11 – La comunione cosmica e l’essere del primo Goetheanum

Il gruppo scultoreo


 

Nel primo Goetheanum il gruppo scultoreo doveva, come già menzionato a pag. 41, costituire il centro spirituale e conferire all’edificio il suo significato intimo. Questo assume particolare chiarezza, se consideriamo103 che il primo edificio era configurato del tutto secondo il principio della comunione cosmica.104 Il suo essere fu rivelato da Rudolf Steiner nell’ultima conferenza tenuta ancora nel primo Goetheanum la sera dell’incendio. Egli la densificò in un Mantram composto di due strofe, che alla fine della conferenza scrisse alla lavagna. Solo poche ore dopo questa lavagna con tutte le forme e i colori del primo Goetheanum diventò vittima di una catastrofe, che lo distrusse nell’incendio della notte di San Silvestro 1922/23. Così, anche queste parole mantriche sono una essenziale parte costitutiva del Goetheanum spirituale, che da allora è «una questione del vasto etere, in cui vive la saggezza del mondo colma di Spirito» (O.O. 233a, 22.4.1924):

 

«Mi si avvicina nell’operare terrestre,

Datami in immagine di sostanza,

La natura celeste degli astri:

La vedo trasformarsi amando nella volontà.

Penetrano in me nella vita acquea,

Formandomi con la potente forza della sostanza,

Le celesti azioni degli astri:

Le vedo saggiamente trasformarsi nel sentimento»

(O.O. 219,31.12.1922).

 

Nella comunione cosmica stessa si trattava della trasformazione dell’alimento terreno sulla via della moderna iniziazione, che ascende all’immaginazione, ispirazione e intuizione. Con ciò i componenti liquidi vengono compenetrati dalle settemplici forze dei pianeti e quelli solidi dalle duodecemplici forze dello zodiaco. Quando un giorno questo verrà raggiunto da un uomo, egli potrà sperimentarsi come esecutore di un rituale cosmico, quale «celebrante» libero nel tempio del cosmo, le cui conseguenze produrranno la graduale trasformazione e spiritualizzazione di tutta la Terra.

Rudolf Steiner descrive questo futuro in grandi parole solenni: • «Nella propria donazione all’onnipotenza dell’esistenza cosmica che lo circonda, può sperimentare ciò che viene attuato mediante se stesso nel grande tempio del cosmo come transustanziazione, mentre sacrifica al suo interno in modo puramente spirituale. … Il rapporto di fondo dell’uomo con il mondo sale dalla conoscenza al culto cosmico. Che tutto ciò che costituisce il nostro rapporto con il mondo si riconosca dapprima come culto cosmico nell’uomo è il primo inizio di ciò che deve accadere se l’Antroposofia deve attuare la propria missione nel mondo» (0.0. 219, 31.12.1922).

 

Osservando più attentamente da questo punto di vista il pensiero architettonico del primo Goetheanum, ci accorgeremo che esso era costruito esattamente secondo il Mantram in due strofe della comunione cosmica, cosicché la conclusione dell’ultima conferenza tenuta da Rudolf Steiner in questo edificio, portò ad espressione in questa forma mantrica il suo vero e proprio essere. Così, la sala grande del Goetheanum, con la sua rappresentazione dell’evoluzione planetaria in sette gradi, corrispondeva alla seconda parte del Mantram della comunione cosmica, dove in compartecipazione nel sentimento dell’uomo doveva rinascere a nuovo tutta la saggezza dell’evoluzione del mondo. La configurazione della cupola piccola invece corrispondeva alla prima parte del Mantram. Qui dominava la sublime quiete del mondo stellare che trovava la sua espressione nella composizione delle dodici colonne. Unito alla duodeplicità di queste forze, dalle profondità della sua volontà, l’uomo poteva sperimentare la nascita dell’amore, quale nuova forza creatrice. Quale supremo rappresentate di esso, come il Sole spirituale in mezzo alle dodici costellazioni dello zodiaco, la figura del Cristo del gruppo scultoreo collocato a Est doveva venire incontro allo spettatore. Infatti, soltanto mediante il Suo sacrificio sul Golgota il Venerdì Santo agli uomini fu data la possibilità della comunione cosmica.105

 

La Cupola Grande vista dal palco

La Cupola Grande vista dal palco

Vista frontale della Cupola Piccola

Vista frontale della Cupola Piccola

 

Questa duplice, settemplice e duodecemplice struttura del primo edificio è in un diretto rapporto con il gruppo scultoreo ancora da un altro lato. Infatti, le forze spirituali dei sette pianeti con il loro influsso sull’uomo rappresentano soprattutto ciò che Lucifero vuole tenere nascosto costantemente davanti la sua coscienza dell’Io. Arimane invece cerca sin dall’inizio di nascondere davanti all’Io dell’uomo il rapporto con la duodeciplicità delle forze spirituali dello zodiaco. Che questi due segreti nel primo Goetheanum ora potessero essere svelati e portati ad espressione artisticamente in forme e colori nel vano grande e piccolo delle cupole, avvenne quale concreta conseguenza della vittoria del Cristo nell’anima di un iniziato sulle due potenze oppositrici, come egli lo portò ad espressione nel motivo centrale del gruppo scultoreo.106

 

Tale rivelazione può essere ulteriormente seguita anche nella continuazione del cammino attraverso la serie delle vetrate colorate: Nelle due vetrate verdi si trattava del cosciente incontro del moderno iniziato con le forze luciferiche e arimaniche. Quando l’uomo ha compreso veramente il loro essere e le loro intenzioni dalla forza del Cristo nel suo Io, gli si manifesta ciò che altrimenti le potenze oppositrici nel cosmo tengono nascosto davanti a lui. Adesso può essere riconosciuto in maniera giusta il Mistero del tempo e dello spazio, come si manifesta mediante le forze spirituali dei pianeti e dello zodiaco. Questo lo mostrano le due vetrate blu.

 

 

 

Questa conoscenza nel macrocosmo viene poi continuata in connessione con l’uomo, quale microcosmo. (Possiamo anche dire che ora, dopo il nuovo sguardo nell’essere dei Misteri del Nord, avviene quello nei Misteri del Sud.) Qui si tratta nuovamente della rivelazione di qualcosa, che in generale Lucifero e Arimane vogliono tenere nascosto agli uomini: è il Mistero della nascita e della morte, ossia dell’innatalità e dell’immortalità, che ora deve essere pienamente rivelato alla matura coscienza dell’Io dell’uomo (le due vetrate viola). Infatti, soltanto osservate insieme esse aprono l’accesso all’essere dell’eternità, con la quale l’uomo entra in contatto durante il suo cammino tra due incarnazioni.107 Ma contro ciò agiscono Lucifero e Arimane: il primo nasconde la conoscenza dell’innatalità o della vita spirituale dell’uomo prima della sua nascita – e il secondo nasconde la vera conoscenza dell’immortalità o della vita spirituale dell’uomo dopo la morte. Insieme hanno l’aspirazione di staccare la coscienza dell’Io dell’uomo nel mondo spirituale dall’esperienza dell’eternità.108 Il cammino ad essa è rappresentato nelle due vetrate viola. (Delle ultime due vetrate, quelle rosa, parleremo più avanti.)

 

 

Tutti i motivi delle vetrate, nell’afferrare giustamente i contenuti di esse, con ciò mettono in rilievo il gruppo scultoreo quale punto centrale spirituale e artistico di tutto l’edificio, ossia il motivo rappresentato anche nel dipinto della cupola piccola sopra il gruppo. A questa duplice apparizione del Cristo-Sole a Est (nel dipinto e nella scultura) guardava nel primo Goetheanum da Ovest l’uomo celebrante in libertà nel tempio del cosmo, il cui volto era rappresentato nella parte centrale della grande vetrata rossa, di fronte all’ingresso della sala grande: Al di sopra dello spazio e del tempo, ispirato dalle entità cosmiche del Toro e del Leone, con organi di percezione sopra- sensibili (fiori di loto) pienamente sviluppati e l’immagine di Michele nel suo cuore, quest’uomo che percorre in libera volontà il cammino della moderna iniziazione è preparato a incontrare il Cristo risorto che gli viene incontro e nel contempo a sperimentare tutti gli altri aspetti della Sua apparizione nel passato, presente e futuro, che nel gruppo scultoreo confluiscono in una unità.

 

 

La particolare rappresentazione di Michele nell’ambito del cuore dell’uomo significa che oggi egli vuole trovare la sua nuova dimora nelle anime degli uomini: «Michele, che dal Sole tendeva alla Terra per coloro che vedono lo Spirito nel cosmo, vuole in futuro eleggere la sua sede nei cuori, nelle anime degli uomini. Ciò deve cominciare nel nostro tempo, e portare il cristianesimo a profonde verità; il Cristo, quale essere solare, deve essere compreso dall’umanità ed entrare a vivere in essa per mezzo dello Spirito solare, Michele, che sempre amministrò il comprendere, vale a dire l’intelligenza; egli vuole in futuro gestirla non nel cosmo, ma nei cuori degli uomini» (O.O. 240, 21.8.1924). Appunto di «portare il cristianesimo a profonde verità», ma nel senso puramente micheliano, si trattava già nel primo Goetheanum, tuttavia soprattutto in ciò che doveva essere portato ad espressione in modo visibile in esso mediante il gruppo scultoreo, quale manifestazione dell’attuale ispirazione di Michele.

 

Tuttavia, già cinque anni prima Rudolf Steiner aveva indicato questo attuale compito di Michele, che consiste nel portare nell’umanità la nuova conoscenza del Cristo durante la sua reggenza, quale Spirito del tempo. Ma nell’epoca della libertà questo è possibile soltanto se gli uomini da parte loro vanno incontro a Michele in questa tendenza, per accogliere dalle sue mani la nuova saggezza del Cristo. Rudolf Steiner dice in riguardo: • «Dalla fine degli anni settanta del secolo 72 scorso [1879], egli [Michele] è pronto a trasmetterci la comprensione dell’Impulso del Cristo nel vero senso della parola, ma dobbiamo andargli incontro» (O.O. 194, 23.11.1919).

E in che cosa consiste questa comprensione micheliana del Cristo nel nostro tempo? Nello stesso ciclo di conferenze dal titolo La missione di Michele Rudolf Steiner risponde con le seguenti parole: • «Si pensi che l’Impulso del Cristo è comprensibile solo considerandolo come equilibratore tra l’elemento luciferico e l’elemento arimanico» (O.O. 194, 21.11.1919). E poco dopo egli conclude questa comunicazione con le parole: • «Tutto questo è connesso con la missione di Michele, nei confronti degli esseri delle gerarchie superiori con i quali egli è a sua volta in relazione» (ibidem). È quindi importante sapere che sia con il gruppo scultoreo, sia con lo stesso motivo nel dipinto nel lato Est della cupola piccola, è collegato un diretto messaggio di Michele all’odierna umanità.

 

Se in questo modo la nuova comprensione del Cristo partendo da Michele, il vincitore cosmico di Lucifero e Arimane, diventa facente parte degli uomini, allora questo non significa altro che conoscenza del Cristo «nel vero senso», vale a dire l’esperienza del Cristo quale Rappresentante dell’umanità, che stabilisce in modo esemplare l’equilibrio tra Lucifero e Arimane e con ciò supera i due oppositori.

Rudolf Steiner ha portato ad espressione questa «Pietra di Fondazione» del nuovo cristianesimo micheliano del nostro tempo nel gruppo scultoreo, quale punto centrale interiore e sorgente di forze spirituali del primo Goetheanum. In questo consisteva il suo pensiero architettonico esoterico, nel quale si manifestò l’attuale comune agire di Michele e Cristo: oggi l’uomo può non solo riconoscere ma può anche partecipare all’esperienza di esso nell’occuparsi dell’essere del primo Goetheanum.

 

Per cui possiamo dire: Il moderno cammino da Michele a Cristo, che nel contempo per gli uomini del presente è il cammino verso lo Spirito, si trova quale segreto fondamentale del primo Goetheanum tra la vetrata rossa a Ovest e il gruppo scultoreo (e il suo motivo pittorico nella cupola piccola) a Est. O nelle parole di Rudolf Steiner: • «La via di Michele, che trova la sua continuazione nella via del Cristo» (O.O. 194, 23.11.1919).

Perciò, seguendo Hilde Raske, il pensiero architettonico del primo Goetheanum può essere nominato anche Impulso-«Michele-Cristo»,109 esattamente nel senso, in cui Rudolf Steiner descrive il loro attuale comune agire portandolo ad espressione con questa doppia definizione: • «Michele-Cristo sarà in avvenire la parola direttiva scritta all’inizio della via per la quale, in modo cosmicamente giustificato, l’uomo potrà passare fra le potenze luciferiche e quelle arimaniche, per giungere alla sua meta universale».110

Queste parole del 9 novembre 1924, scritte da Rudolf Steiner alla fine della sua vita nelle osservazioni del Mistero di Michele, si riferiscono direttamente all’impulso archetipico del gruppo scultoreo, alla cui figura centrale egli continuò a lavorare sino nelle ultime settimane prima della sua morte.

 

E infine, i motivi centrali delle vetrate rosa nella sala grande contengono i due aspetti centrali dell’esperienza del Cristo nel presente: a Nord l’incontro con il Cristo eterico (il suo volto sale dal germinante e germogliante mondo vegetale) e a Sud, la via della moderna iniziazione, con il Cristo, quale Signore del Karma, che agisce a partire dal nostro periodo.111

 

 

In questo modo il primo Goetheanum, quale globale opera d’arte e riassunto artistico di tutta l’Antroposofia, era orientato verso il descritto triplice incontro con il Cristo vivente. E così esso rivelò la più ampia conoscenza della cristologia antroposofica collegata con l’essere della comunione cosmica, che in questo edifìcio doveva diventare piena realtà. Infatti, trattenendosi in esso e guardando alle sue forme e ai suoi colori, dall’anima dell’uomo potevano emergere le forze che portano già in sé la facoltà della comunione cosmica.

 


 

Note:

103 – Vedi anche S. O. Prokofieff, Il Mistero della resurrezione alla luce dell’Antroposofia, cap. 1, «Il Mistero del Golgota e la comunione spirituale», Widar Edizioni 2010.

104 – Nella conferenza stessa Rudolf Steiner usa anche la parola «comunione spirituale» e ciò è del tutto giustificato, perché la comunione cosmica secondo il suo essere avviene in modo puramente spirituale.

105 – Vedi nota 103.

106 – Infatti così, come rappresentato nel motivo principale del gruppo scultoreo, un iniziato – dunque Rudolf Steiner -, per indagare questi segreti cosmici nel senso descritto, nell’accogliere l’Impulso-Cristo nel suo proprio cuore, doveva liberare il suo capo da Lucifero e il suo ricambio da Arimane.

107 – Nella conferenza del 18.5.1924 (o.0.236) Rudolf Steiner dice che l’eternità consiste in due parti, nell’innatalità e nell’immortalità.

108 – Quanto detto indica indirettamente di nuovo l’azione degli Asura, che stanno dietro gli sforzi uniti di Lucifero e Arimane. Infatti, tale agire va contro il rapporto dell’uomo con la sfera dell’eternità e può essere disturbato solo se riescono a danneggiare direttamente l’Io dell’uomo. (Nell’O.O. 107, 22.3.1909 Rudolf Steiner parla di come avviene ciò.)

109 – Vedi Hilde Raske, Dos Farbemvort. Rudolf Steiners Malerei und Fensterkunst im ersten Goetheanum (La parola del colore. I dipinti e l’arte delle vetrate di Rudolf Steiner nel primo Goetheanum), cap. «Beziehungen der Fenster zu den malerischen Motiven der kleinen Kuppel» («Rapporti delle vetrate con i motivi nei dipinti della cupola piccola»), Stoccarda 1983.

110 – Articolo «Come l’uomo sperimenta Michele-Cristo» (o.0.26; corsivo di Rudolf Steiner).

111 – Anche l’esperienza del Cristo nel grado dell’intuizione come descritta nel libro La scienza occulta (O.O. 13) ha a che fare con il contenuto di questa vetrata. Vedi dettagli in S. O. Prokofieff, L’apparizione del Cristo nell’eterico. Aspetti scientifico-spirituali del ritorno eterico, Collana Widar Edizioni, Editrice Antroposofica 2013.