Lo Spirito Santo e l’azione della Sofia nella storia spirituale dell’Antico Testamento / L’entità e l’azione della Sofia nella storia dell’Antico Testamento

L’aurora della rivelazione


 

Rudolf Steiner parlò una volta1 delle differenti forme di conoscenza del Cristo Gesù nell’Europa occidentale, centrale e orientale, sottolineando come in Occidente fosse conosciuto in realtà soltanto l’uomo Gesù di Nazareth; nella Mitteleuropa, l’impulso del Cristo valesse invece come una corrente spirituale dal carattere generalmente mitico; nell’Europa orientale, infine, fosse riconosciuta la realtà della Divinoumamità del Cristo Gesù.

In quell’occasione Rudolf Steiner menzionò tre personalità rappresentative di questi tre indirizzi spirituali, ossia Joseph-Ernest Renan, David Friedrich Strauss, e Vladimir Soloviev.

 

Tali indicazioni costituirono per l’autore un valido incitamento ad occuparsi a fondo di Vladimir Soloviev. Il risultato di questo lavoro lo condusse a confessare di non aver mai trovato, tra le opere scritte prima dell’epoca di Rudolf Steiner, una che attestasse una conoscenza così approfondita dell’Entità e della missione del Cristo Gesù, sullo sfondo della storia universale. Le sue Dodici lezioni sulla Divinoumanità 2, ad esempio, contengono quanto di più profondo ed esauriente sia stato espresso sull’argomento nel linguaggio del pensiero umano, prima di Rudolf Steiner.

 

Si presentò allora il quesito: come giunse Soloviev a queste straordinarie conoscenze sui più profondi misteri del Figlio, e della Trinità in genere? Esaminando tutte le opere di Soloviev, non si trova invero alcuna via, alcun metodo, in grado di condurre a tali conoscenze. Certo, si possono seguire i suoi pensieri e convincersi della loro verità, ma come si possa pervenire a nuove conoscenze dello stesso genere, in proposito le opere di Soloviev non danno alcun ragguaglio. Simili conoscenze, o si hanno, o non si hanno: tale è la risposta al suddetto quesito, che si ricava dagli scritti dello stesso Soloviev.

Resta tuttavia l’impressione, che egli non sia giunto alle sue conoscenze sulla stessa via, per la quale le rende comprensibili ad altri. Il linguaggio dei pensieri è per lui soltanto un linguaggio: egli riferisce, nella forma di una logica cristallina, intorno a conoscenze sorte per altra via, che non per via logica. Come esse siano sorte, lo si può apprendere, non dagli scritti, ma dalla biografia di Soloviev.

 

Il suo poemetto intitolato Tre appuntamenti – nel quale egli, con umorismo e arguzia, difende dall’arguzia malevola di altri ciò che di più grande e sacro informa la sua vita – racconta di tre esperienze sovrasensibili da lui avute negli anni 1862, 1875 e 1876.

Egli ebbe la prima di queste esperienze quand’era ancor bambino, durante una funzione religiosa in chiesa: gli apparve allora, nella figura della Madre di Dio, l’entità che quattordici anni più tardi avrebbe sperimentato in un’altra forma. Ebbe la seconda esperienza a Londra, allorché nel British Museum indagava intorno a questioni relative alla storia spirituale dell’umanità: qui udì una voce interiore che lo indirizzò in Egitto.

Nella solitudine del deserto egiziano ebbe la terza, decisiva esperienza: vide, riconoscendo l’oggetto della sua visione, l’entità cosmica della Sofia, quale manifestazione della Sapienza di Dio. Tale esperienza fu la vera fonte della sua ‘filosofia’. Da quel momento il suo lavoro non fu altro che una lotta per plasmare forme di pensiero, nelle quali potesse venir raccontato il contenuto di quanto aveva veduto allora.

 

Che cosa vide Soloviev nel deserto d’Egitto? Chi è Sofia?

Sofia non è un concetto astratto, e neanche uno stato d’animo mistico-devozionale, bensì un’entità spirituale concreta, la quale agisce come entità arcangelica con un compito specifico. Parte di questo compito specifico è la rivelazione precorritrice del sé spirituale, che si compie per mezzo di singole individualità. Al compiersi di tale rivelazione concorrono anche altre entità, ma dalla Sofia procede la rivelazione che rende possibile la conoscenza dell’unità nella Trinità – e anche dell’unità nei tre occultismi. Essa non conduce gli uomini a conoscenze particolari nei diversi campi della vita, bensì alla conoscenza del fine in vista del quale tutte le conoscenze particolari hanno un senso.

 

Le conoscenze particolari, infatti, quando non siano al servizio di compiti pratici, hanno in fondo la funzione di lettere alfabetiche, per mezzo delle quali si leggono i grandi segreti cosmici della Trinità.

La conoscenza complessiva del segreto costruttivo del tempio dell’universo, di cui le conoscenze particolari costituiscono le singole pietre, viene mediata dalla Sofia, chiamata nel linguaggio della Bibbia la “Sapienza di Dio”.

 

Il piano dell’edificio fu infatti concepito prima dell’edificio stesso.

La Sapienza come totalità esisteva prima che nascessero esseri e processi sapienti.

Ciò esprime Salomone, il costruttore del tempio di Gerusalemme, ponendo in bocca alla Sapienza le seguenti parole:

Il Signore mi ha creata all’inizio delle sue attività,

prima di ogni sua opera, fin d’allora.

Dall’eternità sono stata costituita,

fin dal principio, dagli inizi della terra.

Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;

quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;

[…]

quando egli fissava i cieli, io ero là;

quando tracciava un cerchio sull’abisso;

quando disponeva le fondamenta della terra,

allora io ero presso di lui come architetto. (Pr 8:22-30)

 

La Sapienza “che si è costruita la casa e ha innalzato sette colonne” (Pr 9:1), è, secondo Salomone, un’entità parlante, costruttrice, un ‘architetto presso Dio’.

Salomone non la concepì dunque come un mero insieme di conoscenze, bensì come un’entità spirituale concreta. Quella di cui parla Salomone e quella che vide Soloviev sono la medesima entità, ossia l’entità gerarchica che nei primi secoli dell’era cristiana fu designata dagli gnostici con il nome di Sophia.

 

La “casa” della Sofia è, per l’umanità,

la conoscenza complessiva del piano costruttivo dell’universo, degli intenti dell’evoluzione.

 

Nei drammi-mistero di Rudolf Steiner ritroviamo questa casa nel “tempio sovrasensibile della saggezza”,

la sede da cui promanano i grandi impulsi dei tre iniziati, Benedetto, Teodosio e Romano.

Questo ‘tempio’ esiste da tempi primordiali.

Esso è la sede di iniziazione delle anime umane,

e l’‘accedervi’ non è altro che la conoscenza intuitiva del grande piano dell’evoluzione.

 

Essere iniziato non significa conoscere tutte le cose, il che non è possibile ad alcun uomo,

e neanche ad un essere delle Gerarchie, bensì conoscere, in una visione simultanea,

le grandi direttive che presiedono ai moti evolutivi di tutte le cose.

Tale visione è resa possibile dall’‘edificio’ sovrasensibile, costituito da linee di intuizione, del ‘tempio della saggezza’.

 

L’‘edificio’ del ‘tempio’ – se lo si vuole immaginare in forme visibili –

è una coppa rivolta verso il basso, dalla quale promanano sette correnti di rivelazione.

Le correnti sono le colonne del tempio, e la coppa è la sua cupola.

Le sette ‘colonne’ della ‘casa della Sapienza’, di cui parla Salomone, sono al tempo stesso sette vie o ‘metodi’

per accogliere il contenuto, fluente verso il basso, della coppa, ossia della cupola del tempio.

 

Ciò che si intende per ‘logica’, è in realtà una di queste correnti dirette dall’alto verso il basso.

• Quando essa raggiunge il punto dell’autocoscienza dell’Io, sorge la legittima logica aristotelica.

L’uomo può dirigere questa corrente ancora più in basso.

• Quando essa raggiunge il punto dell’attività digestiva, nasce di nuovo una logica,

nella quale, però, lo stomaco e gli interessi dello stomaco determinano le conclusioni.

Lungo questa via nacque ad esempio la logica su cui si basa il marxismo.

• Se la corrente logica discende ancora più in basso, nelle profondità della vita istintiva,

ne risulta quella logica affatto singolare, che si esprime ad esempio nel freudismo.

 

La logica può discendere ulteriormente. Quando ciò avviene, l’uomo comincia a usare una logica, il cui indirizzo deriva dalle sfere sotterranee. Anch’essa può essere ferrea, e può avere un effetto straordinariamente convincente. È la logica utilizzata da quegli uomini, di cui parla Rudolf Steiner nelle ‘tre conferenze’.

Sono queste le tappe di quel processo che Rudolf Steiner, nel ciclo sui ‘Nessi di destino della Società Antroposofica’ , descrive come una “cattura dell’intelligenza cosmica da parte di Arimane”.

 

Quando l’intelligenza cosmica – l’accordo armonioso [Zusammenklang] di tutte le Gerarchie, come la definisce Rudolf Steiner – raggiunge la regione dei piedi, attraverso cui agiscono dal basso le forze delle sfere sotterranee, essa, e di conseguenza la ‘logica’ stessa, viene ‘catturata’ da Arimane. Allora non è più l’uomo a pensare: Arimane pensa per tramite suo.

 

L’aspetto dell’intelligenza cosmica disceso fino al punto dell’Io, e più in basso ancora,

è la ‘Sofia decaduta’, la Sophia-Achamot degli gnostici.

La pura Sofia permane tuttavia nelle altezze del mondo spirituale.

La sua azione rivelatrice è posta, nel presente, sotto la tutela di Michele.

 

Michele è il ‘custode dell’intelligenza cosmica’, in quanto egli guida la rivelazione complessiva della Sofia,

in modo che possa essere accolta dalle forze migliori dell’anima cosciente dell’uomo.

Egli getta il ponte tra la luce del sé spirituale e l’anima cosciente,

infondendo forza volitiva al contenuto morale delle rivelazioni del pensiero.

Egli rafforza la volontà nel pensiero.

 

Per tal modo preserva quest’ultimo dalla cattura: non è facile, infatti, introdurre un altro contenuto volitivo in un pensiero che sia stato corroborato da Michele.

La Sofia era attiva anche al tempo dell’Antico Testamento. Ciò si può rilevare, non solo dai brani sopra citati di Salomone, ma anche dalla realtà ben più profonda della nascita di Gesù di Nazareth, che costituisce la meta della storia dell’Antico Testamento.

La nascita del bambino natanico fu possibile, a condizione che vi fosse una coscienza del suo significato.

 

Ciò che si intende con il termine ‘Immacolata concezione’,

si riferisce ad una nascita attuata non da forze inconsapevoli, ma da forze della coscienza.

Non erano naturalmente forze di coscienza della testa, bensì del cuore,

ad agire in tal modo nella madre del Gesù natanico.

La rivelazione della Sofia era presente, come rivelazione del cuore, nella Madre di Gesù.

 

Tale rivelazione era stata preparata da tempi remoti.

Accanto alla rivelazione dei profeti, incentrata sulle forze dell’Io, ne fu presente costantemente in Israele un’altra.

Era la corrente di rivelazione operante nei cuori delle madri e delle nonne dell’atteso Messia.

 

Il Messia non fu infatti soltanto annunziato dai profeti, ma anche amato con conoscenza e conosciuto con amore nelle silenziose profondità dei cuori. Tale conoscenza amativa non era affatto confusa: era una conoscenza muta, silenziosa, il che non significa incerta e confusa.

Può infatti esservi una grande certezza e chiarezza nella conoscenza del cuore, senza che vi sia l’organo capace di esprimerla in parole.

 

Occorre invero pensare, accanto al libro scritto dell’Antico Testamento,

un altro libro non scritto della muta rivelazione del cuore della Sofia.

La sintesi raggiante di questo libro invisibile visse nel cuore di Maria,

mentre la sintesi pensante del libro scritto fu presente nella coscienza di Giuseppe,

che per tal ragione è stato raffigurato nell’arte tradizionale come un ‘vecchio’.

In questa tradizione vive la giusta immaginazione riguardo al carattere fondamentale della coscienza di Giuseppe,

quale coscienza assai matura, racchiudente in sé esperienze di lunghe epoche.

 

Nella figura di Gesù di Nazareth che si accinge a ricevere il battesimo nel Giordano,

vi è la sintesi e il compimento dell’Antico Testamento.

Questa figura è infatti il risultato dell’attività di tutte le forze, correnti ed entità,

di cui si è parlato o accennato nel presente lavoro.

 

• L’attività di Jahvè-Elohim, dell’entità arcangelica di Gesù, dell’innocente anima gemella di Adamo,

dell’entità di Elia, del grande Zarathustra e dei suoi discepoli, di Buddha e infine della Sofia,

ebbe come risultato l’uomo Gesù di Nazareth,

il quale potè accogliere in sé, nel momento del battesimo nel Giordano, l’entità del Cristo.

 

Per questa ragione la prossima e ultima considerazione sull’Antico Testamento, che dovrà costituire un riepilogo dell’intero lavoro, sarà dedicata alla figura di Gesù di Nazareth, prima del momento del battesimo nel Giordano.

 

Il battesimo nel Giordano

segna il confine tra la storia dell’Antico Testamento e quella del Nuovo.

• Tutto ciò che lo precede appartiene all’epoca veterotestamentaria della storia umana,

• e tutto ciò che lo segue a quella neotestamentaria.

È il momento in cui la sintesi vivente di un grande passato

accoglie in sé il germe vivente di un grande futuro.

 

Contribuire ad una maggior comprensione di quel momento, sarà il compito del prossimo ed ultimo capitolo.

 

 


 

Note:

1 – Conferenza del 17 settembre 1916, in Impulsi evolutivi interiori dell’uomo e dell’umanità. Goethe e la crisi del diciannovesimo secolo, (O.O. n. 171).

2 – In italiano, Sulla Divinoumanità e altri scritti, Jaca Book, Milano, 1971.