Necessità naturale e libertà

O.O. 194 – La Missione di Michele – 29.11.1919


 

Consideriamo il periodo che va dal quarto secolo al sedicesimo dopo Cristo …

 

In questo periodo ci si è applicati con gran cura a comprendere i segreti del Golgota mediante le rappresentazioni umane e i concetti umani che erano stati trasmessi dalla Grecia. Allora però iniziò una forma mutata di evoluzione che in realtà si inserisce già prima, verso la metà del secolo quindicesimo, ma che diviene evidente, visibile solo nel secolo sedicesimo.

 

Allora il pensiero orientato scientificamente

comincia ad afferrare l’umanità colta, per diffondersi sempre di più.

Tra le molte caratteristiche che si possono attribuire al pensiero orientato scientificamente,

vogliamo metterne a fuoco una ben determinata

• e cioè che quanto più ci si atteggia a pensatore moderno nel senso attuale,

tanto meno si riesce a conciliare la necessità naturale e la libertà umana.

 

Il pensiero naturalistico moderno si è sempre più sforzato di considerare l’uomo come un membro della natura,

concepita come una corrente di cause ed effetti saldamente condizionati gli uni dalle altre.

 

Vi sono certo anche oggi molti uomini convinti che la libertà, l’esperienza della libertà è un fatto acquisito per la coscienza umana, ma ciò non impedisce che quando ci si trovi ben inseriti nella speciale configurazione del pensiero naturalistico, non si riesca a risolvere la questione.

• Se dell’entità dell’uomo si pensa come detta la scienza, non si può giustificare la nozione della libertà umana.

 

Molti se la cavano alla svelta a proposito di libertà umana e di senso di responsabilità. Conoscevo un professore di diritto penale che iniziava il suo corso ogni volta dicendo:

• « Signori miei, devo farvi lezione sul diritto penale, e lo faccio ammettendo come assioma che esistano la libertà e le responsabilità umane, perché, se non ci fossero, non sarebbe possibile alcun diritto penale. Ma esiste un diritto penale, ed è quello sul quale devo farvi lezione, quindi ci sono anche responsabilità e libertà ».

 

L’argomentazione è molto semplicistica, ma indicativa delle difficoltà che oggi si incontrano dovendo chiedersi:

come si contemperano necessità naturale e libertà?

Ciò significa in altre parole che negli ultimi secoli

l’uomo si è trovato costretto sempre di più a pensare a una certa onnipotenza della necessità naturale:

anche se non lo si dice con queste parole, si pensa all’onnipotenza della necessità naturale.

 

Che cos’è l’onnipotenza della necessità naturale?

Ci capiremo meglio rammentando un fatto che ho avuto già spesso occasione di citare:

i pensatori di oggi credono di agire, e tanto più di pensare senza pregiudizi,

quando indagano secondo criteri scientifici, se sostengono che l’uomo consiste di corpo e di anima.

 

La gente, e persino il preteso grande filosofo (grande almeno secondo il suo editore) Wilhelm Wundt, pretende di pensare imparzialmente distinguendo nell’uomo un corpo e un’anima, sempre che ancora si attribuisca valore all’anima.

• Solo timidamente si osa provare la verità che l’uomo consista di corpo, anima e spirito.

 

I filosofi che oggi credono di distinguere nell’uomo, pensando senza pregiudizi, un corpo e un’anima, non sanno che tale loro pensiero è solo il risultato di un processo storico che trae origine dall’VIII Concilio ecumenico di Costantinopoli.

In esso la chiesa cattolica abolì lo spirito, e fu elevato a dogma che d’allora in poi il cristiano credente dovesse considerare l’uomo consistente di corpo e anima, attribuendo all’anima anche alcune qualità spirituali. Questo fu il comandamento della Chiesa e questo insegnano ancora oggi i filosofi, senza sapere di seguire un comandamento della Chiesa, credendo invece di esercitare una scienza libera da pregiudizi. Tale è la situazione in cui si trova quella che si chiama « scienza senza pregiudizi ».

 

Analogamente stanno le cose per la necessità naturale:

l’intera evoluzione dal quarto al sedicesimo secolo espresse un concetto di Dio sempre più cristallizzato.

 

Se si indagano le finezze dell’evoluzione spirituale di questi secoli, si constata che sempre maggiormente si afferma nel pensiero umano un concetto di Dio ben determinato e culminante nel detto: Dio onnipotente.

 

• Solo pochissimi sanno che per gli uomini vissuti prima del secolo quarto dopo Cristo

non avrebbe avuto alcun senso parlare di Dio onnipotente.

Non parliamo del catechismo, dove ovviamente sta scritto:

Dio è onnipotente, onnisciente, infinitamente buono, e così via.

Tutte queste cose non hanno a che fare con la realtà.

 

Prima del secolo quarto nessuno che fosse addentro e avesse familiarità con queste cose, avrebbe pensato che l’onnipotenza fosse una qualità fondamentale dell’essere divino, perché allora vigeva ancora l’effetto del concetto greco: se allora si fosse, pensato all’entità divina, non si sarebbe detto come prima cosa: (scrivendo alla lavagna) Dio onnipotente, bensì: Dio onnisciente.

 

Era la saggezza che si sarebbe attribuita a Dio come qualità fondamentale,

mentre il concetto di onnipotenza è gradualmente penetrato nell’idea dell’ente divino

solo a partire dal secolo quarto.

 

Tale processo si svolge ulteriormente: si lascia cadere il concetto personalistico

e quel predicato vien trasferito al mero ordinamento naturale, rappresentato in forma sempre più meccanica.

 

Il concetto moderno di necessità naturale, l’onnipotenza della natura

non è che il risultato dell’evoluzione del concetto di Dio (scrivendo alla lavagna) dal quarto al sedicesimo secolo.

Furono solo scartate le qualità personali

e venne accolto nella struttura del pensiero naturalistico ciò che fino allora era stato preso come concetto di Dio.

I veri scienziati di oggi si difenderebbero energicamente da tale accusa.

 

• Proprio come molti filosofi credono di pensare senza pregiudizi sull’uomo, attribuendogli solo corpo e anima, mentre non fanno in verità che seguire l’VIII Concilio ecumenico di Costantinopoli dell’868, proprio come questi filosofi dipendono solo da una corrente storica,

• così tutti quegli scienziati, gli haeckeliani, i darwinisti, persino i fisici, con il loro ordinamento naturale, non fanno che dipendere dall’indirizzo teologico sviluppatosi nell’epoca da Agostino fino a Calvino.

 

Questi fatti vanno esaminati a fondo, poiché è caratteristico di ogni corrente evolutiva

di comprendere in sé, oltre a una certa evoluzione, anche una involuzione o una recessione.

 

Così, mentre si sviluppa il concetto di « Dio onnipotente », era presente nelle sfere inconscie della vita animica umana la sottocorrente che divenne poi la corrente superficiale determinante: quella della necessità naturale (nel disegno, la linea rossa). Dal secolo sedicesimo in avanti vi è una nuova sottocorrente, che si prepara a venire in superficie, proprio nel nostro tempo (nel disegno, la linea blu).

 

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Dobbiamo indicare come caratteristica dell’epoca di Michele

che quanto si è preparato in forma di sottocorrente della necessità naturale, deve d’ora in poi affiorare in superficie.