I grandi servitori della Sofia. Rudolf Steiner e Christian Rosenkreutz

La celeste Sofìa e l’essere Antroposofia


 

Quello che abbiamo detto finora getta luce anche sull’intima essenza del compito spirituale del fondatore dell’antropoSofìa, Rudolf Steiner, il quale all’inizio del XX secolo, mediante le sue esperienze interiori della sfera cosmica della Sofìa, sul cammino della moderna iniziazione cristiana ha aperto all’umanità la porta di questa sfera.

 

Più sopra abbiamo visto che

il rapporto dell’essere soprasensibile AntropoSofìa con l’umanità moderna si compie in due tappe.

• In un primo momento AntropoSofìa attraversa l’anima cosciente degli uomini ” che l’hanno già sviluppata pienamente;

• in seguito essa si pone innanzi a loro in qualità di un essere oggettivo del mondo spirituale,

quale portatore del sé spirituale che gli uomini devono ancora sviluppare,

rivelando loro la realtà di quanto sta dietro alle parole «Conosci te stesso».

 

Un riflesso di queste due fasi nello sviluppo dell’essere AntropoSofìa, è visibile in forma archetipica nella biografia individuale di Rudolf Steiner.

Già nelle prime opere goetheanistiche, fino all’apice della creazione pre-antroposofica nella FiloSofìa della libertà, abbiamo una chiara testimonianza di questo attraversamento dell’anima cosciente dell’autore da parte dell’essere soprasensibile AntropoSofìa. Specialmente l’ultimo libro non avrebbe potuto essere scritto senza questo avvenimento. Così, ciò che per secoli avvenne inconsciamente nell’umanità occidentale, sperimentò la sua massima realizzazione in un uomo moderno, in una libera individualità.

 

A questo periodo di preparazione, è seguita la fondazione e lo sviluppo dell’antropoSofìa quale moderna scienza dello spirito. A questo nuovo periodo corrisponde il rivelarsi dell’essere AntropoSofìa a Rudolf Steiner in qualità di uomo soprasensibile, come un uomo che porta in sé un’immagine di tutte le sette parti costitutive macrocosmiche della celeste Sofìa, vale a dire un’immagine dell‘«uomo universale» di settemplice costituzione che, percepito e sperimentato consapevolmente, divenne il fondamento dell’antropologia antroposofica e in senso più vasto dell’antropoSofìa in quanto tale.

 

Così le parole pronunciate da Rudolf Steiner il primo giorno del convegno di Natale tra due menzioni del nome «AntropoSofìa» (vedi pag. 28), costituiscono la quintessenza di questa esperienza libera e individuale della celeste Sofìa:

 

▸«Egli [l’uomo] (…) si riconoscerà quale individuo libero nell’imperante attività divina del cosmo,

quale uomo universale, uomo individuale nell’uomo universale,

operante come uomo individuale nell’uomo universale per il futuro universale».

E così riconoscendosi «rinnoverà dai segni del presente l’antico motto: “Conosci te stesso”».142

 

Rudolf Steiner però non solo descrisse per la prima volta nei dettagli il cammino per la realizzazione di questo alto ideale, ma lo percorse egli stesso interamente, in qualità di inviato della celeste Sofìa nel nostro tempo che mostrò con tutta la sua vita cosa significa operare «come uomo individuale nell’uomo universale per il futuro universale».

 

Rudolf Steiner nella sua incarnazione del XX secolo sta dinanzi a noi in qualità di grande servitore della Sofìa. E con ciò, come nessun altro, è un successore di Christian Rosenkreutz, il fondatore della corrente centrale dell’esoterismo cristiano, e un continuatore della sua missione.

Per comprendere meglio il rapporto spirituale tra queste elevate individualità, bisogna accennare almeno brevemente a un’ulteriore mistero legato ai misteri della Sofìa, poiché se non lo facessimo le nostre osservazioni sull’attività della celeste Sofìa nell’umanità sarebbero incomplete.

 

L’evento centrale della svolta dei tempi fu l’apparizione fisica dell’entità divina nel Cristo-Gesù sulla Terra, di cui danno testimonianza tutte le tradizioni exoteriche ed esoteriche del cristianesimo. Per la prima volta nell’intera evoluzione universale, il Verbo (il Logos solare) si fece «carne» (Gv. 1,14).

Questo evento assolutamente unico era legato ad un altro evento, anch’esso unico nel suo genere e che può essere realmente compreso soltanto con l’aiuto delle comunicazioni della scienza dello spirito.

 

Si tratta del fatto che

anche l’entità della celeste Sofìa, alla svolta dei tempi,

apparve sulla Terra in un essere umano incarnato fisicamente.

 

Certamente in questo caso non avvenne nessuna incarnazione fisica o nascita umana,

ma le forze della Sofìa compenetrarono l’anima di un essere umano della Terra,

e le conseguenze di tale avvenimento si mostrarono fino nel suo essere fisico.

E questo si compì per mezzo di un’altra anima umana del tutto particolare,

la quale in quel momento si trovava già nello stato del post-mortem nel mondo spirituale adiacente alla Terra.

Questi due esseri umani furono le due Marie: la Maria del vangelo di Matteo e la Maria del vangelo di Luca.(30)

 

La prima delle due era un’anima particolarmente matura, che aveva attraversato molte incarnazioni terrene e con ciò aveva accumulato una grande saggezza. La seconda Maria invece era un’anima giovanissima; morì anche giovanissima, poco dopo l’unione dei due bambini Gesù, vale a dire poco dopo la trasformazione del Gesù dodicenne nel tempio e la successiva morte dell’altro, del Gesù salomonico.

 

Secondo l’indagine spirituale di Rudolf Steiner nell’istante in cui durante il battesimo nel Giordano il Cristo si unì con il Gesù di Nazareth, la Maria del vangelo di Matteo venne compenetrata dall’alto, dal mondo spirituale, dall’essere spirituale dell’altra Maria, la Maria del vangelo di Luca e attraverso di essa, dalle forze della celeste Sofìa. In tal modo la loro azione comune si manifestò fino nel corpo fisico della Maria salomonica suscitando cambiamenti nella sua organizzazione corporea.143

 

Alla Maria del vangelo di Luca è connesso anche uno dei più profondi misteri della Sofìa nell’evoluzione terrestre. Rudolf Steiner la nominò «anima giovane e pura».144

Molte cose parlano a favore del fatto che alla svolta dei tempi ella si incarnò per la prima volta sulla Terra, avendo dimorato fino ad allora solo nei mondi spirituali, come il Gesù di Nazareth.

Come quest’ultimo anch’essa fino ad allora era stata trattenuta e preservata dalle gerarchie superiori nel grembo della celeste Sofìa, affinché non soccombesse alle forze del peccato originale che invece hanno afferrato il resto dell’umanità (Emil Bock giunse molto vicino alla soluzione di questo enigma nel citato libro Infanzia e giovinezza di Gesù).145

 

Così l’anima della Maria del vangelo di Luca fu profondamente legata fin dal principio con l’entità della celeste Sofìa e fu completamente permeabile alle sue forze, non essendo stata toccata dal peccato originale. E così, dopo aver oltrepassato la soglia della morte in seguito a una breve vita terrena alla svolta dei tempi, entrando nuovamente nel mondo spirituale, in virtù del suo rapporto karmico formatosi sulla Terra con l’altra Maria, potè dotare quest’ultima delle forze della celeste Sofìa. In tal modo questa Maria potè diventare per tutti i successivi tempi l’archetipo dell’essere umano che sulla Terra è compenetrato fin nella sua natura fisica dalle forze della Sofìa, che agiscono in lui come forze di verginità cosmica.(31)

 

Accogliendo in sé le forze della Sofìa, Maria potè diventare di nuovo vergine,

e fu venerata da allora nel mondo cristiano come Vergine Madre,

vale a dire come la portatrice terrestre delle forze della celeste Sofìa,

le forze che conducono alla spiritualizzazione del singolo uomo e in futuro dell’intera umanità.

 

Il Cristo Gesù stesso, dall’alto della croce sulla collina del Golgota,

unì questa portatrice terrestre delle forze della Sofìa al suo discepolo prediletto Giovanni,

vale a dire al suo discepolo più progredito, che qualche tempo prima, come Lazzaro,

era stato da lui iniziato tramite il risveglio dal sonno della morte.146

 

Giovanni scrive così nel suo vangelo: «Gesù, vedendo la madre e, vicino a lei, il discepolo prediletto, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! E al discepolo: Ecco tua madre! E da quel momento il discepolo l’accolse nella sua casa». (Gv. 19,26-27)

Così Giovanni, sotto la croce del Golgota, diventò il primo «figlio della Sofìa» nell’evoluzione terrestre, «accogliendola nella sua casa», vale a dire: da allora non prese soltanto sotto la sua protezione e custodia l’essere umano terrestre Maria, ma accolse nella propria anima anche le forze della celeste Sofìa, che lei portava nella sua natura terrestre. Da quel momento anche Giovanni ebbe accesso alla sfera cosmica della Sofìa. Ma se le forze della celeste Sofìa in Maria agivano fino nel suo corpo fisico, trasformando e spiritualizzando tutto il suo essere, esse risvegliarono invece nell’anima di Giovanni, quando iniziarono a colmarlo sotto la croce sul Golgota, innanzitutto la facoltà di penetrare conoscitivamente nei misteri cosmici del Cristo.

Così

Giovanni, dopo avere fecondato la sua conoscenza con le forze della Sofìa,

potè afferrare più profondamente di ogni altro apostolo il significato universale del mistero del Golgota

e il suo rapporto con la futura evoluzione dell’umanità, donando agli uomini l’Apocalisse ed il vangelo di Giovanni.

 

Parlando di questo vangelo come nato dalla Sofìa Rudolf Steiner disse:

▸«Esso [il Cristo] sta sulla croce, ai suoi piedi si trovano sua madre e il suo discepolo iniziato, che egli amava.

Il discepolo deve portare agli uomini la saggezza, la conoscenza del significato del Cristo.

Perciò egli indica la madre Sofìa con le parole: “Ecco tua madre, tu devi amarla”.

La madre di Gesù spiritualizzata è il vangelo stesso,

essa è la saggezza che conduce gli uomini in alto, alle più elevate conoscenze.

L’apostolo ci ha dato la madre Sofìa, vale a dire ci ha scritto il vangelo».147

 

Più tardi, dopo che Giovanni ebbe trascorso più incarnazioni da martire nei primi secoli del cristianesimo,148 in tal modo purificando e rafforzando ancor di più la sua anima, e in essa l’impulso della Sofìa, poco prima della metà del XIII secolo si incarnò nuovamente in Europa per conseguire un’ulteriore grande iniziazione che gli diede la facoltà di accogliere in sé, come primo uomo, nella sostanza-Sofìa della sua anima, l’impronta dell’Io del Cristo, conservata per il futuro nei mondi superiori.149

Dopo che questa elevata individualità ebbe conseguito la particolare iniziazione descritta in dettaglio da Rudolf Steiner in un’intera serie di conferenze,150 si presentò tra gli uomini con il nome di Christian Rosenkreutz e fondò già nella sua successiva incarnazione, nel XIV secolo, la corrente del cristianesimo rosicruciano, la cui meta fu la preparazione dal punto di vista spirituale del passaggio dell’umanità dall’epoca dell’anima razionale o affettiva all’epoca universale della libertà umana ovvero dell’anima cosciente.

 

Quest’epoca della storia dell’umanità coincide con il periodo nel quale anche l’essere AntropoSofìa porta a compimento nei mondi spirituali il passaggio dall’anima razionale o affettiva all’anima cosciente (vedi schema a pag. 76). Da questo deriva anche la sua sempre più intensa partecipazione soprasensibile al lavoro rosicruciano, che consistette innanzi tutto nella fondazione di ciò che Rudolf Steiner nominò «esoterismo moderno»,151 l’esoterismo del quinto periodo di civiltà che si stava avvicinando. Al centro di questo nuovo esoterismo doveva collocarsi il cammino di iniziazione cristiano-rosicruciano corrispondente al carattere e alla particolarità dell’anima cosciente.152

Da questo punto di vista sia il nuovo esoterismo, sia il nuovo cammino di iniziazione furono precursori e preparatori della moderna scienza dello spirito a orientamento antroposofico, poiché provengono dalla stessa sorgente ispirativa, dall’essere AntropoSofìa.(32)

 

 

E così, quasi duemila anni fa Giovanni, il discepolo più progredito e l’«amico» più intimo del Cristo (Gv. 15,15) alla svolta dei tempi divenne al contempo il primo «figlio della Sofìa» sulla Terra e il primo portatore di un’impronta dell’Io del Cristo, accogliendolo nella sostanza-madre della sua anima compenetrata dalle forze della Sofìa;(33) sulla base di queste forze egli doveva fondare entro l’umanità il cristianesimo esoterico, che doveva tenere conto del carattere della nuova epoca di evoluzione terrestre che stava iniziando.

 

Nel XX secolo anche Rudolf Steiner fu un «figlio della Sofìa», un portatore delle sue infinite ispirazioni.

Il suo compito principale era di rendere accessibile a tutti gli uomini di buona volontà

ciò che nei secoli precedenti, come saggezza della Sofìa e come nuovo cammino di iniziazione,

venne custodito soltanto nelle confraternite rigorosamente chiuse dei veri rosicruciani.

 

Nell’adempiere questo compito Rudolf Steiner gettò le basi affinché gli uomini, accogliendo le verità del cristianesimo esoterico ed accedendo al cammino della nuova iniziazione cristiano-rosicruciana, possano prepararsi a poco a poco ad accogliere le impronte dell’Io del Cristo, custodite dall’AntropoSofìa nel mondo spirituale.

Ma tutto ciò fu possibile a Rudolf Steiner soltanto perché egli stesso sul finire del XIX secolo potè «stare spiritualmente dinanzi al mistero del Golgota» e potè accogliere nel proprio io un riflesso dell’Io del Cristo «nella più profonda e seria celebrazione della conoscenza».

Perciò le parole che Rudolf Steiner pronunciò dieci anni dopo questa esperienza centrale della sua vita, possono essere riferite principalmente a lui stesso:

▸«Sì, questa immagine dell’Io del Gesù di Nazareth può essere trovata dagli uomini che si sono resi maturi per essa, può essere trovata questa immagine e al contempo lo splendore della forza del Cristo e dell’impulso del Cristo che tale immagine porta in sé».153

 

Così Rudolf Steiner, nell’attuale epoca della libertà umana, sta dinanzi a noi come «amico» del Cristo e «figlio» della Sofìa, che nel XX secolo portò l’AntropoSofìa sulla Terra, la saggezza della Sofìa, necessaria per una vera conoscenza del Cristo quale uomo cosmico-divino, l’Anthropos.

In tal modo egli aprì all’umanità del presente il cammino spirituale su cui tutti gli uomini di buona volontà possono diventare in piena coscienza, figli e figlie della Sofìa e amici del Cristo sotto il segno dello spirito del tempo Michele, l’odierna guida dell’umanità, figlio cosmico della Sofìa e volto solare del Cristo.

 

Così, chiedendoci quale sia il rapporto dell’essere AntropoSofìa con il Cristo, possiamo dire quanto segue:

• nella nostra epoca dell’anima cosciente essa è la guida

per realizzare oggi le parole del Cristo tramandate dal suo discepolo prediletto Giovanni:

▸«Non vi chiamo più servi, ma amici, perché il servo non sa quello che fa il padrone;

vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio ve l’ho fatto conoscere» (Gv. 15,15).

 

Tutto ciò fa comprendere ancora di più il contenuto esoterico dell’immaginazione che Rudolf Steiner diede dopo il Convegno di Natale in seguito a una domanda riguardante il suo rapporto con Christian Rosenkreutz:

• c’è un altare soprasensibile nel mondo spirituale e accanto ad esso,

sulla sinistra Christian Rosenkreutz, con una stola blu,

e sulla destra Rudolf Steiner, con una stola rossa.154

Questi due colori, il blu e il rosso, insieme formano l’abito, i mantelli (“palla”)155 della Maria-Sofìa.

 

 


 

Note tra parentesi:

(30) – Sulle due Marie e i due bambini Gesù vedi 0.0.15 e 114. Questo tema è stato trattato in dettaglio da Emil Bock nel suo libro Infanzia e giovinezza di Gesù, Ed. Arcobaleno, Oriago (VE), come pure da Sergej O. Prokofieff in «Ewige Individualitàt. Zur Karmischen Novalls-Biographie» Cap. 12, ‘Christus und Sophia’. Mysterien der sechsten Kulturepoche», Dornach 1987.

(31) – In lingua russa la parola «zelomudrie» indica questo mistero. Significa verginità animica oppure castità interiore ed è composta dalle due parole: zelyj oppure zeljnyj (sano, intatto, unitario) e mudrostj (saggezza).

(32) – Quanto sopra citato naturalmente non esclude che anche altri esseri, parti costitutive della celeste Sofia, come ad esempio angeli ad essa appartenenti, fossero ispiratori soprasensibili della corrente rosicruciana (vedi O.O. 15, cap. III).

(33) – In un certo senso si può anche dire che Giovanni ricevette un’impronta dell’Io del Cristo nella sua anima sulla collina del Golgota. Per rendersi tuttavia pienamente cosciente di ciò, vale a dire sperimentarlo non solo nell’anima razionale o affettiva, bensì anche nell’anima cosciente, fu necessaria un’ulteriore evoluzione, compiutasi con la sua iniziazione nel XIII secolo.

 

Note:

142 – Ibidem

143 – O.O.112, 3.7.1909, O.O.114, 19.9.1909, O.O.148, 6.10.1913

144 – O.O.114, 19.9.1909

145 – Emil Bock Infanzia e giovinezza di Gesù, V parte, cap. ‘La vita di Maria del Vangelo di Luca’; 5° volume della serie «Contributi alla storia spirituale dell’umanità», Ed. Arcobaleno, Oriago (VE), 1994

146 – O.O. 103, 22.5.1908

147 – O.O. 100, 25.11.1907

148 – Comunicato da Rudolf Steiner rispondendo a una domanda di Friedrich Rittelmeyer

149 – O.O. 109/111, 28.3.1909

150 – O.O. 265, pgg. 420, 428, 429, come pure la conferenza del 27.1.1912

nella quale viene detto che Christian Rosenkreutz durante la sua incarna

zione alla svolta dei tempi «fu presente al mistero del Golgota» (O.O. 130). Secondo il vangelo di Giovanni soltanto uno degli apostoli di Gesù stava sotto la croce sulla collina del Golgota: Giovanni (19,26)

151 – O.O. 15, cap. II

152 – O.O. 28, cap. XXVI

153 – O.O. 109/111, 11.4.1909

154 – Vedi Margarete e Erich Kirchner-Bockholt, Die Menschheitsaufgabe Rudolf Steiners und Ita Wegman (Il compito nell’umanità di Rudolf Steiner e Ita Wegman), cap. ‘Rudolf Steiners Mission’ (La missione di Rudolf Steiner), Dornach 1981

155 – Sul significato occulto dei ‘palla’ della Maria-Sofia vedi: Sergej O. Prokofieff, Ewige Individualitàt. Zur karmischen Novalis-Biographie (Individualità eterna. La biografia karmica di Novalis), 3a appendice, Dornach 1987