Attività del corpo eterico

O.O. 312 – Scienza dello spirito e medicina – 02.04.1920


 

Sommario: Attività del corpo eterico. Formazione di tumori e infiammazioni, conseguenza di irregolari attività del corpo eterico. Polarità fra processo di formazione tumorale e processo infiammatorio. Viscum. Carbo vegetabilis. Quadri morbosi psichiatrici, conseguenza di processi organoformativi irregolari. Effetti di caffè e tè. Il consumo di zucchero.

 

È molto probabile che la scienza medica orientata in senso prevalentemente materialistico si avvicini a quella fondata piuttosto sopra una concezione scientifico-spirituale, cominciando da tre serie di fatti che ci apprestiamo ora a trattare: anzitutto lo studio di quanto concerne i tumori e la loro eventuale terapia; poi lo sforzo per conseguire ima concezione veramente razionale delle cosiddette malattie mentali, e infine le conoscenze terapeutiche necessarie per l’uso di medicamenti per via esterna, sotto forma di pomate, frizioni e simili. Non si può sperare di risolvere con le consuete indagini fisiche i problemi connessi con la formazione dei tumori, fino a quella del carcinoma vero e proprio, senza che certe conoscenze tratte dalla scienza dello spirito indichino almeno la direzione, l’orientamento. La psichiatria si muove oggi in condizioni tristi, soprattutto perché da essa è tanto difficile trovare un ponte (mentre in natura ve ne sono dappertutto) verso gli altri campi della patologia e della terapia.

 

Ritengo quindi che sarà in quei due campi che d si adatterà più facilmente a prendere in considerazione il pensiero scientifico-spirituale. Si dovrà in particolare tener conto di tutto quello che la scienza dello spirito può dire in proposito; basta del resto scorrere le opere da me pubblicate e vi si troveranno molte nozioni utilizzabili per chiarire quei due ordini di problemi. Bisognerà soprattutto tener conto dell’attività complessiva del corpo eterico nell’organismo umano.

 

Non si dovrebbe proprio affermare che si debba assolutamente essere chiaroveggenti per parlare dell’attività del corpo eterico nell’organismo umano. Molti, processi, semplicemente opposti a quelli del corpo eterico, sono infatti in grado di mostrarci che questo è inattivo, o per lo meno funziona male. Per giungere a una concezione valida in questo settore sarà necessario prendere in seria considerazione, da un lato ciò che è connesso con i processi infiammatori e che sulla loro base si sviluppa, e dall’altro lato quel che concerne le formazioni tumorali e che, partendo da esse, distrugge l’organismo umano. Nella lotta contro i tumori si aspira giustamente, si ha il giustificato ideale di poter un giorno rinunciare all’intervento del chirurgo; si tratta di un’aspirazione oggi non ancora realizzabile, a causa delle condizioni igienico-sociali che dovranno esse pure venire trasformate, parallelamente agli altri progressi. Il problema è quello di trovare come sostituire il bisturi del chirurgo, con i suoi successi e i suoi insuccessi. Senza dubbio, molti che oggi sono favorevoli all’intervento chirurgico semplicemente per mancanza di altre sufficienti conoscenze, si convertiranno all’atteggiamento opposto quando saranno state presentate nuove informazioni in questo campo.

 

Non occorre certo che io esponga qui ora tutta l’essenza dei processi infiammatori, anche nei loro aspetti particolari nei diversi organi. Posso certo affermare che si tratta di fatti ben noti. Non si conosce però il processo unitario che aleggia per così dire al di sopra di tutti i diversi processi infiammatori. Tale processo unitario può essere caratterizzato dicendo che in ogni caso di vera infiammazione (sia essa molto circoscritta, sia invece molto estesa), che può condurre poi alla formazione di lesioni ulcerose, l’indagine scientifico-spirituale riscontra che il corpo eterico umano è attivo nella sua totalità: si può sempre contare sulla certezza di poter intervenire in qualche modo per ricondurre il corpo eterico alla distribuzione normale della sua attività che si era affievolita in una sola direzione. Si può contare sul ripristino dell’azione normale dell’intero corpo eterico. In quei casi l’attività del corpo eterico risulta soltanto indirizzata verso direzioni particolari, mentre il corpo eterico sano deve estendere la propria attività in tutte quante le direzioni dell’organismo. Si può anche affermare che è possibile trovare certe reazioni (ne riparleremo più avanti) capaci di stimolare il corpo eterico, divenuto inefficiente nei confronti di un dato sistema organico, indirizzando in quella direzione la sua piena attività; ciò è però possibile solo se il corpo eterico è sano nel suo complesso.

 

Diversa è la situazione in tutti i casi di formazioni tumorali. Qui certi processi del corpo fisico si comportano direttamente come nemici del corpo eterico, certi processi del corpo fisico si ribellano semplicemente contro l’attività del corpo eterico, per cui quest’ultimo cessa addirittura di essere attivo nelle zone in questione del corpo fisico.

 

Il corpo eterico possiede però una grandissima facoltà di rigenerazione: con i mezzi dell’indagine scientifico-spirituale si può sempre osservare che è possibile dominare la situazione, purché si riesca ad allontanare l’ostacolo, eliminando il nemico che si oppone all’attività del corpo eterico in una determinata regione. Possiamo dunque dire: nei tumori si tratterà di provocare con un’attività naturale l’eliminazione delle attività fisiche contrastanti il corpo eterico, sì che quest’ultimo possa tornare ad esplicare la sua attività nella zona in cui ne era impedito.

 

Un tale intervento assumerà grande importanza nel trattamento del carcinoma. Purché lo si osservi correttamente, il carcinoma mostra senz’altro, malgrado le sue svariate forme, di rappresentare una rivoluzione di certe forze fisiche contro le forze del corpo eterico. Il fatto che in certe formazioni carcinomatose interne si constatino zone di sostanza dura (che sono presenti come tendenza, pur rimanendo meno evidenti, anche nei carcinomi situati più in superficie), mostra come la formazione fisica prenda il sopravvento sulla corrispondente formazione eterica in quella data sede. Studiando in modo giusto questi due gruppi di fenomeni, si giunge per così dire a toccar con mano che i processi infiammatori e ulcerosi rappresentano esattamente il polo opposto delle formazioni tumorali. I due tipi di patologia rappresentano realmente dei contrasti polari. Quando dico che queste cose si possono toccar con mano, vi prego di ricordare le esperienze che si possono fare con un carcinoma che si sviluppa in superficie: molto spesso capita di confonderne le lesioni con pseudo-ulcerazioni, almeno sotto certi aspetti. Si dovranno pertanto indirizzare gli studi a chiarire sempre meglio quella polarità.

 

Ora la conoscenza di questi fatti è disturbata spesso da certe denominazioni non proprio antiche, ma piuttosto medievali, riferibili a un passato niente affatto remoto. Non è infatti del tutto giusto chiamare « neoformazioni » i tumori in genere; essi lo sono tutt’al più nei senso banale che prima che si formassero non c’erano! Non lo sono invece nel senso che essi nascano sul terreno dell’organismo stesso, delimitato dalla pelle. Per il fatto che il corpo fisico, in un certo processo, si pone talmente in opposizione al corpo eterico, la corporeità esterna si subordina in certo modo anche al mondo esterno, alla natura nemica dell’uomo, e la formazione tumorale apre un ampio accesso ai più disparati influssi esterni.

 

Si dovrà quindi studiare anche la controimmagine di tutti questi fatti: e per cominciare qui vi addito nella natura extraumana lo studio dello sviluppo del vischio. È necessario rivolgere la nostra attenzione al modo in cui le diverse specie di vischio si sviluppano su altre piante, ma non è neppure questo ciò che più importa. Per la botanica l’essenziale è certo la natura parassitaria del vischio. Per lo studio del rapporto fra la natura extraumana e quella umana è ancora più importante notare che, per il fatto di crescere su altre piante, su alberi, il vischio è costretto a compiere la propria vegetazione con un ritmo annuale diverso. Esso ad esempio ha già conchiuso, la sua fioritura prima che gli alberi su cui alligna si rivestano di foglie in primavera; il vischio è dunque una specie di pianta invernale e assume certi atteggiamenti vorrei dire aristocratici: esso non si espone in pieno alla massima intensità estiva dei raggi solari, in quanto si protegge col fogliame degli alberi. In base ai processi da noi menzionati l’altro ieri, dobbiamo sempre considerare il Sole soltanto come il rappresentante dell’azione della luce; questo potrebbe costituire l’oggetto di considerazioni di fisica e non può essere trattato qui per esteso. Certo, non è possibile evitare del tutto l’uso di certi termini, entrati nel nostro linguaggio per effetto di una concezione non del tutto giusta della natura. Comunque, l’essenziale di quanto riguarda il vischio è il modo in cui esso cresce e si sviluppa per il fatto di essere il parassita di altre piante; per questo appunto esso si appropria di certe forze particolari. Tali forze possono essere caratterizzate nel modo seguente; grazie ad esse il vischio non vuole tutto ciò che invece vogliono le forze organizzati ve normali che si sviluppano in linea retta verticale, mentre invece vuole ciò che le forze di questo tipo non vogliono. Il problema si chiarirà affrontandolo in questo modo: disegnando nel modo più schematico (v. il disegno seguente), possiamo segnare un punto del corpo fisico umano, le cui forze si ribellano all’attività complessiva delle forze eteriche; queste ultime, trattenute e respinte, si ingorgano: di conseguenza ha origine ciò che sembra una neoformazione, e in tale situazione è proprio il vischio a sapersi contrapporre a quella insaccatura. Il vischio riattira in quella sede le forze che vorrebbero evitarla.

 

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Tale attività può essere dimostrata con un esperimento, ove se ne presenti l’occasione. Si potrà constatare chiaramente quella tendenza del vischio ad opporsi alla direzione dell’organizzazione umana, osservando come il vischio agisca sul secondamento. Esso infatti trattiene nell’organismo umano la placenta, si contrappone cioè à quel che vuole l’orientamento verticale dell’organizzazione. Questa azione di ritenzione della placenta, cioè di opposizione all’organizzazione normale, rappresenta una delle caratteristiche essenziali del vischio. Tale sua attività risulta naturalmente assai meno evidente quando si tratti di processi più fini, meno grossolani, ma che si fondano sullo stesso principio per cui avviene la ritenzione di placenta. La medesima attività che il vischio manifesta in opposizione all’organizzazione orientata verticalmente, in maniera tanto appariscente, si ritrova nei quadri che possiamo ricavare della sua attività in generale. Una volta constatato che il vischio si oppone alle tendenze del corpo eterico, quando quest’ultimo per esempio non vuole afferrare nella misura giusta il corpo fisico, si può far agire il vischio e si vedrà il corpo eterico impadronirsi del fisico in misura eccessiva, con insorgenza di accessi convulsivi. In altri casi, proprio con l’uso del vischio si può provocare la sensazione di star continuamente per cadere. Sono fenomeni che si ricollegano anche al fatto che il vischio favorisce essenzialmente le polluzioni.

 

Si può dunque vedere in molti modi (e anche, come si è detto, con la provocazione di attacchi epilettiformi) che il vischio ha in sé la tendenza ad agire in contrapposizione all’organismo umano. Ciò non è connesso tanto col suo carattere di parassita, quanto col fatto che il vischio riesce per così dire a ottenere per sé un trattamento di favore dalla natura intera! Per esempio, il vischio si è messo in mente di non seguire il ciclo normale delle stagioni: non fiorisce in primavera e poi mette i frutti, ma fiorisce e fruttifica per conto suo in pieno inverno. Così facendo, esso conserva le forze capaci di contrapporsi all’andamento usuale degli eventi. Se non suonasse troppo scandaloso, si potrebbe dire, osservando le formazioni del vischio e le leggi della natura, che nel caso del vischio la natura è impazzita e fa ogni cosa fuori tempo! Sono però proprio queste le qualità di cui ci si dovrà servire quando è il corpo fisico umano ad essere impazzito, cosa questa che si verifica per esempio proprio nella formazione del carcinoma. Dovremo dunque sviluppare una comprensione proprio per questo tipo di connessioni.

 

Il vischio è dunque certamente il medicamento che, dinamizzato in modo opportuno, dovrà un giorno sostituire il bisturi del chirurgo per quanto riguarda le malattie tumorali.

Bisognerà soltanto trovare il modo di usare giustamente soprattutto i frutti del vischio, senza però trascurare altre forze del vischio stesso, per ottenerne un vero farmaco.

 

Uno degli aspetti anomali riguardanti il vischio è anche il fatto che la sua fecondazione è condizionata dall’intervento del volo degli uccelli: il vischio non potrebbe propagarsi, se gli uccelli non trasportassero di continuo le sostanze fecondanti da un albero all’altro. Per di più (ed è un altro aspetto curioso) le sostanze fecondanti debbono prima passare attraverso l’organismo degli uccelli: vengono introdotte e poi escrete, per potersi poi sviluppare sopra un altro albero. Tutte queste cose sono atte a farci guardare a fondo nel processo formativo del vischio, purché lo si osservi in maniera adeguata. In base a tali considerazioni, si tratterà di ricavare la sostanza collosa del vischio, di mescolarla con una sostanza diluente e di ricavarne a poco a poco un’elevata dinamizzazione.

 

Si dovrà poi cercare di riconoscere certe affinità specifiche per i diversi organi (tornerò a parlarne più avanti), a seconda della specie di pianta sulla quale il vischio alligna. Un altro fattore importante consisterà nell’associare alla sostanza collosa del vischio certe sostanze di natura metallica, con le quali essa coopererà; tali sostanze metalliche potranno naturalmente venir ricavate anche dal contenuto metallico di altre piante. Come esempio, dirò che il vischio parassita del melo, mescolato con sali d’argento, potrà senz’altro fornire un farmaco altamente attivo per tutti i carcinomi del basso ventre.

 

Si comprenderà certo che io parli di queste cose con cautela, perché se da un lato la tendenza che in esse si esprime è assolutamente valida e fondata su solide basi di ricerca scientifico-spirituale, d’altra parte nell’istante in cui comincia il processo terapeutico ha inizio anche la totale dipendenza dalle modalità di preparazione della sostanza del vischio, poiché in fondo non esistono le conoscenze necessarie per attuare quel processo nel giusto modo. Qui la scienza dello spirito potrebbe operare in modo favorevole, solo collaborando strettamente e continuativamente con l’ambito clinico, collaborazione tanto utile alla medicina in generale. Ma i rapporti fra la scienza dello spirito e la medicina sono oggi tanto difficili, appunto perché la struttura sociale odierna non consente lo svolgimento parallelo delle due attività: l’osservazione clinica e l’indagine scientifico-spirituale. Proprio tale constatazione può però insegnarci che solo la congiunzione di quelle due attività condurrà a risultati fecondi. Si tratta dunque di raccogliere effettive esperienze nel campo in questione, poiché mai si potranno affermare idee come quelle che ho esposte, se non si consentirà al mondo esterno di disporre almeno di qualche verifica documentata, come relazioni cliniche o simili. Se ne ha bisogno, più per una necessità esteriore che per ragioni intrinseche.

 

Si riuscirà anche a dimostrare che l’azione del vischio si fonda veramente sui fatti che ho esposti: basterà procedere in modo sistematico. Ricordiamo: in base alle considerazioni fatte giorni fa, i tronchi degli alberi hanno il significato di escrescenze della sostanza terrestre stessa: sono delle specie di collinette che contengono, certo, l’elemento vegetale e sulle quali crescono poi le altre parti dell’albero (foglie, ecc.). Quando poi vi alligna anche il vischio, le radici di quest’ultimo procedono verso la terra, in quanto la pianta parassita se la prende comoda in cima all’albero. È quindi prevedibile che si possa fare un’esperienza simile con piante che col vischio abbiano in comune l’atteggiamento follemente aristocratico, ma non la qualità vagamente « bohèmienne » del parassitismo! E infatti, se ci si metterà a studiare nelle piante invernali le loro tendenze contrarie alla tendenza normale dell’organismo umano (anche alla normale tendenza ad ammalarsi), ci si potrà attendere die tali piante, stimando conveniente di fiorire in inverno, possano produrre effetti simili a quelli del vischio. Si estenderà allora la serie degli esperimenti alla rosa di Natale (Helleborus niger) e si potrà constatare che gli effetti sono in realtà molto simili. Bisognerà però tener conto del contrasto che ho già caratterizzato (almeno in via preliminare) fra l’elemento maschile e quello femminile. Con l’elleboro non si potranno conseguire risultati evidenti nelle donne, mentre gli effetti saranno tangibili nei maschi, in nasi di tumori della sfera genitale, valendosi di alte potenze, come ho indicato per il vischio.

 

Nel compiere studi di questo genere bisognerà veramente prestare molta attenzione a che una pianta fiorisca in inverno, piuttosto che in estate, e che ricavi la sua efficacia dal fatto di comportarsi come il vischio o se invece tende più del vischio verso la terra. Il vischio non gradisce di accostarsi direttamente alla terra, a differenza dell’elleboro nero, il quale è perciò più affine al sistema di forze maschili; ho infatti spiegato un paio di giorni fa che quest’ultimo sistema è piuttosto affine alla sfera terrestre, mentre il sistema di forze femminili è più affine alla sfera extraterrestre. Tali fattori vanno appunto tenuti nella dovuta considerazione. Si tratterà in particolare di acquistare una certa conoscenza dei processi della natura: ecco perché ne ho caratterizzati alcuni, poco fa, in un modo alquanto speciale, valendomi per le forze attive nella natura di certi attributi (come quelli di aristocratico, di bohémien, di follìa), concetti che, per quanto estranei, nondimeno possono risultare adeguati a caratterizzare i comportamenti di certe piante.

 

Una volta acquistate tali rappresentazioni, si rileverà anche la caratteristica differenza fra l’attività di un farmaco somministrato per via esterna e quella per via interna. Prima di poter prendere in considerazione nel giusto modo questa differenza, bisognerà però acquisire ancora qualche altra cognizione. Ad esempio, per certe malattie che compaiono adesso, malattie in certo senso nuove, bisognerà studiare in un modo particolare il procedimento terapeutico: per esempio converrà esporre semplicemente, per un tempo piuttosto lungo, il Carbo vegetabilis al metano, lasciandolo immerso in questo, e procedere alla triturazione solo dopo che il carbone si sarà ben bene impregnato di metano. In tal modo si disporrà di un rimedio attivo per via esterna in forma di pomata o simili, soprattutto se si effettua la triturazione con sostanze che ne possono favorire l’azione ulteriore. Si tratta semplicemente di elaborare il metodo tecnico adeguato, cosa senz’altro possibile. Se ad esempio la triturazione verrà effettuata con talco, si potrà ottenere un rimedio attivo per via esterna, sotto forma di pomata o simili.

 

Dovremo però acquistare una vera conoscenza dell’essenza di un tale processo; e non lo si comprenderà a fondo senza un radicale risanamento del modo di pensare in psichiatria. Per l’indagatore dello spirito (potete credermi! ) già il termine « malattia dello spirito » suona quanto mai irritante, È infatti assurdo parlare di « malattia dello spirito », in quanto lo spiritò è sempre sano e in fondo non può nemmeno ammalarsi. Parlare di « malattie dello spirito » è insensato; in tutti i casi, lo spirito viene disturbato nella sua capacità di estrinsecarsi da parte dell’organismo fisico: non si tratta mai di una vera malattia della vita psichica o spirituale stessa. I disturbi che si manifestano hanno sempre solo valore di sintomi.

 

A questo punto occorre però imparare a conoscere il significato dei singoli sintomi concreti. Ammettiamo dunque di trovarci di fronte, prima alla predisposizione e poi all’evoluzione di quella che si potrebbe chiamare una manìa religiosa, o qualcosa di simile: i termini usuali sono sempre molto approssimativi e confusi, ma bisogna pur servirsene. I fenomeni che si presentano sono naturalmente soltanto dei sintomi; tuttavia, di fronte a sintomi del genere si dovrà pur cercare di formarsi un quadro dell’intero sviluppo. Quando si sarà riusciti a farsi un tale quadro, bisognerà osservare con attenzione il soggetto, ricercando eventuali abnormità nel processo di formazione dei polmoni: non nella funzione respiratoria, bensì nel processo formativo dei polmoni stessi, nel loro ricambio. Infatti, neppure il termine « malattia cerebrale » è del tutto giusto. Se è del tutto errato il parlare di « malattie dello spirito », l’espressione « malattia del cervello » è sbagliata per metà, in quanto le alterazioni che si sviluppano nel cervello sono in fondo sempre fenomeni secondari. Il fattore primario, in quelle malattie, non si trova mai nella parte superiore dell’uomo, bensì in ciò che si svolge nell’uomo inferiore. Il fatto primario sta sempre negli organi, nei quattro sistemi organici del fegato, o dei reni, o del cuore o dei polmoni. Nei pazienti che tendono alle forme di delirio in cui si estingue l’interesse per la vita esteriore, e in cui predomina il rimuginare interiore e si manifestano idee deliranti, la cosa più importante è farsi un’idea della natura del processo di formazione del polmone. Questo è proprio straordinariamente importante.

 

Altrettanto importante è un’accurata indagine sull’efficienza del sistema epatico nelle persone che presentano un comportamento di particolare testardaggine, di ostinazione, di prepotenza: sono, questi, indizi di una rigidezza del sistema concettuale, di caparbietà nel non volerlo modificare. Nelle persone con tali caratteristiche è sempre il chimismo interno ad essere disturbato; perfino ciò che si è soliti definire come « rammollimento cerebrale » ha il significato di un fenomeno secondario. Proprio nelle cosiddette malattie mentali il fattore primario si trova nei sistemi organici, anche se talora è piuttosto difficile da rilevare. Siccome si trova nei sistemi organici, è talora sconsolante il constatare come proprio il trattamento spirituale risulti particolarmente inefficace in queste condizioni, mentre al contrario esso può riuscire utile in certi casi di vere malattie organiche. Bisognerà proprio abituarsi a trattare con farmaci le malattie mentali; questo è l’essenziale ed è questo il secondo campo in cui la corrente medica esteriore dovrà lasciarsi indicare la via per avvicinarsi alla scienza dello spirito.

 

In questo campo lo psicologo veramente esperto sarà in fondo il miglior osservatore. Infatti moltissime risorse si troveranno nella vita psichica, con la sua grande varietà, e con le possibilità che essa offre, di agire talora solo per accenni: occorre però conquistarsi a poco a poco un’adeguata capacità di osservazione. Posso spiegarmi con un esempio, per la semplice ragione che l’uomo non è un essere semplice, per quanto concerne le sue capacità, intese anche come effetti dell’organizzazione corporea, la quale dopo tutto è lo strumento per l’organizzazione spirituale. Per quanto possa sembrare strano, è realmente possibile che qualcuno sia dotato di qualità per qui si è costretti a considerarlo un debole mentale; eppure quel tale produce frutti che si possono considerare brillanti e geniali. Ciò è possibile perché una persona di intelligenza debole proprio per questa sua qualità può essere facilmente suggestionabile, può cioè rispecchiare in sé i misteriosi influssi del suo ambiente. In questo campo si possono fare le più interessanti osservazioni di patologia culturale. Naturalmente non occorre far nomi, relativi ai risultati di siffatte indagini, e se non vengono fatti nomi, anche la fiducia in tali affermazioni può risultare scossa, ma comunque nomi non se ne possono fare! Soprattutto nell’ambito del giornalismo esiste la caratteristica che in fondo certe teste deboli possono diventare buoni giornalisti, proprio perché la loro debolezza mentale consente loro di non esprimere la loro opinione personale, bensì l’opinione del loro tempo. L’opinione del tempo si rispecchia in loro, sì che talora gli scritti di giornalisti di scarsa intelligenza sono molto più interessanti degli scritti di giornalisti dall’intelligenza vivace e originale. Si apprende molto meglio quel che pensa l’umanità dagli scritti di giornalisti poco intelligenti, che non da quello di giornalisti di forte intelligenza, sempre desiderosi di formarsi una propria opinione personale. Certo, è un caso estremo che però nella vita si verifica sempre di nuovo: avviene quello che si può definire un vero mascheramento della condizione clinica. Uno stato di debolezza mentale non viene riconosciuto, perché ciò che si manifesta può risultare a tutta prima uno scritto addirittura geniale. Ora nella vita di tutti i giorni questo non importa poi molto, perché dopo tutto non fa alcun male che i nostri giornali siano scritti da persone di scarsa intelligenza, purché pubblichino solo cose buone, non è vero? Ma proprio nei casi estremi, quando la cosa supera il limite critico e si entra nel terreno della patologia, occorre acquistarsi una visione assai libera da preconcetti che consenta di cogliere appunto l’aspetto psico-patologico di certe persone. Non si potrà più giudicare, allora, fondandosi sui modi in cui è stata mascherata l’attività psichica, bensì in base a sintomi più profondi. Si dovrà dunque sempre tener presente che in nessun altro campo è tanto facile cadere in errore, quanto nell’osservazione della condizione psichica: infatti ciò che più importa non è per esempio che qualcuno esprima dei pensieri intelligenti, ma che abbia o meno la tendenza a ripeterli più spesso del necessario. Quel che più conta è il modo in cui un tale esprime i suoi pensieri; molto più importante del fatto che i pensieri siano acuti oppure sciocchi è la tendenza a ripeterli molte volte, oppure quella ad omettere certi pensieri, sì che vengano meno le connessioni logiche. Un tale può essere perfettamente sano eppure stupido, stupido nei limiti fisiologici, non patologici. Un’altra persona potrà esprimere pensieri intelligenti, ma essere predisposta a una cosiddetta malattia mentale, o anche ammalarne effettivamente, ciò che potrà rivelarsi (più che con altri segni) nel fatto che egli Soffra di omissioni di pensieri o di inutili ripetizioni di pensieri. Chi va soggetto a ripetersi spesso, porta; sempre in sé una disposizione connessa con un irregolare processo formativo del polmone. Chi invece soffre di omissioni di pensieri porta sempre in sé certe connessioni con un processo epatico irregolarmente funzionante. Vi sono poi anche le altre alterazioni psichiche, per così dire intermedie, collegate con la funzionalità degli altri organi interni.

 

Anche questo genere di problemi si può per così dire studiare osservando la vita. Si può per esempio osservare (e ne ho parlato talora anche in pubblico) che certe sostanze vengono usate come alimenti o come generi voluttuari (e non come farmaci, almeno nel senso ordinario): così il caffè che esercita un effetto evidente e marcato su certi aspetti sintomatici della vita psichica. In fondo, non si dovrebbe tendere a conseguire quegli effetti, perché essi non fanno che impigrire l’anima, se ci si affida ad essi; tuttavia, la loro esistenza è innegabile. Con l’uso del caffè si può sostituire la propria insufficiente facoltà logica: l’uso del caffè può cioè effettivamente disporre l’organismo a fornire maggiori forze per l’attività logica di quante se ne abbiano senza l’uso del caffè. Perciò i giornalisti dotati della mentalità corrente dovrebbero bere molto caffè, per faticare meno a collegare logicamente i loro pensieri. Questo vale per uno degli aspetti. D’altra parte, l’uso del tè ci impedisce di collegare pedantescamente un pensiero con l’altro, cioè di riuscire sempre noiosi, esponendo (nel/ caso estremo) a chi ci ascolta tutto il nostro processo logico, con precisione, ma non certo in modo brillante. L’uso del tè si sarebbe dovuto consigliare a certe professioni, ora un po’ in decadenza, per apparire ricchi di spirito senza però esserlo interiormente, per apparire tali solo per effetto di un genere voluttuario. Come il caffè è ima buona bevanda per giornalisti, così il tè è una efficacissima bevanda per diplomatici, una bevanda che favorisce notevolmente l’abitudine di esporre pensieri disordinati, gettati lì, ma che possono far sembrare ricco d’ingegno chi li enuncia.

 

È importante imparare a conoscere e ad apprezzare tali cose, perché con un atteggiamento morale adeguato si potrà comprendere che quelle facoltà andrebbero favorite con mezzi diversi da quelli dietetici. Tuttavia queste correlazioni sono istruttive, sia dal punto di vista naturalistico, sia da quello culturale; per esempio è significativo lo scarsissimo consumo di zucchero che si faceva in Russia, confrontato con l’uso molto abbondante nei paesi anglosassoni. Si potrà scoprire che, purché certi effetti non vengano annullati da uno sviluppo dell’anima, l’estrinsecazione dell’essere umano rispecchia assai fedelmente le sostanze che vengono introdotte nell’organismo: così nel russo, che si esprime grazie a un certo abbandono al mondo esterno, che possiede uno scarso senso dell’io (sostituibile tutt’al più teoricamente, e dipendente dallo scarso consumo di zucchero), e così nell’inglese, dotato di un forte senso della propria personalità, fondato su basi organiche e collegato al forte consumo di zucchero. Si badi però che quel che conta non è tanto il fatto del consumare, quanto l’impulso a quel consumo. Infatti l’uso di un dato alimento si sviluppa dal bisogno che se ne risente, dal desiderio di quel godimento, ed è quindi importante prestare attenzione proprio a queste cose.

 

Tenendo conto che la vera origine delle cosiddette malattie mentali (o psichiche) va ricercata nei sistemi organici dell’uomo inferiore, la nostra attenzione viene attirata su certi scambievoli effetti, importanti dal punto di vista patologico e terapeutico. Bisognerà sempre prendere in considerazione i reciproci effetti fra ciò che ho semplicemente definito come l’uomo inferiore e l’uomo superiore, tanto in campo patologico, quanto in campo terapeutico, altrimenti non si potrà mai acquistare chiarezza sul modo in cui operano gli influssi esterni che noi ci proponiamo di esercitare sul malato. Fa una grande differenza se si applica a un malato del calore (o dell’acqua) sulla testa o sui piedi.

 

Non si riuscirà però mai a stabilire un vero criterio in tali problemi, se non si terrà conto delle grandi differenze fra il funzionamento dell’uomo inferiore e quello dell’uomo superiore. Degli influssi esterni sull’uomo tratteremo perciò in seguito, nella misura in cui ci sarà possibile nell’ambito che ci siamo proposti.