L’Incoronazione di spine

Il figlio dell’uomo


 

L’incontro dell’anima con l’evento spirituale dell’Incoronazione di spine, che segue quelli della Lavanda dei piedi e della Flagellazione, rivela alla conoscenza fatti e leggi non meno significativi che nel caso degli altri due eventi. Esso rivela il modo con il quale viene regolato, secondo le intenzioni e la volontà del mondo spirituale, il rapporto tra davanti e dietro. Questo rapporto va regolato altrettanto coscientemente nel senso dell’impulso del Cristo, quanto i rapporti tra sopra e sotto e tra destra e sinistra lo sono mediante il lavoro spirituale, il destino e il decorso della storia.

 

Per comprendere la natura del rapporto tra davanti e dietro, occorre dapprima considerare l’essere umano dal punto di vista di questo rapporto. Prima di tutto va considerato nella sua portata interiore il ‘semplice’ fatto che

l’uomo, rispetto al percepire, al parlare, al fare e al camminare,

è organizzato nella direzione in avanti.

L’uomo anteriore è quello che percepisce, parla, opera con le mani e si muove con le gambe,

• mentre l’uomo posteriore è cieco, muto e incapace di agire.

 

L’organizzazione fisica umana porta così ad espressione il fatto che

• l’uomo attivo è predisposto nella parte anteriore      • e l’uomo passivo in quella posteriore.

 

 • Ogni atto di coraggio nella vita terrena

trova dunque espressione, come del resto gli organi ad esso funzionali, nell’uomo anteriore;

ogni capacità di devozione alla realtà suprema e misteriosa che regge l’intera essenza,

è predisposta nell’uomo posteriore.

 

L’uomo però – quale è divenuto dopo la caduta – non è solo più portatore di coraggio e devozione:

al contrario egli è predisposto in modo tale che paura e vergogna abbiano un ruolo altrettanto importante

quanto il coraggio di vivere e la devozione al destino.

• Le due principali forze elementari introdottesi nell’uomo in seguito alla caduta, sono la paura e la vergogna.

 

Nella Bibbia si accenna a questo fatto là ove vien detto che Adamo si era nascosto davanti al Signore e che i componenti la prima coppia videro “che erano nudi”. Agli uomini furono bensì aperti gli occhi, ma nel contempo essi si avvidero della propria ‘nudità’. Lucifero ha dunque mantenuto la promessa: i sensi dell’uomo anteriore si aprirono al mondo esterno – ma nel contempo entrò in lui la vergogna. La forza, invece, che da dietro scacciò dal paradiso l’uomo del dorso e lo indusse alla fuga, era la forza della paura.

Da allora l’uomo anteriore è affetto da vergogna e l’uomo posteriore è soggetto alla paura. Queste due forze impediscono all’uomo di sperimentare nuovamente il ‘paradiso’, sulla cui soglia sta il guardiano. La vergogna lo distoglie dal paradiso e la paura ve lo tiene lontano.

 

Tali forze tuttavia agiscono per lo più in modo occulto, nel subconscio dell’uomo. Qui esse producono la cortina che cela il mondo spirituale. Solo una piccola parte di queste forze penetra nella coscienza che vive nel corpo fisico. Se però la coscienza si eleva al corpo eterico, le percepisce, sperimentandole secondo la natura propria del corpo eterico, quale corpo temporale. Qui sperimenta la vergogna come la forza elementare che ricopre il passato, e la paura come la forza che vela il futuro.

Nel corpo eterico l’uomo è infatti organizzato in modo opposto a come lo è nel fisico. Ciò riguarda non solo il sesso, ma anche il rapporto tra l’uomo anteriore e l’uomo posteriore: mentre nel corpo fisico l’uomo guarda in avanti, nel corpo eterico guarda all’indietro. Colui che guarda, dunque l’uomo ‘anteriore’, nel corpo eterico guarda il passato; l’uomo ‘posteriore’ invece è orientato in avanti, ossia verso il futuro.

Queste disposizioni trovano il loro pieno sviluppo, in arti costitutivi dell’uomo ancor superiori, nella vita dopo la morte; qui l’uomo vive lo stato del kamaloka nella direzione del passato e lo stato del devachan in quella del futuro.

 

Di regola però queste disposizioni non si estrinsecano nella vita tra nascita e morte, poiché la vergogna e la paura celano il mondo spirituale. Queste due forze del sentire sono il karma ‘interiore’ dell’elemento luciferico e di quello arimanico nell’uomo. Esse impediscono all’uomo di penetrare coscientemente nel mondo spirituale.

 

Le stesse forze diventano però ali dell’anima,

se la vergogna si trasforma in coscienza morale e la paura in venerazione.

 

Vergogna e paura sono i raggi della spada a doppio taglio

del guardiano che sta alla soglia del mondo spirituale, per impedirne il passaggio a chi non è autorizzato.

Coscienza morale desta e venerazione sono invece le due ali,

sulle quali il guardiano medesimo solleva l’anima dell’uomo al mondo spirituale.

 

L’incontro con il guardiano della soglia è pertanto il terzo fondamento della via cristiano-rosicruciana. Quest’incontro determina il metodo della preparazione ed è anche ciò che garantisce la sicurezza riguardo alla conoscenza del mondo spirituale. Per il fatto che l’elemento luciferico e quello arimanico non trasformati vengono lasciati al di qua della soglia, l’esperienza al di là della stessa è sicura. Essa è tale poiché si attua senza la partecipazione di quelle forze, le quali producono illusioni.

 

Vi sono di nuovo altre vie che possono condurre ad esperienze spirituali senza l’incontro con il guardiano della soglia. Vi sono ad esempio uomini che aspirano ‘alla beata quiete nella luce’. Vi aspirano col desiderio di sperimentare il mondo spirituale come beatitudine. Intensificando la venerazione, essi si elevano all’esperienza della beatitudine piena di luce, nella quale dimenticano tutto, anche i bisogni e dolori dell’umanità. In tale modo però contravvengono alla richiesta del guardiano, di mantenere desta la coscienza.

Essi coltivano bensì la venerazione, ma il tendere alla beatitudine (ananda) addormenta la coscienza. Addormentando la coscienza, addormenta anche la consapevolezza dell’incontro con il guardiano della soglia. Per la coscienza quest’incontro non avviene, e perciò non avviene neanche l’ingresso nel vero mondo spirituale.

 

La ‘beatitudine’ piena di luce, sperimentata su questa via, non è il mondo spirituale in cui l’uomo entra dopo la morte e la purificazione del kamaloka, e cui accede sulla via dell’iniziazione solo dopo l’incontro con il guardiano, ma è una speciale regione dell’essere che può essere chiamata devachan luciferico.

Essa è una sorta di ‘doppio luciferico’ della Terra: è luminosa, ma priva di verità.

 

Altri uomini aspirano invece ad una conoscenza dell’occulto mediante il superamento della paura. Essi non sviluppano però il coraggio che è espressione della coscienza, ma il coraggio del realismo privo di venerazione. In tal modo pervengono all’esperienza della cosiddetta ‘verità nuda e cruda’ circa l’uomo e il mondo. Sperimentano infatti i misteri del subconscio, sia nell’uomo, che nell’organismo della Terra. Tutte le forme dell’egoismo umano diventano loro palesi, e vengono inoltre a conoscenza di molte forze che originano dall’interno della Terra.

Ci vuole certo coraggio per conoscere simili cose, ma questo coraggio – essendo privo di venerazione – è essenzialmente un cinismo spirituale. L’uomo, quale è conoscibile su tale via, non è il vero uomo, bensì l’uomo inferiore del subconscio, e il mondo così conosciuto non è il vero mondo spirituale, ma la sua caricatura al rovescio, quale si rispecchia nelle sfere dell’interno della Terra.

In realtà su questa via non è possibile penetrare nel vero mondo spirituale, poiché esso è custodito dal guardiano, le cui richieste sono il coraggio della coscienza e la devozione profonda. Se si rifiuta l’incontro con il guardiano, le aspirazioni unilaterali che ne risultano non portano al mondo spirituale, ma al mondo o di Lucifero o di Arimane.

 

Per questi motivi, l’incontro con il guardiano della soglia fa parte dei fondamenti del metodo cristiano-rosicruciano, così come il principio della ‘Lavanda dei piedi’ e quello della ‘Flagellazione’. Tale incontro comporta però determinate conseguenze per chi lo sperimenta. Gli si rivelano certi misteri dell’esistenza, e in tal modo diviene egli stesso un ‘guardiano’ di questi misteri. Da quel momento il guardiano della soglia gli affida una parte della propria missione.

All’uomo stesso viene accollata una parte di quella responsabilità e di quel compito, che sono propri del guardiano della soglia. L’uomo deve ora ‘custodire’, nel senso del guardiano della soglia, ciò che gli è stato affidato dal mondo spirituale. Questo comporta però che sia rimesso alla sua libertà il modo in cui egli porrà il proprio sapere al servizio dell’umanità. ‘Custodire’ non significa infatti nascondere o tenere in segreto, bensì rendere la conoscenza accessibile a tutti quelli che vi aspirano coscientemente e ne hanno un reale bisogno.

 

All’uomo che supera la prova dell’incontro con il guardiano, viene così affidata una nuova ‘dignità’. Gli viene messa in capo una corona, che però agli occhi del mondo, se ne fosse al corrente, significherebbe solo derisione e scherno, mentre per colui che la porta significa un nuovo dolore e una nuova prova. Avendo dovuto vincere la vergogna e la paura, per adempiere alle richieste del guardiano, egli stesso da quel momento diviene sempre più, non solo rappresentante del mistero, ma anche suscitatore di vergogna e di paura in altri uomini.

 

Egli diviene non solo un libero donatore nei riguardi di altri uomini – ma al tempo stesso una prova per molti. Dovrà accettare che l’essere rappresentante della verità di fronte agli uomini, comporti ad un tempo la vergogna e la paura da parte degli uomini stessi; che comporti altresì la necessità di stare muto innanzi agli occhi di molti, che lo spiano bramosamente per trovare in lui qualcosa che sia indegno della verità che egli rappresenta, o che cercano di trovare nell’itinerario da lui percorso, prove che la sua verità non è tale.

 

La vergogna che non vuole essere scoperta, rende infatti acuto lo sguardo degli uomini riguardo ad ogni mancanza di colui che ha il compito di rappresentare la verità spirituale, così come la paura che vuole restare nascosta, conferisce al loro sguardo la capacità di trovare contraddizioni nella verità spirituale da lui rappresentata.

A tali occhi è esposto colui che si è assunto il compito di guardiano, di rappresentante della verità spirituale. Il portatore della Corona di spine deve vincere la vergogna e la paura di trovarsi esposto a questi occhi, così come aveva dovuto vincere la vergogna e la paura di fronte alla voce della coscienza spirituale, rappresentata dal guardiano della soglia. Egli non deve ricorrere a una autodifesa polemica, né gli è consentito di ritrarsi impaurito di fronte a persone dallo sguardo ‘spudorato e tagliente’, che lo spogliano, e fanno a pezzi ciò che per lui è più sacro. Non può permettersi né di fare un passo aggressivo in avanti, né di farne uno indietro. La ‘corona di spine’ del suo compito lo obbliga a star fermo – a star fermo nella verità. Questo star fermi è al tempo stesso l’esperienza di una nuova dignità – la dignità della verità rappresentata dall’uomo. Questa verità è la vera dignità dell’uomo, la dignità del Figlio dell’uomo.

 

Ciò che si è qui cercato di caratterizzare in modo molto generico, può venire illustrato sulla scorta di molti esempi concreti e con straordinaria efficacia, se si studia da questo punto di vista la vita di Rudolf Steiner. La vita di Rudolf Steiner è davvero la fonte migliore, dalla quale attingere una comprensione profonda di ciò in cui consistono la Lavanda dei piedi, la Flagellazione, l’Incoronazione di spine, il trasporto della Croce e la Crocifissione. Grazie a quella vita, i gradi dell’iniziazione cristiana sono stati immessi nella storia spirituale del presente, dove risplendono quali immagini della storia spirituale futura.

 

Come infatti la Flagellazione è una necessità karmica per la storia futura dell’umanità, così lo è anche l’Incoronazione di spine. L’Incoronazione di spine costituirà una situazione storico-spirituale in quell’epoca del futuro dell’umanità, in cui l’‘umanità bianca’ dovrà confrontarsi con l’umanità arimanica, dopo l’avvenuta separazione delle due correnti.

 

L’umanità bianca, quale rappresentante della verità spirituale, dovrà stare come una sorta di rimprovero e ammonizione di fronte all’altra umanità. Starà invero di fronte ad un’umanità divenuta chiaroveggente per tutte le mancanze e debolezze, ad un’umanità che non solo avrà la facoltà di scorgere tutto ciò che è imperfetto, ma altresì di agire, col pretesto di quell’imperfezione, in modo distruttivo. Allora diverrà verità storica il detto: “A chi ha, sarà dato; a chi non ha, sarà tolto anche quello che non ha”. Ogni bene, su cui graverà il compromesso, verrà distrutto dalle forze dell’altra umanità: in tal modo sarà tolto a coloro che non avranno avuto un atteggiamento privo di compromessi.

 

Con questo può concludersi la considerazione sui tre primi gradi della Passione, nel loro significato per l’educazione occulta, per il karma e per la storia spirituale dell’umanità. Non sarebbe però fuori luogo offrire una traccia morale-spirituale in cui si compendi l’essenza di questi gradi.

 

La Lavanda dei piedi comporta infatti il superamento della superbia mediante il servizio;

la Flagellazione, un atteggiamento privo di compromessi, che non vacilli verso destra o sinistra;

l’Incoronazione di spine, infine, lo star fermi in nome della verità, senza avanzare, né indietreggiare.