10 – Le condizioni necessarie per l’educazione occulta

O.O. 10 – L’Iniziazione – (Le condizioni necessarie per l’educazione occulta)


 

Le condizioni per l’ammissione alla scuola occulta non sono stabilite arbitrariamente da qualcuno. Esse sono determinate dalla natura stessa del sapere occulto. Come un uomo non può diventare pittore se si rifiuta di prendere in mano un pennello, così nessuno può ricevere l’educazione occulta, se non vuole adempiere alle richieste che il suo maestro ritiene necessarie. In sostanza il maestro dell’occultismo non può dare che dei consigli. E in questo senso si deve anche accogliere tutto ciò che egli dice. Egli ha percorso le vie preparatorie che conducono alla conoscenza dei mondi superiori; sa per esperienza ciò che è necessario. Dipende completamente dalla libera volontà di ogni singolo decidere se voglia o meno seguire quelle medesime vie.

Chi volesse chiedere a un maestro di insegnargli la disciplina occulta, senza volerne però accettare, le condizioni, somiglierebbe proprio a chi dicesse: insegnatemi a dipingere, ma non mi chiedete di toccar un pennello. Il maestro dell’occultismo non può dare qualcosa, se non gli viene incontro la libera volontà del candidato. Occorre però rilevare che il desiderio generico di conseguire la conoscenza superiore non basta. Tale desiderio è naturalmente comune a molte persone.

Chi ha soltanto questo desiderio, senza la volontà di accettare le condizioni speciali della disciplina occulta, non potrà intanto arrivare a niente. A questo dovrebbero riflettere coloro i quali si lagnano che la disciplina occulta non viene loro resa facile. Chi non può o non vuole adempiere a quelle severe condizioni deve rinunziare per il momento alla disciplina occulta. Le condizioni sono severe, ma non dure, poiché l’adempimento di esse non soltanto dovrebbe, ma deve essere un atto di libera volontà.

 

Per chi non riflette a questo, le condizioni richieste per l’educazione occulta potranno facilmente sembrare una coercizione dell’anima o della coscienza. La disciplina consiste infatti in una elaborazione della vita interiore; l’occultista deve perciò dare dei consigli che si riferiscono alla vita interiore. Ma non può considerarsi coercizione ciò che si richiede come emanazione di un atto libero di volontà. Se qualcuno chiedesse al maestro: « Comunicami i tuoi segreti, ma lascia ch’io rimanga con i miei sentimenti, le mie emozioni e rappresentazioni abituali », egli chiederebbe appunto qualcosa di assolutamente impossibile. Cercherebbe soltanto di soddisfare la sua curiosità, il suo desiderio di conoscenza. Ma con un atteggiamento siffatto non si può mai conseguire il sapere occulto.

 

Enumeriamo ora per ordine le condizioni che vengono imposte al discepolo dell’occultismo. Va sottolineato che di nessuna di queste condizioni si richiede il completo adempimento, ma unicamente lo sforzo verso un tale adempimento. Nessuno può adempiere completamente quelle condizioni, ma ognuno può incamminarsi sulla via del loro adempimento. Ciò che importa è la volontà, l’intenzione di avviarsi su quella strada.

 

La prima condizione è di porre attenzione alla salute del corpo e dello spirito. Non dipende naturalmente da noi avere più o meno salute. Ma ognuno può cercare di migliorarla. Soltanto ad un uomo sano può giungere una sana conoscenza. La scuola occulta non respinge un uomo non sano; richiede però che il discepolo abbia la volontà di vivere sano. A questo riguardo l’uomo deve arrivare alla maggiore indipendenza possibile. I buoni consigli degli altri che ‘ognuno riceve, per lo più non richiesti, sono in genere superflui. Ognuno deve sforzarsi di sorvegliare se stesso. In quanto al fisico, si tratta più che altro di evitare influenze dannose. Per compiere i nostri doveri dobbiamo spesso imporci cose non favorevoli alla nostra salute. L’uomo deve, al momento giusto, saper porre il dovere al di sopra della cura per la salute. Ma con un poco di buona volontà a quante mai cose si può rinunciare!

Il dovere deve essere collocato in molti casi al di sopra della salute, anzi spesso al di sopra della vita; ma il discepolo non deve mai porre il piacere al primo posto. Per lui il piacere può essere soltanto un mezzo utile per la salute e per la vita. A questo riguardo è assolutamente necessario che il discepolo sia completamente leale e sincero con se medesimo. La vita ascetica non serve a niente se è ispirata da moventi simili agli altri piaceri. Una persona può trovare soddisfazione nell’ascetismo come un’altra ne trova nel vino. Ma non può sperare che tale ascetismo lo aiuti a conseguire la conoscenza superiore. Molti attribuiscono tutto ciò che apparentemente ostacola il loro progresso in questa direzione alle condizioni della loro vita. Essi dicono: « Nelle mie condizioni di vita non mi posso evolvere ».

Sotto altri riguardi può essere desiderabile per molti un cambiamento nelle condizioni della loro vita, ma nessuno deve farlo per poter seguire la disciplina occulta. Per raggiungere questo scopo basta che ognuno, nella condizione in cui si trova, faccia quanto più gli è possibile per la sua salute corporea e animica. Ogni genere di lavoro può riuscire utile all’umanità intera; ed è molto superiore l’anima umana che si rende conto della necessità di un lavoro modestissimo, forse anche brutto, per l’umanità intera, che non quella che pensa: « Questo lavoro è troppo brutto per me; io sono destinato ad altro ».

È particolarmente importante che il discepolo dell’occultismo aspiri alla completa salute spirituale. Una vita mentale o affettiva malsana lo allontana in tutti i casi dalle vie della conoscenza superiore. Per essa sono basilari la calma e la chiarezza nel pensiero, e la sicurezza nelle impressioni e nel sentimento. Nulla il discepolo deve evitare quanto la tendenza al fantasticare, all’eccitazione, alla nervosità, all’esaltazione, al fanatismo. Deve considerare con sana visione tutte le condizioni della vita; deve orientarsi in essa con sicurezza; deve lasciare con calma che le cose parlino è agiscano su di lui. Deve tendere, ove necessario, a essere equo di fronte alla vita. Deve evitare ogni esagerazione o unilateralità nel suo giudizio e nel suo sentimento. Se questa condizione non venisse osservata, il discepolo rischierebbe di trovarsi, anziché nei mondi superiori, in quelli creati dalla sua propria immaginazione; invece della verità si affermerebbero in lui le sue opinioni predilette. È meglio per il discepolo essere « freddo », che non esaltato o fantastico.

 

La seconda condizione è di sentirsi membro della vita collettiva. L’adempimento di questa condizione ha una portata molto vasta. Ogni singola persona può però adempierla soltanto nel proprio modo. Se sono un educatore, e il mio allievo non corrisponde a ciò che io desidero, non devo volgere il mio risentimento contro l’allievo, ma contro me stesso. Devo servirmi talmente unito con l’allievo, da chiedermi: « Ciò che difetta all’allievo non è forse conseguenza dell’opera mia? ». Invece di risentirmi con lui, rifletterò piuttosto come io stesso mi debba regolare perché in avvenire l’allievo possa corrispondere meglio alle mie esigenze.

Da un simile atteggiamento viene gradatamente a trasformarsi l’intero modo di pensare dell’uomo. Questo vale tanto rispetto agli eventi piccoli, quanto ai grandi. Con tale disposizione considero per esempio un malfattore diversamente da prima. Trattengo i miei giudizi e mi dico: « Io sono soltanto un uomo come lui. Forse soltanto l’educazione che le circostanze mi hanno permesso di avere, mi ha salvato da un destino pari al suo ». Arrivo allora anche al pensiero che questo mio fratello sarebbe divenuto diverso, se i maestri che hanno diretto le loro cure su di me, le avessero rivolte a lui. Rifletterò che mi è stato concesso qualcosa che a lui è stato sottratto, e che vado appunto debitore della mia virtù al fatto che egli ne è rimasto privo. Non sarà allora lontana da me l’idea che io sono un membro dell’intera umanità e perciò corresponsabile di tutto quello che succede.

Qui è inutile dire che tale pensiero non deve immediatamente tradursi in agitazione o azione esteriore. Deve piuttosto essere coltivato nel silenzio dell’anima. Allora gradatamente si esprimerà nella condotta esteriore dell’uomo. In tali cose ogni persona può iniziare questa riforma soltanto su se stessa. A nulla giova, in ordine a tali pensieri, cercare d’imporre degli obblighi all’umanità in generale. È facile formarsi un criterio su come gli uomini dovrebbero essere; il discepolo dell’occultismo lavora però nella profondità, non alla superficie. Sarebbe perciò un errore voler stabilire un nesso fra questa condizione dell’occultista e qualsiasi altro obbligo esteriore, ad esempio politico, col quale la disciplina occulta nulla ha a che fare. Gli agitatori politici di solito « sanno » ciò che vogliono « chiedere » agli altri uomini; parlano poco degli obblighi che devono imporre a se stessi.

 

Ciò è direttamente connesso con la terza condizione della disciplina occulta. Il discepolo deve potersi elevare all’idea che i suoi pensieri e i suoi sentimenti hanno per il mondo altrettanta importanza quanto le sue azioni. Devo riconoscere che è altrettanto nocivo odiare il prossimo quanto colpirlo. Allora arriverò anche a comprendere che quando lavoro al mio perfezionamento, compio un’opera utile non soltanto per me stesso, ma anche per il mondo. Dalla purezza dei miei sentimenti e dei miei pensieri il mondo trae altrettanto vantaggio quanto dalla mia buona condotta. Finché non posso credere a questa importanza universale della mia vita interiore, non sono atto ad essere discepolo dell’occultismo. La giusta convinzione dell’importanza della mia vita interiore e della mia anima, si manifesta in me soltanto quando mi adopero nell’elaborazione di esse, attribuendo loro per lo meno altrettanta realtà quanto alle cose esteriori. Devo ammettere che il mio sentimento ha un effetto come lo ha un’azione della mia mano.

 

Con questo è già espressa la quarta condizione: la convinzione che la vera entità dell’uomo non risiede nel suo essere esteriore, ma nel suo essere interiore. Chi considera se stesso soltanto come un prodotto del mondo esteriore, come un risultato del mondo fisico, non può giungere a nulla nella disciplina occulta. Il sentimento della propria essenza animico-spirituale è a base di tale disciplina. Chi arriva a questo sentimento diventa capace di distinguere fra il dovere interiore e il successo esteriore. Impara a conoscere che l’uno non può essere direttamente commisurato all’altro.

Il discepolo dell’occultismo deve trovare la giusta via di mezzo fra ciò che le condizioni esteriori gli impongono, e la condotta che egli ritiene di dover seguire. Non deve imporre alle persone che lo circondano ciò che esse non sono atte a comprendere; deve però anche essere completamente libero dal desiderio di fare soltanto ciò che può essere apprezzato dalle persone che lo attorniano. Deve cercare il riconoscimento delle sue verità unicamente nella voce sincera della sua anima che lotta per la conoscenza. Da ciò che lo circonda deve però imparare quanto più gli è possibile, per scoprire quel che ad esso può giovare e riuscire utile. In tal modo svilupperà in se stesso ciò che la scienza occulta chiama la « bilancia spirituale ». Sopra uno dei piatti della bilancia giace un « cuore aperto » alle necessità del mondo esteriore, sull’altro « fermezza interiore e incrollabile perseveranza ».

 

Queste qualità già richiamano la quinta condizione: la costanza nell’esecuzione di una decisione presa. Nulla deve indurre il discepolo ad abbandonare una decisione presa tranne la constatazione di essere caduto in errore. Ogni decisione è una forza, e anche se questa forza non porta ad un risultato immediato nella direzione desiderata, essa nondimeno agisce a suo modo. Il risultato ha importanza decisiva solo quando si compia un’azione per passione. Ma tutte le azioni compiute per passione non hanno valore rispetto al mondo superiore.

Qui decide soltanto l’amore verso un’azione. In tale amore deve esplicarsi tutto ciò che spinge il discepolo a un’azione. Allora non si stancherà di tornar sempre a trasformare le sue decisioni in azione, malgrado i numerosi insuccessi che potrà aver sperimentati. Arriverà in questo modo a non aspettare gli effetti esteriori delle sue azioni, ma a trovare soddisfazione nelle azioni stesse. Imparerà a sacrificare al mondo le sue azioni, il suo intero essere, senza curarsi di come il mondo accetterà questo suo sacrificio. Chi Vuol diventare discepolo dell’occultismo deve dichiararsi pronto a quest’opera di sacrificio.

 

Una sesta condizione è lo sviluppo del sentimento di riconoscenza per tutto ciò che l’uomo riceve. Bisogna sapere che la propria esistenza è un dono dall’intero universo. Quanto mai occorre perché ognuno di noi possa ricevere e conservare la sua esistenza! Di quanto mai andiamo debitori alla natura e agli altri uomini! A tali pensieri devono essere disposti coloro che vogliono la disciplina occulta. Chi non può abbandonarvisi non è capace di sviluppare l’amore universale che è necessario per arrivare alla conoscenza superiore. Qualcosa che io non amo, non mi si può manifestare; e ogni manifestazione deve colmarmi di gratitudine, perché attraverso essa io divento più ricco.

 

Tutte le condizioni finora citate devono riunirsi in una settima: quella di considerare costantemente la vita alla stregua di queste condizioni. Con ciò il discepolo si procura la possibilità di dare un’impronta unitaria alla propria vita. Le sue diverse manifestazioni nella vita saranno fra di loro in armonia, non in contraddizione. Egli si troverà così preparato alla calma che gli occorre conseguire durante i primi passi nella disciplina occulta.

 

Se qualcuno ha volontà seria e leale di adempiere alle condizioni suddescritte, può decidersi a seguire la disciplina occulta. Si troverà allora pronto ad accogliere i consigli indicati. A molti, alcuni di questi consigli potranno sembrare qualcosa di esteriore. Qualcuno potrà forse dire che riteneva che la disciplina dovesse svolgersi con forme meno severe. Ma tutto ciò che è interiore deve esplicarsi nell’esteriore. E come un dipinto non è finché esiste soltanto nella mente del pittore, così non può esservi una disciplina occulta senza espressione esteriore. Le severe forme esteriori sono tenute in poco conto soltanto da chi non sa che nell’esteriore deve esprimersi ciò che è interiore. È vero che è lo spirito di una cosa che importa, e non la forma. Ma come la forma è vacua senza lo spirito, così lo spirito rimarrebbe inerte se non si creasse una forma.

 

Le condizioni indicate sono adatte a rendere il discepolo dell’occultismo forte abbastanza da poter soddisfare anche le ulteriori esigenze che gli verranno poste dalla scuola occulta. Se non adempie queste condizioni, egli rimarrà titubante dinanzi a ogni nuova esigenza. Senza di esse non può avere verso gli uomini la fiducia che gli è necessaria. Invece ogni aspirazione verso la verità deve essere edificata sulla fiducia e sul vero amore per l’umanità. Deve essere edificata su queste, sebbene non possa scaturire da esse, ma soltanto dalla forza della propria anima. E l’amore per l’umanità deve gradatamente estendersi all’amore per tutti gli esseri, anzi per tutta l’esistenza.

Chi non adempie le condizioni citate non sentirà neppure il completo amore per ogni costruzione, per ogni creazione, e la tendenza ad astenersi da qualsiasi annientamento e distruzione come tali. Il discepolo dell’occultismo, sia con le azioni, sia con le parole, i sentimenti e i pensieri, deve diventare incapace di distruggere qualcosa per puro amore di distruzione. A lui tutto ciò che è crescita e divenire deve procurare gioia; deve prestarsi ad opera di distruzione nel solo caso in cui da essa e per mezzo di essa possa favorire vita novella.

Questo non significa che il discepolo debba assistere impassibile al trionfo del male; ma perfino, nel male egli deve cercare gli aspetti che gli permettono di trasformarlo in bene. Egli si renderà sempre più conto che il miglior modo di combattere il male e l’imperfezione, è la creazione del bene e della perfezione. Il discepolo sa che non si può creare nulla dal nulla/ma che l’imperfetto può essere trasformato in perfetto. Chi sviluppa in sé la tendenza a creare, trova ben presto la capacità di comportarsi giustamente di fronte al male.

 

Chi si avvia alla disciplina occulta, deve rendersi chiaramente conto che essa deve servire a edificare e non a distruggere. Di conseguenza egli deve portar seco la Volontà di dedicarsi a un lavoro leale e disinteressato, senza desiderio di criticare o di distruggere. Deve essere capace di devozione, perché bisogna imparare ciò che ancora non si sa. Bisogna guardare con devozione ciò che si rivela.

Lavoro e devozione sono i sentimenti fondamentali che la disciplina occulta esige nel discepolo. Taluno si accorgerà di non progredire nella disciplina per quanto sia convinto di averci dedicato lavoro indefesso. Ciò dipende dal non aver compreso che cosa si debba intendere per lavoro e devozione. Minimi sono i risultati del lavoro, quando è compiuto per desiderio di successo, così come l’apprendimento seguito senza devozione reca poco vantaggio. Fa progredire soltanto l’amore per il lavoro, non l’amore per il risultato. Se il discepolo cerca di sviluppare pensieri sani e un criterio giusto, non deve turbare la sua devozione col dubbio e la diffidenza.

 

Non implica affatto una servile rinunzia all’indipendenza del proprio giudizio, non opporre immediatamente la propria opinione ad una comunicazione che ci viene fatta, ma accoglierla con devota calma e benevolenza. Chi è arrivato a un certo grado di conoscenza sa di non averlo raggiunto per virtù di un ostinato giudizio personale, ma per avere ascoltato ed elaborato tutto con calma. Bisogna sempre tener presente che non occorre più imparare ciò che si è già capaci di giudicare. Se dunque si vuol soltanto giudicare, non si può più imparare. Nella disciplina occulta il problema è però di imparare. Occorre avere assolutamente volontà di apprendere. Se non si può comprendere qualcosa, è meglio non esprimere alcun giudizio, anziché un giudizio temerario. Comprenderemo in seguito a tempo giusto.

 

Quanto più in alto il discepolo sale i gradini della conoscenza, tanto più gli è necessaria questa facoltà di ascoltare Con devozione e calma. Ogni conoscenza della verità, ogni vivere ed agire nel mondo dello spirito, nelle regioni superiori, diventa sottile e delicato, in confronto dell’attività dell’ordinaria intelligenza e della vita nel mondo fisico. Più si allarga la sfera dell’uomo, più sono delicati i compiti che gli sono assegnati. Questa appunto è la ragione per cui gli uomini, nei riguardi delle regioni superiori, arrivano a « opinioni » e « punti di vista » così diversi.

Ma anche sulle verità superiori vi è in realtà una sola opinione. Si può arrivare a tale unica opinione quando, per mezzo del lavoro e della devozione, ci si è elevati tanto da poter scorgere realmente la verità. A un punto di vista diverso dall’unico che sia vero potrà arrivare soltanto chi, per non essere sufficientemente preparato, giudichi alla stregua dei suoi preconcetti, delle sue idee abituali, e così via. Come vi è soltanto un’opinione per un teorema di matematica, così è per le cose dei mondi superiori.

Ma bisogna prima prepararsi per potere arrivare a siffatta « opinione ». Se si riflettesse a tutto questo, le condizioni date dal maestro di occultismo non sorprenderebbero nessuno. È perfettamente giusto che la verità e la vita superiore risiedono in ogni uomo, e che ognuno di per sé può e deve trovarle. Ma giacciono nel fondo dell’anima e non è possibile estrarle dalle profondità, se non dopo avere eliminato tutti gli ostacoli.

I consigli su come ciò debba effettuarsi, possono essere dati soltanto da chi ha esperienza nella scienza occulta. La scienza occulta dà tali consigli. Essa non impone a nessuno una verità, non proclama nessun dogma; indica una via. Chiunque — forse però soltanto dopo molte incarnazioni — potrebbe trovare questa via da solo; ma ciò che si acquista con la disciplina occulta abbrevia il cammino. Per mezzo di essa l’uomo arriva più presto a un punto da cui può collaborare nei mondi in cui la salvezza e l’evoluzione degli uomini vengono aiutate dal lavoro spirituale.

 

Questi sono i primi accenni che occorreva dare per il conseguimento di esperienze nei mondi superiori. Nel prossimo capitolo, nel proseguimento di questo studio, verrà mostrato ciò che si svolge durante tale evoluzione nelle parti costitutive superiori della natura umana (nell’organismo animico, o corpo astrale, e nello spirito o corpo mentale). Così queste comunicazioni saranno messe in una nuova luce, e sarà possibile penetrare in esse in un senso più profondo.