La Lavanda dei piedi

Il figlio dell’uomo


 

Dopo aver considerato i gradi dell’azione del Cristo mediante la parola e i miracoli,

è giunto il momento di considerare l’argomento sacro e profondamente serio della Passione.

 

Qui vale in misura ancor maggiore ciò che valeva per gli altri due gradi dell’azione del Cristo: che cioè nessun uomo è in grado di trattare esaurientemente questi argomenti, di comprenderli ed illustrarli in tutta la loro altezza, profondità e ampiezza. Su questo riconoscimento si fonda anche l’opera dell’autore del Vangelo di Giovanni.

 

Infatti, descrivendo nelle prime frasi del suo Vangelo la Parola come potenza creatrice del mondo,

e indicando poi il Cristo Gesù come la Parola cosmica divenuta carne,

– accenna sin dall’inizio a ciò che dirà poi con chiarezza alla fine del Vangelo:

“Molte altre cose ha compiuto Gesù, che, se fossero scritte in modo esauriente,

penso che il mondo intero non sarebbe in grado di contenere i libri che si dovrebbero scrivere” (Gv 21:25).

 

Con questo lo scrittore del Vangelo di Giovanni intende dire che la sua opera non è esauriente e che il suo oggetto offre spazio a sufficienza per tutti i ricercatori e veggenti del mondo. Questo vale oggi come allora.

 

Un simile riconoscimento porta per naturale conseguenza alla convinzione che ogni verità da apprendersi intorno all’entità e all’azione del Cristo, può essere solo uno stimolo per l’anelito alla conoscenza di ulteriori verità. Nessuno, pertanto, che stia in giusto rapporto con l’impulso del Cristo, manifesterà le proprie conoscenze con l’intento di voler indottrinare. Il suo intento sarà solo quello che trova espressione nella domanda: dove e in quale misura il manifestare una conoscenza può essere uno stimolo fecondo per l’anelito alla conoscenza di altri uomini?

Può la conoscenza che vive in me, essere al servizio di altri?

 

In altre parole, il solo atteggiamento con il quale si può parlare dell’azione del Cristo, senza usare un tono improprio o incorrere nel cattivo gusto, è quello che risulta dalla considerazione della scena della Lavanda dei piedi.

Qui l’oggetto da trattare racchiude in sé anche l’atteggiamento, a partire dal quale se ne può parlare. Come non è possibile parlare della Madonna Sistina sulla base di un sentimento politico, ma solo di un sentimento artistico-religioso, così sarà lecito parlare dell’azione del Cristo, soltanto con un atteggiamento in virtù del quale l’anima non voglia afferrare l’oggetto, bensì venirne afferrata.

Questo presuppone una disposizione che consista in un inchinarsi dell’anima di fronte alla superiorità dell’oggetto. Se riesce a questo, essa acquisisce con ciò stesso la possibilità di accogliere in sé l’oggetto in modo tale da diventare l’organo mediante cui esso può esprimersi.

 

Non è possibile conoscere in altro modo, sulla via della scienza dello spirito, i misteri del cristianesimo:

essi risplendono nell’anima silenziosa e piena di devozione, nell’ora stabilita dal karma.

 

Dal karma non dipende però soltanto l’atteggiamento di fronte ai misteri della Passione,

bensì anche la conoscenza del loro contenuto.

• Infatti ciò che viene espresso dalle immagini dei gradi della Passione,

è il cammino dell’essere innocente del Cristo Gesù

attraverso le conseguenze karmiche del peccato originale dell’umanità.

 

I gradi della Passione sono gradi del karma del peccato originale, che il Cristo ha preso su di sé

quale rappresentante dell’umanità o, secondo l’espressione di Paolo, quale “nuovo Adamo”.

 

Grazie a questo sacrificio,

le conseguenze del peccato dell’intera umanità vengono cancellate in ogni singolo uomo

nella misura in cui questi estingua, riparandovi, le conseguenze del ‘peccato originale individuale’,

cioè del suo karma personale.

 

L’azione della grazia subentra sempre, quando lo sforzo del proprio anelito ha posto ordine nel karma individuale.

La frase del Faust di Goethe: “Chi si sforza anelando senza posa, lui lo possiam redimere”, indica appunto come l’intervento della grazia che libera dalle conseguenze del peccato originale dell’umanità, l’intervento cioè che risulta dal karma del Mistero del Golgota, dipenda dall’aver messo ordine nel karma individuale.

 

Questo fatto, espresso artisticamente nel Faust, è spiegato in modo scientifico-spirituale nell’opera di Rudolf Steiner L’iniziazione, là ove viene descritto il fatto inerente all’evoluzione interiore, per cui, quando metà delle correnti degli organi sovrasensibili del corpo astrale si sviluppano coscientemente, l’altra metà entra in azione ‘da sé’.

Questo attivarsi autonomo dell’altra metà delle correnti degli organi sovrasensibili, dai quali dipende ogni capacità e sapere umano, è l’effetto della grazia, vale a dire la conseguenza concreta del Mistero del Golgota, quale atto di estinzione del karma generale dell’umanità dovuto al peccato originale. Questa estinzione vale però solo nel caso in cui l’uomo abbia messo ordine nel proprio karma personale, ossia nelle conseguenze della sua libera iniziativa.

 

Il mettere ordine nelle conseguenze del ‘peccato originale individuale’,

consiste in una serie di esperienze – ad un livello e in circostanze diverse per ogni singolo caso –

le quali, in modo grandioso, sono state mostrate e vissute dal Cristo Gesù nei gradi della sua Passione.

 

Le tappe che l’Innocente ha percorso nel suo cammino, gli uomini le devono percorrere come colpevoli.

I gradi immeritati della sofferenza del Cristo sono gradi meritati della sofferenza degli uomini

che, su questo cammino, anelano alla verità e alla vita del mondo spirituale.

 

Se questo fine viene perseguito coscientemente,

i gradi del pareggio karmico diventano al tempo stesso gradi della conoscenza,

poiché il karma è la grande scuola occulta del mondo, e non un mero istituto punitivo.

 

Coloro che sapevano che il cammino karmico dell’uomo è costituito dalle esperienze dei gradi della Passione del Cristo Gesù, crearono in base a questo sapere esercizi spirituali, contenenti in forma concentrata e semplice la sostanza di questo cammino. In tal modo fu data al singolo la possibilità di destare in sé le forze necessarie ad affrontare le prove del cammino karmico.

 

Tali esercizi potevano mutare nella forma – solo nella forma, però, a seconda dello stato di coscienza dell’umanità in ciascuna epoca -, ma il loro contenuto morale-spirituale rimase, e rimane tuttora, sempre lo stesso.

Esso resta tale, poiché l’impulso del Cristo è il punto di riferimento costante dell’intera evoluzione terrestre. Tanto che ci si immerga nelle immagini dei Vangeli, quali ad esempio la Crocifissione, la Sepoltura e la Resurrezione, o che ci si immerga nell’immagine della Rosacroce, il contenuto morale-spirituale è il medesimo, essendo la Rosacroce espressione della morte e resurrezione, come lo sono le suddette immagini dei Vangeli.

 

Le rappresentazioni con cui rivestire i contenuti morali-spirituali, dovettero essere mutate nel tardo Medioevo: le si dovette da quel momento attingere alla visione della natura, mentre prima gli uomini si dedicavano a rappresentazioni attinte dai Vangeli. Questo mutamento fu necessario, poiché i Vangeli non potevano più servire come punto di partenza alla coscienza in evoluzione dell’umanità moderna. Essi divennero ora oggetto di conoscenza, anziché esserne la fonte, come lo erano prima.

 

• Le rappresentazioni di cui ci si servì per gli esercizi più recenti, avevano tuttavia solo il compito, come già per quelli antichi, di ridestare nell’anima le forze necessarie per l’esperienza della Lavanda dei piedi, della Flagellazione, dell’Incoronazione di spine, del trasporto della Croce, della Morte, della Sepoltura e della Resurrezione.

La differenza instauratasi nel corso dell’evoluzione spirituale riguardo al mutamento di forma degli esercizi, consiste nel fatto che in passato si prendevano le mosse dalle immagini dei Vangeli, vivendole interiormente in modo così intenso, che esse si presentavano all’anima come immaginazioni o ispirazioni, mentre in seguito si presero le mosse da rappresentazioni, non legate alle condizioni di una fede assoluta nella tradizione evangelica, ma che tuttavia – grazie ad un intenso lavoro – conducevano all’esperienza di immaginazioni e ispirazioni, le quali si rivelavano poi identiche alle immagini e alle parole contenute nei Vangeli stessi.

 

La via mistica cristiana, legata alle condizioni della fede nella tradizione evangelica,

conduceva dunque dalle immagini tramandate alla visione di fatti spirituali;

la via di conoscenza rosicruciana conduceva invece

da immagini e rappresentazioni formate autonomamente, alla visione dei medesimi fatti spirituali.

 

La visione dei fatti spirituali dell’iniziazione cristiana non è un semplice guardare e neanche un semplice capire, ma rappresenta al tempo stesso un gradino karmico, per il quale il contenuto della visione si presenta come un impulso all’atteggiamento interiore dell’anima in determinate situazioni della vita.

Così, per esempio, l’incontro interiore con l’evento della Lavanda dei piedi è nello stesso tempo l’esperienza di una legge fondamentale e di una forza fondamentale del mondo spirituale. Si tratta dell’esperienza del rapporto, quale è voluto dal mondo spirituale, tra ciò che è in alto e ciò che è in basso, rapporto che determina parimenti anche tutto il metodo dell’occultismo cristiano occidentale.

Esistono infatti tre immagini, tre rappresentazioni profondamente simboliche, che riguardano tanto l’atteggiamento morale, quanto il principio fondamentale di tre metodi conformi a tre diverse correnti di occultismo, e precisamente il ‘distacco dalla terra’, ‘l’ascesa al trono’ e la ‘lavanda dei piedi’.

 

Consideriamo dapprima lo Yoga indiano, quale metodo oggi praticato. In che cosa consiste essenzialmente? Consiste in un mutamento nelle correnti dell’organizzazione umana: il cosiddetto ‘fuoco di kundalini’, assopito nella regione addominale, viene risvegliato e indirizzato verso l’alto – verso la regione del capo. Qui deve produrre la forza d’urto per sfondare la ‘scatola cranica’, al fine di liberare l’intera vita cosciente dell’uomo dalla sua condizione che la relega all’interno del cranio. Si tratta di percepire il corpo come una prigione e, grazie alla pratica Yoga, attuare la fuga da questa prigione. Il rapporto tra ciò che è in alto e ciò che è in basso viene così regolato in modo che ciò che è in basso venga abbandonato dalla coscienza, la quale sfugge via. Essa sfugge via, spinta dal fuoco del serpente (kundalini) e con le ali del pensiero.

Il serpente con le ali e la testa d’uomo, che si solleva in volo dall’ambito della sua prigionia – questa è l’immagine su cui si fonda l’aspirazione dello Yoga.

 

Su una immagine diversa si fonda un altro metodo. Esiste in realtà una diffusa tendenza ad acquisire, mediante l’occultismo, potere sulla natura umana. Anche in questo caso si tratta di regolare il sistema delle correnti dell’organizzazione umana, conformemente al fine propostosi. Si tratta però, non di attuare una liberazione della coscienza, ma di manipolare e dominare le correnti concentrate e rafforzate dell’uomo inferiore. La coscienza si crea in tal modo una solida base nell’organizzazione umana al fine di dispiegare la propria potenza. Si crea un sostegno nell’uomo inferiore, al quale si appoggia. Vi si appoggia però, non nel senso della moralità, ma nel senso di un approvvigionamento di forze necessarie a dispiegare la potenza. L’uomo si crea per così dire un trono e vi ascende – senza essere incoronato da altre mani che lo benedicano e gli conferiscano il mandato.

L’ascesa al trono senza incoronazione è l’immagine su cui si fonda un altro metodo ampiamente diffuso, accanto a quello dello Yoga indiano.

 

L’immagine della Lavanda dei piedi è in profondo contrasto con le due immagini sopra descritte. Il gesto del chinarsi è l’opposto dello sfuggire via del serpente alato e quello del lavare i piedi è l’opposto dell’ascendere al trono. Come si contraddicono le immagini, tanto per il loro effettivo contenuto, quanto per la loro sostanza morale, così si differenziano i metodi dell’evoluzione spirituale, i cui principi trovano espressione in quelle immagini.

 

Nel caso dell’iniziazione cristiana non si tratta

• né di una fuga dal carcere del corpo,     • né di un utilizzo del corpo stesso al fine di dispiegare la potenza,

bensì di una discesa delle forze dell’uomo superiore nell’uomo inferiore – fino ai piedi –

una discesa che comporta un’illuminazione e una trasformazione delle forze di quest’ultimo.

 

Così, per fare un esempio, il decorso della meditazione praticata nel senso dell’iniziazione cristiano-rosicruciana, è tale che la luce della coscienza, risplendente nel capo, venga intensificata e rafforzata talmente, che dal capo discenda alla laringe, da lì al cuore, e da questo infine ai piedi, esplicando un’azione purificatrice e trasformatrice. Anche qui abbiamo una regolazione, conformemente a un fine, delle correnti dell’organizzazione umana.

Tale regolazione avviene in modo che la coscienza diriga le sue correnti verso il basso, al fine di trasformare interiormente e progressivamente l’uomo inferiore nel senso del vero, del bello e del buono. Il rapporto tra ciò che è in alto e ciò che è in basso viene pertanto regolato in modo che ciò che è in alto tenda a ciò che è in basso, al fine di servirlo – così come ci viene rappresentato nella scena della Lavanda dei piedi.

 

Nella meditazione, il principio della Lavanda dei piedi

è il motivo dominante di quanto avviene all’interno dell’organizzazione umana,

ove l’uomo superiore realmente si china e ‘lava i piedi’.

 

Nella realtà concreta, ciò significa normalmente che l’uomo superiore vuole e si sforza in tal senso,

ma che la corrente di forza spirituale, la cui azione fluisce dall’alto verso il basso,

gli è inviata come grazia dal mondo spirituale.

 

Solitamente è l’Angelo

– o anche un altro essere superiore del mondo spirituale –

ad inchinarsi verso l’uomo in meditazione e a ‘lavargli i piedi’,

ossia a inviare la propria forza spirituale fino ai piedi.

• La Lavanda dei piedi è infatti l’atteggiamento di fondo delle entità del mondo spirituale:

le entità superiori servono quelle inferiori –

i Principati servono gli Arcangeli, gli Arcangeli gli Angeli, e gli Angeli l’Uomo.

 

Pertanto il processo reale della meditazione comporta, non solo un atteggiamento paragonabile a una Lavanda dei piedi da parte dell’uomo superiore nei confronti di quello inferiore, ma al tempo stesso una concreta Lavanda dei piedi da parte delle entità del mondo superiore nei confronti dell’uomo in meditazione.

 

Ciò che qui conta soprattutto è che l’uomo intero crei le condizioni

per poter diventare oggetto della Lavanda dei piedi da parte del mondo spirituale.

Questi processi interiori sono però soltanto una preparazione ad uno sviluppo ulteriore.

L’uomo deve imparare ad esercitare la Lavanda dei piedi

non solo all’interno di sé, ma anche all’esterno, con le sue azioni.

Egli ha il compito non solo di essere oggetto della Lavanda dei piedi,

ma anche – e sempre più – di divenire soggetto della stessa,

vale a dire di compiere nei confronti di altri quello che è stato compiuto nei confronti suoi.

 

Se l’uomo riconosce tale compito, aspirerà allora a fare qualcosa per l’umanità, che non sia richiesto soltanto dalle circostanze esteriori della vita, ma alla quale egli si risolva liberamente, come, ad esempio, si era risolto liberamente per la meditazione.

Si dedicherà allora ad un’opera che possa favorire la penetrazione del vero, bello e buono in quegli ambiti dell’esistenza umana, dove essi non sono di casa. Da uomini che abbiano scelto di servire l’umanità, potranno poi formarsi – se si incontreranno – comunità che esistano non in quanto fini a se stesse, ma in quanto votate al bene dell’umanità.

Così sono sorte le piccole e le grandi comunità che hanno incarnato nel mondo la corrente dell’occultismo cristiano. Esse attuano nel mondo un lavoro, che è altrettanto poco conosciuto e riconosciuto, quanto lo è quello degli Angeli nei confronti dell’umanità. Questo lavoro si compie – nella misura in cui è giustificato – sulla base del principio della Lavanda dei piedi, il quale non solo è il principio del metodo di iniziazione spirituale della corrente rosicruciana, ma è anche il fondamento di tutta la sua azione nel mondo.

 

Altre correnti occulte agiscono invece su altre basi, che corrispondono al metodo di iniziazione delle stesse. Il modo di agire è infatti la conseguenza del tipo di iniziazione: come il fico è il frutto dell’albero del fico, così il modo di agire è il riflesso del metodo di iniziazione.

 

Per quanto riguarda la Lavanda dei piedi, essa è certo il fondamento di un agire nel senso della corrente spirituale cristiana, tuttavia nei suoi effetti – in quanto derivati da un’azione puramente umana – essa è oggi da considerarsi solo come un ideale per il futuro. L’azione prodotta dall’uomo stesso raggiunge attualmente solo i ‘piedi’ dell’uomo superiore, cioè i ‘piedi’ della testa. I piedi dell’uomo della testa si trovano però nell’organizzazione delle orecchie, dove essi lambiscono il timpano.

Normalmente l’azione umana conforme al principio della Lavanda dei piedi, giunge, nel nostro tempo, fino a questo livello, corrispondente ad una ‘lavanda dei piedi’ nelle orecchie. In rari casi può estendersi fino ai piedi dell’uomo mediano, dell’uomo del torace: il ‘lavare le mani’ ad altri uomini è oggi un ideale cui si può aspirare. Per quanto riguarda l’azione fino ai piedi dell’uomo inferiore, ossia ai piedi veri e propri, questa sarà possibile solo nella sesta epoca di cultura, dopo che l’incarnazione del Maitreya avrà fondato la magia bianca umana e individuale.

 

• Attualmente il compito della Lavanda dei piedi, si esplica, nella sua efficacia oggettiva, entro i limiti del detto: “Chi ha orecchie per intendere, intenda”. Esso riguarda dunque solo quei ‘piedi’ che si nascondono nelle orecchie. Ciò significa che attualmente il suo ambito è quello dell’annuncio. Colui che annuncia deve chinarsi fino all’orecchio dell’altro, ossia fino alla sua capacità di intendere.

 

Le possibilità di attuare la Lavanda del piedi diverranno in futuro sempre maggiori – finché sarà raggiunto il grande modello della Lavanda dei piedi, quale ci è dato dal Cristo stesso. Allora, non solo il pensiero purificatore, ma anche la vita morale della volontà potrà venir trasmessa da uomo a uomo. La forza del bene – non solo la sua comprensione – potrà trasmettersi da uomo a uomo. Tale è il senso della scena della Lavanda dei piedi, qual è descritta nel Vangelo di Giovanni.