Lo sperimentarsi nel gesto e nella forma

O.O. 279 – Euritmia linguaggio visibile – 08.07.1924


 

Sommario: L’elemento spirituale della parola si trova fra i suoni. L’interiorizzarsi delle configurazioni e dei movimenti. Va portato nella configurazione euritmica quanto è spiritualmente essenziale nei suoni. Esercizi tratti dal movimento in tondo e dal gesto spirituale dello zodiaco e dalla danza dei pianeti.

 

Vogliamo vedere ora talune difficoltà che si presentano facendo euritmia, quando non si può lavorare partendo da un’interiorizzazione delle configurazioni e dei movimenti, come abbiamo iniziato a vedere ieri. Le difficoltà risultano quando per esempio si deve far passare una consonante nell’altra, una vocale nell’altra e si potrà vedere dalle osservazioni già fatte che per l’elemento spirituale del discorso la cosa più importante è ciò che sta fra i suoni. Proprio come l’elemento musicale vero e proprio, l’elemento spiritualmente musicale è quello che sta tra i suoni. I suoni sono l’elemento fisico, in certo qual modo materiale, e quel che si muove da un suono all’altro è l’elemento spirituale.

Analogamente nel parlare lo spirito è in effetti là dove si passa da suono a suono. Se sono quindi cosciente che lo spirituale è in ogni elemento materiale e sono d’altro canto consapevole che il suono è un’indicazione fisico-materiale, potrò vedere facilmente come l’elemento spirituale risieda nel passaggio da un suono all’altro.

 

Ieri abbiamo conosciuto significati spirituali, essenze spirituali, che si trovano dietro certe configurazioni e dietro certi movimenti. Vogliamo portare gradualmente quello che abbiamo imparato ieri verso ciò che abbiamo conosciuto come elaborazione euritmica dei suoni.

A tale scopo vogliamo fare oggi quanto segue. Pregherò ancora una volta quegli euritmisti che hanno rappresentato lo zodiaco di recarsi sul palcoscenico nella stessa posizione di ieri ed anche quelli dei pianeti. Abbiamo già indicato quali animali siano rappresentati nello zodiaco, attribuiremo ora singole consonanti alle figure zodiacali:

 

Ariete: w

Toro: r

 

Queste sono semivocali, vocali da interpretare in modo consonantico: la w è affine alla u, la r alla a.

 

Gemelli: h

Cancro: v – può essere anche f

Sagittario: g

Capricorno: l

Acquario: m

Pesci: n

Leone: t (Tao)

Vergine: b

Bilancia: c

Scorpione: z

 

È importante notare queste corrispondenze.

Ora l’elemento mediano, i pianeti:

 

Sole: au

Venere: a

Mercurio: i

Luna: ei

Marte: e

Giove: o

Saturno: u

 

(Agli euritmisti: «Cercate adesso di porvi nel gesto, nel movimento che faceste ieri; passate poi da questi gesti al suono corrispondente che ho indicato oggi. Da questo suono tornate di nuovo al vostro gesto di movimento. In tal modo otterrete quel che dovreste cercare, in corrispondenza del suono, come gesto che lo precede e che lo segue, come gesto di transizione dall’uno all’altro»).

 

Naturalmente l’attenzione va posta innanzi tutto a ciò che viene eseguito in seguito, per non dilatare oltre misura ciò che sta fra i suoni. Oggi vogliamo trarre da quello che abbiamo formato ciò che può nascere dall’insieme che abbiamo qui.

 

(«Ognuno di voi conosce il proprio suono. Ora reciterò una piccola poesia e vi prego di fare attenzione a come i suoni si susseguano; ognuno esegua il suono che gli e proprio, così l’intera poesia scaturirà dai dodici più sette e noi vedremo come una poesia possa essere in tal modo euritmizzata partendo da tale insieme. Ponetevi nel gesto di partenza o nel movimento di partenza; inizieremo molto lentamente. Solo chi ha il suono corrispondente lo rappresenterà partendo dal suo movimento e tornando nel movimento. Ma dovrete avere “l’attenzione di un segugio” poiché la poesia nasce dall’intero complesso dei suoni»).

 

Edel sei der Mensch,      Hilfreich und gut!       Denn das allein        Unterscheidet ihn

Von alien Wesen,        Die wir kennen.

Heil den unbekannten       Hòhern Wesen,        Die wir ahnen!

Ihnen gleiche der Mensch;       Sein Beispiel lehr’ uns       Jene glauben.

(Nobil sia l’uomo, soccorrevole e buono! Poiché da tutti gli esseri a noi noti sol questo lo distingue.

Gloria agl’ignoti spiriti più alti che presagiamo! Lor rassomigli l’uomo; l’esempio suo c’insegni a creder loro.)

(Versione di Rinaldo Küfferle)

 

(«Adesso reciterò il resto della poesia e voi compirete i movimenti che avete fatto ieri come zodiaco e danza dei pianeti. Mentre vi muoverete in cerchio, farete il vostro gesto quando sarete chiamati dai suoni corrispondenti nel testo. Vedrete così come il risultato sarà migliore»).

 

Denn unfühlend        Ist die Natur:        Es leuchtet die Sonne         Uber Bös’ und Gute,

Und dem Verbrecher         Glàlzen, wie dem Besten,         Der Mond und die Sterne.

Wind und Ströme,         Donner und Hagel         Rauschen ihren Weg          Und ergreifen,

Voriiber eilend,         Einen um den andern.         Auch so das Glück         Tappt unter die Menge,

Fasst bald des Knaben         Lockige Unschuld,         Bald auch den kahlen         Schuldigen Scheitel.

(Che indifferente è la Natura, il sol risplende sul buono e sul malvagio, e al malfattore brillano, e al migliore,

le stelle con la luna. Venti e torrenti, grandine e tempesta divoran con fragor la loro via, e afferrano alla lesta,

passando via, l’uno per l’altro. Così Fortuna annaspa tra la folla: or l’innocenza riccioluta agguanta d’un pargolo,

or la calva colpevol testa.)    (Versione di Rinaldo Küfferle)

 

Mantenendo desta l’attenzione e conservando le reciproche distanze, si vedrà che partendo dal reale, dal reale movimento in cerchio e dal gesto spirituale, proprio per questo i singoli suoni appariranno su uno sfondo adeguato che li spiritualizza interamente.

 

Ciò che dissi è molto importante soprattutto per chi ha già imparato qualcosa di euritmia e ne sa tanto da eseguire in modo approssimativo per esempio quel che fu rappresentato ne L’apprendista stregone. Qui si ha una rappresentazione a un certo grado in sé conclusa. Quando si arriva a questo livello in euritmia, si tratta poi di esercitare molto nella direzione che è stata iniziata ora. Infatti, esercitando i gesti indicati ieri e il passaggio di questi gesti nei singoli suoni, si ottiene una grandissima, ma anche necessaria, scioltezza nella formazione dei suoni.

 

Si guardi ad esempio come sia bello quando il Capricorno incornicia il suono in modo che, prima e dopo, compaia questo gesto! (Agli euritmisti: «Fate la lettera dell’alfabeto partendo dal vostro gesto e fate tornare di nuovo la lettera nel gesto. In tal modo il gesto incornicia la lettera dell’alfabeto»). In altre parole, un suono è presente in modo corretto nell’euritmia quando “approssimativamente” (e uso questa parola con intenzione) nasce dal gesto e può tornarvi di nuovo. Naturalmente sarà importante dare inizio a questo gesto molto rapidamente.

 

Si acquisisce molto, non tanto per l’esecuzione su cui ritornerò, ma per l’apprendimento, eseguendo queste cose per un “a solo” di euritmia oppure per duetti, trii e così via. Se ad esempio il Capricorno è da solo e intende rendere una poesia nelle consonanti, deve tralasciare le vocali, cercando sempre, e per la via più breve, la posizione in cui si trova la consonante corrispondente mentre, nel passaggio dall’una all’altra, fa sempre il gesto che corrisponde alla successiva. Queste cose sono importanti perché in tal modo l’elemento euritmico passa realmente a poco a poco nell’uomo: i gesti infatti sono adeguati all’entità umana. E in tal modo giungiamo alla possibilità di costruire la forma euritmica di una poesia in modo da derivarne non soltanto un principio interiore del singolo interprete, ma anche un rapporto o con un altro interprete, se ne abbiamo parecchi, o con lo spazio.

 

Oggi non si può arrivare a presentare qualcosa di diverso dal singolo suono della poesia. (Agli euritmisti: «Ora vi disporrete non verso il pubblico, ma con lo sguardo rivolto al centro, per vedere chi esegue la consonante nel punto corrispondente; chi ha eseguito la consonante – tralasciamo per il momento le vocali – si muove poi verso la posizione della successiva consonante, portandole incontro il proprio movimento. Vedete come il tutto divenga già armonico. I dodici esterni facciano attenzione ai loro suoni. Il primo che riceve il suono lo esegue; lo stesso interprete faccia attenzione alla consonante successiva, muovendosi verso chi dovrà eseguirla e che, da parte sua, la esegue rivolto al primo che, giunto di fronte a lui, la ripete insieme. Ne risulterà un movimento molto bello»).

 

Questo va poi eseguito senza che l’altro sia presente, quindi facendo da soli come se in certo qual modo si vedesse in quel punto un’ombra e si vedesse anche il movimento eseguito dall’ombra.

Reciterò molto lentamente una breve poesia: un’euritmista la eseguirà, mentre gli altri rimarranno fermi.

 

Ach (jetctgehen) ihr Götter! große Gòtter

(Ah, (si muova ora) voi Dèi, grandi Dèi)

 

per la r le cose stanno come per la a.

 

In dem weiten Himmel droben!

Gäbet ihr uns auf der Erde Festen Sinn und guten Mut:

O, wir liessen euch, ihr Guten, Euren weiten Himmel droben!

(Nell’immenso ciel lassù! Date a noi sopra la terra cuore e tempra di virtù, e serbate il vostro bene,

quell’immenso ciel lassù.) (Versione di Diego Valeri)

 

Qui scopriamo anche che le forme non devono essere arbitrarie, ma avere un fondamento reale, basate cioè non su un’elaborazione banale di una qualunque forma (se in una poesia troviamo la parola “ventre” non si tratta di riprodurne la forma), ma al contrario sul linguaggio stesso, sulle forme che si trovano già nei suoni e nei gesti spirituali che abbiamo visto ieri: in questo modo si dà forma al tutto.

Si noti come la poesia appaia nella sua bellezza eseguendola con le vocali. (A un’altra euritmista: «Faccia ora lo stesso e gli altri partecipino con la serie delle vocali. Fei sa dove sono le lettere dell’alfabeto corrispondenti verso le quali dovrà andare»),

 

Ach, ihr Götter! große Götter
(Ah, voi Dèi, grandi Dèi)

 

(«Tra l’una e l’altra non faccia nessun movimento, ma resti ferma finché non arriva un’altra vocale»),

è molto bello quando si hanno due vocali uguali, l’una immediatamente dopo l’altra e si resta fermi nel punto corrispondente.

 

Ach, ihr Götter! große Götter        In dem weiten Himmel droben!         Gäbet ihr uns auf der Erde

(Ah, voi Dèi, grandi Dèi nell’immenso ciel lassù! Date a noi sopra la terra)

 

( «Pensi soltanto di avere un mezzo potente per esercitarsi; lo vede subito dal fatto di dover stare veramente ferma ancora una volta nel punto in cui era con una vocale, ed anche quando una vocale si ripete»).

Per sentire in modo corretto quel che è davvero presente, si deve avere un senso per ciò che vive nel linguaggio. A questo scopo vorrei, non dico recitare e neppure declamare, ma intonare le prime tre righe in due modi perché si possa vedere ciò che è davvero presente nel linguaggio e che l’euritmista deve sentire in ogni caso per esprimere quel che deve emergere.

 

a i öe oe öe

ie ei eieoe

äeiuau eee

 

Si pensi a quale diversa sensazione si abbia con der Erde (alla terra) = e e e rispetto a quando a una vocale ne segue un’altra. Si impari a percepirlo con forza tutta particolare facendo questi esercizi.

Anche nelle consonanti vi è qualcosa di analogo e su questo si basa in effetti la bellezza della poesia. In fondo non si può affatto avere la padronanza di una lingua se non si prepara effettivamente una poesia facendo risuonare prima le vocali, tralasciando le consonanti, e poi risuonare le consonanti, tralasciando le vocali. Si pensi a quale carattere risulta quando vi sono:

 

ch hr g tt r gr ß g tt r

ndmwtnh mm l dr bn

gb t hr ns f d r rd

fst n s nn nd g t n m t

 

Abbiamo sentito in successione vocali e consonanti, ed è ciò che l’euritmista deve esercitare effettivamente: così diviene flessibile, allora il suo corpo diventa quello che deve diventare. È necessario un certo rispetto nei confronti dell’euritmia se la si vuole praticare. Questo rispetto deve divenire disposizione d’animo. Per imitare in effetti tutti i movimenti che fa la laringe quando pronuncia una frase particolarmente complicata, si dovrebbe studiare molto. Lo abbiamo imparato in realtà nella vita preterrena e qui, nell’esistenza terrena, viene fatta solo una piccola lezione di ripetizione, mentre la laringe trova il ritmo di oscillazione in ciò che imita dei suoni che sente all’intorno. Tale apprendimento in ambito spirituale non è intellettualistico, ma fluisce dal sentimento. Perciò il sentimento viene stimolato da esercizi come quelli che vengono fatti qui.

 

Non si tratta di eseguire ora una danza dei pianeti; come abbiamo visto occorrono dodici più sette, diciannove persone, e chi organizza uno spettacolo di euritmia spesso ha richieste di questo tipo: “Potete portarci solo sette euritmisti con il relativo guardaroba, poiché non abbiamo soldi per un numero maggiore?” Allora come si deve procedere? Le cose vanno comprese nel modo giusto, non è necessario rappresentare subito la danza dei pianeti, si tratta invece di fare proprio quanto viene presentato in queste due ore sul passaggio dal gesto spirituale a quello del suono, per rendere flessibile l’organismo. Allora si penetra in una sottile percezione di ciò che è necessario per l’euritmia.

 

In questo corso non vogliamo ripetere, ma prendere in considerare anche tutto quello che l’euritmia può portare avanti.

Al progredire dell’euritmia si oppone la convinzione che non occorra studiarla per poterla conoscere. Vi sono persino individui che hanno osservato degli euritmisti per due o tre settimane e hanno preteso poi di diventare maestri o maestre. Se tali pretese venissero avanzate in musica o in pittura sarebbero considerate inconcepibili. Si tratta in realtà di imparare a vedere: l’euritmia è qualcosa che fa dell’uomo un mezzo di espressione secondo le sue possibilità organiche. E un risultato che si può conseguire soltanto se si esercita anche quello che poi non si esegue, ma che contribuisce solamente a far sì che si abbia poi la duttilità necessaria nell’esecuzione. Si pensi a tutto quello che viene fatto in altre arti. Tutti conoscono bene il celebre pianoforte di Liszt — probabilmente l’ebbero anche altri compositori — che aveva tasti, ma nessuna corda. Su questo pianoforte Liszt si esercitava di continuo; l’aveva sempre con sé e si esercitava continuamente.

Non faceva naturalmente questi esercizi per produrre musica, ma per acquistare agilità nell’organismo. Il suo vicino di casa non sente nulla; per gli altri è quindi positivo che ci si eserciti in questo modo. Ci si può esercitare tutta la notte su un pianoforte del genere senza disturbare i vicini: lo scopo è soltanto portare agilità nell’organismo.

 

Ciò che abbiamo visto in queste due ore è effettivamente un fondamento dell’euritmia nella misura in cui introduce proprio nell’organismo il muoversi e il porsi in modo euritmico.

Facciamo ora un passo indietro ed eseguiamo ancora le ultime righe della poesia:

 

Festen Sinn und guten Mut

(Cuore e tempra di virtù)

 

Ritroviamo qui un’intera serie di elementi da sperimentare in sé: und gu (si resta fermi in u) ten (tornando al posto) Mut. Questo adattarsi al movimento che si sente come naturale quando si passa da una vocale all’altra oppure che si sente come naturale quando si susseguono due vocali uguali, quando segue la stessa vocale, è ciò che dà il giusto sentimento.

 

O, wir liessen euch, ihr Guten        Euren weiten Himmel droben!

(Eserbate il vostro bene, quell’immenso ciel lassù!)

 

Abbiamo così la possibilità di sentire come si contrappongano le vocali e le consonanti. Devo infatti sottolineare che le varie posizioni non sono assolute: avrei potuto anche far spostare l’euritmista che qui dietro eseguiva la sua t (Leone). Gli altri avrebbero assunto le posizioni corrispondenti come avviene quando si muove il cerchio intero. Ma non si tratta di posti assoluti, bensì relativi, di come stanno l’uno rispetto all’altro. Si può pensare in base a ciò quali possibilità di forma vi siano. Esse risultano dalla posizione iniziale: se cominciamo per esempio una poesia con la t, abbiamo un punto di partenza per le forme corrispondenti, sappiamo dove dobbiamo andare ora con la forma e così via.

Si deve comprendere soprattutto che, in ciò che fu dato ieri e oggi, risiede un familiarizzarsi con il gesto e con la forma.