L’evento della Pentecoste come compimento umano del Nuovo Testamento

Il figlio dell’uomo


 

Il senso dell’Antico Testamento

fu la preparazione e realizzazione della comparsa del Cristo in un corpo umano.

 

Il senso del Nuovo Testamento è la comparsa del Cristo nell’Io umano.

 

La ‘nuova Legge’ non dev’essere invero una legge, ma la qualità essenziale dell’Io umano libero.

• Essa può realizzarsi solo in quanto l’Io umano accolga in sé quell’essere che è la ‘nuova Legge’.

• Ciò non deve compiersi dall’esterno, bensì dalle profondità di quel mondo nel quale l’Io umano ha le sue radici.

 

Come la pianta riceve i succhi dal terreno in cui affonda le radici, così l’essenza dell’impulso del Cristo deve penetrare nell’Io umano, per così dire dal terreno in cui l’Io è radicato. Il modo in cui ciò dovette avvenire nei riguardi dei discepoli è espresso nei discorsi di congedo del Cristo, riportati ai capitoli dal 13° al 17° del Vangelo di Giovanni.

 

In questi discorsi è detto sostanzialmente: “Io sono stato con voi come vostro maestro, ora vado al Padre per essere in voi altrettanto come il Padre è in me”.

 

Si tratta dunque del fatto, che l’Io del Cristo Gesù trapassi all’interno dell’entità dell’Io degli altri uomini:

l’Io che viveva in una certa figura umana,

doveva trovare il passaggio per giungere all’interno dell’Io di altre figure umane,

senza che per questo fosse in alcun modo pregiudicata la libertà di quegli altri Io.

 

Il trapasso nell’essere di un altro Io è possibile solo attraverso la sfera

che costituisce il fondamento originario e la patria di tutti gli Io umani, la sfera del Padre.

Dal Padre sono nati tutti gli Io umani, nel Padre sussistono e solo dalla sfera del Padre

possono venir esercitate azioni sull’interiorità degli Io umani che siano in accordo col principio della libertà.

Per questa ragione il Cristo doveva percorrere la via che, attraverso il Padre, conduceva all’interiorità degli Io umani.

Questa via fu esteriormente quella della morte; interiormente fu però un totale congiungersi al Padre.

 

La via della morte condusse alla Resurrezione,

la via del Padre condusse invece all’evento di Pentecoste.

• Come la morte e il Padre sono i due aspetti di un unico mistero,

• così la Resurrezione e la Pentecoste sono i due aspetti delle conseguenze dell’unico Mistero del Golgota.

 

La Resurrezione fu dunque il superamento di Arimane nel corpo;

la Pentecoste fu invece il superamento di Lucifero nell’anima.

• Come la Resurrezione si compì nel corpo,

• così l’evento della Pentecoste fu una ‘resurrezione dell’anima’.

 

La Pentecoste fu una resurrezione dell’anima, nel senso che con essa si destò una vita interiore, la quale era saggezza permeata d’anima. Essa non consisteva in ‘meri sentimenti’, ma in poderose conoscenze del mistero del Cristo, che scaturivano al tempo stesso dalle più intime profondità del cuore.

Che cosa sia in realtà il ‘cuore’, può essere compreso contemplando l’evento della Pentecoste. Ciò che s’intende comunemente per ‘cuore’, si rapporta all’esperienza del cuore, quale si ebbe a Pentecoste, come la Luna al Sole.

 

La semioscurità delle inclinazioni e dei presentimenti del cuore

cedette il posto alla chiara luce diurna della conoscenza amativa.

L’incrollabile certezza interiore che gli Apostoli ebbero intorno al mistero del Cristo,

non si fondava sull’autorità, neanche su quella dei sensi esterni ed interni, ma sull’esperienza della realtà dell’amore.

 

 In quanto gli Apostoli vivevano questa realtà nelle loro anime, sapevano al tempo stesso come e in che modo essa ha operato e opererà nel futuro. Sapevano inoltre che, quanto sperimentavano ora nella loro anima, era la stessa realtà presente nel Cristo Gesù, allorché Egli pronunciò il Sermone della montagna e compì le guarigioni. Sapevano del pari che il senso del Mistero del Golgota era che questa forza prendesse dimora negli uomini, vincendo la solitudine e la morte.

Fu in virtù di questa esperienza, che gli Apostoli parlarono ai convenuti, e questi li intesero ciascuno nella propria lingua. Ciò fu possibile in quanto la lingua degli Apostoli era tale, che in essa risultava superata la divisione prodotta da Lucifero. Poiché durante la Pentecoste fu superato l’elemento luciferico, si potè parlare una lingua che costituiva una sorta di risorto linguaggio primordiale dell’umanità.

Era infatti l’anima risorta a parlare: essa parlava il linguaggio dell’anima umana,

non quello dei popoli nati in seguito alla divisione.

 

Per comprendere l’essenza del ‘linguaggio della Pentecoste’ non è sufficiente avere un’idea generica del superamento della divisione luciferica, ma occorre considerare più concretamente la natura del processo per il quale fu possibile, nell’organizzazione umana, quel nuovo modo di parlare. A tal fine si devono prendere le mosse dal fatto che l’uomo ha in comune con il mondo minerale l’esistenza esteriore, con quello vegetale la vita organica, con quello animale il movimento, tuttavia si distingue da essi grazie ad una quarta caratteristica che si manifesta all’esterno, quella cioè della parola.

Ciò comporta che nell’uomo si esplichi, oltre al corpo fisico, eterico ed astrale, un quarto arto costitutivo, ossia l’Io.

 

L’Io è il principio per cui l’uomo

non partecipa solo dell’esistenza fisica, non è solo vivente e capace di muoversi,

ma è anche in grado di parlare.

 

Benché l’Io dell’uomo sia il principio vero e proprio della facoltà della parola, al prodursi di quest’ultima è chiamata in causa la triplice organizzazione corporea. L’Io deve servirsi del corpo astrale per collegare l’elemento del verbo a quello dell’aggettivo; del corpo eterico per riferirlo al sostantivo; ed infine degli organi del corpo fisico per far risonare il linguaggio nell’aria.

Lungo la via che l’impulso della parola proveniente dall’Io deve percorrere attraverso i tre arti corporei, per manifestarsi come linguaggio espresso, avviene non soltanto che questo impulso agisce influenzando i tre corpi, ma che ne viene a sua volta influenzato.

Lungo il percorso che dall’Io giunge fino al corpo fisico, esso subisce in realtà grandi trasformazioni.

 

In particolare, l’elemento del verbo si trasforma nell’ambito del corpo astrale, indebolendosi a causa dell’influsso della sfera delle simpatie e antipatie egoistiche, da cui si esercita un’azione limitatrice. Questa azione limitatrice ha come conseguenza, che l’impulso della parola viene determinato nel corpo eterico secondo le caratteristiche di un singolo popolo, secondo l’elemento nazionale, per esprimersi infine nei suoni di una certa lingua, grazie agli organi del corpo fisico.

 

In tal modo l’impulso della parola, che in origine è di natura universalmente umana,

si manifesta in una forma relativa ed unilaterale attraverso le singole lingue:

ciò avviene in conseguenza dell’influsso luciferico nell’organizzazione umana.

 

Se però quest’influsso viene superato, come è accaduto nell’evento della Pentecoste, allora l’impulso alla parola viene affrancato dall’azione limitatrice dell’organizzazione umana, poiché non è più costretto a confluire nella corrente di una singola lingua, ma può muoversi liberamente nel cerchio dei linguaggi umani. Ciò comporta che l’iniziativa della parola, pertinente all’Io umano, possa congiungersi con l’ambito d’azione degli spiriti del linguaggio, ossia degli Arcangeli luciferici, in quanto ha precedentemente conseguito la facoltà di congiungersi con l’ambito delle azioni degli spiriti di popolo, ossia degli Arcangeli regolari.

Appunto questo congiungersi con l’ambito degli Arcangeli, quali spiriti di popolo, si era verificato negli Apostoli durante la Pentecoste. Ciò fu possibile, in quanto è la schiera degli Arcangeli a trasmettere la rivelazione del mistero del Cristo ai popoli.

 

• Ciò che per la coscienza umana fu il contenuto della rivelazione di Pentecoste, viene fatto fluire nella vita dei popoli – articolato nelle diverse parti o ‘parole’ – dalla cerchia degli Arcangeli. Dall’evento della Pentecoste in poi, gli Arcangeli, in quanto spiriti di popolo, hanno il compito di ripartire nella vita dei popoli l’azione del Cristo. L’insieme della loro attività è la rivelazione pentecostale complessiva del mistero del Cristo, quale fu sperimentata dalla coscienza arcangelica; la conoscenza pentecostale dei dodici Apostoli fu invece la stessa rivelazione, sperimentata dalla coscienza umana. Perciò fu possibile un congiungersi della cerchia degli Apostoli con quella degli Arcangeli.

La rivelazione pentecostale non fu infatti solo un evento della coscienza umana, bensì anche della coscienza degli spiriti di popolo. Anche tra loro si formò una cerchia che ricevette l’’apostolato’ dal Cristo. Come la cerchia umano-terrestre si costituì intorno ad un essere umano, Maria, così la cerchia degli Arcangeli si riunì intorno a un’entità arcangelica, chiamata Sofia.

 

• La cerchia umana in basso e la cerchia degli spiriti del fuoco (Arcangeli) in alto, tale è l’archetipo della realizzazione del Nuovo Testamento negli uomini e nei popoli. Esso è il vero archetipo dell’Ecclesia, della Chiesa, che riunisce nel Cristo sia l’umanità che gli esseri delle Gerarchie spirituali. Questa unione non deve realizzarsi mediante organizzazione e statuti, ma mediante il fuoco vivo della rivelazione pentecostale.

L’essenza di quest’ultima non è solo la conoscenza completa e interiorizzata del mistero del Cristo, ma altresì la nascita dell’archetipo di ogni vera comunità che derivi da una tale conoscenza.

 

Storicamente la realtà della Pentecoste sta dietro all’idea della Chiesa: essa fu la realtà, la cui impressione, sempre più tenue nel corso del tempo, divenne poi l’idea della comunità dei cristiani che abbraccia tutti i popoli. L’evento della Pentecoste rappresentò inoltre, sul piano della storia universale, l’esperienza della libertà, congiunta alla fratellanza, nell’umile eguaglianza di fronte alla grandezza del mistero del Cristo. Quell’esperienza storico-universale divenne in seguito, non più un’idea, ma la sua immagine rovesciata, nell’enorme sventura che rappresentò per l’umanità la Rivoluzione Francese.

 

La Rivoluzione Francese fu il rovescio perfetto dell’evento di Pentecoste:

con essa si formò, intorno alla figura della ‘Gloire’,

una comunità di persone nella coscienza del loro diritto (‘le droit humain’).

 

Ciò che nell’evento di Pentecoste fu Maria-Sofia, divenne la figura immaginaria della ‘Gloire’,

e ciò che fu allora il perfetto silenzio delle anime dei discepoli, passate per il vuoto e la solitudine,

divenne ora la rumorosa richiesta dei diritti.

 

Il fatto che l’evento della Pentecoste possa essere oggetto sia di astrazione che di deformazione, è indice dell’importanza che esso ha per l’intera storia dell’era cristiana. Esso rappresenta il vero compito di questa era, in cui tutto ruota intorno alla comprensione, la preparazione e la realizzazione di quell’evento, così come d’altra parte al suo offuscamento, occultamento e travisamento.

Coincidendo con il compito della quinta epoca post-atlantidea – la sesta, la cosiddetta epoca ‘filadelfica’, si baserà infatti sulla conoscenza pentecostale -, esso è anche oggetto di tutti i possibili attacchi da parte di quelle forze che mirano a realizzare altri intenti.

Per comprendere la vicenda dell’ultimo periodo della storia dell’umanità, occorre sapere che lo spirito della Pentecoste si fa strada nel corso dei secoli ed è in lotta contro le forze che lo vogliono celare e deformare. Esso è il compimento del Nuovo Testamento, come la comparsa del Cristo in un corpo umano fu il compimento dell’Antico.

 

Scopo dell’evento neotestamentario è quello di far risplendere la ‘nuova Legge’ nell’interiorità dell’uomo.

Il cristianesimo non è infatti una dottrina, ma un evento.

Esso acquisirà appieno il suo significato,

quando si sarà compiuto non solo sullo scenario della storia universale, ma altresì nell’interiorità umana.