La responsabilità imposta dall’antroposofia

O.O. 233 – La storia alla luce dell’Antroposofia – 301.01.1924


 

Sommario: Aspirazione antroposofica è impedire che l’umanità fallisca il passaggio della soglia per cattivo uso della forza di conoscenza, tesa solo al mondo materiale. Compito di Dornach è parlare apertamente delle realtà spirituali, senza compromessi e con veridicità, applicando l’impulso antroposofico ai diversi campi della vita pratica; speranza congiunta a questo convegno natalizio. I versi della Prima Pietra.

 

Con la giornata odierna si chiude questo nostro convegno dal quale dovranno scaturire impulsi forti e importanti per il movimento antroposofico. Vorrei perciò ricollegare questa mia ultima conferenza alle molteplici prospettive che ci si sono dischiuse nei giorni scorsi; d’altra parte vorrei indirizzare il nostro sguardo e il nostro sentimento verso l’avvenire, soprattutto verso quello del movimento antroposofico.

 

Guardando oggi al mondo in cui viviamo,

si scopre (e precisamente già da anni) un enorme potenziale distruttivo:

sono all’opera certe forze che consentono di presagire gli abissi nei quali precipiterà la civiltà occidentale.

• Verrebbe però fatto di dire: proprio il comportamento delle personalità

che nei diversi campi della vita esteriore esercitano oggi una funzione culturale direttiva,

sembra mostrare che sono in preda a uno spaventoso stato di sonno.

 

• Almeno fino a poco tempo fa la maggior parte di esse era più o meno convinta

che fino al diciannovesimo secolo l’umanità fosse quasi puerile, primitiva,

per quanto concerne le sue conoscenze, le sue opinioni.

• Si ritiene che solo dal secolo scorso la scienza moderna è intervenuta,

creando finalmente un fondamento destinato a valere come verità per sempre.

 

Chi la pensa a questo modo è affetto da una smisurata superbia, forse senza neppure rendersene conto.

• In contrasto con tale atteggiamento affiora tuttavia qua e là un vago sospetto,

un oscuro presagio che le cose potrebbero forse stare diversamente da come oggi appaiono all’opinione dei più.

 

Un mio recente giro di conferenze pubbliche in varie città attirò un uditorio eccezionalmente folto, tale da far risultare evidente a molti che l’antroposofia è oggi veramente richiesta. Durante quel giro, fra molte sciocche voci avversarie se ne levò una, forse non molto più intelligente quanto al suo contenuto, ma che tuttavia rivelava un singolare presagio; si trattava di una notiziola di cronaca giornalistica che si richiamava a una mia conferenza tenuta a Berlino.

Vi si leggeva press’a poco quanto segue: ascoltando cose come quelle esposte dal conferenziere, vien fatto di osservare che non solo sulla Terra, ma anche nel cosmo sta avvenendo qualcosa che chiama gli uomini a una spiritualità diversa da quella che esisteva prima. Sembrerebbe che adesso non solo gli impulsi terrestri, ma anche per così dire le forze del cosmo esigano qualcosa dagli uomini: una specie di rivoluzione nel cosmo, il cui risultato sarebbe appunto l’aspirazione a una spiritualità nuova.

 

Si era dunque fatta sentire questa voce e in fondo era degna di nota.

È vero infatti: non è un impulso terrestre, bensì un impulso scaturito dal mondo spirituale

quello che si esprime in ciò che d’ora innanzi dovrà diffondersi da Dornach,

e di cui ho parlato nei giorni scorsi dai più vari punti di vista.

Noi abbiamo la volontà di sviluppare qui la forza di seguire degli impulsi provenienti dal mondo spirituale.

 

In questo ciclo di conferenze, tenute durante il nostro convegno natalizio, ho parlato dei vari impulsi che agirono nell’evoluzione storica, appunto perché i cuori si aprano ad accogliere impulsi spirituali che debbono ancora penetrare nel mondo terrestre, che non debbono essere ricavati dal mondo terrestre.

 

Infatti tutto ciò che nel passato portò avanti il mondo terrestre nel modo giusto, era scaturito dal mondo spirituale;

se noi ora vogliamo operare in modo fecondo per il mondo terrestre,

dobbiamo a nostra volta trarne gli impulsi dal mondo spirituale.

• Questo fatto mi induce a sottolineare

che gli stimoli che da questo convegno ricaveremo per la nostra azione ulteriore,

debbono congiungersi con una grande responsabilità.

 

Vorrei soffermarmi per qualche minuto sulla grande responsabilità che ci viene imposta da questo nostro convegno. Chi fosse stato dotato di una certa sensibilità per il mondo spirituale poteva negli ultimi decenni trarre degli amari sentimenti dall’osservazione spirituale di certe personalità, dei sentimenti di apprensione per l’imminente destino dell’umanità terrestre. Era dato di passar vicini agli uomini del nostro tempo, osservandoli in un certo modo, spiritualmente, quando durante il sonno il loro io e il loro corpo astrale dimorano nel mondo spirituale, avendo abbandonato temporaneamente il loro corpo fisico e il corpo eterico. Si può proprio dire che seguendo i destini degli “io” e dei corpi astrali durante il sonno, in questi ultimi decenni si facevano delle esperienze da cui scaturivano gravi responsabilità per chi è in grado di conoscere queste cose. Spesso accadeva di vedere quelle anime (che durante il sonno avevano abbandonato i loro corpi fisico ed eterico) accostarsi al guardiano della soglia.

 

Nel corso dell’evoluzione umana, il guardiano della soglia del mondo spirituale si è presentato alla coscienza degli uomini nei modi più diversi. Molte leggende (ed è proprio sotto questa forma che si conservano le cose più importanti, e non come tradizione storica) molte leggende, dico, accennano al fatto che in tempi antichi questa o quella personalità abbia incontrato il guardiano della soglia, ricevendone l’insegnamento di come potesse penetrare nel mondo spirituale e di come ritrovare la via del ritorno nel mondo fisico. Infatti ogni corretta penetrazione nel mondo spirituale deve poter essere seguita dalla possibilità di ritornare in ogni momento nel mondo fisico; non solo, ma anche dalla capacità di muoversi ed agire nel mondo fisico in piena assennatezza, come uomini pratici, non come mistici sognatori.

Questo è ciò che nei millenni della storia dell’umanità veniva preteso, di fronte al guardiano della soglia.

 

Sennonché in particolare verso la fine del secolo decimonono divenne una rarità che degli uomini pervenissero al guardiano della soglia in condizione di veglia. Ancor più nel tempo nostro, quando è compito storico dell’intera umanità di oltrepassare, in una forma o nell’altra, il guardiano della soglia, l’osservazione soprasensibile consente di rilevare che i corpi astrali e gli “io” di molti uomini si accostano al guardiano della soglia mentre le anime dormono.

 

Ecco il quadro significativo che oggi si può presentare allo sguardo spirituale:

gruppi di anime umane dormienti che si accostano durante il sonno al serio guardiano della soglia,

ma che non hanno la forza di farlo nello stato di veglia.

• Quando si contempla una scena come questa,

sorge un pensiero collegato con la grande responsabilità alla quale accennavo.

 

Le anime che si avvicinano durante il sonno al guardiano della soglia, chiedono l’accesso al mondo spirituale nello stato di coscienza che si ha appunto nel sonno, ma tutto ciò rimane inconscio o subconscio per la coscienza di veglia.

Innumerevoli volte è dato allora di udire la voce del serio guardiano della soglia che dice: per il tuo bene, non ti è concesso di varcare questa soglia: non devi ottenere l’accesso, devi tornare indietro!

Se infatti il guardiano della soglia concedesse senz’altro a tali anime l’accesso al mondo spirituale, esse vi penetrerebbero certo, ma varcherebbero quella soglia dotati dei concetti che hanno ricevuto dalla scuola d’oggi, dalla cultura d’oggi, muniti delle idee con le quali l’uomo d’oggi è costretto a crescere e a vivere, dal suo sesto anno di età fino al termine della sua vita terrena.

 

Tali concetti e tali idee possiedono la caratteristica che se con essi si penetra nel mondo spirituale,

se vi si entra quali ci ha formato la scuola e la cultura del nostro tempo, l’anima ne rimane paralizzata.

Si ritornerebbe nel mondo fisico come svuotati di pensieri e di idee.

Se il guardiano della soglia non rimandasse indietro, con gesto grave, molte anime di uomini d’oggi,

se concedesse loro l’àdito al mondo spirituale, al loro risveglio esse proverebbero la sensazione di non poter pensare:

dovrebbero dire a se stesse: i miei pensieri non afferrano il mio cervello, sono costretto a vivere senza pensieri.

 

Tale infatti è il mondo delle idee astratte che oggi vengono collegate a ogni cosa:

esse consentono a chi ne è impregnato di penetrare nel mondo spirituale, ma non di uscirne di nuovo.

Assistendo a questa scena (che oggi coinvolge realmente nel sonno più anime di quanto di solito si creda),

vien fatto di pensare: oh, se fosse almeno possibile evitare a quelle anime

di sperimentare anche nella morte ciò che sperimentano durante il sonno!

 

Se infatti questa esperienza fatta di fronte al guardiano della soglia

dovesse durare per un tempo sufficiente, vale a dire

se la civiltà umana rimanesse a lungo sotto l’influsso

di ciò che oggi si apprende nelle scuole e si assorbe dalla cultura contemporanea,

gli effetti si trasmetterebbero dal sonno alla vita.

 

Le anime umane passerebbero con la morte nel mondo spirituale,

ma non potrebbero riportare nella vita terrena successiva la forza delle idee:

appunto perché con i pensieri odierni si può entrare nel mondo spirituale,

ma non se ne può uscire, se non paralizzati nell’anima.

 

Le cose stanno proprio così: la civiltà del nostro tempo può fornire una base

per la forma di attività intellettuale che da tanto tempo viene coltivata, ma non può fornirla per la vita stessa.

Questo tipo di civiltà potrebbe durare ancora per un certo tempo:

nello stato di veglia le anime non avrebbero appunto alcuna nozione del guardiano della soglia

e nel sonno continuerebbero ad essere da lui respinte, perché non rimanessero paralizzate.

 

Alla fine però ne deriverebbe che nel futuro esisterebbe un genere umano

incapace di usare l’intelletto, di applicare idee nella vita: il pensare, la vita delle idee sparirebbe dalla Terra.

La Terra sarebbe popolata da un’umanità malaticcia, mossa solamente dagli istinti:

nella evoluzione dell’umanità si diffonderebbero solo sentimenti ed emozioni perverse,

senza la forza orientatrice delle idee.

 

Anzi, alla osservazione spirituale non si presenta soltanto il triste quadro già descritto, dell’anima che non può trovare accesso al mondo spirituale, ma anche qualcosa d’altro, egualmente rattristante.

Se un’anima umana scaturita da una civiltà orientale ci accompagna durante la nostra peregrinazione notturna fra le anime addormentate che incontrano il guardiano della soglia, possiamo ascoltare da quell’anima orientale delle parole spirituali di tremendo rimprovero, rivolte all’intera civiltà occidentale: vedete, se le cose andranno avanti come finora, la Terra sarà imbarbarita già quando le persone attualmente viventi si ripresenteranno alla loro prossima incarnazione terrestre. Gli uomini vivranno ormai solo immersi negli istinti, e saranno privi di idee. Ecco fino a che punto ci avrete portato, perché avete abbandonato l’antica spiritualità provenuta dall’oriente.

 

In realtà, uno sguardo nel mondo spirituale come quello che ho delineato

testimonia dell’alta responsabilità che ci è imposta , per quanto riguarda il compito dell’uomo.

• Proprio qui a Dornach deve esistere una sede

in cui si possa parlare di tutte le importanti esperienze dirette fatte nel mondo spirituale,

rivolgendosi a coloro che vogliono udirlo.

 

Questa dev’essere una sede in cui si possa trovare la forza di non limitarsi ad accennare all’esistenza di qualche traccia di spiritualità, parlandone astrattamente e servendosi del linguaggio empirico-dialettico della mentalità scientifica odierna.

 

Se Dornach vuole adempiere al suo compito, qui si dovrà parlare apertamente

di quanto avviene storicamente nel mondo spirituale e degli impulsi che ne scaturiscono

per poi immettersi nella esistenza naturale, per dominare la natura.

• A Dornach si dovrà poter udir parlare delle esperienze reali; delle reali forze ed entità del mondo spirituale.

Qui dovrà sorgere l’università della vera scienza dello spirito.

 

D’ora in poi noi dovremo essere all’altezza delle esigenze della moderna impostazione scientifica:

di quella stessa a causa della quale le anime umane addormentate

vengono a trovarsi di fronte al guardiano della soglia, nel modo che ho descritto.

• A Dornach si dovrà poter acquistare la forza di guardare, per così dire,

in faccia al mondo dello spirito, la forza per acquistarne conoscenza.

 

Perciò qui non si tratta di enunciare delle perorazioni dialettiche contro le teorie scientifiche d’oggi:

ho tenuto invece ad attirare l’attenzione

sulle condizioni in cui l’uomo viene a trovarsi nei confronti del guardiano della soglia,

per gli effetti diretti e indiretti delle teorie scientifiche odierne.

Tale realtà di fatto e le sue conseguenze hanno dovuto essere apertamente denunciate in questo convegno.

 

Di conseguenza da esso scaturirà un energico impulso

che le singole anime qui presenti trasformeranno in forte operosità, portandolo ovunque nel mondo.

L’umanità di oggi ne ha bisogno, affinché la successiva incarnazione

possa trovare gli uomini veramente pronti ad affrontare il guardiano della soglia,

vale a dire perché la civiltà stessa possa affrontarlo con successo.

 

Proviamo ancora una volta a confrontare la civiltà attuale con le precedenti.

In tutte le civiltà antiche si disponeva di idee, di concetti

che si rivolgevano anzitutto al mondo soprasensibile, agli dèi, al mondo cioè nel quale si opera e si crea.

• Solo in un secondo momento si indirizzavano quegli stessi concetti

(dedicati soprattutto agli dèi superni) anche al mondo terrestre,

al fine di comprenderlo mediante concetti e idee degni delle sfere divine.

 

Se poi si perveniva davanti al guardiano della soglia

muniti appunto di concetti all’altezza degli dèi, esso diceva:

tu puoi passare, in quanto stai portando su nel mondo spirituale

ciò che era stato rivolto verso il mondo dello spirito già durante la tua esistenza terrena, nel corpo fisico.

• Così facendo, anche quando ritornerai giù nel mondo fisico-sensibile,

disporrai ancora di forza sufficiente per non rimanere paralizzato dalla vista del mondo soprasensibile.

 

Oggi l’uomo sviluppa concetti e idee che egli vuole applicare solo al mondo fisico-sensibile,

conforme al genio del nostro tempo.

Tali concetti riguardano ogni cosa che sia pesabile o misurabile,

ma non comprendono nulla degli dèi: non sono concetti o idee adeguati agli dèi.

Perciò le anime completamente in preda al materialismo dei loro concetti indegni degli dèi,

quando nel sonno passano accanto al guardiano della soglia, odono la sua voce tonante:

• «Tu non devi varcare questa soglia! Tu hai abusato delle tue idee a favore del mondo materiale;

devi perciò restare in quel mondo con quelle idee,

e non puoi penetrare nel mondo degli dèi senza rimanere paralizzato nell’anima».

 

Cose come queste debbono essere dette:

non perché se ne facciano delle elucubrazioni, ma per compenetrarcene a fondo,

perché esse aiutino a creare il giusto stato d’animo che dovrebbe accompagnare

chi sta per lasciare questo nostro serio convegno natalizio.

• Più importanti infatti di ogni altra cosa che si possa portar con sé da qui,

in questa occasione, è l’atteggiamento nei confronti del mondo spirituale;

lo stato d’animo da cui scaturisce la certezza che a Dornach verrà creato un centro di conoscenza spirituale.

 

Ecco perché sono tanto apprezzabili le parole pronunciate questa mattina dal dottor Zeylmans, relative all’ambito della medicina, che è una delle sfere di attività che dovrà essere coltivata qui a Dornach.

Egli disse che oggi, partendo dalla scienza usuale, non si possono più costruire dei ponti verso quello che si vuole fondare qui a Dornach. Se nel descrivere la nostra attività medica noi coltiviamo l’ambizione che i nostri scritti possano misurarsi con i criteri clinici riconosciuti ai giorni nostri, non conseguiremo mai la mèta che ci siamo prefissi con i nostri compiti specifici. Altri potranno sempre ribattere: ma sì, ecco un ennesimo rimedio nuovo: però anche noi ne produciamo tanti ogni giorno! Per noi si tratta in sostanza di introdurre realmente nella vita antroposofica una branca della vita pratica, qual è appunto la medicina: ritengo di avere inteso questa aspirazione, nelle parole pronunciate stamattina dal dottor Zeylmans. Accennando a quella mèta, egli disse infatti: chi oggi si laurea in medicina, può affermare: sì, adesso sono diventato medico, ma di fatto egli aspira a scoprire degli impulsi che provengano da un nuovo angolo del mondo! Nel campo della medicina questo dovrà d’ora innanzi appunto realizzarsi qui a Dornach, in modo univoco, come del resto è accaduto per altri campi di attività rimasti legati al movimento antroposofico.

 

Attualmente è in corso di elaborazione, con l’ausilio della dottoressa Wegman, mia collaboratrice, l’intero sistema medico scaturito interamente dall’antroposofia di cui l’umanità ha bisogno e di cui fra non molto tempo potrà disporre. È pure mia intenzione di stabilire nel tempo più breve il più stretto collegamento possibile fra il Goetheanum e l’Istituto clinico-terapeutico che è già in funzione ad Arlesheim e svolge un’attività tanto benefica. Questa fiorente istituzione dovrà muoversi effettivamente secondo l’orientamento dell’antroposofia: questa è pure l’intenzione della dottoressa Wegman.

 

Con ciò il dottor Zeylmans ha accennato, per una particolare sfera d’azione, all’atteggiamento che la Presidenza di Dornach considera suo dovere di applicare in tutti i campi dell’attività antroposofica. In avvenire si saprà dunque come staranno le cose. Non si seguirà la linea che si esprime dicendo: cominciamo a far conoscere in una città l’euritmia: se alla gente piacerà, allora s’interesserà anche dell’antroposofia! Oppure: bisogna prima mostrare alla gente come si usano in pratica i nostri rimedi medicinali, convincendoli che si tratta di medicamenti seri; più tardi poi scopriranno che dietro ai medicinali sta l’antroposofia, e finiranno per scoprire anche questa!

 

Dobbiamo avere il coraggio di definire menzognero un tale comportamento. L’antroposofia troverà la sua via soltanto se avremo orrore di un tale atteggiamento menzognero. In avvenire, da Dornach prenderà le mosse un’azione fondata appunto sulla completa sincerità, senza fanatismo e piena di amore per la verità. Forse in questo modo potremo rimediare a molti errori compiuti nel passato.

 

È con pensieri gravi, e non a cuor leggero, che dobbiamo chiudere questo convegno

che ha portato alla fondazione della Società Antroposofica Universale.

Non credo però che alcuno degli intervenuti debba riportare una nota di pessimismo da quanto si è svolto qui a Natale.

 

È vero che ogni giorno eravamo costretti a vedere la triste rovina del Goetheanum bruciato, ma in ognuna delle nostre anime viveva pure tutto ciò di cui in questi giorni si è parlato, e mi sembrava evidente che gli amici lo avessero bene compreso nei loro cuori.

 

Da tutto l’insieme delle nostre esperienze di questi giorni scaturisce il pensiero:

dovranno levarsi fiamme spirituali, destinate a splendere in futuro

proprio come vita spirituale per il bene dell’umanità, irraggiando dal Goetheanum che sta per rinascere.

Quelle fiamme saranno alimentate dal nostro impegno, dalla nostra dedizione.

 

Con quanto maggiore coraggio ritorneremo da qui alle nostre sedi abituali, tanto migliore sarà stata la nostra comprensione per il soffio di speranza che nei giorni scorsi ha percorso le nostre riunioni. Infatti, proprio nelle cerchie degli antroposofi più sensibili non si verifica la scena che ho descritta, e che tanto spesso si presenta nel nostro tempo: quella dell’uomo che, oppresso dalla civiltà e dalla scuola decadenti, passa addormentato davanti al guardiano della soglia. Qui, fra di noi, può essere necessario tutt’al più un solo monito che si può esprimere così: nel percepire la voce del mondo spirituale devi sviluppare il deciso coraggio di aderire a quella voce, di seguirla, poiché tu hai cominciato ad essere desto!

 

Il coraggio ti manterrà desto; solo lo scoraggiamento potrebbe farti addormentare.

L’altra variante, per l’antroposofo nel tempo della civiltà presente, è la voce ammonitrice,

la voce che fa appello al coraggio di restare ben desti.

 

I non-antroposofi odono le parole: resta fuori del mondo spirituale, perché hai fatto cattivo uso delle idee, applicandole solo al mondo dei sensi, non hai raccolto idee che siano valide per gli dèi e degne degli dèi. Perciò tu rimarresti paralizzato, ritornando nel mondo fisico-sensibile.

Alle anime degli antroposofi viene invece parlato così: ormai deve essere messo alla prova soltanto il vostro coraggio di riconoscervi nell’antroposofia, parole che siete bene in grado di percepire, grazie alla inclinazione della vostra anima.

 

Miei cari amici: ieri si compiva un anno da che assistemmo all’incendio che divorava il nostro Goetheanum: ma poiché allora, mentre ancora le fiamme ardevano, noi non ci lasciammo distogliere dal continuare il nostro lavoro, così già oggi ci è lecito sperare che quando il nuovo Goetheanum fìsico sarà presente, avremo lavorato in modo che esso sarà solo il simbolo del Goetheanum spirituale la cui idea ognuno di noi porterà con sé nel cuore, quando si allontanerà di qui.

 

Abbiamo posto la prima pietra, sulla quale dovrà innalzarsi l’edificio

le cui singole pietre saranno le attività svolte da ogni singolo di noi, nei diversi gruppi sparsi per il mondo.

 

Vogliamo in questo momento rivolgere il nostro pensiero al lavoro da compiere, consapevoli della responsabilità di cui abbiamo parlato prima, nei confronti delle anime dei nostri contemporanei, alle quali deve venir negato dal guardiano della soglia l’accesso al mondo spirituale.

 

Certo, non ci deve mai venire in mente di non provare il dolore più profondo per quanto ci è accaduto un anno fa. Dobbiamo però ricordare anche il fatto che tutto ciò che nel mondo raggiunse una certa grandezza era nato dal dolore. Possa pertanto il nostro dolore trasformarsi in modo che da esso nasca, grazie alla vostra attività, una Società Antroposofica vigorosa e luminosa.

A tal fine ci siamo immersi, all’inizio di questo nostro convegno, nelle parole con le quali io l’ho aperto e con le quali vorrei ora conchiuderlo.

Questo convegno di Natale dovrebbe segnare per noi non soltanto una festività che inaugura un solo nuovo anno,

ma il solenne inizio di una svolta dei tempi per il mondo intero,

un inizio al quale vogliamo dedicarci, impegnandoci a coltivare con la massima dedizione la vita dello spirito.

 

Anima umana!

Tu vivi nelle membra

che attraverso lo spazio

ti portano nel mare dello spirito.

A memorare esercita lo spirito,

nel tuo profondo,

dove,

nel dominio dell’ente creatore,

ogni io di uomo

nell’io divino

attinge la sostanza;

e veramente allora tu vivrai

nella natura cosmica dell’uomo.

 

Ché dall’alto lo spirito del Padre

regge gli abissi e genera esistenza:

voi Serafini, Cherubini, Troni,

oh fate su dall’alto risuonare

la parola che un’eco ha nel profondo

e dice:

Ex deo nascimur.

Gli elementari spiriti l’ascoltano

a Oriente, ad Occidente, a Nord, a Sud:

possano udirla gli uomini!

 

Anima umana! — Tu

nel pulsare vivi di cuore e polmoni,

che nel ritmo del tempo

ti conduce a sentir l’essere tuo.

A meditare esercita lo spirito

nell’intimo equilibrio, là dove

l’onde del divenire universale

ogni io di uomo

accordano

con l’io dell’universo;

e veramente allora sentirai

nell’operare interiore dell’uomo.

 

Che intorno a noi la volontà del Cristo

governa i tempi, l’anime graziando:

Dominazioni, Virtù, Potestà,

fate che a Oriente la parola avvampi

che la sua forma assume in Occidente

e dice:

In Christo morimur.

Gli elementari spiriti l’ascoltano

a Oriente, ad Occidente, a Nord, a Sud:

possano udirla gli uomini!

 

Anima umana! — Tu

vivi nel capo immoto,

che da sostrati eterni i cosmici pensieri ti dischiude.

A contemplare esercita lo spirito

nella tregua silente dei pensieri,

ove le mete eterne degli dèi

donan cosmica luce

all’io dell’uomo

perché libera sia

la volontà;

e veramente allora penserai

nel più profondo spinto dell’uomo.

 

Ché i cosmici pensieri dello spirito

reggono i mondi supplicando luce:

voi Principati, Arcangeli, voi Angeli,

fate che dal profondo sia invocata

la parola che s’ode su nell’alto

e dice:

Per spiritum sanctum reviviscimus.

Gli elementari spiriti l’ascoltano

a Oriente, ad Occidente, a Nord, a Sud:

possano udirla gli uomini!

 

Alla svolta dei tempi

la luce dello spirito del mondo

nel divenire della terra entrò;

la tenebra notturna

estinta si era;

chiara luce diurna

entro l’anime umane s’irraggiò;

luce

che scalda i cuori dei poveri pastori;

luce

che illumina savie menti di re.

 

Luce divina,

Sole Cristo,

calore infondi

ai cuori;

illumina

le menti,

a che nascan dai cuori

opere buone,

e chiare mete

additino le menti

al nostro buon volere!

 

Vogliate così, miei cari amici, portare via da qui i vostri cuori nei quali avete posto la prima pietra della Società Antroposofica Universale: portate i vostri caldi cuori nel mondo, per operarvi energicamente e beneficamente. E troverete aiuto affinché le vostre menti siano illuminate da tutto ciò che ora vorrete operare con mete ben chiare. Sia questo oggi il fermissimo proposito di noi tutti. Vedremo certamente che, se ce ne mostreremo degni, una buona stella illuminerà quello che scaturirà dalla nostra volontà. Vogliate seguire questa buona stella! Vedremo dove con la sua luce ci condurranno gli dèi.

 

Luce divina,

Sole Cristo,

calore infondi

ai cuori;

illumina

le menti.