09 – Punti di vista pratici

O.O. 10 – L’Iniziazione – (Punti di vista pratici)


 

Se l’uomo coltiva l’educazione di sentimenti, pensieri e stati d’animo nel modo descritto nei capitoli sulla preparazione, l’illuminazione e l’iniziazione, egli effettua nella propria anima e nel proprio spirito una organizzazione simile a quella che la natura ha prodotta nel suo corpo fisico. Prima di tale educazione, l’anima e lo spirito sono masse non organizzate. Il chiaroveggente li percepisce come vortici nebulosi a spirale, che s’intersecano e si presentano per lo più con debole lucentezza rossiccia, bruno-rossicia, o anche rossiccio-giallastra; dopo quell’educazione cominciano a risplendere spiritualmente come a colori verde-giallognolo, o turchino-verdastro, e presentano una struttura regolare.

L’uomo arriva a tale struttura regolare e, con essa, alla conoscenza superiore, se nei suoi sentimenti, pensieri e stati d’animo stabilisce un ordine analogo a quello che la natura ha stabilito nei suoi organi corporei, per mezzo dei quali egli può vedere, udire, digerire, parlare, e così via. Il discepolo dell’occultismo impara così gradatamente a respirare e a vedere con l’anima, a udire e a parlare con lo spirito.

 

Qui esamineremo più particolarmente soltanto alcuni dei punti di vista pratici pertinenti all’educazione superiore dell’anima e dello spirito. Sono tali che in sostanza ognuno può seguirli, a prescindere dalle altre norme, e che per mezzo di essi può penetrare alquanto nella scienza occulta.

 

Bisogna tendere a uno speciale sviluppo della pazienza. Ogni moto d’impazienza esercita un effetto paralizzante, anzi letale, sulle capacità superiori latenti nell’uomo. Non si deve pretendere che dall’oggi al domani si schiudano orizzonti infiniti nei mondi superiori, perché allora, di regola, non si rivelano affatto; invece la nostra anima, per ogni più piccolo risultato ottenuto, deve essere sempre piena di soddisfazione, di calma e di serenità. È ben comprensibile che il discepolo aspetti con impazienza dei risultati. Ma non arriverà a niente finché non avrà dominato la sua impazienza. Né serve lottare contro tale impazienza nel senso ordinario della parola; in tal caso essa non fa che crescere. Ci si illude di averla vinta, mentre invece si è insediata sempre più nelle profondità dell’anima. Si arriva a superarla soltanto abbandonandosi sempre di nuovo a un determinato pensiero, assimilandolo completamente. Esso è: « Devo far di tutto per educare la mia anima e il mio spirito, ma aspetterò con calma che le potenze superiori mi giudichino maturo per una certa illuminazione ».

Se questo pensiero assume tale forza nell’uomo da formare una disposizione del suo carattere, egli è sulla giusta strada. Questa disposizione del carattere gli si manifesta anche nell’esteriore. Lo sguardo diventa calmo, i movimenti sicuri, le decisioni esatte, e tutto ciò che si chiama nervosità, sparisce gradatamente. Vanno allora prese in considerazione piccole norme apparentemente insignificanti.

Supponiamo per esempio che qualcuno ci offenda. Prima della nostra educazione occulta, il nostro risentimento si farebbe volto contro l’offensore. La collera avrebbe invaso la nostra anima. Invece nel seguace dell’occultismo sorge subito, in simile occasione, il pensiero: « Questa offesa non cambia nulla al mio valore », ed egli compie allora ciò che vi è da fare per far fronte all’offesa, con calma e serenità, senza essere animato dalla collera. Non si tratta naturalmente di sopportare semplicemente ogni offesa, ma di rimanere altrettanto calmi’ e fermi nel punire un’offesa contro la propria persona, quanto lo si sarebbe se quell’offesa fosse stata diretta contro altri, e si avesse il diritto d’intervenire.

Bisogna sempre tener conto che l’educazione occulta non si svolge in procedimenti esteriori grossolani, ma in trasformazioni delicate della vita del sentimento e del pensiero.

 

La pazienza esercita un’azione di attrazione sui tesori del sapere superiore. L’impazienza invece li respinge. Nelle regioni superiori nulla si consegue con la fretta e l’irrequietezza. Prima di ogni altra cosa bisogna far tacere desideri e passioni. Sono qualità dell’anima dinanzi alle quali ogni sapere superiore si ritira timidamente. Per quanto grande sia il valore della conoscenza superiore, non bisogna esigerla, se si vuole che venga a noi. Chi la desidera per soddisfazione propria, non la consegue mai.

Occorre perciò anzitutto che nelle profondità dell’anima si sia sinceri con se stessi. Non ci si deve illudere in alcun modo sul proprio conto. Con sincerità interiore si devono guardare in faccia i propri difetti, le proprie debolezze e mancanze. Nel momento in cui cerchi di scusare davanti a te stesso qualche tua debolezza, ti poni un ostacolo sulla via che deve condurti in alto. Puoi rimuovere tali ostacoli soltanto per mezzo della chiarificazione su te stesso.

Esiste una sola via per spogliarsi dei propri difetti e delle proprie debolezze: quella di riconoscerli esattamente. Tutto è dormiente nell’anima umana e può essere destato. L’uomo può migliorare anche il suo intelletto e il suo criterio, se si rende conto con calma e serenità della causa della propria debolezza. Tale autoconoscenza naturalmente è difficile, perché la tentazione di illudersi sul’ proprio conto è straordinariamente grande. Chi si abitua alla verità verso se stesso, si apre la porta alla visione superiore.

 

Deve svanire ogni curiosità nel discepolo dell’occultismo. Egli deve perdere l’abitudine, per quanto è possibile, di fare domande su argomenti che desidera conoscere soltanto per soddisfazione della sua personale sete di sapere. Deve limitarsi a chiedere ciò che può servire al perfezionamento della propria entità, ai fini dell’evoluzione. La gioia però che egli prova nella conoscenza e la sua devozione alla medesima non devono affatto venir meno. Deve ascoltare con attenzione tutto ciò che serve a raggiungere tale scopo e cercare ogni occasione per dedicarvisi.

 

Per il perfezionamento occulto è di speciale importanza educare la vita del desiderio. Non si tratta di spogliarsi di. ogni desiderio, poiché tutto ciò che dobbiamo conseguire deve, essere da noi anche desiderato; e un desiderio verrà sempre esaudito se dietro di esso sta una particolare forza. Tale forza proviene dalla giusta conoscenza. La massima: « Non desiderare in alcun modo, prima di aver conosciuto quel ch’è giusto in un dato campo », è una delle norme auree per il discepolo dell’occultismo.

Il savio impara prima a conoscere le leggi del mondo e poi i suoi desideri diventano forze che si avverano. Diamo qui un esempio di cui è chiara la portata. Certamente molte persone desiderano conoscere, per visione propria, qualcosa della loro vita prima della nascita. Un tale desiderio non ha scopo né risultato, finché la persona in questione non abbia assimilato, per mezzo dello studio scientifico» spirituale, la conoscenza delle leggi — e precisamente nel loro carattere più delicato e intimo —della natura di ciò ch’è eterno.

 

Se ha veramente acquistato questa conoscenza e se allora vuole avanzare più oltre, lo potrà fare per mezzo del suo desiderio nobilitato e purificato.

Non giova neppure dire: « Desidero conoscere la mia vita precedente, e studio appunto con questo scopo ». Si deve piuttosto saper rinunziare a questo desiderio, eliminarlo completamente, e mettersi a imparare senza quel fine. Bisogna sviluppare devozione, piacere per ciò che si impara, senza mirare allo scopo ricordato, perché così soltanto si impara al tempo stesso a sviluppare il desiderio in modo che esso possa portar seco il proprio esaudimento.

 

Se sono in collera o mi irrito, erigo attorno a me un bastione nel mondo animico, e le forze che devono sviluppare i miei occhi animici non mi si possono avvicinare. Se un uomo per esempio mi irrita, egli manda una corrente animica nel mondo animico. Io non potrò vedere tale corrente finché sarò ancora capace di adirarmi. La mia collera me la nasconde. Non devo però credere che, non arrabbiandomi più, io possa immediatamente percepire un fenomeno animico (astrale), perché a questo scopo occorre che in me si sia prima sviluppato l’occhio animico.

La disposizione per l’occhio animico è latente in ogni uomo; ma esso rimane inattivo finché l’uomo ha la capacità di irritarsi. Né diventa immediatamente attivo, se l’uomo ha solo cominciato a lottare contro la collera. Si deve piuttosto proseguire nella lotta contro la collera e continuarla con pazienza; un giorno finalmente si osserverà che l’occhio animico si è sviluppato. Certo non è contro la sola collera che occorre lottare per raggiungere questo fine.

Molti diventano impazienti e dubbiosi perché hanno combattuto per molti anni alcune disposizioni dell’anima, senza che la chiaroveggenza sia stata raggiunta. Essi hanno magari perfezionato alcune qualità, lasciandone però soffocare altre. Il dono della chiaroveggenza si presenta soltanto quando sono state dominate tutte le qualità che non permettono alle capacità latenti di svilupparsi. Indubbiamente qualche inizio di tale vista (o udito) si palesa anche prima; ina si tratta di tenere pianticelle, facilmente soggette a ogni genere di errore, che muoiono ben presto, se non sono ulteriormente coltivate con cura.

 

Fra le qualità che bisogna combattere altrettanto quanto la collera e l’irritazione, sono la paura, la superstizione e il pregiudizio, la vanità e l’ambizione, la curiosità e le chiacchiere inutili, la tendenza a stabilire distinzioni fra gli uomini in ordine alla loro posizione esteriore, alla loro razza, alla loro discendenza, e così via. Ai nostri tempi riuscirà difficile comprendere come la lotta contro tali qualità abbia a che fare con l’intensificazione della capacità cognitiva.

Ma ogni occultista sa che tali cose esercitano un’influenza molto più grande che non l’aumento dell’intelligenza e la pratica di esercizi artificiali. Un malinteso può assai facilmente nascere, ove si ritenga che per essere coraggiosi occorra diventare temerari, o che per lottare contro i pregiudizi di casta, di razza, e così via, si debbano ignorare completamente le differenze che vi sono fra gli uomini.

Si impara piuttosto a giudicare giustamente solo quando non si è più vincolati da pregiudizi. Anche dal punto di vista comune è vero che la paura impedisce di giudicare chiaramente un fenomeno, e che un pregiudizio di razza impedisce di penetrare con lo sguardo nell’anima di un altro uomo. Il discepolo dell’occultismo deve sviluppare in sé questo punto di vista comune, affinandolo al massimo di delicatezza e d’intensità.

 

Altro impedimento sulla via dell’educazione occulta è per l’uomo tutto ciò che egli dice, senza avere prima riflettuto profondamente e con chiarezza sulle sue parole. A questo proposito va tenuto anche conto di qualcosa che si può spiegare bene soltanto con l’aiuto di un esempio. Se taluno mi dice qualcosa a cui debbo rispondere, devo preoccuparmi di tener maggior conto dell’opinione, del sentimento e anche dei pregiudizi del mio interlocutore, che non di ciò che avrei da dire in quel momento sul soggetto in discussione. Si tratta qui di una finissima educazione del tatto a cui il discepolo deve dedicarsi.

Egli deve poter giudicare dell’importanza che l’espressione della sua opinione, contraria a quella del suo interlocutore, potrà avere su quest’ultimo. Non deve per questo trattenersi dall’esporre la propria opinione; non si tratta affatto di questo; ma occorre ascoltare l’interlocutore con la massima attenzione, per foggiare la forma della propria risposta su ciò che si è ascoltato. In casi di questo genere vi è un pensiero che torna sempre ad affacciarsi alla mente del discepolo dell’occultismo; e quando questo pensiero vive così profondamente in lui da diventare una tendenza naturale del suo carattere, egli si trova sulla giusta strada.

Il pensiero è questo: « Non ha importanza che la mia opinione sia diversa da quella del mio interlocutore, ma che col contributo che gli posso recare, egli riesca a trovare da sé l’interpretazione giusta». Per mezzo di pensieri di questo genere s’imprime nel carattere e nel modo di agire del discepolo la virtù della mitezza, che è un mezzo essenziale per ogni disciplina occulta. La durezza scaccia da te le figure animiche che devono destare il tuo occhio animico; la mitezza elimina gli ostacoli e apre i tuoi organi.

 

Con la mitezza si andrà ben presto formando un’altra tendenza nell’anima del discepolo: l’osservazione calma di tutte le sfumature della vita animica dell’ambiente circostante, mentre regna completo il silenzio nelle emozioni della sua propria anima. Quando un uomo è arrivato a tanto, le emozioni animiche dell’ambiente circostante agiscono su di lui in modo che la sua anima cresce e si organizza come la pianta si sviluppa alla luce del sole. La mitezza e il silenzio, congiunti in vera pazienza, aprono l’anima al mondo delle anime, e lo spirito al mondo degli spiriti.

• «Aspetta nella calma e nel raccoglimento, chiudi i sensi a ciò che essi ti hanno trasmesso prima della tua educazione occulta, imponi silenzio a tutti i pensieri che per la tua precedente abitudine si agitavano in te, diventa calmo e silenzioso nella tua interiorità e aspetta con pazienza; allora i mondi superiori cominciano a formare i tuoi occhi animici e i tuoi orecchi spirituali. Non devi credere di poter vedere e udire immediatamente nel mondo animico e in quello spirituale, perché quello che fai contribuisce soltanto a formare i tuoi sensi superiori. Ma potrai vedere animicamente e udire spiritualmente soltanto quando possederai quei sensi. Dopo avere aspettato per qualche tempo nella calma e nel raccoglimento, ritorna pure alle consuete occupazioni quotidiane, imprimendo prima profondamente in te questo pensiero: quando sarò maturo mi sarà dato ciò che mi deve venir dato. Evita assolutamente di attirare a te, con il tuo arbitrio, le potenze superiori ».

Queste sono istruzioni che ogni discepolo dell’occultismo riceve dal suo maestro all’inizio della via. Se le osserva, egli si perfeziona. Se non le osserva, ogni suo lavoro riesce inutile. Esse però sono difficili soltanto per chi difetti di pazienza e perseveranza. Non vi sono altri ostacoli, se non quelli che ognuno pone a se medesimo sulla via, e che ognuno può evitare, purché veramente lo voglia, È necessario sempre insistere su questo fatto, perché molte persone si formano un’idea completamente sbagliata delle difficoltà della via occulta. In un certo senso è più facile percorrere i primi gradini di questa via che non superare, senza educazione occulta, le difficoltà quotidiane della vita. Peraltro qui vengono divulgate solo le pratiche che non recano alcun genere di pericolo per la salute del corpo o dell’anima.

Vi sono anche altre vie che conducono più rapidamente alla mèta; ma queste non hanno nulla in comune con quanto qui è inteso, perché possono avere sulle persone effetti che un occultista esperto non può desiderare. Siccome alcune di queste vie arrivano spesso alla conoscenza del pubblico, è necessario ammonire chiaramente che non conviene seguirle.

Per ragioni che soltanto l’iniziato può comprendere, quelle vie non possono mai essere comunicate al pubblico nella loro vera forma. E le poche notizie frammentarie che qua e là appaiono non possono condurre a nessun profitto, ma piuttosto a minare la salute, la felicità e la serenità dell’anima. Chi non vuole affidarsi a potenze molto tenebrose, delle quali non può conoscere né la vera natura, né l’origine, eviti di occuparsi di quelle cose.

 

Si può dire ancora qualcosa dell’ambiente in cui conviene eseguire gli esercizi della disciplina occulta, perché ciò ha un’importanza, sebbene la cosa si presenti diversa quasi per ogni uomo. Chi si esercita in un ambiente pieno d’interessi egoisti, qual è per esempio la lotta moderna per l’esistenza, deve rendersi conto che questi interessi esercitano un’influenza sullo sviluppo dei suoi organi animici. A dire il vero, le leggi interiori di questi organi sono talmente forti, che quell’influenza non può riuscire eccessivamente nociva. Come un giglio, per quanto inadatto possa essere l’ambiente in cui si trova, non potrà mai diventare un cardo, così l’occhio animico non potrà svilupparsi se non a ciò cui è destinato, per quanto deleteria possa essere l’influenza che gli interessi egoistici delle città moderne esercitano su di esso.

In ogni caso è bene che il discepolo dell’occultismo ricorra di tempo in tempo all’ambiente della silenziosa calma, della dignità interiore e della vaghezza della natura. Sono specialmente favorevoli le condizioni di chi può svolgere la sua educazione occulta in mezzo al verdeggiante mondo vegetale, o tra monti soleggiati, in mezzo al ritmo semplice della natura. Ciò porta gli organi interiori a un’armonia che non raggiungono mai nella città moderna. Si trova già in posizione alquanto migliore dell’uomo di città chi, almeno nell’infanzia, ha respirato l’aria degli abeti, ha contemplato le cime nevose delle montagne e ha potuto osservare le silenziose attività degli animali e degli insetti nelle foreste. Però nessuno di coloro che sono obbligati a vivere in città, deve trascurare di fornire ai suoi organi animici e spirituali in corso di formazione il cibo degli insegnamenti ispirati dell’indagine occulta.

Colui i cui occhi, ogni primavera, non possono seguire giorno per giorno lo spuntare del verde fogliame nei boschi, dovrebbe come compenso accogliere nel suo cuore i sublimi insegnamenti della Bhagavad Gita, del Vangelo di Giovanni, di Tommaso da Kempis, e la descrizione dei risultati ottenuti dalla scienza dello spirito. Vi sono molte vie per arrivare all’apice della conoscenza; ma una giusta scelta è indispensabile. L’occultista conosce di queste vie molte cose che potrebbero sembrare strane al non iniziato.

Può succedere per esempio che qualcuno sia molto progredito sulla via occulta. Può trovarsi, per così dire, proprio alla vigilia dello schiudersi degli occhi animici e degli orecchi spirituali, può allora aver la fortuna di fare un viaggio sul mare calmo, o forse anche tempestoso, e la benda gli cade dagli occhi: ad un tratto diventa veggente. Un altro è ugualmente progredito, occorre soltanto che la benda si sciolga; e ciò si verifica per mezzo di un forte colpo del destino. Ad un altro uomo quel colpo avrebbe potuto paralizzare la forza, minare l’energia; per il discepolo dell’occultismo diventa la causa che determina la illuminazione. Un terzo aspetta per lunghi anni con pazienza, senza raccogliere alcun risultato evidente. A un tratto, mentre siede tranquillamente nella sua camera silenziosa, attorno a lui si fa luce spirituale; le pareti spariscono, diventano animicamente trasparenti, e un nuovo mondo si stende dinanzi al suo occhio divenuto veggente, o risuona al suo dischiuso orecchio spirituale.