processi di riscaldamento, in un certo modo attraversiamo la porta dell’organismo umano, formata dai processi di calore, e arriviamo in alto fino al punto in cui il calore del sangue viene valorizzato da ciò che l’anima ne fa. Grazie al vivente interesse per tutti gli esseri e alla compartecipazione per tutto ciò che ci circonda, con la vita fìsica che ci porta in alto fino al calore, ampliamo la nostra sfera spirituale-animica a tutta l’esistenza terrestre, diventiamo tutt’uno con essa. E un atto mirabile che l’essenza cosmica abbia scelto la via indiretta, attraverso il nostro organismo fisico, per donarci quel calore interiore che siamo chiamati a trasformare con il nostro io, nel corso della missione terrena, in viva partecipazione di sentimenti insieme a tutti gli esseri.

 

Nella missione della terra il calore viene trasformato in compartecipazione!

Per così dire usiamo l’attività dell’organismo umano come combustibile per lo spirito. Il senso della missione terrena è che l’uomo, come organismo fisico, sia inserito nell’organismo della terra in modo che tutti i processi fisici alla fine trovino il loro compimento, il loro coronamento nel calore del sangue, e che come microcosmo, compia la sua missione, trasformi questo calore interno e lo irraggi in tutto ciò che lo circonda con vivente compartecipazione e amore. Grazie a tutto ciò che accogliamo nella nostra anima con vivente interesse, si amplierà la nostra vita interiore. Quando saremo passati per molte incarnazioni, nelle quali avremo valorizzato tutto il calore che ci è stato concesso, la terra avrà raggiunto la meta che doveva raggiungere; allora sprofonderà come cadavere terrestre, e sarà lasciata alla disgregazione. Saliranno allora tutte le anime umane che avranno trasformato il calore fisico in calore del cuore. Come l’anima singola, quando l’uomo avrà attraversato la porta della morte, ascende a un mondo spirituale dopo aver lasciato il cadavere fisico alle forze della terra, così un giorno il cadavere della terra sarà lasciato alle forze cosmiche, e le singole anime umane progrediranno a un nuovo grado di esistenza. Nulla nel mondo va perduto. I frutti che le anime umane avranno raggiunto sulla terra, verranno da loro portati nell’eternità.

 

Così la scienza dello spirito ci consente di collegare con la nostra destinazione eterna anche i processi fisiologici dell’organismo umano. Se la scienza dello spirito sarà per noi non solo una teoria, una conoscenza astratta, se lasceremo che essa ci mostri che noi non viviamo solo sulla terra quali esseri umani, ma siamo parte dell’intero cosmo, e se impareremo a pensare alla destinazione dell’uomo, vedendo come egli ricavi dalla terra le forze necessarie per operare nell’eternità, allora la scienza dello spirito ci darà ciò che grazie ad essa si deve conseguire. Se gli uomini che riconoscono o intuiscono questo alto ideale si incontreranno fraternamente, unendo in armonia i loro sforzi, se noi riconosciamo che in noi stessi vi sono i germi di un’ulteriore evoluzione che possono diventare fecondi per l’ulteriore evoluzione della terra e dell’uomo, allora in tutta umiltà avremo il sentimento che da antroposofi, e grazie allo sviluppo delle nostre proprie forze, possiamo collaborare all’adempimento della missione della terra.

 

Con questo atteggiamento ci siamo riuniti e così ci lasceremo, vivendo nel mondo e trasmettendo forse molto di ciò che qui ha potuto essere solo accennato e offerto come uno stimolo a procedere oltre. Anche lontani gli uni dagli altri vogliamo operare in modo armonico, nei nostri viventi pensieri, nei nostri sentimenti e in tutti gli atti della nostra volontà. In tale spirito vogliamo congedarci, in tale spirito vogliamo continuare a tenerci uniti nell’anima, sperando di poterci ritrovare, se ci sarà l’occasione.