09 – La filosofia della libertà e la vita terrena del Cristo

Il Guardiano della Soglia e «La filosofia della libertà» – I


 

Come è possibile vedere già in molti punti di quest’opera e soprattutto nel mio libro riguardo questo tema19,

il più alto esempio per la più intima essenza della Filosofia della libertà va cercato nella vita terrena del Cristo.

 

Dalla più alta intuizione morale

il Cristo prese la sua decisione assolutamente libera di incarnarsi sulla Terra.

Il compimento di tale decisione avvenne durante il battesimo nel Giordano.

E nella prima parte della Filosofia della libertà

sul piano umano è dato il fondamento per la giusta comprensione di una tale decisione.

• È notevole come il Mistero del battesimo è inserito misteriosamente nella Filosofia della libertà

e perciò ha la possibilità di essere vissuto dal lettore attento come processo interiore di conoscenza.

 

In una delle sue osservazioni riguardo La filosofia della libertà, Rudolf Steiner dice:

il pensare libero dai sensi o puro, se viene veramente sviluppato dall’uomo,

custodisce in sé la possibilità di accogliere in sé la pura spiritualità

proveniente direttamente dal mondo spirituale e compenetrata da un impulso morale.

• E l’uomo quale testimone interiore

può osservare in se stesso tale processo mediante la forza della pura percezione.

Questa è la nascita dell’intuizione morale nella sua anima.

 

«Nell’osservare in modo puro [vale a dire in una pura percezione]

l’affluire della forza morale entro il pensare libero dai sensi,

si sperimenta la spiritualità pura» (O.O. 322, 30.9.1920).

 

Ciò che qui fluisce nel pensare puro quale «forza morale» non è altro che la  f o r z a   del suo  i o   s u p e r i o r e ,

il quale, come già menzionato, alla nascita dell’uomo rimane nel mondo spirituale.

Ora tuttavia esso può discendere, ossia congiungersi veramente con l’uomo terrestre.

Per cui nella stessa conferenza Rudolf Steiner dice:

⦁ In questa esperienza «afferriamo in un punto ciò che in verità è l’essere dell’esistenza universale».

Infatti, con il nostro io superiore

non facciamo parte dell’esistenza terrena, bensì dell’esistenza universale.

 

Normalmente l’io superiore o il vero io è collegato unicamente con la volontà

e gli rimane, come anch’essa, completamente inconscio.

 

Quando l’uomo tuttavia nel senso della Filosofia della libertà,

nella sua evoluzione interiore raggiunge il grado del pensare puro,

egli sperimenta le forze della volontà nel suo pensare, così che gli divengono coscienti.

 

Ciò viene confermato nelle seguenti parole di Rudolf Steiner:

«Chi peraltro studia realmente La filosofia della libertà troverà

che in quello che conseguiamo nel pensare puro, volontà e pensare coincidono.

Il pensare puro è in fondo un’estrinsecazione di volontà»  (vedi fonte indicata, 3.10.1920).

 

In questa «estrinsecazione di volontà» che ora ha luogo nel pensare puro vive anche il vero io dell’uomo,

che in questo modo può essere da lui afferrato per la prima volta coscientemente.

Infatti, il pensare puro è anzitutto l’unico ambito in cui il vero io può vivere e reggersi nella personalità terrestre.20

 

Rudolf Steiner ne fà altrettanto riferimento:

«In questa Filosofia della libertà si è cercato davvero di realizzare modestamente un pensare puro

in cui l’io possa vivere e trovare il suo punto d’appoggio» (vedi fonte indicata, 2.10.1920-11).

Anche nella Filosofia della libertà ciò viene messo in rilievo con parole un po’ diverse:

«Il vero ‘io’ si trova di certo entro l’essere proprio del pensare … L’’io’ si trova nel pensare» (cap. IX).

 

Questo «trovare» tuttavia non è qualcosa di astratto,

ma è collegato con la suddetta «osservazione pura» di come il «vero io» quale potenza morale superiore

sulla via dell’intuizione morale entra nello spazio interiore del pensare libero dai sensi.

• E questo processo – purché venga ripercorso dagli uomini coscientemente –

è poi l’interiore ripetizione microcosmica sulla via della conoscenza

di ciò che una volta, alla svolta dei tempi, ha avuto luogo macrocosmicamente,

vale a dire sul piano dell’esistenza universale, durante il battesimo nel Giordano.

 

Se poi l’uomo, mediante la moderna disciplina spirituale,

riesce a giungere ad una sempre più chiara coscienza del suo io superiore

oppure – detto più immaginativamente – a farlo risplendere sempre più intensamente nella sua interiorità,

così che alla fine appaia come il Sole interiore dell’anima e illumini tutto intorno ad essa,

allora sulla via della conoscenza può essere sperimentato anche l’evento della svolta dei tempi,

che nei Vangeli, sul piano dell’essere universale, è rappresentato come la trasfigurazione sul monte Tabor.

 

Nell’interiorità delle tre forze dell’anima, pensare, sentire e volere (dei tre discepoli21),

che alla soglia del mondo spirituale si sono separate, per un momento

appare la piena forza dell’«Io-Sono» cosmico del Cristo e illumina, come il Sole, l’intero mondo spirituale.

 

Come già descritto nel capitolo precedente, il successivo passo nel cammino d’iniziazione

consiste nel condurre ora il proprio io superiore ad un rapporto con il mondo spirituale e le sue entità.

Infatti, nella scena della trasfigurazione il Cristo non appare solo,

ma con Mosé ed Elia, quali rappresentanti dell’evoluzione passata e futura.

 

I tre anni della vita terrena del Cristo Gesù, successivi al battesimo,

ebbero la loro culminazione e il loro compimento nel Mistero del Golgota,

mediante il quale Egli si è unito per sempre con il destino degli uomini.

• Questa più importante azione dell’intera evoluzione della Terra, fu compiuta dal Cristo

nel più puro «amore per l’oggetto», che in questo caso era l’intera umanità

che si trovava presso l’abisso e necessitava la salvazione.

 

Infatti, il cristianesimo, come già menzionato in un’altra opera, secondo il suo essere

non è una religione della saggezza, bensì dell’azione.22

Per cui è possibile riallacciarsi veramente al Mistero del Golgota

unicamente mediante le nuove azioni creative dell’uomo, le quali nel senso della II parte della Filosofia della libertà

vengono compiute sulla base delle intuizioni morali solo nell’«amore per l’oggetto», vale a dire senza egoismo

– mentre l’«oggetto» più prezioso nei suoi dintorni è il suo prossimo.23

 

In questo cammino, in cui

l’uomo anzitutto afferra la libertà nel pensare puro    •  e poi agisce nel mondo in libertà per amore,

è possibile l’avvicinamento interiore all’essere del Mistero del Golgota.

 

Così egli impara a compiere microcosmicamente

ciò che il Cristo ha compiuto alla svolta dei tempi in forma macrocosmica.

Con ciò l’amore dell’uomo diventa una nuova forza creativa nell’universo,

che collabora alla graduale nascita del futuro cosmo dell’amore, predisposto dall’atto di sacrificio del Cristo sul Golgota.

E mediante le sue libere azioni d’amore l’uomo stesso giunge ad un contatto interiore

con la corrente di forze spirituali, fluita dal Mistero del Golgota nell’intera evoluzione della Terra

e questo può condurlo a partecipare all’esperienza di tale evento centrale dell’evoluzione dell’umanità.

 

Esiste quindi un profondo collegamento esoterico

fra le due parti della Filosofia della libertà e la vita del Cristo Gesù sulla Terra,

ossia le due colonne spirituali che portano questa vita e nel contempo costituiscono i limiti temporali di essa:

• il battesimo nel Giordano      • e il Mistero del Golgota.

 

Questi due eventi hanno anche due testimoni umani.

⦁ Per il battesimo nel Giordano è Giovanni Battista, il quale, come da una superiore intuizione morale,

è il primo uomo a riconoscere dapprima il Cristo sulla Terra e dopodiché ad onorarlo: «Lui è il Figlio di Dio» (Gv 1,34).

Questa è la centrale testimonianza di Giovanni Battista, trasmessa a tutta l’umanità: Il Cristo è venuto sulla Terra!

⦁ E il secondo, Giovanni, il discepolo che il Cristo amava particolarmente,

perché esso stesso possedeva la più grande capacità di amare,

portava in sé il massimo amore colmo di sacrificio per il Salvatore.

Perciò era l’unico dei discepoli ad avere la facoltà di stare sotto la croce,

vale a dire di partecipare in piena coscienza all’esperienza del Mistero del Golgota.24

 

Possiamo anche dire:

Giovanni Battista

era l’ultimo grande rappresentante dell’antico cosmo della saggezza, costruito dalle Gerarchie

e il cui tempo era giunto a termine con l’apparizione del Cristo sulla Terra.

Per cui, come una specie di ricordo di tale fatto, mediante Giovanni Battista agiva un essere angelico.25

Tuttavia, dopo l’apparizione del Cristo sulla Terra questa antica guida doveva ritirarsi del tutto.

«Egli deve crescere, io invece diminuire» (Gv 3,30).

Con queste parole Giovanni testimonia che attingeva le sue conoscenze soprattutto ancora

dagli ultimi resti della saggezza primordiale dell’umanità. E mediante il suo passato karmico,

nel grembo del mondo divino-spirituale egli era collegato con l’origine di tale saggezza.

 

⦁ In Giovanni Evangelista tuttavia

non è più l’antica saggezza, bensì l’amore stesso a diventare la nuova forza di conoscenza.

Egli, accanto alle Sante donne, è l’unico discepolo, che dalla forza del suo amore

è in grado di comprendere il supremo atto dell’amore universale sulla collina del Golgota.

Per cui il suo sguardo interiore non è rivolto al passato, bensì al futuro.

Egli guarda al cosmo dell’amore che verrà e lo rappresenta profeticamente

nella grande immaginazione della Celeste Gerusalemme (vedi O.O. 104).

 

Ciò che tuttavia avvenne archetipicamente nei due Giovanni alla svolta dei tempi

e in modo unico unì la conoscenza con l’atto d’amore in una inseparabile unità morale,

diventa accessibile ad ogni uomo quale moderno cammino scientifico mediante La filosofia della libertà.

 

Infatti, ciò che alla svolta dei tempi si è compiuto sul palcoscenico della storia universale,

a partire dal nostro tempo deve essere raggiunto mediante l’ampliamento della coscienza

nel cammino di conoscenza che conduce alla piena libertà dell’uomo.

E ciò avviene se prendiamo La filosofia della libertà come un vero libro di vita

e siamo disposti a percorrere veramente il cammino indicato in esso.

 

Quanto detto è anche in relazione con i due Guardiani della Soglia.

• Infatti, la saggezza dell’attuale cosmo entra nell’uomo soprattutto attraverso la porta della nascita

e costituisce sulla Terra il fondamento per la sua conoscenza.

Ciò che invece l’uomo crea da se stesso mediante le sue libere azioni sulla Terra,

continua a vivere nelle conseguenze di esse

ed entra poi nel mondo spirituale attraverso l’altra porta,  la porta della morte.

 

Per i due processi, quale supremo archetipo macrocosmico, abbiamo

la nascita del Cristo nel Gesù durante il battesimo nel Giordano,

con il quale l’intera saggezza del cosmo entrò in lui

• e la morte del Cristo sul Golgota,

mediante la quale fu creato il fondamento per il futuro cosmo dell’amore.

 

Ora, la nascita e la morte nella vita umana hanno qualcosa come due «fratelli più piccoli»,

il risvegliarsi e l’addormentarsi, che nel loro ritmo diurno e notturno corrispondono ai primi due.

 

Nella conferenza del 19 dicembre 1910 (O.O. 124) Rudolf Steiner descrive

• come l’uomo ogni giorno nel risvegliarsi al mattino,

quando si immerge nella sua organizzazione eterica-fisica — e di ciò egli maggiormente non è cosciente —

incontra il piccolo Guardiano;

• e come egli la sera nell’addormentarsi — altrettanto inconsciamente —

ritorna nel mondo spirituale passando accanto al grande Guardiano.

 

Così nel ritmo del giorno e della notte si presentano i due Guardiani alternandosi,

come i custodi della saggezza e dell’amore, del passato e del futuro.

 

Perciò nel libro L’iniziazione Rudolf Steiner scrive della necessità nel moderno cammino di iniziazione

di incontrare non solo un Guardiano, bensì assolutamente entrambi i Guardiani.

Infatti,

• «nel [piccolo] ‘Guardiano della Soglia’ che abbiamo descritto si manifesta soltanto il risultato del tempo passato,

mentre nei germi dell’avvenire vi è soltanto ciò che durante quel tempo passato si è intessuto.

Ma l’uomo deve portare con sé nel mondo soprasensibile avvenire tutto ciò che può estrarre dal mondo sensibile …

Perciò, dopo qualche tempo, al ‘piccolo Guardiano della Soglia’ viene ad associarsi quello grande» (0.0.10, pag. 170).

 

Da queste parole consegue che il piccolo Guardiano della Soglia è altrettanto collegato con certe forze del futuro

e con ciò anche con le forze della morte (vedi dettagli nel cap. 5).

Ma il suo rapporto con la morte è di tutt’altro tipo di quello del grande Guardiano della Soglia.

 

• Se il piccolo Guardiano mostra all’uomo soprattutto come la morte è solo un risultato karmico del suo passato,

• il grande Guardiano gli rivela la possente prospettiva del graduale superamento della morte,

le cui radici si trovano nel Mistero del Golgota.

 

Rudolf Steiner indica questa differenza nel capitolo sul grande Guardiano della Soglia in modo un po’ nascosto

e nel contempo illumina anche il rapporto totalmente diverso dei due Guardiani con l’essere della morte.

Così le seguenti parole caratterizzano nel miglior modo il rapporto del piccolo Guardiano con la morte:

«Cioè la morte non è altro che l’espressione del fatto che l’antico mondo soprasensibile

era arrivato a un punto in cui, da sé, non poteva più progredire» (0.0. 10, pag. 167, 168).

 

Nei confronti di ciò, le successive parole si riferiscono al grande Guardiano

nel suo rapporto del tutto diverso con l’essere della morte:

• «Sarebbe andato soggetto a una morte generale, se non avesse ricevuto un nuovo impulso di vita»;

e poi espresso in modo ancor più diretto:

• «Questa nuova vita è perciò diventata una lotta contro la morte generale.

Dai resti di un mondo moribondo e in sé irrigidito si sono sviluppati i germi di un mondo nuovo»

(0.0. 10, pag. 168).

Questo è il nuovo messaggio del grande Guardiano all’umanità.

 

Così possiamo anche dire:

• Il piccolo Guardiano già alla nascita dell’uomo porta nella sua iniziale vita terrena le forze della morte.

Già con il primo respiro ha inizio un processo di morte che ci accompagna fino alla fine della nostra vita.

Il grande Guardiano invece annunzia l’opposto:

come in tutto ciò che è morente viene portata la nuova vita che supera la morte.

 

Anche quanto qui illustrato trova il suo archetipo negli eventi alla svolta dei tempi,

quando l’essere cosmico del Cristo, che era disceso dai regni della vita eterna,

entrò per la prima volta in contatto con le forze della morte.

Ciò avvenne nel momento in cui, dopo il battesimo nel Giordano,

Egli fu compartecipe nel vivere il primo respiro terreno nel corpo del Gesù di Nazareth.

Con ciò ebbe inizio il Suo processo di continua morte in piena coscienza,

della durata di tre anni, negli involucri corporei di Gesù.

 

Soltanto per la sua libera decisione, di attraversare alla fine della sua vita il Mistero del Golgota,

il Cristo, in una dura «lotta contro la morte generale», quale immenso sacrificio d’amore,

compì l’azione, dalla quale nel mondo moribondo fiorirono i germi di un nuovo mondo futuro.

 

Con ciò – espresso con le parole del citato libro –

• «il perituro è» giunto «nel suo stato finale,  quello imperituro nello stato iniziale» (O.O. 10, pag. 168),

e ne consegue che da allora ogni uomo può intraprendere «la via … dalla morte alla vita» (ibidem).

 

Sul piano della conoscenza nella Filosofia della libertà troviamo questi due processi descritti con precisione.

La trasformazione del pensare sino al grado della sua attività libera dai sensi,

conduce fuori dal passato al superamento delle forze della morte,

ciò che in un primo momento avviene solo nel senso del piccolo Guardiano della Soglia.

• Questa è certamente già la prima esperienza autonoma delle forze di resurrezione nella propria interiorità,

non è tuttavia ancora sufficiente per superare in futuro anche «la morte generale».

• Per questo sono necessari l’aiuto e la partecipazione del grande Guardiano.

 

Il suo appoggio tuttavia diventa raggiungibile all’uomo solo se alla prima parte della Filosofia della libertà

aggiunge il cammino, cercando anche di percorrerlo, descritto nella seconda parte di essa.

Questo è il cammino che l’uomo può percorrere in modo microcosmico nella sfera della sua libertà,

dal «battesimo nel Giordano» interiore all’esperienza interiore del «Mistero del Golgota».

 

Così ogni uomo prima o poi, mediante la sua «intuizione immersa nell’amore»,

la quale unicamente suscita le libere azioni per «amore dell’oggetto»,

giungerà individualmente e in piena coscienza

«all’essere stato spiritualmente dinanzi al Mistero del Golgota,

nella più intima e profonda solennità della conoscenza» (0.0. 28, cap. XXVI).

 

E questo avverrà nel senso di una vera «solennità della conoscenza»

– che significa la culminazione della spiritualizzazione del pensare (I parte della Filosofia della libertà) -,

quale «essere stato spiritualmente» dinanzi all’evento universale che per ogni azione nell’«amore per l’oggetto»

(II parte della Filosofia della libertà) rappresenta un eterno archetipo.

 

Nella vita di Rudolf Steiner questo raggiungimento intorno alla svolta del secolo

coronò il suo intero cammino di iniziazione

• e determinò la nascita dell’Antroposofia dalla sostanza della Filosofìa della libertà realizzata.

E la sua intera ulteriore vita, da allora consistette in azioni d’amore

sempre più colme di sacrificio per gli uomini e per l’umanità, eseguite in piena libertà,

poiché emersero da conoscenze comprendenti il mondo terreno e il mondo spirituale.

 


 

Note:

19 – Vedi la Prefazione a questo libro.

20 – La cosciente esperienza dell’io superiore nel sentire e nel volere fa già parte dei gradi della vera iniziazione.

21  – Dei tre discepoli (Giovanni – pensare; Giacomo – sentire; Pietro – volere) è solo Pietro, quale rappresentante della volontà, ad avere il coraggio di parlare. Infatti, il pensare nel mondo spirituale diventa volere e si può manifestare solo mediante la volontà.

22 – Vedi S. O. Prokofieff, Antroposofia e «La filosofia della libertà». Antroposofìa e il suo metodo di conoscenza. La dimensione cristologica e cosmico-umanitaria della «Filosofia della libertà», Prefazione, Widar Edizioni, Venezia-Marghera 2007.

23 – Vedi in merito anche S. O. Prokofieff, Possano udirlo gli uomini. Il Mistero del Convegno di Natale, cap. 7, «La filosofìa della libertà e il Convegno di Natale», vol. III, Widar Edizioni, Venezia-Marghera 2005.

24 – Vedi precisazioni in merito in S. O. Prokofieff, Misteri alla svolta dei tempi. I due Giovanni. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, Widar Edizioni, Venezia-Marghera 2006.

25 – Mc, 1,2. Vedi anche O. O. 124,12.12.1910.