13 – Il rapporto de La filosofia della libertà con il Quinto Vangelo

Il Guardiano della Soglia e «La filosofia della libertà» – II


 

Il continuare ad occuparmi del cammino di conoscenza della Filosofia della libertà

in collegamento con i contenuti del Quinto Vangelo indagato da Rudolf Steiner nella Cronaca dell’Akasha,

ha condotto all’ulteriore approfondimento e soprattutto alla precisazione di singoli passi

che vogliono essere qui rappresentati in aggiunta.37

 

Dal modo in cui nel Quinto Vangelo sono caratterizzate le individualità che erano incarnate nei due bambini Gesù,

nell’osservazione approfondita è possibile constatare un diretto rapporto di queste,

sia con l’essere della percezione, sia con quello del pensare, come intesi nel moderno cammino di conoscenza.

 

Nel Gesù lucano viveva l’entità, che nella sua incarnazione alla svolta dei tempi

era apparsa per la prima volta sulla Terra in forma umana.

Prima essa si trovava quale «anima sorella di Adamo» (O.O. 142,1.1.1913)

che nel contempo era come «l’anima madre dell’umanità» (0.0. 114, 18.9.1909),

nel mondo spirituale, dove prima del peccato originale era stata custodita dalle potenze gerarchiche superiori.38

 

Di conseguenza essa non possedeva nemmeno esperienze terrene

portate di solito con sé da tutti gli altri uomini dalle loro precedenti incarnazioni.

Senza questo fondamento interiore non le era nemmeno possibile sviluppare

l’autonoma facoltà di pensare in modo veloce, come avviene abitualmente.

Essa viveva tuttavia con straordinaria intensità nel mondo delle percezioni

che in lei era compenetrato dalle più intense forze del sentimento e della volontà.

 

Per cui sin dalla primissima infanzia possedeva l’eccezionale facoltà della compassione

nei confronti di tutto ciò che vive,

una grande disponibilità al sacrificio e la volontà di fare di tutto, per aiutare l’umanità sofferente.

Così, nel rapporto del Gesù lucano con il mondo, possiamo riconoscere con precisione

la qualità della pura percezione, che di solito è propria soltanto dei bambini piccolissimi,

in lui tuttavia è rimasta conservata anche negli anni di vita successivi.39

(Ne fanno parte anche le percezioni soprasensibili che lui possedeva.)

 

Per questo motivo il Vangelo di Luca, che descrive la vita di questa entità,

è compenetrato in modo più intenso dall’atmosfera dell’ingenuità, della purezza

e del non essere toccato da tutto ciò che è terreno e con ciò

accessibile allo stesso modo alle anime più semplici e più sagge.

 

In molti punti Rudolf Steiner parla anche di questo Gesù lucano in un modo,

da far pensare che non avesse avuto nessun io umano, ma non fu assolutamente così.

In un punto questo viene detto da Rudolf Steiner in modo preciso (vedi O.O. 131, 12.10.1911).

Solo che l’io di Gesù – poiché appunto dietro di lui non aveva nessuna incarnazione terrena –

era di un tipo completamente diverso dagli io di tutti gli altri uomini.

 

Nell’altro bambino Gesù, descritto nel Vangelo di Matteo,

era incarnata una delle più vecchie individualità dell’umanità, l’individualità di Zarathustra.

In molte incarnazioni e iniziazioni egli aveva raccolto le più ricche esperienze terrene.

La sua più grande azione nei tempi precristiani fu la fondazione del secondo periodo di civiltà, quello paleo-persiano.

 

Esso non era caratterizzato solo dal fatto che Zarathustra, per primo

indicò all’umanità di allora la via per conquistare ed afferrare le forze della Terra,

ma anche dal fatto che egli, nel periodo della chiaroveggenza ancora diffusa genericamente,

nelle Scuole Esoteriche da lui fondate, alle anime prescelte

aveva già inoculato i primi germi del pensare razionale.

 

«Zarathustra è infatti la prima personalità postatlantica, come personalità storica,

iniziata nella forma del sapere dei Misteri, che a dire il vero è postatlantica,

nella quale il sapere viene preparato così da diventare in sostanza comprensibile

per la ragione e l’intelletto dell’umanità postatlantica.

Senza dubbio nelle … Scuole di Zarathustra si raggiungeva un alto sapere sovrasensibile.

Tuttavia esso in queste Scuole di Zarathustra, si presentava per la prima volta

incominciando a formarsi in concetti umani … E nei suoi seguaci ha origine

quel che possiamo esprimere così: viene sviluppato in forma sistematica  il sistema concettuale dell’umanità»

(0.0. 124, 7.11.1910).

 

• Perciò, quando alla svolta dei tempi Zarathustra apparve sulla Terra,

egli portò con sé anche una possente facoltà di pensiero,

che dopo il dodicesimo anno di vita, nel passaggio del suo io nell’altro bambino Gesù, portò con sé in quest’ultimo.

• Da ciò si verificò la grande saggezza e l’intensa, facoltà di pensare

che si presentarono così d’improvviso nel Gesù lucano,

e che egli mostrò con piena sorpresa dei suoi genitori, come dodicenne

nel dialogo con gli scribi al tempio di Gerusalemme. (Le 2,46-47).

 

L’io di Zarathustra rimase per diciotto anni negli involucri corporei del Gesù di Nazareth (nel Gesù lucano).

E in questo periodo, in ogni percezione, in ogni osservazione di Gesù

(le quali già dalla nascita possedevano una particolare purezza e forza)

fluì un’indescrivibile abbondanza di pensieri dall’ampia saggezza di Zarathustra.

• Era quindi quest’epoca nella vita del Gesù di Nazareth,

in cui egli visse nella propria anima in modo più intenso l’essere della conoscenza,

ciò che Rudolf Steiner descrisse nella Filosofia della libertà con le seguenti parole:

«L’atto conoscitivo è la sintesi di percezione e concetto.

La percezione e il concetto di una cosa formano quindi la cosa intera» (O.O.4, cap. V).40

 

Questo processo raggiunse la sua culminazione e nel contempo la sua conclusione

nel grande dialogo condotto da Gesù di Nazareth con sua madre

(a dire il vero madre adottiva o matrigna) poco prima del battesimo nel Giordano.

In questo egli le raccontò tutte le sue esperienze e conoscenze, raccolte nei passati diciotto anni della sua vita terrena.

L’intensità del suo discorso era così forte che l’io di Zarathustra incominciò ad abbandonarlo,

come sulle ali delle parole rivolte a sua madre.

 

E solo nel momento di questo commiato, Gesù di Nazareth riuscì ad aver presente coscientemente per breve tempo,

chi era l’essere che quale sorgente di tutte le sue conoscenze e dei suoi pensieri aveva sinora vissuto in lui.

• Così, «per un istante in lui risplende che cosa in verità era questo sé [in lui]:

la coscienza del proprio io, quale io di Zarathustra.

Luminoso, come raggiante per un istante egli si sentiva quale io di Zarathustra»  (0.0. 148, 8.12.1913).

 

Infatti, la particolarità dell’agire per diciotto anni dell’io di Zarathustra nel Gesù di Nazareth,

consisteva proprio nel fatto che esso, durante tutto il tempo, fino al dialogo con la madre,

non era cosciente della presenza di Zarathustra in sé.

«Verso i trent’anni egli non sapeva ancora di essere Zarathustra reincarnato,

ma sapeva che un grande mutamento era avvenuto nella sua anima quando aveva dodici anni» (0.0. 148, 6.10.1913).

 

Questo particolare fatto trova tuttavia la sua completa spiegazione

negli ulteriori passi del moderno cammino di conoscenza,

come caratterizzato da Rudolf Steiner nella Filosofia della libertà.

Là, nel III capitolo, egli mette in rilievo che sul piano della comune coscienza terrena

non è assolutamente possibile osservare il pensare durante la sua attuale attività.

 

«Però non osservo contemporaneamente il pensare su quegli oggetti

[che si manifestano all’orizzonte della mia percezione].

Io osservo la tavola ed eseguo il pensare sulla tavola, ma non osservo quest’ultimo nello stesso istante.

Devo prima trasferirmi in un punto al di fuori della mia attività

se, accanto alla tavola, voglio osservare anche il mio pensare sulla tavola».

 

In altre parole: Soltanto dopo aver pensato qualcosa, questo può essere reso oggetto dell’osservazione del pensato.

Per tale motivo Gesù di Nazareth, solo nel momento dell’abbandono del suo essere interiore da parte di Zarathustra,

potè dirigere la forza di osservazione su Zarathustra e così riconoscere per un istante la sua presenza,

ora in effetti già passata, nella propria anima.

 

Prima tale esperienza non era possibile per la stessa ragione per cui anche nella vita comune

non possiamo mai osservare il pensare nello stesso tempo in cui lo dirigiamo ai contenuti delle nostre percezioni:

«La caratteristica natura del pensare è che chi pensa, dimentica il pensare mentre lo esercita.

Non lo occupa il pensare, ma l’oggetto del pensare, quello che egli osserva [vale a dire la percezione].

La prima osservazione che facciamo sul pensare è quindi che esso

è l’elemento inosservato della nostra ordinaria vita spirituale» (ibidem).

 

Qui troviamo la spiegazione del perché Gesù di Nazareth

non sapeva nulla della presenza dell’io di Zarathustra nella sua anima,

fino a quando esso lo abbandonò nel suo trentesimo anno di vita.

 

Se l’uomo invece fa sì che quanto da lui già pensato divenga l’oggetto della sua osservazione interiore,

allora, come dice Rudolf Steiner, in modo volitivo e cosciente

egli produce «una specie di condizione eccezionale» nella sua anima (ibidem).

Così avvenne anche nel Gesù di Nazareth, il quale

nel momento in cui riconobbe la presenza di Zarathustra (mentre lo abbandonava),

entrò egli stesso in una, per così dire, condizione eccezionale storico-universale.

 

• Qui va detto che ciò che in tale contesto per l’uomo terrestre rappresenta la «condizione eccezionale»,

contrariamente, per le entità del mondo spirituale è una condizione del tutto naturale, permanente.

 

Al di qua della Soglia è una «condizione eccezionale» perché osserviamo il pensare con la sua propria forza

e con ciò in entrambi i lati del processo di conoscenza, nel pensare e nel percepire,

abbiamo lo stesso elemento, appunto il pensare.

• Così «l’oggetto osservato è qualitativamente uguale all’attività che ad esso si indirizza»,

per cui noi durante questo processo rimaniamo costantemente «nello stesso elemento» (O.O.4, cap. III).

 

Nel mondo spirituale, al di là della Soglia invece è sempre così,

che un essere spirituale che osserva un altro essere spirituale

non solo si trova nello stesso elemento spirituale o nella stessa sostanza spirituale con il suo oggetto,

bensì si fonde persino completamente con esso.

• Per cui l’osservare nel mondo spirituale (già nella percezione delle immaginazioni)

è un processo che conduce subito ad una specie di congiunzione di essere con essere,

nella quale l’uomo non perde se stesso solo nella misura in cui ha portato con sé dalla Terra la sua coscienza dell’io,

che si regge su un’intensa forza pensante.

 

Nell’esempio di un moderno iniziato Rudolf Steiner descrive come questo avviene in realtà.

Durante la sua indagine spirituale egli si trova al di fuori del corpo.

Per conservare in tale condizione la sua forza di pensiero,

ha bisogno di qualcosa che può agire come uno specchio per i suoi pensieri.

(Così come di solito fa per lui il suo corpo fisico.)

Questo specchio si forma al di là della Soglia mediante i suoi pensieri pensati precedentemente,

i quali dopodiché vengono conservati nella Cronaca dell’Akasha

e poi costituiscono il fondamento per le percezioni spirituali.

 

«Quando colui che è iniziato abbandona il suo corpo e si trova al di fuori del suo corpo,

egli non percepisce per il fatto che il suo corpo gli rispecchia qualcosa,

ma percepisce per il fatto che la sua forza pensante, che egli emana ora,

si rispecchia con ciò che ha pensato precedentemente

Ciò che egli ha pensato ieri, rimane iscritto nella generale cronaca universale,

che voi conoscete come Cronaca dell’Akasha,

e ciò che oggi sviluppa la sua forza pensante, si rispecchia in quanto pensato ieri» (O.O. 161, 2.5.1915).

 

In questo senso anche Gesù di Nazareth, dopo che Zarathustra lo aveva abbandonato,

interiormente potè reggersi su ciò che questo precedentemente aveva pensato in lui

e che era conservato nella Cronaca dell’Akasha.

Da quanto detto consegue che la vera esperienza chiaroveggente di entità spirituali, in realtà

avviene in un modo molto più complicato di quanto ce lo si rappresenti abitualmente,

oppure si crede di percepire nella chiaroveggenza non disciplinata.

 

D’altra parte la comune condizione di coscienza dell’uomo terrestre

• per le entità spirituali costituisce una completa situazione eccezionale.

Per esse questa si verifica raramente e solo in condizioni particolarissime,

quando per esempio un’entità spirituale si incorpora in un uomo terrestre per un tempo breve o più lungo,

servendosi dei suoi sensi per produrre qualcosa di particolare nell’evoluzione dell’umanità (come in Giovanni Battista).

 

Nel mondo spirituale tuttavia, questa è una condizione del tutto comune, che si verifica sempre

laddove deve essere raggiunto un grado superiore dell’indagine spirituale,

in cui non è più sufficiente il descritto sostegno in quanto pensato precedentemente.

Ora, per brevissimo tempo nel processo di conoscenza dell’uomo

un essere superiore assume la funzione del suo pensare,

che egli poi può collegare con le sue percezioni chiaroveggenti al di là della Soglia.

Ciò avviene soprattutto per l’arco di tempo in cui l’uomo

si immerge completamente nell’oggetto della sua osservazione spirituale.

 

«Di conseguenza nel periodo fra l’immergersi e il riaffiorare [nell’immaginazione da percepire],

un altro essere deve assumere per noi la funzione del pensare, deve pensare in noi. Da soli non riusciremmo a farlo.

Si riesce soltanto a ricordare dopo, ciò che questo essere ha pensato in noi

[per usare, come nella condizione eccezionale, il pensare compiuto, quale oggetto di percezione].

È un essere angelico ad aver pensato! – Si sa di essere stati nel frattempo intessuti col proprio Angelo»

(0.0.156, 5.10.1914).

 

Tuttavia «occorre prima porsi in uno stato in cui un essere della Gerarchia più vicina entra in noi,

si identifica con noi in modo che, quando nulla si potrebbe a causa della propria debolezza,

le si raggiungano [le esperienze] grazie all’essere della Gerarchia superiore che dimora in noi,

in un primo momento tuttavia in una coscienza attenuata.

Non è possibile fare l’esperienza nella sua realtà,

ma solo dopo nel ricordo che si ha in piena coscienza, vivendola poi pienamente …

Naturalmente diviene cosciente solo dopo perché durante il suo svolgersi

un’entità della Gerarchia superiore dovette assumere la funzione della conoscenza» (ibidem).

 

Ciò che qui comunica il moderno iniziato, quale fatto di coscienza dalla propria esperienza,

avvenne alla svolta dei tempi, quale reale evento della storia universale.

Così, in questo modo Gesù di Nazareth, come in un ricordo superiore

potè afferrare soltanto per un istante in piena coscienza l’io di Zarathustra solo quando questo lo abbandonò.

Con ciò era preparato ad accogliere in sé, ora, l’essere infinitamente più alto del Cristo,

escludendo la sua precedente «coscienza di Zarathustra».41

 

Non solo per un istante, ma per tre anni interi Gesù di Nazareth doveva diventare il portatore del Cristo.

• Questa apparizione dell’essere del Cristo sulla Terra durante il battesimo nel Giordano

era un processo molto complicato. Per avvicinarsi ad esso conoscitivamente occorre tenere conto di quanto segue.

 

Come abbiamo visto, tra il dialogo con sua madre e il battesimo nel Giordano

Gesù di Nazareth si trovava in una particolare, persino singolare «condizione eccezionale».

Ciò che seguì, può essere compreso meglio prendendo in considerazione

un’ulteriore qualità fondamentale della Filosofia della libertà.

Rudolf Steiner la descrive dicendo che in relazione alla meta del libro

essa rappresenta un processo simile agli eventi della svolta dei tempi, tuttavia nell’ambito della conoscenza.

 

«Questa Filosofia della libertà è veramente un tentativo di realizzare modestamente il pensare puro,

quel pensare puro, in cui l’io possa vivere e trovare il suo punto di appoggio.

Una volta afferrato in quel modo il pensare puro, si può poi tendere a qualcos’altro.

Si può eliminare quel pensare puro dal processo percettivo,

quel pensare che ora viene affidato all’io libero e indipendente nella sua libera spiritualità» (O.O. 322, 2.10.1920-II).

 

In queste parole abbiamo la chiave

per ciò che accadde nell’essere del Gesù natanico quando Zarathustra lo abbandonò.

L’io di Zarathustra abbandonò Gesù anzitutto con la sua intera potenza del pensare,

che stava a sua disposizione nei trascorsi diciotto anni.

Questo abbandono di Gesù,

per Zarathustra fu un’azione del tutto libera e indipendente,

che si può descrivere nel miglior modo con le parole appena citate.

 

«L’io libero e indipendente [da Gesù] nella sua libera spiritualità» di Zarathustra,

al quale ora venne di nuovo «affidato» il suo proprio pensare,

porta questo con sé nel mondo spirituale congedandosi da Gesù.

• Possiamo anche dire che con l’allontanarsi di Zarathustra

in Gesù venne «eliminata» la sorgente del «pensare puro dal processo percettivo».

 

Rudolf Steiner descrive nelle seguenti parole questa nuova condizione del Gesù natanico:

«Dopo il dialogo con sua madre l’io di Zarathustra si era ritirato

e rimaneva quello che Gesù era stato prima dei dodici anni,

quello era di nuovo presente, ma accresciuto, divenuto più grande» (O.O. 148, 6.10.1913).

 

Infatti, ora Gesù continuò a portare in sé solo «un’immensa profondità d’anima

e un sentimento di apertura per gli spazi infiniti» (ibidem);

vale a dire la facoltà della pura percezione senza limiti, che colmava tutto il suo essere.

 

Nel moderno cammino d’iniziazione, quale conseguenza del processo di conoscenza descritto,

avviene che le percezioni liberate dai corrispondenti pensieri

(poiché in questo grado il pensare viene completamente eliminato)

«si introducono direttamente nella nostra corporeità» (O.O. 322, 2.10.1920-II).

 

• Con ciò l’uomo fa nascere in sé coscientemente un’esperienza

che altrimenti egli può avere soltanto inconsciamente da bambino piccolo:

L’intero uomo diventa un organo di percezione.

O espresso nelle parole di Rudolf Steiner:

«L’intero uomo sperimenta qualcosa nella percezione sensoriale» (ibidem).42

 

Rudolf Steiner continua a descrivere nel seguente modo

la particolare condizione che si crea così nell’anima dell’uomo:

«La percezione sensoriale si immerge col suo contenuto [proveniente dall’esterno attraverso i sensi]

nella corporeità,

e l’io rimane in certo modo aleggiante al di sopra col suo contenuto di pensiero puro» (ibidem).

 

Con queste parole è caratterizzata con precisione

la situazione interiore di Gesù di Nazareth e di Zarathustra, dopo che questo lo ha abbandonato.

• Ora l’io di Zarathustra rimane come «aleggiante» sopra il Gesù di Nazareth

«col contenuto di pensiero puro», che ha portato con sé nell’abbandonarlo.

• Gesù rimane, come prima del suo dodicesimo anno di vita, unicamente con le sue percezioni estremamente raffinate.

 

Ciò che avviene dopodiché con esse possiamo apprenderlo dalle successive parole di Rudolf Steiner:

«Si elimina il pensare, se accogliamo l’intero contenuto percettivo,

riempiendocene completamente, più intensamente di quando, come di solito,

quale contenuto viene attenuato dai pensieri, dalle rappresentazioni» (ibidem).

 

Con ciò, come già menzionato, l’intero uomo – e in questo caso è Gesù di Nazareth –

diventa un unico organo di percezione,

le cui percezioni tuttavia non sono neutrali, bensì ottengono qualità morali.

E un tale uomo si rivolge poi in modo quasi naturale con la sua nuova potenza percettiva

– come una pianta alla luce del Sole – alla sorgente di tutta la moralità del mondo,

che nei tempi precristiani era collegata con l’essere spirituale del Sole.

 

• Nel cammino di iniziazione l’eliminazione cosciente del pensare,

in cui il percepire diventa morale e nel contempo chiaroveggente,

può essere raggiunta mediante gli esercizi descritti da Rudolf Steiner

nel libro L’iniziazione e nel capitolo sull’iniziazione nel libro La scienza occulta,

soprattutto però in molte conferenze e lezioni esoteriche.

 

E nel ciclo di conferenze, dal quale proviene la conferenza già più volte citata,

Rudolf Steiner definisce expressis verbis questo tipo di via nel mondo spirituale,

quale via particolarmente «adatta» agli «scienziati» (0.0. 322, 3.10.1920),

poiché ha come suo fondamento La filosofia della libertà.

 

Egli mette anche in rilievo che questo sentiero interiore

richiede un’autoeducazione particolarmente severa da parte dell’uomo, e da quanto già detto questo è comprensibile.

«Cercai di evidenziare nel modo più chiaro … che nel seguire una tale via di conoscenza,

l’essenziale è l’educazione interiore che per suo mezzo noi ci imponiamo» (0.0. 322, 30.9.1920).

 

Se in questo modo l’intero uomo diventa un nuovo organo di percezione

e così, ricettivo alla moralità del mondo, allora avviene quanto segue:

«E si sperimenta la pura spiritualità, nell’osservare, nell’osservare in modo puro

l’affluire della forza morale entro il pensare libero dai sensi» (ibidem).

 

Qui il pensare puro si manifesta da un lato del tutto nuovo:

• Dopo essere stato eliminato interiormente in modo volitivo,

esso rinasce come qualcosa di oggettivo che si dà la forma di una coppa soprasensibile e accoglie in sé

«la pura spiritualità» dal cosmo, che nel contempo contiene «la forza morale», nel processo della pura osservazione,

la quale diventa un raggiungimento animico.

 

E nella stessa conferenza Rudolf Steiner usa le parole, che possono essere comprese nel modo giusto

soltanto se nello sfondo abbiamo l’immaginazione della coppa.

Egli mette in rilievo che ora, sul palcoscenico della coscienza umana,

il pensare puro «si riempie di spiritualità da dentro».

Con ciò l’uomo diventa il portatore dell’essere del Sole spirituale e vive con esso la comunione interiore.

 

Per cui non è un caso che Rudolf Steiner proprio prima di quest’ultima citazione

ricorda ai suoi ascoltatori le famose parole del secondo volume degli «Scritti scientifici» di Goethe da lui editi:

«Di quel pensare [è inteso il pensare puro o libero dai sensi] dovetti dire:

In esso abbiamo la vera comunione spirituale dell’uomo, il congiungimento con la vera realtà» (ibidem).

 

Dopo quanto detto non è di certo necessario ripetere che in questo caso

non è inteso il comune pensare quotidiano, bensì il pensare che diventa un superiore organo di percezione

e nel contempo una pura coppa che accoglie l’essenzialità spirituale,

la quale dopodiché si immerge in essa e si congiunge così esistenzialmente con l’essere umano.

 

Poi nella stessa conferenza Rudolf Steiner continua:

«In certo qual modo veniamo a contatto con un lembo dell’esistenza universale

che ci permette di sperimentare che in quanto anima siamo collegati con quell’esistenza universale» (ibidem).

 

Così l’anima nel moderno cammino di iniziazione si collega con la spiritualità del cosmo

o detto più precisamente, l’uomo formatosi organo di percezione spirituale, accoglie, essenzialmente,

nella coppa che egli ha formato con il suo pensare puro, la spiritualità del mondo

– il Sole spirituale stesso.

 

• Ora non è più difficile comprendere che qui, sul piano della coscienza, microcosmicamente

abbiamo un processo simile come quello che ha veramente avuto luogo macrocosmicamente sul piano dell’essere

o della storia universale alla svolta dei tempi, quale archetipo per tutti i futuri processi di conoscenza.

 

• Allora, abbandonando la corporeità del Gesù di Nazareth, Zarathustra lasciò presso di lui

questa coppa formata dal pensare puro e dopo il suo allontanamento completamente vuota.

E dopo essere il Gesù di Nazareth stesso divenuto del tutto, nel modo descritto,

un organo di percezione, rivolto unicamente al Sole spirituale del mondo,

quale sorgente principale di ogni spiritualità e moralità nel nostro cosmo,

durante il battesimo nel Giordano egli potè accogliere in sé essenzialmente questo Sole spirituale.

 

Questo evento centrale della sua vita fu tuttavia preceduto da un altro evento.

Accanto alla già descritta coppa di pensieri,

Zarathustra abbandonando Gesù di Nazareth lasciò in lui ancora qualcos’altro.

Infatti, in ogni incarnazione di Zarathustra,

collegando tutte le sue esperienze terrene e d’iniziazione e dando ad esse una direzione unitaria,

viveva in lui un ardente desiderio rivolto ad un’unica meta che colmava tutto il suo essere,

alla quale sin dall’inizio aveva dedicato tutta la sua aspirazione interiore:

e cioè di fare tutto per rendere possibile l’arrivo del Dio solare Ahura Mazdao sulla Terra.

 

La sua ampia conoscenza del cosmo e del mondo spirituale era unicamente al servizio di questa meta.

Ed egli lasciò l’intera forza di tale aspirazione diretta alla meta,

per dare a Gesù di Nazareth la direzione del suo ulteriore cammino dopo averlo abbandonato.

Così, Zarathustra accanto alla pura coppa di pensieri, gli lasciò anche, espresso più immaginativamente,

la lancia spirituale che indicava la meta della Terra e tendeva a tale meta,

quale rimanente espressione della sua aspirazione e della sua volontà.

 

Questa lancia era forgiata dalla forza del suo pensare compenetrato dalla volontà.

E inoltre essa era perciò adatta a collegare Gesù con il cosmo.

Infatti, secondo La filosofia della libertà

«nel pensare è dato l’elemento che congiunge a un tutt’uno

la nostra particolare individualità con il cosmo» (cap. IV).

 

Perciò nel Quinto Vangelo Rudolf Steiner caratterizza il breve divenire cosciente di Gesù

riguardo l’io di Zarathustra che lo stava abbandonando,

quale «esperienza cosmica … nel più vero senso della parola» (O.O. 148, 23.11.1913).

Ed era proprio questa forza interiore che come una specie di «possente impulso cosmico» (0.0. 148, 8.12.1913),

dopo il dialogo con la madre, condusse Gesù di Nazareth al battesimo nel Giordano

e con ciò all’ultima Soglia della sua vita, che per lui divenne poi la vera Soglia del mondo spirituale.43

 

Questa forza cosmica che lo spinse era come una lancia nel suo infrenabile volo, diretta al Giordano.

Condusse Gesù di Nazareth a una nuova condizione di coscienza,

definita da Rudolf Steiner come assente dalla Terra e nel contempo superiore:

«Come in una specie di sogno, che tuttavia non era un sogno, bensì una coscienza superiore» (O.O. 148,17.12.1913).

 

Questa ora lo condusse a Giovanni Battista.

Sulla via verso Giovanni Battista egli fa tre incontri, nei quali, in modo storico-universale,

gli si manifesta l’intera problematica della Soglia come pure il tragico destino dell’umanità collegato ad essa,

nel caso che il Cristo non venisse sulla Terra.

Infatti, alla Soglia le tre forze dell’anima dell’uomo si separano.

E se non vengono tenute insieme dall’io rafforzato, trascinano l’uomo nell’abisso.

In quel momento nell’evoluzione della storia dell’umanità tale rafforzamento dell’io potè venire solo dal Cristo.

 

Così vediamo come Gesù si muove verso il Giordano vivendo soltanto

«nella visione del destino degli uomini, e anche di quanto loro mancava» (ibidem),

e in questa totale condizione eccezionale fa tre incontri di uomini.

 

• Incontra un disperato che non riesce più a controllare con la forza del pensare la tensione della sua vita animica

e non trova la via di uscita dal labirinto della sua disperazione,

poiché nell’oscurità della sua anima confusa non può più penetrare nessun raggio di luce di un pensare

che mette ordine e trova una soluzione per ogni situazione. Egli dubita persino della forza del pensare stesso.

 

• Poi egli incontra i tre esseni, che come gli altri fratelli del loro ordine

si cullano in una sicurezza sentimentale egoistica,

indisturbati dal fatto che in seguito alla loro unilaterale aspirazione alla redenzione di se stessi,

il resto dell’umanità sprofonda ancor più nel male, per cui tutte le loro «conquiste» diventano vane.44

 

• Alla fine Gesù di Nazareth incontra ancora un lebbroso, nel quale

la volontà corrotta lo ha condotto ad ammalarsi nel suo intero sistema del ricambio.

 

Dopo questi incontri, durante i quali Gesù vive alla luce della Soglia ancora una volta

le sue precedenti esperienze con l’ebraismo, gli esseni e il paganesimo, come personificati in questi tre uomini,

la sua nostalgia di redenzione dell’umanità è così grande,

che nel momento del battesimo egli è in grado di innalzare al mondo spirituale

la sua coppa animica interiore, affinché, nel modo sopra descritto,

potesse congiungersi con il mondo terrestre l’essere supremo, il Sole spirituale dell’universo,

la sorgente primordiale dell’intera spiritualità e moralità del cosmo.45

 

Con ciò Gesù di Nazareth giunge alla più alta esperienza della Soglia,

o detto più precisamente, in questa condizione eccezionale storico-universale

scende in lui la quintessenza del mondo spirituale stesso.

 

Anche nella disciplina viene raggiunto qualcosa di simile,

tuttavia in un primo momento solo microcosmicamente, vale a dire sul piano della coscienza.

L’uomo che ha formato il suo pensare puro a coppa

o a nuovo organo di percezione per la sostanza spirituale,

in questo grado dell’evoluzione interiore, dal punto di vista della percezione pura,

ha la facoltà di guardare come al battesimo dell’intimo essere del suo io,

che nella tradizione cristiana può essere definito il battesimo con «lo Spirito e il fuoco».46

 

• Qui alla Soglia del mondo spirituale gli è di aiuto il secondo elemento,

il pensare che osserva divenuto lancia, per trovare la via al suo io superiore.

• Preparato in questo modo, l’uomo non solo varca la Soglia

collegando il proprio io coscientemente con l’esistenza universale,

bensì può anche accogliere l’impronta dell’Io del Cristo dalla coppa soprasensibile del Gral custodita alla Soglia,

nella forma di una «vera comunione spirituale» (O.O. 322, 30.9.1920),

quale principale Mistero del cristianesimo nel nostro tempo.

 

Con ciò egli giunge alla coronazione del suo cammino interiore,

che ha avuto il suo punto di partenza nella Filosofia della libertà

e lo ha poi condotto dal piano della coscienza, elevando il suo io,

all’ambito dell’essere, in cui divenne possibile la comunione spirituale,

e cioè la compenetrazione di essere con essere con l’Io del Cristo.

 

Nelle seguenti parole Rudolf Steiner indica questo grande Mistero del nostro tempo:

«Se le anime si lasciano infiammare alla comprensione di tali Misteri dalla scienza dello spirito,

se le nostre anime entrano nello spirito di una tale comprensione,

diventano mature per conoscere nella visione di quella sacra coppa,

il Mistero dell’Io del Cristo, dell’Io eterno, che ogni io umano può divenire.

Eccolo questo Mistero – possano soltanto farsi radunare gli uomini mediante la scienza dello spirito,

per comprendere questo Mistero, quale fatto, per accogliere l’Io del Cristo nella visione del Santo Gral»

(O.O. 109/111, 11.4.1909).

 

Come già illustrato in modo dettagliato in un’altra opera,

il cammino di evoluzione interiore condusse Rudolf Steiner in modo esemplare

dalla Filosofia della libertà all’essere stato nello spirito dinanzi al Mistero del Golgota

e con ciò ad accogliere coscientemente l’impronta dell’Io del Cristo dalla coppa del Gral nel suo proprio io.47

Soltanto da questa sorgente Rudolf Steiner fu in grado di fondare l’Antroposofia, quale moderna «scienza del Gral»

(O.O. 13, pag. 330).

 

È per questo che, partendo da tale realtà, egli mise così intensamente in rilievo

il descritto rapporto tra La filosofia della libertà e il Mistero del Golgota.

«E così appunto, se l’anima del presente vuole inserirsi in giusta maniera nell’evoluzione universale

[nel senso del IX capitolo si potrebbe anche dire ‘nel contesto universale’],

in essa deve vivere da un lato un forte impulso alla libertà e dall’altro lato un forte impulso

a vivere interiormente la compenetrazione del Mistero del Golgota» (O.O. 212, 7.5.1922).

 

In queste parole è caratterizzato nel miglior modo il cammino interiore di Rudolf Steiner stesso.

In base a quanto detto, mediante La filosofia della libertà

i tre anni di vita del Cristo Gesù sulla Terra possono essere compresi nel seguente modo.

 

Il Cristo discese dalla più alta intuizione morale

e durante il battesimo nel Giordano si unì all’uomo Gesù di Nazareth,

che in quel momento si trovava in un’assoluta «condizione eccezionale».

• Dopodiché, durante i tre anni, il Cristo Gesù mostrò

che cosa significa vivere e operare archetipicamente dalla pura fantasia morale.

• Il Mistero di essa divenne manifesto ai discepoli soprattutto nella trasfigurazione sul monte Tabor.

 

Nella terminologia antroposofica la fantasia morale è collegata

all’agire del principio del Buddhi nell’uomo (vedi O.O. 53, 9.2.1905).

 

• Ora il Cristo apparve sulla Terra quale Buddhi cosmico o principio d’amore universale stesso

e nella scena della trasfigurazione fece risplendere il suo Essere-Buddhi, quale Sole dell’amore spirituale

dinanzi all’occhio spirituale dei tre discepoli prescelti.

Tuttavia, ciò che nell’essere umano corrisponde all’irraggiare di questo Sole dell’amore,

è l’agire della fantasia morale,48 che può essere sviluppata soltanto in un essere umano incarnato.

 

E nelle parole pronunciate da Pietro, possiamo vedere il primo tentativo, ancora imperfetto,

di un uomo che in una situazione estrema, vorrebbe comunque agire dalla sua individuale fantasia morale.49

 

In tal senso Rudolf Steiner dà inoltre la seguente indicazione riguardo la fantasia morale:

«Quello che vive nella fantasia morale ci si manifesta allora come la proiezione entro la coscienza ordinaria

di un mondo spirituale superiore che ci è però accessibile appunto nelle immaginazioni» (0.0. 322, 30.9.1920).

 

Ciò che in questo modo nell’uomo di tanto in tanto si manifesta

quale agire del «mondo spirituale superiore» in forma di fantasia morale,

avvenne ininterrottamente nel Cristo Gesù durante la sua vita terrena,

così che «l’intero spirito del cosmo agiva entro il Cristo Gesù» (0.0. 15, cap. III).

 

Perciò Rudolf Steiner potè caratterizzare la Sua vita nel seguente modo:

«Quell’essere che si muoveva sulla faccia della Terra aveva certo l’apparenza di un uomo qualunque;

ma le forze che in esso operavano erano forze cosmiche, provenienti dal Sole e dalle stelle,

erano esse a dirigere quel corpo.

E tutto ciò che il Cristo Gesù faceva, avveniva in conformità  con l’entità complessiva dell’universo

[nel linguaggio della Filosofia della libertà: il «contesto universale»] con il quale la Terra è congiunta» (ibidem).

 

• Queste «forze cosmiche» derivanti da un «mondo spirituale superiore»

si manifestano nella scena della trasfigurazione sul monte Tabor

come forze «provenienti dal Sole e dalle stelle» e nel contempo, quale sorgente cosmica della fantasia morale.

 

I tre anni di vita del Cristo sulla Terra trovarono la loro culminazione e il loro compimento nel Mistero del Golgota.

Possiamo definirlo come supremo atto per «amore dell’oggetto», che in questo caso era l’intera umanità,

che in quel periodo si trovava nella più grande crisi della sua evoluzione.

La sua salvazione avvenne poi mediante il Mistero del Golgota.

 

Possiamo anche dire che il Cristo

compì questo atto di sacrificio mediante la Sua «intuizione immersa nell’amore»

e pose il fatto della resurrezione nel più ampio «contesto universale», che si estende dall’antico Saturno a Vulcano.

Con ciò non avvenne soltanto il superamento della morte,

ma nel mondo venne creato anche il più grande bene che si possa pensare.

In questo si trova un ulteriore segreto del Mistero del Golgota.

 

A questo punto è particolarmente importante • confrontare la condizione di Gesù

dal periodo in cui l’io di Zarathustra, dopo il dialogo con la madre, lo ha lasciato fino al battesimo nel Giordano,

• con la condizione in cui si trovavano gli apostoli per dieci giorni fino all’evento della Pentecoste,

dopo che il Cristo li aveva abbandonati nella Sua Ascensione.

 

• Ciò che nel primo caso avvenne sul piano dell’essere,

• dopodiché negli apostoli avvenne quale fatto nella loro coscienza.

 

• Come Gesù nel battesimo accolse in sé il Cristo, quale reale entità dei mondi soprasensibili,

• così nel giorno della Pentecoste gli apostoli

poterono giungere al risveglio della nuova coscienza del Cristo,

quale sorgente di tutte le loro intuizioni morali e con ciò

alla piena comprensione del Mistero del Golgota in tutto il suo significato universale.

 

• E come Gesù prima era stato interiormente guidato e istruito da Zarathustra,

ma poi abbandonato da tutto ha attraversato la condizione eccezionale per accogliere alla fine in sé il Cristo,

• così avvenne anche negli apostoli, tuttavia in modo rispecchiato.

 

• Prima, durante i quaranta giorni, il risorto li guidò come dall’esterno e li istruì sui «Misteri del regno di Dio» (At 1,3).

• Dopodiché nella Sua Ascensione li abbandonò per manifestarsi dopo dieci giorni

nell’interiorità delle loro anime in modo del tutto nuovo.

 

• Come Gesù di Nazareth tra il ritiro dell’io di Zarathustra e il battesimo nel Giordano

aveva vissuto una condizione eccezionale storico-universale,

• così avvenne nello stesso modo per i discepoli del Cristo nel periodo tra l’Ascensione e l’infusione dello Spirito.

 

• E altrettanto come durante il battesimo nel Giordano il Cristo sul piano dell’essere entrò nel Gesù,

• il mattino della Pentecoste con la mediazione dello Spirito Santo Egli compenetrò la coscienza dei discepoli

(che in quest’istante erano i rappresentanti di tutta l’umanità).

Per cui tutti riuscirono a «ricordarsi» la loro vita con il Cristo sulla Terra

come pure il Mistero del Golgota e l’evento della Pasqua.50

 

• Con ciò nell’umanità venne fondata per l’intero futuro

la possibilità di ripercorrere conoscitivamente tutti questi eventi.

• Ciò che allora tuttavia fu accessibile solo ai pochi discepoli prescelti,

oggi può essere trovato da ogni uomo, che è disposto a prendere La filosofia della libertà come punto di partenza

per conseguire la coscienza del Cristo e a percorrere il suo cammino conseguentemente.

 

Dalla loro esperienza pentecostale i discepoli poterono fondare una comunità di uomini del tutto nuova

dallo Spirito della libertà e dell’amore.

Nel senso della Filosofia della libertà la formazione di tali comunità di Spiriti liberi

corrisponde al terzo grado del cammino illustrato nel IX capitolo.

 

Prima l’uomo raggiunge il grado dell’intuizione pensante (concettuale),

• dalla quale in lui si forma la capacità di operare nel mondo nel secondo grado, in libertà e per puro amore.

• Poi arriva il terzo grado, quello conclusivo, nel quale si forma la comunità di uomini liberi.51

 

Allora, come già sopra descritto (vedi capitolo 5), tutti i suoi componenti sono di «un unico Spirito» (O.O. 4, cap. IX)

e hanno piena fiducia l’uno nell’altro, poiché fanno parte di «un mondo spirituale» (ibidem)

e per cui sono sicuri di incontrare il loro prossimo in piena libertà nelle stesse intenzioni.

 

Soltanto su questo fondamento in futuro, un giorno nascerà la decima Gerarchia della libertà e dell’amore,

nella quale la questione dell’individualità e della comunità sarà risolta definitivamente

nell’individuale e contemporaneamente comune creazione del nuovo cosmo.

 

Tuttavia, il cammino a tale luminosa meta ha inizio

con l’attuale trasformazione della coscienza umana nel senso della Filosofia della libertà.

• Infatti, ciò che allora nel Mistero del Golgota è avvenuto sul piano dell’essere,

ora deve iniziare a vivere a nuovo sul piano della coscienza umana.

 

Nelle precedenti rappresentazioni possiamo scoprire tre grandi Soglie:

• La Soglia del Gesù di Nazareth durante il battesimo nel Giordano;

• la Soglia del Cristo nel Mistero del Golgota;

• e la Soglia che deve oltrepassare ogni coscienza umana per conoscere il Mistero delle altre due Soglie

e con ciò l’essere e l’origine del Quinto Vangelo stesso.

 

A questa terza Soglia conduce oggi il cammino della Filosofia della libertà,

che si immette poi nell’Antroposofia come ho cercato di mostrare in queste esposizioni.

Queste tre Soglie possono anche essere definite

come quelle dello spazio, del tempo e dell’uomo o del cuore dell’uomo.

 

• La prima Soglia, collegata con i Misteri dello spazio,

porta in sé dal periodo precristiano il Mistero dell’Ex Deo nascimur o «Dal divino ha la sua esistenza l’umanità».

Quale rappresentante di tutta l’evoluzione precristiana Gesù di Nazareth nello spazio si reca al battesimo nel Giordano.

 

• Il Cristo invece viene dalla sfera cosmica del tempo

per rendere possibile a tutti gli uomini, mediante il Mistero del Golgota, un nuovo collegamento con essa.

E così In Christo morimur diventa «Nel Cristo vivrà la morte».

Con ciò Egli apre agli uomini i Misteri del tempo, che scorre «da eternità a eternità»,

nei quali la morte viene superata, ossia trasformata in una nuova vita.52

 

• La terza Soglia, a partire dal nostro periodo

può essere raggiunta da ogni uomo nel senso della trasformazione della sua coscienza.

Per cui egli diventa capace di conseguire la coscienza del Cristo,

per stabilire da essa un collegamento con i pensieri universali creativi derivanti dallo Spirito.

In questo grado l’uomo sperimenta in sé Per Spiritum Sanctum reviviscimus

o «Nei pensieri universali dello Spirito si desta l’anima».

• Ora il cuore dell’uomo diventa un nuovo organo di conoscenza, che costituisce la chiave ai nuovi Misteri.

L’intero processo è riassunto nel seguente disegno.

 

 

Nelle sue conferenze Rudolf Steiner rileva sempre a nuovo

che la sua Filosofia della libertà è in senso assoluto «la più cristiana delle filosofie»,

poiché si «pone» del tutto «sul terreno del fatto del Cristo» (O.O. 212, 7.5.1922).

• Ciò significa che non solo i singoli passi citati, bensì il suo intero contenuto è compenetrato dall’Impulso-Cristo.

La stessa cosa avvenne anche alla svolta dei tempi.

 

Conforme alle indagini spirituali di Rudolf Steiner,

il Cristo dal mondo spirituale accompagnò sin dall’inizio il destino terreno di Gesù

(prima anche quello dei due bambini Gesù),

per rendere possibile la Sua congiunzione con lui durante il battesimo nel Giordano.

«E questa indagine [scientifico-spirituale] trova che lo Spirito del Cristo

che ha guidato Gesù di Nazareth come dall’esterno fino al suo trentesimo anno di vita,

poi in quest’anno è entrato nell’intimo del suo essere» (0.0. 35, 1914).

 

Ma altrettanto come nella Filosofia della libertà

non troviamo nessun riferimento esteriore all’Impulso-Cristo, che però la compenetra pienamente,

così senza l’aiuto dell’indagine spirituale – poiché i Vangeli non ne parlano –

non scopriamo nessuna traccia della partecipazione del Cristo alla vita di Gesù prima del suo battesimo.

Ne consegue che gli otto gradi (vedi disegno), che costituiscono il contenuto degli eventi centrali alla svolta dei tempi

vennero sviluppati dal Cristo • prima spiritualmente (i primi tre gradi),

• poi spiritualmente e nel corpo (gli ulteriori tre gradi) • e infine ancora una volta solo spiritualmente,

ora tuttavia in una forma del tutto diversa e soprattutto rivolti alla coscienza umana (i due ultimi gradi).53

 

In questo modo l’agire spirituale-terrestre del Cristo e il moderno cammino di conoscenza,

come predisposto nell’opera iniziale di Rudolf Steiner, sono inseparabilmente collegati l’uno con l’altro.

Forse appartiene alle più grandi scoperte che si possano fare in assoluto

nell’ambito della gnoseologia di Rudolf Steiner,

il fatto che in essa sul piano della coscienza è possibile trovare tutti gli eventi più importanti della svolta dei tempi.

 

Con ciò per gli uomini che si collegano seriamente con questo cammino di conoscenza e cercano di percorrerlo,

gli eventi della svolta dei tempi diventano comprensibili coscientemente.

Qui non solo si presenta la possibilità di collegarsi con questi eventi in un modo del tutto nuovo,

bensì anche di costruire il ponte che dal piano della coscienza conduce al piano dell’essere.

 

Con la sua vita terrena Rudolf Steiner ci ha mostrato come può essere questo cammino in modo concreto,

se soltanto viene percorso conseguentemente e sino alla fine.

Poter percorrere oggi questo sentiero della moderna conoscenza dello Spirito è veramente una grazia,

tuttavia non nel senso tradizionale, bensì in un senso del tutto nuovo,

risultante soprattutto dall’occuparsi della Filosofia della libertà.

 

Per cui dal punto di vista del cristianesimo del futuro Rudolf Steiner potè dire:

• «Chi oggi ha l’occasione di dedicarsi alla conoscenza dello Spirito, gode di una grazia del Karma»

(O.O. 130, 5.11.1911).

 


 

Note:

37 – Vedi op. cit. nella Prefazione, cap. 7, «La filosofia della libertà alla luce del Quinto Vangelo», Widar Edizioni, Venezia-Marghera 2007.

38 – Vedi dettagli in S. O. Prokofieff, Il corso dell’anno come via di iniziazione all’esperienza dell’entità del Cristo. Un esame esoterico delle feste dell’anno, Parte I, cap. 3 e Parte II, cap. 1-4, Ed. Arcobaleno, Oriago (Ve) 1996.

39 – Molto più tardi e in forma più attenuata come anche limitato nel tempo, era possibile osservare tale fenomeno in Kaspar Hauser. Solo che in lui, contrariamente a Gesù di Nazareth, avvenne già molto presto il risveglio alla propria individualità.

40 – «Nel tempo l’osservazione precede anzi il pensare» (O.O. 4, cap. III). Anche questa frase della Filosofia della libertà, alla luce del Quinto Vangelo può essere compresa in modo

tale, che entro l’evoluzione dell’umanità, l’individualità del Gesù lucano è persino più vecchia di quella di Zarathustra. Ciò è reso visibile soprattutto dalle due genealogie del Vangelo di Luca e del Vangelo di Matteo.

41 – Vedi in merito la conferenza del 30 luglio 1922 (O.O. 214).

42 – Nello stesso punto Rudolf Steiner rileva anche che Goethe si trovava già su questa via, aveva già fatto i primi passi in tale direzione solo in un ambito limitato. Questo si rivela in particolare laddove egli parla degli effetti sensibili-morali delle percezioni del colore.

43 – Molte icone russe come pure alcune rappresentazioni nella pittura pre-rinascimentale mostrano che il battesimo nel Giordano per Gesù costituì la Soglia al mondo spirituale. In queste rappresentazioni la scena del battesimo viene rappresentata in modo tale che il fiume Giordano (come il fiume nella Fiaba di Goethe) separa il mondo terrestre dal mondo spirituale. Gesù arriva a questa Soglia da sinistra, dal lato terrestre. E sulla riva destra si trovano gli Angeli che accompagnano la discesa del Cristo dal Sole fino al confine del mondo terrestre.

44 – Dal punto di vista storico, secondo il Quinto Vangelo, rincontro con gli esseni ebbe luogo per primo. Più tardi però, nella tentazione del Cristo Gesù nel deserto, le sue conseguenze appaiono al secondo posto.

45 – La congiunzione avviene in modo che, in un primo momento il Cristo è collegato con Gesù molto leggermente. La piena compenetrazione viene raggiunta soltanto alla fine dei tre anni.

46 – Vedi Mt 3,11. Il fuoco indica la diretta partecipazione dell’io superiore e lo Spirito il carattere puramente spirituale del processo.

47 – Vedi dettagli in S. O. Prokofieff, Possano udirlo gli uomini. Il Mistero del Convegno di Natale, cap. 1, «La vita di Rudolf Steiner alla luce del Convegno di Natale», vol. I, Widar Edizioni, Venezia-Marghera 2003.

48 – Per tale motivo Rudolf Steiner descrive la fantasia come un essere solare, inviato agli uomini dal mondo spirituale, affinché non dimentichino la loro patria celeste. Vedi nel terzo Mistero Drammatico, Il Guardiano della Soglia, Quadro sesto (O.O. 14).

49 – Vedi Mt 17,4. Solo perché Pietro esprime questa intenzione, egli dal grado immaginativo può innalzarsi al grado ispirativo e udire la voce divina.

50 – Nel Quinto Vangelo è sorprendente che Rudolf Steiner illustri l’intero evento della Pentecoste dal punto di vista dell’apostolo Pietro. Uno dei motivi tra l’altro, sta nel fatto che Pietro nella scena della trasfigurazione sul monte Tabor era l’unico a mantenere desta la propria coscienza e per cui pronunciò le parole scritte nei Vangeli.

51 – Questi tre gradi corrispondono allo sviluppo in germe delle tre parti costitutive superiori nell’uomo.

Così troviamo le forze del sé spirituale nel pensare intuitivo, quelle dello spirito vitale nelle azioni per amore dell’oggetto e le forze dell’uomo spirito nella formazione di comunità di Spiriti liberi.

52 – Sul collegamento del Cristo e del Mistero del Golgota con la corrente spirituale del tempo vedi la conferenza del 4 giugno 1924 (O.O. 236).

53 – In effetti qui si tratta di sette gradi, che si riferiscono principalmente alla vita di Gesù e poi del Cristo Gesù. L’ottavo grado invece si riferisce agli uomini (la nuova comunità pentecostale), che nella loro coscienza accolgono l’essere interiore di tutti i precedenti gradi.