La vita dello spirito dell’umanità occidentale si dispiega tra due colonne: Aristotele e Rudolf Steiner

Rudolf Steiner e la Fondazione dei Nuovi Misteri


 

É necessario, specialmente per gli antroposofi, prender coscienza con estrema chiarezza

• del punto di origine e dello sviluppo della vita spirituale dell’occidente,

• di tutto il significato di quella corrente spirituale stupenda e ininterrotta

che si estende da Aristotele fino a Rudolf Steiner e prosegue poi nel futuro.

 

Di questa corrente spirituale, della sua sorprendente continuità,

che percorre tutta la storia della vita spirituale occidentale, diceva Rudolf Steiner stesso:

▸ «Negli anni settanta e ottanta del XIX secolo ci si potè congiungere con una nuova conoscenza spirituale

diretta a quello che nei suoi ultimi estensori si allacciava agli eventi che vi ho descritto.110a

Questa è una meravigliosa connessione, perchè se ne deduce che la spedizione di Alessandro e l’aristotelismo

esistettero per mantenere le fila con l’elemento spirituale antico,

per avere le trame bastanti fino a quando potranno venire delle nuove rivelazioni spirituali.»111

 

• Così la vita dello spirito dell’umanità occidentale si dispiega tra due colonne: Aristotele e Rudolf Steiner,

dei quali il primo fu, nel tempo antico, ispirato da Michele dal cosmo,

mentre il secondo, partendo dalla libertà interiore e dalla coscienza dell’io pienamente sviluppata,

si è posto, nella nuova epoca di signoria di Michele, assolutamente al servizio dell’impulso di Cristo-Michele.

 

Se consideriamo nel suo insieme l’operare delle tre personalità il cui centro spirituale si configura nel servizio all’alta sfera di Michele, possiamo vedere come il mistero di Michele che si connette con il destino celeste e terreno dell’intelligenza cosmica da lui amministrata, si rispecchi in maniera particolare nei loro destini.

 

Per comprendere tuttavia questa correlazione straordinariamente importante

si deve tener conto delle numerose indicazioni di Rudolf Steiner verso il fatto che

l’uomo singolo trova la vera esperienza individuale dell’io specialmente nell’elemento del pensiero,

perchè tali indicazioni palesano il rapporto interiore e l’affinità

tra il destino dell’io e il destino dell’intelligenza cosmica di Michele.

• Esse parlano del fatto che il mistero di Michele è direttamente collegato con il mistero dell’io.112

 

Ma in base a questa constatazione possiamo considerare l’operare delle tre personalità ancora da un altro punto di vista.

Abbiamo già detto che Aristotele era un uomo che, nell’ultima epoca di signoria di Michele, riceveva ancora i suoi pensieri dal mondo spirituale, direttamente dalle alte sfere solari. Così egli sperimentava che anche le fonti della sua coscienza dell’io si trovavano nel mondo divino.

Perciò le parole della meditazione della pietra fondamentale

«l’io singolo

nell’Io divino

si sustanzia»

corrispondono perfettamente al suo stato d’animo interiore.

 

• In ogni caso egli portava ancora in sè un ricordo vivente di tale esperienza.

 

• Il caso era del tutto diverso per Tomaso d’Aquino.

Il mondo non gli appariva in quella unitarietà divina, come era il caso per Aristotele.

Allora l’intelligenza micheliana si trovava sulla Terra, come l’abbiamo descritto,

e basandosi su di essa comincia a destarsi la coscienza dell’io individuale.

 

L’io dell’uomo comincia a produrre da sè dei pensieri

e a divenire, in questa produzione, cosciente di se stesso.

Perciò per Tomaso d’Aquino il mondo si divideva in due parti:

• nel campo della rivelazione inafferrabile dall’intelletto,

il campo della rivelazione del principio neotestamentario del «Io sono», dell’io mondiale del Cristo,

• e nel campo della conoscenza intellettuale,

nel quale l’uomo segue la scuola del divenire individuale dell’io,

sviluppando la comprensione del mondo che lo circonda.

 

Il problema della riconciliazione, della riunione dell’io dell’uomo con l’io del mondo, come abbiamo visto,

era il problema fondamentale dell’alta scolastica, che tuttavia, secondo la profonda convinzione di Tomaso d’Aquino,

a causa del peccato originale, non era, durante la vita terrena dell’uomo, scioglibile dall’intelligenza umana.

Perciò l’uomo doveva aspettare finché, dopo la morte, potesse conseguire nell’al di là

l’unione del proprio io con l’io cosmico del Cristo, ciò che in sostanza si può esprimere con le parole (11,9-11)

«l’io singolo

al cosmico Io

congiungono.»

 

E infine in Rudolf Steiner ci si presenta un uomo che, partendo dal suo io completamente libero

si elevò ai più alti livelli dell’iniziazione cristiana moderna

e che perciò potè effettivamente spiritualizzare l’intelligenza umana individuale

e riportarla di nuovo, dopo averla compenetrata con la forza del Cristo, nella sfera di Michele,

per ricevervi la luce dell’essere universale, che porta nel nostro tempo all’io umano libero

la vera conoscenza delle mete universali del nostro cosmo e della missione dell’uomo terreno. (III, 7-11)

 

Ecco che possiamo dire che l’operare di Rudolf Steiner

è la realizzazione di quella che si può chiamare la moderna rivelazione di Michele,

accessibile dall’intelligenza umana, della quale Rudolf Steiner stesso parla con le seguenti parole:

▸ «Michele vuole che l’uomo sia un essere libero,

che si rende conto, anche con i propri concetti e le proprie idee,

di che cosa giunge a lui come rivelazione dai mondi spirituali113

 

Tale descrizione dei nuovi misteri di Michele corrisponde completamente alle parole (III, 9-11)

«al singolo io

per il suo libero volere

donano.»

 

Possiamo così riassumere nel seguente modo quello che è stato detto sopra:

• la considerazione di queste tre personalità storiche ci conduce direttamente ai dati di fatto centrali dell’evoluzione dell’umanità, come essi vengono a espressione nella meditazione della pietra fondamentale. Ma questo nesso da noi designato può venir considerevolmente approfondito se richiamiamo alla nostra memoria il rapporto Aristotele-Tomaso d’Aquino-Rudolf Steiner con il memorare dello spirito, la riflessione dello spirito e la visione spirituale.

Vogliamo volgerci ancora una volta a questo tema, ma ora in collegamento con la meditazione della pietra fondamentale.

 

• Che cos’è il «memorare dello spirito» per Aristotele?

Si fonda, come già vedemmo, sul fatto che per lui il processo stesso del pensiero, ossia le sue possenti forze di pensiero, erano un ricordo vivente delle facoltà spirituali dell’anima, che essa possedeva prima della sua incarnazione nel corpo.

Durante il processo del pensiero, Aristotele aveva quasi stabilmente la sensazione che la sua attività di pensiero scaturisse costantemente dall’elemento divino, e questa sensazione era in senso più profondo come un memorare interiore in gran parte inconscio, dell’esistenza preterrena. Ecco perchè Aristotele si affidava per l’origine dei suoi pensieri, particolarmente alla grande esperienza del «Ex deo nascimur».

 

• Che significa la «riflessione dello spirito» per Tomaso d’Aquino?

Abbiamo visto che tutto il mondo gli appariva tragicamente scisso nel campo della rivelazione e nel campo della conoscenza, in guisa tale che per l’uomo incarnato la loro ricomposizione era possibile solo dopo la morte fisica. E anche ciò poteva accadere solo se l’uomo aveva accolto in sè l’impulso Cristo già durante la sua vita terrena. Ecco perchè la giusta «riflessione dello spirito» doveva condurre l’uomo, nel senso di Tomaso d’Aquino, dalla vera esperienza del «In Cristo morimur», alla più alta meta della vita veramente cristiana.

 

• Infine la «visione spirituale» che Rudolf Steiner seguiva,

è un diretto procedere pienamente cosciente dell’uomo nei mondi soprasensibili

attraverso la vera redenzione del pensiero,

che conduce l’uomo alla risurrezione nel sè spirituale, nel suo Io superiore.

Ecco perchè possiamo esprimere

il vero essere di quella che, nel caso di Rudolf Steiner dobbiamo chiamare «Visione spirituale»,

solo con le parole «Per spiritum sanctum reviviscimus».

 

C’è dunque una netta concordanza

• tra le più importanti tendenze spirituali di queste tre personalità storiche

• e la meditazione della pietra fondamentale.

 

Se ora prendiamo in considerazione che la meditazione stessa porta a espressione l’intera evoluzione dell’umanità dal passato al presente e al futuro, ci avviciniamo assai alla conoscenza della vera importanza di queste tre personalità e della loro collocazione nell’evoluzione dell’umanità.

Tale conoscenza ci può però anche aiutare a renderci coscienti dell’unicità e incomparabilità di quella individualità umana, la quale, nel mentre percorreva per gradi uno sviluppo individuale e nel contempo generalmente umano, comparve nel mondo successivamente come il sommo filosofo, il sommo pensatore cristiano e il sommo iniziato moderno.

 

Da tutto ciò vediamo che solo il fatto che egli abbia seguito un percorso spirituale così lungo e per molti aspetti tragico, che lo condusse attraverso le tappe più difficili del generale divenire dell’umanità, gli rese possibile, nella nuova epoca di Michele, non solo di percorrere nel suo sviluppo interiore i sette gradi dell’iniziazione moderna cristiano-rosicruciana, bensì anche, dopo il Convegno di Natale, di entrare definitivamente nella sublime cerchia dei Maestri della saggezza e dell’armonia dei sentimenti.

 

A partire dal Convegno di Natale, Rudolf Steiner è membro di questo grande collegio; ne rende chiara testimonianza tra l’altro quella immaginazione che egli diede dopo il Convegno di Natale a chi gli chiedeva sul suo rapporto con Cristian Rosenkreuz.114

Allora egli è entrato nella cerchia dei Maestri, cui appartengono i massimi adepti dell’umanità: Cristian Rosekreutz, Manes, Zaratustra, Budda, Sciziano…

Quando però si parla di Rudolf Steiner come di un iniziato della cerchia dei «Maestri della saggezza e dell’armonia dei sentimenti» bisogna tener conto di una sua caratteristica particolarità.

 

Se consideriamo la singolarità dell’iniziazione delle altre individualità di quella cerchia, vediamo che essa consiste nel fatto che, tali individualità, già nell’antichità, emersero dalla generale corrente evolutiva dell’umanità e seguirono una via di sviluppo e di iniziazione che sorpassava quella che un singolo uomo poteva raggiungere in condizioni normali, poiché ciascuna di loro dovette sostenere nella sua iniziazione quanto era assolutamente inaccessibile alla restante umanità.

 

Ma per quanto riguarda Rudolf Steiner,

nella sua persona ci si presenta una personalità che in nessuna sua incarnazione precedente

percorse una speciale via di iniziazione al di fuori della generica corrente dell’umanità,

bensì seguì questa corrente e partecipò nel proprio destino all’esperienza di tutte le tappe dell’evoluzione dell’umanità.

 

Così questa individualità disponeva ancora, all’aurora dell’epoca babilonese-caldaica-egizia, all’inizio del Kali Yuga, di un’antica chiaroveggenza elementare. Al tempo di Eraclito, quando, mentre si avvicinava la metà del Kali Yuga, la chiaroveggenza elementare cominciava a diminuire nell’umanità, cosicché l’accesso alla conoscenza superiore si apriva ancora solamente attraverso l’azione dei misteri, ne diventò discepolo in Efeso, proprio come centinaia di greci antichi erano allora discepoli dei più diversi misteri.

Più tardi quando, poco dopo la metà del Kali Yuga, si incarna nella personalità di Aristotele, perde definitivamente come la maggior parte dell’umanità di allora, gli ultimi resti dell’antica chiaroveggenza, e nella più oscura epoca del Kali Yuga, come Tomaso d’Aquino, senza alcuna veggenza diretta dei mondi superiori, pone le basi per l’intelletto umano puramente terrestre, per la facoltà individuale del pensare.

 

Ci si prospetta dunque lo stupefacente dato di fatto che il sommo iniziato cristiano del XX secolo, Rudolf Steiner, nelle sue precedenti incarnazioni, così importanti per il divenire dell’umanità contemporanea, non solo non fu iniziato nell’accezione tradizionale del termine, ma nemmeno, del pari alla maggioranza degli uomini di quel tempo, un chiaroveggente.

 

Vediamo dunque che è soprattutto caratteristico di tutte le incarnazioni di Rudolf Steiner

che egli percorse immutabilmente la via di sviluppo dell’intera umanità.

 

Questa singolarità del cammino spirituale di Rudolf Steiner

ci conduce al più profondo enigma della sua individualità,

enigma che vogliamo tentare di riassumere nelle seguenti parole.

 

Quando le gerarchie spirituali che guidano l’evoluzione dell’umanità,

per amore della realizzazione della libertà umana e del completo sviluppo del principio della coscienza dell’Io,

permisero che apparissero sulla Terra i tempi oscuri del Kali Yuga,

si prospettò loro come mèta, l’idea primaria dell’evoluzione umana di quell’epoca,

• quella del lento decadere dell’umanità dai mondi spirituali,

• il suo evolversi alla libertà e alla coscienza dell’io, mediante l’esperienza del pensiero individuale

• e infine quella della sua risalita libera e cosciente ai mondi spirituali.

 

Fino a che punto il cammino percorso dall’umanità nel corso degli ultimi cinque millenni si è allontanato da quelle mete delle gerarchie superiori, in che misura cioè la realizzazione delle loro intenzioni sia stata impedita dal fatto che l’umanità cadde troppo fortemente in preda alle potenze avverse, di questo si può formare un giudizio ogni antroposofo che osservi l’evoluzione storica dell’umanità in quel periodo.

 

• Ma come si sarebbe svolta l’evoluzione nel caso ideale,

• che cosa cioè sarebbe diventata l’umanità se si fosse realizzata pienamente l’alta idea gerarchica sul suo sviluppo –

• questo lo troviamo riprodotto nella successione delle incarnazioni di Rudolf Steiner.

 

In altri termini,

• nella serie delle successive incarnazioni di Rudolf Steiner,

• trovò la sua completa incorporazione l’idea primigenia delle gerarchie sull’evoluzione dell’umanità.

 

Ma noi possiamo pronunciare quest’ultima frase solo se miriamo i risultati e i frutti dell’ultima vita terrena di Rudolf Steiner. Perchè quando egli si incarnò il 27 febbraio 1861 in Europa centrale, il suo ulteriore cammino spirituale non era assolutamente predeterminato.

Rudolf Steiner entrò invero nel mondo terreno con disposizioni spirituali straordinarie, ma la loro attuazione compiuta era una questione del tutto aperta.

Eppure molti eventi straordinari erano collegati all’adempimento dei suoi compiti vitali!

Per Rudolf Steiner stesso ciò significava: gli sarebbe riuscito, nell’epoca della libertà, di effettuare completamente, con le proprie forze, la sua iniziazione, e di spianare la via all’intera umanità per il raggiungimento di quelle mete che le erano state fissate dalle gerarchie spirituali prima del Kali Yuga?

 

• Per l’alto collegio dei maestri della saggezza e dell’armonia dei sentimenti il problema si presentava così:

sarebbe riuscito, seppure a un solo uomo, il quale avesse percorso da solo la via generale evolutiva umana,

di salire dalla media dell’umanità fino alla loro cerchia,

quella di individualità che già da lungo tempo percorrono la via dell’evoluzione sovrumana?

 

• Perchè Rudolf Steiner doveva, dopo aver adempito al proprio compito, entrare nella loro cerchia

non nello stesso modo come lo avevano fatto in passato altre individualità altamente evolute,

doveva bensì raggiungerle sulla stessa via per la quale un giorno tutta l’umanità dovrà entrare nella loro cerchia.

Ed era lui che le spianava per primo la via!

 

• Perciò ogni antroposofo che si esercita nella pratica esoterica antroposofica,

si trova già sulla strada che lo conduce a poco a poco alla riunione con quel sommo collegio di maestri e di adepti,

che regge l’umanità contemporanea.

 

• E finalmente, alle stesse gerarchie spirituali divine si poneva il quesito,

se l’umanità avrebbe potuto in generale percorrere sulla Terra quell’evoluzione

per la quale esse avevano permesso l’inizio, sulla Terra stessa, dell’epoca oscura del Kali Yuga.

 

• Infatti se anche un uomo solo, provenendo dal grembo dell’umanità, realizzasse questa evoluzione,

cioè se anche uno solo raggiungesse le «divine eterne mete» (III,7)

che oggi gli dèi «donano al singolo io, per il suo libero volere» (III,9-11)

ciò sarebbe per gli dèi stessi un grande pegno

perchè si realizzi sulla Terra la loro alta idea per l’evoluzione dell’umanità.

 

• Il fatto che Rudolf Steiner, come rappresentante dell’umanità, abbia realizzato,

con la sua libertà individuale e con la sua coscienza dell’io pienamente sviluppata mediante la sua evoluzione interiore,

questa somma idea delle gerarchie, fu di massimo conforto per i mondi spirituali stessi,

poiché dimostrò che, allo stato attuale dell’umanità sulla Terra,

è possibile risalire in modo cosciente e libero nei mondi spirituali, che cioè l’umanità potrà seguire questa via.

 

Da tutto questo possiamo constatare l’importanza per l’umanità della successione delle incarnazioni di Rudolf Steiner, e come essa importerà in misura sempre crescente. Perchè, mentre percorreva le diverse epoche storiche egli fu il prototipo ideale del cammino evolutivo spirituale dell’umanità, in quanto egli portò ad espressione nella maniera più completa l’idea fondamentale della sua evoluzione115 e raggiunse il suo apice (per il suo attuale ciclo di sviluppo) nella sua ultima vita terrena, che grazie a questo dato di fatto sarà per lungo tempo un vero prototipo per l’ulteriore evoluzione dell’umanità del tempo presente, e parimenti per ogni singolo uomo che si adoperi rettamente da un’esigenza animica profonda, per una genuina conoscenza spirituale.

Questa è pure la ragione per cui Rudolf Steiner dall’altezza della propria evoluzione può essere vicino così mirabilmente a ogni antroposofo. Egli è in verità come uno di noi, e tuttavia infinitamente più alto di noi!

Possiamo così sentire come del tutto naturale e perfino necessaria la profonda armonia interiore tra le tre ultime incarnazioni di Rudolf Steiner, che portano a espressione l’idea fondamentale della complessiva evoluzione terrena dell’umanità, e la meditazione della pietra fondamentale, nella quale ci si presenta questa idea nella sua forma più perfetta.

 

La conoscenza di queste vicendevoli relazioni ci può tuttavia condurre più in avanti se ci rammentiamo che l’idea dell’evoluzione dell’umanità fu impressa in maniera artistica nell’architettura del primo Goetheanum cosicché si può parlare di un rapporto tra incarnazioni di Rudolf Steiner e le forme del primo Goetheanum stesso.

Ma per riconoscere questo rapporto, rammentiamoci di nuovo nella sua essenza la transizione da Platone ad Aristotele.

 

Parlammo già del fatto che Platone sentiva le ultime reminiscenze dell’immaginazione che gli fluivano dall’esistenza prenatale la cui espressione esteriore è il mondo delle stelle fisse e dei pianeti. Là nelle stelle Platone cercava le sorgenti spirituali delle sue idee.

Aristotele invece, nella comprensione dell’intera sapienza dei misteri del suo tempo, trasformava le idee soprasensibili di Platone in pensieri umani terreni. Con tutta la sapienza del suo tempo egli costruiva una gigantesca «cupola di pensieri», nella quale invero l’uomo non poteva ancora vedere direttamente la discesa delle idee viventi provenienti dalle lontananze cosmiche, ma percepiva al loro posto le loro immagini riflesse, che apparivano sulla superficie interna della cupola. Così questa «cupola di pensieri» mostrava all’uomo le copie degli esseri viventi di pensiero e nello stesso tempo lo separava dalla sperimentazione diretta di questi.

 

Nessuna veggenza diretta ci porta la filosofia aristotelica,

solo la memoria dei pensieri preterreni, delle forze preterrene di pensiero

e della loro provenienza dal mondo spirituale divino.

É una cupola spirituale che è stata costruita sopra l’umanità

in base alla memoria del «ex deo nascimur».

 

Tomaso d’Aquino visse nella continua speranza della riunione delle due sfere, quella della rivelazione divina e quella della conoscenza umana. Secondo la sua convinzione, una tale riunione poteva però avvenire nell’uomo solamente dopo la sua morte, e sotto la condizione irrevocabile che la sua anima avesse accolto l’impulso Cristo, ancora sulla Terra. In quel senso tutta la vita di Tomaso d’Aquino fu un continuo rammentarsi del «in Cristo morimur». Si configurò così la base spirituale per la sua filosofia, quella che, nell’ambito dell’architettura, trovò la sua più perfetta espressione nelle forme gotiche tendenti al cielo, (vedi a Pag. 154) In tale connesso è profondamente significativo che Tomaso d’Aquino e Alberto Magno abbiano partecipato personalmente, nell’anno 1248, alla cerimonia della posa della prima pietra del famoso duomo di Colonia, che doveva diventare la più grande opera dell’architettura gotica in Europa centrale.115a

 

Consideriamo per ultimo il primo Goetheanum.

In questo edificio cruciforme a doppia cupola, venne creata una sintesi superiore tra cupola e croce,

una sintesi del principio «ex deo nascimur» con il principio «in Cristo morimur».

Poiché alla base delle sue forme architettonico-plastiche stava il sommo principio del rinnovamento spirituale,

il principio «per spiritum sanctum reviviscimus» che Rudolf Steiner

ha realizzato per la prima volta nella storia dell’umanità mediante la libera e cosciente visione spirituale.

 

Un autentico tempio della nuova vita spirituale eretto in base alla nuova rivelazione dello spirito

che portò nel mondo una vera conoscenza dell’uomo e del cosmo, e nello stesso tempo

anche la conoscenza dell’impulso centrale riunificatore di tutta l’evoluzione terrestre, dell’impulso Cristo:

ecco quello che doveva essere il Goetheanum per l’odierna umanità!

Doveva essere in realtà per l’uomo moderno, una via verso la rinascita nello spirito,

una via che conduce ogni uomo verso la cosciente e libera riunione alla sua eterna patria celeste,

al cosmo spirituale divino.

 

Ma il karma universale domina ovunque. E come fu un segno di fuoco quello che stava presso la porta dalla quale l’umanità uscì dall’antica epoca dello spirito, per poter più tardi accostarsi in libertà e in piena coscienza di sé al Mistero del Golgota, così è di nuovo un segno di fuoco quello che sta presso la porta per la quale l’umanità dovrebbe nuovamente entrare nel mondo spirituale, grazie alla giusta comprensione del Mistero del Golgota, che ci viene oggi mediata dalla scienza dello spirito, al fine di sperimentarvi l’incontro con il Cristo eterico.

 

Come un simbolo della grande evoluzione cosmica stanno sopra entrambe le fiamme sacrificali le parole cosmiche: «Invidia divina» parole che si potevano leggere, come ce lo comunica Rudolf Steiner, nelle fiamme del tempio di Efeso, che fu distrutto dal fuoco nell’epoca del Padrenostro macrocosmico, quando le potenze che si oppongono all’evoluzione legittima dell’umanità, le si accostavano ancora da fuori; «Invidia degli uomini», queste erano le parole che si poterono leggere in ispirito nelle fiamme del Goetheanum116, poiché nell’epoca del Padrenostro microcosmico, nell’epoca della libertà, le potenze demoniache tentatrici si avvicinano agli uomini dal di dentro.

 

Ma come nel tempo antico la salvezza della guida dell’universo consistette nel fatto che, per ispirazione cosmica delle potenze della evoluzione progressiva e mediante Aristotele e Alessandro, che si erano posti entrambi al servizio delle mete universali, il male si tramutasse in bene, così anche nell’epoca della libertà umana, attraverso l’azione cosciente dell’uomo stesso, per iniziativa della sua propria volontà, perfino il massimo male, la massima tragedia, potè servire all’ulteriore evoluzione di tutta l’umanità.

 

• Per ispirazione dello Spirito del tempio di Efeso salito attraverso l’incendio alle altezze eteriche, Aristotele guidato dunque da potenze superiori attraverso l’Efeso spirituale, dà all’umanità l’impulso più possente a discendere nella sfera della libertà dell’io.

• Ispirato dallo Spirito del Goetheanum, che dall’incendio in poi opera realmente, Rudolf Steiner dà all’umanità, in tutta la grandezza del suo libero sacrificio, nel Convegno di Natale 1923/24, l’impulso più potente per la risalita allo spirito, verso una nuova cultura spirituale, nella quale l’umanità che ha conseguito l’io libero, è in grado di servire rettamente le mete universali.

 

Così l’enigma dell’incendio del Goetheanum trova la sua soluzione nella casa di Diana.

Così il karma universale domina saggiamente su tutto.

 

▸«Aristotele e Alessandro seppero servirsi del fuoco di Efeso, quando questo si riaccese nei loro cuori, dopo essere avvampato nell’etere cosmico ed avere quindi rivelato loro quei segreti che furono poi formulati nei concetti più semplici. Similmente anche a noi spetta di servirci (e saremo capaci di servirci) di ciò che le fiamme del Goetheanum (sia detto con la dovuta modestia) iscrissero nell’etere: vale a dire di quello che l’antroposofia ha sin qui voluto e di quello che continuerà a volere.»117

 

Siamo dunque finalmente giunti a scoprire il segreto insito nella distruzione per fuoco del Goetheanum, il segreto di quello che Rudolf Steiner chiamò durante il Convegno di Natale lo «Spirito del Goetheanum», nel nome del quale egli allora, secondo le sue parole, poteva dire molto, che altrimenti avrebbe potuto esser detto in forma assai più attenuata.

 

In proposito dobbiamo specialmente por mente

a quello che Rudolf Steiner disse nella conferenza del 13 gennaio 1924 a Dornach,

nella quale parlò diffusamente della relazione degli iniziati delle diverse epoche storiche con la luce astrale.

 

• Vi descrive come al tempo della cultura paleopersiana, gli iniziati iscrivessero le loro conoscenze soprasensibili nella luce astrale, servendosi di preferenza dell’elemento solido della Terra. Ma tutto quanto era stato da loro iscritto nella luce astrale, saliva poi fino ai confini della sfera lunare, dove veniva accettato dagli dèi, ritornava indietro in forma trasformata, per rimanere in seguito nella sfera terrestre.

Tuttavia ciò che veniva così riverberato non era una ripetizione di quello che era prima, bensì era, a guisa di risposta degli dèi stessi, un rifacimento, per opera del mondo spirituale, di quello che era stato iscritto dagli iniziati nella luce astrale.

 

• Nell’epoca egizio-caldaica gli iniziati si servirono dell’elemento fluido per l’iscrizione nella luce astrale, e la sfera di Saturno lo irraggiava di ritorno.

• Nell’epoca greco-latina la registrazione riuscì con l’aiuto dell’elemento aeriforme, e il riverbero venne dalla sfera delle stelle fisse.

• Infine nella quinta epoca postatlantica, le registrazioni avvennero mediante l’etere di calore, ma tutto quanto era trapassato in questo modo nella luce astrale venne trasferito dietro la sfera delle stelle fisse e non tornò ancora indietro.

 

Perciò si presentò a Christian Rosenkreutz il problema straordinario e importante:

come può di nuovo venir accettato dagli dèi, nel tempo attuale, quanto è stato iscritto dagli iniziati nella luce astrale mediante l’etere di calore?

 

Su ciò prosegue a dire Rudolf Steiner nella conferenza citata sopra:

▸ «Fu allora che Christian Rosenkreutz, per ispirazione di uno spirito superiore118, trovò la via di percepire l’irradiazione riflessa, sebbene si trattasse di un riverbero mediato dall’etere calorico. Ciò si produsse con l’aiuto di altri stati di coscienza, ottusi, subcoscienti, quasi letargici: stati in cui l’uomo anche normalmente è fuori dal suo corpo.»119

 

Così i Rosacroce medievali avevano acquisito, già nel XIV secolo, la facoltà di percepire nel riverbero della luce astrale dalla sfera situata dietro le stelle fisse tutte le conoscenze della nostra quinta epoca di cultura postatlantica, iscritte nella luce astrale mediante l’etere di calore, nella forma trasformata dagli dèi.

 

Ma quello che Christian Rosencreutz dovette compiere in uno stato di coscienza attenuata,

può essere effettuato adesso, dopo l’inizio della nuova epoca di Michele, in piena coscienza di veglia.

Fu ciò che fece Rudolf Steiner.

 

Dopoché egli, nell’epoca di transizione dal XIX al XX secolo, ebbe accolto le nuovissime conquiste scientifiche,

prima tra tutte l’ampia teoria evolutiva di Haeckel, scrisse tutto questo nella luce astrale,

valendosi dell’etere di calore, e con l’ausilio di quei metodi che presentò più tardi nel libro «L’iniziazione»,

e ricevette poi in piena coscienza, il suo riverbero, proveniente dalla sfera al di là dello zodiaco.

 

Nella citata conferenza del 13 gennaio 1924, Rudolf Steiner descrive esaurientemente quel processo, che spiega valendosi dapprima dell’esempio dei raggiungimenti dei Rosacroce medievali e poi vi aggiunge la descrizione della sua propria esperienza.

In particolare egli diceva:

▸ «Certo, nelle scuole dei Rosacroce si insegnava il sistema copernicano: ma le idee di quel sistema tornavano per così dire indietro, in particolari stati di coscienza, nel modo che ho spiegato in queste conferenze. Sicché effettivamente i Rosacroce riconoscevano appunto che quello che si acquista nella conoscenza moderna , deve, in certo modo, essere offerto agli dèi, affinché questi lo traducano nel loro linguaggio e poi lo restituiscano agli uomini. Ciò è realmente possibile, e tale possibilità sussiste anche al presente. Se, tenendo conto di questo principio dell’iniziazione rosicruciana, si studia oggi la dottrina scientifica di Haeckel, con tutto il suo materialismo, e ci si lascia poi compenetrare dai metodi di conoscenza esposti nel mio libro “L’iniziazione”, se si studia la “Antropogenia” di Haeckel, con la sua esposizione dei progenitori dell’uomo (che può anche riuscire ripugnante), nonché tutto quello che oggi si può imparare dall’ordinaria scienza naturale, e poi si offre tutto ciò agli dèi, ne scaturirà quanto è narrato sull’evoluzione nel mio libro “La scienza occulta”».

E Rudolf Steiner prosegue:

▸ «La peculiarità del rosicrucianesimo è che, trovandosi in un’epoca di transizione, esso dovette limitarsi a cadere in certi stati simili al sogno, e a sognare, in certo qual modo, la realtà superiore di ciò che prosaicamente la scienza scopre quaggiù, investigando la natura. Però a partire dal 1879 circa, dall’inizio cioè dell’epoca micheliana, è possibile scoprire in maniera cosciente ciò che prima era stato conseguito nel modo indicato, durante il periodo del rosicrucianesimo. Oggi quindi possiamo affermare che non valgono più quelle antiche condizioni semicoscienti, ma che occorre uno stato cosciente superiore. Allora con le cognizioni acquisite sulla natura, possiamo immergerci nel mondo superiore, dove esse ci vengono nuovamente incontro, «ma in una realtà spirituale. Noi rileggiamo allora, in una realtà spirituale, ciò che era stato da noi registrato nella luce astrale.»

 

Con questo mezzo l’«Antropogenia» di Haeckel potè trasformarsi in quella «realtà spirituale» che è contenuta nella «Scienza occulta» come manifestazione del discorso cosmico stesso degli dèi.119a

Con questa alchimia veramente celeste, con questo processo di trasformazione che Rudolf Steiner effettuò, è inoltre collegato ancora un altro segreto del nostro tempo, che Rudolf Steiner stesso ci svela nella conferenza del 13 gennaio 1924, e consiste nel fatto che:

l’iniziato, quando trasferisce nel modo descritto la sapienza terrestre nella sfera cosmica,

incontra Michele stesso nel mondo spirituale,

presupponendo però che egli proceda in maniera occulta legittima e assolutamente cosciente,

ciò che è divenuto possibile soltanto a partire dall’ultimo terzo del XIX secolo.

 

Rudolf Steiner presentò questo fatto con le seguenti parole:

▸ «Se in tal modo si portano su nel mondo spirituale le conoscenze qui acquistate sulla natura, o le creazioni dell’arte naturalistica, o anche i sentimenti della religione naturalistica operante nell’anima (poiché in sostanza anche la religione è divenuta naturalistica), allora effettivamente si incontra Michele, purché si siano sviluppate le facoltà necessarie.

 

Possiamo dunque affermare che il rosicrucianesimo è contrassegnato dal fatto che i suoi spiriti più illuminati avevano un anelito fortissimo verso questo incontro con Michele: ma potevano averlo soltanto come in un sogno. Dalla fine dell’ultimo terzo del secolo scorso gli uomini possono invece incontrare lo spirito chiamato Michele in modo cosciente.

 

Michele però è un’entità tutta particolare: un’entità che, in sostanza, non rivela nulla da sé, se non le si porta incontro, dalla Terra, qualche frutto di uno strenuo lavoro spirituale. Michele è uno spirito chiuso, taciturno.

Mentre gli altri Arcangeli dirigenti sono spiriti loquaci (spiritualmente parlando), Michele è uno spirito chiuso, taciturno, che dà tutt’al più poche, scarse direttive, poiché quello che si riceve da Michele non è veramente la parola, ma lo sguardo (se è lecito dir così), la forza dello sguardo. Ciò è dovuto al fatto che in fondo Michele si occupa soprattutto di quanto gli uomini creano partendo dallo spirituale. Egli vive negli effetti di ciò che gli uomini hanno creato; gli altri spiriti invece vivono piuttosto con le cause. Michele vive essenzialmente con gli effetti. Gli altri spiriti immettono nell’uomo gli impulsi a ciò ch’egli deve fare; Michele sarà il vero eroe spirituale della libertà. Egli lascia fare agli uomini, ma accoglie poi ciò che dalle loro adoni deriva, per portarlo più oltre nel cosmo, per proseguire nel cosmo l’azione, l’attività che gli uomini non sono ancora in grado di compiere.»

 

Si è così svelato il segreto

che, al processo spirituale operato dall’iniziato moderno,

quando riporta in alto nel cosmo il sapere da lui acquisito in Terra, è compartecipe Michele stesso,

e che nel nostro tempo questo processo è possibile

solo mediante l’incontro cosciente dell’iniziato con lui nella alta sfera solare.

 

Abbiamo visto così nel suo insieme il seguente processo cosmico-occulto:

• alla svolta tra i due secoli, Rudolf Steiner si immerge con grande intensità nei risultati della scienza contemporanea.

• Poi, come iniziato, la porta agli dèi nel cosmo, e riceve di ritorno da essi, le cognizioni della scienza moderna,

tradotte nel linguaggio degli dèi, nella forma della sapienza universale,

quella che sta alla base delle potenti figure evolutive della «Scienza occulta».

• Poscia egli dà a questa sapienza divina un involucro corporale nelle forme immaginative del Goetheanum,

nelle quali essa diviene visibile.

• Più tardi, durante l’incendio,

queste forme trapassano di nuovo, attraverso la sostanza dell’etere calorico, nella luce astrale,

e si allontanano poi negli spazi cosmici, fino alla sfera dell’Io macrocosmico.

• Da là le riceve di nuovo Rudolf Steiner, ma questa volta come alta parola divina,

come Spirito vivente del Goetheanum trasformato ritornato dalle profondità del cosmo.120

 

Questo processo si è ripetuto così ancora una volta, ma stavolta a un livello superiore,

perchè attraverso l’incendio del Goetheanum riascende nelle profondità del cosmo,

non un sapere terreno, bensì un sapere già cosmico,

e ritorna nuovamente indietro come Spirito vivente del Goetheanum!

A questo processo cosmico partecipa una seconda volta Michele, stavolta però in maniera diretta.

 

Lo si può udire con stupore nelle parole di Rudolf Steiner, che egli pronunciò nella stessa conferenza del 13 gennaio 1924:

▸ «Quando però l’uomo, mosso unicamente dalla sua libertà, stimolato dalla lettura della luce astrale, compie coscientemente o incoscientemente questo o quello, Michele trasferisce nel cosmo l’azione umana terrena, affinchè divenga azione cosmica. Egli si preoccupa dunque dette conseguenze, altri spiriti piuttosto dette cause.»121

 

Abbiamo però già visto sopra che il Goetheanum incarnava nelle sue forme architettoniche e plastiche la sapienza della «Scienza occulta», scaturita una volta dalla luce astrale. Perciò le persone che lavorarono alla costruzione del Goetheanum compirono, traendola dalla loro libertà, quell’azione che, nel senso più profondo fu suscitata da quanto Rudolf Steiner aveva letto nella luce astrale.

In altri termini:

Michele trasferì nel cosmo le conseguenze del loro lavoro, affinchè diventassero azione cosmica.

 

Che ciò sia sostanzialmente avvenuto, che «la sostanza» del Goetheanum sia stata, dopo l’incendio, effettivamente portata fuori da Michele nelle lontananze del cosmo, per ritornare poi di là agli uomini come azione cosmica, come Spirito vivente del Goetheanum, che è risorto nella sfera di Michele, lo dichiarano anche le parole di Rudolf Steiner, pronunciate il 22 aprile 1924 a conclusione del suo ultimo ciclo pasquale.

▸«Tutto ciò è stato portato là fuori», queste parole insieme a quelle riportate sopra «Michele trasferisce nel cosmo l’azione umana terrena, affinchè divenga azione cosmica…» ci pongono davanti la sconvolgente realtà degli eventi che si riferiscono ai destini terreni e soprasensibili del primo Goetheanum.

 

Possiamo quindi domandarci: che cos’è questo Spirito vivente del Goetheanum,

che è stato portato da Michele nel cosmo e di là è ritornato?

 

Rudolf Steiner si esprime in merito nella già citata ultima conferenza del ciclo pasquale che tenne dopo il Convegno di Natale. Dopo le parole citate sopra (vedi pag. 207) sul fatto che gli antroposofi possono oggi utilizzare quanto attraverso l’incendio del Goetheanum è stato portato nelle vastità del cosmo, egli prosegue:

▸ «… quello che prima riguardava più o meno la Terra, e che in tale prospettiva era stato fondato, con quelle fiamme è stato portato nelle vastità cosmiche. Proprio perchè siamo stati colpiti da quella sventura e perchè ne riconosciamo le conseguenze, noi possiamo affermare: ora comprendiamo di non rappresentare più solamente un movimento che riguarda la Terra ma di essere impegnati in una vicenda che coinvolge il vasto mondo eterico nel quale vive lo spirito. Infatti ciò che riguarda il Goetheanum è cosa che coinvolge il vasto etere in cui vive la saggezza universale pregna di spirito. Tutto ciò è stato portato là fuori, nelle vastità dell’etere, e noi ora possiamo compenetrarci degli impulsi del Goetheanum provenienti dal cosmo.»122

 

▸ «Si prenda questo pensiero come si vuole: lo si prenda pure come un’immagine, ma è un’immagine che significa una verità profonda, e la si può esprimere in semplici parole. Dopo l’impulso conferitole durante il recente Convegno di Natale, l’attività antroposofica dovrebbe compenetrarsi di un carattere esoterico; questo tratto esoterico esiste perchè ciò che prima era stato terrestre, ora opera mediante la luce astrale che ha cooperato con le fiamme fisiche e che si irraggia nello spazio cosmico: opera ora, a sua volta partendo dal cosmo, sugli impulsi del movimento antroposofico, purché si sia capaci di accoglierli.

Se siamo capaci di accogliere quegli impulsi, impariamo a sentire in tutto ciò che vive nell’antroposofia un elemento importante: è quello stato d’animo pasquale che non ammetterà mai che lo spirito possa morire, convinto com’è che, se anche viene ucciso dal mondo, lo spirito risorgerà sempre. E l’antroposofia deve appunto attenersi allo spirito che sempre di nuovo rinasce dai fondamenti dell’eternità.»123

 

• Questo spirito però che «viene ucciso dal mondo», ma «risorgerà sempre», al quale l’antroposofia si dovrà d’ora in poi attenere – è lo Spirito del Goetheanum risorto dal cosmo, che dopo il Convegno di Natale opera nella Società antroposofica come principio del nuovo esoterismo micheliano.

Lo Spirito risorto del Goetheanum ci appare di nuovo dalla sfera di Michele e splende soprasensibilmente sopra il Convegno di Natale, operando da allora in ogni cuore di antroposofo che si voglia disporre lealmente al servizio di quegli scopi cui era già consacrato il Goetheanum terrestre, in quanto «contrassegno della vita spirituale dei tempi moderni».124

Rudolf Steiner li chiama «grande missione dell’umanità sul nostro pianeta Terra» quell’umanità cui spetta di divenire un giorno umanità-Cristo, un’umanità di Dio, che incorpora nel cosmo il grande principio della libertà e dell’amore.

 

Analogamente a come il Goetheanum terrestre fu eretto partendo dalle più pure forze di amore e di sacrificio degli uomini che si erano uniti in una unica coscienza di alto servizio alle comuni mete spirituali, e a come il Goetheanum era l’incarnazione dell’impulso spirituale agente socialmente nel nostro mondo – così pure lo Spirito del Goetheanum, agente dal cosmo, è lo spirito del nuovo esoterismo comunitario che, per sua essenza, è vero esoterismo micheliano!

 

Il Goetheanum è passato attraverso la morte nel mondo fisico, ed è risuscitato nel mondo dello spirito; può d’ora in poi operare nell’umanità come nuovo principio esoterico, e nello stesso tempo può venir trovato nell’anima di ogni antroposofo come tempio soprasensibile dei nuovi misteri, di ogni antroposofo che, da uomo di buona volontà, voglia lavorare nel senso di quegli impulsi che ci sono stati dati dal mondo spirituale al Convegno di Natale 1923/24 «…innalzando lo sguardo allo spirito che c’è, che deve esserci, e ci sarà, allo Spirito del Goetheanum… guardando verso l’alto… al buono Spirito del Goetheanum… per il quale vogliamo agire, agognare, lavorare nel mondo.»125

 

Solo se lavoreremo in questo senso

potremo trovare la via verso il Tempio soprasensibile dei misteri,

che da quel tempo si può trovare sulla Terra.

 

 


 

Note

110a – Si intendono due vie sulle quali la dottrina aristotelica si diffuse nei tempi seguenti: una di esse fu presa principalmente dalle opere di Aristotele che si riferivano alla conoscenza della natura; Alessandro Magno le diffuse in Asia e in Africa, da dove, a partire dall’XI secolo, ritornarono in Europa soprattutto al seguito delle Crociate, e formarono poi la base dell’alchimia medievale. La seconda via la presero anzitutto le opere logiche di Aristotele, il cui discepolo Teofrasto le diffuse in Europa centrale e meridionale, dove ebbero un ruolo decisivo nel sorgere della scolastica. Tuttavia se prendiamo due dei suoi principali rappresentanti, Tomaso d’Aquino e Alberto Magno, vediamo che questi raggiunsero già nel XIII secolo, in notevole misura la riunificazione delle due correnti, poiché si occuparono entrambi, non solo degli scritti logici, bensì anche di quelli di filosofia della natura, fin dove questi erano loro accessibili a quel tempo, vale a dire che si dedicarono in pratica non solo all’attività pensatoria, ma anche all’alchimia. (Vedi Zeylmans van Emmichoven «La fondazione della Società Antroposofica» EAM 1982 cap. «Dalla pietra filosofale alla pietra dell’amore», pag. 28).

111 – O.O. 233, 29/12/1923, EAM 1982 pag. 101.

112 – In questo senso le parole seguenti di Rudolf Steiner accennano in maniera particolarmente profonda all’essenza del nuovo cristianesimo micheliano:

▸ «Ecco perchè dal punto di vista della scienza dello spirito viene sempre messo in evidenza l’impulso del Cristo: esso si trova infatti nella linea del pensare che dà forma.» (O.O.187,1/1/1919, EAM 1988 pag. 159).

113 – O.O. 240,19/7/1924.

114 – Vedi nota 136 del III cap.

115 – Perciò – e questo dovrebbe esser compreso dagli antroposofi – il ciclo che fu tenuto da Rudolf Steiner durante il Convegno di Natale, nel quale egli parlò di questo segreto par tutta la Società Antroposofica, venne intitolato: «La storia alla luce dell’antroposofia, e come base per la conoscenza dello spirito dell’uomo».

115a – In questo tema è pure importante il fatto che Rudolf Steiner, proprio nel ciclo di conferenze tenute a Colonia, «La Bhagavad Gita e le lettere di Paolo» (O.O. 142, EAM 1977), parla con particolare insistenza del compito spirituale di Tomaso d’Aquino, di provvedere alla riunione armonica del cristianesimo con l’aristotelismo; o in altri termini, alla riunione dell’impulso-Cristo con quell’estratto della antica sapienza dei misteri che è contenuto nella filosofia di Aristotele (vedi la conferenza del 28/12/1912, O.O.142).

116 – O.O. 233, 31/12/1923, EAM 1982 pag. 130.

117 – O.O. 233a, 22/4/1924, EAM 1984 pag. 155.

118 – Dal carattere dell’intera conferenza del 13/1/1924, si può avere la sensazione che questo «spirito superiore» fosse l’arcangelo Michele stesso.

119 – O.O. 233a, 13/1/1924, EAM 1984 pag. 95.

119a – O.O. 233a, 13/1/1924, EAM 1984 pagg. 86 e 89/90. – Qui va osservato che tutto quanto viene iscritto nella luce astrale con l’aiuto dell’etere di calore, più tardi, come già detto, ritorna indietro dalla sfera che sta al di là dello zodiaco. Questa sfera è però nello stesso tempo la sfera macrocosmica dell’Io, dalla quale il Cristo discese una volta sulla Terra. (Vedi pag. 161).

120 – Qui ci si deve rammentare che proprio le forme del primo Goetheanum, secondo le parole di Rudolf Steiner (vedi nota 145 del III cap.) dovevano render possibile negli uomini che le contemplavano, lo sviluppo di una verace esperienza e una penetrazione essenziale del karma, e si comprende che, per merito del risorto spirito del Goetheanum, ritornato dalle lontananze del cosmo, furono possibili specialmente quelle indagini karmiche che Rudolf Steiner condusse dopo il Convegno di Natale. Ma il fatto che, secondo le parole di Rudolf Steiner, questa indagine karmica era collegata alla scoperta di profondi segreti della sfera di Michele, concorda pienamente con la partecipazione, da noi già scorta, di Michele stesso al destino cosmico del primo Goetheanum dopo l’incendio.

121 – O.O. 233a, 13/1/1924, EAM 1984 pag. 91.

122 e 123 – O.O. 233a, 22/4/1924, EAM 1984 pagg. 155 e 156.

124 – Discorso di Rudolf Steiner alla posa della pietra fondamentale del primo Goetheanum (O.O. 42/245).

125 – O.O. 260, parole conclusive di Rudolf Steiner.