10 – Forze di costruzione e distruzione nella natura


 

Seguono ora ulteriori osservazioni fenomenologiche che possono meglio chiarire l’azione dei quattro eteri e delle quattro forze fisiche. L’esempio a cui ci rivolgiamo è la vita vegetale nel corso dell’anno.

Ci si rappresenti chiaramente tutto quanto accade dal momento in cui si mette un seme nella terra fino alla formazione di un nuovo seme. Ci si raffiguri ad esempio un seme di grano, di papavero, di girasole o di pomodoro, che essendo piante annuali cominciano ogni volta dal seme il loro ciclo vegetativo. La cosa è analoga anche per le piante pluriennali che spuntano dalla radice o dalle gemme, come il ranuncolo, la rosa o gli alberi.

Il seme germoglia nella terra umida e da esso si innalza la pianta; si dispiega qualcosa che prima non c’era, nemmeno nel terreno. Una certa conformazione si erge ben differenziata in stelo, foglie, gemme, fiori, frutti. Nella ripresa accelerata di un film questo processo si rivela con particolare evidenza. Chi ha fatto affiorare questa meravigliosa opera che prima non c’era? Chi l’ha estratta dal terreno? La terra no di certo perché e completamente soggetta alla forza di gravità che attrae in basso. Deve dunque trattarsi di forze che vincono la forza di gravità, che attirano verso l’alto e differenziano la sostanza, facendo così emergere la conformazione di una pianta.

 

A provocare questo sono i quattro eteri.

• L’etere di luce agisce nell’espansione, nell’allungamento, determinando la grandezza della pianta.

• L’etere del suono è attivo nella differenziazione,

nell’ordinamento armonico delle parti e nel superamento della forza di gravità;

esso causa nell’essere vivente la ripartizione in elementi costitutivi.

• L’etere di vita produce l’intero, l’individuo, forma gli organi, l’organismo.

• L’etere di calore determina la maturazione e il ciclo organico, cioè l’età di una pianta.

 

I quattro eteri hanno agito nella costruzione della pianta, l’hanno portata a manifestazione. Non hanno la capacità di produrre loro stessi una pianta specifica con le sue forme tipiche, non sono forze formatrici (cfr. la seconda parte), ma agiscono in modo generico nella formazione di un essere vivente. Essi sono i suscitatori di quanto abbiamo espresso concettualmente come grandezza, elementi costitutivi, organi, età.

Proseguendo nel corso dell’anno si verifica qualcosa a cui occorre volgere molta attenzione per poterlo riconoscere. La pianta, che si è formata dalla primavera all’autunno, si ritrae ora dalla sua manifestazione e dopo un certo tempo svanisce. Dove sono i girasoli dell’anno precedente? Dove sono i ciclamini e le rose della nostra gioventù? Si sono dissolti, sono diventati terra. Ci sono forze opposte a quelle che portano a manifestazione, esse annientano quanto è stato generato e conformato. Si devono studiare queste forze altrettanto quanto le altre forze generatrici. Occorre per questo osservare nella pianta i processi legati al suo appassimento. Svolgendo le dovute considerazioni sui processi naturali risulterà che alle quattro forze di costruzione si contrappongono quattro forze di distruzione che smembrano e scompongono l’unità della forma vegetale, ne annientano l’ordinamento armonico facendo sparire dallo spazio la sua manifestazione.

 

Si osservi cosa accade. Quando la pianta ha raggiunto il suo culmine

cessa ogni movimento, in primo luogo quello interiore congiunto al tempo.

• L’etere di calore non fa sorgere più nulla.

• L’etere di luce cessa di estendere, cioè non dà più impulso alla crescita.

• L’etere chimico non compenetra più la linfa con la sua forza di levità così questa non può più salire.

 

La totalità della pianta è poi afferrata da forze di smembramento:

le foglie cadono, si accumulano caoticamente al suolo disfacendosi sempre più

fino alle componenti chimiche che infine si disperdono nella terra.

L’intera manifestazione della pianta si è dissolta (il seme appartiene già alla futura pianta).

 

Queste forze, che agiscono nella distruzione e riducono la pianta e gli esseri viventi a un cumulo di terra,

si possono chiamare forze della terra, forze terrestri o forze fisiche.

Agiscono dalla terra mentre gli eteri esercitano la loro azione dalla periferia celeste.

 

Col nascere della pianta, e per tutta la durata del ciclo vegetativo, esse sono vinte dalle forze eteriche.

Quando il ciclo di vita giunge al termine le forze fisiche si riappropriano

della conformazione della pianta riportandola alla terra, rendendola terra.

Le forze fisiche sono forze reali, opposte alle forze eteriche.

 

Si può pervenire alle forze fisiche anche per via di pensiero, pensandole come polarità in rapporto agli eteri.

Ad esempio:

• L’etere di luce rende spaziale, dilata, delimita, rischiara, genera superfici.

• La forza fisica opposta addensa, contrae, concentra, oscura, genera sub-superfici

(densità e tenebra sono i caratteri distintivi di ciò che chiamiamo materia).

 

• L’etere del suono sdoppia, separa e ordina, mette in movimento,

crea rapporti numerici e armonie, polarità e simmetrie. È forza di leggerezza.

• La forza che gli si contrappone annulla tutto questo, unifica nella massa,

caotizza ogni ordine, arresta ogni movimento e porta casualità e arbitrio.

• È la forza abitualmente designata come forza di gravità o di attrazione;

più propriamente è la forza che mantiene compatto, addensa, immobilizza;

a ciò è connesso il problema dell’inerzia e della massa.

 

• L’etere di vita crea, plasmandolo, un corpo (organismo),

dà origine a un’unità individuale metamorfosantesi e con ricambio di sostanze; è la forza guaritrice.

• La forza contraria agisce meccanicamente, distrugge la forma,

il volume e la solidità dell’elemento terrestre agendo mediante scissione, spaccatura, frammentazione, sbriciolamento.

• L’etere di calore è la forza del divenire, sorgere, generare; è la forza del futuro.

• Il calore fisico è la forza di estinzione, cessazione e dissipamento; è la forza del passato.

 

Con un’altra formulazione si contrappongono:

 

 

In quanto abbiamo esposto si troverà certamente qualcosa di insolito e sconosciuto, sia riguardo all’argomento che nella terminologia. Ma quando si considerano dei nessi cosmici da un nuovo punto di vista ciò è inevitabile. La comprensione e l’acquisizione dei nuovi svolgimenti di pensiero richiede molta buona volontà. Ci si deve immedesimare in essi. Occorre saper concepire in modo nuovo sia i fatti insoliti, sia quelli conosciuti. Per indicare e descrivere tali cose ci serviamo di espressioni linguistiche, consapevoli tuttavia che spesso non esistono termini appropriati. Certe espressioni non devono dunque essere intese in modo unilaterale. Spesso si accenna a qualcosa con sinonimi per additare a un complesso di circostanze relativamente alle quali il lettore stesso deve farsi delle rappresentazioni. Egli deve anzitutto rappresentarsi in modo estremamente chiaro i fatti conosciuti cercando di renderseli ora comprensibili alla luce delle nuove relazioni. Ciò non avviene senza un continuo lavoro di pensiero e senza lo sforzo ripetuto di giungere a una visione d’insieme.