12 – Introduzione alla Seconda Parte

Il Guardiano della Soglia e «La filosofia della libertà» – II


 

PARTE II

«LA FILOSOFIA DELLA LIBERTÀ» E IL QUINTO VANGELO

 

Il Quinto Vangelo

costituisce il centro e l’apice della cristologia antroposofica

e con ciò dell’Antroposofia in genere.

 

È per questo che Rudolf Steiner lo nomina «Il Vangelo antroposofico» (O.O. 148, 3.10.1913).

Tale rapporto mette in rilievo che i contenuti di esso

poterono essere contemplati da Rudolf Steiner nella Cronaca dell’Akasha,

quale conseguenza della moderna iniziazione cristiana.

 

Con ciò nell’essere di questo Vangelo agiscono le più alte forze di conoscenza.

Ancor più, sono contenute archetipicamente sul piano storico-universale negli eventi che esso descrive.

Così, non solo viene sottolineato ancora una volta il profondo rapporto con l’Antroposofia stessa,

ma soprattutto quello con i suoi fondamenti gnoseologici, ossia con le sue «radici conoscitive» (0.0. 78, 30.8.1921).

 

E così sin dall’inizio esiste una profonda affinità

fra l’opera iniziale «filosofica» e il Quinto Vangelo, quale «Vangelo della conoscenza».

O visto dall’altro lato:

L’ampliamento del metodo di conoscenza là descritto fino entro il mondo soprasensibile,

conduce l’uomo direttamente nella sfera spirituale del Quinto Vangelo.

 

E dopo aver potuto rivelare questo già nel libro Antroposofia e la filosofia della libertà,

ora, anche il cammino opposto deve essere rappresentato in modo più esauriente,

il cammino che dai contenuti del «Vangelo della conoscenza»

conduce di ritorno all’origine delle nuove forze di conoscenza nell’uomo,

con le quali viene reso possibile un moderno accesso scientifico alle verità fondamentali del Mistero del Cristo.

 

Un simile nuovo accesso trova la sua motivazione interiore

nelle parole rivolte dal Cristo ai Suoi discepoli nei Suoi discorsi di commiato,

come riportate da Giovanni nel suo Vangelo:

«Non posso più chiamarvi servi, poiché il servo non sa ciò che fa il suo padrone.

Vi chiamo amici  perché tutto quello che ho udito dal Padre mio ve l’ho fatto conoscere»

(Gv 15,15. Traduzione di E. Bock).

 

Da queste parole consegue che la forza, la quale da servo di Dio fa l’uomo amico di Dio,

è la forza del sapere o della conoscenza.

 

Nell’epoca dell’anima cosciente

lo sviluppo dell’io individuale dell’uomo oggi è già progredito al punto tale,

che per poter essere un amico del Cristo,

egli non ha soltanto bisogno di una nuova comprensione del Suo essere e delle Sue azioni

– come reso possibile dall’Antroposofia -,

ma deve anche compenetrare le forze di conoscenza corrispondenti, predisposte nell’opera iniziale di Rudolf Steiner.

 

Infatti,

solo su questo fondamento l’uomo può avvicinarsi all’attuale Cristo, quale Suo collaboratore cosciente,

per compiere la sua destinazione sulla Terra e nel cosmo.