La Sofia e l’evento della Pentecoste

Il figlio dell’uomo


 

Nelle Considerazioni sull’Antico Testamento si è già parlato dell’essere della Sofia in rapporto a Salomone e all’evento del Battesimo nel Giordano. Qui non si tratterà di ripetere quanto già detto in quell’occasione, ma si cercherà di portare avanti di un passo e approfondire la comprensione dell’entità della Sofia.

A tal fine occorre non solo formarsi un’idea dell’entità cosmica della Sofia, ma suscitare altresì un sentimento per la sua tragedia storico-spirituale. Le entità spirituali non sono infatti meri ‘principi’, bensì esseri viventi, i quali hanno anch’essi una sorta di ‘biografia’. La differenza è che le biografie delle entità spirituali si estendono per millenni, mentre quelle umane sono limitate ad alcuni decenni.

• II primo incontro con l’entità reale della Sofia avviene attualmente nel pensare umano che cerchi di comprendere la Trinità divina come unità di tre diversi principi, che si manifestano entro la totalità del mondo. La conoscenza dell’unità nella Trinità manifestatesi nell’universo è un evento nella vita del pensiero dell’uomo, che va al di là di essa, rimandando ad un incontro che, per un verso impronta con la sua grazia la vita stessa del pensiero, per un altro si rivela come non prodotta da esso. Questo incontro nel fondamento della vita del pensiero può costituire la prima esperienza della realtà della Sofia. La Sofia si rivela infatti come l’entità che suscita nella coscienza umana l’accordo di tutte le Gerarchie spirituali, attraverso le quali si manifesta l’azione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Ciò che nell’esercizio astratto del pensiero è chiamata ‘sintesi’, diviene esperienza conoscitiva in seguito all’incontro dell’attività ascendente del pensiero con l’entità della Sofia. Questa entità suscita la percezione conoscitiva dell’accordo insito nel mondo divino-spirituale. Essa la suscita letteralmente in forma di ‘accordo’, poiché è un’entità ispiratrice, la quale può incontrare il pensiero umano che sia capace di elevazione.

Per incontrare questa entità bisogna che la coscienza si elevi – almeno per un momento – di due gradini al di sopra della comune coscienza oggettiva. Questa ascesa è necessaria, in quanto l’entità della Sofia è muta per i mondi della coscienza oggettiva e di quella immaginativa. In questi mondi essa è muta, poiché non possiede la forza immaginativa, la facoltà di produrre immaginazioni. Non la possiede in quanto le è stata ‘rapita’ da Lucifero. Ciò avvenne nel periodo della storia spirituale della Terra, in cui si ebbe il peccato originale. Lucifero si appropriò delle immaginazioni della Sofia, in quanto, anziché porsi al loro servizio, se ne servì ai propri fini. Egli si servì delle immaginazioni della Sofia per formare con esse un mondo a sé stante.

Il mondo formato da quelle immaginazioni doveva essere tale; che esse non manifestassero l’accordo del mondo divino, ma la gloria di Lucifero stesso. Perciò le immaginazioni della Sofia furono volte da Lucifero nel loro contrario e ne risultò un mondo di menzogna. Questo mondo della menzogna divenne la cosiddetta ‘sfera luciferica’ che circonda la Terra, e la cui espressione visibile più esteriore è data dalle nubi. La sfera luciferica è il falso paradiso, il falso mondo spirituale, dal quale provengono quelle visioni della beatitudine egoistica, che compaiono spesso nella vita religiosa dei popoli.

La pericolosità di quella sfera non consiste solo nel fatto che essa alimenti gli egoismi radicati profondamente nella natura umana, ma anche nel suo essere formata dalle immaginazioni della Sofia, dunque dalle immaginazioni della verità complessiva del cosmo, sicché può agire in modo straordinariamente seducente per un conoscere, cui non faccia riscontro una perfetta vigilanza della coscienza morale. La menzogna nel cosmo non è infatti semplice fantasia sfrenata, bensì verità di cui si è abusato. La verità della rivelazione immaginativa della Sofia fu oggetto di abuso da parte di Lucifero, in quanto egli dapprima la frantumò e successivamente la riedificò in un contesto differente. La sapienza irradiante di Dio divenne così la veste splendente di Lucifero.

In tal modo ‘Iside-Sofia, la Sapienza di Dio’ fu uccisa da Lucifero per i mondi inferiori, divenendo così un’entità muta in rapporto ai due ambiti inferiori dell’esistenza. Essa fu privata della forza dell’immaginazione, divenendo altresì un’entità incolore, inefficace, condannata all’inattività nell’ambito terrestre. L’immagine della Mater dolorosa, dell’Addolorata, si addice più di ogni altra alla condizione tragica dell’entità della Sofia.

La Sofia è un’entità donatrice, interamente ricolma di doni di saggezza,

che essa può però donare, solo se una coscienza umana si eleva alla sua sfera:

il raggiungere essa stessa i mondi inferiori le è invece impossibile,

a causa della perdita della forza immaginativa, rapitale da Lucifero.

I doni di cui la Sofia è interiormente portatrice,

sono di natura del tutto differente da quelli di altri esseri gerarchici.

Essa reca in sé una saggezza interiorizzata, che non è un mero trasparire della luce divina nel suo essere e neanche una visione d’assieme della cronaca universale, della cosiddetta cronaca dell’akasha.

• La saggezza, cui quell’entità deve il proprio nome, non è né una diretta manifestazione della superiore realtà divina, né un compendio della memoria cosmica, quale è presente allo sguardo delle entità gerarchiche, bensì una memoria affiorante dall’interno dell’anima, secondo modalità proprie dell’anima.

È una saggezza che rappresenta la pura virtù creatrice dell’anima – una virtù creatrice, però, per la quale sorge dalla propria entità il risultato complessivo del cosmo anteriore, quale intenzione originaria, quale ‘piano’ del cosmo attuale.

Per questo la Sofia è, nei riguardi dell’umanità, l’archetipo spirituale dell’anima,

non solo nel senso del destino tragico di un’anima sempre più taciturna nel mondo,

ma anche in quello di una saggezza interiorizzata, possibile solo nell’anima e per l’anima.

• La vita tragica della Sofia si è rispecchiata nella storia dell’anima umana, in quanto anche questa è stata privata della forza configuratrice della verità: la forza dell’immaginazione è divenuta la fantasia soggettiva, la quale tende all’irreale. La facoltà dell’anima di produrre immaginazioni perdette così il suo valore di verità. L’anima divenne muta e si avvolse in un involucro di interessi egoistici, i quali si impadronirono della forza immaginativa di un tempo.

Esiste dunque un’affinità di destino tra la vera entità animica dell’uomo sulla terra e l’entità della Sofia nel mondo spirituale. Di questa affinità si era consapevoli in tempi antichi. Perciò si designava un corpo astrale (corpo senziente) che fosse talmente purificato dall’involucro degli interessi egoistici, da far sì che per suo tramite si manifestasse la vera entità dell’anima, col termine di ‘Vergine Sofia’. In tal senso anche la Madre di Gesù, Maria, era una ‘Vergine Sofia’. Il suo corpo astrale – in seguito a complesse esperienze ed interventi da parte del mondo spirituale – era talmente purificato, da poter accogliere le rivelazioni dell’entità sofianica e irradiarle come un’ispirazione dell’anima. Questa virtù di Maria fu appunto la ragione per cui essa ebbe un ruolo centrale nell’attuarsi della rivelazione pentecostale. Senza di lei la rivelazione sarebbe stata solo spirituale: vi sarebbero stati dodici profeti, i quali sarebbero entrati in rapporto con lo Spirito alla maniera dell’antico profetismo. Grazie alla presenza di Maria, potè avvenire qualcos’altro: i cuori dei discepoli risonarono anch’essi e il contenuto della rivelazione pentecostale potè essere sperimentato dai discepoli anche come personale convinzione umana. In virtù di questa esperienza, essi divennero non profeti, ma appunto apostoli.

Vi è un’enorme differenza, sul piano interiore, tra profetismo e apostolato:

un profeta era un annunciatore impersonale della rivelazione spirituale,

un apostolo recava invece la rivelazione spirituale nell’anima.

Ciò potè avvenire solo in quanto la rivelazione pentecostale si attuò mediante l’anima di Maria e si trasmise, sul piano dell’anima, da Maria alla cerchia dei discepoli.

• Ciò che in tal modo si formò sulla terra nell’ambito umano, divenne organo della manifestazione di quanto avveniva a partire dal mondo spirituale. Nel mondo spirituale avvenne qualcosa di grandioso al momento della Pentecoste: il silenzio dell’entità della Sofia ebbe fine, ed essa potè nuovamente manifestarsi con la parola. Potè manifestarsi con la parola, non più a singoli iniziati capaci di elevarsi alla sua sfera e di venirne ispirati, ma in quanto essa stessa fu ora in grado di discendere con la sua azione e riversarsi nella coscienza desta di uomini incarnati.

Non fu la Sofia ad essere raggiunta da quella cerchia di persone

– ciò poteva avvenire anche prima -,

ma fu lei per la prima volta a raggiungere una cerchia di persone.

Questo fatto comportò

che durante il tempo in cui si compì la Pentecoste,

per la prima volta dall’avvenimento del peccato originale

fu vinta l’opposizione di Lucifero.

• Durante il tempo della Pentecoste fu rimosso l’ostacolo che Lucifero aveva frapposto tra la Sofia e la sfera della coscienza umana desta. Il collegamento della Sofia con l’ambito di destino della Terra, reso impossibile da Lucifero, potè essere ripristinato.

Lo potè in quanto, da un lato esisteva nuovamente una serie di immaginazioni rimaste estranee all’influenza di Lucifero, dall’altro Lucifero stesso permise, con la sollecitudine di tutto il suo essere, che la rivelazione della Sofia attraversasse intatta la sfera della menzogna da lui creata.

Per rendere più viva la comprensione di queste cose, si può ricorrere al seguente disegno schematico:

 

 

 

Il disegno offre un’immagine – seppur incompleta, giacché il processo nel suo insieme è ancor più complesso – del concorso di diverse forze nell’attuarsi della rivelazione pentecostale. Si tratta di un rapporto riguardante i quattro ‘mondi’ della coscienza.

 

• Nel mondo della coscienza ordinaria di veglia (in basso) vi è la cerchia dei Dodici con al centro un calice aperto, calice che rappresenta Maria.

 

• Immediatamente al di sopra della cerchia, nel mondo immaginativo al limite della coscienza di veglia, vi è il quadro della vita del Cristo conservatosi intatto. Esso ha preso il posto delle immaginazioni della Sofia rapite nella sfera di Lucifero situata più in alto. Il quadro consiste di immaginazioni le quali – essendo state anche eventi fisici reali – erano inaccessibili all’influenza luciferica. Al tempo stesso costituisce il ‘membro mancante’ tra il mondo della coscienza di veglia e quello dell’ispirazione della Sofia.

 

• Tra il mondo dell’ispirazione della Sofia e le immaginazioni del quadro della vita del Cristo vi è però ancora la sfera luciferica stessa. Durante la Pentecoste questa sfera divenne permeabile alla rivelazione della Sofia che discendeva dall’alto. Ciò potè avvenire in seguito alla conversione interiore vissuta da Lucifero al momento del Mistero del Golgota.

 

• Lucifero ‘penitente’ divenne egli stesso l’umile ponte attraverso la sfera della menzogna, da lui stesso creata. La via della rivelazione sofianica passò dunque attraverso la sfera di Lucifero, anzi, attraverso l’entità stessa di Lucifero. Nell’ora della Pentecoste, Lucifero si donò interamente all’impulso della Sofia: divenne tutt’uno con esso e, per il tramite del proprio essere, lo fece discendere fino al quadro della vita del Cristo, da dove potè raggiungere le anime umane.

Ci fu realmente un’unione tra l’azione della Sofia e Lucifero: quest’azione congiunta delle due entità è chiamata nel Vangelo di Giovanni “Paracleto”, “Consolatore”.

 

Il Paracleto

non è semplicemente lo Spirito Santo come terza ipostasi della Trinità divina,

ma una rivelazione della terza ipostasi risultante dalla cooperazione della Sofia e di Lucifero,

in cui Lucifero si pone al servizio della Sofia.

 

Questo porsi al servizio della Sofia da parte di Lucifero, non ebbe come unica conseguenza che la rivelazione sofianica potè raggiungere senza alterazioni le anime umane, ma anche che Lucifero suscitò, entro la corrente di quella rivelazione, il fuoco dell’entusiasmo e della gioia.

Il Paracleto, il Consolatore, potè manifestarsi come realtà efficace, solo in quanto il medesimo spirito che aveva provocato l’isolamento delle anime, trasmise ora l’entusiasmo per il ricongiungersi delle stesse.

 

A questo fatto si allude velatamente negli Atti degli Apostoli, là ove è detto che molti tra la folla ebbero l’impressione che gli Apostoli fossero “pieni di vino nuovo” (At 2:13). L’entusiasmo dionisiaco, che di fatto era presente, suscitò tra la folla l’impressione che si trattasse di quella forma di ebbrezza solitamente conseguibile, nell’ambito del culto di Bacco, con l’aiuto del vino. Era naturalmente un equivoco, il quale però allude al fatto significativo, che negli Apostoli viveva un entusiasmo alla cui origine ha avuto parte Lucifero.

 

• Al di sopra della sfera di Lucifero – per continuare la spiegazione del disegno schematico – è presente, nel mondo dell’ispirazione, l’entità della Sofia, rappresentata come un calice rivolto verso il basso.

Essa è interiormente – nel mondo dell’intuizione – unita al Cristo e, grazie a questa unione, realizza nel mondo spirituale ciò che deve realizzarsi anche nel mondo umano-terreno, e trova espressione nelle parole del Cristo: “Io in voi e voi in me”.

 

Il primo frutto del Mistero del Golgota fu infatti il penetrare del Cristo,

che fino allora si era manifestato ai discepoli come maestro dall’esterno, all’interno delle loro anime.

 

• La via che il Cristo doveva percorrere, conduceva da uno stare fronte a fronte sul piano esteriore ad una inabitazione interiore. Ciò si compì con l’evento della Pentecoste.

In quell’occasione il Cristo penetrò nelle anime dei discepoli, rinascendovi in certo modo per la seconda volta: grazie alla Madre Celeste, alla Sofia, Egli rinacque nelle anime dei discepoli.

• Nel loro Io i discepoli furono dunque ricolmi del Cristo, che divenne per così dire il Kyrios, l’Io comune della loro cerchia. Questo Io fu avvolto dal corpo astrale comune della Sofia; nel loro corpo eterico essi recavano le esperienze, anch’esse comuni, del quadro della vita del Cristo; sul piano fisico, infine, formavano un cerchio, divenuto l’organo della rivelazione pentecostale, in quanto aveva al suo centro Maria, il cui nome esoterico era ‘Vergine Sofia’.