Le prove occulte e la triplice tentazione del Cristo nel deserto

Il corso dell’anno come via di iniziazione – L’avvento e l’anima natanica


 

Esaminando il contenuto esoterico dell’avvento abbiamo visto che in questo periodo

i tre atti celesti dell’anima natanica trovano il loro riflesso interiore

in determinate qualità che l’uomo deve conquistarsi.

 

Poi abbiamo visto come un lavoro approfondito e cosciente in tal senso

conduca l’uomo ad affrontare determinate prove occulte.

 

Il superamento di queste prove conduce all’esperienza occulta pienamente cosciente del Natale

in quanto vera festa dell’iniziazione, della nascita del sé superiore nell’anima umana.

 

Sorge ora la domanda:

come potè realizzarsi questo passaggio dal cosmo alla Terra,

dai tre atti celesti dell’anima natanica alle tre prove sulla via dell’iniziazione cristiana moderna,

grazie alla quale l’anima umana può realizzare in sé stessa ciò che l’anima natanica compì nel macrocosmo?

 

Dalle numerose descrizioni di Rudolf Steiner, sappiamo che in questo campo regna una ferrea legge spirituale per cui

gli impulsi cosmici possono essere portati all’umanità

solo da una determinata individualità incarnata in un corpo fisico.75

 

Soltanto dopo

che le nuove capacità o facoltà siano state una prima volta

sviluppate pienamente da questa singola individualità,

esse possono diventare patrimonio comune dell’umanità.

 

Vale a dire: da quel momento, e solo dopo quel momento, ogni anima umana le può conquistare per sé stessa. Ma siccome la conseguenza karmica diretta dei tre atti celesti dell’anima natanica fu la sua incarnazione fisica sulla Terra e l’unione con il Cristo al battesimo del Giordano, allora anche le tre prove, come descritte da Rudolf Steiner ne L’iniziazione poterono penetrare nell’evoluzione dell’umanità solo attraverso gli avvenimenti di Palestina.

 

E di fatto la stessa possibilità di superare tali prove è data solo dalla circostanza

che il primo atto del Cristo sulla Terra, fu la ripetizione ‘terrena’

di quello che per tre volte era stato da lui realizzato nelle altezze solari attraverso l’anima natanica.

 

Così come durante le antiche epoche lemurica ed atlantica

i tre involucri dell’entità umana furono riscattati da un intervento cosmico,

così era necessario compiere sulla Terra un gesto analogo:

riuscire a vincere la tentazione luciferico-arimanica che blandisce l’uomo scaturendo dai suoi involucri.

E questo si verificò con la tentazione del Cristo Gesù nel deserto immediatamente dopo il battesimo al Giordano.

 

Se questo non fosse avvenuto,

se il Cristo non avesse vinto per conto di tutta l’umanità le forze tentatrici del male presenti nei tre involucri di Gesù,

allora non un solo uomo avrebbe potuto fronteggiare le tre prove occulte con le proprie forze.

 

Come era avvenuto in un remotissimo passato, fu necessario per noi un soccorso dai mondi spirituali, poiché ci mancava la forza per vincere autonomamente le tentazioni presenti nei nostri involucri. Tuttavia, affinché questo potesse avvenire e potesse essere aperta una nuova, cosciente, libera via di conoscenza per l’uomo, questi fatti dovettero realizzarsi una prima volta sul piano fisico-storico, i cui frutti avrebbero agito come fermento spirituale in tutta la futura evoluzione dell’umanità.

 

La prima tentazione, come descritta nel IV capitolo del vangelo di Matteo,

riguarda il corpo fisico dell’uomo.

 

Il tentatore si avvicina al Cristo con queste parole:

«Se tu sei il figlio di Dio, trasforma queste pietre in pane con forza della parola76

 

• In senso magico-occulto questo è possibile

se il discepolo abusa delle forze spirituali che gli si svelano allorché egli penetra nella sfera della prima prova.

Si tratta qui delle forze che stanno a fondamento del mondo sensibile

e che creano incessantemente il mondo fisico a partire dal mondo spirituale.

 

Per poterle padroneggiare il discepolo deve saper leggere i veri nomi delle cose, la ‘scrittura occulta’, poiché queste forze scaturiscono dalla sostanza del Verbo universale, che sta al fondamento di ogni cosa. Ecco perché volgendosi al Cristo il tentatore dice: «…muta queste pietre in pane con la forza della tua parola».

Il Cristo risponde: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»,77 rifiutando in tal modo di abusare della parola spirituale, della potenza che a questo grado gli si mostra dietro i fenomeni e gli esseri del mondo fisico. E in questa sua risposta è data una forza reale che da allora agisce come sostanza spirituale nel corpo fisico dell’uomo. Questa forza permette al discepolo che percorre la via dell’iniziazione moderna di non soccombere alla tentazione di usufruire in modo magico-egoistico delle facoltà che gli si svelano, usufruendone non per esercitare un potere sulla natura e suoi propri simili, bensì per metterle unicamente al servizio dell’evoluzione dell’umanità e del proprio perfezionamento morale.

 

Senza l’intervento del Cristo un tale abuso sarebbe avvenuto di necessità. Nel momento in cui gli si fossero svelate, l’uomo sarebbe sempre stato in balìa di queste forze. Ma ora egli può assumersi la responsabilità di condurre la propria vita in armonia con la parola «che esce dalla bocca di Dio», e che egli impara a conoscere attraverso lo studio del linguaggio occulto. Rudolf Steiner dice al proposito:

▸ «Per mezzo di questo linguaggio il discepolo viene anche a conoscenza di talune norme di condotta di vita. Egli apprende determinati doveri dei quali prima non sapeva nulla. E quando ha imparato a conoscere tali norme, egli può compiere azioni di un’importanza che quelle di un non iniziato non possono mai avere. Egli opera dai mondi superiori. Le indicazioni riguardo a tali azioni possono essere comprese soltanto nella scrittura sopra indicata.»78

 

Per cui a questa prima prova segue immediatamente la seconda, che deve mostrare se il discepolo è in grado di osservare gli impegni che si è volontariamente assunto non solo sul piano terrestre bensì, cosa alquanto più difficile, anche nel mondo spirituale. La possibilità di superare correttamente questa nuova prova ci viene dalla vittoria riportata dal Cristo nella seconda tentazione nel deserto.

 

• Questa volta le forze avverse si avvicinarono al Cristo con egoismo seduttore,

per fargli utilizzare arbitrariamente le capacità occulte

offerteglisi al momento dell’immersione nel corpo eterico di Gesù di Nazareth

e riconosciute grazie alla lettura della ‘scrittura occulta’.

 

Il tentatore cita le parole del salmo 91 scritte dal principio nella «lingua occulta» del mondo spirituale:

«Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi.

Sulle loro mani ti porteranno, perché il tuo piede non inciampi nella pietra.»79

L’entità del Cristo viene invitata a utilizzare questa facoltà non per un servizio sacrificale a favore del mondo, bensì a dimostrazione del suo potere magico sulle forze eteriche della Terra. Essa avrebbe dovuto gettarsi dall’alto del tempio allo scopo di compiere qualcosa in cui, similmente al nuotatore nell’acqua, non avesse alcun appoggio esteriore se non le indicazioni della ‘scrittura occulta’. E questa azione doveva avvenire non in nome di un servizio reso all’umanità, bensì per impulso di un puro egoismo, unicamente allo scopo di insuperbire per l’esibizione delle proprie facoltà magiche.

 

Ma il Cristo respinge la tentazione

immettendo in tal modo nell’evoluzione dell’umanità

la possibilità di seguire le indicazioni del ‘linguaggio occulto’

nel solo servizio degli Dei e delle mete superiori dell’umanità e del cosmo.

 

Egli risponde al tentatore: «Non devi usare la potenza divina che ti guida per i tuoi arbìtri»80 o, in altre parole: devi porti al servizio della parola divina che ti si rivela nel ‘linguaggio occulto’, devi seguire il dovere superiore e non aspirazioni e desideri egoistici.

 

Rudolf Steiner dice della seconda prova:

▸ «Per mezzo di questa prova il discepolo deve dimostrare di sapersi muovere liberamente e con sicurezza nel mondo superiore».

E ciò che deve fare «deve riconoscerlo per mezzo della scrittura occulta di cui egli si è impadronito».82

Ma «se durante la sua azione il discepolo si lasciasse influenzare in qualche modo da desideri e opinioni personali, se per un solo istante non seguisse le leggi da lui riconosciute ma si abbandonasse al proprio arbitrio, accadrebbe qualcosa diverso da ciò che sarebbe dovuto accadere».83

 

• Se il Cristo avesse ceduto alla tentazione, lo si può affermare con certezza, si sarebbe sfracellato al suolo. Ma poiché egli non cedette alla seconda tentazione fu immesso nel corpo eterico degli uomini qualcosa che da allora agisce in esso come una sostanza vivente e che ai nostri giorni permette al discepolo dei nuovi misteri di porre tutto ciò che egli compie nel mondo spirituale al servizio «delle forze divine che lo guidano».

 

La terza tentazione è rivolta al corpo astrale.

Essa riguarda la possibilità di acquisire il potere magico su tutti i mondi visibili e invisibili,84

ma solo per un uso egoistico.

 

Tuttavia il dominio sul mondo ottenuto in tal modo è per sua stessa natura illusorio poiché in realtà si è completamente schiavi delle forze avverse, ma senza rendersene conto. Il Cristo respinge anche questa tentazione, e la sua vittoria risuona nelle parole: «Tu devi sottometterti alla forza divina che ti guida e quella soltanto devi servire.»85

Queste parole costituiscono un esempio di altissimi coraggio e presenza di spirito che l’uomo può sviluppare in Terra solo in virtù della fede nelle forze divine del Padre che lo guidano. Il risultato di questo ulteriore atto del Cristo è che per la terza volta fu immessa nel corpo astrale dell’uomo una sostanza portatrice di luce, grazie alla quale il discepolo della moderna scienza dello spirito ottiene la forza per superare la terza prova. Senza costrizione alcuna, in assoluta libertà e in completa solitudine (poiché a questo punto non solo le archai e gli arcangeli, ma anche gli angeli lo abbandonano) il discepolo dello spirito compie un atto sacrificale puro che lo consacra alla forza divina che sola egli è chiamato a servire. L’archetipo di questo assoluto ossequio a tale forza divina è costituito dalle parole del Cristo citate prima.

 

Questa terza prova è così descritta da Rudolf Steiner:

▸ «Occorre saper rapidamente venire a capo di sé stessi, poiché qui bisogna trovare il proprio sé superiore, nel senso più vero della parola. Bisogna decidersi prontamente a dare ascolto in tutte le cose ai suggerimenti dello spirito. Non vi è più tempo per i dubbi, le riflessioni o altro… ciò che impedisce di dare ascolto allo spirito deve essere energicamente superato. In questa situazione occorre dar prova di presenza di spirito. È questa infatti la qualità che deve essere ora perfezionata».86

 

Vogliamo ora cercare di comprendere meglio la natura di questa prova alla luce della terza vittoria del Cristo sulle forze avversarie. Secondo i vangeli tale tentazione ha luogo su un’alta montagna (si confronti al proposito la montagna del Purgatorio di Dante). Questa montagna circondata da ogni parte dall’elemento aereo è l’immaginazione del cammino che conduce il discepolo occulto nella sfera astrale del cosmo. Qui, ad altezze inaccessibili per la coscienza ordinaria, il discepolo incontra una solitudine crescente.

▸«Nessuno, che legga queste cose, dovrebbe provare avversione per questo stato di isolamento in sé stessi».87

 

La causa di questo isolamento è la nuova esperienza del proprio corpo astrale fatta dal discepolo, poiché solo a questo punto egli sperimenta la scissione della propria personalità, la totale separazione delle facoltà base dell’anima: si può dire che

• il pensare si espande fino alla sfera delle stelle fisse,

• il sentire alla sfera dei pianeti,

• e la volontà si ritira negli abissi della Terra.

 

In conseguenza di una simile frattura della vita animica

il discepolo si sperimenta come assolutamente svuotato,

e questo gli è causa di profonda solitudine.

 

Egli ha come l’impressione di trovarsi sospeso nel vuoto sopra di un abisso, e può coglierlo ora un senso di incomparabile terrore. Proprio in questa situazione si avvicina alla sua anima il tentatore. Al posto del pensare, sentire e volere che l’uomo sente abitualmente come suoi e che a questo punto dovrebbero essere ricondotti all’armonia e all’unità grazie al graduale risveglio delle forze del ‘sé superiore’, il tentatore mostra all’anima il loro riflesso luciferico: come se il pensiero già abbracciasse i regni stellari, il sentimento guidasse il moto dei pianeti e la volontà impregnasse di sé le viscere della Terra. Invero in questo stato l’uomo può veramente sentirsi padrone di tutti i tesori del cosmo, ed è questo di cui parla il tentatore: «Ti darò il potere su tutto ciò che vedi, così in cielo come in terra.»84

 

Tuttavia questo non è che il grande regno dell’illusione luciferica

che si presenta allorché la scissione della personalità si verifica troppo presto

e le forze del sé superiore non si sono ancora destate a sufficienza.

Esiste allora per l’uomo il rischio di entrare impreparato nel mondo spirituale,

evitando l’incontro con il guardiano della soglia,

ritrovandosi così non nel regno spirituale divino ma in quello luciferico,

nel quale egli perderà progressivamente il proprio io individuale.

 

Ed è per questo che, descrivendo la terza prova, Rudolf Steiner sottolinea:

▸ «Per non rimanere inattivo l’uomo deve non perdere se stesso,

poiché soltanto in sé può trovare un saldo punto di appoggio al quale aggrapparsi».88

 

Rudolf Steiner accenna al pericolo di cadere preda del regno luciferico anche nel sesto capitolo de La scienza occulta, sia pure da un punto vista differente, che nondimeno corrisponde precisamente a questo grado del cammino spirituale.

 

Qui viene detto che se il discepolo

non ha acquisito la presenza di spirito sufficiente

per un incontro cosciente con il guardiano della soglia, ormai prossimo,

quest’ultimo

per effetto della mancanza di coraggio manifestata dal discepolo nella conoscenza di se stesso,

assumerà una illusoria parvenza luciferica.

 

▸ «Si è giunti nel mondo animico-spirituale, ma si rinuncia a proseguire il lavoro su se stessi. Si diviene prigionieri della figura che assume davanti all’anima il guardiano della soglia. È importante sapere che in un simile frangente non si ha affatto la sensazione di essere prigionieri. Anzi, si crederà di sperimentare ben altro. La figura che il guardiano della soglia fa sorgere può essere tale da suscitare nell’anima l’impressione di avere, nelle immagini contemplate a quel grado di conoscenza, ormai la piena comprensione di tutti i mondi possibili; si pensa di essere pervenuti al massimo sapere e di non avere bisogno di fare ulteriori sforzi. L’uomo, anziché sentirsi prigioniero, può sentirsi padrone della smisurata ricchezza dei segreti del cosmo».89

 

Queste parole si riferiscono ai pericoli che minacciano il discepolo per opera delle forze avverse che ogni uomo porta nel proprio corpo astrale. Per vincerle il discepolo ha bisogno di quella sostanza di luce che riposa nascosta in lui dopo la vittoria del Cristo sulla terza tentazione. Se il discepolo prende coscienza di questa sostanza allora egli si è conquistato la reale forza con il cui aiuto può sostenere nel modo più sicuro la terza prova.89a

 

L’essenza delle tre prove nel loro rapporto con le tre tentazioni del Cristo nel deserto può anche essere caratterizzata da un punto di vista ancora più interiore: in una corretta evoluzione, nella misura in cui le entità delle gerarchie si ritirano dall’uomo che sostiene le tre prove, agiscono sempre più dall’interiorità quelle forze che un tempo penetrarono nell’evoluzione dell’umanità quale risultato della vittoria del Cristo nel deserto.

 

Infatti il Cristo Gesù con la sua triplice vittoria

rifiutò di abusare delle forze cosmiche provenienti dalla terza gerarchia,

potendo così introdurre quelle stesse forze nell’evoluzione dell’umanità.

Esse possono per tutti i tempi futuri

agire segretamente nelle profondità dell’anima umana

e consentono a chi aspira all’iniziazione di poter superare le prove descritte.

 

 


 

Note:

75 – Per la descrizione particolareggiata di questa legge spirituale vedi S. O. Prokofieff: Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 7.

76 – Matteo 4,3

77 – Ibidem 4,4

78 – O.O. 10

79 – Mt. 4,6

80 – Mt. 4,7

81 – O.O. 10

82 – Ibidem

83 – Ibidem

84 – Mt. 4,8-9. Una descrizione ancora più precisa si trova in Lc. 4,5-6

85 – Mt. 4,10

86 – O.O. 10

87 – Ibidem

88 – Ibidem

89Sesto capitolo de La scienza occulta

89a – Dopo la lettura di questo capitolo può sorgere nel lettore la domanda: come si rapporta la descrizione della tentazione nel deserto descritta da Matteo con quella descritta ne II Quinto vangelo, che è tratta dalla memoria spirituale del mondo cioè la cosiddetta «cronaca dell’akasha»?

Dalle indicazioni di Rudolf Steiner contenute nella conferenza del 2.11.1909 (O.O. 117) risulta che i vangeli di Marco, di Luca e di Giovanni sono rispettivamente il riflesso della volontà, del sentimento e del pensiero del Cristo Gesù. Possiamo anche dire che questi tre vangeli sono scritti sulla base della contemplazione chiaroveggente della volontà, del sentimento e del pensiero (Sofia) cosmici. Nella conferenza del 14.11.1909 inoltre Rudolf Steiner paragona questi tre punti di vista con la «scissione della personalità» descritta nel libro L’iniziazione. A un certo momento dell’evoluzione spirituale il pensiero, il sentimento e la volontà del discepolo si sciolgono dai legami reciproci e vengono sperimentati indipendentemente l’uno dall’altro, come tre sfere animiche totalmente diverse. Qualcosa di simile, ma a un grado più elevato, avviene nel caso dei tre vangeli in esame.

Nel processo di sviluppo spirituale il grado di «scissione della personalità» è preceduto e seguito da gradi in cui, su piani diversi, le tre forze animiche sono unite e collaborano. Allo stadio precedente pensare, sentire e volere sono uniti attraverso il corpo fisico, che equilibra le loro reciproche azioni e ne attenua la forza, che in questo modo è minima confronto a quella che possiedono quando agiscono ‘sciolti’ l’uno dall’altro. La seconda opportunità di azione comune ed equilibrata delle tre forze si ha dopo la «scissione». È lo stadio in cui pensiero, sentimento e volontà, divenuti indipendenti l’uno dagli altri, vengono guidati «dall’alto», vale a dire dall’io superiore del discepolo. Se necessario questo io è in grado di fonderli a nuovo in un complesso superiore, operando con ciò una metamorfosi che crea un organo di percezione dei nessi spirituali e capace di leggere la cronaca dell’akasha. Qualcosa di simile si riscontra a un grado più elevato anche nei vangeli.

Così secondo Rudolf Steiner il vangelo di Matteo corrisponde alla fusione dei tre impulsi allo stadio precedente la «scissione». In Matteo è configurata una «fusione armonica» degli impulsi di volontà, sentimento e pensiero del Cristo Gesù uniti nel corpo fisico di Gesù, sul quale Matteo dirige in particolare la sua attenzione, a differenza degli altri evangelisti (O.O. 123, 12.9.1910). Ma in Matteo i tre impulsi del Cristo Gesù patiscono come un indebolimento, diventano per così dire ‘pallidi’, evidenziando quello che il Cristo Gesù era quale uomo terreno. Questo fa in modo che «la figura del Cristo ci si presenti in modo assolutamente umano, in quanto singolo uomo terreno» (O.O. 117, 2.11.1909).

Il Quinto vangelo è in posizione opposta. Qui abbiamo la fusione degli impulsi di volontà, sentimento e pensiero del Cristo Gesù non in modo ‘naturale’, attraverso l’intermediazione del corpo fisico, ma sotto la guida dell’io superiore attivo in spirito. Questo è il contenuto della cronaca dell’akasha in cui il Cristo stesso inscrisse i suoi volere, sentire e pensare cosmici mediante l’attività del suo io cosmico. Così abbiamo il seguente quadro complessivo:

 

 

 

 

Queste sono le connessioni tra i cinque vangeli. Il primo e il quinto sono fra loro polari e questa polarità sì manifesta tra l’altro nell’ordine di successione delle tre tentazioni nel deserto. Infatti il vangelo di Malico, particolarmente correlato all’apparizione del corpo fisico di Gesù di Nazaret li, è volto in prevalente misura al passato dell’evoluzione universale. Ecco perché la descrizione delle tentazioni segue l’ordine evolutivo del corpo fisico su Saturno, Sole c Luna, ovvero corpo fisico, clerico, e astrale. La «pii ma» tentazione alla quale il Cristo risponde è quella di «immutare le pietre in pane», poiché nei tre coni passati l’umanità non possedeva annua un io e perciò era stata sottratta alla sfera della tentazione (che presuppone sempre la presenza di un io).

Anche i tre gradi preparatori al mistero del Golgota sono il riflesso dei tre antichi stati planetari; nei tre gradi preparatori l’umanità venne salvata dalla tentazione non in virtù di un proprio contributo ma grazie all’aiuto cosmico proveniente dall’esterno (i tre sacrifici celesti dell’anima natanica). Invece il quinto vangelo è legato ai tre eoni futuri: Giove, Venere e Vulcano (le metamorfosi dei corpi astrale, eterico e fisico attraverso l’io cosmico del Cristo). Se dunque il vangelo di Matteo rappresenta la normale corrente temporale, dal passato al futuro, il quinto vangelo rappresenta quella inversa, dal futuro al passato, che è anche l’ordine in cui sono rappresentati gli eventi nella cronaca dell’akasha. Infatti nelle prime comunicazioni del quinto vangelo tutti gli episodi sono riportati da Rudolf Steiner in senso inverso (GA 148, 2 e 3.10.1913), e in relazione alla terza tentazione viene menzionato l’eone Vulcano in riferimento alla corrente temporale retrograda (ibidem 18.12.1913). E siccome in tutti gli eventi dei futuri eoni l’io umano libero avrà un ruolo sempre maggiore, il Cristo non rispondendo del tutto alia terza domanda del tentatore, coinvolge anche l’uomo in quanto «libera entità-io» nella lotta per i futuri destini dell’evoluzione terrestre: «Se il Cristo voleva aiutare correttamente gli uomini sulla Terra, doveva lasciare che Arimane agisse (…) l’opera di Arimane non doveva venire contrastata dal Cristo» (GA, 18.12.1913).

Trattando della metà discendente dell’anno (che corrisponde all’evoluzione passata) bisogna allora basarsi sulla descrizione delle tentazioni così come riportate da Matteo. Ma volendo considerare gli effetti delle tre tentazioni nel deserto, corrispondenti alla metà ascendente dell’anno (ovvero ai tre anni di incarnazione del Cristo) dovremo far riferimento al quinto vangelo. Bisogna infatti sempre ricordare che nei quattro vangeli abbiamo a che fare con quattro diversi punti di vista sui fatti di Palestina e in particolare sull’episodio della tentazione del deserto, che di conseguenza viene descritta nei vangeli in modo diverso (nel vangelo di Giovanni manca del tutto, per specifici motivi): «La scena della tentazione si trova beninteso in diversi vangeli. Ma viene raccontata da diversi punti di vista. È un fatto che ho sottolineato più volte» (GA 148, 6.10.1913).