1° periodo di civiltà – paleo-indiano – (Efeso)

O.O. 104 – L’Apocalisse – 20.06.1908


 

Oggi il concetto di civiltà ha già sostituito il concetto di razza.

Per questo noi parliamo dell’antica civiltà indiana della quale la civiltà che ci viene trasmessa nei Veda è soltanto un’eco. La primordiale sacra civiltà indiana è il primo albore della civiltà postatlantica; essa segue immediatamente all’epoca atlantica.

Immaginiamoci di nuovo come viveva l’uomo in quel tempo che sta più di otto o novemila anni dietro di noi. Questi son i numeri valevoli se noi parliamo della reale durata di questi periodi. La civiltà di cui oggi parliamo si trovò immediatamente sotto l’influsso del diluvio atlantico o, secondo il nome dato dalla moderna scienza, della grande epoca glaciale. L’Atlantide era stata gradualmente sommersa; un lembo dopo l’altro era stato inghiottito dalle onde. E sulla terra viveva allora una razza di uomini di cui una parte aveva elaborato il più alto grado di evoluzione raggiungibile in quei tempi.

 

Questo era il popolo paleo-indiano, una progenie di uomini che abitava allora la lontana Asia e viveva più nel ricordo di antichi tempi passati che nel presente. In questo consisteva la grandezza e l’importanza di quella civiltà di cui i testi scritti, come i Veda e la Bhagavad-Gita, riecheggiano soltanto il fatto che gli uomini vivevano nel ricordo di quello che essi stessi avevano sperimentato al tempo dell’Atlantide. Richiamiamoci alla prima di queste nostre conferenze. Fu detto in essa che gli uomini di quel tempo erano in gran numero atti a sviluppare una certa chiaroveggenza crepuscolare. Gli uomini non erano rinchiusi in questo mondo fisico sensibile, essi vivevano in mezzo a esseri divino-spirituali, essi vedevano questi esseri divino-spirituali attorno a loro.

Il passaggio dall’epoca atlantica alla postatlantica consistette nel fatto che lo sguardo umano fu separato dal mondo spirituale astrale-eterico, e fu limitato a questo mondo fisico.

 

Il primo periodo di civiltà si distinse per il fatto che gli uomini avevano una profonda nostalgia di quello che i loro predecessori avevano visto nell’antica Atlantide, prima che la porta si fosse chiusa.

I nostri progenitori hanno veduto la saggezza primordiale con i loro occhi spirituali, anche se in modo crepuscolare.

Essi abitavano fra spiriti, si aggiravano fra dèi e spiriti.

Così sentirono quegli uomini dell’antichissima sacra civiltà indiana; essi aspiravano con tutte le loro fibre a guardare indietro, a vedere quello che i loro progenitori avevano visto, e di cui parlava la loro saggezza primordiale.

 

E così il paesaggio che era appena sorto agli sguardi fisici degli uomini, le rocce terrestri che soltanto allora erano diventate visibili mentre prima erano state vedute ancora spiritualmente, tutto quanto era esteriore insomma, apparve ad essi di minor valore che quello di cui essi potevano avere il ricordo. Maya, grande illusione, venne chiamato tutto ciò che gli occhi fisici potevano vedere: la grande illusione alla quale si voleva sfuggire. Gli uomini migliori di questo primo periodo, per mezzo di quel metodo di iniziazione del quale esiste qualche residuo nello « yoga », dovevano venir elevati al livello dei loro progenitori. Da ciò derivò una disposizione religiosa fondamentale che possiamo ridare con queste parole: « Quello che ci attornia nell’esteriore apparenza sensibile è vuoto inganno privo di valore; il vero, il reale è in alto, nel mondo spirituale che noi abbiamo lasciato ». Quelli che poterono elevarsi nelle regioni in cui precedentemente si viveva furono le guide spirituali del popolo.

 

Questo fu il primo periodo dell’epoca postatlantica.

E tutti i periodi dell’epoca postatlantica sono caratterizzati da questo: l’uomo imparò sempre più a comprendere la realtà sensibile esteriore e a riconoscere che quanto qui era dato agli uomini per i sensi esteriori non andava considerato come pura apparenza, ma era un dono degli esseri spirituali; e che non inutilmente gli dei avevano dato agli uomini i sensi; e che si doveva gradatamente riconoscere quello che qui sulla terra poneva le basi di una civiltà del mondo materiale.