08 – L’iniziazione

O.O. 10 – L’Iniziazione – (L’iniziazione)


 

L’iniziazione è il gradino più alto della disciplina occulta del quale ancora sia consentito di dare in un libro qualche cenno che in generale possa essere capito. Le notizie su tutto ciò che va oltre riescono difficili a comprendersi. Ma chi è penetrato nei misteri minori attraverso la preparazione, l’illuminazione e l’iniziazione, trova la strada anche per arrivare a quelli superiori.

 

Le conoscenze e le capacità che vengono conferite all’uomo per mezzo dell’iniziazione, senza di essa potrebbero essere da lui acquistate soltanto in un lontanissimo avvenire — dopo molte incarnazioni — per tutt’altra via, ed anche in forma del tutto diversa. Chi oggi viene iniziato, sperimenta qualcosa che altrimenti sperimenterebbe solo molto più tardi, in condizioni completamente differenti.

 

Un uomo può realmente conoscere dei segreti dell’esistenza solo quel tanto che corrisponde al suo grado di maturità. Questa soltanto è la ragione degli ostacoli che s’incontrano per giungere ai gradini superiori del sapere e dell’esser capace. Un uomo non deve far uso di un fucile, se prima non ha acquistato esperienza sufficiente per servirsene senza recar danno. Se oggi qualcuno venisse iniziato senza preparazione, gli mancherebbe l’esperienza che acquisterà nell’avvenire attraverso le sue future incarnazioni, fino a quando gli verranno svelati i segreti corrispondenti al corso regolare della sua evoluzione. Perciò occorre che alla soglia dell’iniziazione queste esperienze vengano sostituite da qualcosa d’altro.

Le prime istruzioni impartite ai candidati all’iniziazione mirano appunto a sostituire le esperienze future. Sono le cosiddette « prove » che l’iniziando deve attraversare, e che vengono, come naturale conseguenza della vita dell’anima, quando si praticano regolarmente gli esercizi descritti nei capitoli precedenti.

Di queste « prove » parlano spesso anche i libri. È però facile capire che tali comunicazioni potranno per lo più far sorgere sulla natura di esse rappresentazioni completamente errate, perché chi non ha attraversato la preparazione e l’illuminazione, non ha mai sperimentato tali prove, e non può perciò descriverle giustamente.

All’iniziando devono palesarsi talune cose e fatti che appartengono ai mondi superiori. Egli può però vederli e udirli soltanto quando sia capace di percepire spiritualmente le figure, i colori, i suoni, e così via, descritti a proposito della « preparazione » e dell’« illuminazione ».

 

La prima « prova » consiste nell’acquisto di una percezione più vera, che non sia quella della media degli uomini, delle qualità corporee dei corpi inanimati, e poi delle piante, degli animali e dell’uomo. Con ciò non si allude a quella che oggi vien chiamato conoscenza scientifica, perché non si tratta di scienza, ma di percezione.

Di solito il procedimento si svolge in modo che l’iniziando impara a conoscere come le cose della natura e gli esseri viventi si manifestino all’orecchio spirituale e all’occhio spirituale. In un certo modo queste cose gli si affacciano allora chiaramente svelate, come nude. Le proprietà che allora si odono e si vedono, restano celate all’occhio fisico e all’orecchio fisico. Per la percezione fisica esse rimangono come avvolte in un velo. Questo velo viene tolto, per l’iniziando, in virtù di un processo che si chiama di « combustione spirituale ». Perciò questa prima prova vien chiamata la « prova del fuoco ».

 

Per molti uomini già la vita abituale è di per sé un processo più o meno incosciente d’iniziazione attraverso la prova del fuoco. Si tratta di coloro che passano per svariate esperienze di genere tale che la loro fiducia in se stessi, il loro coraggio e la loro fermezza crescono nella direzione giusta, e che imparano a sopportare con grandezza d’anima, e soprattutto con calma e forza costante, il dolore, la delusione e l’insuccesso delle loro imprese. Chi ha attraversato esperienze di questo genere è già spesso, senza esserne chiaramente consapevole, un iniziato; e poco più occorre perché gli si dischiudano gli orecchi e gli occhi spirituali, in modo da diventare chiaroveggente. Bisogna infatti rendersi conto che una vera « prova del fuoco » non è destinata a soddisfare la curiosità del candidato. Certamente egli impara a conoscere fatti straordinari di cui gli altri uomini non hanno idea alcuna. Ma questa conoscenza non è lo scopo, sibbene il mezzo che conduce allo scopo. Lo scopo è che il candidato, per mezzo della conoscenza dei mondi superiori, acquisti maggiore e più vera fiducia in se stesso, coraggio superiore e ben altra grandezza d’anima e costanza che non sia generalmente possibile acquistare nel mondo inferiore.

 

Dopo la « prova del fuoco » ogni candidato può ancora tornare indietro. In tal caso egli proseguirà la sua vita, fisicamente e spiritualmente rinvigorito, e proseguirà verso l’iniziazione soltanto in una prossima sua incarnazione. In quella attuale, egli sarà un elemento più utile della società umana di quanto non fosse prima. In qualsiasi situazione egli si trovi, la sua fermezza, la sua prudenza, la sua benefica influenza sui suoi simili e la sua energia saranno grandemente cresciute.

 

Se dopo esser passato per la prova del fuoco, il candidato vuol proseguire la sua educazione occulta, gli verrà rivelato un determinato sistema di scrittura, di quelli in uso nelle scuole occulte. In questi sistemi di scrittura sono rivelati i veri insegnamenti occulti, perché ciò che vi è di veramente « segreto » (occulto) nelle cose, non può essere espresso direttamente per mezzo delle parole del linguaggio abituale, né esposto per mezzo dei sistemi ordinari di scrittura. Coloro che hanno imparato dagli iniziati, traducono come è possibile gli insegnamenti della scienza occulta nel linguaggio ordinario.

La scrittura occulta si manifesta nell’anima, quando questa ha conseguito la percezione spirituale, perché questa scrittura sta sempre scritta nel mondo spirituale. Non la si impara, come si impara a leggere una scrittura artificiale. Piuttosto il discepolo va regolarmente crescendo verso la conoscenza chiaroveggente, e durante questa crescita gli si sviluppa, come capacità animica, la forza che si sente spinta a decifrare gli eventi e gli esseri del mondo spirituale come fossero i caratteri di una scrittura. Potrebbe darsi che questa forza, e con essa l’esperienza della « prova » corrispondente, si destino di per se stesse nel progressivo corso dell’evoluzione dell’anima. Si arriva però più sicuramente alla mèta, quando si seguono le istruzioni degli occultisti esperti che sono abili nel decifrare la scrittura occulta.

 

I segni della scrittura occulta non sono ideati arbitrariamente, ma corrispondono alle forze che sono attive nel mondo. Per mezzo di questi segni si impara il linguaggio delle cose. Il candidato ben presto si accorge che i segni che impara a conoscere corrispondono alle figure, ai colorì, ai suoni, e così via, che egli ha imparato a percepire durante la preparazione e l’illuminazione. Gli riesce evidente che finora egli non ha imparato che a compitare. Ora soltanto comincia a leggere nel mondo superiore. Tutto ciò che prima egli vedeva come figure, suoni e colori singoli, gli si rivela ora connesso in un grande insieme. Ora soltanto acquista la giusta sicurezza nell’osservare i mondi superiori. Prima non poteva mai sapere con certezza se le cose da lui viste erano state vedute giustamente. Ora soltanto fra candidato e iniziato può stabilirsi un’intesa regolare nel campo della conoscenza superiore perché, qualunque sia il rapporto di convivenza nella vita ordinaria fra un iniziato e un’altra persona, egli non può comunicare il sapere superiore, nella sua forma diretta, se non per mezzo dei segni del linguaggio sopra descritto.

 

Per mezzo di questo linguaggio il discepolo impara a conoscere anche talune norme per la condotta nella vita, e determinati doveri dei quali prima nulla sapeva. E quando ha imparato a conoscere tali norme, egli può compiere azioni di un’importanza mai raggiunta da quelle di un non iniziato. Egli opera dai mondi superiori. Le istruzioni che riguardano tali azioni possono essere comprese soltanto nella scrittura sopra indicata.

 

Occorre però far notare che vi sono persone capaci di eseguire tali azioni inconsapevolmente sebbene non abbiano seguito nessuna disciplina occulta. Tali « aiutatori del mondo e dell’umanità » attraversano la vita benedicendo e beneficando. A loro, per ragioni che qui non è il caso di spiegare, sono state concesse doti che sembrano soprannaturali. Ciò che li distingue dal discepolo dell’occultismo è il solo fatto che quest’ultimo agisce coscientemente, con piena visione dell’insieme. Egli consegue, per mezzo appunto della disciplina, ciò che ai primi è stato donato dalle potenze superiori per il bene del mondo. Questi uomini benedetti da Dio meritano sincera venerazione, ma non per questo il lavoro della disciplina occulta dovrà essere considerato superfluo.

 

Quando il discepolo ha imparato la sopra descritta scrittura a segni, comincia per lui una nuova « prova ». Questa dovrà mostrare se egli sia in grado di muoversi liberamente e con sicurezza nel mondo superiore. Nella vita ordinaria l’uomo viene spinto alle sue azioni da impulsi esteriori. Egli esegue un lavoro o l’altro, perché le circostanze gli impongono questo o quell’altro compito. Non occorre certo ripetere che il discepolo dell’occultismo, per il fatto di vivere nei mondi superiori, non deve trascurare nessun dovere della sua vita ordinaria. Non vi è dovere nel mondo superiore che possa obbligarlo a trascurare uno solo dei suoi doveri nel mondo ordinario.

Il padre di famiglia rimane ugualmente buon padre di famiglia, la madre rimane ugualmente buona madre, l’impiegato non è impedito di assolvere i suoi obblighi e neppure il soldato o qualsiasi altra persona che voglia seguire l’occultismo. Al contrario, tutte le qualità che temprano l’uomo per la vita, si intensificano nel discepolo dell’occultismo in una misura di cui il non iniziato non può farsi un’idea. E sebbene questa intensificazione risulti raramente evidente al non iniziato, ciò è da attribuirsi al fatto che questi non è sempre capace di farsi un giudizio giusto sul conto dell’iniziato. Le azioni dell’iniziato talvolta non gli riescono immediatamente chiare. Ma anche questo, come si è detto, non succede che in casi speciali.

 

Per chi è arrivato al gradino descritto dell’iniziazione, vi sono ora dei doveri ai quali egli non è spinto da nessun impulso esteriore. Egli non viene indotto ad adempierli da condizioni esteriori, ma soltanto dalle norme di condotta che gli vengono rivelate nella scrittura « occulta ». Ora, per mezzo della seconda « prova », egli deve mostrare che, sotto la guida di tali norme, la sua azione è altrettanto sicura e ferma, quanto quella di un impiegato che sbriga i doveri che gli incombono. A questo fine il candidato si sentirà posto dalla disciplina occulta di fronte a un determinato compito.

Egli dovrà compiere un’azione in seguito a osservazioni che fa sulla base di quanto ha imparato sul gradino della preparazione e dell’illuminazione; e deve comprendere quale sia quest’azione per mezzo della scrittura occulta descritta che ormai conosce. Se il candidato sa discernere il proprio dovere e agire giustamente, è riuscito nella prova. Il successo può riconoscersi dalla trasformazione che si verifica, per virtù dell’azione compiuta, nelle percezioni sentite come figure, colori e suoni dagli orecchi e dagli occhi spirituali.

Nel progressivo corso dell’educazione occulta viene esattamente detto quale aspetto tali figure, colori e suoni assumano dopo l’azione, e come vengano sentiti; e il candidato deve sapere come provocare tale trasformazione. Questa prova è chiamata la « prova dell’acqua » perché, nell’attività che si svolge in queste regioni superiori, viene a mancare all’uomo l’appoggio delle condizioni esteriori, così come manca l’appoggio a chi si muove nell’acqua senza arrivare a toccare il fondo. Il processo deve essere ripetuto finché il candidato non abbia acquistato completa sicurezza.

 

Anche con questa prova si tratta di acquistare una qualità; e per mezzo delle sue esperienze nel mondo superiore l’uomo la sviluppa in breve tempo a tale altissimo grado che, per raggiungerlo nel corso normale della sua evoluzione, avrebbe avuto bisogno di molte incarnazioni. È veramente importante che al candidato, per produrre nel campo superiore dell’esistenza la trasformazione descritta, non sia permesso seguire altre indicazioni, se non quelle che gli risultano dalla sua percezione superiore e dalla lettura della scrittura occulta.

Se, durante la sua azione, il candidato si lasciasse influenzare da desideri e opinioni personali, se per un solo istante non seguisse le leggi da lui riconosciute giuste, ma sì abbandonasse al proprio arbitrio, ne risulterebbe qualcosa del tutto diverso da ciò che sarebbe dovuto accadere; il candidato non saprebbe più orientarsi verso lo scopo delle sue azioni e interverrebbe la massima confusione. Per mezzo di questa prova l’uomo ha quindi ampia occasione di sviluppare la padronanza di se stesso. E di questo appunto si tratta. Perciò questa prova potrà essere sopportata meglio da chi, prima dell’iniziazione, abbia attraversato una vita che gli ha permesso di sviluppare tale padronanza di sé.

Chi ha acquistato la capacità di seguire princìpi ed ideali alti, senza curarsi di propri desideri e scopi personali, chi sa sempre compiere il suo dovere, anche quando inclinazioni e simpatie tendono a distrarlo, nella vita abituale è già inconsapevolmente un iniziato. E ben poco gli mancherà per poter superare la prova descritta. Si può dire anzi che un determinato grado di iniziazione acquistato inconsciamente già nella vita è in genere necessario per superare la seconda prova perché, come per molti uomini che non hanno imparato a scrivere da giovani diventa difficile impararlo più tardi, quando hanno raggiunto , l’età matura, così diventa anche difficile per l’uomo sviluppare sufficiente padronanza di sé quando penetra nei mondi superiori, se già prima, nella vita quotidiana, non ha sviluppato questa qualità fino a un determinato grado.

Le cose del mondo fisico non cambiano a seconda della nostra volontà, o dei desideri, o delle nostre tendenze. Nei mondi superiori, invece, i nostri desideri, le nostre passioni e le nostre tendenze esercitano un’azione sulle cose. Chi in quei mondi vuole agire sulle cose in modo adeguato, deve avere completo dominio su se stesso, deve seguire le giuste norme direttive senza lasciarsi guidare dal proprio arbitrio.

 

Una qualità di cui, a questo gradino dell’iniziazione, è di particolare importanza che l’uomo sia provvisto, è quella di un discernimento sano e assolutamente sicuro. Occorre aver coltivato questa qualità fin dai primi gradini; a questo gradino deve mostrarsi se il candidato la sappia usare in modo da poter progredire più oltre sulla vera via della conoscenza. Egli può progredire soltanto se è capace di distinguere l’illusione, le vuote creazioni della fantasia, la superstizione e altri errori simili, dalla vera realtà.

Sui gradini superiori dell’esistenza ciò riesce più difficile che su quelli inferiori; ora deve sparire ogni pregiudizio, ogni preferenza riguardo alle cose di cui si tratta; la verità unica e sola deve servire di guida. Deve esistere la più completa disposizione a rinunziare immediatamente ad ogni pensiero, opinione e tendenza, quando il pensiero logico lo esiga. La sicurezza nei mondi superiori si può conseguire soltanto se non si ha riguardo per la propria opinione.

 

Uomini il cui abito mentale tende al fantastico, alla superstizione, non possono fare alcun progresso sulla via occulta. Per il discepolo dell’occultismo si tratta veramente di guadagnarsi un bene prezioso: ogni dubbio sui mondi superiori gli viene tolto, quei mondi si svelano al suo sguardo con le loro leggi. Egli però non può conseguire questo bene, finché rimane in balìa degli errori e delle illusioni. Sarebbe pericoloso per lui, se la fantasia e i pregiudizi sopraffacessero il suo intelletto.

Sognatori e visionari sono altrettanto inadatti per il sentiero occulto, quanto le persone superstiziose. Su questo non si insisterà mai abbastanza, perché i sogni, le fantasticherie e le superstizioni sono i peggiori nemici che insidiano l’uomo sulla via della conoscenza dei mondi superiori. Non bisogna però credere che il discepolo dell’occultismo debba perdere la poesia della vita e la capacità dell’entusiasmo, perché sulla porta che conduce alla seconda prova dell’iniziazione stanno scritte le parole: « Ogni pregiudizio deve essere da te abbandonato », e perché sulla porta d’entrata della prima prova, egli ha potuto leggere: « Se non hai sano buon senso, i tuoi sforzi sono vani ».

 

Quando il candidato è a questo modo sufficientemente progredito, si trova di fronte alla terza « prova ». In questa nessuno scopo gli viene indicato. Tutto è posto nelle sue mani. Egli si trova in una situazione in cui non vi è nulla che lo stimoli all’azione. Deve da solo trovare la propria strada. Non vi sono né cose né persone che lo incitino. Da niente e da nessuno egli può attingere ora la forza che gli abbisogna, se non da se medesimo. Se non trova in se stesso questa forza, si vede ben presto ritornato al punto di prima. Bisogna però dire che pochi soltanto di coloro che hanno superato le prime prove si trovano ora privi di questa forza. O si rimane indietro prima, o si è capaci di superare anche questa prova.

Quel che occorre è di saper prendere con prontezza una risoluzione, perché bisogna fare appello al proprio « sé superiore » nel senso più vero della parola. Bisogna decidersi prontamente a dare ascolto in tutte le cose ai suggerimenti dello spirito. Non vi è più tempo per dubbi, riflessioni, o altro. Ogni istante di esitazione dimostra soltanto che non si è ancora maturi. Ciò che impedisce di dare ascolto allo spirito deve essere energicamente superato. In questa situazione occorre dar prova di presenza di spirito. Questa difatti è la qualità che deve essere completamente perfezionata a questo punto dell’evoluzione.

Tutte le tentazioni a cui l’uomo era abituato, e che lo adescavano all’azione, o anche al pensiero, gli vengono meno. Per non rimanere inattivo, egli deve conservare il dominio di se stesso, perché soltanto in sé può trovare l’unico saldo punto di appoggio al quale attaccarsi. Chi legge questa descrizione, senza una vera conoscenza dell’argomento, non dovrebbe sentir ripugnanza per questa necessità di poggiare unicamente su se stesso; perché nel superare tale prova il discepolo gode della più bella felicità.

 

Come negli altri casi, anche in questo la vita ordinaria è già per molti uomini una vera disciplina occulta. Per persone le quali siano progredite al punto che, poste all’improvviso di fronte a nuovi compiti nella vita, sono capaci senza esitazione, senza soverchia riflessione, di prendere una pronta decisione, la vita è veramente una disciplina occulta. Le situazioni di cui si tratta sono quelle in cui ogni azione è destinata a fallire se l’uomo non interviene prontamente.

Chi è pronto ad intervenire di fronte all’improvvisa minaccia di una disgrazia, quando un istante di esitazione la potrebbe determinare, chi ha acquisito come qualità permanente siffatta prontezza di decisione, ha conseguito inconsapevolmente la maturità per la terza « prova », perché questa tende appunto allo sviluppo dell’assoluta presenza di spirito.

Nelle scuole occulte viene chiamata la « prova dell’aria », perché in essa il candidato non si può appoggiare né sul terreno solido delle occasioni esteriori, né su ciò che gli risulta dai colori, le forme, e così via che ha imparato a conoscere per mezzo della preparazione e della illuminazione, ma deve appoggiarsi unicamente su se stesso.

 

Se il discepolo ha superato questa prova, gli è permesso di penetrare nel « tempio delle conoscenze superiori ». Di quanto ancora vi sarebbe da dire sull’argomento non si può dare che un lievissimo cenno. Ciò che ora si richiede dal discepolo è stato spesso espresso dicendo che egli deve prestar «giuramento» di non « tradire » nessuno degli insegnamenti occulti. Però le parole « giuramento » e « tradire » non sono affatto giuste e possono a tutta prima indurre in errore.

Non si tratta di nessun « giuramento » nel senso ordinario della parola. È piuttosto un’esperienza che si attraversa a questo gradino dell’evoluzione. Si impara come si applicano gl’insegnamenti occulti per metterli al servizio dell’umanità. Si comincia allora soltanto a comprendere giustamente il mondo. Non si tratta di « tacere » le verità superiori, ma piuttosto di rappresentarle nel modo giusto e col tatto necessario. Ciò di cui si impara a « tacere » è qualcosa del tutto diverso. Si acquista cioè quella bellissima qualità riguardo a molte cose di cui prima si parlava, e soprattutto nei riguardi del modo in cui se ne parlava.

Sarebbe un cattivo iniziato chi non volesse porre i segreti sperimentati a servizio del mondo, nel modo migliore e più largo possibile. L’unico ostacolo alle comunicazioni che si possono fare in questo campo, è la mancanza di comprensione in coloro che devono accoglierle. Naturalmente i segreti superiori non sono adatti per conversazioni oziose. Ma non è « proibito » di parlarne ad alcuno che abbi? raggiunto il gradino descritto di evoluzione. Nessun uomo e nessun essere impone in proposito al candidato un « giuramento ». Tutto è affidato alla sua responsabilità. Ciò che egli impara, è di saper scoprire attraverso se stesso, e in qualsiasi situazione si trovi, ciò che deve fare. Il « giuramento » significa soltanto che il candidato è ormai maturo per sostenere tale responsabilità.

 

Quando il candidato è maturo per quanto è stato descritto, egli riceve ciò che simbolicamente si chiama « la bevanda dell’oblio ». Egli viene cioè iniziato al segreto sul modo di agire senza essere continuamente disturbato dalla memoria inferiore. Ciò è necessario per l’iniziato, perché deve avere sempre completa fiducia nell’immediato presente. Egli deve poter distruggere i veli del ricordo che in ogni istante della vita si avvolgono attorno all’uomo. Se io giudico quel che mi succede oggi, alla stregua di ciò che ho sperimentato ieri, mi espongo ad infiniti errori. Naturalmente questo non va interpretato come se si dovesse rinunziare all’esperienza acquistata nella vita. Bisogna tenerla sempre presente quanto più si può.

Ma, come iniziato, occorre avere la capacità di giudicare ogni nuova esperienza completamente di per se stessa, di lasciare che essa agiscà su di noi senza essere turbata dai ricordi del passato. In ogni istante devo essere preparato che ogni cosa o essere può recarmi una rivelazione completamente nuova. Se giudico il nuovo alla stregua dell’antico, sono soggetto all’errore.

Il ricordo di antiche esperienze mi è specialmente utile appunto perché mi rende capace di vedere il nuovo. Se non avessi avuto una determinata esperienza, non potrei forse neppure vedere la qualità di una cosa o di un essere che mi si presenta. L’esperienza deve però servire a vedere il nuovo, non a giudicarlo sulla base dell’antico. A questo riguardo l’iniziato consegue qualità ben determinate. Per loro mezzo gli si svelano molte cose che rimangono nascoste a chi non è iniziato.

 

La seconda « bevanda » che viene offerto all’iniziato è la « bevanda della memoria ». Per mezzo di essa egli consegue la capacità di tener sempre presenti nello spirito i segreti superiori. La memoria abituale non vi arriverebbe. Bisogna che egli diventi tutt’uno con le verità superiori. Occorre non soltanto che egli le conosca, ma che possa disporne nella viva azione, con quella completa naturalezza con cui l’uomo normale mangia e beve. Esse devono diventare per lui pratica, abitudine, tendenza. Non deve affatto occorrere che vi si rifletta sopra, nel senso ordinario della parola; esse dovranno manifestarsi per mezzo dell’uomo stesso, e fluire attraverso di lui, come le funzioni vitali del suo organismo. In tal modo egli si avvicina, in senso spirituale, sempre più alla perfezione che la natura gli ha conferita nel fisico.