Forme derivanti dall’entità umana

O.O. 279 – Euritmia linguaggio visibile – 07.07.1924


 

Sommario: Il gesto euritmico tra forma e movimento. Dodici gesti euritmici che rispecchiano lo zodiaco. Diciannove possibilità di suoni: l’elemento consonantico trae origine dallo zodiaco; quello vocalico dalla danza dei pianeti. L’euritmia rinnova la danza dei misteri.

 

Per caratterizzare il gesto euritmico, siamo finora partiti dal linguaggio parlato, almeno in un certo senso. Ci deve essere chiaro che tutto quello che può essere espresso nei gesti euritmici, e che quindi in un certo senso è una manifestazione dell’uomo, come la parola stessa che l’uomo pronuncia, è una manifestazione del sé, tutto questo è fondato sulle possibilità di movimento e forma dell’organismo umano. Possiamo però scegliere anche un punto di partenza diverso, quello di prendere in considerazione prima di tutto l’entità umana com’è e sviluppare, partendo da qui, le possibilità di forma e di movimento, trovando quali forme possano derivare dall’organismo umano e infine, accorgersi di come la singola forma assuma il carattere del suono visibile.

 

Oggi tenteremo quindi di prendere le mosse dall’entità umana, di cercare le forme che possono derivare da essa e, procedendo, domandarci: quali suoni possono essere pensati con queste forme?

Mi occorrerà allo scopo un gran numero di euritmiste che prego di salire sul palcoscenico.

Ponetevi in cerchio in modo da avere tutte la stessa distanza.

 

I — Sollevi in alto le braccia, palme all’esterno, divaricando le dita.

II — Tenga il braccio destro lungo il corpo, la mano sinistra leggermente puntata sul fianco.

III — Le braccia in avanti, sovrapposte.

IV — Le braccia lungo il corpo, il braccio sinistro un po’ discosto.

V — Un piede avanti, la mano sinistra afferra il gomito della destra.

VI — Pieghi la mano sinistra quasi a pugno, la porti alla fronte; con la mano destra posta un po’ più avanti faccia questo gesto (v. VI nel disegno).

VII — Le mani in avanti, la sinistra verso il basso, la destra verso l’alto.

VIII — Stia semplicemente sul piede sinistro tenendo il destro un po’ sollevato, la mano destra verticale che guarda in avanti, la sinistra un po’ flessa all’indietro.

IX — Capo piegato in avanti, tocchi il mento con la mano destra, lasciando penzolare la sinistra.

X — Circondi il capo con il braccio destro e copra la laringe con la mano sinistra.

XI — Pieghi i piedi in dentro e incroci le braccia.

XII — Braccio sinistro sul petto, il destro sul dorso.

 

Vediamo qui un certo numero di gesti. Questi gesti rappresentano effettivamente nel loro complesso l’intero essere umano, si potrebbe dire l’intero essere umano frantumato in dodici elementi singoli, e tuttavia l’intero essere umano.

Si potrebbe anche immaginare che un uomo facesse questi gesti l’uno dopo l’altro. Immaginando che un uomo li faccia, si vedrebbe allora in modo ancor più chiaro che proprio così, eseguendoli, l’essere umano si esprime in una maniera straordinariamente forte.

 

Passiamo ora in rassegna questo essere umano. Cominciamo dal gesto IV.

Immaginiamo rappresentato in questo modo l’elemento umano che è l’intelletto.

Vogliamo ora inscriverlo bene nella nostra anima: abbiamo qui il gesto che è espressione del comprendere, dell’intelletto.

 

Guardiamo ora quest’altro gesto (I): fluisce da esso in modo solare quello che si può chiamare l’elemento dell’entusiasmo, l’elemento che ha effettivamente origine nel petto. Cosicché possiamo dire gesto IV: capo; gesto I: petto, l’entusiasmo.

Passiamo poi al gesto X. Qui abbiamo il capo circondato dal braccio destro, la laringe coperta dalla mano sinistra. Abbiamo qui tutto quello che è espressione volitiva dell’uomo – la parola deve tacere – quando si rappresenta la volontà. Abbiamo tutto quello che è espressione di volontà, che può divenire azione.

Possiamo quindi dire: membra, volontà, azione.

 

 

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Troviamo così le tre parti costitutive della natura umana: intelletto, sentimento, volontà.

Abbiamo poi il gesto che comprende tutto. Vediamo infatti come il gesto VII cerchi l’equilibrio.

 

Cerca l’equilibrio tra tutti gli altri. Si può pensare anche che le braccia si muovano verso l’alto e verso il basso, cercando un equilibrio. Qui viene cercato l’equilibrio; l’uomo intero lo cerca. Possiamo dire l’uomo in quanto tale, oppure nell’equilibrio delle sue tre forze: pensare, sentire e volere. Scriverò soltanto: l’uomo che si trova in equilibrio. Queste definizioni vanno intese come qualcosa di molto importante.

 

Ora passiamo agli altri. Se procediamo dall’uomo pensante a quello che cerca l’equilibrio, abbiamo tra i due quello cui si giunge dal pensare, quando si è pensato qualcosa. Dove si giunge dal pensare? Alla decisione. Quindi il gesto V è la decisione, il pensiero che vuole tradursi in realtà.

Veniamo adesso al gesto VI nel quale troviamo qualcosa di importante. Il gesto IV è per prima cosa il pensiero: può essere molto intelligente, ma non ha bisogno di realizzarsi. Non ha bisogno di andare tanto avanti da diventare decisione. Questo è il pensiero; esso può però sempre naufragare per le condizioni esteriori.

Qui nel gesto VI esso lotta con le condizioni esteriori: confronto del pensiero con il mondo. Questo confronto dev’essere elaborato nell’uomo intero; poi proprio l’uomo che si trova in equilibrio, che va per il mondo, potrà eseguire le sue azioni quando si sarà prima confrontato con il mondo.

 

Andiamo ora dall’intelletto verso l’altro lato. Che cosa succede prima che si afferri un pensiero? Questo deve condurci all’intelletto. Prima che si afferri un pensiero abbiamo la valutazione della premessa di un pensiero. Vediamo dunque nel gesto III la valutatone dei presupposti del pensiero.

Come avviene tale valutazione? Dobbiamo prendere in considerazione nel modo giusto il gesto IL Come si attua? Occorre pensare che si parte dal sentimento, dall’entusiasmo, gesto I. Questo è “l’entusiasmo fiammeggiante” che manca tanto nella nostra Società, ma viene ora rappresentato almeno qui. Prima che si giunga alla calma valutazione, nel percorso dal gesto I al gesto III, deve prima subentrare il disinganno intelligente.

 

Gesto II: disinganno.

Sentendo in modo corretto, privo di pregiudizi, si potrà considerare molto bene questo gesto.

 

Abbiamo poi “L’entusiasmo” che risiede nel petto (gesto I). Ora andiamo al gesto XII.

Questo non è ancora l’entusiasmo, o meglio l’entusiasmo non passa da questo lato nel valutare, nel giudicare, ma nell’azione, nell’espressione della volontà. L’impulso in cui si esce da sé, l’impulso all’azione risiede tra l’entusiasmo e la volontà. Quando si è entusiasti, ci si infiamma solo per breve tempo. Quando però deve esserci l’azione, deve nascere un impulso, uno stimolo all’azione. Dobbiamo quindi vedere nel gesto XII lo stimolo all’anione.

 

Procediamo ancora, osservando che cosa accade in seguito. Qui vi è già l’uomo intero, convinto di compiere un’azione, gesto XI (è quasi Napoleone), ma che esprime inoltre già abilità nelle gambe per il fatto di non stare solo in posizione eretta come gli altri, ma di porvisi saldamente. Si possono vedere gli ammiragli stare sempre in piedi così sulle navi. Consiglio a tutti, andando in nave, di camminare sempre in questo modo, allora non si soffrirà tanto per le oscillazioni e non si avrà tanto facilmente mal di mare. Questo non è semplicemente l’impulso, ma la capacità d’azione. Qui abbiamo quindi già la capacità d’azione.

 

Nel gesto X abbiamo poi l’anione stessa.

Quando viene compiuta un’azione, che cosa accade al di fuori dell’uomo? L’uomo, stando nel mondo, osserva ciò che si è trasformato grazie alla sua azione. Non è più soltanto Fazione. Egli l’ha già lasciata, la può vedere, è già evento, un fatto accaduto mediante lui, accaduto a causa della sua azione. Nel gesto IX abbiamo l’evento.

E ora passiamo al gesto VIII.

 

Qui si può vedere nel gesto che l’evento ha fatto impressione sull’uomo stesso. Egli ha attuato l’evento, l’evento ha fatto impressione su di lui, è divenuto destino. Possiamo quindi dire (v. schema): l’evento e divenuto destino.

Ora abbiamo completato l’essere umano nel cerchio dei suoi elementi. Si può rappresentare l’uomo in dodici elementi, e si possono trovare senz’altro gesti che corrispondano ad essi.

 

(Agli euritmisti: «Ho però ancora bisogno di altri sette euritmisti. Cominciamo qui al centro: distendete le braccia, il braccio destro in avanti, quello sinistro all’indietro, ed ora dovete eseguire un movimento circolare con le due braccia contemporaneamente. Dovrete però eseguirlo dopo che avrò dato tutte le indicazioni»).

 

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Abbiamo quindi visto il primo euritmista che non ha semplicemente un atteggiamento, ma un gesto in movimento. Possiamo considerare questo gesto in movimento come espressione dell’uomo intero. L’uomo intero si manifesta.

Ora il secondo: braccio sinistro all’indietro, braccio destro in avanti; ruoti in cerchio il braccio sinistro, l’altro resta fermo.

Qui abbiamo il secondo: è l’espressione di tutto ciò che costituisce nell’uomo l’essenza colma di amore, di dedizione. Quindi: essenza amorevole piena di dedizione.

Ora viene il terzo: braccio destro in avanti, braccio sinistro indietro, ruoti in cerchio il braccio destro. Questo è quindi proprio l’opposto del precedente. È il contrario dell’aspetto amorevole, pieno di dedizione, dell’essenza amorevole. Questa è l’entità egoistica.

Il quarto stenda le braccia in avanti, incroci gli avambracci. E nello spirituale; può quindi restare fermo; ma costituisce l’elemento creativo dell’uomo, la capacità creativa.

Ora arriviamo al quinto: deve tenere le braccia davanti, ritraendo le dita e poi oscillare con il corpo in su e in giù. Abbiamo qui l’elemento aggressivo, la capacità aggressiva.

Il sesto: deve tener fermo il braccio sinistro (piegato in dentro), quindi ruotare intorno con il destro. In tal modo è chiaro a tutti che qui non abbiamo la capacità aggressiva, ma l’attività che agisce con saggezza.

Ed ora l’ultimo: ponga le mani sulla fronte, un po’ sovrapposte; le faccia scivolare verso il basso, poi di nuovo verso l’alto, nuovamente verso il basso, ancora verso l’alto. Con questo movimento abbiamo un senso profondo che giunge ad espressione, una chiusura in se stessi; voglio chiamarlo senso profondo.

 

Abbiamo quindi formato un grande cerchio e uno piccolo; nel grande cerchio esterno abbiamo le dodici figure che esprimono atteggiamento, forma. Nel cerchio interno abbiamo sette figure che esprimono movimenti, con la sola eccezione di una che esprime soltanto una forma, cioè il movimento che giunge al riposo.

Si osservi ora quale armonia nasca quando le forme sono presenti contemporaneamente. Chi è all’interno fa il movimento che gli corrisponde, chi è all’esterno tiene la propria forma.

 

Ora però procediamo: le figure interne fanno i loro movimenti; quelle esterne si muovono lentamente in cerchio da sinistra a destra, mantenendo le loro forme. Per tutto il tempo le altre fanno quindi i loro movimenti. È veramente come se qualcuno guardasse il mondo da tutti i lati, mettendo in movimento tutte le sue capacità.

Riprendete ora la vostra forma sul cerchio esterno. Faccio notare soltanto che in euritmia ciò che va da sinistra a destra va inteso in senso inverso, viene cioè interpretato dalla parte degli spettatori e viene di nuovo interpretato al contrario ciò che va da destra a sinistra. Il cerchio esterno si muove da sinistra a destra con velocità moderata; il cerchio interno fa i propri gesti, ma si muove in cerchio con una velocità maggiore rispetto a quello esterno. Il cerchio interno danza quindi rapidamente ruotando, il cerchio esterno danza più lentamente. E ora fate i gesti. Osserviamo l’armonia complessiva! Qui si è dunque ricercata una possibilità.

 

Abbiamo il primo elemento del trarre fuori dall’organismo possibilità di movimento e di forma se, in questo caso, consideriamo l’uomo intero. Vedremo come ora si possano gradualmente sviluppare le possibilità di forma e movimento partendo da questo elemento.

L’uomo non è sorto semplicemente dalle forze conosciute ed accettate dalla scienza attuale, ma dal cosmo intero: si comprende l’essere umano soltanto se lo si intende partendo dal cosmo intero. E se si prende ciò che abbiamo visto ora, lo si guarda correttamente, si ha allora in certo qual modo l’uomo, suddiviso nelle sue diverse capacità, parti costitutive e forze.

Troviamo l’uomo già suddiviso nelle sue parti costitutive fuori nel mondo: sono gli animali. L’uomo porta in sé tutte le capacità degli animali principali. In lui sono equilibrate. Sono in certo qual modo unite in una sintesi superiore.

 

 

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Abbiamo quindi i quattro animali principali. Qui abbiamo entusiasmo, elemento del petto: il Leone (v. alle pagg. 135-138).

 

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Il leone porta unilateralmente in sé, come caratteristica propria, ciò che abbiamo qui nel gesto corrispondente (I).

Nel X vi è l’elemento che viene poi realizzato unilateralmente al di fuori in ciò che sta sotto l’impressione dell’agire esterno, della volontà: il Toro.

Poi nel VII vi è quello che cerca di elaborare nell’uomo intero l’evento, l’azione; l’abbiamo visto nell’euritmia. Questo è ciò che riassume tutti i dettagli, come il corpo eterico riassume le parti del corpo fisico. In passato si chiamò l’essere eterico anche essere dell’acqua. Qui si dovrebbe scrivere veramente (v. schema): uomo eterico. Lo si chiamò quindi uomo dell’acqua; questa è l’antica definizione, posso quindi scrivere: Acquario, e sappiamo che si tratta dell’uomo eterico.

 

Abbiamo poi il fascino dell’intelligenza che lascia un’impressione (IV). Qui la tradizione prese giganteschi abbagli, in realtà si tratta di quanto è in relazione con la parte più intima dell’organizzazione del capo. A questo punto dovrei scrivere: Aquila. Lo scambio dell’Aquila con lo Scorpione è probabilmente avvenuto in tempi più recenti. Si deve quindi pensare all’Aquila, anche se di solito viene denominato Scorpione. Con questo non voglio dire che la gente si sia lentamente abituata a considerare l’intelletto come qualcosa che la punge.

 

Abbiamo ora le caratteristiche principali dell’uomo. Il resto sta in mezzo, poiché l’entusiasmo non passa subito all’azione; il resto sta in mezzo. Lo stimolo era nel XII. Questo stimolo, in cui passiamo dall’entusiasmo all’azione, dove usciamo da noi, è incarnato nell’uomo dal sentire della cassa toracica. La cassa toracica fu chiamata “cancro” nel linguaggio dell’antica fisiologia, perciò posso scrivere anche qui l’espressione Cancro (v. schema). I granchi, nella zoologia antica, non erano semplicemente i nostri granchi odierni, ma tutti gli animali che avevano una cassa toracica strutturata in modo particolarmente forte. Questi furono originariamente i granchi. Tutto quello che aveva una cassa toracica strutturata in modo forte era granchio.

 

 

 

 

Per passare all’azione, bisogna operare in modo ordinato, mettere in movimento con ordine le due metà del corpo, l’uomo sinistro e quello destro che si devono accordare. Osserviamo quindi le peculiarità per cui gli animali devono di continuo armonizzare simmetricamente la metà sinistra e quella destra del corpo. Certi animali lo devono fare in particolar modo già nel camminare: Gemelli (XI).

Dissi che veniamo all’azione, dall’azione all’evento. Se cerchiamo il passaggio dall’azione all’evento, troviamo nel regno animale, come bellissimo esempio, gli animali con le corna ricurve. Qui si va nell’evento: Ariete (IX). Naturalmente ci si dovrebbe soffermare molto più a lungo per spiegarne meglio la ragione.

 

Si passa poi a ciò in cui l’uomo si confonde completamente con il mondo esterno, in cui passa nel mondo esterno, in cui quello che fa diviene destino. Qui l’uomo vive nell’elemento morale come i pesci nell’acqua. Come i pesci si confondono con l’acqua, divengono quasi uno con essa, così l’uomo vive con il suo destino nel mondo morale esterno: Pesci (VIII).

Lentamente si passa dall’entusiasmo al pensiero calmo. Vi si giunge facendo spegnere l’entusiasmo fiammeggiante: il disinganno. Nel regno animale l’elemento raffreddante che non ha ancora preso fuoco, veniva chiamato nei tempi antichi la Vergine (II).

 

E, dopo il disinganno, viene la calma valutazione, il calmo soppesare: la Bilancia (III). Gli animali che riflettono su tutto erano chiamati “bilancia” nell’antichità più remota.

Passiamo ora da IV a VII, dallo Scorpione o Aquila all’Acquario, all’uomo eterico.

Abbiamo prima la decisione, in cui il pensiero vuole uscire verso il mondo.

Nell’antichità si usava l’espressione “sagittario” per certi animali che popolano i boschi e che in preda all’agitazione corrono velocissimi. Non è quindi ciò che in seguito si è immaginato, ma è proprio una caratteristica animale: Sagittario (V). Oggi credo che la parola “sagittario” indichi solo in certi dialetti un insetto molto piccolo che corre precipitosamente nelle cucine.

 

Ed ora il confronto con le situazioni. Si è Capricorno quando ci si scontra con le cose prima che vengano ricapitolate nell’elemento umano e poi in quello di destino. Dobbiamo scrivere qui: Capricorno (VI). L’uomo fu proprio ricapitolato nello zodiaco. Ma tutto questo esprime effettivamente capacità umane che si manifestano mediante il gesto mantenuto calmo.

 

Nel cerchio interno si ebbe l’espressione dell’uomo intero: Sole. Ora siamo giunti all’entità amorevole, piena di dedizione: Venere; all’entità più egoistica: Mercurio; all’entità creativa, produttiva: Luna. Poi l’entità aggressiva: Marte. Successivamente l’entità irradiante saggezza, che irradia saggezza: Giove. Infine abbiamo quello che penetra nell’elemento malinconico, nel controllo interiore, nel pensiero profondo: Saturno.

 

Mentre passiamo a queste manifestazioni umane, passiamo dai gesti calmi del controllo di sé ai gesti di movimento. E se vogliamo poi riassumere il tutto, possiamo farlo come vi ho mostrato, mettendo in movimento i cerchi; esternamente quello che forma l’uomo intero, il riassunto di tutte le qualità animali, di tutti i caratteri animali.

 

Vi è un esperimento nella teoria dei colori: si stendono su un cerchio diviso in settori i sette colori: rosso, arancione, giallo, verde, blu, e così via; poi si mette il cerchio in movimento girando sempre più velocemente finché risulta un unico colore grigio. I fisici lo definiscono bianco, ma non è bianco, bensì grigio. Non si vede più il singolo colore, ma solo il grigio.

 

Se il movimento delle euritmiste fosse stato così veloce da non farci vedere più il singolo gesto, ma il vibrare di tutti i gesti gli uni negli altri, avremmo visto qualcosa di molto interessante: L’immagine dell’uomo che esprime la propria natura mediante la sua forma.

 

Nel cerchio interno abbiamo l’attività dell’uomo che va verso l’esterno nell’elemento planetario, che rappresenta le possibilità di attività interiori, dove l’elemento animale viene lentamente trasmesso a quello umano.

All’esterno abbiamo quindi: tutti gli animali come uomo; all’interno: ricapitolazione degli elementi animali in quello umano attraverso la settemplicità.

 

Esaminiamo infine quanto segue, e le connessioni le indicherò la prossima volta: a, e, i, o, u, ei, au – sette vocali. Se prendiamo le consonanti veramente secondo la loro natura e consideriamo insieme quelle che hanno un suono un po’ simile, ne otteniamo dodici. Abbiamo quindi: dodici consonanti, sette vocali. Otteniamo le diciannove possibilità di suono vedendo l’elemento consonantico nello zodiaco, il vocalico nella danza dei pianeti. Il cielo parla: ogni volta che un pianeta si trova tra due segni zodiacali, una vocale sta tra due consonanti. E nelle costellazioni che nascono grazie ai pianeti parla il cielo, parla nel modo più multiforme e ciò che vi viene pronunciato è effettivamente entità umana. Nessuna meraviglia perciò che qualcosa di cosmico venga espresso mediante gesti e possibilità di movimento umani.

 

In tal modo abbiamo la possibilità di immaginare che nell’euritmia si rinnovi quella che fu nei misteri antichissimi la danza del tempio: l’imitazione della danza delle stelle, l’imitazione di quello che veniva detto all’uomo dal cielo attraverso gli dèi. Nel nostro tempo si dovette solo trovare di nuovo, partendo dall’elemento della conoscenza spirituale, la possibilità di cercare realmente il senso interiore dei gesti corrispondenti.

 

Oggi abbiamo visto quindi diciannove gesti: dodici gesti statici e sette in movimento, di cui uno soltanto è fermo poiché il riposo è semplicemente il contrario del movimento. Tra essi vi è anche il movimento che, quanto a velocità, è uguale a zero nella Luna. Abbiamo fatto conoscenza con i gesti accennando anche a come essi introducano nell’elemento del suono. Siamo partiti dall’uomo, percorrendo l’altra strada. Per prima cosa siamo partiti dai suoni, cercando di trarne il gesto. Partiamo ora dalle possibilità di movimento e seguiamo la via verso l’uomo, verso il linguaggio visibile, verso i suoni.