La partecipazione soprasensibile della Sofìa al Convegno di Natale del 1923/1924

La celeste Sofia e l’essere Antroposofia


 

Come illustrato in un’altra opera, nell’apparizione eterica del Cristo

l’anima natanica non solo costituisce il suo involucro luminoso,

ma agisce destando nell’umanità una nuova «coscienza del Cristo»,125

la quale ci dà la possibilità di percepire le parole del Cristo con il cuore,

e la sua figura con la nuova chiaroveggenza della ‘testa’ (vale a dire in piena coscienza).126

 

«Riscalda

I nostri cuori;

Illumina

I nostri capi».

 

Una simile esperienza ispirativo-immaginativa del Cristo eterico, oggi all’allievo dell’AntropoSofìa apre l’accesso al grado superiore, che nella quarta parte della pietra di fondazione viene caratterizzato con le parole:

 

«Affinché diventi buono,

Ciò a cui noi

Con i nostri cuori vogliamo dare fondamento,

Ciò che con i nostri capi

Vogliamo condurre

Diretto alla meta [colmo di luce]». (67)

 

Questo grado superiore

è connesso alla nascita del vero bene dall’esperienza ispirativa-immaginativa del Cristo eterico,

vale a dire ad azioni concrete nel mondo compiute sulla base dell’«intuizione morale»

o, ed è lo stesso, sulla base dell’«intuizione del bene universale»,

del bene compiuto da uomini, che a partire dal XX secolo,

desiderano divenire servitori consapevoli e di buona volontà del Cristo-Sole eterico.(68)

 

Nelle parole indicate, il pronome «noi» connesso a «vogliamo» e «diretto alla meta» non significa altro che la nascita di un principio di formazione di comunità del tutto nuovo, che conduce alla libera unione di uomini in una nuova e vasta comunità karmica, desiderosa di realizzare nel mondo la «volontà del Cristo», la volontà del Signore del karma.127

 

▸«Ciò che avviene e appartiene al mondo soprasensibile, può essere osservato solo nel mondo soprasensibile, e venne caratterizzato con le parole: “Il Cristo diventa il Signore del karma per gli uomini”. Vale a dire: nel futuro il Cristo metterà ordine nelle questioni karmiche (…) e nei prossimi tre millenni un numero sufficiente di uomini considereranno come una verità quello che possiamo chiamare: il Cristo nel ruolo di giudice del karma. Gli uomini sperimenteranno il Cristo stesso come una figura eterica».128

In un’altra conferenza Rudolf Steiner disse:

▸«Abbiamo detto che il Cristo appare sulla Terra nella sua veste di giudice, quale Signore del karma (…) in verità è qualcosa che inizia nel ventesimo secolo e continuerà fino alla fine della Terra. Il giudizio, vale a dire l’ordine del karma, inizia a partire dal nostro ventesimo secolo».129

 

Precisamente questo compito stava davanti alla Società Antroposofica Universale appena fondata dopo il Convegno di Natale: cominciare a portare ordine nel karma dell’umanità, caduto in disordine nel corso dei tempi, partendo da una nuova «volontà karmica» risvegliata dal Cristo eterico, in piena coscienza e con avveduta responsabilità comune:

▸«Possiamo dunque dire: che cosa unisce i soci della società antroposofica? Questo li unisce: il fatto di dover portare ordine nel loro karma. (…) È il raggio cosmico che si effonde con chiarezza per colui che lo riconosce attraverso il movimento antroposofico: il ripristino della verità del karma».130

 

Di conseguenza si potrà cominciare a fondare sulla Terra il futuro tempio sociale dell’umanità, che costituisce la meta finale ed il più alto ideale della corrente rosicruciana.131 (69)

Questa costruzione ha avuto inizio con la fondazione della moderna «comunità dei micaeliti» sulla Terra,132 i quali sotto la guida di Michele aspirano a creare le condizioni per l’opera dell’essere soprasensibile AntropoSofìa in qualità di anima di gruppo di tutti gli antroposofi che sulla Terra sono uniti in questo compito comune.

Per questo Rudolf Steiner iniziò il Convegno di Natale il 25 dicembre 1923 con un atto di culto, con la posa della pietra di fondazione della Società Antroposofica Universale, indicando all’inizio e alla fine Anthroposophia come un essere vivente (mentre il termine da lui abitualmente usato era ‘Anthroposophie’).

 

Già la duplice menzione di questo nome, prima dal punto di vista individuale, in relazione al fatto che per ogni antroposofo è necessaria «la vivificazione del proprio cuore con Anthroposophia» e poi dal punto di vista sociale, in relazione alla necessità «[di fondare] qui (…) una vera unione di uomini per Anthroposophia»,133 testimonia la presenza e la partecipazione soprasensibile di questo essere al Convegno di Natale.

 

Tuttavia, accanto a questa prova già di per sé incontestabile, esiste ancora una possibilità di sentire, si potrebbe dire in un modo quasi palpabile, questa partecipazione spirituale dell’essere vivente AntropoSofìa al Convegno di Natale. Ma per questo dobbiamo anzitutto considerare alcuni tratti fondamentali del Convegno di Natale stesso.

In merito risultano fondamentali le parole con le quali il mattino del 25 dicembre Rudolf Steiner dà inizio all’atto di culto della posa della pietra di fondazione, anticipando la prima lettura delle prime tre parti, o parti «microcosmiche», della pietra di fondazione.134

▸«Dapprima possano le nostre orecchie essere toccate da queste parole, per rinnovare nel nostro senso, dai segni del presente, l’antico motto dei misteri “Conosci te stesso”».135

 

Queste parole introduttive, pronunciate all’inizio del Convegno di Natale, mettono in rilievo il compito principale, che consiste nel rinnovamento dell’autoconoscenza «dai segni del tempo»(70) vale a dire, il suo rinnovamento dagli impulsi provenienti oggi dallo stesso Spirito del tempo Michele, dal mondo spirituale.(71)

(Questo motivo centrale dell’«autoconoscenza», quale rinnovamento conforme allo Spirito del tempo dell’«antichissima parola solare», il motto di Apollo «Conosci te stesso», viene richiamato cinque volte nel corso della posa della pietra di fondazione il 25 dicembre).

 

Dopo aver richiamato il compito principale del Convegno di Natale, Rudolf Steiner lesse le prime tre parti della pietra di fondazione, che cominciano tutte appellandosi direttamente all’anima umana: «Anima dell’uomo!».

E’ un appellarsi a ciò a che un po’ più tardi Rudolf Steiner nel suo discorso formulò così:

▸«Se vogliamo rinnovare in modo giusto a partire dai segni del tempo, dobbiamo dire questa parola:

Anima dell’uomo, conosci te stessa nel tessere della tua sostanza in spirito, anima e corpo».

 

Questo richiamo all’autoconoscenza che risuona durante l’intero Convegno di Natale, corrisponde esattamente ai tre grandi periodi nello sviluppo dell’AntropoSofìa. Oggi come abbiamo visto, essa ha già superato i gradi dello sviluppo corporeo e animico e ora, dopo aver raggiunto il primo grado spirituale, il grado del sé spirituale, vale a dire «una rivelazione del mondo spirituale entro l’io» per mezzo dello spirito conformatore dell’«‘io’ e vivente come ‘io’»,136 può condurre l’anima dell’uomo a una vera conoscenza del proprio essere nella sua triplice costituzione corporea, animica e spirituale, come illustrato da Rudolf Steiner per la prima volta in forma classica scientifico-spirituale nel suo libro TeoSofìa.

 

• Conformemente al modello della triarticolazione dell’uomo,

tutte e tre le parti della pietra di fondazione lette nel primo giorno del Convegno di Natale

terminano con parole che si riferiscono ogni volta a uno dei tre elementi dell’autoconoscenza.

 

• La prima parte si riferisce al corpo:    «E veramente tu vivrai Nell’essere universale dell’uomo».

• La seconda parte all’anima:                  «E veramente tu sentirai Nell’attività dell’anima umana».

• La terza parte, infine, allo spirito:     «E tu veramente penserai Nelle profondità dello spirito umano».137

 

In una successiva allocuzione Rudolf Steiner caratterizzò le parti menzionate come «la sintesi di ciò che deriva dalla reale comprensione del: “Conosci te stesso in spirito, anima e corpo”».138

 

Molto più misteriosa è la triplice invocazione «Anima dell’uomo!» Chi chiama qui l’anima dell’uomo: il mondo spirituale? Il verbo universale? Oppure è essa stessa che si chiama dalle sfere spirituali, dal proprio io superiore?

Rispondendo a questa domanda, Rudolf Steiner in un primo momento ci pone qualcosa di simile a un enigma, che va risolto mediante la nostra attività spirituale individuale. Così, da un lato, introducendo il primo ritmo, che consiste nelle tre parti della meditazione lette in questo giorno (il 26 dicembre) che iniziano ogni volta con l’invocazione all’anima umana, Rudolf Steiner ne parlò come di parole «che furono pronunciate (…) con la volontà del mondo spirituale», e dopo la lettura le caratterizzò come «versi uditi dalla parola universale».139

D’altro lato, nella stessa introduzione disse: «Considerateli [i tre esercizi contenuti nella meditazione] nella connessione ritmica con ciò che qui diviene nell’anima dell’uomo invocata, vale a dire nell’anima dell’uomo invocata da se stessa».

 

Ma chi chiama qui l’anima dell’uomo per tre volte, in modo tale da farle giungere questa invocazione sia derivante dalla parola universale che risuona dal mondo spirituale, sia come un’invocazione con la quale si rivolge ad essa stessa? Possiamo avvicinarci alla soluzione di questo enigma se a quanto detto finora aggiungiamo anche le parole d’introduzione di Rudolf Steiner al secondo ritmo:

▸«Lasciamo di nuovo penetrare nei nostri cuori le parole, le quali dai segni del tempo, devono darci nel giusto modo la necessaria autoconoscenza». (Dopo queste parole seguì di nuovo la lettura delle tre parti della meditazione che iniziano ogni volta con l’invocazione all’anima umana).140

 

Se ora riassumiamo tutto quello che abbiamo detto finora, possiamo trarre la seguente conclusione.

• Nella pietra di fondazione un essere soprasensibile si rivolge all’anima dell’uomo;

• questo essere in primo luogo appartiene esso stesso al mondo spirituale

   ed esegue la volontà relativa agli uomini della Terra;

• in secondo luogo è collegato all’intero cosmo gerarchico,

  attraverso il quale si rivela nel cosmo creato la parola universale con la sua attività creatrice.

Dobbiamo immaginare che questo essere fosse presente al Convegno di Natale, direttamente coinvolto

alla nascita dell’immagine terrestre della parola universale attraverso il linguaggio della pietra di fondazione;

• in terzo luogo esso è costituito in modo tale da portare in sé il carattere (l’essere) dell’uomo terreno (anthropos)

ed è perciò in grado, per così dire, di «mostrarsi» all’uomo sulla Terra nella sua triplice costituzione,

come uomo del sistema della testa, del sistema ritmico e di quello delle membra e del ricambio;

consiste inoltre della tripartizione di spirito, anima e corpo

ed infine è collegato all’intera totalità gerarchica composta di nove (tre) parti costitutive,

che nel nostro cosmo rappresentano la rivelazione delle più elevate forze trinitarie dello Spirito, del Figlio e del Padre

(vedi le prime tre parti della pietra di fondazione).

 

• Inoltre è l’essere in grado di risvegliare nell’uomo, come viene detto nel commento al sesto ritmo, «il ricordo dell’evento del Golgota, che dà all’intera evoluzione della Terra il proprio senso,141 come testimonia anche la quarta parte della pietra di fondazione.

• Infine, è l’essere che ci richiama continuamente all’autoconoscenza, che al contempo «è il nostro stesso essere», vale a dire esorta all’autoconoscenza ogni anima umana che porta in sé il suo essere più intimo, esortazione che l’anima sente come se essa stessa si richiamasse (si percepisce come «anima dell’uomo che esorta se stessa),142 dato che «l’essere proprio» di questa entità «consiste in ciò (…) che è l’essere umano».143

 

In altre parole, essendo questo essere soprasensibile un rappresentante del sé spirituale, si rivolge all’uomo come il suo io superiore; perciò le parole che l’uomo può udire da lui nella pietra di fondazione vanno «percepite» «come enunciazioni dei misteri universali (…) in quanto questi misteri risorgono nell’anima dell’uomo in qualità di autoconoscenza umana».144

Nella meditazione l’anima umana deve poi «porsi dinanzi» la «saggezza dell’uomo» ricevuta dall’essere soprasensibile.145

Questo in realtà significa «esercitare l’autoconoscenza», un’autoconoscenza che conduce l’uomo alla «coscienza della completa umanità» che lui deve realizzare «guidato dallo spirito del nostro tempo» Michele, con cui questo essere è collegato e di cui è servitore.

 

Dopo aver caratterizzato questo essere soprasensibile secondo il contenuto del Convegno di Natale, vogliamo solo indicare ancora una volta il suo nome, il quale, come abbiamo visto, fu pronunciato due volte da Rudolf Steiner in occasione della posa della pietra di fondazione il 25 dicembre 1923. Il nome di questo essere è «Antroposophia».

Ma per rendere ancora più palpabile la sensazione della sua presenza al Convegno di Natale, va menzionato un altro estratto di una conferenza tenuta in un periodo precedente, che fu forse l’unica occasione, ad eccezione del Convegno di Natale, in cui Rudolf Steiner invece dell’abituale denominazione «Anthroposophie», usò il nome «Anthroposophia», riferendosi ad essa come a una concreta entità vivente del mondo soprasensibile.

 

Ciò avvenne nella conferenza già citata più volte in questo scritto, tenuta da Rudolf Steiner il 3 febbraio 1913 a Berlino in occasione del primo convegno generale della Società Antroposofica indipendente, dopo la separazione dalla Società Teosofica. Troviamo qui la descrizione che abbiamo già considerato, di come la più giovane parte costitutiva della celeste Sofìa attraversa l’uomo divenendo così AntropoSofìa, la quale da questo momento porta in sé la più intima natura umana, ponendolo in spirito oggettivamente dinanzi a se stessa in qualità di frutto vivente del suo «esercitare l’autoconoscenza»:

▸«Così se oggi che ci troviamo nel pieno dell’epoca dell’anima cosciente, guardiamo al sorgere dell’epoca del sé spirituale, sappiamo che qualcosa si separa di nuovo dall’uomo, ma in futuro l’uomo svilupperà il frutto di ciò che si sarà conquistato passando attraverso il periodo dell’anima cosciente. Che cosa deve svilupparsi? Questo: il fatto che ci sia naturalmente di nuovo una ‘Sofìa’. Ma l’uomo ha imparato a rapportare questa Sofìa alla sua anima cosciente, a condurla direttamente all’uomo. Questo avvenne durante l’epoca dell’anima cosciente: in tal modo la Sofìa è divenuta l’entità che definisce l’uomo come tale. Dopo essere entrata nell’uomo, essa deve portare con sé l’essere dell’uomo e porlo di nuovo all’esterno, oggettivamente dinanzi all’uomo. Così la Sofìa sarà entrata nell’anima umana (…) essa si distaccherà nuovamente, ma porterà con sé ciò che è l’uomo, e gli si porrà dinanzi oggettivamente, ora non soltanto come ‘Sofìa’, bensì come Anthroposophia, come la Sofìa che dopo aver attraversato l’anima dell’uomo, l’essere dell’uomo, d’ora in poi porta questo essere dell’uomo in sé e si presenta all’uomo conoscente come l’essere oggettivo della Sofìa che visse presso i greci».146

 

Rudolf Steiner continua:

▸«Ciò che accogliamo attraverso l’AntropoSofìa è il nostro stesso essere, che si librava soltanto fino all’uomo per mostrarsi come una dea celeste, con la quale l’uomo potè stabilire un rapporto, la quale viveva come Sofìa, come FiloSofìa, e che l’uomo genererà nuovamente ponendola dinanzi a sé quale risultato della vera autoconoscenza nell’antropoSofìa (…) Infatti questa è la natura dell’AntropoSofìa: il suo essere proprio consiste in ciò che è l’essere dell’uomo; e questa è la natura della Sua attività: che l’uomo accolga nell’antropoSofìa ciò che esso stesso è, e lo ponga dinanzi a sé per esercitare l’autoconoscenza ».147

 

Possiamo confrontare queste parole con quelle pronunciate da Rudolf Steiner quasi undici anni dopo il Convegno di Natale:

«Poniamo ora di nuovo davanti alla nostra anima ciò che deriva dalla vera comprensione del “Conosci te stesso secondo spirito, anima e corpo”, poniamolo così come esso agisce nel cosmo, affinché nella nostra pietra che ora abbiamo immerso nelle profondità dei nostri cuori, entri da ogni parte nell’essere dell’uomo, nella vita dell’uomo e nell‘azione dell’uomo, ciò che il mondo ha da dire all’essere dell’uomo, alla vita dell’uomo e all’azione dell’uomo».148

 

Detto in altro modo: «deve» qui «essere posto» dinanzi a noi quello che deriva dalla triplice autoconoscenza umana, però «nel modo in cui agisce nel cosmo», vale a dire come qualcosa che ha già attraversato l’uomo ed è divenuto oggettivo, e si avvicina perciò a lui dall’esterno, nella forma di quello che tutto il «mondo» (il cosmo) ha da dire al nucleo spirituale del suo essere, alla vita della sua anima e a ciò che il suo corpo fa compiendo azioni terrestri. (Poi, subito dopo le parole menzionate, Rudolf Steiner lesse di nuovo la pietra di fondazione).

 

Come risultato, l’autoconoscenza dell’uomo diventerà sempre di più una conoscenza universale, vale a dire la conoscenza di se stesso al centro della totalità creatrice gerarchica, o conoscenza dell’«uomo universale», il quale appare nel mondo spirituale come la celeste Sofìa di settemplice costituzione, tuttavia non nella conoscenza passiva di se stesso,(72) bensì come uomo veramente libero che opera con le divinità del cosmo nel nome del futuro dell’universo.

 

Abbiamo già toccato il mistero della futura evoluzione dell’umanità alla fine della parte II considerando il percorso di vita di Rudolf Steiner. Egli formulò questo ideale nell’era moderna dapprima in una forma più filosofica nel libro La filoSofìa della libertà, poi lo realizzò nella sua vita e infine lo coronò con il Convegno di Natale. Dobbiamo quindi riportare qui di nuovo le sue parole, che caratterizzano al contempo sia il massimo evento del suo percorso di vita, sia il massimo ideale della Sofìa dell’umanità terrestre:

• «Egli [l’uomo] si conoscerà come uomo libero individuale nell’imperante attività delle divinità del cosmo, come uomo universale, uomo individuale nell’uomo universale, operante come uomo individuale nell’uomo universale per il futuro dell’universo».149

Ecco la prospettiva veramente grandiosa che si apre all’allievo della scienza dello spirito; è quello che l’AntropoSofìa gli pone dinanzi dopo avere attraversato la sua anima cosciente come il più alto ideale sia della propria evoluzione, sia dell’evoluzione della Terra, se solo veramente «esercita l’autoconoscenza con tutte le forze della sua anima».150

Così gradualmente si svela il mistero della partecipazione soprasensibile dell’essere AntropoSofìa e della celeste Sofìa al Convegno di Natale del 1923/1924.

 

 


 

Note tra parentesi:

(67) – Nel sesto ritmo del Convegno di Natale (31.12.1923), in questo punto Rudolf Steiner utilizzò la parola «luce» anziché «meta».

(68) – Quanto detto sopra è anche l’inizio dello sviluppo di quella elevata facoltà spirituale che verrà mostrata agli uomini tra 3000 anni nella figura del futuro Maitreya Buddha: «Sarà un portatore del bene(…), poiché nella più severa autoeducazione riuscirà a sviluppare all’estremo quelle forze, che fanno scaturire tali forze magiche morali, da essere in grado di trasferire nelle anime, emozioni [morali] e moralità mediante la parola stessa». (O.O. 150, 5.11.1911)

(69) – In relazione, Rudolf Steiner alla fine del Convegno di Natale disse: «Qui abbiamo provveduto alla posa della pietra di fondazione. Su questa pietra di fondazione deve essere costruito l’edificio, le cui singole pietre saranno le attività che ora verranno svolte in tutti i nostri gruppi dai singoli, fuori, in tutto il mondo».

(70) – Più tardi anche Rudolf Steiner usò questo termine più tradizionale, quale sinonimo dell’espressione citata inizialmente «segni del presente».

(71) – Questo motivo della rinnovata autoconoscenza dai «segni del tempo» appare nuovamente nell’introduzione al secondo ritmo (27.12.1923) ed ancora nell’introduzione al quinto ritmo, nel quale Rudolf Steiner fece riferimento alla connessione con Michele, quando parlò delle prime tre parti della meditazione come parole di autoconoscenza umana proveniente dallo «Spirito del nostro tempo» (O.O. 260, 30.12.1923).

(72) – Nello stesso giorno del Convegno di Natale (25.12.1923) Rudolf Steiner parlò della conoscenza universale attiva: questo deve avvenire «Non nella comprensione con sofferenza passiva del mondo, bensì nella comprensione attiva, operante del mondo, mentre egli [l’uomo] compie nel mondo i suoi doveri, i suoi compiti, la sua missione».

 

Note:

125 – O.O. 152, 2.5.1913 e Sergej O. Prokofieff Il corso dell’anno come via di iniziazione all’esperienza dell’entità del Cristo. Un esame esoterico delle feste dell’anno, parte XII, cap. 2, 3, Ed. Arcobaleno, Oriago (VE)

126 – Vedi nota 103

127 – O.O. 260. Vedi approfondimenti in: Sergej O. Prokofieff Die Karmaforschung Rudolf Steiners und die Aufgaben der Anthroposophischen Gesellschaft (La ricerca sul karma di Rudolf Steiner e i compiti della Società Antroposofica), Dornach, 1994

128 – O.O. 131,14.10.1911

129 – O.O. 130, 2.12.1911

130 – O.O. 237, 8.8.1924

131 – Vedi commenti di Rudolf Steiner alla «Leggenda del tempio» data da Christian Rosenkreutz ai suoi discepoli, nell’O.O.264 e O.O. 265

132 – Sulla scuola soprasensibile di Michele vedi O.O. 237, 238 e 240

133 – O.O. 260, 25.12.1923

134 – In merito al culto della posa della pietra di fondazione il 25 dicembre 1923 Vedi dettagli in: Sergej O. Prokofieff, Rudolf Steiner e la fondazione dei nuovi misteri, cap. 5, Ed. Arcobaleno, Oriago (VE)

135 – O.O. 260, 25.12.1923, e le seguenti citazioni

136 – O.O. 9, cap. ‘Corpo, anima e spirito’

137 – O.O. 260, 27.12.1923

138 – O.O. 260, 25.12.1923

139 – O.O. 260, 26.12.1923 e la seguente citazione

140 – O.O. 260, 27.12.1923

141 – O.O. 260, 31.12.1923

142 – O.O: 260, 26.12.1923

143 – Conf. del 3.2.1913 nella raccolta Schicksalszeichen aufdem Entwickelungswege der Anthroposophischen Gesellschaft (Segni del destino nel cammino di evoluzione della Società Antroposifca), Dornach 1943

144 – O.O. 260, 27.12.1923

145 – Vedi nota 143 e la seguente citazione

146 – Ibidem

147 – Vedi nota 143. Questa conferenza venne preceduta dal ciclo di Capodanno La Bhagavad Gita e le lettere di Paolo (O.O. 142), anch’esso tenuto in occasione della fondazione della Società Antroposofica indipendente. In questo ciclo venne mostrato con particolare rilevanza il grande progresso conseguito nell’evoluzione della Terra con il passaggio dalle religioni orientali al cristianesimo. Nell’ultima conferenza di questo ciclo, Rudolf Steiner in merito al compito centrale dell’Antroposofia, disse: «Questa Antroposofia ci condurrà al divino e agli dei. E quando attraverso di essa impariamo, nel senso più alto, a vedere in noi stessi con umiltà e verità, e quando soprattutto impariamo a vedere in noi stessi, come dobbiamo lottare con severa autoeducazione e autodisciplina di fronte all’intera maja e di fronte a tutti gli equivoci, allora sia scritto sopra di noi, come inciso in una solida superficie: Antroposofia! E sia per noi un monito, che la nostra ricerca avvenga soprattutto mediante L’autoconoscenza (…). Anche per questo motivo, come punto di partenza di questo movimento antroposofico [è intesa qui la Società Antroposofica fondata] è stato inserito proprio questo ciclo di conferenze, il quale deve fornire la prova (…) che proprio con il nostro movimento possiamo allargare il nostro orizzonte su quelle ampiezze che comprendono anche il pensiero orientale» (1.1.1913). Così qui abbiamo già un riferimento ai due compiti centrali dell’essere vivente Antroposofia: condurre gli uomini alla vera autoconoscenza e dopo di che, attraverso questa, ad un nuovo rapporto con gli dei, vale a dire le parti costitutive gerarchiche della celeste Sofia.

148 – O.O. 260, 25.12.1923

149 – Ibidem

150 – Vedi nota 143