La redenzione dell’elemento luciferico

Il figlio dell’uomo


 

Il divenire del cosmo dell’amore

inizia con il Mistero del Golgota, seme del nuovo cosmo.

• Come nel seme è già contenuto tutto l’organismo futuro,

così nel Mistero del Golgota è contenuto tutto il futuro del mondo.

 

Per questo motivo Rudolf Steiner usava ripetere il detto: “Il Mistero del Golgota è il senso del mondo”.

La Terra è però lo scenario in cui avviene la lotta decisiva tra il bene e il male del mondo.

Questa lotta si svolge dapprima su un terreno ben definito. È il terreno in cui agisce, ha agito e agirà nel futuro Lucifero. Il campo dell’attività luciferica è infatti tale, che esso non soggiaccia ad Arimane e neanche possa essere recuperato dalle Gerarchie. Esso abbraccia da un lato una parte dei regni delle Gerarchie spirituali e dall’altro i regni della natura, mentre nel mezzo si trova l’umanità che ha assunto in sé l’elemento luciferico. Per questo motivo il punto strategico del territorio conteso è l’umanità, poiché essa vi è posta nel mezzo e forma l’arto di congiunzione tra i regni della natura e i regni delle Gerarchie.

 

La lotta tra il bene e il male riguarda dapprima proprio l’ambito luciferico, poiché Lucifero non solo è interiormente in contrasto con le Gerarchie del bene e con l’elemento arimanico, ma ha anche qualcosa in comune con entrambi, e quindi offre ad entrambi la speranza di poterlo portare interamente dalla propria parte.

 

Lucifero ha in comune con Arimane la superbia dell’opposizione, e con le Gerarchie del bene l’amore.

Lucifero è come Giano: con un lato del suo essere egli ama Cristo, con l’altro è volto ad Arimane.

 

Questo atteggiamento di Lucifero è il motivo per cui entrambe le parti hanno speranze di acquisire l’intero ambito della sua attività: le Gerarchie spirituali sperano di trarlo all’amore; Arimane spera di incorporarlo nel proprio ambito di potere.

 

Nel periodo immediatamente anteriore al Mistero del Golgota, l’intero ambito luciferico poteva già essere considerato come sicura preda di Arimane. Tale situazione si sarebbe estesa all’umanità già nell’anno 666 dopo Cristo, a causa del diffondersi, a partire da Gondischapur, centro spirituale del nuovo regno persiano, di una ‘saggezza fantastica’, secondo l’espressione di Rudolf Steiner.

Era una ‘saggezza fantastica’ in quanto rappresentava un connubio tra ‘logica ferrea’ e percezioni visionarie di fantasmi. Non si trattava di semplici immagini della fantasia umana, di per sé ancora innocue, ma propriamente di immaginazioni di Lucifero, alle quali Arimane aveva conferito un’esistenza spettrale e che pertanto non erano più fantasie, ma fantasmi.

 

La ‘logica’ che si coniugava alle visioni medianiche, non sarebbe stata quella vita del pensare che congiunge la testa al cielo, bensì una logica dell’uomo inferiore, dell’uomo del metabolismo: in tal caso sarebbe sorta una logica del volere pragmatico che – congiunta con le visioni – avrebbe rappresentato un potere cui l’umanità difficilmente avrebbe potuto sottrarsi. Lo schietto elemento umano, il cuore, non solo sarebbe stato escluso e in certo modo ‘imprigionato’, ma reso altresì muto ed impotente: non avrebbe avuto pensieri per farsi conoscere, né avrebbe avuto influenza sul volere, per compiere azioni.

 

La rete delle visioni e la logica della volontà avrebbero reciso interamente dal mondo spirituale il cuore,

che si sarebbe così inaridito, e avrebbe ceduto ad Arimane il proprio ambito di esistenza.

 

Tra le caratteristiche di quella ‘saggezza fantastica’ vi sarebbe stata anche l’assenza di ogni verità universalmente umana: al suo posto sarebbero valse verità ‘geografiche’, ‘fondate sul sangue’, originate non dai cieli, ma dal suolo terrestre e dal sangue. Una logica e una visione del mondo sarebbero nate sul suolo dell’America ed altre sul suolo dell’Europa orientale. In un gruppo di uomini congiunti da uno stesso sangue si sarebbero avute visioni diverse da quelle di gruppi di uomini di altro sangue. ‘Dèi’ e ‘demoni’ diversi, ascendenti dai vapori del sangue, si sarebbero manifestati a gruppi diversi di uomini, acquisendo la guida degli stessi con un’autorità paragonabile a quella di un oracolo. Si sarebbe allora parlato di un ‘risveglio’ degli dèi e degli antenati del passato, alla cui guida si sarebbe prestata un’obbedienza incondizionata.

 

Queste cose non sono avvenute – o almeno sono avvenute solo in parte ed in forma attenuata.

Il motivo di ciò risiede nell’evento, per il quale il sangue divino fluì sul suolo terrestre santificato.

 

Per il fatto che, con il Mistero del Golgota, il sangue del Cristo Gesù si riversò sul suolo terrestre,

fu immessa nel sangue umano e nel terreno una forza antagonista

alla demonizzazione del sangue e all’influenza asservitrice delle sfere sotterranee.

Questa forza si esprime nel fatto che il sangue nell’uomo

non è solo portatore delle illusioni soggettive generate dai vapori demoniaci,

ma anche dell’impulso oggettivo della coscienza morale.

 

Oltre a ciò tale azione si esplica nel fatto che il suolo non agisce solo asservendo, bensì anche parlando all’uomo

della nostalgia e della speranza della natura di essere liberata ad opera dell’uomo stesso.

 

In tal modo il sangue umano acquisì la facoltà di rispecchiare la verità morale spirituale,

così come nella natura l’acqua rispecchia il cielo;

il suolo terrestre, da parte sua, ricevette per così dire il ‘sangue’, cioè la capacità “di gemere con tutte le creature”.

 

Questo mistero dell’azione del Cristo sul sangue e sul suolo è alluso nel Vangelo di Giovanni con le seguenti parole:

Uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua. Chi ha visto, ne dà testimonianza e la sua testimonianza è verace; egli sa di dire la verità, affinché crediate. (Gv 19:34-35)

 

Quest’azione sul sangue e sul suolo comporta per l’umanità l’instaurazione di un equilibrio anche in tali ambiti e pertanto l’instaurazione della libertà: dipende dall’uomo stesso

• l’abbandonarsi all’azione asservitrice del suolo e all’influenza del sangue generatrice di fantasmi, oppure

• guardare alla Terra tutta come vittima della caduta umana e fare del sangue il veicolo della coscienza.

 

La ‘saggezza fantastica’ di Gondischapur non ha ora più alcun potere di travolgere l’umanità con forza cogente:

essa può imporsi solo nella misura in cui gli uomini stessi vi acconsentano.

 

La conseguenza del Mistero del Golgota non è però solo l’instaurazione dell’equilibrio

– e con questo anche della libertà umana –

ma anche l’inizio del graduale recupero di tutto l’ambito d’azione luciferico.

 

Lo spirito che aveva staccato questo ambito da quello delle Gerarchie del bene, sperimentò infatti, grazie al Mistero del Golgota, una conversione interiore. Essa riguardò inizialmente solo lo stesso Lucifero e non l’elemento luciferico attivo nell’interiorità umana. Quest’ultimo continua ad operare nel senso antico e dev’essere trasformato dall’uomo stesso. Tuttavia il principe delle schiere luciferiche mutò il proprio sentire in seguito al Mistero del Golgota. Quella conversione avvenne mentre, osservando la crocifissione sul Golgota, fu folgorato dalla certezza, che in realtà sarebbe stato lui a dover patire quei dolori. Essi furono invece patiti da un altro, al posto suo.

 

Trafitto da quel dolore, sorse in Lucifero un’immensa nostalgia di sofferenza e umiliazione.

Al superbo spirito, risplendente della propria bellezza, nulla fu da quel momento più inviso dell’ammirazione adulatrice del suo essere – essa lo brucia come fuoco – e nulla è più gradito del riconoscimento della sua colpa e dell’umiliazione degli spiriti a lui soggetti, le quali cose agiscono come un balsamo che allevia la sua pena. Egli fu ricolmo della speranza appassionata di poter un giorno sperimentare nel cosmo un martirio simile a quell’altro.

 

Questa speranza di Lucifero ebbe un riflesso nella storia, suscitando nei primi secoli dopo il Mistero del Golgota ondate di entusiasmo per il martirio. Una corrente, non solo di disponibilità al martirio, ma anche di aspirazione nostalgica ad esso, afferrò nei primi secoli cristiani ampie cerchie di persone: dietro a quest’aspirazione vi era la nostalgia di soffrire, come Lui aveva sofferto – e dietro a questa nostalgia vi era la figura di Lucifero, con la sua speranza di un martirio che uguagliasse quell’altro.

 

Lo spirito della bellezza paga di sé aveva infatti riconosciuto

• che la vera e suprema bellezza è nel sacrificio,

• e che ogni bellezza che continui a coltivare se stessa dopo avere visto i dolori del Dio giusto,

in realtà è bruttezza.

 

• Questa conversione interiore di Lucifero

fu l’inizio della riacquisizione di tutto l’ambito luciferico per l’opera del bene

e al tempo stesso il suggello del destino futuro di Arimane, il ‘principe di questo mondo’.